Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress

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02.06.2013 Views

La porta della cella si aprì perché i guardiani mi potessero gettare una coperta e un cuscino. Erano ormai diciotto giorni che dormivo per terra, senza materasso, né cuscino, né coperta. Qualche istante dopo, la guardia tornò con altre due coperte e due cuscini; ciò mi sorprese molto, ma la sorpresa non tardò a dissiparsi quando la porta si aprì di nuovo su Safwat e Hamza Bassiuni, accompagnati da Ghadah e Ulayah. Allora capii che avrebbero condiviso con me la cella delle torture. Ulayah avanzò verso di me e mi abbracciò. Quanto a me, ero come in uno stato di incoscienza rispetto a tutto ciò che mi circondava; sentivo tuttavia Ulayah interrogarsi dicendo: "Sei proprio tu, hajja Zaynab?". Mi voltai verso Ghadah che stava piangendo. Guardai allora Ulayah con tristezza, e le chiesi: "Davvero non mi hai riconosciuta?". Rispose: "No, no, no. Non ti ho assolutamente riconosciuta pellegrina, sei molto cambiata e terribilmente dimagrita, sembri tuo fratello Sa'ad Din". Dissi: "Questo è normale, poiché non sai ciò che ho dovuto sopportare qui. Inoltre, tutto ciò che mangio è un cucchiaio di insalata al giorno, che mi porta di nascosto uno dei soldati, per paura di farsi scoprire mentre aiuta una detenuta". Poi Ulayah cercò di arrangiare i letti, con le coperte e i cuscini che avevano portato. Poi si sedette e mi chiese una copia del Corano; la povera innocente pensava che avessimo a che fare con degli esseri umani. Non sapeva che eravamo ospiti dei nemici giurati del Corano! "Dovrei aspettare l'autorizzazione per questo?...". Ghadah mi diede allora un Corano di piccolo formato, e anche Ulayah ne aveva uno. Ci sedemmo, ma quando volli distendere le gambe per riposarmi un po', le mie due compagne videro le tracce di torture e di colpi di frusta sui miei piedi, e Ulayah prese ad interrogarmi in proposito. Allora le recitai il versetto coranico: Giuro che Allah ha maledetto la gente del Fossato (Al-Uhkdud), dal fuoco incessantemente attizzato, quando se ne stavano seduti accanto, testimoni di quel che facevano ai credenti. E non li tormentavano che per aver creduto in Allah, il Potente, il Degno di lode… (Corano LXXXV. Al-Buruj, 4- 8) Ghadah si mise allora a piangere in silenzio, e Ulayah mi interrogò con stupore: "Ma come possono ammettere di fare tutto ciò a una donna?". Povera Ulayah, non poteva concepire fino a che punto il potere di Nasser fosse malefico e a che punto egli provasse un odio immenso per Allah e i Suoi fedeli. IL DECESSO DI RIFÂT MUSTAFA NAHHAS Ulayha volle cambiare argomento per uscire un po' dal clima pesante della detenzione. Mi raccontò il decesso di Rifât Mustafa Nahhas. Non potei allora impedirmi di implorare il Signore in questi termini: "Mio Signore, Tu non sai cosa fartene del suo castigo, ed egli ha bisogno della Tua clemenza, accordagli dunque la Tua clemenza!". 52

Seppi anche che era morto soltanto due giorni dopo il mio arresto. Ulayah mi descrisse le sue esequie, le enormi masse di gente che si erano precipitate per prendervi parte, al punto tale che tutte le strade erano bloccate, le manifestazioni di compassione, la processione dalla casa del defunto fino a giungere alla moschea di Al-Husseyn, gli slogan che proclamavano che non vi era alcun leader dopo Nahhas, gli slogan dei Fratelli Musulmani che si erano infiltrati nel corteo funebre, ecc. I servizi d'ordine e le autorità cercarono di impedire e frenare gli straripamenti, ma invano. Mi riferì anche i commenti dei mezzi di informazione stranieri sull'avvenimento. Fu una lunga e appassionata conversazione, che mi confortò enormemente. In effetti, sembrava che le masse popolari avessero colto l'occasione della scomparsa di Rifât Mustafa Nahhas per esprimere chiaramente e francamente la loro posizione e proclamare chiaro e forte: "Non vi sarà alcun leader dopo di te, Nahhas!" Con tali slogan, le masse egiziane gridavano il loro dolore e il loro sentimento d'ingiustizia e di privazione subite… come se volessero dire: "Morte a Nasser e abbasso il potere attuale! Abbasso coloro che portano una maschera, siete stati smascherati e le vostre truffe devono finire! O preteso salvatore della patria, smetti con le menzogne e le futilità. Oh pseudo-idolo di milioni e milioni di persone, hai ordinato di manipolare, e alla fine hai creduto alle tue stesse manipolazioni, quando non sei altro che un prodotto dei mass media manipolati e dei giornalisti che hanno venduto la loro anima al diavolo! Un giorno il fuoco ti brucerà, il fuoco della verità… Non sarete più nient'altro che cenere bruciata, miraggio dei miraggi…" Chiesi ad Ulayah di proseguire. Mi riferì che la gente parlava dell'arresto di più di una ventina di migliaia di persone, tra coloro che avevano preso parte ai funerali di Mustafa Nahhas. È in effetti vero che le ossequie di Nahhas furono l'occasione per le masse egiziane di esprimere il loro sentimento di rigetto contro il potere in carica, e con lo slogan "Nessun leader dopo di te, Nahhas!" era lo stesso potere di Nasser ad essere interessato. La gente esprimeva il proprio bisogno di giustizia, di libertà e di trasparenza. Il racconto di Ulayah mi riportava lontano, nel passato, ai miei ricordi con Mustafa Nahhas, quest'uomo che non aveva mai avuto sentimenti di odio verso i suoi avversari, e nemmeno verso i suoi nemici giurati. Non aveva alcun problema a riconoscere i propri torti e i propri errori quando ne commetteva. Aveva veramente la statura di un leader nazionale. Chiesi alla mia interlocutrice se mio fratello Seif Ghazzali, di obbedienza wafdita, fosse stato arrestato. Non mi rispose. Regnò il silenzio; credette allora che temessi per la vita di mio fratello, mi diede un colpetto sulla spalla e mi disse: "Oh, hajja, tutto obbedisce al destino decretato dal Signore". Non temevo per la vita di nessuno. In effetti, immaginavo nella mia testa l'immagine grandiosa delle esequie di Mustafa Nahhas, così come mi erano state descritte da Ulayah; tale immagine era un segno splendente e forte della vivacità di questa nazione, malgrado lo sforzo enorme dei mezzi di informazione e della propaganda del despota per manipolarla e sottometterla 53

