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Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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dei vivi qui attorno?». Io mi feci sentire e anche altre che erano riuscite<br />

miracolosamente a salvarsi. Il bimbo usci dicendo che andava a<br />

vedere se c'erano ancora i tedeschi, poi tornò e ci disse che se ne<br />

erano andati. Allora, insieme ad altre cinque donne, mi alzai per<br />

uscire e solo allora mi accorsi che ero ferita. Avevo una pallottola<br />

nel fianco sinistro e delle schegge nelle gambe. Usciva molto sangue<br />

e capii che <strong>non</strong> potevo muovermi. Alcune donne mi fasciarono, mi<br />

caricarono in spalla e così riuscii a nascondermi nel bosco, dove rimasi<br />

due giorni e due notti senza mangiare né bere, e urlando dal<br />

dolore. Poi, finalmente, vennero da noi alcuni partigiani, fra cui il padre<br />

del piccolo Tonelli, che rimasero con noi la terza notte e poi il<br />

mattino seguente se ne andarono. Mi avevano lasciato un bastone da<br />

sostegno e con quello riuscii ad arrivare fino a Pian Vallese, oltre il<br />

fiume Setta, ed entrai in una casa di contadini. Mi lavarono e mi curarono<br />

un po', poi venne un fascista a prendere la madre per portarla<br />

a Bologna e mi prese con sé. Però a Sasso Marconi cademmo<br />

dentro a un bombardamento aereo e allora il fascista mi lasciò e fu il<br />

medico di <strong>Marzabotto</strong>, di passaggio per caso, che mi caricò sulla<br />

canna della bicicletta fino al rifugio di Casalecchio e di qui fui trasportata<br />

nell'ospedale di Via Laura Bassi, a Bologna, dove mi operarono.<br />

Nel cimitero di Casaglia erano morti 147 fra uomini, donne e<br />

bambini. Le donne che erano con me nel bosco, cui devo la vita, furono<br />

trucidate pochi giorni dopo in un rifugio a Ca' Beguzzi. Il bimbo<br />

Tonelli morì anch'egli colpito da una granata tedesca sotto Monte<br />

Sole, poco distante dal cimitero di Casaglia.<br />

(Da: L. Bergonzini, La Resistenza a Bologna, Volume quinto, p. 312, 1980).<br />

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