Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
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UN ULTIMO RICATTO<br />
156<br />
L'automobile che doveva portarmi a casa modificò all'improvviso il percorso, e<br />
si fermò dinanzi alla sede dei servizi segreti… Mi fecero entrare in una stanza e<br />
mi rinchiusero là, da mezzogiorno fino alle nove di sera. Poi mi portarono in<br />
un ufficio dove c'erano due ufficiali che si misero a pormi delle domande<br />
sull'Islâm. Volevano sapere se avrei ripreso i misi contatti coi Fratelli<br />
Musulmani, e se contavo di rivederli e di andarli a trovare in prigione.<br />
In quanto a me, tutti i miei pensieri andavano ad Hamidah Qotb. Non<br />
smettevo di dire loro che non era giusto che io uscissi di prigione (essendo<br />
condannata all'ergastolo) e Hamidah (che era stata condannata a dieci anni)<br />
fosse abbandonata laggiù tutta sola.<br />
Dissi loro: "Voi cercate di dividerci, ma Allah ci farà trionfare su tutti i vostri<br />
intrighi!"<br />
Uno di essi mi disse: "Si calmi, Hajja!"<br />
Continuai: "Qualsiasi cosa facciate, Allah vi farà fallire!"<br />
Quello continuò: "O Hajja, sono degli ordini che vengono dall'alto. Noi non<br />
possiamo far uscire nessuno e non abbiamo alcun potere".<br />
Poi, mi portarono nell'ufficio di Ahmad Rushdi, un uomo famoso per l'utilizzo<br />
delle sue fruste e dei suoi inganni contro la gente pia.<br />
Entrai nell'ufficio, mi chiese di sedermi e mi fece gli auguri per la liberazione.<br />
Poi, mi diede una serie di ordini senza lasciarmi il tempo di reagire.<br />
In riassunto, mi ordinò di non esercitare alcuna attività islamica, mi proibì di<br />
avere qualsiasi contatto coi miei compagni di lotta, e mi chiese di presentarmi<br />
regolarmente dinanzi ai servizi segreti.<br />
Lo lasciai finire la sua recita, poi gli dissi: "Tutto ciò che mi ha appena chiesto,<br />
lo rigetto categoricamente e con fermezza. Rifiuto perfino la vostra decisione<br />
di liberarmi. Voglia informarne i suoi superiori. E le chiedo di farmi tornare<br />
alla prigione di Al-Qanatir".<br />
Ma Ahmad Rushdi mise fine alla conversazione dicendo: "In ogni modo,<br />
numerosi Fratelli si sono messi d'accordo con me!".<br />
Lo interruppi immediatamente: "Parola <strong>mia</strong>, dei Fratelli non so altro che il<br />
bene… E non posso esprimere alcuna opinione su ciò che mi stai dicendo; in<br />
ogni modo, non posso dar credito alle tue parole… poiché i Fratelli Musulmani<br />
sono i luogotenenti di una verità alla quale hanno dedicato tutta la loro<br />
esistenza…"<br />
In quel momento suonò il telefono, e Ahmad Rushdi rispose al suo<br />
interlocutore: "Lascia che gli parli". Aggiunse dopo un po': "Pronto, caro<br />
AbdulMunim, venga, abbiamo bisogno di lei". Appese la cornetta e si voltò<br />
verso di me per dirmi: "AbdulMunim Al-Ghazali verrà a prenderti, adesso".