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Anno CXIV n. 10 Dicembre 2009
Direttore responsabile
mons. Ernesto Menghini
Redazione
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Vincenza Zangara
SUORE MISSIONARIE DI SAN PIETRO CLAVER
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Rivista Missionaria
per le famiglie
fondata dalla
B. Maria Teresa Ledóchowska
nel 1895
« Bisogna aver cura
che l’amore per le missioni
non si spenga mai
nei nostri cuori,
anzi aumenti sempre più.
Una pianta che non viene
innaffiata
di tanto in tanto,
inaridisce. »
In copertina:
Bambina della Thailandia
Foto: J. Malicki
S o m m a r i o
In ascolto del Papa
Per sradicare la fame 145
In cammino con la Chiesa
L’Anno giubilare della Chiesa in Vietnam 146
News dalle missioni
Italia, Africa 147
Kenya, India 148
I Missionari ci scrivono
Un nuovo Natale 149
Visita ad limina 150
Attualità
Il Natale è... 152
Zoom
Sulle rotte del mondo 154
Scambi di esperienze
Buone notizie dal Laos 156
Famiglia Claveriana
Il pane di Sant’Antonio e le missioni 158
Pagina della condivisione
Centro “Famiglia di Nazareth” 160
Ampliamento del convento... 160

Per sradicare la fame
In ascolto del PAPA PAP
Foto: I. Maffeis
La fame è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare
opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori.
La Chiesa cattolica presterà sempre attenzione agli sforzi operati per sconfiggere la fame e si impegnerà
a sostenere, con la parola e con le opere, l’azione solidale - programmata, responsabile e
regolata - che tutte le componenti della Comunità internazionale saranno chiamate a intraprendere.
La Chiesa non pretende di interferire nelle scelte politiche; essa, rispettosa del sapere e dei risultati
delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione quando sono responsabilmente
illuminate da valori autenticamente umani, si unisce allo sforzo per eliminare la fame. È questo il
segno più immediato e concreto della solidarietà animata dalla carità, segno che non lascia spazio
a ritardi e compromessi. Tale solidarietà si affida alla tecnica, alle leggi e alle istituzioni per venire
incontro alle aspirazioni di persone, comunità e interi popoli, ma non deve escludere la dimensione
religiosa, con la sua potente forza spirituale e di promozione della persona umana.
Riconoscere il valore trascendente di ogni uomo e di ogni donna resta il primo passo per favorire
quella conversione del cuore che può sorreggere l’impegno per sradicare la miseria, la fame e
la povertà in tutte le loro forme.
Benedetto XVI
Dal discorso in occasione del Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare
FAO, 16 novembre 2009
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
145

In cammino con la CHIESA
L’Anno giubilare della Chiesa in Vietnam
Il 17 novembre
2009, Benedetto
XVI scrive
nel Messaggio
inviato al Presidente
della
C o n f e r e n z a
Episcopale del
V i e t n a m ,
mons. Pierre
Nguyen Van
Nhon, vescovo
di Dà Lat, in occasionedell’aperturadell’Annogiubilare
per la celebrazione
del
350 o anniversario
della creazione
di due VicariatiApostolici
e del 50 o anniversario dell’istituzione della gerarchia
cattolica nel Paese: “Mi unisco di tutto
cuore alla gioia e all’azione di rendimento di
grazie dei Vescovi del vostro Paese, che ho avuto
la gioia d’incontrare lo scorso giugno, e di tutti
i loro diocesani”.
Ricordando che la celebrazione giubilare è
stata aperta nella festa dei centodiciassette
Santi martiri del Vietnam, il Papa auspica che il ricordo
della loro testimonianza aiuti tutto il popolo
di Dio “ad attivare la sua carità, ad accrescere
la sua speranza e a consolidare la sua fede,
che la vita quotidiana a volte mette alla prova”.
Tra i Santi martiri la figura di Andrea Dung-Lac, in
questo Anno sacerdotale, deve essere di esempio
per tutti i presbiteri, affinché vivano il loro sacerdozio
“con una fedeltà sempre maggiore alla
loro vocazione, nella comunione fraterna, nella
degna celebrazione dei Sacramenti della
Chiesa e in un apostolato dinamico e intenso”.
Il Santo Padre cita, inoltre, il luogo di apertura
dell’Anno Giubilare: So-Kien, nell’Arcidiocesi di Ha
146 Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
Noi, che fu sede del primo Vicariato apostolico
del Viet Nam e conserva ancora le vestigia preziose
dei Santi martiri: le loro reliquie. “In questo
Anno Giubilare, possa questo luogo, che vi è tanto
caro, essere al centro di un’evangelizzazione
profonda,” - auspica il Papa - “che porti a tutta la
società vietnamita i valori evangelici della carità,
della verità, della giustizia e della rettitudine”.
Il Pontefice sottolinea ancora che “l’Anno
Giubilare è un tempo di grazia propizio per la riconciliazione
con Dio e con il prossimo. A tal fine,
è opportuno riconoscere gli errori del passato
e del presente commessi contro i fratelli nella
fede e contro i fratelli compatrioti, e chiederne
perdono. Nello stesso tempo, è anche opportuno
prendere la decisione di approfondire e di arricchire
la comunione ecclesiale e di edificare
una società giusta, solidale ed equa attraverso
il dialogo autentico, il rispetto reciproco e la sana
collaborazione. Il Giubileo è anche un tempo
speciale offerto per rinnovare l’annuncio del
Vangelo ai concittadini e divenire sempre più
una Chiesa che sia comunione e missione”.
Nella parte conclusiva del Messaggio, il Santo
Padre rivolge un pensiero particolare ai religiosi
e alle religiose, auspicando che “possano continuare
a crescere in Dio attraverso l’approfondimento
della loro vita spirituale, nella fedeltà alla
loro vocazione e un apostolato fecondo nella
sequela di Cristo”, e a tutti i fedeli laici vietnamiti:
“essi sono presenti nel mio ricordo e nella mia
preghiera quotidiana. Possano impegnarsi più
profondamente e attivamente nella vita e nella
missione della Chiesa”. Infine Benedetto XVI invoca
l’aiuto di Dio per i vescovi, affinché “testimonino
con coraggio e perseveranza la grandezza
di Dio e la bellezza della vita in Cristo”.
Prima di impartire la Benedizione Apostolica,
il Santo Padre conclude il Messaggio invocando
la Nostra Signora de La Vang, tanto cara
ai cristiani vietnamiti, affinché li accompagni
tutti “con la sua tenerezza materna nel corso di
questo anno”.
da Agenzia Fides

