Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress

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Qualche istante più tardi, tornarono e mi portarono in un luogo cupo, oscuro e spaventoso e mi lasciarono là per più di due ore. Avevo la testa rivolta contro il muro, mi avevano detto di non muovermi, e prima di andarsene mi avevano intimato: "Ecco, la tua ora è arrivata, specie di p…!" Cominciai a pensare a quanto mi avevano detto, e implorai l'Onnipotente di concedermi la pace dell'anima e la serenità dello spirito, e di permettermi di morire musulmana. Poi, mi misi a recitare la Fâtihah e Sûratu-l-Baqara 2 , e avevo l'impressione di recitarle per la prima volta in vita mia! La recitazione di tali sure mi fece dimenticare ciò che mi circondava, finché mi svegliò lo schiaffo di una mano rude, mentre la luce della cella veniva accesa. Poi, quest'uomo cominciò a picchiarmi dovunque. Alla fine, mi diede tre fogli bianchi e mi disse con tono ingiurioso: "Su, riempi questi fogli!". Dopo un po' arrivarono altri tre uomini, che gli ordinarono di picchiarmi di nuovo, e rivolgendosi a me dissero: "Così non dimenticherai di scrivere tutto ciò che ti ordineremo, specie di p…!" L'uomo eseguì l'ordine; dopo un po' gli ordinarono di smettere. Uno di essi mi prese per il braccio e mi gettò contro il muro. Più tardi seppi che il suo nome era Hamza Bassiuni. Un altro, chiamato Sa'ad Khalil, mi prese e cominciò a scuotermi violentemente, fino a farmi cadere per terra; chiese allora agli altri due di calpestarmi e di darmi dei calci. Dopo tutto ciò, portarono una sedia, mi ci misero sopra e mi diedero i fogli, nonostante non potessi nemmeno tenerli in mano, a causa della tortura che mi avevano fatto subire. Malgrado ciò, compii uno sforzo considerevole per riuscire a prenderli. Uno di questi miscredenti mi gridò violentemente: "Su, scrivici tutti i nomi di coloro che conosci in Arabia Saudita, in Siria, in Sudan, in Giordania, e ovunque all'estero. Se non lo fai, sarai fucilata qui, immediatamente. Scrivi tutti i nomi dei Fratelli Musulmani che conosci e tutti i tuoi legami con loro". Mi diedero una penna, mi rinchiusero e se ne andarono. Mi sedetti e scrissi quanto segue: "Ho molti amici dovunque nel mondo, che mi hanno conosciuta attraverso la mia azione per la propagazione dell'Islam. Il nostro movimento sulla terra è dedicato alla gloria di Allah, e Allah conduce a noi coloro che Egli vuole illuminare e dirigere sulla retta via, la stessa via percorsa dai Compagni del Profeta (sallAllahu 'alayhi waSallam) e dai nostri migliori predecessori. Il nostro solo ed unico obiettivo è la migliore conoscenza dell'Islam e l'applicazione dei suoi comandamenti e dei suoi insegnamenti nella vita quotidiana. Ed ora, in Nome di Allah, vi invito a rinunciare alla vostra ignoranza, a rinnovare la vostra adesione all'Islâm, a pronunciare le due testimonianze della Shahâdah ("Testimonio che non vi è altra divinità al di fuori di Allah e testimonio che Muhammad è il Messaggero di Allah"), a sottomettervi ad Allah e a pentirvi di questo oscurantismo che regna nella vostra anima e che la rende impermeabile ad ogni bene, e ciò nella speranza che Allah vi liberi dall'ignoranza e vi illumini. Portate tutto ciò a conoscenza del vostro Presidente della repubblica, può darsi che anch'egli si penta e ritrovi il cammino dell'Islâm; se rifiuterà, non sarete responsabili che di voi stessi e della via che avrete imboccato. 2 Le prime due sure del Corano 44

Testimonio che non vi è alcuna divinità al di fuori di Allah e testimonio che Muhammad è il Suo servo e il Suo Messaggero. Che Allah mi sia Testimone, io li ho informati. Se si pentono, accetta mio Signore il loro pentimento e il nostro; e se rifiutano di ascoltare la voce della ragione, Tu, oh mio Signore, non sai cosa fartene degli ingrati. Mio Dio, rafforza maggiormente la nostra determinazione e la nostra risoluzione, e offrici il martirio per la Tua Gloria e la Tua Divinità". Tutto ciò, lo scrissi con l'aiuto di Allah e il Suo sostegno, convinta di aver compiuto il mio dovere e riempito la mia missione e i miei doveri verso Allah (subhânaHu waTa'ala). Poi, tornai a recitare i versetti coranici, prima che il sunnominato Safwat Rubi tornasse. Mi prese i fogli, spense la luce e se ne andò di nuovo. Poco dopo, la porta della cella si aprì di nuovo e la luce venne accesa. Quattro soldati entrarono, sempre accompagnati da Safwat, che urlava tutte le ingiurie e le parolacce possibili, e mi disse: "Specie di p…, specie di cagna… credi che stiamo scherzando con te o cosa?? Cosa sono queste stupidaggini che hai scritto?". Poi gridò: "Attenti! Hamza Pasha Bassiuni, direttore generale delle prigioni militari". Il nominato direttore generale delle prigioni militari arrivò proclamando ingiurie e parolacce che non avevo mai udito prima. Cominciai a fissarlo con enorme disprezzo. Tenevano in mano dei fogli, che mi dissero essere quelli che io stessa avevo scritto poco prima. Li stracciarono dicendo che erano rivoltati dalle sciocchezze e le cose insensate che avevo scritto. Poi Bassiuni disse: "Portatela via, non serve perdere tempo con lei". Se ne andò, ma non tardò a tornare con Safwat e qualche soldato. Mi stesero per terra, mi legarono mani e piedi, poi mi legarono il corpo ad una panca, come si lega una bestia sgozzata dinanzi alle macellerie, e si misero a frustarmi violentemente e atrocemente. Davano prova di una professionalità ineccepibile in materia. Durante tutto questo tempo, non smisi mai di pronunciare il Nome di Allah, finché perdetti i sensi. Quando mi svegliai, ero stesa su una barella simile a quelle utilizzate per il trasporto dei malati negli ospedali. Non potevo né muovermi né parlare. Nonostante ciò, capivo bene tutto ciò che stava succedendo intorno a me. Mi stavano riportando nella mia cella. Poi perdetti di nuovo conoscenza, e quando mi svegliai di nuovo, vidi che ero vittima di una grave emorragia. Bussai alla porta per chiedere aiuto, per chiedere di darmi qualcosa per fermare il sangue che non smetteva di scorrere fuori dal mio corpo; chiesi che facessero venire un medico… ma la risposta non furono che ingiurie e parolacce… Mi rivolsi ad Allah (subhânaHu waTa'ala), il Signore dell'universo, implorandoLo di venirmi in aiuto e di lenire le mie sofferenze, e mi ricordai del Profeta Muhammad (sallAllahu 'alayhi waSallam), quando disse: "State attenti alla preghiera della vittima dell'ingiustizia, poiché non vi è alcun velo tra lei e Allah". 45

