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Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress

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LA CAMERA 32<br />

Una domanda ha suscitato in me molti interrogativi e perplessità.<br />

Prima di tutto, avrei dovuto essere arrestata per un delitto ben deter<strong>min</strong>ato…<br />

naturalmente se l'avessi compiuto… Perché, dunque, non mi chiedevano di<br />

fornire uno scritto in cui riconoscessi la <strong>mia</strong> partecipazione al progetto che<br />

avrebbe dovuto condurre all'assassinio di Gamal Abdul Nasser, o meglio che<br />

riconoscessi come io stessa avessi concepito e pianificato il complotto… Se<br />

tutte le prove a carico erano state raccolte, perché non mi chiedevano di<br />

riconoscere tali fatti?<br />

Al contrario, essi mi domandavano di avanzare prove di un cri<strong>min</strong>e che non<br />

esisteva se non nella loro immaginazione…<br />

Tutte queste torture, supplizi e crudeltà non avevano altro scopo se non la loro<br />

volontà di combattere l'Islâm e distruggere le sue sacre fondamenta.<br />

Mi portarono di nuovo nell'ufficio di Shamsa Badran. Appena mi vide, disse<br />

con stupore forzato: "Oh… Come? Questa specie di p… è ancora viva? Hamza!<br />

Ti avevo detto di riportarmi il suo cadavare!"<br />

Hamza Bassiuni gli rispose: "Scusi, Eccellenza! Le detti le sue istruzioni, e sarà<br />

pronta ad eseguirle!".<br />

Shams Badran mi disse allora: "Su, p… Scrivi ciò che ti abbiamo chiesto di<br />

scrivere… Su, cosa aspetti??".<br />

Risposi: "Non scriverò altro che la verità, nuda e cruda… Se non vi sta bene<br />

non dovete fare altro che uccidermi… sarà un martirio per la gloria di Allah, se<br />

Egli vuole!".<br />

Hasan Khalil disse: "Non ti permetteremo di ottenere il martirio".<br />

Gli risposi: "Solo Allah può donare o rifiutare il martirio… e nessun altro".<br />

Irritato dalla <strong>mia</strong> perseveranza, Shams Badran disse a Safwat: "Su, Safwat,<br />

legala e am<strong>min</strong>istrale cinquecento frustate… Affinché possa riconoscere il suo<br />

Dio!"<br />

Mi legarono come al solito e mi frustarono crudelmente e generosamente…<br />

cinquecento colpi di frusta, non uno di meno… il massimo del dolore, l'apogeo<br />

<strong>della</strong> sofferenza… Poi tornai nella <strong>mia</strong> cella.<br />

Poco tempo dopo il mio ritorno nella cella, mi riportarono nell'ufficio di<br />

Shams Badran, che mi disse: "Su, specie di p… siediti qua!", indicandomi una<br />

sedia accanto alla sua scrivania. Poi aggiunse: "Alla fine hai capito che i nostri<br />

cuori sono ermetici dinanzi alle tue sventure e alle tue sofferenze… malgrado<br />

ciò, io sono sensibile al tuo caso… mio padre è un grande shaykh <strong>della</strong><br />

moschea Al-Azhar!!"<br />

Lo guardai con disprezzo…<br />

Da parte sua, riassunse presto la sua aria maledetta e mi disse con tono<br />

<strong>min</strong>accioso: "Specie di p… Su, Safwat! Portala alla n° 32!".<br />

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