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Marzabotto non dimentica Walter Reder PDF

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tutti morti e da sola <strong>non</strong> sapevo dove andare, <strong>non</strong> sapevo che cosa<br />

fare. Allora mi sono sdraiata a terra tra la mamma e i miei fratellini<br />

per dormire con loro. La notte, due uomini che passavano da Valla<br />

per vedere che cosa era accaduto, si sono accorti che ero ancora viva<br />

e mi hanno portata via con loro».<br />

Da San Terenzio la banda degli assassini punta verso nord e il 24<br />

agosto giunge in vista di Vinca. <strong>Reder</strong> spera di catturare qualche<br />

partigiano ma, ancora una volta, la sua caccia è infruttuosa. Così decide<br />

di misurare il suo valore in un assalto contro le popolazioni<br />

inermi. Circonda il paese, fa piazzare le mitragliatrici pesanti e i mortai<br />

e apre il fuoco a casaccio contro le abitazioni dei civili.<br />

Quindi parte all'assalto e fa trucidare tutti coloro che gli capitano<br />

sotto mano. La sera quasi duecento cadaveri resteranno tra la polvere<br />

e le macerie sulle orme del battaglione maledetto. Un certo Parisi,<br />

che essendo malato di polmonite doppia <strong>non</strong> potè lasciare il letto,<br />

venne bruciato vivo nella sua camera. La stessa sorte toccò ad un'altra<br />

vecchia paralitica. L'agente di P.S. Colonnato — che allora lavorava<br />

con la «Todt» nei dintorni — tornando la sera a Vinca riconobbe<br />

tra i cadaveri quello di tale Alfierina, incinta da sette mesi, a cui<br />

uno degli aguzzini di <strong>Reder</strong> aveva aperto il ventre con un coltello per<br />

estrarle la creaturina a cui era stata schiacciata la testa con un colpo<br />

di stivale.<br />

Il 25 «il monco» investe Montescano, il 26 Monzone Gragnola. È<br />

poi la volta di Bergiola dove vengono assassinati duecento civili inermi<br />

sepolti in una fossa comune sulle rive del fiume Frigido. I morti si<br />

aggiungono ai morti, le macerie alle macerie mentre gli incendi continueranno<br />

a lampeggiare sinistramente di valle in valle portando un<br />

acre odore di morte fin nei casolari più sperduti.<br />

In ogni paese, in ogni villaggio, investito dalla furia di questi tecnici<br />

della distruzione totale vi è un superstite che conserva, sovrapposto<br />

al terrificante panorama delle rovine, il ricordo dell'ombra nefanda<br />

del «monco». Ovunque ci fu una strage, qualcuno ha visto il pallido<br />

ufficiale con il braccio mozzato, passare tra le rovine come uno<br />

spettro.<br />

E fu ancora «il monco» a guidare il battaglione attraverso i calanchi<br />

di <strong>Marzabotto</strong> fino alle porte di Bologna. Per quasi un mese egli<br />

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