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PENTATEUCO 2 PADRI - Home Page FTTR

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14 Abramo chiamò quel luogo: “Il Signore provvede (rā’āh – yir’eh)”,<br />

perciò oggi si dice: “Sul monte il Signore provvede/è apparso” (rā’āh - yËrÂùËh).<br />

15 E l’ANGELO DEL SIGNORE chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16 e disse:<br />

“Giuro per me stesso, oracolo del Signore:<br />

perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio,<br />

7 io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza,<br />

come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza<br />

si impadronirà delle città dei nemici.<br />

18 Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu<br />

hai obbedito alla mia voce” (cf Gen 12,3).<br />

19 Poi Abramo tornò (wayyāšob) dai suoi servi;<br />

e si alzarono e andarono insieme (wayyāqûmû wayyēlkû, cf vv.3.5) verso Bersabea<br />

e Abramo abitò (yašab - wayyēšeb) a Bersabea.<br />

STRUTTURA<br />

La struttura del racconto esprime soprattutto la tensione tra la prova e il suo superamento.<br />

È Dio stesso che mette alla prova o tenta; alla fine è “l’angelo del Signore”, cioè<br />

una sua rappresentazione, che interviene.<br />

* Alla prova (introduzione, v. 1a) e al comando (vv.1b-2), segue l’esecuzione (vv.3-10);<br />

* conclude l’episodio il duplice intervento dell’angelo del Signore al quale Abramo risponde<br />

con la medesima obbedienza (vv.11-14.15-18).<br />

* Il v.19 conclude la scena con il ritorno.<br />

«All’inizio del capitolo Dio dispone la prova, alla fine la conclude: è la cornice,<br />

l’iniziativa, il punto di vista superiore che lo include tutto e lo illumina con luce obliqua.<br />

Al centro il protagonista realizza la prova, in modo che la sua conoscenza limitata è parte<br />

della prova. Così la narrazione ottiene una certa ironia e ambiguità ricercata dall’autore.<br />

L’autore narra con magistrale economia: sottolineando il tema filiale, accelerando o ritardando<br />

il tempo narrativo, interponendo silenzi» 15 .<br />

Tutto il racconto è segnato da intrecci e ritorni di verbi e termini. In particolare, ritorna<br />

come fatto di stile il “vedere-rā’āh, legato al luogo del sacrificio, che richiama forse<br />

l’antico racconto eziologico di un luogo di culto (preisraelitico?) il cui nome poteva suonare:<br />

“(Dio) vede/provvede (yir’eh)” o “(Dio) appare (yērā’ēh)” (v.14). Un autore successivo<br />

ha voluto collegarlo al monte Moria (mryh) che, secondo 2Cr 3,1, era l’antico nome<br />

della collina del tempio di Gerusalemme, mettendo in relazione i due monti con i sacrifici.<br />

Anche Abramo “vede” il monte di lontano, sguardo silenzioso, interrogativo, forse di<br />

attesa; alla fine “vede” l’ariete, e il vedere diventa rivelazione.<br />

Altro stilema importante è l’andare (hÂlak). Il verbo, associato a Isacco e collegato al<br />

luogo dell’olocausto (vv.3.5.6.8.13), segna le tappe del cammino spirituale dei protagonisti.<br />

Al comando di andare segue l’esecuzione, prima insieme con i servi, poi i due da soli,<br />

infine il ritorno con il gruppo che si riunisce e prosegue verso una nuova dimora e una<br />

nuova tappa. La struttura di questo brano è strettamente somigliante con il racconto della<br />

vocazione (Gen 12). 16<br />

15 L. ALONSO SCHÖKEL, Génesis, p. 98.<br />

16 Riporto lo schema di A. WENIN, cit, pp.58-59.<br />

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