n.s. 2-2010 - Societa italiana di storia militare
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Francesca Mattaliano, La parenesi bellica nella storiografia greca: prassi allocutiva e procedure compositive | 27<br />
Oltre ai <strong>di</strong>scorsi esortativi, abbiamo testimonianza <strong>di</strong> ulteriori sistemi<br />
utilizzati dai comandanti per risollevare gli animi delle truppe: ad esempio, la<br />
somministrazione <strong>di</strong> vino. Plutarco nella Vita <strong>di</strong> Dione riferisce come Dionisio II<br />
durante l’assalto del 357 a.C. contro la città <strong>di</strong> Siracusa in mano a Dione «fatti<br />
riempire <strong>di</strong> vino schietto i mercenari, li mandò <strong>di</strong> corsa contro la fortificazione<br />
fatta dai Siracusani intorno all’acropoli». 53 I barbari al comando del tiranno «con<br />
molta audacia e grande tumulto abbatterono il muro e si gettarono sui Siracusani:<br />
nessuno osava resistere e respingerli tranne i mercenari <strong>di</strong> Dione». 54 Come si evince<br />
dalla testimonianza plutarchea, il vino 55 veniva utilizzato al fine <strong>di</strong> rendere più<br />
ar<strong>di</strong>mentosi i soldati, in questo caso dei mercenari che non potevano certo trovare<br />
nelle parole del proprio comandante motivazioni altrettanto persuasive. Talvolta il<br />
vino invece poteva rivelarsi un’arma contro i soldati che ne avessero abusato, come<br />
nel caso della sconfitta spartana a Leuttra dove l’uso eccessivo <strong>di</strong> vino prima della<br />
battaglia aveva contribuito, secondo una voce riferita da Senofonte, ad agitare i<br />
soldati. 56<br />
Un altro sistema, secondo Onasandro, era quello <strong>di</strong> portare <strong>di</strong>nanzi alle<br />
truppe i soldati nemici catturati, dopo averli avvinti in catene e terrorizzati a<br />
parole. Col loro aspetto essi riveleranno «quanto siano privi <strong>di</strong> coraggio, miseri e<br />
degni <strong>di</strong> nessuna considerazione e che loro stanno per combattere contro uomini<br />
siffatti, i quali a tal punto temono la morte, da afferrare le ginocchia e prostrarsi ai<br />
pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> ciascuno». 57 Secondo Onasandro, l’esercito prende coraggio<br />
(ἐπαναθαρρεῖ) da questa visione «avendo già conosciuto in anticipo l’aspetto dei<br />
nemici e i loro patimenti». 58<br />
È possibile considerare tale pratica un’evoluzione <strong>di</strong> uno dei topoi retorici<br />
sull’inferiorità del nemico in cui la parenesi si esprime attraverso il doppio canale<br />
della vista e dell’u<strong>di</strong>to.<br />
Grida <strong>di</strong> esortazione potevano essere lanciate anche da parte degli stessi<br />
soldati 59 e, talvolta, era anche opportuno <strong>di</strong>ffondere notizie menzognere per tenere<br />
alto il morale, come fece Agesilao quando rivelò al proprio esercito che Pisandro<br />
era morto nella battaglia <strong>di</strong> Cnido ma aveva vinto la battaglia navale. Per<br />
legittimare l’annuncio compì un sacrificio <strong>di</strong> buoi per festeggiare la vittoria e nello<br />
scontro che ne seguì i suoi uomini «ebbero la meglio, per l’idea che gli Spartani<br />
avevano vinto sul mare». 60<br />
Tali sistemi “alternativi” alla parenesi bellica, sintomatici della copiosa<br />
aneddotica fiorita attorno al tema del phobos, non scalfiscono il peso e il valore del<br />
53 Plut. Dio 30, 5 (trad. P. Fabrini, come la successiva).<br />
54 Plut. Dio 30, 6.<br />
55 Un intero paragrafo è de<strong>di</strong>cato al tema da Hanson, L’arte occidentale, cit., 167-173.<br />
56 Cfr. Xen. VI 4, 8.<br />
57 Onasand.14, 3.<br />
58 Onasand.14, 4.<br />
59 Cfr. Thuk. VII 44, 4: «Ché i Siracusani e gli alleati come vincitori si esortavano con grida<br />
altissime, dato che <strong>di</strong> notte era impossibile farsi intendere in qualche altro modo, e intanto<br />
resistevano a chi li assaliva» (trad. F. Ferrari).<br />
60 Cfr. Xen. hell. IV 3, 13-14.<br />
ὅρμος - Ricerche <strong>di</strong> Storia Antica n.s. 2-<strong>2010</strong>, pp. 17-37