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Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress

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Ma appena questo cri<strong>min</strong>ale mi vide, chiamò Safwat Rubi, e d'un solo colpo<br />

cambiò completamente la sua espressione iniziale, sul suo viso era ormai<br />

disegnata una collera rabbiosa, gli occhi sembravano insanguinati come quelli<br />

di un gufo, e con tono incollerito disse a Safwat: "Legala e am<strong>min</strong>istrale<br />

cinquecento colpi di frusta! Voglio che venga frustata atrocemente,<br />

crudelmente, in un modo tale da risultare impensabile anche per Shams<br />

Badran!!".<br />

Mi legarono come al solito e mi lasciarono <strong>nelle</strong> mani del mio abituale<br />

torturatore, Safwat Rubi. Questi si rimboccò le maniche, alzò la sua frusta e<br />

co<strong>min</strong>ciò ad eseguire gli ordini del suo capo, Shams!<br />

Furono cinquecento frustate complete, non una di meno, cinquecento frustate<br />

durante le quali non smisi di implorare il Signore: "Oh mio Dio… oh mio Dio",<br />

mentre Shams Badran continuava a rispondermi ripetendo: "Dov'è dunque il<br />

tuo Dio, che non smetti di chiamare? Che venga in tuo soccorso, se esiste<br />

veramente! Fai bene attenzione: se implori l'aiuto di Nasser, ti libererà<br />

immediatamente dal tuo supplizio!". Poi, si mise a bestem<strong>mia</strong>re contro Allah,<br />

delle bestemmie che perfino un empio, un pagano o un ateo convinto non<br />

oserebbero mai professare.<br />

Una volta ter<strong>min</strong>ato il supplizio, mi fecero scendere e mi dissero di stare in<br />

piedi, sui miei piedi sanguinanti. Poi, Shams Badran mi ordinò di fare un<br />

movimento, pretendendo che ciò avrebbe arrestato l'emorragia e lenito i miei<br />

dolori.<br />

Dopo un po', appoggiai la schiena al muro e mi sedetti. Ero in effetti molto<br />

stanca e spossata. Ma Safwat mi trascinò violentemente lontano dal muro.<br />

Non riuscii a rimanere in piedi e caddi per terra… In quel momento, Hamza<br />

Bassiuni, la belva <strong>della</strong> prigione militare, arrivò dicendo: "Sta facendo la<br />

commedia, Eccellenza!". A questo punto, svenni, e non mi risvegliai che<br />

accanto al dottore, che mi faceva un'iniezione intravenosa. Chiese che mi<br />

portassero un succo di limone, che effettivamente bevvi.<br />

Poi, Shamas Badran disse: "Allora, continuerai ad intestardirti così o farai ciò<br />

che ti chiediamo? Altrimenti, ti legheremo e ti frusteremo di nuovo, una<br />

seconda, una terza, una quarta, anche una nona volta, finché cederai o perirai!<br />

Non pensare che siamo incapaci di estorcerti ciò che vogliamo… ti stiamo<br />

soltanto dando l'occasione di farlo col <strong>min</strong>ore dei mali, capito? Chi ci<br />

impedirebbe, per esempio, di seppellirti viva?... Nessuno!".<br />

Risposi: "Le vie del Signore sono impenetrabili, Gli rendo grazie e sollecito la<br />

Sua soddisfazione".<br />

Mi rispose incollerito: "Non parlarmi in questo modo e non utilizzare questo<br />

stile con me!".<br />

Hasan Khalil, cercando di dissuadermi, disse: "Cerca di ragionare, figlia <strong>mia</strong>, e<br />

salvati la pelle finché sei in tempo… Nessuno dei tuoi pretesi fratelli potrà<br />

nulla per te, qui… Ciascuno di essi non pensa che a salvarsi la pelle, soltanto la<br />

sua pelle… corrono tutti verso la salvezza… E tu, resterai a terra!".<br />

Poi, tirò fuori un foglio e una stilo, continuando a proferire le sue <strong>min</strong>acce o i<br />

suoi cosiddetti consigli: "Su, Safwat, portala all'ospedale e lasciala scrivere<br />

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