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Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress

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grida dei fratelli che stavano torturando, uno dopo l'altro. Mi ricordo ancora<br />

del nome di alcuni di loro: Mursi Mustafa, Faruk Sawi, Tahir AbdulAziz Salim,<br />

ecc.<br />

Il preteso procuratore tornò, accompagnato da Hamza Bassiuni e Safwat Rubi.<br />

Hamza mi disse: "Perché non vuoi metterti d'accordo col signor procuratore?<br />

Noi tutti cerchiamo di farti uscire da questo pasticcio in cui ti sei cacciata; io<br />

conosco bene tuo marito, è un uomo perbene, e tu lo stai mettendo in una<br />

situazione difficile!! Hasan Al-Hudaybi ci ha detto tutto, e anche gli altri<br />

Fratelli, e tu come mai non vuoi salvarti la pelle come hanno fatto loro?".<br />

Risposi: "Davvero i Fratelli vi hanno detto tutto? Allora perché continuate a<br />

frustarli e a crocifiggerli? Io non mento, né per me stessa, né per i Fratelli<br />

Musulmani. Noi siamo semplicemente musulmani al servizio dell'Islâm.<br />

Questa è la nostra azione!!".<br />

Dietro a loro stavano quattro sicari, che facevano vibrare la loro frusta sul<br />

pavimento per farmi paura. Guardai verso il preteso procuratore e gli dissi: "E<br />

queste fruste, eccellenza? Forse fanno parte degli articoli <strong>della</strong> nostra<br />

Costituzione, che si insegna <strong>nelle</strong> facoltà di legge?"<br />

A questo punto, Hamza Bassiuni si sentì obbligato a darmi uno schiaffo<br />

dicendomi in tono violento: "Specie di p…, ci renderai pazzi! Posso sotterrarti,<br />

così come ho sotterrato ogni giorno decine di voi!".<br />

Guardai di nuovo in direzione del sedicente procuratore, dicendogli: "Perché<br />

non annota, eccellenza, queste parole nel suo rapporto? Semmai esista un<br />

rapporto!"<br />

Hamza Bassiuni mi fissò con sdegno e disse: "Su, arrangiatevi voi con lei, io<br />

volevo aiutarla, ma lei non vuole capire che noi vogliamo il suo interesse,<br />

allora fate il vostro lavoro, su!".<br />

Queste parole ebbero l'effetto di un comandamento sacro su Safwat e i suoi<br />

sgherri, che sbattevano la frusta ogni tanto contro il muro e ogni tanto contro<br />

la parete. All'improvviso, co<strong>min</strong>ciarono a riversare i loro colpi su di me. Chiusi<br />

gli occhi per paura che le frustate li colpissero. I colpi di frusta si<br />

moltiplicavano e si abbattevano selvaggiamente su tutto il mio corpo.<br />

Mi lamentavo dinanzi ad Allah, ed ogni volta che le mie sofferenze<br />

aumentavano Gli rivolgevo delle invocazioni, gridando: "Mio Dio!".<br />

Più tardi, mi lasciarono, dopo che Safwat Rubi mi aveva messa contro il muro<br />

ordinandomi di tenere le mani alzate. Durante tutto il tempo, non smisi di<br />

implorare il Signore di venire in mio aiuto, trasmettendomi pace e serenità.<br />

Qualche ora dopo, Safwat tornò, accompagnato da un nero di nome Sambo.<br />

Mi picchiarono entrambi sul viso, prima di riportarmi nella <strong>mia</strong> cella e di<br />

chiudermi dentro.<br />

Qualche istante dopo, sentii l'appello alla preghiera del Fajr. La compii allora,<br />

rivolgendomi al Signore e invocandoLo: "Se non sei in collera con me, Signore,<br />

poco importano le sofferenze e i dolori, l'essenziale è che riceva il Tuo<br />

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