Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
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gli chiesi cosa volesse, e mi rispose: "Vorrei che ci incontrassimo a Makkah per<br />
discutere su ciò che l'imâm Al-Banna desiderava che lei facesse".<br />
Le sue parole scorrevano velocemente, e le sue intenzioni pie saltavano agli<br />
occhi. Nonostante la loro semplicità, la loro forza e la loro eloquenza erano<br />
edificanti. Erano portatrici di significati profondi, e non lasciavano spazio alla<br />
riflessione o alla reticenza.<br />
Dissi: "InshaAllah, ci rivedremo alla casa <strong>della</strong> delegazione delle Donne<br />
Musulmane, a Makkah o a Jeddah". Quando mi chiese gli indirizzi, gli parlai<br />
di due fratelli a Jeddah, e mi disse di conoscerli bene. Si trattava dello shaykh<br />
Ashmaui e di Mustafa 'Alim. Entrambi potevano agevolmente condurlo al<br />
luogo in cui avrei soggiornato a Makkah o Jeddah.<br />
Mi salutò e se ne andò.<br />
Una sera di Dhu-l-Hijjah (il mese del Pellegrinaggio), avevo un appuntamento<br />
dopo la preghiera dell' 'Ishâ' con il defunto Imâm Muhammad Ibn Ibrahîm,<br />
gran mufti dell'Arabia Saudita a quell'epoca. Esa<strong>min</strong>ammo insieme un<br />
memorandum che avevo presentato a sua maestà il re dell'Arabia Saudita, e<br />
nel quale insistevo sulla necessità dell'accesso delle ragazze all'insegnamento e<br />
all'istruzione, e sul carattere urgente di tale questione. Spiegavo che si trattava<br />
dell'interesse stesso del paese. Consegnai il memorandum al gran mufti<br />
dell'Arabia Saudita, che mi chiese allora di poter parlare con me.<br />
Passammo più di due ore insieme ad esa<strong>min</strong>are il progetto. Quando lo lasciai,<br />
mi diressi verso la porta Salam con l'intenzione di fare il tawâf (giri rituali)<br />
<strong>della</strong> Ka'bah. All'improvviso, sentii una voce che chiamava il mio nome e mi<br />
salutava col saluto islamico. Mi voltai per vedere di chi si trattasse, ed era<br />
AbdulFattah Isma'il. Mi salutò di nuovo e mi chiese dove stessi andando.<br />
Quando seppe che mi stavo recando a fare il tawâf, prima di rientrare alla sede<br />
<strong>della</strong> delegazione delle Donne Musulmane, decise di accompagnarmi alla<br />
moschea, e compimmo insieme il tawâf. Dopo aver compiuto la preghiera al<br />
ter<strong>min</strong>e del rito, ci sedemmo, ed egli si mise a parlarmi di molte cose.<br />
Mi chiese la <strong>mia</strong> opinione riguardante la decisione di dissoluzione<br />
dell'organizzazione dei Fratelli Musulmani. Risposi che si trattava di una<br />
decisione infondata e illegale.<br />
Disse: "Vorrei discutere di questo con lei", gli chiesi allora di venirmi a trovare<br />
nella sede <strong>della</strong> delegazione delle Donne Musulmane, ma non volle farne il<br />
nostro luogo di incontro, per timore dei servizi segreti egiziani. Ci mettemmo<br />
dunque d'accordo per riunirci nella loggia dell'immobile dell'Haram, che era la<br />
sede di un uomo pio, Salih Qazzaz. Ci recammo là, ma una volta arrivati mi<br />
disse che la cosa migliore sarebbe stata quella di incontrarci nell'Haram. Poi<br />
andò avanti, nella speranza di trovarmi dietro la Stazione di Ibrahîm.<br />
Dopo le due prosternazioni compiute al ter<strong>min</strong>e di un tawâf attorno alla<br />
Ka'bah, ci sedemmo dietro la fonte di Zamzam. Si mise allora ad evocare<br />
l'illegalità <strong>della</strong> dissoluzione dell'organizzazione dei Fratelli Musulmani, e la<br />
necessità di ristrutturare i ranghi dell'organizzazione e di riattivarla. Ci<br />
mettemmo d'accordo per contattare, dopo il nostro ritorno, l'Imâm Hasan Al-<br />
Hudaybi, guida generale dei Fratelli Musulmani all'epoca, per ottenere il suo<br />
avallo riguardante la ripresa delle attività dei Fratelli Musulmani.<br />
Quando ci apprestammo a separarci, mi disse: "Dobbiamo giurare qui, dinanzi<br />
ad Allah, di non allentare mai i nostri sforzi per la Sua glorificazione, per<br />
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