PENTATEUCO 2 PADRI - Home Page FTTR
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2.1. La teofania – seconda tappa<br />
7 Il Signore apparve ad Abram e gli disse:<br />
“Alla tua discendenza io darò questo PAESE/TERRA (’ereê)”.<br />
Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso.<br />
8 Di là passò (wayya‘ateq) alle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda (nÂtÂh),<br />
avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente.<br />
Là costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore.<br />
9 Poi Abram levò la tenda (nÂs‘a) per andare (hÂlok) e accamparsi (naso‘a) al Negheb.<br />
Abramo esegue il comando del Signore, compie il suo esodo: escono da Carran ed entrano<br />
in Canaan (vv.4-5). Abramo parte con i suoi beni e tutto il suo clan. Sembrerebbe<br />
non lasciare tutto ciò che è “suo” come esigeva il comando del Signore. Il realtà, è in movimento<br />
l’intera “famiglia” oggetto delle promesse. Il cammino comune prepara la storia<br />
dei capitoli seguenti: anche il nipote ritorna nel ciclo e in rapporto con le medesime promesse,<br />
sviluppate per lui: non sarà l’erede, ma il padre di altri popoli (Gen 13 e 19).<br />
La partenza (v.4), in qualche modo, mette già in atto la benedizione. “Andare come gli<br />
aveva detto il Signore” non è solo obbedienza alla Parola, diventa anche reazione alla<br />
morte. Infatti, ha come compagni di viaggio due segnati dalla morte - la moglie sterile e<br />
Lot figlio orfano del fratello defunto! Il ricordo dell’età di Abramo – 75 anni – potrebbe<br />
sembrare una nota ironica del narratore; però anche il padre aveva 70 anni quando generò<br />
i suoi tre figli (Gen 11,26). La promessa di un figlio (Gen 18) lo farà “ridere” insieme alla<br />
moglie Sara. Ma “l’obbedienza della fede” renderà possibile l’impossibile (18,14), come<br />
in altri casi (Lc 1,37: Elisabetta e Maria, e cf 5,4-11: Pietro “sulla tua parola getterò le reti”).<br />
In quella partenza sta iniziando una nuova era, un mondo nuovo: dalla sterilità nascerà<br />
la vita e da un uomo di 75 anni, segnato dalla morte, sorgerà un popolo. La fede apre<br />
nuovi orizzonti geografici e storici, anche per Lot, il nipote e compagno di viaggio (cf<br />
cc.13-14.19).<br />
Le tappe. I vv.6-9 sviluppano il cammino nel quale viene precisata la promessa della<br />
terra. Abramo continua a credere e con il cammino avanza nelle promesse. Il patriarca<br />
percorre tutta la terra di Canaan, l’attraversa per tappe, la vede, la conosce ed esplora da<br />
nord a sud, fino al Neghev; ne prende simbolicamente possesso. Il Signore ora indica<br />
concretamente e promette: “alla tua discendenza darò questa terra” (v.7b). La terra che<br />
egli sta percorrendo come “straniero” diventerà residenza stabile per i suoi figli. Tuttavia,<br />
non sarà mai un “possesso”, l’avranno solo in uso: la terra resta di Dio. Dovranno viverci<br />
camminando con Dio come il loro padre Abramo.<br />
Nei vv.7-9 avviene un fatto nuovo, esplicativo della promessa: la teofania e gli atti di<br />
culto. La teofania, qui appena accennata, ribadisce direttamente il tema della terra e indirettamente<br />
quello della discendenza; i due temi saranno ripetuti e sviluppati in Gen 15 e<br />
17-18. «Il Signore apparve ad Abramo – Abramo costruì l’altare al Signore». Sembra una<br />
incubazione come nel caso di Giacobbe. La scena cultica soggiacente è decifrabile sulla<br />
base di testi ugaritici: il rito di “incubazione” nello spazio sacro di un tempio, l’apparizione<br />
della divinità o la ricezione di un oracolo, e un atto liturgico (costruire un altare).<br />
La fede si esprime nel culto testimoniato dai due altari eretti da Abramo in onore del Signore.<br />
Il primo è dedicato “al Signore apparso” alla quercia di More, dopo la teofania con<br />
la promessa della terra (v.7). Il secondo è costruito a est di Betel (v.8), separato dagli altari<br />
pagani e in mezzo ad essi: là Abramo adora e invoca il suo Dio, il “Dio dei Padri”. È un<br />
culto senza sacrifici e senza sacerdoti. Il gesto è destinato a preparare l’esperienza di<br />
Giacobbe: a Betel, dopo il sogno notturno innalzerà una stele, riconoscendo in quel luogo<br />
un santuario: è “casa del Signore” (Gen 28, cf 35,1-15; per Sichem, cf Gen 33,18-20;<br />
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