ITALIA
“La Buona Notizia viaggia senza passaporto”
è lo slogan che accompagna il cammino di preparazione
alla Giornata dell’Infanzia Missionaria
(o Giornata Missionaria dei Ragazzi), il 6 gennaio
2010, proposto dalla Direzione nazionale delle
Pontificie Opere Missionarie (POM) dell’Italia. “I
Ragazzi Missionari custodiscono e portano la
Buona Notizia per le scuole in Italia e per quelle
in altri Paesi, e non solo per le scuole, ma per i
luoghi di gioco, le squadre sportive, gli oratori, le
piazze dove parlarsi, i gruppi musicali e in tutti i
momenti di incontro – scrive don Gianni Cesena,
Direttore nazionale delle POM presentando il
sussidio destinato all’animazione missionaria dei
ragazzi -. I Ragazzi Missionari non chiedono passaporto,
non sono una polizia di frontiera, ma
aprono gli occhi, le mani e il cuore per incontrare
ogni persona come faceva Gesù di fronte alle
folle del suo tempo, nelle quali non distingueva
conpatrioti o stranieri, poveri o ricchi, malati
o sani, uomini o donne, ma accoglieva tutti”.
Richiamando la celebrazione dell’Anno Sacerdotale,
p. Andrea Rossi, Segretario nazionale
della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria
(POIM), invita a riflettere sul rapporto esistente
tra sacerdozio e missione universale della Chiesa:
“I nostri ragazzi per poter credere e vivere
l’universalità della Chiesa e il suo carattere missionario
hanno bisogno di vedere nei loro genitori,
catechisti, educatori, e soprattutto nei loro
preti, non solo dei maestri, ma dei testimoni di
universalità, di missionarietà, di mondialità, di tolleranza,
di apertura alla diversità”.
Dopo aver presentato i “pilastri” del servizio
della POIM (“ascoltare e conoscere, pregare,
condividere, solidarizzare”), il sussidio propone
per il tempo di Avvento la realizzazione dell’Albero
dell’Avvento, con impegni concreti nelle
quattro settimane che precedono il Natale, e la
celebrazione della Novena di Natale dei Ragaz-
NEWS dalle missioni
zi Missionari. Per il tempo di Natale viene poi riproposta
l’iniziativa ormai collaudata dei “Seminatori
di stelle”, e la celebrazione della Giornata
Missionaria dei Ragazzi, nel giorno dell’Epifania.
Infine vengono presentati i progetti di sostegno
a distanza attualmente in corso in Africa, Asia,
America Latina e Oceania.
Agenzia Fides
“La Chiesa è all’avanguardia nella lotta contro
l’AIDS in Africa, sia per quanto riguarda la cura
sia la prevenzione”, è quanto ha dichiarato
un portavoce dell’African Jesuit Aids Network
(AJAN), compiendo una panoramica sull’impegno
della Chiesa in Africa nella lotta contro il virus.
Le sue vaste reti di ospedali, scuole, parrocchie
e altri istituti si trovano in punti strategici per
raggiungere le persone e le comunità maggiormente
afflitte dalla pandemia. La Chiesa arriva
dove altri non possono, non c’è bisogno di andare
lì, in quanto si trovano già sul luogo.
Per quanto riguarda il campo medico, il contributo
delle istituzioni ecclesiali in Africa è notevole.
In questo Continente, le istituzioni cattoliche
impegnate con i sieropositivi operano in oltre mille
ospedali e 5 mila cliniche. Ci sono inoltre 800
orfanotrofi per bambini malati di AIDS. Secondo
le stime, le istituzioni cattoliche provvedono al
25% di tutti i trattamenti per l’AIDS nel mondo, il
40% in Africa, e riescono a offrire servizi anche
nelle zone più remote. Né va trascurato il ruolo
delle parrocchie nell’alleviare l’impatto di HIV e
AIDS sugli individui, le famiglie e le comunità.
Oltre al ministero pastorale, che va dall’accompagnamento
individuale al sostegno e al
conforto dei malati, un enorme lavoro viene
svolto dalle Piccole Comunità Cristiane (SCCs),
un servizio riconosciuto della Chiesa in Africa.
Ogni settimana da 10 a 20 persone si incontrano
per la lettura della Bibbia, condividono la loro fe-
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
AFRICA
147

