Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
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Suo Nome sia Esaltato. Giovani musulmani gettati qua e là, e vecchi crocifissi, frustati, sanguinanti e torturati furiosamente e senza pietà. Ma in tutti i loro visi, si vedeva la Luce di Allah splendere con forza, la luce di coloro che non adorano che un solo Dio e non riconoscono se non una divinità, quella di Allah. Un giovane, crocifisso ad un'asse sospesa, appena mi vide esclamò: "Che Allah ti renda più risoluta e più determinata, madre!" Dissi: "La luce ha invaso questo luogo, e fa brillare il sangue colato, o figli miei. E' un'alleanza, dunque tenete duro… Oh famiglia di Yasir, il vostro appuntamento è in Paradiso…" 1 A queste parole, l'uomo che mi teneva per il braccio alzò la mano e mi diede uno schiaffone sul viso e l'orecchio. I miei occhi e le mie orecchie si misero a girare, avrei detto che una forte scarica elettrica avesse attraversato il mio corpo dal basso all'alto. Quando riaprii gli occhi, non vi era altro che corpi sanguinanti, membra a brandelli e sangue dappertutto. Dissi: "Per l'amore di Allah", e intesi una voce che sembrava giungere dal Paradiso dire: "Oh Allah, rafforza la loro determinazione, oh Allah proteggili dai malvagi e dagli empi. Senza il Tuo Aiuto, Allahumma, non avremmo mai conosciuto la retta via, non avremmo fatto l'elemosina, non avremmo mai pregato, allora aiutaci a rimanere determinati". Benché le frustate fossero forti, la forza della fede in Allah era più potente. Un istante, e si sentì un'altra voce, si sarebbe detto che provenisse dal cielo. Diceva: "Non vi è altra divinità al di fuori di Allah, l'Unico, senza associati". Dissi: "Pazienza, figli miei. È un'alleanza. Pazienza, il vostro appuntamento è in Paradiso". E, di nuovo, la mano dell'uomo che mi tirava per il braccio si abbatté su di me. Fu molto doloroso e dissi: "Allahu Akbar, che Allah sia lodato, Allahumma aiutaci ad avere pazienza! Che Allah sia lodato per averci gratificato del favore dell'Islâm, della fede e della lotta per la sua gloria!" Poi la porta di una camera cupa e oscura si aprì e mi gettarono dentro, mi rinchiusero e mi abbandonarono. NELLA CAMERA 24 Quando mi gettarono nella camera 24, dissi: "Nel Nome di Allah, che la pace sia su di voi". La porta si chiuse, e una luce accecante si accese, era per torturarmi. 1 "Oh famiglia di Yasir, il vostro appuntamento è in Paradiso": si tratta di un hadîth, parole pronunciate dal Profeta Muhammad (pace e benedizioni di Allah su di lui) mentre passava accanto a Yasir e ai suoi genitori 'Ammâr e Sumayya (che Allah sia soddisfatto di loro), che venivano torturati dai Meccani idolatri per aver abbracciato l'Islâm. 'Ammar e Sumayya soccombettero infine alle torture divenendo martiri dell'Islâm. 38
La camera era piena di cani, moltissimi cani che non riuscivo a contare. Chiusi gli occhi e misi le mani sul petto per la paura. Sentii la porta della cella chiudersi, lasciandomi sola coi cani, e d'un tratto tutti questi mi saltarono addosso, e sentii tutte le parti del mio corpo, la testa, le mani, il petto, la schiena, tra i denti dei cani, aizzati per divorare della carne umana. Aprii gli occhi, e l'orrore di quello che vidi me li fece immediatamente richiudere. Misi la mano sotto l'ascella e cominciai a salmodiare i Nomi di Allah, passando così da un Nome all'altro, fino alla fine. I cani continuavano ad attaccare il mio corpo, affondando i denti nel mio cuoio capelluto, nella spalla, nella schiena, nel petto e in tutto il corpo. Mi misi a pregare Allah dicendo: "Allahumma, fa' in modo che non mi preoccupi che di Te, occupaTi di me, oh mio Dio, l'Unico, l'Onnipotente, elevami dal mondo della materia, fammi raggiungere il martirio per la Tua gloria, dammi la pace e fa' che accetti il mio destino, rafforza la mia determinazione e la mia risoluzione, oh Allah!" Tutto ciò lo dicevo dentro di me, mentre i cani continuavano ad affondare i denti nella mia carne. Dopo lunghe ore, la porta si aprì e mi fecero uscire dalla cella del supplizio. Immaginavo che i miei abiti fossero intinti di sangue. Era così che mi sentivo, e immaginavo che i cani mi avessero ferita dovunque. Ma, con grande stupore, i miei abiti erano intatti, non vi si vedeva alcuna traccia di sangue, come se i cani in questione non avessero denti! Mio Dio, che il Tuo Nome sia Esaltato, Ti sento vicino a me! Oh mio Dio, merito davvero il Tuo favore e il Tuo gradimento? Lode al Tuo Nome, Allahumma! Tutto ciò lo dicevo dentro di me, perché la guardia orribile continuava a tirarmi per il braccio, e mi chiedeva come fosse possibile che i cani non mi avessero