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116 A questo punto, Shams Badran si alzò di scatto, come se fosse stato pizzicato da una mosca, e si mise a picchiarmi, dicendo: "Ti prendi gioco di noi… una burla! Tieni allora per la tua burla!" Spiegai: "Eravamo a casa Al-Banna e Sayf Al-Islam ci raccontò che correva voce che una parte dell'esercito avesse cercato di organizzare un'imboscata al momento del passaggio della vettura del Presidente Nasser sulla strada desertica in direzione di Alessandria, ma che all'ultimo momento Nasser aveva modificato il suo itinerario, utilizzando il treno invece dell'automobile, e ciò aveva fatto fallire l'operazione. Raccontò anche che la jeep era scomparsa,, e che i cospiratori non avevano potuto essere arrestati… Io dissi a Sayf: "È vero che si tratta di una diceria, ma non sono la noia e la pigrizia che hanno spinto la gente ad inventare questo genere di dicerie… Io penso che non esistesse né jeep, né cospirazione. Tutta la faccenda è completamente inventata dai Servizi segreti… ogni giorno ci parlano del preteso complotto contro Nasser… una volta è colpa dell'esercito, un'altra volta è il popolo… e così via! Ed è così che migliaia di innocenti vengono arrestati ogni giorno, torturati atrocemente, detenuti arbitrariamente, e qualche volta assassinati puramente e semplicemente". Ma Sayf aggiunse: "No, no… sono le burle che la gente ha l'abitudine di raccontare per sfogarsi un po'…". Io gli dissi: "La gente non pensa affatto ad assassinarlo, perché l'assassinio di un sovrano ingiusto non risolve mai i problemi… le cose sono molto più gravi e molto più complicate della scomparsa di Nasser. È piuttosto questione di liberare il paese dall'impero di un potere oscurantista, onnipotente e tirannico". Sayf mi rispose: "Sarebbe meglio che la gente si occupasse di se stessa e della propria educazione". Io aggiunsi: "In ogni modo, non vi sono altro che le dicerie che hanno assassinato questo paese… la gente non può sfogarsi in questo paese, se non attraverso gli scherzi… ed è così che abbiamo imparato ad autocensurarci". E fu così che la conversazione ebbe termine". Shams Badran disse allora: "Di questa storia… Ne avete parlato a casa tua con AbdulFattah Isma'il e Ali Ashmawî. L'avete analizzata e avete elencato gli errori che erano stati commessi… perché dunque?" Risposi: "Non è vero, non fu questo che avvenne. Io non feci altro che raccontare l'aneddoto di Sayf ad AbdulFattah Isma'il, e la cosa finì là. Non abbiamo né analizzato né studiato nulla riguardo a ciò". A queste parole, ricevetti alcuni calci e delle ingiurie alle quali mi ero da molto tempo abituata. Shams Badran chiese: "Hai raccontato questa storia a Hasan Al-Hudaybi… perché allora? Le dicerie della gente, non soltanto le apprezzi, ma le racconti a tutti!" Risposi: "Ciò è possibile, non siamo diversi dagli altri" E le fruste si abbatterono sulla mia schiena. Shams Badran disse: "Va bene, va bene… lasciamo da parte, per ora, la storia di Sayf. Passiamo ad un altro argomento. AbdulAzîz Alî dirigeva l'organizzazione dei Fratelli Musulmani fino alla liberazione di Sayyed Qotb. Dicci: come poté accadere?"

117 Risposi: "No, questo non è vero, ciò non avvenne mai!" Disse: "Come? AbdulAzîz Ali non si riuniva regolarmente con Ashmawî, AbdulFattah Isma'il, Dayâ Dawbaji, Yahya Husayn, AbdulMajid Shazili e Majdi AbdulAzîz? Si incontrò anche a più riprese con Sayyed Qotb dopo la sua liberazione, non è vero?" Risposi: "Non ne so assolutamente nulla". Continuò: "Chi dunque, oltre a te, ne era al corrente? Sapevi benissimo che si riunivano". Ripetei: "Assolutamente no! Non è altro che una menzogna!" Proseguì: "Chi ha trasmesso, da parte di Al-Hudaybi, l'ordine di nomina di AbdulAzîz Ali alla guida dell'organizzazione dei Fratelli Musulmani, se non sei stata tu?" Dissi di nuovo: "Pura menzogna!" E lui, con tono minaccioso: "Sembra che dobbiamo rivedere i nostri metodi con te! Non sei né ragionevole, né preoccupata per i tuoi interessi!" Uno dei partecipanti intervenne dicendo: "Solo un momento, Eccellenza. Voglio cercare di farla ragionare!". Poi, rivolgendosi a me: "Oh Zaynab, Al- Hudaybi ha confessato, AbdulAzîz Ali, anche lui… Io cercherò di rammentarti una storia che potrà permetterti di salvare la situazione. Tutti hanno confessato, e non vale più la pena di negare… Dicci un po': qual era questo veleno che AbdulAzîz aveva messo a punto e che Isma'il Fayyumi doveva utilizzare per avvelenare Nasser? Raccontaci la storia di questo veleno, e come vi eravate organizzati". Gridai: "Ma voi siete ossessionati da una cosa che si chiama "il complotto contro Nasser"!? Se ci tenete veramente, fatelo voi stessi e sbarazzatecene! In ogni caso, chiedo di essere messa a confronto con AbdulAzîz Ali e Al- Hudaybi!" Tutti risposero: "No, prima ti metteremo a confronto con Ali Ashmawî!" Replicai: "Ali Ashmawî è un bugiardo, un impostore, e gli sputerò addosso perché è un venduto!" Shams Badran chiese: "Ali Ashmawî, non è uno dei vostri??" Gridai: "Confrontatemi agli uomini, quelli veri: AbdulAzîz Ali, Hasan Al- Hudaybi…" Hasan Khalil disse allora: "Lo avrai, il tuo confronto!" E Shams Badran aggiunse: "Ascoltami bene: quando ti mettesti d'accordo con Al-Hudaybi sulla nomina di AbdulAzîz Ali alla guida dei Fratelli Musulmani?" Risposi: "Ciò non è mai avvenuto!" A questo punto disse: "Ehi Safwat, porta Ashmawî!" Ashmawî entrò, ben pettinato e vestito del migliore dei tessuti… Ciò la diceva lunga sul trattamento che gli era riservato. Shams Badran gli si rivolse dolcemente per chiedergli: "Cosa successe mentre eravate a casa di Al-Hudaybi, e Zaynab aveva la gamba ingessata e non poteva scendere dall'automobile, e tu andasti dalla figlia di Al-Hudaybi per sapere l'opinione di suo padre?" Ali Ashmawî rispose: "Sì, è vero, ciò è successo. Chiesi alla figlia di Al-Hudaybi di chiedere a suo papà la sua opinione su AbduAzîz Ali, e se egli accettasse che questi gli succedesse alla guida dell'organizzazione. Qualche tempo dopo, ella tornò annunciando l'avallo di suo papà per la candidatura di AbdulAzîz Ali". E Shams Badran mi domandò: "Che ne dici, specie di p…?"

