Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF
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la carne viva e la «botte» si colmò di cadaveri. Quattro persone sopravvissero<br />
al massacro, ferite in più parti del corpo, ma nascoste<br />
dal cumulo dei cadaveri. Dopo che i tedeschi se ne furono andati<br />
quattro uomini doloranti uscirono dal mucchio dei morti. Uno degli<br />
scampati, Luigi Comelli, raggiunse a stento un vicino rifugio, per morirvi<br />
poco dopo, solo, orribilmente solo, senza soccorsi, svenato. Quei<br />
morti, dopo ventotto giorni, furono trascinati a valle dalla piena del<br />
fiume. Condannati a <strong>non</strong> aver sepoltura, a <strong>non</strong> aver pace.<br />
Anche Marino Riccardi, sorpreso nella sua casa di Creda, fu arrestato<br />
coi dodici componenti la sua famiglia. Le bombe a mano ed il<br />
fuoco distrussero tutto: le genti e le cose. Egli si è salvato, protetto<br />
come per un'ultima prova d'amore, dal corpo crivellato della madre.<br />
Un altro scampato, Attilio Comastri, pure abitante a Creda, restò<br />
sette ore e mezzo senza muoversi, fra i morti. Accanto a lui erano la<br />
moglie, un fratello, la sorella e la figlia, tutti schiantati dalla prima<br />
raffica. La mano della sua bambinetta di appena 26 mesi, era rimasta,<br />
inerte, nella sua mano. Non sentì nulla, neppure la furia distruggitrice<br />
delle fiamme che ardevano attorno, che annientavano i mobili,<br />
la casa, il fienile. Quando potè uscire sentì che <strong>non</strong> si reggeva: il<br />
morso atroce del fuoco gli aveva bruciato i piedi.<br />
Così potrebbero dire altri pochi superstiti, che sono in salvo, ma<br />
che <strong>non</strong> sono ancora tornati. Si aggirano, dopo otto mesi, forse ancora<br />
storditi, forse impazziti, di bosco in bosco, alla incosciente ricerca<br />
di una mina che li liberi dal ricordo di tanta paura. A San Martino<br />
i civili furono assassinati nella chiesa; furono gettate delle bombe<br />
a mano dalle finestre e, coloro che, più lontani dagli scoppi e protetti<br />
dalla barriera dei corpi <strong>non</strong> morirono subito, furono poi mitragliati.<br />
Selvaggiamente. A Casaglia l'ecatombe ebbe per cornice i cipressi e<br />
le lapidi del cimitero. A Gardelletta, a Sperticano, a Villa d'Ignano,<br />
altri massacri in massa furono compiuti. Intere famiglie, qualcuna<br />
composta di sedici o diciassette membri, furono sterminate. Molti<br />
vecchi sono vissuti oltre il normale limite della vita per vedere conclusa<br />
la loro ultima ora da cosi bieca follìa. Tanti, tanti bambini, s'erano<br />
appena affacciati alle lusinghe dell'esistenza: e la realtà fu spietata<br />
per essi, come spietati furono i loro carnefici.<br />
Rabbiosi contro le formazioni di Patrioti, che <strong>non</strong> riuscivano a<br />
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