Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
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icercare le fonti e le cause del ritardo accumulato dall'Islâm in tutti i<br />
do<strong>min</strong>ii".<br />
Mi interruppe per dirmi: "Signora Zaynab, le ho già detto che hanno<br />
confessato tutto".<br />
Continuai: "Può darsi, e certamente hanno confessato ciò che i torturatori<br />
volevano che confessassero. Hanno dovuto allora cedere e riconoscere dei fatti<br />
inesistenti… come le ho già detto, tutto ciò che hanno fatto è stato studiare<br />
l'Islâm. Il nostro obiettivo è quello di formare una generazione di musulmani<br />
che conoscano bene la loro religione e vi si confor<strong>min</strong>o nella <strong>vita</strong> quotidiana.<br />
Se per voi ciò è un cri<strong>min</strong>e, siete dunque liberi di pensarlo!"<br />
Mi giurò allora di non essere venuto se non per aiutarmi, e disse di volere solo<br />
il mio interesse. Lo ringraziai e gli spiegai che non avevo mai sognato di<br />
diventare funzionario, né tanto meno <strong>min</strong>istro. Gli spiegai che avevo dedicato<br />
la <strong>mia</strong> <strong>vita</strong> all'Islâm, e che i portafogli <strong>min</strong>isteriali non mi interessavano<br />
nemmeno lontanamente, poiché non sono fatta per questo, il mio solo e unico<br />
scopo era rendere servizio all'Islâm e nient'altro. Allora si alzò, e prima di<br />
andarsene mi disse: "Lei è libera di fare come le pare, le abbiamo offerto i<br />
nostri servizi, ma lei persiste nell'intestardirsi".<br />
Un'ora dopo la sua partenza, Ryadh e Safwat arrivarono; il primo mi aveva<br />
<strong>min</strong>acciato varie volte di morte, se non gli avessi detto ciò che voleva sentire.<br />
Mi picchiarono di nuovo, poi mi riportarono nella <strong>mia</strong> cella. Era l'alba.<br />
DELLE FIGURE CARE<br />
ENTRANO NELLA MIA CELLA<br />
Nel pomeriggio, sentii delle voci che conoscevo e che amavo tanto. Mi alzai<br />
con difficoltà e guardai attraverso lo spioncino; Hamza Bassiuni e il suo<br />
sicario Safwat mi coprivano la vista. Tuttavia, riconobbi delle voci che mi<br />
erano familiari. Quando i due uo<strong>min</strong>i si spostarono, potei vedere i visi a cui<br />
appartenevano le voci familiari. Erano Ulayah Hasan e Ghadah Ammar, due<br />
sorelle musulmane. Mi sedetti, perché i due miscredenti non mi scoprissero<br />
mentre guardavo dallo spioncino. Tuttavia, il dispiacere do<strong>min</strong>ava tutti i miei<br />
sentimenti, e mi misi a pregare Allah (subhânaHu waTa'ala), implorandoLo di<br />
e<strong>vita</strong>re il peggio ai miei fratelli e sorelle. Riflettevo sulla <strong>mia</strong> situazione e su<br />
quella dei miei compagni. Ulayah era incinta e stava per partorire. Come<br />
avevano osato arrestarla? E Ghadah, che cosa ne avevano fatto del suo<br />
neonato? Ah! Come potevano essere crudeli e inumani!<br />
Ah! Come degli esseri umani possono obbedire così ciecamente ai loro<br />
sovrani, disfarsi <strong>della</strong> loro anima e <strong>della</strong> loro coscienza, e diventare torturatori<br />
del loro stesso popolo?<br />
Maledetto Nasser! Maledetta dittatura! Maledetto tu che non hai mai smesso<br />
di imbrogliare il tuo popolo! Maledetto!<br />
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