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128 Replicai: "No; erano destinate a loro!" "Ma Ali Ashmawî ha detto che erano per l'organizzazione". "Ali Ashmawî è un bugiardo". "Muhammad Qotb ha dichiarato che non conosceva la destinazione delle cinquecento lire, ma tu gliele consegnasti con l'oro, dicendogli di dare tutto alla signora Al-Hudaybi". "Mettetemi a confronto con Muhammad Qotb… Gli precisai che le cinquecento lire erano destinate all'aiuto alle famiglie dei detenuti". "Beh… va bene, va bene… e qual era l'origine delle cinquecento lire?" Spiegai: "Un giorno Ali Ashmawî venne a chiedermi un foglio per uno dei Fratelli venuti dall'Arabia Saudita, che voleva incontrare sia Hasan Al- Hudaybi che suo figlio Ma'mun Al-Hudaybi. Gli spiegai che Hasan si trovava ad Alessandria, mentre non c'era bisogno di appuntamento per incontrare Ma'mun, e quindi poteva andare direttamente a trovarlo. Poi Ali Ashmawî venne di nuovo a trovarmi e mi raccontò che la persona in questione era riuscita ad incontrare Ma'mun, donandogli cinquecento lire; Ma'mun allora aveva chiesto ad Ali di portarle a me, perché le utilizzassi per il sostegno delle famiglie dei detenuti". Replicò di nuovo: "Questi soldi non erano destinati all'aiuto alle famiglie dei detenuti, perfino Muhammad Qotb ce l'ha dichiarato!" Ripetei: "Io sto dicendo la verità sulla questione; può darsi che Muhammad Qotb si confonda, sempre se è vero che ha fatto le dichiarazioni che gli imputate!" Parlarono tutti insieme, cominciando a minacciarmi di riprendere la tortura se non avessi detto la verità. Chiesi loro: "Mettetemi dunque a confronto con Muhammad Qotb!" Quando lo fecero, Muhammad Qotb disse che io gli avevo effettivamente consegnato il denaro e l'oro perché lui li desse alla signora Al-Hudaybi. Cercai di rammentargli la mia versione dei fatti, secondo cui il denaro era destinato alle famiglie dei detenuti e che io ne ero unicamente depositaria, e non proprietaria. Ma fu invano, Muhammad Qotb non si ricordava più nulla dell'accaduto; ciò non gli impedì di concludere: "Dal momento che la signora Zaynab è certa di avermelo detto, dev'essere di sicuro vero!" A queste parole, mi misero con la faccia contro il muro fino all'indomani, poi mi riportarono all'ospedale. Due giorni dopo, mi riportarono per l'ennesima volta nell'ufficio di Shams Badran che mi disse: "Vorremmo che tu riconoscessi l'esistenza dell'organizzazione fondata da Muhammad Qotb". Risposi: "Ho già risposto a questa domanda; ho detto che Muhammad Qotb non ha mai fondato alcuna organizzazione". A queste parole, fui crudelmente frustata da Safwat Rubi. Poi, fui trasportata in un ufficio accanto a quello di Shams Badran. Là, uno degli scagnozzi di cui non conoscevo il nome, e che si sedeva sempre accanto ad Hasan Khalil, mi disse: "Ehi Zaynab… Sei stupida… Non sai come uscirne… I Fratelli ti hanno plagiata e hanno abusato della tua ingenuità… Perché non cerchi di metterti d'accordo con noi, e di darci qualche informazione su Muhammad Qotb… Noi, almeno, sapremo mostrarti la nostra gratitudine".

129 Risposi: "Come potrei mettermi d'accordo con voi? Vi disprezzo, voi come i vostri metodi e la vostra malvagità! Avete fatto un patto col diavolo, e non potrete mai plagiarci o dividerci, noi… i fedeli dell'Onnipotente. Noi abbiamo una fiducia cieca gli uni negli altri… Non vale dunque la pena di perdere il vostro tempo cercando di plagiarci… smettete!" Mi minacciò: "Dovremo riprendere il supplizio e l'interrogatorio da zero!" Risposi: "Il Pubblico Ministero, o voi… è lo stesso… Siete tutti fatti della stessa pasta, non conoscete la via che conduce ad Allah… siete degli erranti… siete dei maledetti!" A questo punto, arrivò Hamza Bassiuni con un foglio in mano che posò dinanzi a sua "Eccellenza", e gli chiese: "Continua ad essere torturata, Eccellenza?", poi se ne andò. Fu il turno di Safwat di entrare in scena, dandomi qualche frustata per poi andarsene via… Un'ora più tardi arrivò un altro bruto, che cominciò ad incitarmi a cooperare, facendomi balenare i vantaggi che mio marito, i miei fratelli ed io stessa ne avremmo potuto ottenere… Dinanzi al mio rifiuto, mi portarono nuovamente nella cella coi cani. Ma, questa volta, oltre al cane vi era un uomo al quale Hamza disse: "Se il cane non la divora, non hai che da farlo tu stesso!". Fui rinchiusa per due ore con il cane e quell'uomo… due ore durante le quali non smisi di salmodiare dei versetti coranici… e i miei compagni di cella non poterono nemmeno muoversi. L'indomani, mi portarono all'ufficio di Riyadh Ibrahim, che mi chiese se avessi incontrato della gente di Kurdassa. Risposi che non sapevo nulla di questa Kurdassa. Ripeté la domanda: "Veramente non hai incontrato nessuno di Kurdassa?" "Non mi ricordo… Ahmad AbdulMajid era di Kurdassa…?" Mi disse allora con tono minaccioso che sarebbe andato da sua Eccellenza, perché mi inviasse da coloro che avrebbero saputo sbrogliarsela con me. Se ne andò per lasciar entrare un soldato che mi legò e mi frustò a lungo. Qualche tempo dopo, mi portarono all'ospedale. Tutto ciò, caro lettore, avvenne dopo l'istruttoria. Qualche giorno dopo, mi portarono di nuovo all'ufficio di Riyadh. Questi mi mise a confronto con due donne che non avevo mai visto prima. Mi chiese di indicare, tra le due, la moglie di Sissi. Risposi che non lo sapevo. All'improvviso, fecero entrare un giovanotto, mentre un soldato lo frustava sulla schiena. Gli chiesero: "Dov'è Zaynab Al-Ghazali?", e quello rispose: "Non lo so!". Quando gli chiesero dove fosse la moglie di Sissi, disse la stessa cosa: "Non lo so!!". Gli chiesero di indicare, tra le donne presenti, quelle che aveva già visto; rispose che non aveva mai incontrato nessuna di noi. Lo fecero allora uscire così com'era entrato, frustandolo sulla schiena. Fu un'enorme sorpresa quando Safwat entrò nell'ufficio trascinandosi dietro Hamidah Qotb. Interrogarono anche lei sulla moglie di Sissi, e anche lei rispose che non la conosceva.

