Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF
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strade erano minate. Andammo per un sentiero calpestato dalle can<strong>non</strong>ate,<br />
il fango ci arrivava a mezza gamba. Piangevamo, ci raccomandavamo<br />
a Cristo, i feriti cadevano, i bimbi perdevano le scarpine<br />
nel fango. Poi mi mandarono dal comandante tedesco a pregarlo di<br />
tenerci lì perché eravamo troppo sfiniti per proseguire. Prima disse di<br />
no, poi decise di trattenere i feriti. Rimanemmo in tredici, gli altri dovettero<br />
andare avanti. Uno che era ferito grave mori qualche giorno<br />
dopo, fra grandi sofferenze.<br />
Il 3 dicembre i tedeschi vennero nel nostro buco e anche di lì dovemmo<br />
sloggiare. Non avevamo più che le ossa, con tutte le paure<br />
dentro, la fame sofferta e altre cose che <strong>non</strong> posso dire perché voglio<br />
lasciarne la vendetta a Cristo, se esiste, e che <strong>non</strong> dimenticherò mai.<br />
Partimmo insieme ad altri del paese: eravamo trentasei. Ci condussero<br />
per una orribile strada, dove il fango ci arrivava alle ginocchia.<br />
Ai lati avevamo i tedeschi armati di mitra. E di nuovo i vecchi cadevano<br />
sfiniti, e i bimbi piangevano e perdevano le scarpe e si trascinavano<br />
nel fango. E i tedeschi ridevano a vedere i bimbi piangere per il<br />
male ai piedini rotti e scalzi. Dovemmo fermarci alla stazione, per<br />
fortuna ai tedeschi mancavano i mezzi di trasporto, e finalmente ci<br />
lasciarono: mezzi morti, ma liberi.<br />
Arrivammo a Casalecchio. Trovai rifugio presso una famiglia che<br />
mi fece fare un bagno. Mi riposai una notte, poi telefonai all'istituto<br />
dove si trovava la mia bambina e seppi che era salva. Dopo una settimana<br />
di ricerche ritrovai anche mio marito, sebbene molto ammalato,<br />
con broncopolmonite ed artrite lombare. Eppure siamo usciti vivi<br />
dalla strage. Vivi. Dopo i rastrellamenti tedeschi, dopo sessantasette<br />
giorni passati in prima linea, dopo la fame e le ferite e la paura. Vivi<br />
con tante cose che <strong>non</strong> potremo <strong>dimentica</strong>re.<br />
(Da: L. Bergonzini, La Resistenza a Bologna, Volume quinto, p. 309, 1980).<br />
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