Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
139<br />
Credevo che, dopo la comparsa dinanzi al Tribunale, le noie con i miei<br />
torturatori sarebbero finite, e che avrei goduto di un po' di riposo… ma non<br />
era altro che un rinvio. Poco tempo dopo, mi richiamarono di nuovo per un<br />
interrogatorio. Mi chiesero notizie di persone che non avevo mai conosciuto, e<br />
di nuovo rico<strong>min</strong>ciò la tortura fisica e morale.<br />
IL VERDETTO<br />
Il giorno del verdetto arrivò. Fecero uscire me e Hamidah dalla prigione e ci<br />
portarono al Tribunale perché ascoltassimo il verdetto.<br />
Restammo in una stanza aspettando il nostro turno, poi ci fecero entrare nella<br />
sala. Un ufficiale pronunciò allora il mio nome e disse: "Zaynab Al-Ghazali Al-<br />
Jabîlî: venticinque anni di lavori forzati, con confisca di tutti i beni".<br />
Dissi: "Allahu Akbar, Alhamdulillah… Viva la Causa dell'Islâm:<br />
Non perdetevi d'animo, non vi affliggete: se siete credenti avrete il<br />
sopravvento (Corano III. Âl-'Imrân, 139)".<br />
Poi fu il turno di Hamidah Qotb di prendere nota del verdetto: dieci anni di<br />
lavori forzati. L'abbracciai ripetendo: "Allahu Akbar, Allahu Akbar… Viva la<br />
Causa dell'Islâm".<br />
Ripetemmo entrambe queste parole fino al nostro arrivo nel cortile del<br />
Tribunale… laggiù, ritrovammo gli altri Fratelli che erano seduti nei<br />
furgoncini… stavamo in pena per loro e volevamo conoscere le loro pene…<br />
appena ci videro, esclamarono come un grido di gioia: "Ecco la sorella<br />
Zaynab… Quanto ti hanno dato?"<br />
Risposi: "Venticinque anni di lavori forzati per la Gloria dell'Islâm"<br />
Vollero sapere anche la pena di Hamidah: "Dieci anni di lavori forzati per la<br />
Causa dell'Islâm".<br />
A <strong>mia</strong> volta, volli conoscere la sorte dei fratelli Sayyed Qotb, AbdulFattah<br />
Isma'il, Yusuf Hawash e di tutti gli altri.<br />
Mi risposero che erano dei martiri… Compresi allora che erano stati<br />
condannati alla pena di morte, e dissi: "Allah sia Lodato, ne saranno<br />
ricompensati".<br />
Arrivò Safwat Rubi, accompagnato dai soldati <strong>della</strong> prigione militare e dagli<br />
agenti di polizia. Ci trascinarono di forza, Hamidah e me, in un piccolo<br />
furgone. I giornalisti scattavano fotografie. Mi gettai allora addosso ad uno di<br />
essi per rompergli la macchina fotografica, dicendo: "Specie di vigliacchi, cosa<br />
state facendo?"<br />
Tornammo alla prigione militare e fummo sanzionate per il gesto che avevamo<br />
osato fare.<br />
Dopo il verdetto, Hamidah ed io fummo riunite nella stessa cella.<br />
DEGLI ISTANTI<br />
CON LA BENEDIZIONE DI ALLAH (SWT)