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Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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ecco, così marzabotto<br />

fu assalita da tre<br />

battaglioni tedeschi<br />

di luigi arbizzani<br />

Sulla stampa continua la confusione di circostanze e fatti e —<br />

mercé l'intervento dello stesso <strong>Reder</strong> — del numero delle vittime.<br />

Guardiamo allora a qualche documento.<br />

Nella parte narrativa della sentenza del Tribunale militare territoriale<br />

di Bologna (31 ottobre 1951), parlando del fratello del «Lupo»,<br />

comandante della brigata partigiana «Stella Rossa», di Guido Musolesi,<br />

è detto: «Verso il 20 marzo 1945 venne informato che in una<br />

stamperia di Bologna, vi erano documenti tedeschi, che si riferivano<br />

alla attività partigiana di <strong>Marzabotto</strong>. Riuscì, in conflitto con brigate<br />

nere e tedeschi, ad impossessarsene. Si trattava del fascicolo Achtung!<br />

Banden Gefahar!; ma, aggiunge il teste, io <strong>non</strong> capisco il tedesco.<br />

Solo una cosa lo colpì subito e cioè che alla pagina 13 una cartina<br />

topografica «riportava l'esatta disposizione delle nostre forze in<br />

quell'epoca ed il nome di mio fratello Mario, quale comandante».<br />

Lo stampato, attorno al quale si imperniano varie considerazioni<br />

del tribunale giudicante, era in effetti il manuale della lotta antipartigiana,<br />

stampato dal Generalkommando delle truppe tedesche, in data<br />

29 marzo 1945 (Bandenbekampfung in Oberitalien) e le cartine relative<br />

alla zona di Monte Sole e di <strong>Marzabotto</strong>, la traduzione grafica di<br />

una operazione contro le «bande» partigiane da manuale. (L'intero testo,<br />

pubblicato sulla prima edizione di Epopea partigiana edita a Bologna<br />

nel 1947, senza alcuna specificazione, fece dire a Roberto Battaglia,<br />

che era esibito «come un cimelio di guerra, o allo stesso mòdo<br />

nel quale, mi si consenta il paragone scherzoso, i pellirosse ostentano<br />

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