NEWS dalle missioni
de, pregano ognuno per le necessità dell’altro.
Si recano in gruppo presso le case degli ammalati
per pregare o assisterli. In molte parrocchie
sono in atto progetti a favore dei sieropositivi,
degli orfani e dei bambini più indifesi.
Oltre a prendersi cura dei malati di AIDS, la
Chiesa investe molte energie per contenere la diffusione
della pandemia, incoraggiare i test, puntando
a una accurata informazione su HIV e AIDS,
sostenendo le persone a vivere in modo responsabile
e sereno.
Agenzia Fides
“Quando ho saputo di essere sieropositiva
l’ho detto subito a mio marito che mi ha minacciata
di non dirlo a nessuno. E io non ho osato
contraddirlo.” Inizia così il racconto di Tatu Saidi,
una ragazza keniota di 14 anni, vedova, della
Coast Province.
Il padre di Tatu la offrì in sposa quando aveva
solo 13 anni, facendole interrompere la scuola.
Essendo una moglie sottomessa, era ben consapevole
del fatto che il marito avesse altre relazioni,
ma non poteva fare nulla. “Mio marito era immaturo
e non capiva la differenza tra l’essere single
e l’essere sposato. Ha sempre continuato a
comportarsi come se non avesse una moglie.”
La giovane rimase incinta subito dopo le nozze,
e quando fece uno dei controlli prenatali seppe
di essere sieropositiva. Il marito morì pochi mesi
più tardi di complicazioni collegate all’AIDS.
In Kenya l’HIV viene fortemente associato a
un comportamento immorale, e lo stigma sociale
che c’è intorno all’ HIV/AIDS nella comunità
profondamente religiosa a cui appartiene la ragazza
non l’ha certo facilitata a rivelare la sua
condizione. Nonostante continuino gli sforzi e l’impegno
contro la diffusione dell’HIV, alcune pratiche
culturali tradizionali in varie parti del Paese,
come la Coast Province, continuano a ostacolar-
148
KENYA
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
ne la buona riuscita. I matrimoni precoci nella regione
in cui vive Tatu, ad esempio, sono comuni,
e le bambine di nove anni vengono spesso date
in spose a uomini più anziani.
Gli ospedali cattolici sono impegnati con i
giornalisti locali nell’aumentare la presa di coscienza
delle pratiche culturali che possono portare
a una maggiore diffusione dell’HIV e ridurre
lo stigma. La storia di Tatu è una delle tante della
Coast Province, dove i contagi sono in aumento.
Agenzia Fides
INDIA
Accusare i cristiani in India di portare avanti
una campagna di conversioni illegali o fraudolente
è una falsità che movimenti integralisti indù diffondono
per meri motivi politici: è quanto afferma
un forum ecumenico di oltre 500 fra sacerdoti e
pastori di diverse confessioni cristiane nello stato
del Karnataka, riunitisi nei giorni scorsi a Bangalore.
Il forum, presieduto dall’Arcivescovo di Bangalore,
mons. Bernard Moras, ha denunciato il tentativo
da parte dei governi di alcuni Stati indiani, di
approvare disegni di legge “anti-conversione”.
Le accuse di conversioni sono state ingigantite
con il preciso intento di creare insicurezza e
animosità fra le comunità di diverse religioni nei riguardi
dei cristiani. Mons. Moras ha spiegato che,
se vi sono alcuni casi verificati, questi vanno indagati
e portati davanti alla Corte di giustizia. Ma
estendere l’accusa a tutti i cristiani, in modo indiscriminato,
“è solo il tentativo di creare disarmonia
nella società per raggiungere un risultato politico”.
Anche perchè “i cristiani non hanno mai
costretto nessuno”, mentre “l’opera di prossimità
e di assistenza ai poveri e agli emarginati, che
spesso chiedono di conoscere meglio il messaggio
di Cristo, e scelgono in piena e libera coscienza
la religione cristiana, è sotto gli occhi di tutti”.
Agenzia Fides

Un nuovo Natale
Più di una volta, ma soprattutto dopo una visita
a un quartiere popolare della capitale, Kinshasa,
ho avuto l’impressione che la pelle dell’uomo
e della donna congolese non valga nulla
e possa essere impunemente calpestata; più
di una volta ho avuto l’impressione che l’energia
del suo corpo possa essere succhiata, senza
vergogna, così come, senza vergogna, sono
sfruttate le immense ricchezze della sua terra e
delle sue foreste.
La nostra missione a Babonde consiste nell’annunciare,
con le parole e i gesti, con la preghiera
e la “Parola”, con i lavori e i progetti di sviluppo,
che Dio guarda ai suoi figli congolesi con
occhi diversi, che anche per loro Egli ha pensato
a una vita dignitosa e serena, libera dalla
paura degli spiriti malvagi e libera dalla paura e
dalla minaccia degli uomini malvagi, e che anch’essi
sono fratelli in umanità di tutti gli altri uomini
e le altre donne del mondo.
La nazione congolese è spesso agli ultimi posti
negli “indici di sviluppo”, quali la sanità, la
scuola, la durata della vita, ed è questo un segno
che il Paese sta regredendo. Non è, però,
agli ultimi posti nell’accoglienza del Vangelo.
Nonostante mille e mille delusioni, la speranza
non manca al popolo congolese, che resta
un popolo pieno di vitalità, di creatività e di ac-
I MISSIONARI ci scrivono
coglienza. Pieno d’attesa di una salvezza che
deve venire. Noi tutti, cristiani di Babonde, congolesi
e italiani, ci prepariamo insieme ad accogliere
una salvezza che deve venire, e che non
verrà dal nostro mondo. Siamo in attesa di un
nuovo Natale, di un Bimbo straordinario di nome
Gesù. Il suo rimedio è semplice: tocca il cuore e
provoca un sussulto. Chiede di accogliere e di
donare, di lasciarsi accogliere e di ricevere, di
andare incontro a ogni uomo senza paure, sempre,
perché in ogni uomo Gesù vede e insegna
a vedere se stesso, il figlio del Padre.
La salvezza verrà se governanti e potenti guarderanno
la nazione e il popolo congolese con
occhi diversi, con gli occhi di Gesù. I missionari
svolgeranno un buon lavoro di missione, se sapranno
guardare i loro fratelli con gli occhi di Gesù
e stringere loro le mani con le mani di Gesù.
La nostra salvezza verrà, se sapremo guardare
gli altri - tutti gli altri - attraverso Gesù, vedendo
in essi altrettanti figli del Padre, altrettanti Gesù,
altrettanti noi stessi.
Vi saluto, dunque, con questo augurio: il Signore
vi conceda occhi nuovi e cuori nuovi, perché
la nostra liberazione è vicina.
p. Renzo Busana, scj
Babonde, Rep. Dem. del Congo
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
Foto: sspc
149

I MISSIONARI ci scrivono
Visita ad limina
Mentre si respira ovunque lo spirito dell’Ottobre
missionario, con la sua apertura di orizzonti
spalancati sul mondo intero, ripenso all’esperienza
gioiosa, di comunione e di universalità,
che ho vissuto con gli altri Vescovi del nordest del
Brasile nel mese di settembre, nella visita fatta, a
Roma, al Papa Benedetto. È uno degli impegni
del vescovo, come membro del collegio apostolico,
alla fine di un quinquennio di attività pastorale
nella propria diocesi, far visita al Papa, a
testimonianza dell’unità della Chiesa.
Questo gesto semplice, ma carico di significato,
risale agli inizi della Chiesa, per la particolare
posizione riconosciuta da Gesù a Pietro nel
gruppo dei Dodici. A lui Gesù aveva fatto una
chiara promessa: “Tu sei Pietro e sopra questa
pietra edificherò la mia Chiesa; a te darò te
150
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
Foto: M. Manzana
chiavi del regno dei cieli”. Nell’ultima cena, prima
d’essere tradito anche da Pietro, gli aveva
affidato la missione di “confermare i fratelli nella
fede”. In questo modo, Gesù aveva riconosciuto
a Pietro una posizione di preminenza e di responsabilità
sugli altri Apostoli.
Paolo, il grande Apostolo delle genti, nonostante
fosse stato chiamato personalmente da
Gesù sulla via di Damasco, ricorda nella sua lettera
ai Galati di essere salito a Gerusalemme per
confrontarsi con Pietro (cfr Gal 1,18), e di esservi
ritornato “dopo quattordici anni (…) per non trovarmi
nel rischio di correre o di avere corso invano”
(Gal 2,1-2). La visita di Paolo a Pietro è l’icona
della visita che ogni vescovo oggi compie a
Roma, presso il Papa. Per questo, a partire dal
settembre scorso e fino al settembre del prossi-

