Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF
Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF
intatta. Il soffitto è per un quarto squarciato e anche una parete laterale. La tela dell'Aitar Maggiore, pur colpita dalle schegge, potrebbe forse salvarsi ancora. Fuori accanto alla Chiesina c'é la fossa che racchiude le 46 vittime, circondata da pezzi di putrella di ferro messe dai superstiti dopo la liberazione, e la Croce dell'Altare vi è stata piantata sopra. Accanto a quella c'è la tomba di Gino Cincinnati che, come si è detto, fu trovato morto in cantina dopo la liberazione. Il così detto «Palazzo» è completamente raso al suolo e così pure la scuola elementare. Restano in piedi solo i quattro spigoli. Affacciandosi alla cantina, che pare intatta, si sente un fetore insopportabile e nugoli di mosche e mosconi impediscono l'entrata. La casa colonica vicina è per due terzi a terra e così pure la stalla e il fienile. Nella cucina dei buoni contadini Oleandri c'è ancora il grano sparso per terra e col solito inqualificabile sistema tedesco coperto di porcheria, anche qui mosconi e fetore da non dire. A Casaglia il ridente e simpatico Piazzale della Chiesa pare non sia esistito. Solo il campanile è in piedi, ma in che stato! La guglia mozzata, un fianco aperto da uno squarcio di cannone e da altri minori. Le campane non si vedono più, ma ci hanno detto che una è sotto le macerie della Chiesa e un'altra nel campanile stesso. La bella Chiesa così magistralmente decorata dal Baldi, non ha in piedi che la parete di fondo, tutta annerita dalle fiamme. Non c'è più la preziosa tela dell'Assunta dipinta da Elisabetta Sirani. Tutto il prezioso materiale della Chiesa e gli arredi sacri sono andati distrutti. La casa colonica e la piccola abitazione attigua... un cumulo di enormi rovine. Gli alberi circostanti del pendio sono stati tutti bruciati. Dietro la Chiesa ora si vede bene il Poggio di Casaglia, ma quello che prima era un edificio imponente, ora è un ammasso di macerie che fa impressione. La buona e cristiana famiglia Laffi che lo abitava è stata trucidata (9 persone); uno dei due figli superstiti, già rastrellato dai tedeschi, proprio in quel giorno 8 agosto 1945 essendo salito da Gardelletta nei suoi campi al Poggio ha urtato in una mina che è scoppiata e gli ha troncato un piede. Ci hanno riferito che in questo 83
campo i tedeschi ai primi di ottobre avevano fatto scavare da quattro giovani rastrellati a Casaglia di Caprara una fossa per seppellirvi una povera vecchietta ben nota: l'Artemisia, che viveva per la carità dei buoni vicini alla Chiesa, era rimasta viva nell'eccidio del cimitero ma gravemente ferita si lamentava di continuo e qualcuno furtivamente per due giorni le aveva portato da bere trasportandola poi li al Poggio dove era morta quasi subito. Quei quattro giovani avevano appena finito il loro pietoso compito che una scarica di mitraglia li ha uccisi su quella stessa fossa. Purtroppo i quattro cadaveri dopo 11 mesi sono ancora là insepolti, perché le mine impediscono di approssimarsi. Al cimitero di Casaglia, meta del nostro viaggio, ci si stringe il cuore: sconvolte le tombe, abbattuto quasi tutto il muro di cinta, crollata la Cappella tranne un terzo della facciata, tutte le lapidi di marmo sono state tolte dai barbari tedeschi che le hanno usate per rivestire qualche rifugio fatto per loro riparo sotto alle tombe (e tuttora inesplorato sempre per la quasi certezza che sia minato). Alla sinistra della Cappella mortuaria c'è la gran fossa dove i poveri superstiti hanno sepolto in gran fretta in quei tragici giorni i corpi delle 84 vittime, purtroppo assai pigiati. La gran fossa è come quella di Cerpiano cintata da putrelle di ferro e una rozza Croce di legno con una affrettata dicitura incisa, segnala il numero delle vittime e la ragione della loro morte. Abbiamo visto Caprara di lontano come un ammasso di rovine, San Martino pure: non si capisce neppure dove fosse la bella Chiesa col suo slanciato campanile che da quel crinale rendeva cosi bello il panorama. Scendendo a Gardelletta per la lunga mulattiera che passa vicino alla casetta «al Possatore» e alle «Porte», constatiamo che tutte le case sono a terra. Giù nella valle invece Gardelletta è quasi intatta perché per qualche tempo è stata zona di nessuno e poi occupata dagli Alleati. Ma le case sono state dai tedeschi vuotate di tutto, comprese le porte e le finestre, quasi ovunque. I superstiti della montagna e quelli delle borgate a valle vicine e distrutte vi si sono rifugiati occupando tutti i buchi abitabili. 84
- Page 31 and 32: le deposizioni Benni e Cincinnati)
- Page 34 and 35: mente intimidatorio. Questa campagn
- Page 36 and 37: icevette una lettera dal Reclusorio
