Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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02.06.2013 Views

walter reder non era un soldato di luciano bergonzini Io penso che noi, stasera, abbiamo, innanzitutto un dovere: quello di rispettare Marzabotto, il suo popolo, il Sacrificio di quell'autunno 1944 che molti conoscono solo in modo retorico e non nella dura e cruda realtà dell'insieme e degli infiniti particolari della tragedia, molti dei quali resteranno per sempre sconosciuti, altri che trovano posto solo nella memoria di chi li ha vissuti e sofferti. Per questo io, pur comprendendo i motivi, diciamo tecnici, che hanno consigliato la Giunta a deliberare fuori dalla sua naturale sede per trasferirsi in questo cinema, sento che in fondo Reder non meritava nemmeno questa attenzione. Fra i presenti, fra chi ci scolta, c'è chi ha sofferto, vissuto quella tragedia. Cosa possiamo aggiungere noi che non sia perlomeno inutile, banale, e quindi irriguardoso per quelli che hanno avuto la pazienza di trasformarsi, da protagonisti di ieri, in «folla», in «uditori», oggi? Cosa possiamo dire loro che non sia almeno, per loro una ripetizione di cose note? Per me il caso Reder non esiste più, è chiuso. La sua lettera vale quella di un questuante che chiede un sussidio su una voce di bilancio che non c'è. In questo ultimo caso noi usiamo procedere in seduta segreta — come vuole la legge — e ce la sbrighiamo in qualche mi- (*) Il 3 luglio 1967 a Marzabotto si riunì il consiglio comunale per esaminare la domanda di grazia presentata da Reder. Nel corso della discussione intervenne il prof. Luciano Bergonzini, del gruppo comunista. Riproduciamo il testo integrale del discorso. 147

nuto. Ora Reder merita il Consiglio «speciale», in seduta speciale fuori sede. La cosa mi irrita. Non temere Ugolini, che comunque questo dibattito sarà utile, ricordare vuol dire rimeditare e soprattutto continuare a pensare. Del resto non è vero che la politica sia sempre una cosa sporca può anche essere un modo di vivere da veri uomini, non solo per sé ma per tutti. E anche lei Signore, non tema nessuno non tema accenni demagogici e strumentali, ne saremmo nauseati. Però è impossibile non far politica parlando di Marzabotto, di Reder, della guerra. E poiché — come ho detto all'inizio — qui occorre, innanzitutto rispettare Marzabotto, l'intensità del suo dolore, la purezza del suo simbolo, mi limiterò a poche considerazioni sull'oggetto n. 1 dell'ordine del giorno: 1) Reder chiede il perdono, necessaria premessa per la grazia Presidenziale, invocando precedenti degli Stati alleati, e in particolare dell'Unione Sovietica, nei confronti dei criminali di guerra. Io penso che si possa rispondere che gli Stati alleati e l'Unione Sovietica possono decidere quello che vogliono, però Marzabotto è libera di fare altrettanto. Ben sappiamo che, specie nella Germania Occidentale, ma non solo in quel Paese, vi sono criminali di guerra i quali non solo sono in libertà, ma addirittura hanno responsabilità elevate nel settore economico, politico e persino militare. Ebbene il nostro parere è che la cosa è disgustosa, mostruosa, è un limite alla libertà, è un pericolo permanente per la pace, è un'offesa all'uomo. Quello che un uomo ha fatto non è mai scindibile da quello che fa ogni giorno. Ma qui a Marzabotto noi diciamo no, diremo sempre no a queste «riabilitazioni» che presuppongono i più disumani compromessi. 2) Reder motiva la richiesta col desiderio di rivedere sua madre. Nulla osta a che egli la incontri, anche fuori dal carcere e le possibilità perché ciò avvenga sono infinite e non certo ci opporremo all'incontro. Può incontrarla nel parlatorio del carcere, può essere scortato all'abitazione della madre, può anche intrattenersi con la madre qualche ora, può ripetere l'incontro, può anche periodicizzarlo: la cosa non ci interessa. Ma ci sia permesso dire — e sono lieto che una simile annotazione sia venuta dagli ambienti cattolici, certo questi ultimi più sensibili alla richiesta di «perdono» (della quale parlerò) e anche del «Carlino» — 148

nuto. Ora <strong>Reder</strong> merita il Consiglio «speciale», in seduta speciale<br />

fuori sede. La cosa mi irrita. Non temere Ugolini, che comunque<br />

questo dibattito sarà utile, ricordare vuol dire rimeditare e soprattutto<br />

continuare a pensare. Del resto <strong>non</strong> è vero che la politica sia sempre<br />

una cosa sporca può anche essere un modo di vivere da veri uomini,<br />

<strong>non</strong> solo per sé ma per tutti. E anche lei Signore, <strong>non</strong> tema nessuno<br />

<strong>non</strong> tema accenni demagogici e strumentali, ne saremmo nauseati.<br />

Però è impossibile <strong>non</strong> far politica parlando di <strong>Marzabotto</strong>, di <strong>Reder</strong>,<br />

della guerra. E poiché — come ho detto all'inizio — qui occorre, innanzitutto<br />

rispettare <strong>Marzabotto</strong>, l'intensità del suo dolore, la purezza<br />

del suo simbolo, mi limiterò a poche considerazioni sull'oggetto n. 1<br />

dell'ordine del giorno: 1) <strong>Reder</strong> chiede il perdono, necessaria premessa<br />

per la grazia Presidenziale, invocando precedenti degli Stati alleati,<br />

e in particolare dell'Unione Sovietica, nei confronti dei criminali di<br />

guerra.<br />

Io penso che si possa rispondere che gli Stati alleati e l'Unione Sovietica<br />

possono decidere quello che vogliono, però <strong>Marzabotto</strong> è libera<br />

di fare altrettanto. Ben sappiamo che, specie nella Germania Occidentale,<br />

ma <strong>non</strong> solo in quel Paese, vi sono criminali di guerra i quali<br />

<strong>non</strong> solo sono in libertà, ma addirittura hanno responsabilità elevate<br />

nel settore economico, politico e persino militare. Ebbene il nostro<br />

parere è che la cosa è disgustosa, mostruosa, è un limite alla libertà,<br />

è un pericolo permanente per la pace, è un'offesa all'uomo. Quello<br />

che un uomo ha fatto <strong>non</strong> è mai scindibile da quello che fa ogni<br />

giorno. Ma qui a <strong>Marzabotto</strong> noi diciamo no, diremo sempre no a<br />

queste «riabilitazioni» che presuppongono i più disumani compromessi.<br />

2) <strong>Reder</strong> motiva la richiesta col desiderio di rivedere sua madre.<br />

Nulla osta a che egli la incontri, anche fuori dal carcere e le possibilità<br />

perché ciò avvenga sono infinite e <strong>non</strong> certo ci opporremo all'incontro.<br />

Può incontrarla nel parlatorio del carcere, può essere scortato<br />

all'abitazione della madre, può anche intrattenersi con la madre qualche<br />

ora, può ripetere l'incontro, può anche periodicizzarlo: la cosa<br />

<strong>non</strong> ci interessa.<br />

Ma ci sia permesso dire — e sono lieto che una simile annotazione<br />

sia venuta dagli ambienti cattolici, certo questi ultimi più sensibili alla<br />

richiesta di «perdono» (della quale parlerò) e anche del «Carlino» —<br />

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