mo anno, tutti i vescovi del Brasile saranno ricevuti
dal Papa nell’incontro detto visita ad limina.
Il Brasile è il più grande Paese cattolico del
mondo: è grande come quasi tutta l’Europa, è
ventotto volte più grande dell’Italia e ormai si
avvicina ai 200 milioni di abitanti, dei quali la stragrande
maggioranza è cattolica. Le diocesi sono
circa 270, con 291 vescovi tra diocesani e ausiliari
e più di 130 emeriti. Con cifre così grandi, è
necessaria una suddivisione in regioni ecclesiastiche.
Esse corrispondono ai singoli Stati di cui si
compone la confederazione del Brasile, se gli
Stati sono abbastanza estesi, o a più Stati, se
questi ultimi sono di piccole dimensioni. La regione
ecclesiastica, a cui appartiene Mossorò, è il
Nordest II. Si tratta di 20 diocesi, appartenenti a
quattro piccoli Stati. Oltre al Papa, i vescovi visitano
anche le più importanti Congregazioni, vale
a dire gli organismi di cui il Santo Padre si è circondato
per servire la Chiesa. È un modo per conoscere
meglio la Curia Romana e, quindi, capire
meglio il funzionamento della Chiesa universale,
ma è anche un’opportunità unica, di cui le
Chiese periferiche dispongono, per far sentire al
cuore della Chiesa le loro speranze, le loro preoccupazioni
e le difficoltà che esse vivono nelle
situazioni più diverse del mondo.
È indubbio, però, che l’incontro più bello, più
atteso e anche più significativo è quello con il
Papa. Anzi, l’unica cosa che non può mancare
in questa permanenza così importante a Roma
è la visita, il colloquio e l’abbraccio tra il vescovo,
successore degli Apostoli e fulcro della Chiesa
locale, e il Papa, successore di Pietro e Pontefice
universale. Ripercorro ancora nella memoria
i momenti belli di questo incontro: la stretta di
mano iniziale, la presentazione al Santo Padre
dei seminaristi della nostra diocesi, che studiano
a Roma, la fotografia insieme a loro, e poi l’incontro
strettamente personale con il Pontefice,
che è iniziato individuando nel grande atlante
della Chiesa aperto sul tavolo la posizione geografica
di Mossorò ed è proseguito con una conversazione
fraterna. Eravamo seduti l’uno di
fronte all’altro e il Papa esprimeva la sua preoccupazione
per i sacerdoti, il seminario diocesa-
I MISSIONARI ci scrivono
no e le vocazioni, la pastorale e la formazione
degli animatori laici delle comunità.
Ogni vescovo prepara e manda a Roma, un
anno prima della sua visita, una relazione il più
possibile dettagliata e completa sulla diocesi,
con un quadro statistico di tutto ciò che si riferisce
alla sua realtà. Nel colloquio con il Papa non è
possibile parlare di tutto, ma proprio per questo,
ciò che emerge è l’essenziale. Per la diocesi di
Mossorò uno dei problemi più urgenti è costituito,
come nel resto del Brasile, dall’esiguo numero dei
sacerdoti rispetto alle grandi necessità dell’evangelizzazione.
Per questo, dal colloquio con il Papa,
è emerso come prioritario l’impegno per le
vocazioni e la formazione dei futuri pastori: in questa
direzione andranno, dunque, tutti i miei sforzi e
le mie suppliche al buon Dio nei prossimi anni.
Al termine dell’incontro, il Papa ha guardato
di nuovo l’atlante, quasi a chiedere nuovamente
dove fosse Mossorò, ma prima che io ne mostrassi
la posizione, egli ha indicato con la mano
il suo cuore. Sì! Siamo felici di essere nel cuore del
Papa e con noi anche tutti quelli che ci pensano,
amano e sostengono.
dom Mariano Manzana
Mossorò, Brasile
Foto: M. Manzana
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
151

ATTUALITÀ
152 Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009

Il Natale è...
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
ATTUALITÀ
Se hai amici, cercali: il Natale è incontro
Se hai nemici, riconciliati: il Natale è pace
Se hai poveri accanto a te, aiutali: il Natale è dono
Se hai debiti, pagali: il Natale è giustizia
Se hai peccati, convertiti: il Natale è grazia
Se hai sbagliato, rifletti: il Natale è verità
Se hai odio in cuore, dimentica: il Natale è amore
Se sei superbo, seppellisci la superbia: il Natale è umiltà
Se sei nelle tenebre, accendi la tua lampada: il Natale è luce
Se sei nella tristezza, ravviva la tua allegria: il Natale è gioia!
Autore ignoto
Ai cari Lettori
della nostra rivista
“Eco dell’Africa e di altri Continenti”
auguriamo
BUON NATALE!
La redazione
153

