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Ayyam min Ayati (Giorni della mia vita – nelle - Visit WordPress

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Risposi: "Come potrei mettermi d'accordo con voi? Vi disprezzo, voi come i<br />

vostri metodi e la vostra malvagità! Avete fatto un patto col diavolo, e non<br />

potrete mai plagiarci o dividerci, noi… i fedeli dell'Onnipotente. Noi abbiamo<br />

una fiducia cieca gli uni negli altri… Non vale dunque la pena di perdere il<br />

vostro tempo cercando di plagiarci… smettete!"<br />

Mi <strong>min</strong>acciò: "Dovremo riprendere il supplizio e l'interrogatorio da zero!"<br />

Risposi: "Il Pubblico Ministero, o voi… è lo stesso… Siete tutti fatti <strong>della</strong> stessa<br />

pasta, non conoscete la via che conduce ad Allah… siete degli erranti… siete<br />

dei maledetti!"<br />

A questo punto, arrivò Hamza Bassiuni con un foglio in mano che posò<br />

dinanzi a sua "Eccellenza", e gli chiese: "Continua ad essere torturata,<br />

Eccellenza?", poi se ne andò.<br />

Fu il turno di Safwat di entrare in scena, dandomi qualche frustata per poi<br />

andarsene via…<br />

Un'ora più tardi arrivò un altro bruto, che co<strong>min</strong>ciò ad incitarmi a cooperare,<br />

facendomi balenare i vantaggi che mio marito, i miei fratelli ed io stessa ne<br />

avremmo potuto ottenere…<br />

Dinanzi al mio rifiuto, mi portarono nuovamente nella cella coi cani. Ma,<br />

questa volta, oltre al cane vi era un uomo al quale Hamza disse: "Se il cane<br />

non la divora, non hai che da farlo tu stesso!". Fui rinchiusa per due ore con il<br />

cane e quell'uomo… due ore durante le quali non smisi di salmodiare dei<br />

versetti coranici… e i miei compagni di cella non poterono nemmeno<br />

muoversi.<br />

L'indomani, mi portarono all'ufficio di Riyadh Ibrahim, che mi chiese se avessi<br />

incontrato <strong>della</strong> gente di Kurdassa.<br />

Risposi che non sapevo nulla di questa Kurdassa.<br />

Ripeté la domanda: "Veramente non hai incontrato nessuno di Kurdassa?"<br />

"Non mi ricordo… Ahmad AbdulMajid era di Kurdassa…?"<br />

Mi disse allora con tono <strong>min</strong>accioso che sarebbe andato da sua Eccellenza,<br />

perché mi inviasse da coloro che avrebbero saputo sbrogliarsela con me. Se ne<br />

andò per lasciar entrare un soldato che mi legò e mi frustò a lungo.<br />

Qualche tempo dopo, mi portarono all'ospedale.<br />

Tutto ciò, caro lettore, avvenne dopo l'istruttoria.<br />

Qualche giorno dopo, mi portarono di nuovo all'ufficio di Riyadh. Questi mi<br />

mise a confronto con due donne che non avevo mai visto prima. Mi chiese di<br />

indicare, tra le due, la moglie di Sissi. Risposi che non lo sapevo.<br />

All'improvviso, fecero entrare un giovanotto, mentre un soldato lo frustava<br />

sulla schiena. Gli chiesero: "Dov'è Zaynab Al-Ghazali?", e quello rispose: "Non<br />

lo so!". Quando gli chiesero dove fosse la moglie di Sissi, disse la stessa cosa:<br />

"Non lo so!!". Gli chiesero di indicare, tra le donne presenti, quelle che aveva<br />

già visto; rispose che non aveva mai incontrato nessuna di noi. Lo fecero allora<br />

uscire così com'era entrato, frustandolo sulla schiena.<br />

Fu un'enorme sorpresa quando Safwat entrò nell'ufficio trascinandosi dietro<br />

Hamidah Qotb. Interrogarono anche lei sulla moglie di Sissi, e anche lei<br />

rispose che non la conosceva.

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