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ancora il figlio come dono. È vero che vi è un nesso tra l’obbedienza del patriarca e le<br />
promesse divine. Tuttavia non le “merita” solo per le sue opere, perché esistevano prima<br />
della sua azione. Dio le conferma, così Abramo esce arricchito dalla prova 28 .<br />
Conferma il senso Elie Wiesel, ispirandosi al midrash. «Qualunque cosa Dio fece ad<br />
Abramo fu per il suo bene, per renderlo più forte, dargli più sicurezza. Ora, grazie alle<br />
prove egli sa che la sua fede è illimitata. Ma ciò significa che prima ne era ignaro? Prima<br />
pensava di potere, ora sa che potrà». Dio lo mise alla prova per farlo diventare un simbolo,<br />
un vessillo, in ebraico nes. Se vorrà essere “nes per tutti i popoli” – una guida – deve<br />
prima passare per il nissaiôn, la prova, sopportare tribolazioni. 29 .<br />
Tuttavia, la scena crea qualche turbamento, tanto che la tradizione del Midrash fa intervenire<br />
Satana a seminare dubbi e inganni, a suggerire ribellioni. Però Abramo resta fedele<br />
al Dio della vita: se dà la vita, la può chiedere. Ma la prova va oltre, verso un segno<br />
di anticipazione profetica: Dio non chiede l’uccisione, ma il dono per un servizio fedele.<br />
Sarà lo scopo della liberazione di Israele nell’esodo: “liberato dalla schiavitù per servire”,<br />
ossia dar culto al Signore con tutta la vita, in libertà nella terra donata, obbedendo, al di là<br />
dei sacrifici rituali (cf Dt).<br />
Gen 22,5-12 riflette e anticipa il dramma dell’orto degli ulivi, che ne riprende lo<br />
schema, soprattutto in Luca. Gesù resta solo lasciandosi dietro i discepoli e il Figlio invoca<br />
il Padre: cosciente di quanto sta avvenendo, si rende totalmente disponibile alla volontà<br />
del Padre; anche là un angelo lo consola; alla fine “si alza e va” verso la passione con<br />
una forza nuova, quella del testimone innocente e salvatore, esortando i discepoli a seguirlo.<br />
Per questo i Padri della chiesa hanno accostato i due eventi, leggendo in Isacco il<br />
tipo di Gesù Cristo, la cui offerta interiore e reale avrà come risultato la risurrezione. Così<br />
interpreta le letttera “agli Ebrei”:<br />
Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco,<br />
e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio,<br />
del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome.<br />
Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere dai morti:<br />
per questo lo riebbe e fu come un simbolo (Eb 11,17-19).<br />
28 Cf W. VOGELS, cit., p. 205 e 209.<br />
29 E. WIESEL, cit, p. 11.<br />
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