ZOOM
Sulle rotte del mondo
Ci sono più di cinquecento fili che collegano il
Trentino con il mondo e questi fili sono i 504 missionari,
sia religiosi sia laici. Dietro ognuno di loro c’è
una famiglia, una parrocchia, un gruppo di amici.
L’incontro diretto con loro è un’occasione di conoscere
terre lontane e di impegnarsi concretamente
per la costruzione di un mondo più giusto.
Quello dei missionari è un lavoro silenzioso,
svolto spesso lontano dai riflettori mediatici. Eppure,
essi sono stati talvolta testimoni di grandi
eventi e di grandi tragedie del nostro tempo.
Pensiamo a regioni come il Corno d’Africa, i
Grandi Laghi, o il Sudan meridionale e la confinante
Uganda, lacerate da guerre interminabili
e poco conosciute, benché a esse non siano
estranei gli stessi interessi dell’Occidente. I missionari
trentini, con la loro presenza gioiosa, e le comunità
che li sostengono nella madrepatria materialmente,
ma soprattutto con il loro affetto,
hanno dato alle popolazioni di quelle terre un
aiuto non di poco conto.
Per questo la Provincia autonoma di Trento e
l’Arcidiocesi di Trento hanno deciso di collaborare
nell’organizzare, a partire da quest’anno e
per i prossimi quattro anni, incontri dedicati a
questa realtà, invitando a “tornare a casa” i missionari,
perché portino, per così dire dal vivo, la
propria esperienza. In questo modo, i Trentini
avranno l’opportunità di conoscere realtà molto
lontane, di viaggiare “sulle rotte del mondo”
(questo il titolo della manifestazione), attraverso
le esperienze e i racconti di questi uomini che
racchiudono un inestimabile patrimonio di conoscenza,
storia, cultura e solidarietà.
A ogni appuntamento saranno coinvolte anche
le Associazioni trentine che operano nei diversi
continenti e le comunità immigrate in quelle
aree. La presenza dei missionari sarà quindi l’occasione
per parlare di Africa, America Latina,
Asia ed Europa; partendo da testimonianze dirette
e utilizzando tutti i linguaggi possibili: la parola,
154
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
l’immagine, la musica, il cibo, l’artigianato, ecc.
Quest’anno, dal 28 settembre al 3 ottobre, il
Trentino ha voluto incontrare l’Africa. Il prossimo
anno toccherà all’Asia, poi sarà la volta delle
Americhe e, nel 2012, dell’Europa.
Far conoscere l’Africa è stato, dunque,
l’obiettivo dell’evento. Di questo Continente i
Trentini vedono solo gli immigrati, ma non sanno
molto. L’incontro ha favorito l’avvicinamento
del Continente africano attraverso dibattiti sulla
salute, sull’economia, sulle condizioni della donna,
sulla comunicazione, sulla formazione. Per
conoscere più direttamente la cultura africana
ci sono stati momenti di musica, cinema, spettacolo
e letteratura. Nella città di Trento sono stati
allestiti mercatini di artigianato africano e una
mostra fotografica.
Nel Continente africano, scosso da conflitti
più o meno palesi, caratterizzato da grandi disuguaglianze
sociali, minato da piaghe endemiche,
i motivi di disperazione e sconforto si mescolano
a segni di speranza. Per questo i missionari
trentini dicono che il seme non è stato gettato
invano, anche se il quadro resta con molte
ombre. Lo hanno ribadito nei loro interventi i missionari
intervenuti al gruppo di lavoro sull’economia,
coordinato da p. Franco Cellana, missionario
della Consolata.
Dalle voci dei missionari emerge, grave, la preoccupazione
che quanto è stato costruito sul piano
materiale e spirituale non vada disperso, venendo
meno la loro presenza, per ragioni in primo
luogo anagrafiche. “Sarà in grado il clero africano
di succedere nella gestione delle opere? Lo
abbiamo sufficientemente preparato?” - si domandano
le Congregazioni missionarie, preoccupate
altresì di assicurarsi autonomia finanziaria.
Ma anche la Chiesa africana è preoccupata
per la propria indipendenza economica e soltanto
in alcune zone, non toccate da guerre decennali,
essa riesce a programmare sul medio e lungo

periodo i propri investimenti, acquistando terreni,
promuovendo attività industriali e commerciali.
La prima edizione della manifestazione “Sulle
rotte del mondo” si è conclusa il 3 ottobre con la
veglia missionaria nel Duomo. La veglia è iniziata
con un lungo corteo, da piazza Duomo fino
all’interno della chiesa, accompagnato dai
tamburi e dai balli coinvolgenti di giovani africani,
e accolto dall’applauso di una folla di persone.
“La musica ha introdotto la nostra celebrazione”
- ha esordito mon. Bressan – “e con essa
ogni persona ha portato la ricchezza della propria
comunità. Questa veglia chiude una settimana
afrotrentina intensa, ma serve anche ad
aprirci al mondo intero”. Una settimana davvero
intensa quella trascorsa, all’insegna di incontri,
dibattiti, scambi testimonianze.
Durante la veglia, William, giovane congolese,
e Edna, ragazza della Guinea Bissau, hanno
parlato della loro Africa: “È la nostra madre terra,
con le sue antichissime tradizioni e i suoi valori,
quali il rispetto della persona, la solidarietà familiare
e comunitaria, la condivisione e il sostegno
dei più deboli, degli orfani, delle donne, degli
anziani. Da noi si dice «Quando muore un anziano,
si brucia una biblioteca», perché i vecchi
sono portatori di saggezza ancestrale”. Hanno
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
ZOOM
Foto: G. Zotta
citato ancora altri proverbi africani: «Chi non ha
sofferto, non vede la sofferenza altrui»; «La pazienza
è un albero: le radici sono amare, ma i
frutti dolcissimi». Questa saggezza antica, che
non deve essere dispersa, prova che “l’Africa,
nonostante i conflitti e le guerre, può dare ancora
tanto” – ha concluso Edna. Anche la testimonianza
di p. Giuseppe Filippi, missionario in Uganda
da 35 anni, da poco diventato vescovo della
sua diocesi in Africa, merita di essere ricordata:
“Il ruolo del missionario è il dialogo e l’ascolto
per combattere la paura dell’incertezza della
globalizzazione. Ogni cosa ha un senso e non
bisogna giudicare”.
L’Arcivescovo ha, infine, rinnovato il mandato
ai missionari trentini che operano nel mondo.
“Chiedo a voi di esprimere un mandato anche
per me” - ha concluso rivolgendosi ai missionari.
– “Siamo tutti inviati e messaggeri. E infine un augurio
affinché ci siano più vocazioni per partire”.
La veglia si è conclusa con il saluto dei missionari.
“L’Africa è giovane. Ci sono ragazzi che aspettano
salute, istruzione, opportunità di vita, speranza.
E imparate anche a comprendere gli immigrati
che vivono nella nostra comunità trentina”.
a cura di M.M.
155

