Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress
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Risposi: "Non voglio dunque nessun avvocato, mi difenderò da sola!""<br />
Mi accreditarono allora un avvocato d'ufficio cristiano perché assicurasse la<br />
<strong>mia</strong> difesa, e autorizzarono la <strong>mia</strong> famiglia a venirmi a trovare prima del<br />
processo. Mia madre e <strong>mia</strong> sorella entrarono, e quasi svennero talmente ero<br />
cambiata! Ma io cercai di tirar su loro il morale e in qualche modo le calmai.<br />
Ci sedemmo insieme, con Safwat e Hamza che supervisionavano la visita.<br />
Chiesi alla <strong>mia</strong> famiglia di non prendermi nessun avvocato… ma poi venni a<br />
sapere che avevano chiamato a difendermi l'avvocato Hasan Abu Zayd, per<br />
una somma di mille lire egiziane di onorario, la cui metà aveva dovuto essere<br />
pagata prima dell'inizio del processo.<br />
La vigilia, fui trasferita nell'ufficio di Shams Badran che <strong>min</strong>acciò: "Non devi<br />
contestare nulla di ciò che si trova nell'istruttoria, e se ammetti dinanzi al<br />
Tribunale che i Fratelli ti avevano plagiata ed esprimi il tuo rimorso, i giudici<br />
ti concederanno le attenuanti… Soprattutto, non devi contestare alcuna<br />
affermazione contenuta nell'istruttoria. Vogliamo aiutarti, e se decidi di<br />
riconoscere che i Fratelli Musulmani ti hanno plagiata, ti renderemo un<br />
grande servizio!"<br />
Risposi: "Allah deciderà al vostro posto!"<br />
Continuò: "Parlami in arabo, e chiaramente… Io non capisco cosa stai<br />
dicendo… sembra che non sia nulla di buono… Noi cerchiamo di aiutarti!"<br />
Recitai un versetto del Corano, allora concluse: "Su, Hamza, portala via, è<br />
libera di andare all'inferno se vuole!"<br />
Hamza intervenne: "La lasci perdere, Eccellenza… mi metterò io d'accordo con<br />
lei".<br />
Mi portarono allora in un altro ufficio vicino a quello di Shams. Laggiù Hamza<br />
cercò di convincermi a fare come mi aveva suggerito il suo capo: scaricare sui<br />
Fratelli Musulmani tutti i peccati dell'umanità. Mi ripeté ciò che avevo già<br />
dovuto ascoltare un migliaio di volte, cioè che Al-Hudaybi, Sayyed Qotb e<br />
AbdulFattah Isma'il mi avevano imbrogliata, e mi promise di restituirmi i<br />
fondi che mi erano stati confiscati se avessi accettato di collaborare con loro.<br />
Mi disse che più avessi cooperato, più la ricompensa di Nasser sarebbe stata<br />
grande. Infine, mi consigliò di ritrovare la ragione e di tornare dal suo capo<br />
promettendogli che avrei cooperato.<br />
Ascoltai tutto ciò che mi diceva senza aggiungere una parola.<br />
Ma quando mi disse di nuovo che voleva liberarmi dalla pena di morte,<br />
e<strong>vita</strong>ndo che fossi uccisa, non potei esimermi dal gridargli in faccia: "Tu… tu<br />
non puoi nemmeno far uscire la tua urina, semmai si bloccasse! Povero<br />
disgraziato!!". A queste parole, mi riportò nella <strong>mia</strong> cella, dove meditai sulla<br />
situazione di questi uo<strong>min</strong>i e sul fatto che il Tribunale avrebbe fatto giustiziare<br />
i loro arrestati!!<br />
Bisogna dire che non potevo comprendere <strong>–</strong> dato che avevano pieni poteri e<br />
che il Tribunale era loro interamente sottomesso <strong>–</strong> la loro insistenza nei nostri<br />
confronti. Sembra in effetti che volessero che la pagliacciata e il simulacro di<br />
giustizia giungessero tranquillamente alla fine, come se volessero giustificarsi<br />
dinanzi al popolo imbavagliato, a cui era stato fatto credere che i Fratelli<br />
Musulmani avevano confessato di loro spontanea volontà che progettavano di<br />
uccidere il Presidente Nasser. Era in effetti un simulacro nel pieno senso <strong>della</strong><br />
parola. Un simulacro di interrogatorio, un simulacro di istruttoria e, infine, un