Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
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UNA TENTAZIONE NELLA MIA VALIGIA E UN MESSAGGIO SCRITTO DA NASSER La porta della cella si chiuse su di me, e mi ritrovai in un altro mondo. La fatica, la solitudine, il dolore e le sofferenze mi avevano colpita profondamente nel corpo e nello spirito. Mi gettai sul materasso per cercare di addormentarmi e riposarmi, ma invano. Malgrado la fatica e l'esaurimento, non potei trovare il sonno. Mi giravo come su chiodi di fuoco. Effettivamente, i colpi di frusta e i calci che mi avevano dato mi avevano praticamente fatto a pezzi il corpo, e le ingiurie e gli insulti, i più maleducati che avessi mai udito, mi avevano ferito e spezzato lo spirito! Rimasi dunque sveglia fino all'alba. Sentimmo allora l'appello alla preghiera del Fajr. Ulayah e Ghadah si svegliarono. Compimmo le abluzioni e pregammo insieme; mi trovavo in uno stato pietoso. Ulayah mi guardò e mi disse: "Il medico mi ha dato dei calmanti, ne vuoi prendere, hajja?". Risposi: "Perché no? Dammene uno, Ulayah". Presi il calmante e mi addormentai. Ma il sonno non tardò ad abbandonarmi. Un corpo e uno spirito in un tale stato non potevano abbandonarsi facilmente al sonno. Allora decidemmo di recitare qualche versetto del Corano. Cosa c'è di meglio in effetti della lettura del Corano per lenire degli spiriti atterriti? Facemmo qualche rak'a di preghiera. Ghadah aveva preso l'abitudine, fin dal suo arrivo, di scrivere la data di ogni giorno sul muro della cella. Disse: "Oggi è l'8 ottobre". Risposi: "Che Allah ce lo faccia trascorrere senza problemi", e Ulayah aggiunse: "InshaAllah!". A mezzogiorno, la porta si aprì e vedemmo Safwat accompagnato da due soldati che portavano una grande valigia. Riconobbi dal primo sguardo che questa valigia mi apparteneva!! Safwat la aprì urlando: "Zaynab! Sono dei vestiti per te, che ti abbiamo portato da casa tua", e cominciò a tirare fuori i miei effetti personali e a farmeli vedere. Poi, rimise tutto dentro la valigia e la chiuse. La valigia era stata preparata come per un lungo viaggio. Gli chiesi: "Ma chi ha chiesto tutte queste cose, e chi le ha portate?". Rispose: "Le abbiamo chieste noi, e te le ha portate tua sorella". Poi ordinò ai due soldati di andarsene con la valigia!!... restò ancora un po', poi se ne andò anche lui. Quando le guardie se ne andarono, mi assopii e stavo per perdere i sensi. Ghadah e Ulayah si precipitarono allora accanto a me e si misero a massaggiarmi le mani e i piedi per impedirmi di sprofondare in coma, cercando di confortarmi e lenirmi lo spirito, dicendo: "Non è niente, hajja… hanno visto che avevi bisogno di vestiti e li hanno chiesti! Non è per niente grave, è normale, pellegrina!". Risposi: "No, no e no, Ulayha! È una catastrofe! Una sventura". Ulayah mi disse: "Perché pellegrina? Hanno visto che i tuoi vestiti erano tutti stracciati e te ne hanno portati degli altri, ed è vero che ne avevi bisogno, è veramente ora di cambiarti hajja!". 66
Le spiegai: "No, no, Ulayah! Non hai capito? Si tratta di una tentazione! Perché hanno portato dei vestiti a me e non alle altre? A cosa mira questa gentilezza dell'ultimo minuto? Davvero, non sono tranquilla e ciò mi fa paura… penso di essere all'inizio di una prova delle più difficili, ancora più difficile di quelle che ho dovuto sopportare fino ad ora; che Allah mi aiuti col Suo aiuto e il Suo sostegno, ne ho talmente bisogno!" Poi cominciai a pregare Allah di venirmi in soccorso con il Suo aiuto e la Sua protezione. Giunse l'ora dell' 'Asr, cominciammo la preghiera, ma prima che potessimo terminare Safwat entrò nella cella e mi tirò selvaggiamente per il braccio dicendo: "Su, vieni con me!", e chiuse la porta su Ghadah e Ulayah. Mi portò in fondo al corridoio, poi mi gettò in una cella buia, puzzolente, umidissima e piena di ratti selvatici spaventosi. Mi sentii terrorizzata. Tremavo di paura e di freddo. L'umidità del suolo e l'oscurità del luogo non facevano che accrescere la mia paura e la mia sofferenza. Cominciai a salmodiare il Nome di Allah per vincere la paura, mi misi a pregare e salmodiare, ricordandomi del versetto coranico che dice appunto: …coloro che credono, che rasserenano i loro cuori al Ricordo di Allah. In verità i cuori si rasserenano al Ricordo di Allah (Corano XIII. Ar-Ra'd, 28) All'improvviso, la lampada si accese e Sawfat entrò tendendomi una busta e dicendo: "Tieni, leggi questo messaggio specie di p…!". Guardai il foglio, c'era scritto in alto "Gabinetto del Presidente della Repubblica, sua Eccellenza Gamal Abdul Nasser… Zaynab