- Page 38 and 39: ca, — secondo il quale Reder dove
- Page 40 and 41: perdono, di conseguenza, seguiva la
- Page 42 and 43: vato, perché uno pubblico non si c
- Page 44 and 45: Da Marzabotto, il parroco don Angel
- Page 46 and 47: dei superstiti, si pronunciò così
- Page 50 and 51: Estate 1983. Il sindaco di Marzabot
- Page 52 and 53: antologia di scritti sulla strage d
- Page 54 and 55: apporto della guida «Sigfrido» su
- Page 56 and 57: za sapere con certezza della sorte
- Page 58 and 59: il martino di marzabotto (*) di gin
- Page 60 and 61: glierli. Abbiamo visto gli scheletr
- Page 62: sbaragliare nel combattimento, i te
- Page 65 and 66: gruppi, perché si accampavano alla
- Page 67 and 68: ad evitare la perquisizione nelle c
- Page 69 and 70: che piangevano, mamme che tentavano
- Page 71 and 72: e la figliuola. La famiglia Lorenzi
- Page 73 and 74: Il cimitero di Casaglia di Marzabot
- Page 75 and 76: perché non scappi?» E il bimbo, m
- Page 77 and 78: comando tedesco a chiedere un lasci
- Page 79: Venuta la liberazione si credette c
- Page 83 and 84: 86 ma da tutti) per l'asilo infanti
- Page 85 and 86: 1945. La guerra è finita. Si recup
- Page 87 and 88: Partigiani, i tedeschi rastrellano
- Page 89 and 90: Lidia Pirini e Sabbioni Lucia: sono
- Page 91 and 92: aionettate fra gli schiamazzi della
- Page 93 and 94: ne? Di che furono rei? Ebbero tutti
- Page 95 and 96: invoca giusta vendetta, per chi com
- Page 97 and 98: za fra chi tutto ha perduto dai fig
- Page 99 and 100: 102 I resti del cimitero di Casagli
- Page 101 and 102: tinella li stese al suolo con una r
- Page 103 and 104: 1945. Nella chiesa delle Querce il
- Page 105 and 106: della polizia austriaca tra quelli
- Page 107 and 108: nuano la caccia all'uomo nei dintor
- Page 109 and 110: aveva bivaccato coi suoi uomini tra
- Page 111 and 112: e messi a morte, i martiri furono d
- Page 113 and 114: viglio sul fondo limaccioso della
- Page 115: Tuttavia la criminalità di Reder e
- Page 118 and 119: armi. Non fu gesto isolato perché
- Page 120 and 121: un «tecnico» indispensabile e ins
- Page 122 and 123: Marzabotto ha avuto la medaglia d'o
- Page 124 and 125: anni della guerra. «Io foglio sape
- Page 126 and 127: e loro la ragione del suo viaggio.
- Page 128 and 129: 8 settembre 1961. Papà Alcide Cerv
campo i tedeschi ai primi di ottobre avevano fatto scavare da quattro<br />
giovani rastrellati a Casaglia di Caprara una fossa per seppellirvi una<br />
povera vecchietta ben nota: l'Artemisia, che viveva per la carità dei<br />
buoni vicini alla Chiesa, era rimasta viva nell'eccidio del cimitero ma<br />
gravemente ferita si lamentava di continuo e qualcuno furtivamente<br />
per due giorni le aveva portato da bere trasportandola poi li al Poggio<br />
dove era morta quasi subito. Quei quattro giovani avevano appena<br />
finito il loro pietoso compito che una scarica di mitraglia li ha uccisi<br />
su quella stessa fossa. Purtroppo i quattro cadaveri dopo 11 mesi<br />
sono ancora là insepolti, perché le mine impediscono di approssimarsi.<br />
Al cimitero di Casaglia, meta del nostro viaggio, ci si stringe il<br />
cuore: sconvolte le tombe, abbattuto quasi tutto il muro di cinta,<br />
crollata la Cappella tranne un terzo della facciata, tutte le lapidi di<br />
marmo sono state tolte dai barbari tedeschi che le hanno usate per<br />
rivestire qualche rifugio fatto per loro riparo sotto alle tombe (e tuttora<br />
inesplorato sempre per la quasi certezza che sia minato). Alla sinistra<br />
della Cappella mortuaria c'è la gran fossa dove i poveri superstiti<br />
hanno sepolto in gran fretta in quei tragici giorni i corpi delle 84<br />
vittime, purtroppo assai pigiati. La gran fossa è come quella di Cerpiano<br />
cintata da putrelle di ferro e una rozza Croce di legno con una<br />
affrettata dicitura incisa, segnala il numero delle vittime e la ragione<br />
della loro morte.<br />
Abbiamo visto Caprara di lontano come un ammasso di rovine,<br />
San Martino pure: <strong>non</strong> si capisce neppure dove fosse la bella Chiesa<br />
col suo slanciato campanile che da quel crinale rendeva cosi bello il<br />
panorama.<br />
Scendendo a Gardelletta per la lunga mulattiera che passa vicino<br />
alla casetta «al Possatore» e alle «Porte», constatiamo che tutte le case<br />
sono a terra.<br />
Giù nella valle invece Gardelletta è quasi intatta perché per qualche<br />
tempo è stata zona di nessuno e poi occupata dagli Alleati. Ma<br />
le case sono state dai tedeschi vuotate di tutto, comprese le porte e le<br />
finestre, quasi ovunque. I superstiti della montagna e quelli delle borgate<br />
a valle vicine e distrutte vi si sono rifugiati occupando tutti i buchi<br />
abitabili.<br />
84