divorato. Teneva in mano una frusta ed era accompagnato da un altro carnefice, anche lui con una frusta in mano. La traccia del crepuscolo cominciava a scomparire, e il tempo indicava che la preghiera dell' 'Isha' non avrebbe tardato ad arrivare. Avevo dunque trascorso più di tre ore a dibattermi contro quei maledetti cani. Mi condussero per un lungo cammino, davvero troppo lungo, una porta si aprì, e attraversammo lo spaventoso cortile. Poi fu la volta di un altro lungo corridoio, con porte sui due lati. Una di queste porte era semiaperta, così potei intravvedere un viso luminoso, una luce uscì dalla porta e illuminò il corridoio buio. Seppi più tardi che si trattava della porta della cella numero 2, che precedeva la mia (la n° 3), e che era occupata dall'ufficiale superiore Muhammad Rashad Mehanna, che fu per un breve periodo reggente dell'Egitto, e che alcuni spiriti maligni credevano sarebbe stato proclamato Presidente della repubblica dai Fratelli Musulmani. Fu così che venne deciso di arrestarlo, senza che gli fosse imputato alcunché. NELLA CELLA N° 3 39
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La camera era piena di cani, moltissimi cani che non riuscivo a contare.<br />
Chiusi gli occhi e misi le mani sul petto per la paura. Sentii la porta <strong>della</strong> cella<br />
chiudersi, lasciandomi sola coi cani, e d'un tratto tutti questi mi saltarono<br />
addosso, e sentii tutte le parti del mio corpo, la testa, le mani, il petto, la<br />
schiena, tra i denti dei cani, aizzati per divorare <strong>della</strong> carne umana.<br />
Aprii gli occhi, e l'orrore di quello che vidi me li fece immediatamente<br />
richiudere. Misi la mano sotto l'ascella e co<strong>min</strong>ciai a salmodiare i Nomi di<br />
Allah, passando così da un Nome all'altro, fino alla fine. I cani continuavano<br />
ad attaccare il mio corpo, affondando i denti nel mio cuoio capelluto, nella<br />
spalla, nella schiena, nel petto e in tutto il corpo. Mi misi a pregare Allah<br />
dicendo: "Allahumma, fa' in modo che non mi preoccupi che di Te, occupaTi<br />
di me, oh mio Dio, l'Unico, l'Onnipotente, elevami dal mondo <strong>della</strong> materia,<br />
fammi raggiungere il martirio per la Tua gloria, dammi la pace e fa' che accetti<br />
il mio destino, rafforza la <strong>mia</strong> deter<strong>min</strong>azione e la <strong>mia</strong> risoluzione, oh Allah!"<br />
Tutto ciò lo dicevo dentro di me, mentre i cani continuavano ad affondare i<br />
denti nella <strong>mia</strong> carne.<br />
Dopo lunghe ore, la porta si aprì e mi fecero uscire dalla cella del supplizio.<br />
Immaginavo che i miei abiti fossero intinti di sangue. Era così che mi sentivo,<br />
e immaginavo che i cani mi avessero ferita dovunque. Ma, con grande stupore,<br />
i miei abiti erano intatti, non vi si vedeva alcuna traccia di sangue, come se i<br />
cani in questione non avessero denti!<br />
Mio Dio, che il Tuo Nome sia Esaltato, Ti sento vicino a me! Oh mio Dio,<br />
merito davvero il Tuo favore e il Tuo gradimento?<br />
Lode al Tuo Nome, Allahumma!<br />
Tutto ciò lo dicevo dentro di me, perché la guardia orribile continuava a<br />
tirarmi per il braccio, e mi chiedeva come fosse possibile che i cani non mi<br />
avessero divorato. Teneva in mano una frusta ed era accompagnato da un<br />
altro carnefice, anche lui con una frusta in mano.<br />
La traccia del crepuscolo co<strong>min</strong>ciava a scomparire, e il tempo indicava che la<br />
preghiera dell' 'Isha' non avrebbe tardato ad arrivare. Avevo dunque trascorso<br />
più di tre ore a dibattermi contro quei maledetti cani.<br />
Mi condussero per un lungo cam<strong>min</strong>o, davvero troppo lungo, una porta si<br />
aprì, e attraversammo lo spaventoso cortile. Poi fu la volta di un altro lungo<br />
corridoio, con porte sui due lati. Una di queste porte era se<strong>mia</strong>perta, così potei<br />
intravvedere un viso lu<strong>min</strong>oso, una luce uscì dalla porta e illu<strong>min</strong>ò il corridoio<br />
buio. Seppi più tardi che si trattava <strong>della</strong> porta <strong>della</strong> cella numero 2, che<br />
precedeva la <strong>mia</strong> (la n° 3), e che era occupata dall'ufficiale superiore<br />
Muhammad Rashad Mehanna, che fu per un breve periodo reggente<br />
dell'Egitto, e che alcuni spiriti maligni credevano sarebbe stato proclamato<br />
Presidente <strong>della</strong> repubblica dai Fratelli Musulmani. Fu così che venne deciso<br />
di arrestarlo, senza che gli fosse imputato alcunché.<br />
NELLA CELLA N° 3<br />
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