Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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02.06.2013 Views

Il guaio — per i tedeschi, naturalmente — era che su Monte Sole si trovava la principale base operativa della brigata Stella rossa Lupo. Nonostante il nome, si trattava di una formazione indipendente, nella quale militavano partigiani di vario orientamento politico — comunisti, socialisti e cattolici, — quasi tutti residenti nei comuni di Marzabotto, Grizzana e Monzuno. Combattendo «in casa», i partigiani della Stella rossa Lupo avevano due grossi vantaggi: conoscevano ogni piega del terreno e si avvalevano della più totale solidarietà della popolazione. Il comandante era Mario Musolesi, chiamato il Lupo, un uomo divenuto giustamente leggendario. Consapevole del grave pericolo che rappresentava quella formazione partigiana — al processo Reder dirà che attaccava quasi quotidianamente i convogli tedeschi «nuocendoli fortemente» — il comando tedesco tentò ripetutamente di sloggiarla da Monte Sole. Solo che non ci riuscì mai. Il primo rastrellamento è del marzo 1944. Secondo le regole della guerriglia, i partigiani si sganciarono dalla loro base operativa, dopo avere opposto una modesta resistenza, per tornarvi il giorno dopo, appena i tedeschi se ne furono andati. In seguito ne furono organizzati una mezza dozzina, tutti infruttuosi, anche se ogni volta i tedeschi stringevano sempre di più il pugno. Si avvalsero sempre della complicità dei fascisti locali — che spesso indossavano divise tedesche per non essere riconosciuti — perché conoscevano i luoghi e le persone da colpire. I soldati della Wehrmacht ci riprovarono il 28 maggio e di nuovo il 24 giugno a Pian di Venola dove fucilarono quattro ostaggi. Il 23 luglio a Malfolle ne passarono dieci per le armi e altri sei il 5 agosto a Luminasio. Poi ancora un altro eccidio il 22 agosto a Luminasio. Verso la metà di settembre, quando le avanguardie della 5 a armata americana superarono lo spartiacque appenninico e cominciarono a discendere lungo le valli che sfociavano nella Valle Padana, il comando tedesco ritenne che fosse giunto il momento di far saltare, una volta per tutte, il tappo di Monte Sole. La Linea gotica aveva retto meno del previsto e i tedeschi non potevano iniziare con larghi margini di sicurezza la marcia di sgancia- 17

mento verso Bologna e il Po — lungo il cui asse avrebbero voluto attestarsi per tutto l'inverno — avendo alle spalle le più grosse formazioni partigiane bolognesi: la Stella rossa Lupo, la 36 a Bianconcini Garibaldi, la Toni Matteotti Montagna, la Giustizia e libertà Montagna e la 7 a Modena. Come sempre, l'obiettivo primo da colpire era Monte Sole. Le zone dove operavano le altre brigate erano meno importanti. Il maresciallo Albert Kesselring sin dall'inizio dell'estate, quando si era assunto personalmente la responsabilità della repressione delle forze partigiane — sottraendola al comando delle SS — aveva impartito delle disposizioni draconiane. In una direttiva del 17 giugno sostenne che l'azione militare contro i patrioti doveva «venire condotta con tutti i mezzi disponibili e con la massima asprezza». Il 30 luglio stabilì in un proclama il decalogo della repressione. Erano cinque le direttive: «Iniziare nella forma più energica l'azione contro le bande armate dei ribelli»; «Costituire una percentuale di ostaggi in quelle località dove risultano esistere bande armate e passare per le armi detti ostaggi tutte le volte che nelle località stesse si verificassero atti di sabotaggio»; «Compiere atti di rappresaglia fino a bruciare le abitazioni poste nelle zone da dove sono stati sparati colpi di arma da fuoco contro nostri reparti»; «Impiccare nelle pubbliche piazze quegli elementi riconosciuti responsabili di omicidi o capi di bande armate»; «Rendere responsabili gli abitanti di quei paesi dove si verificassero interruzioni di linee telegrafiche e telefoniche nonché il sabotaggio relativo alla circolazione stradale». Ordini come questi autorizzavano qualsiasi azione da parte delle truppe tedesche. Solo che si era usciti dal campo prettamente militare, per entrare in quello criminale. Non a caso Kesselring verrà condannato a morte — anche se fu graziato — da un tribunale militare inglese. L'incarico di ripulire, una volta per tutte, la zona di Monte Sole fu affidato a Reder, reduce dai recenti massacri della Versilia, il quale lo assolse con la consueta diligenza ed efficienza. Gli ordini di Kesselring erano stati riconfermati alla vigilia del massacro in un manifesto, affisso in tutto il bolognese e firmato «Der SS und Polizeifuehrer Oberitalien West». In esso era detto che «I 18

mento verso Bologna e il Po — lungo il cui asse avrebbero voluto attestarsi<br />

per tutto l'inverno — avendo alle spalle le più grosse formazioni<br />

partigiane bolognesi: la Stella rossa Lupo, la 36 a<br />

Bianconcini<br />

Garibaldi, la Toni Matteotti Montagna, la Giustizia e libertà Montagna<br />

e la 7 a<br />

Modena. Come sempre, l'obiettivo primo da colpire era<br />

Monte Sole. Le zone dove operavano le altre brigate erano meno importanti.<br />

Il maresciallo Albert Kesselring sin dall'inizio dell'estate, quando si<br />

era assunto personalmente la responsabilità della repressione delle<br />

forze partigiane — sottraendola al comando delle SS — aveva impartito<br />

delle disposizioni draconiane. In una direttiva del 17 giugno sostenne<br />

che l'azione militare contro i patrioti doveva «venire condotta<br />

con tutti i mezzi disponibili e con la massima asprezza».<br />

Il 30 luglio stabilì in un proclama il decalogo della repressione.<br />

Erano cinque le direttive: «Iniziare nella forma più energica l'azione<br />

contro le bande armate dei ribelli»; «Costituire una percentuale di<br />

ostaggi in quelle località dove risultano esistere bande armate e passare<br />

per le armi detti ostaggi tutte le volte che nelle località stesse si<br />

verificassero atti di sabotaggio»; «Compiere atti di rappresaglia fino<br />

a bruciare le abitazioni poste nelle zone da dove sono stati sparati<br />

colpi di arma da fuoco contro nostri reparti»; «Impiccare nelle pubbliche<br />

piazze quegli elementi riconosciuti responsabili di omicidi o<br />

capi di bande armate»; «Rendere responsabili gli abitanti di quei<br />

paesi dove si verificassero interruzioni di linee telegrafiche e telefoniche<br />

<strong>non</strong>ché il sabotaggio relativo alla circolazione stradale».<br />

Ordini come questi autorizzavano qualsiasi azione da parte delle<br />

truppe tedesche. Solo che si era usciti dal campo prettamente militare,<br />

per entrare in quello criminale. Non a caso Kesselring verrà condannato<br />

a morte — anche se fu graziato — da un tribunale militare<br />

inglese.<br />

L'incarico di ripulire, una volta per tutte, la zona di Monte Sole fu<br />

affidato a <strong>Reder</strong>, reduce dai recenti massacri della Versilia, il quale lo<br />

assolse con la consueta diligenza ed efficienza.<br />

Gli ordini di Kesselring erano stati riconfermati alla vigilia del<br />

massacro in un manifesto, affisso in tutto il bolognese e firmato «Der<br />

SS und Polizeifuehrer Oberitalien West». In esso era detto che «I<br />

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