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Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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no quella mentalità ancora presente, quel raggruppamento, quel corpo<br />

militare esistente anche se in forma <strong>non</strong> ufficiale, anelante al riconoscimento<br />

di un suo diritto alla vita pubblica.<br />

Quando, nel quinto anniversario, il Presidente della Repubblica<br />

conferì al gonfalone del Comune di <strong>Marzabotto</strong> l'aureo segno del valore,<br />

che significava il riconoscimento e l'imperitura riconoscenza della<br />

Patria per l'immane sacrificio dei figli e delle figlie di quella terra,<br />

sul monte che si scorgeva alto e lontano di fronte al parco riservato<br />

alle autorità e alle famiglie dei caduti spiccava ad enormi lettere bianche<br />

di sasso la scritta: «Viva la Pace».<br />

Nessuno più di coloro che portavano sul petto, a decine, le minuscole<br />

stellette del lutto che li colpiva, come quel cieco che <strong>non</strong> dimenticò<br />

mai, nessuno più di essi poteva volere con tutte le sue fibre la<br />

pace del mondo. Pace, amicizia anche col nemico di ieri; ma pace e<br />

amicizia anche con l'amico di ieri; pace e amicizia con tutti. Ma con<br />

la pace e l'amicizia, giustizia contro gli assassini, sicurezza che le gesta<br />

dei barbari che hanno invaso e calpestato il nostro Paese <strong>non</strong> potranno<br />

rinnovarsi mai più.<br />

I combattenti del 1943-45 scrissero col sangue e col sacrificio la<br />

volontà di una vita nuova. La loro battaglia attinse l'altezza del martirio<br />

specialmente a <strong>Marzabotto</strong> nel settembre-ottobre del 1944; ma<br />

era quella la tempra di una popolazione che <strong>non</strong> aveva atteso l'invasione<br />

tedesca per lanciarsi nella lotta per la libertà.<br />

Erano gli stessi, o i loro figli, che venticinque anni prima avevano<br />

voluto sindaco Amedeo Nerozzi, che lo avevano sostenuto e difeso<br />

durante le violenze e le spedizioni punitive fasciste, che sono rimasti<br />

nella sede comunale come in una fortezza assediata, cedendo soltanto<br />

alla ferocia dello scherano protetto da chi avrebbe dovuto impedirne<br />

la illegalità. Erano quelli che <strong>non</strong> hanno mai cessato la buona battaglia<br />

per considerazioni opportunistiche, malgrado ogni persecuzione,<br />

per un quarto di secolo. Amedeo Nerozzi ha degnamente riassunto le<br />

qualità di questa gente: nella dura vita della miniera nel Belgio, nelle<br />

campagne della Linguadoca, come nelle trincee della Spagna repubblicana<br />

dove eroicamente ha immolato la sua esistenza per la libertà.<br />

È un nome che va scritto in testa all'elenco dei martiri di <strong>Marzabotto</strong>.<br />

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