Scambi di ESPERIENZE
Buone notizie dal Laos
Vicariato di Thakek: un’ordinazione sacerdotale
La Chiesa cattolica laotiana ha festeggiato
l’ordinazione di un nuovo sacerdote nella provincia
di Savannakhet, nel Laos centrale. Il 10
gennaio scorso, mons. Jean Sommeng Vorachak,
vicario apostolico di Savannakhet, ha presieduto
la cerimonia di ordinazione di p. Matteo
Somdet Kaluan. Il rito è stato celebrato nella cattedrale
di S. Luigi a Thakhek, sede della diocesi,
situata a sud-est della capitale Vientiane, a circa
280 Km di distanza. “Questo è un segno dell’amore
di Dio verso le sue pecore” - ha detto
mons. Jean Sommeng Vorachak, che ha esortato
il neo-sacerdote a farsi missionario fra il popolo,
“portando la Buona Novella alle popolazioni
tribali, che ancora non l’hanno ascoltata”. La
cerimonia di ordinazione di p. Matteo è diventata
un’occasione di festa per tutta la comunità
156
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
Foto: M. Freudmann
cattolica locale. Le persone, vestite in abiti tradizionali,
hanno intonato canti, hanno danzato e
hanno suonato strumenti musicali caratteristici
del Laos e della Thailandia.
P. Matteo Somdeth Kaluan ha 33 anni ed è
originario del distretto di Songkhone, nella provincia
di Savannakhet. Dopo aver completato il
triennio di preparazione per l’ingresso in seminario
nella casa parrocchiale di Savannakhet, ha
studiato filosofia e teologia al Seminario Maggiore
“John Mary Vianney”. Al termine della cerimonia
mons. Salvatore Pennacchio, Nunzio apostolico
in Thailandia, Cambogia e Singapore e Delegato
apostolico per Brunei, Laos, Malaysia e
Myanamar, ha ringraziato Dio per “aver inviato
un nuovo pastore alla Chiesa del Laos”. Ha impartito
a p. Matteo la benedizione del Papa e gli
ha donato una foto di Benedetto XVI.

Nel vicariato apostolico di Savannakhet vi sono
9 sacerdoti e 98 religiosi, al servizio di 13 mila
fedeli. La Chiesa in Laos annovera 43 mila cattolici
su un totale di 6 milioni di abitanti.
Vicariato di Vientiane: 680 battesimi in tre villaggi
Il Vicariato Apostolico di Vientiane, è affidato
dal 1983 alla cura pastorale di mons. Jean
Khamsé OMI. Dopo l’espulsione di tutto il personale
religioso straniero nel 1975, soltanto le Congregazioni
femminili hanno conosciuto una certa
vitalità, a fronte di due sole ordinazioni sacerdotali
di giovani Oblati laotiani, e dopo più di
trent’anni! P. Bennekhone Inthirat OMI, sacerdote
da poco più di un anno, ci informa che in tre
villaggi di etnia K’hmu, non lontano da Vientiane,
capitale del Laos, tra il 15 gennaio e il 26 febbraio,
680 persone hanno ricevuto il battesimo.
Mons. Khamsé ed egli stesso hanno presieduto il
solenne rito in tre villaggi.
La notizia contiene un sorprendente particolare.
Molti di questi catecumeni, ormai adulti o
anziani, erano in attesa da più di trent’anni del
battesimo, poiché erano stati avviati a far parte
della comunità ecclesiale dai Missionari francesi,
tutti Oblati di M.I., espulsi nel 1975. Come mai
tanti anni di attesa? Le informazioni che sono
giunte al riguardo dal Laos non forniscono spiegazioni,
ma resta il fatto che, nonostante la scarsissima
presenza di sacerdoti, si è potuto raggiungere
un così meraviglioso traguardo grazie
al lavoro dei catechisti e delle religiose. A noi
non resta che ringraziare il Signore per il lavoro di
tanti missionari e per il sangue dei Martiri che
continuano a benedire e a confortare il cammino
della piccola Chiesa laotiana.
Vicariato di Luang Prabang: eventi di gioia
Dopo 33 anni torna nel Vicariato di Luang
Prabang una comunità religiosa. Si tratta di tre
suore della Carità di Santa Giovanna Antida,
che hanno aperto un Centro per sordomuti nella
casa costruita da mons. Tito Banchong, attuale
amministratore apostolico e, dal 1975,
unico sacerdote del Vicariato apostolico. Autorizzando
quest’opera sociale, il Governo ha
Scambi di ESPERIENZE
dato segno di una certa apertura, che fa sperare
nella possibilità di una presenza stabile della
Chiesa, che potrebbe, quindi, in seguito contare
anche su qualche sacerdote locale. La
bella cittadina, oggi patrimonio dell’Unesco, fu
e rimane la Sede del Vicariato Apostolico, dove
hanno svolto il loro ministero i Missionari
Oblati italiani dal 1957 al 1975.
È lì, sulle montagne che la circondano, che
hanno versato il sangue i Servi di Dio p. Mario
Borzaga e il catechista Paolo Xyooj.
Il centro “Mario Borzaga school”
I1 16 febbraio 2007 nella Parrocchia di S. Antonio
a Trento giunge la richiesta di aiuto da
parte di fr. Gianni Dalla Rizza, camilliano, per
tanti bambini dimenticati, di etnia hmong, dispersi
in alcuni villaggi tra le montagne dell’alto
Laos. La cifra necessaria sembra, in un primo
momento, una follia: circa 30 mila Euro! È pur
vero che la metà sarà devoluta dalla fondazione
“Emmaus” di Zurigo...
La richiesta è presentata nei gruppi di catechesi
della parrocchia e subito nasce una gara
di solidarietà. I bambini della Prima Comunione
offrono l’equivalente di un regalo importante;
una bambina rinuncia a tutti i suoi regali; si organizzano
mercatini di fiori con il valido aiuto dei
genitori. In occasione del 50° anniversario di fondazione
della parrocchia l’offerta domenicale
viene donata in memoria del 50° di ordinazione
di p. Mario, il nostro missionario martire, per la costruzione
della scuola a lui dedicata.
La scuola è stata inaugurata a fine novembre,
nel 2008. Una targa ricorda: “Mario Borzaga
School - Donated by Trento and Emmaus Zurich”.
Il piccolo centro scolastico viene dotato
anche di acqua, preziosissima, attraverso un lavoro
quanto mai arduo, e di alcuni pannelli solari
per la scuola serale degli adulti. L’importo inviato
tramite il Centro Missionario Diocesano è
stato di 24.725 Euro, dalla parrocchia di S. Antonio,
e di 12.000 Euro, dalla Fondazione “Regina
Pacis” di Trento.
a cura di Angelo Pelis
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
157