Seppi anche che era morto soltanto due giorni dopo il mio arresto. Ulayah mi<br />

descrisse le sue esequie, le enormi masse di gente che si erano precipitate per<br />

prendervi parte, al punto tale che tutte le strade erano bloccate, le<br />

manifestazioni di compassione, la processione dalla casa del defunto fino a<br />

giungere alla moschea di Al-Husseyn, gli slogan che proclamavano che non vi<br />

era alcun leader dopo Nahhas, gli slogan dei Fratelli Musulmani che si erano<br />

infiltrati nel corteo funebre, ecc.<br />

I servizi d'ordine e le autorità cercarono di impedire e frenare gli<br />

straripamenti, ma invano.<br />

Mi riferì anche i commenti dei mezzi di informazione stranieri<br />

sull'avvenimento. Fu una lunga e appassionata conversazione, che mi confortò<br />

enormemente. In effetti, sembrava che le masse popolari avessero colto<br />

l'occasione <strong>della</strong> scomparsa di Rifât Mustafa Nahhas per esprimere<br />

chiaramente e francamente la loro posizione e proclamare chiaro e forte: "Non<br />

vi sarà alcun leader dopo di te, Nahhas!"<br />

Con tali slogan, le masse egiziane gridavano il loro dolore e il loro sentimento<br />

d'ingiustizia e di privazione subite… come se volessero dire: "Morte a Nasser e<br />

abbasso il potere attuale! Abbasso coloro che portano una maschera, siete stati<br />

smascherati e le vostre truffe devono finire! O preteso salvatore <strong>della</strong> patria,<br />

smetti con le menzogne e le futilità. Oh pseudo-idolo di milioni e milioni di<br />

persone, hai ordinato di manipolare, e alla fine hai creduto alle tue stesse<br />

manipolazioni, quando non sei altro che un prodotto dei mass media<br />

manipolati e dei giornalisti che hanno venduto la loro anima al diavolo! Un<br />

giorno il fuoco ti brucerà, il fuoco <strong>della</strong> verità… Non sarete più nient'altro che<br />

cenere bruciata, miraggio dei miraggi…"<br />

Chiesi ad Ulayah di proseguire. Mi riferì che la gente parlava dell'arresto di<br />

più di una ventina di migliaia di persone, tra coloro che avevano preso parte ai<br />

funerali di Mustafa Nahhas. È in effetti vero che le ossequie di Nahhas furono<br />

l'occasione per le masse egiziane di esprimere il loro sentimento di rigetto<br />

contro il potere in carica, e con lo slogan "Nessun leader dopo di te, Nahhas!"<br />

era lo stesso potere di Nasser ad essere interessato. La gente esprimeva il<br />

proprio bisogno di giustizia, di libertà e di trasparenza.<br />

Il racconto di Ulayah mi riportava lontano, nel passato, ai miei ricordi con<br />

Mustafa Nahhas, quest'uomo che non aveva mai avuto sentimenti di odio<br />

verso i suoi avversari, e nemmeno verso i suoi nemici giurati. Non aveva alcun<br />

problema a riconoscere i propri torti e i propri errori quando ne commetteva.<br />

Aveva veramente la statura di un leader nazionale.<br />

Chiesi alla <strong>mia</strong> interlocutrice se mio fratello Seif Ghazzali, di obbedienza<br />

wafdita, fosse stato arrestato. Non mi rispose. Regnò il silenzio; credette allora<br />

che temessi per la <strong>vita</strong> di mio fratello, mi diede un colpetto sulla spalla e mi<br />

disse: "Oh, hajja, tutto obbedisce al destino decretato dal Signore".<br />

Non temevo per la <strong>vita</strong> di nessuno. In effetti, immaginavo nella <strong>mia</strong> testa<br />

l'immagine grandiosa delle esequie di Mustafa Nahhas, così come mi erano<br />

state descritte da Ulayah; tale immagine era un segno splendente e forte <strong>della</strong><br />

vivacità di questa nazione, malgrado lo sforzo enorme dei mezzi di<br />

informazione e <strong>della</strong> propaganda del despota per manipolarla e sottometterla<br />

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