Al-Ghazali Al-Jabîlî deve essere torturata molto peggio di quanto facciate con gli uomini!", firmato: Gamal Abdul Nasser, Presidente della Repubblica. La lettera portava il sigillo della Presidenza della Repubblica… Dopo aver letto il messaggio, lo ridiedi a Safwat dicendogli: "Allah è Più Grande di tutti voi… Allah è con noi…" Cominciò allora a fissarmi col suo sguardo malefico e ad insultarmi con le peggiori e più maleducate delle ingiurie. Da parte mia, stavo zitta. Allora chiuse la porta della cella e se ne ando. Poco dopo, sentii Safwat gridare forte e chiaro: "Attenti!". La porta della cella si aprì di nuovo su Hamza Bassiuni che mi disse: "È la tua ultima possibilità… Hai soltanto un'ora per riflettere ed ascoltare la voce della ragione. Pensaci bene e sappi apprezzare i tuoi interessi e il tuo bene. Ti ho fatto portare dei vestiti nuovi perché tu possa incontrare il maresciallo AbdulHakim Amer e il Presidente Gamal Abdul Nasser, e tu possa cambiare idea immediatamente dopo l'incontro". Poi si rivolse a Safwat: "Leggile il messaggio, Safwat!". Allora questi, ridendo, lesse: "Zaynab Al-Ghazali Al-Jabîlî deve essere torturata molto peggio di quanto facciate con gli uomini!", firmato: Gamal Abdul Nasser, Presidente della Repubblica. 67
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UNA TENTAZIONE NELLA MIA VALIGIA<br />
E UN MESSAGGIO SCRITTO DA NASSER<br />
La porta <strong>della</strong> cella si chiuse su di me, e mi ritrovai in un altro mondo. La<br />
fatica, la solitudine, il dolore e le sofferenze mi avevano colpita<br />
profondamente nel corpo e nello spirito. Mi gettai sul materasso per cercare di<br />
addormentarmi e riposarmi, ma invano. Malgrado la fatica e l'esaurimento,<br />
non potei trovare il sonno. Mi giravo come su chiodi di fuoco. Effettivamente, i<br />
colpi di frusta e i calci che mi avevano dato mi avevano praticamente fatto a<br />
pezzi il corpo, e le ingiurie e gli insulti, i più maleducati che avessi mai udito,<br />
mi avevano ferito e spezzato lo spirito!<br />
Rimasi dunque sveglia fino all'alba. Sentimmo allora l'appello alla preghiera<br />
del Fajr. Ulayah e Ghadah si svegliarono. Compimmo le abluzioni e pregammo<br />
insieme; mi trovavo in uno stato pietoso. Ulayah mi guardò e mi disse: "Il<br />
medico mi ha dato dei calmanti, ne vuoi prendere, hajja?".<br />
Risposi: "Perché no? Dammene uno, Ulayah".<br />
Presi il calmante e mi addormentai. Ma il sonno non tardò ad abbandonarmi.<br />
Un corpo e uno spirito in un tale stato non potevano abbandonarsi facilmente<br />
al sonno. Allora decidemmo di recitare qualche versetto del Corano. Cosa c'è<br />
di meglio in effetti <strong>della</strong> lettura del Corano per lenire degli spiriti atterriti?<br />
Facemmo qualche rak'a di preghiera. Ghadah aveva preso l'abitudine, fin dal<br />
suo arrivo, di scrivere la data di ogni giorno sul muro <strong>della</strong> cella. Disse: "Oggi è<br />
l'8 ottobre". Risposi: "Che Allah ce lo faccia trascorrere senza problemi", e<br />
Ulayah aggiunse: "InshaAllah!".<br />
A mezzogiorno, la porta si aprì e vedemmo Safwat accompagnato da due<br />
soldati che portavano una grande valigia. Riconobbi dal primo sguardo che<br />
questa valigia mi apparteneva!!<br />
Safwat la aprì urlando: "Zaynab! Sono dei vestiti per te, che ti abbiamo portato<br />
da casa tua", e co<strong>min</strong>ciò a tirare fuori i miei effetti personali e a farmeli<br />
vedere. Poi, rimise tutto dentro la valigia e la chiuse. La valigia era stata<br />
preparata come per un lungo viaggio. Gli chiesi: "Ma chi ha chiesto tutte<br />
queste cose, e chi le ha portate?". Rispose: "Le abbiamo chieste noi, e te le ha<br />
portate tua sorella".<br />
Poi ordinò ai due soldati di andarsene con la valigia!!... restò ancora un po',<br />
poi se ne andò anche lui.<br />
Quando le guardie se ne andarono, mi assopii e stavo per perdere i sensi.<br />
Ghadah e Ulayah si precipitarono allora accanto a me e si misero a<br />
massaggiarmi le mani e i piedi per impedirmi di sprofondare in coma,<br />
cercando di confortarmi e lenirmi lo spirito, dicendo: "Non è niente, hajja…<br />
hanno visto che avevi bisogno di vestiti e li hanno chiesti! Non è per niente<br />
grave, è normale, pellegrina!".<br />
Risposi: "No, no e no, Ulayha! È una catastrofe! Una sventura".<br />
Ulayah mi disse: "Perché pellegrina? Hanno visto che i tuoi vestiti erano tutti<br />
stracciati e te ne hanno portati degli altri, ed è vero che ne avevi bisogno, è<br />
veramente ora di cambiarti hajja!".<br />
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