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Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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icevette una lettera dal Reclusorio militare di Gaeta spedita dal «prigioniero<br />

di guerra, trattenuto in espiazione di pena» <strong>Walter</strong> <strong>Reder</strong>.<br />

Era una richiesta ufficiale di perdono, sia pure fatta in nome della<br />

vecchia madre. Senza neppure accennare ad un suo possibile ed<br />

eventuale pentimento, l'ex maggiore delle SS comunicava, in forma<br />

burocratica, di essere rimasto l'unico superstite dei quattro fratelli<br />

<strong>Reder</strong> e che la vecchia madre <strong>non</strong> era più in grado di sostenere il<br />

lungo viaggio tra l'Austria e Gaeta. Pertanto la grazia, a suo parere,<br />

si imponeva <strong>non</strong> solo per ragioni umanitarie, ma anche perché da<br />

tempo erano stati rimessi in libertà sia il maresciallo Kesselring che il<br />

generale Max Simon, dai quali erano stati impartiti gli ordini per le<br />

stragi in Italia.<br />

«Tutto ciò premesso, — concludeva <strong>Reder</strong> — il sottoscritto si rivolge<br />

a Lei, illustrissimo Signor Sindaco, spontaneamente supplicando<br />

che la popolazione di <strong>Marzabotto</strong> mi conceda il 'Perdono'per il sangue<br />

sparso e per i danni recati alla popolazione della Città Martire».<br />

Quando fu informato della richiesta il consiglio comunale di <strong>Marzabotto</strong><br />

decise di promuovere un referendum tra i superstiti e i parenti<br />

delle vittime, i soli che « hanno titoli giuridici e umani per concedere<br />

o negare il perdono richiesto». Fu anche proposto di interessare i<br />

comuni della Versilia.<br />

Alla vigilia del referendum, fissato per il 16 luglio 1967, <strong>Reder</strong> rilasciò<br />

un'intervista alla televisione italiana riconfermando di avere<br />

eseguito degli ordini e guidato un'operazione bellica. Non disse una<br />

sola parola in tema di pentimento.<br />

I 288 superstiti e familiari che si riunirono nella sala del consiglio<br />

comunale di <strong>Marzabotto</strong> negarono la grazia a stragrande maggioranza.<br />

Si ebbero 282 no, — al termine di una votazione segreta — 4 si e<br />

2 schede <strong>non</strong> valide. Altre 47 persone votarono per posta esprimendo<br />

altrettanti no, per cui, alla fine, i voti contrari alla grazia risultarono<br />

356 su 362.<br />

Scrivendo all'amica Ilia Baldi, <strong>Reder</strong> sostenne che il voto dei familiari<br />

dei superstiti della strage era stato influenzato dalle «balle che<br />

scrivono i giornali e le riviste sulla mia vita. Ma, dai tempi del mio<br />

processo di Bologna, mi sono abituato ai servizi calunniosi e scandalistici<br />

della stampa».<br />

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