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Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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tragico destino dei loro padri che subirono la furia e la violenza di<br />

<strong>Reder</strong>.<br />

Sono convinto che continueranno a vivere, come hanno sempre<br />

vissuto, con l'animo libero da ogni sentimento di odio e di rancore<br />

per l'ex nemico, pur conservando viva e presente la memoria storica<br />

di quanto è avvenuto nella loro terra.<br />

Non per caso all'assemblea dei familiari dei caduti di <strong>Marzabotto</strong>,<br />

riunitasi il 30 dicembre 1984, il sindaco Dante Cruicchi, — riprendendo<br />

un concetto espresso dal Presidente Sandro Pertini, in occasione<br />

del quarantesimo anniversario dell'eccidio — ha detto testualmente:<br />

«Non vi è mai stata una vertenza fra noi e <strong>Walter</strong> <strong>Reder</strong>, quale soldato<br />

ed austriaco o tedesco che sia, ma fra noi e il nazismo che ebbe<br />

la diabolica capacità di ridurre uomini in carne ed ossa come noi,<br />

formati a un'esperienza di affetti, di vicissitudini e di desideri, in impassibili<br />

strumenti di morte».<br />

Se lo vorranno — ritenendo di fare cosa giusta e opportuna — i<br />

cittadini di <strong>Marzabotto</strong>, Grizzana e Monzuno potranno perdonare<br />

singolarmente. Ma <strong>non</strong> cancellare dall'animo il ricordo — avuto in<br />

consegna dai padri e che dovranno tramandare ai figli — di una strage<br />

che ha recato offesa <strong>non</strong> solo alle loro famiglie e alla comunità<br />

nella quale vivono, ma alla coscienza nazionale e ai valori universali<br />

dell'uomo.<br />

E quella strage, tra i tanti responsabili che si possono indicare, ne<br />

ha uno che è più colpevole di tutti: <strong>Reder</strong>. Un uomo che è vissuto<br />

per uccidere, avendo dedicato la sua vita alla morte.<br />

In Italia arrivò nel maggio 1944, proprio perché era uno specialista<br />

in massacri e uccisioni di massa. Molto probabilmente fu lui stesso<br />

a chiedere di essere utilizzato anche qui, <strong>non</strong> volendo sprecare<br />

un'altissima professionalità, mentre avrebbe potuto trascorrere gli ultimi<br />

mesi della guerra dietro una comoda scrivania, come gli dava diritto<br />

la mutilazione del braccio sinistro subita in URSS.<br />

Quando giunse nel nostro paese, <strong>non</strong> ancora trentenne, era al massimo<br />

di una carriera militare tanto folgorante quanto lugubre, costellata<br />

com'era di croci: di ferro per lui e di legno per le sue vittime.<br />

Nato nel 1915 da genitori di lingua tedesca a Freiwaldau — una<br />

città dell'impero austro-ungarico, incorporata nella Cecoslovacchia,<br />

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