Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
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tentativo di colpo di stato fallivano, venivano ad interrogare Zaynab Al-<br />
Ghazali Al-Jabîlî, come se fossi la guida di tutti coloro che si opponevano al<br />
regime nasseriano. In effetti, non passava un giorno senza che un sedicente<br />
complotto fosse sventato, e se un civile si trovava tra i congiurati, mi aspettava<br />
il peggio!!<br />
E MIO MARITO MORÌ<br />
Immediatamente dopo la proclamazione del verdetto, chiesi ad Hamza<br />
Bassiuni di far venire mio marito, perché volevo vederlo. Non venne, e dovetti<br />
insistere. Allora, l'am<strong>min</strong>istrazione penitenziaria mi convocò e m'interrogò<br />
sulle ragioni <strong>della</strong> <strong>mia</strong> insistenza.<br />
Dissi: "Sono stata condannata a venticinque anni di lavori forzati, perciò<br />
voglio liberarlo dai suoi impegni di marito, perché possa vivere la sua <strong>vita</strong>".<br />
Hamza Bassiuni disse allora con un tono arrogante: "Certamente Nasser non<br />
ti ha condannata alla pena di morte, ma ti farà morire piano piano".<br />
Risposi: "Soltanto Allah dispone <strong>della</strong> <strong>vita</strong> delle Sue creature, e né Nasser né<br />
l'universo intero possono anche solo far cadere una foglia da un albero"<br />
Disse: "Ben presto, ti porteremo il tuo decreto di divorzio".<br />
Replicai: "Voi siete dei selvaggi, delle belve, degli animali".<br />
Tornai nella <strong>mia</strong> cella, e attraversai dei momenti molto difficili. Una volta,<br />
dopo aver compiuto la preghiera del Fajr e aver recitato qualche versetto del<br />
Corano, mi assopii. Vidi in sogno la foto di mio marito su un giornale, nella<br />
colonna dei decessi e delle partecipazioni di lutto. Mi risvegliai e dissi:<br />
"Signore mio, accordaci la Tua Clemenza, accordaci la Tua Misericordia"<br />
Con <strong>mia</strong> grande sorpresa, Hamidah ripeté la stessa invocazione, ma decisi di<br />
non raccontarle del mio sogno. Ciò si ripeté più volte.<br />
Un venerdì, ricevemmo i giornali del mattino. Sfogliandoli, trovai l'avviso di<br />
decesso di mio marito. Non potei allora impedirmi di scoppiare a piangere<br />
fino a perdere conoscenza. Chiamarono il medico per soccorrermi.<br />
La <strong>mia</strong> famiglia venne a trovarmi, e appresi allora che Nasser e i suoi<br />
scagnozzi avevano chiesto a mio marito, quest'uomo così pio e così gentile, di<br />
cui perfino Hamza Bassiuni non esitava a lodare le qualità, di scegliere tra lo<br />
separarsi da me tramite divorzio o divenire anche lui un ospite <strong>della</strong> prigione<br />
militare. Il poveretto chiese loro di accordargli una dilazione di due settimane<br />
per riflettere, ma anche questo gli venne negato. Con loro vi era AbdulWafa<br />
Dunqul, che non smetteva di <strong>min</strong>acciarlo di porre in esecuzione l'ordine di<br />
Nasser. I farabutti giunsero a portare con loro un ufficiale dei servizi<br />
matrimoniali per redigere l'atto di divorzio.<br />
Mio marito dovette, sotto costrizione, firmare l'atto di divorzio, proclamando<br />
però: "Che Allah mi sia Testimone che non ho ripudiato <strong>mia</strong> moglie, Zaynab<br />
Al-Ghazali Al-Jabîlî".