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Replicai: "No; erano destinate a loro!"<br />

"Ma Ali Ashmawî ha detto che erano per l'organizzazione".<br />

"Ali Ashmawî è un bugiardo".<br />

"Muhammad Qotb ha dichiarato che non conosceva la destinazione delle<br />

cinquecento lire, ma tu gliele consegnasti con l'oro, dicendogli di dare tutto<br />

alla signora Al-Hudaybi".<br />

"Mettetemi a confronto con Muhammad Qotb… Gli precisai che le<br />

cinquecento lire erano destinate all'aiuto alle famiglie dei detenuti".<br />

"Beh… va bene, va bene… e qual era l'origine delle cinquecento lire?"<br />

Spiegai: "Un giorno Ali Ashmawî venne a chiedermi un foglio per uno dei<br />

Fratelli venuti dall'Arabia Saudita, che voleva incontrare sia Hasan Al-<br />

Hudaybi che suo figlio Ma'mun Al-Hudaybi. Gli spiegai che Hasan si trovava<br />

ad Alessandria, mentre non c'era bisogno di appuntamento per incontrare<br />

Ma'mun, e quindi poteva andare direttamente a trovarlo. Poi Ali Ashmawî<br />

venne di nuovo a trovarmi e mi raccontò che la persona in questione era<br />

riuscita ad incontrare Ma'mun, donandogli cinquecento lire; Ma'mun allora<br />

aveva chiesto ad Ali di portarle a me, perché le utilizzassi per il sostegno delle<br />

famiglie dei detenuti".<br />

Replicò di nuovo: "Questi soldi non erano destinati all'aiuto alle famiglie dei<br />

detenuti, perfino Muhammad Qotb ce l'ha dichiarato!"<br />

Ripetei: "Io sto dicendo la verità sulla questione; può darsi che Muhammad<br />

Qotb si confonda, sempre se è vero che ha fatto le dichiarazioni che gli<br />

imputate!"<br />

Parlarono tutti insieme, co<strong>min</strong>ciando a <strong>min</strong>acciarmi di riprendere la tortura<br />

se non avessi detto la verità.<br />

Chiesi loro: "Mettetemi dunque a confronto con Muhammad Qotb!"<br />

Quando lo fecero, Muhammad Qotb disse che io gli avevo effettivamente<br />

consegnato il denaro e l'oro perché lui li desse alla signora Al-Hudaybi. Cercai<br />

di rammentargli la <strong>mia</strong> versione dei fatti, secondo cui il denaro era destinato<br />

alle famiglie dei detenuti e che io ne ero unicamente depositaria, e non<br />

proprietaria. Ma fu invano, Muhammad Qotb non si ricordava più nulla<br />

dell'accaduto; ciò non gli impedì di concludere: "Dal momento che la signora<br />

Zaynab è certa di avermelo detto, dev'essere di sicuro vero!"<br />

A queste parole, mi misero con la faccia contro il muro fino all'indomani, poi<br />

mi riportarono all'ospedale.<br />

Due giorni dopo, mi riportarono per l'ennesima volta nell'ufficio di Shams<br />

Badran che mi disse: "Vorremmo che tu riconoscessi l'esistenza<br />

dell'organizzazione fondata da Muhammad Qotb".<br />

Risposi: "Ho già risposto a questa domanda; ho detto che Muhammad Qotb<br />

non ha mai fondato alcuna organizzazione".<br />

A queste parole, fui crudelmente frustata da Safwat Rubi. Poi, fui trasportata<br />

in un ufficio accanto a quello di Shams Badran.<br />

Là, uno degli scagnozzi di cui non conoscevo il nome, e che si sedeva sempre<br />

accanto ad Hasan Khalil, mi disse: "Ehi Zaynab… Sei stupida… Non sai come<br />

uscirne… I Fratelli ti hanno plagiata e hanno abusato <strong>della</strong> tua ingenuità…<br />

Perché non cerchi di metterti d'accordo con noi, e di darci qualche<br />

informazione su Muhammad Qotb… Noi, almeno, sapremo mostrarti la nostra<br />

gratitudine".

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