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A questo punto, Shams Badran si alzò di scatto, come se fosse stato pizzicato<br />

da una mosca, e si mise a picchiarmi, dicendo: "Ti prendi gioco di noi… una<br />

burla! Tieni allora per la tua burla!"<br />

Spiegai: "Eravamo a casa Al-Banna e Sayf Al-Islam ci raccontò che correva<br />

voce che una parte dell'esercito avesse cercato di organizzare un'imboscata al<br />

momento del passaggio <strong>della</strong> vettura del Presidente Nasser sulla strada<br />

desertica in direzione di Alessandria, ma che all'ultimo momento Nasser aveva<br />

modificato il suo itinerario, utilizzando il treno invece dell'automobile, e ciò<br />

aveva fatto fallire l'operazione. Raccontò anche che la jeep era scomparsa,, e<br />

che i cospiratori non avevano potuto essere arrestati…<br />

Io dissi a Sayf: "È vero che si tratta di una diceria, ma non sono la noia e la<br />

pigrizia che hanno spinto la gente ad inventare questo genere di dicerie… Io<br />

penso che non esistesse né jeep, né cospirazione. Tutta la faccenda è<br />

completamente inventata dai Servizi segreti… ogni giorno ci parlano del<br />

preteso complotto contro Nasser… una volta è colpa dell'esercito, un'altra<br />

volta è il popolo… e così via! Ed è così che migliaia di innocenti vengono<br />

arrestati ogni giorno, torturati atrocemente, detenuti arbitrariamente, e<br />

qualche volta assassinati puramente e semplicemente".<br />

Ma Sayf aggiunse: "No, no… sono le burle che la gente ha l'abitudine di<br />

raccontare per sfogarsi un po'…".<br />

Io gli dissi: "La gente non pensa affatto ad assassinarlo, perché l'assassinio di<br />

un sovrano ingiusto non risolve mai i problemi… le cose sono molto più gravi e<br />

molto più complicate <strong>della</strong> scomparsa di Nasser. È piuttosto questione di<br />

liberare il paese dall'impero di un potere oscurantista, onnipotente e<br />

tirannico".<br />

Sayf mi rispose: "Sarebbe meglio che la gente si occupasse di se stessa e <strong>della</strong><br />

propria educazione".<br />

Io aggiunsi: "In ogni modo, non vi sono altro che le dicerie che hanno<br />

assassinato questo paese… la gente non può sfogarsi in questo paese, se non<br />

attraverso gli scherzi… ed è così che abbiamo imparato ad autocensurarci".<br />

E fu così che la conversazione ebbe ter<strong>min</strong>e".<br />

Shams Badran disse allora: "Di questa storia… Ne avete parlato a casa tua con<br />

AbdulFattah Isma'il e Ali Ashmawî. L'avete analizzata e avete elencato gli<br />

errori che erano stati commessi… perché dunque?"<br />

Risposi: "Non è vero, non fu questo che avvenne. Io non feci altro che<br />

raccontare l'aneddoto di Sayf ad AbdulFattah Isma'il, e la cosa finì là. Non<br />

abbiamo né analizzato né studiato nulla riguardo a ciò".<br />

A queste parole, ricevetti alcuni calci e delle ingiurie alle quali mi ero da molto<br />

tempo abituata.<br />

Shams Badran chiese: "Hai raccontato questa storia a Hasan Al-Hudaybi…<br />

perché allora? Le dicerie <strong>della</strong> gente, non soltanto le apprezzi, ma le racconti a<br />

tutti!"<br />

Risposi: "Ciò è possibile, non siamo diversi dagli altri"<br />

E le fruste si abbatterono sulla <strong>mia</strong> schiena.<br />

Shams Badran disse: "Va bene, va bene… lasciamo da parte, per ora, la storia<br />

di Sayf. Passiamo ad un altro argomento. AbdulAzîz Alî dirigeva<br />

l'organizzazione dei Fratelli Musulmani fino alla liberazione di Sayyed Qotb.<br />

Dicci: come poté accadere?"

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