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Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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mente intimidatorio.<br />

Questa campagna di pressione, a base di menzogne e alimentata<br />

da pesanti insinuazioni contro le forze della Resistenza — accusate<br />

addirittura di avere ucciso i civili, per riversare la colpa su <strong>Reder</strong>! —<br />

raggiunse il massimo di intensità all'inizio degli anni Sessanta, quando<br />

fu pubblicato il libello di Lothar Greil, dal titolo «Die lùge von<br />

<strong>Marzabotto</strong>» (La bugia di <strong>Marzabotto</strong>).<br />

Ancora qualche anno fa, monsignor Albuin Jordan, che pare sia il<br />

pastore degli Schùtzen in Alto Adige, ha pubblicato un opuscolo nel<br />

quale si legge: «Il maggiore <strong>Walter</strong> <strong>Reder</strong> e le sue truppe <strong>non</strong> hanno<br />

mai messo piede a <strong>Marzabotto</strong>, dove <strong>non</strong> c'è stato né un massacro,<br />

né una rappresaglia da parte dei soldati tedeschi. Le distruzioni sono<br />

state invece provocate dal lancio di artiglieria e dalle bombe anglo-americane».<br />

Sia pure tardivamente, all'inizio degli anni Sessanta, i governi della<br />

DC compresero che questa campagna di stampa a favore della liberazione<br />

di <strong>Reder</strong> <strong>non</strong> era diretta solo contro i partigiani e i «rossi»,<br />

ma anche e soprattutto contro le istituzioni democratiche della repubblica<br />

nata dalla Resistenza. Per questo venne decisa la pubblicazione<br />

— in duplice edizione: italiana e tedesca — dei dispositivi della sentenza<br />

del Tribunale militare di Bologna e di quello Supremo.<br />

Così facendo, il governo italiano dimostrò all'opinione pubblica europea<br />

— e a quella austro-tedesca in particolare — che <strong>Reder</strong> era stato<br />

giudicato da un regolare tribunale militare i cui giudici sono indipendenti<br />

sia dal potere politico centrale che da quello amministrativo<br />

locale. Non si era quindi trattato di un atto fazioso, ma di un giudizio<br />

storico-giuridico emesso da un consesso abilitato a darlo.<br />

Quasi certamente, la pubblicazione della sentenza venne decisa<br />

personalmente dal ministro della difesa Giulio Andreotti, senza consultare<br />

il governo, l'8 settembre 1961 quando si recò a <strong>Marzabotto</strong><br />

per pronunciare il discorso ufficiale alla celebrazione del sedicesimo<br />

anniversario della strage.<br />

Appena l'ufficiale che comandava il picchetto militare d'onore ebbe<br />

terminato la frase «Saluto al signor ministro della difesa», dalla<br />

piazza, stipata da migliaia e migliaia di persone, parti una bordata di<br />

fischi, alla quale si unirono le altre migliaia che <strong>non</strong> avevano potuto<br />

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