Famiglia CLAVERIANA
Il pane di Sant’Antonio e le missioni
Maria Teresa Ledchówska, Fondatrice
delle Suore Missionarie di S.
Pietro Claver, agli inizi della sua
opera missionaria, per alleviare le
sofferenze che andava scoprendo
in Africa, cercò aiuto anche nell’intercessione
di Sant’Antonio di Padova.
Il “Pane di Sant’Antonio” è
una forma di aiuto ai poveri alquanto
diffusa in Europa. La sua
tradizione trae origine da uno degli
infiniti prodigi attribuiti al Santo, negli
anni che seguirono alla costruzione
della Basilica, a lui dedicata,
a Padova. Un bambino, di appena
venti mesi, lasciato incautamente
dalla madre accanto a un recipiente
pieno d’acqua, era annegato.
La mamma, disperata, fece
voto che “avrebbe donato ai poveri
tanto frumento quanto era il
peso del bambino, se il Santo lo
avesse risuscitato”. Il Signore Dio,
per l’intercessione del Santo, compì
il prodigio. Da allora nacque la
tradizione chiamata “il peso del
bambino”: i genitori promettevano
al Santo tanto pane quanto il peso
dei figli, in cambio della sua protezione
contro le malattie, le epidemie,
ecc. Con il tempo si consolidò l’abitudine di offrire
del pane in cambio d’una grazia accordata.
La pratica votiva venne in parte modificata
e istituzionalizzata alla fine dell’Ottocento, quando
crebbe l’interesse per le questioni sociali e le
condizioni di vita dei poveri. In molte chiese, accanto
alla statua di sant’Antonio, fu messa una
cassetta per il “pane di Sant’Antonio”.
L’amore per l’Africa rese Maria Teresa intraprendente
e per questo pensò di ricorrere al-
158
Foto: M.P. Wojak
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
l’usanza del pane di Sant’Antonio, che interpretò
come strumento di carità per contrastare
la fame in Africa e destinò in particolare al caso
dei bambini orfani. Già nell’anno 1896 ella
diede inizio a questo tipo di azione a sostegno
dell’Africa povera. Oggi, in Austria, quasi in
ogni parrocchia è viva un’organizzazione che si
riconosce nel motto: “Le donne aiutano le donne”.
Dopo la messa, viene distribuito ai fedeli un
“piccolo pane per grandi sofferenze” in cambio
di un’offerta. I ricavati di questa iniziativa

sono devoluti a progetti educativi in Africa.
Maria Teresa invitò frequentemente i missionari
provenienti dai diversi Paesi di missione, al loro
ritorno in patria, a tenere conferenze, per dare
loro l’opportunità di parlare ai benefattori e a
chiunque fosse stato interessato, delle missioni e
delle opere missionarie. Inoltre, come avevano
fatto le pie donne con Gesù e gli Apostoli, così
anche Maria Teresa accolse i missionari e le suore
missionarie in casa madre a Maria Sorg, nei
pressi di Salisburgo, per offrire loro la possibilità di
riposarsi, ricuperare la salute fisica e anche attingere
nuove forze spirituali. Questa sua opera è
continuata dalle sue figlie spirituali nelle diverse
comunità, specialmente in Austria, a Maria Sorg
e a Walpersdorf, dove spesso viene data ospitalità
a un missionario o a una suora missionaria. A
Walpersdorf, inoltre, dal 1966 ha luogo ogni anno,
regolarmente, un incontro missionario. Per
quest’occasione viene sempre invitato e ospitato
un missionario o una suora missionaria, perché
illustri la sua esperienza e si favorisca così una conoscenza
più diretta delle realtà delle missioni e
si rinnovi l’interesse per le terre di missione.
Il 14 maggio 2009 gli amici delle missioni si sono
incontrati con p. Walter Licklederer dei Missionari
del Sacro Cuore, che da vent’anni opera in
Brasile. Nella conferenza, anche attraverso la
proiezione di diapositive, il missionario ha cercato
di avvicinare gli ascoltatori alla vita della
Chiesa in Brasile, che è molto sostenuta dalla
collaborazione dei laici. Per il p. Licklederer è
motivo di grande gioia constatare l’aiuto che i
suoi fedeli danno spontaneamente alla diffusione
del messaggio evangelico, nonostante la calura,
la siccità o la pioggia. Con sguardo retrospettivo,
egli ha considerato quanto sia il bene
che è venuto sviluppandosi fra quelle popolazioni.
Al suo arrivo, vent’anni fa, in Itaitinga esisteva
soltanto una chiesa, e costruita per metà. A poco
a poco è stata ultimata e, inoltre, si sono costruite
chiese o cappelle in ognuna delle 20 comunità
a lui affidate, con una partecipazione
sempre più attiva dei fedeli. Sono molte le iniziative
religiose organizzate e guidate da laici che
hanno ricevuto precedentemente una forma-
Famiglia CLAVERIANA
zione specifica a questo proposito. La recita dell’Ufficio
delle ore o gli incontri di preghiera sono
esempi di queste cure pastorali affidate ai laici.
I missionari hanno operato anche nella vita
della società e dell’economia locale: hanno dato
il loro apporto nello scavare pozzi e nel costruire
i serbatoi dell’acqua per il rifornimento idrico
della popolazione. Inoltre, sono state fondate dai
laici e tenute in vita dagli stessi molte opere di soccorso
in favore dei bambini e dei giovani per toglierli
e proteggerli dal cattivo influsso della strada.
Ciò che più attrae p. Walter in Brasile, è la vivacità
della vita e la gioia di vivere, nonostante la povertà.
La condivisione della stessa fede e la gioiosa
prontezza all’aiuto vicendevole nel territorio
della parrocchia incoraggia tutti a non arrendersi.
Il missionario, fra l’altro, ha affermato: “È necessario
finanziare le opere di carità ed è necessario,
allo stesso modo, offrire l’aiuto di incessanti preghiere,
poiché si possono vedere con gioia i frutti
di bene che in questa giovane Chiesa sono cresciuti
e si sono sviluppati in autonomia”.
Maria Teresa aveva uno sguardo precorritore
sulla realtà missionaria: aveva capito che non
basta offrire aiuto alle missioni dall’esterno, perché
ogni missione deve cercare di crescere e di
vivere con le sue forze. Nel rapporto annuale del
1896 la Fondatrice scrisse: “Al Sodalizio di S. Pietro
Claver, poco dopo la sua fondazione, grazie
all’ispirazione di un missionario dei Padri Bianchi,
venne l’idea di aiutare le missioni tramite la vendita
dei loro prodotti”. Così fu importato e venduto
in Austria il vino dell’Africa del Nord e si importarono
e si vendettero nei mercatini della beneficenza
anche molti oggetti fatti a mano dagli
Africani. Il ricavato della vendita venne, quindi,
regolarmente inviato alle missioni. I negozi
odierni che si basano e sostengono il commercio
equo e solidale, hanno assunto e sviluppato
questo progetto.
Oggi, le suore claveriane seguono l’esempio
della Fondatrice. Come la beata Maria Teresa
Ledóchowska, vogliamo porre una fiducia illimitata
in Dio e rimanere fedeli alle missioni.
sr. Maria Paola Wojak, sspc
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009
159

