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• Mamre (Gen 18): collegato ad Abramo, fuori di Ebron. Gli scribi in Gn 18,1 hanno<br />
corretto il testo originale, “la quercia”, con “il querceto” (cf TM) e mescolarono le indicazioni<br />
geografiche per combattere, senza successo, un culto sincretista che durerà<br />
sin dopo l’era cristiana.<br />
• Beersheva (Gn 26,33, cf 21,22ss) – ’el ‘ôlam: è un pozzo fuori città, collegato a Isacco<br />
(Gn 26,33, cf 21,22ss). Il nome divino “l’Antico o “l’Eterno”, cioè “dalla lunga fedeltà”<br />
(Gn 21,33) richiama Ba‘al Berit (Signore dell’alleanza), con allusione al giuramento.<br />
È il Dio che suggellò il patto fra Abramo e il re di Gerar Sabimelek (Gn<br />
21,22-34): «E piantò un tamarisco a Beersheva e qui invocò il nome di JHWH, El ‘Olam»<br />
(v.33).<br />
Fonti extra bibliche ne attestano l’esistenza:<br />
Iscrizione protosinaitica: ’el du ‘olami (cf W.F. Albright, The Proto-Sinaitic Inscriptions<br />
and their Deciphrement, Cambridge, Mass. 1969, pp.13.24.32.42).<br />
Ugarit: «E il Vincitore Ba‘al rispose loro: “Certo colui che ci ha generato è l’Eterno,<br />
certo l’Immortale è colui che ci ha portato alla luce”» (UT 76 [CTA 10]: III:5-7; Karatepe<br />
(Fenicia).<br />
Arslan Tash: «Elat l’Eterna (’lt ‘lm) ha tagliato il patto con noi, Ashera ha tagliato il<br />
patto con noi» (linee 9-11). Si può affermare che ‘Olam corrisponde all’antica divinità<br />
solare della cosmogonia fenicia Oulom(os), di cui parla Damascio (in Egitto il dio Re,<br />
il Sole, è chiamato nb hhh, “maestro dell’eternità”. Baruk 4,10: «Ho veduto la schiavitù<br />
dei miei figli e delle mie figlie, che l’Eterno (¿ ák§íéïò) mandò loro» (cf Gn 21,33).<br />
L’assimilazione nella Bibbia di El ‘Olam con JHWH «non ha cancellato le caratteristiche<br />
dell’antica divinità semitica né in particolare quella del “Dio intelligibile” (divinità<br />
solare, ndr) di Damascio; JHWH ’El ‘Olam rimane legato alla creazione (cf Sal<br />
40,28; 89,3 e in particolare Prov 8,23) e all’alleanza (cf Gn 21,33; 2Sam 23,5; Sal<br />
110,4; 119,11.142.144.160 a confronto con Arslan Tash), conserva le qualità di difensore<br />
e protettore dai nemici (Karatepe II,18ss e Dt 33,27; Sal 12,8; 31,2; 52,11; 71,1;<br />
73,12) e, infine, mantiene e sviluppa il concetto della regalità divina di JHWH (Fer<br />
10,10: il “Re eterno” va collegato con l’epiteto di ’El “re, padre di anni” – mlk ’abu<br />
sanima – (cf F.M. Cross in HTR 55 [1962] 236 e n.46, cf Sal 24,7.9; 145,1)» (L. VI-<br />
GANÒ, cit., pp.126s).<br />
• La tradizione sacerdotale: ’el šadday, sadu, “montagna” (assiro), tradotto “Onnipotente”<br />
(Es 6,24). È il nome del dio degli amorrei, sadu rabu, “la grande montagna” (cf il<br />
Safon, “nord”, monte a nord di Ugarit, sede di un santuario famoso; il termine è applicato<br />
al monte Sion, luogo del tempio, Sal 48,3). Mosè identificò JHWH con il “Dio<br />
di suo padre” e lo adorava nei luoghi dove passava. Così Šadday non è più il re degli<br />
amorrei, ma El Onnipotente.<br />
• Altri nomi divini: ’el ‘elion (Gn 14): pone in risalto la maestà divina, terribile e potente<br />
(domina i fenomeni fisici), giudice supremo dell’universo (controlla i cieli e la<br />
terra, protegge, è benefattore) (cf VIGANO, cit. pp.34s); pahad, “Terrore” (per Albright<br />
“Parente”) di Isacco (Gn 31; 42,53); ’el ro’i, “Dio della visione” (cf Gn 16,13 e<br />
il pozzo di Lahai Roi, “il Vivente mi vede”, 16,14; 24,62; 25,11); ’abir, “il potente di<br />
Giacobbe” (addolcimento di ’abbir, “stallone”, Gn 49,24, cf Is 1,24).<br />
In conclusione, luoghi di culto o ipotesi evemeristiche non si identificano con la religione<br />
di Israele. Essi conducono a delineare il Dio personale, il Dio dell’alleanza. I vari<br />
luoghi di culto offrono titoli divini non manifestazioni legate a un particolare luogo quasi<br />
a identificarlo con una divinità o a legare la divinità a quel luogo. I “Santuari” sono occasioni<br />
per percepire ulteriormente le qualità o gli attributi divini. Perciò ’El Shadday di-<br />
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