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Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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ca, — secondo il quale <strong>Reder</strong> doveva restare a Gaeta perché <strong>non</strong> esisteva<br />

«la certezza del suo riscatto morale« — il 14 luglio i giudici baresi<br />

gli concessero la libertà condizionale, riconoscendo che in lui era<br />

avvenuto un «sincero ravvedimento». Ma, al tempo stesso — in base<br />

alle convenzioni di Ginevra sui prigionieri di guerra del 1929 e del<br />

1949 — ordinarono che venisse «sottoposto alla misura di sicurezza<br />

<strong>non</strong> detentiva della libertà vigilata». Per questo motivo doveva essere<br />

«trattenuto, nel suo interesse, nello stesso stabilimento militare in cui<br />

attualmente si trova, quale internato, per un periodo di cinque anni».<br />

L'ordinanza del Tribunale di Bari terminava affermando che per il<br />

«prigioniero di guerra, <strong>non</strong> restituito al termine delle ostilità e ritenuto<br />

in espiazione di pena alla data dell'avvenuta cessazione dello stato<br />

di guerra», era fatta «salva la prevista possibilità, da parte dell'Autorità<br />

governativa, di adottare provvedimenti in favore dello stesso prigioniero<br />

di guerra, ancor prima che sia eseguita la misura di sicurezza<br />

ordinata e che sia intervenuta la indicata causa di estinzione<br />

della pena, secondo le Convenzioni internazionali vigenti».<br />

In sostanza, i giudici di Bari, legge alla mano, gli concedevano la libertà<br />

condizionale, ma lo trattenevano quale prigioniero «libero» all'interno<br />

del reclusorio di Gaeta, in base alle convenzioni di Ginevra, lasciando<br />

al governo la responsabilità politica di decidere quando e come<br />

avrebbe dovuto essere restituito all'Austria.<br />

Inutile dire che questa decisione complicò più problemi di quanti<br />

<strong>non</strong> ne risolvesse, perché il caso era stato spostato dal campo giuridico<br />

a quello politico.<br />

La prima conseguenza fu che i governi d'Austria e Germania intensificarono<br />

le pressioni su quello italiano, dal momento che <strong>non</strong> ci<br />

si poteva più trincerare dietro la scusa che la magistratura è un potere<br />

indipendente.<br />

Quasi contemporaneamente, e fu la seconda conseguenza, nel nostro<br />

paese iniziò un dibattito molto vivace, anche se <strong>non</strong> troppo esteso,<br />

<strong>non</strong> tanto sull'opportunità di restituire <strong>Reder</strong> all'Austria, ma sul<br />

dilemma: perdono o condono? Anche se parlare di condono era improprio<br />

dal momento che <strong>Reder</strong> era giuridicamente libero, ma trattenuto<br />

nella sua veste di prigioniero di guerra <strong>non</strong> restituito «nel suo<br />

interesse».<br />

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