Pagina della CONDIVISIONE
RINGRAZIAMENTO PROGETTO 10
Centro “Famiglia di Nazaret”
Con la presente lettera desidero ringraziare
voi, care suore claveriane, e i vostri generosi benefattori
per l’invio di 6.000 Euro per la costruzione
del “Nazareth Family Centre” in Nord Uganda.
Il progetto è stato, dunque, realizzato grazie
al contributo della Conferenza Episcopale Italiana,
ma grazie anche alle offerte di molte persone
buone, tra le quali siete anche voi.
Il Centro è destinato alla preparazione dei
giovani al matrimonio e ai corsi di formazione per
la pianificazione delle nascite e la prevenzione
dell’AIDS. I corsi sono destinati soprattutto ai giovani
dei campi profughi, dove le condizioni di vita,
estremamente dure e senza più regole, hanno
causato la disgregazione delle famiglie.
Il Signore benedica voi e tutti i benefattori.
sr. Silveria Pezzali, comboniana
Lira, Uganda
160
Ampliamento del convento e formazione
delle future missionarie
La nostra missione nella zona più povera della
Tanzania è stata fondata otto anni fa. Nel 2004,
grazie al vostro aiuto, abbiamo costruito un dispensario
per quei malati che, a causa della loro
povertà, non hanno accesso agli ospedali.
Ora ritorniamo a bussare alla vostra porta: la
casa delle suore era stata costruita per ospitare al
massimo 12 suore, ma ora siamo in 40, ed è divenuto,
quindi, indispensabile ampliare l’edificio.
Grazie a Dio, le vocazioni locali sono molte, buone
e impegnate. Sono il futuro della nostra missione e
la speranza per la nostra gente. Per questo osiamo
anche chiedervi un aiuto per potere affrontare le
spese mensili per l’istruzione scolastica delle future
suore. Crediamo, infatti, che sia necessario assicurare
loro una solida preparazione in vista del difficile
e importante compito che le attende.
Vi ringrazio anticipatamente per il vostro sostegno
e vi assicuro il nostro ricordo nella preghiera.
sr. Maria Luisa Salvatore
Suore Misionarie dei SS. Cuori di Gesù e Maria
Singida, Tanzania
Preghiamo di indirizzare le offerte a:
Congregazione delle Suore Missionarie di S. Pietro Claver - Via della Collina 18 - 38121 TRENTO
CCP n. 35483452
Eco dell’Africa e di altri continenti - 10/2009

Dicembre 2009
Intenzione di preghiera
Intenzioni
dell’Apostolato
della Preghiera
Generale
Perché i bambini siano rispettati e amati e mai siano vittime
di sfruttamento nelle sue varie forme.
Missionaria
Perché a Natale i popoli della terra riconoscano nel Verbo
Incarnato la luce che illumina ogni uomo e le Nazioni aprano
le porte a Cristo, Salvatore del mondo.
Commento all’intenzione missionaria
p. Giuseppe Inverardi, imc
La liturgia dell’Avvento è piena di riferimenti alla luce: la
luce che illumina i ciechi, che è vita e salvezza, e, secondo
la visione del profeta Isaia, la luce in cui cammineranno
tutte le nazioni.
Anche la liturgia del Natale è ricca di riferimenti alla luce.
Il più denso è quello del Prologo di Giovanni, che si
legge nella S. Messa del giorno di Natale: Cristo è la luce
degli uomini, la luce di ogni uomo; è la luce che splende
nelle tenebre; la luce vera, alla quale Giovanni rende testimonianza.
I molteplici riferimenti alla luce del periodo dell’Avvento
e del Natale hanno tutti una dimensione universale. Il
Natale non è, quindi, una festa dei soli cristiani. È la festa
dell’umanità, che viene infine raggiunta, illuminata e guarita
da Cristo, il Verbo del Padre. L’Avvento è il tempo del
grido: Vieni, Signore, a visitarci nella pace, perché possiamo
rallegrarci alla tua luce! o Astro che sorgi, splendore di
luce eterna e sole di giustizia, vieni e illumina! Il Signore viene,
andiamogli incontro: egli è la luce del mondo. La luce
e il mondo coesistono, ma soltanto là dove giunge la luce,
è possibile la vita. Soltanto dove c’è Cristo, c’è liberazione
e salvezza, vita e gioia.
L’eterno riposo
dona loro, o Signore,
risplenda a essi la luce perpetua,
riposino in pace. Amen
Date da ricordare
I nostri defunti
Don Urbano Prencipe
Troia (FG)
Filomena Fichera
Giarre (CT)
Pina Montialboldi
Corridonia (MC)
Marta Zanello
Caprile (BI)
Bruno Marchetti
Castelfranco Veneto (TV)
Lidia Santer
Merano (BZ)
Maddalena Rossi
Dogliani (CN)
1 dicembre
Giornata internazionale
contro l’Aids
2 dicembre
Giornata internazionale per
l’abolizione della schiavitù
3 dicembre
S. Francesco Saverio -
Giornata missionaria
dei sacerdoti
20 dicembre
Giornata internazionale per la
solidarietà umana

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