Testimonio che non vi è alcuna divinità al di fuori di Allah e testimonio che<br />

Muhammad è il Suo servo e il Suo Messaggero. Che Allah mi sia Testimone, io<br />

li ho informati. Se si pentono, accetta mio Signore il loro pentimento e il<br />

nostro; e se rifiutano di ascoltare la voce <strong>della</strong> ragione, Tu, oh mio Signore,<br />

non sai cosa fartene degli ingrati. Mio Dio, rafforza maggiormente la nostra<br />

deter<strong>min</strong>azione e la nostra risoluzione, e offrici il martirio per la Tua Gloria e<br />

la Tua Divinità".<br />

Tutto ciò, lo scrissi con l'aiuto di Allah e il Suo sostegno, convinta di aver<br />

compiuto il mio dovere e riempito la <strong>mia</strong> missione e i miei doveri verso Allah<br />

(subhânaHu waTa'ala).<br />

Poi, tornai a recitare i versetti coranici, prima che il sunno<strong>min</strong>ato Safwat Rubi<br />

tornasse. Mi prese i fogli, spense la luce e se ne andò di nuovo. Poco dopo, la<br />

porta <strong>della</strong> cella si aprì di nuovo e la luce venne accesa. Quattro soldati<br />

entrarono, sempre accompagnati da Safwat, che urlava tutte le ingiurie e le<br />

parolacce possibili, e mi disse: "Specie di p…, specie di cagna… credi che<br />

stiamo scherzando con te o cosa?? Cosa sono queste stupidaggini che hai<br />

scritto?".<br />

Poi gridò: "Attenti! Hamza Pasha Bassiuni, direttore generale delle prigioni<br />

militari".<br />

Il no<strong>min</strong>ato direttore generale delle prigioni militari arrivò proclamando<br />

ingiurie e parolacce che non avevo mai udito prima. Co<strong>min</strong>ciai a fissarlo con<br />

enorme disprezzo. Tenevano in mano dei fogli, che mi dissero essere quelli che<br />

io stessa avevo scritto poco prima. Li stracciarono dicendo che erano rivoltati<br />

dalle sciocchezze e le cose insensate che avevo scritto. Poi Bassiuni disse:<br />

"Portatela via, non serve perdere tempo con lei". Se ne andò, ma non tardò a<br />

tornare con Safwat e qualche soldato. Mi stesero per terra, mi legarono mani e<br />

piedi, poi mi legarono il corpo ad una panca, come si lega una bestia sgozzata<br />

dinanzi alle macellerie, e si misero a frustarmi violentemente e atrocemente.<br />

Davano prova di una professionalità ineccepibile in materia. Durante tutto<br />

questo tempo, non smisi mai di pronunciare il Nome di Allah, finché perdetti i<br />

sensi. Quando mi svegliai, ero stesa su una barella simile a quelle utilizzate per<br />

il trasporto dei malati negli ospedali. Non potevo né muovermi né parlare.<br />

Nonostante ciò, capivo bene tutto ciò che stava succedendo intorno a me. Mi<br />

stavano riportando nella <strong>mia</strong> cella. Poi perdetti di nuovo conoscenza, e<br />

quando mi svegliai di nuovo, vidi che ero vittima di una grave emorragia.<br />

Bussai alla porta per chiedere aiuto, per chiedere di darmi qualcosa per<br />

fermare il sangue che non smetteva di scorrere fuori dal mio corpo; chiesi che<br />

facessero venire un medico… ma la risposta non furono che ingiurie e<br />

parolacce…<br />

Mi rivolsi ad Allah (subhânaHu waTa'ala), il Signore dell'universo,<br />

implorandoLo di venirmi in aiuto e di lenire le mie sofferenze, e mi ricordai<br />

del Profeta Muhammad (sallAllahu 'alayhi waSallam), quando disse: "State<br />

attenti alla preghiera <strong>della</strong> vittima dell'ingiustizia, poiché non vi è<br />

alcun velo tra lei e Allah".<br />

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