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Shams Badran si rivolse a Husayni e gli disse: "Hai trasmesso a Zaynab un messaggio da parte di Fuad Siraj ad-Dîn?" 110 Husayni spiegò: "Le ho trasmesso davvero un messaggio da parte di Fuad Siraj ad-Dîn junior, e non da parte di sua Eccellenza Fuad Siraj ad-Dîn padre". Dissi: "Io non conosco che un solo Fuad Siraj ad-Dîn, chi sarebbe questo Fuad Siraj ad-Dîn junior?" Spiegò: "Il nipote di sua Eccellenza Siraj ad-Dîn". Chiesi: "E di cosa si trattava?" Rispose: "Io ho detto che non si trattava altro che di un aneddoto che mi aveva raccontato Ali Sulayman, e che io raccontai a mia volta a Zaynab!" A questo punto, Shams Badran ordinò a Husayni di andarsene. Dissi a Shams Badran: "Che Allah ci protegga!... Ecco che avete trasformato un semplice scherzo in un complotto odioso! E Fuad Siraj ad-Dîn non si è ancora liberato di voi, siete degli ingiusti!" Poi Shams Badran chiamò Ali e Safwat, e i colpi di frusta si abbatterono su di me. Dopodiché, mi riportarono all'ospedale. IL SUPPLIZIO E L'OSPEDALE L'indomani Hamza Bassiuni entrò nella mia cella, all'ospedale, accompagnato da un uomo in uniforme, che aveva i gradi di colonnello, e dall'infermiere AbdulMâbud. Hamza gli disse: "Vai a cercarci una sedia e un tavolo". Qualche minuto dopo, AbdulMâbud tornò con un tavolino. Hamza Bassiuni posò dei fogli bianchi sul tavolino e chiese ad AbdulMâbud di sedersi e di scrivere ciò che sarei stata così "giudiziosa" da dettargli. Arrivò anche Safwat Rubi, con dei dossiers voluminosi. Hamza tirò fuori da ogni dossier un foglio e mi disse: "Tutte queste dichiarazioni, le ripeterai nella tua; sono parte della confesione di Al-Hudaybi, di Sayyed Qotb, di AbdulFattah Isma'il, di Hawash, di Ahmad AbdulMajid, di Mursi Mustafa Mursi, di Sabri Arafah, di Faruq Minshâwi e d AbdulAzîz Ali". Risposi: "Non scriverò se non ciò che conosco, e non ho assolutamente niente a che fare con queste dichiarazioni… Non penso e non posso credere che siano state rese dai Fratelli Musulmani". Ma Hamza Bassiuni mi interruppe per dirmi: "Puoi rispondere come vuoi, sai benissimo che dopo ti manderemo nell'ufficio di Shams Badran e sai ancora meglio ciò che ti aspetta laggiù… la tortura sotto tutte le forme". Da parte mia, non dettai ad AbdulMâbud se non quello che mi dettava la mia coscienza. L'indomani mattina, mi portarono nell'ufficio di Shams Badran e mi installarono su una sedia. Shams Badran prese dei fogli e si mise a stracciarli e a gettarli nel cestino; con stile arrogante e con disprezzo mi disse: "Ehi tu, specie di p…! Tu vorresti porre in dubbio tutti gli interrogatori e tutte le dichiarazioni dei Fratelli? Le confessioni dei Fratelli sono esatte… E le loro

dichiarazioni riguardano anche te… Devi riprenderle nella tua confessione, sei tirata in ballo da tutte le dichiarazioni dei Fratelli!" 111 Risposi: "Non sono implicata se non per la verità nella quale credo. Non sono tenuta a dire altro che la verità, la semplice verità. Non sono obbligata a dar credito alle sedicenti dichiarazioni dei miei Fratelli. Potete mettermi a confronto con loro. Avete strappato loro le dichiarazioni che volevate con la tortura e l'umiliazione". Allora Shams Badran gridò come una bestia arrabbiata: "Su, Hamza, portala via, e non mi riportate altro che il suo cadavere pronto ad essere sotterrato!". Mi portarono in una cella e mi chiusero dentro. Un'ora più tardi, vennero a prendermi, mi fecero uscire dalla cella e mi fecero stare in piedi in un angolo. Restai dunque là, ferma, per sei ore di fila. Avevo molto male ai piedi, mi sentivo come su dei chiodi brucianti. Dolori intensi mi attraversavano le gambe a causa delle continue torture e frustate che avevo subito. Nel corso della notte sempre di notte! mi portarono di nuovo nell'ufficio di Shams Badran che mi disse: "Oh, Zaynab, devi comportarti diversamente con noi… E il Presidente Nasser saprà dimostrarsi indulgente con te… D'altra parte la maggior parte dei Fratelli hanno reso la confessione. Se ti comporti bene, potrai incontrare domani stesso il Presidente Nasser, e tornare a casa. Il divieto che pesa sul segretariato generale delle Donne Musulmane sarà tolto e riceverai la somma di cinquantamila lire egiziane a titolo di sovvenzione, a profitto della tua associazione, oltre ad una somma di diecimila lire per permettere la ridiffusione della rivista dell'associazione". Poi, uno dei partecipanti all'interrogatorio mi chiese: "È vero che l'associazione delle Donne Musulmane possiede un terreno nel quartiere di Eliopoli?" Risposi: "Sì, la nostra associazione possiede un terreno di 6.000 m²" Lo stesso uomo, che come appresi più tardi si chiamava Salah Nasr, aggiunse: "E cosa se ne faceva l'associazione di questo terreno gigantesco?" Risposi: "La nostra associazione progettava di costruire un centro di educazione per ragazze musulmane, una casa d'accoglienza, una sala per le conferenze, la sede dell'associazione stessa, una moschea, una scuola coranica, un collegio, una scuola elementare e un istituto per la formazione di istitutrici di religione". Chiese: "Da dove proveniva tutto questo denaro?" Risposi: "Dalle donazioni, e il lavoro doveva avanzare a piccole tappe" Aggiunse: "Dunque, è un'offerta inaspettata che ti offre il Presidente Nasser. Potrai tornare a casa, tornare al lavoro nella tua associazione, e avrai ritrovato la fiducia del Presidente Nasser, e questo è un privilegio inestimabile!" Risposi: "La nostra fede in Allah è più importante ai nostri occhi di qualsiasi altra cosa. Non voglio nulla da voi, poiché ho con me l'Onnipotente, il Signore dell'Universo, e non accetterò mai di incontrare Nasser, né di toccare la mano che ha sacrificato il sangue di Isma'il Fayyumi, di Rifât Bakr, di Muhammad Awad, di AbdulQadir Udah e di molti altri… no, non toccherò la mano insanguinata che ha sacrificato questo sangue benedetto… Questo sangue guiderà e illuminerà nel tempo le future generazioni di Musulmani, che

dichiarazioni riguardano anche te… Devi riprenderle nella tua confessione, sei<br />

tirata in ballo da tutte le dichiarazioni dei Fratelli!"<br />

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Risposi: "Non sono implicata se non per la verità nella quale credo. Non sono<br />

tenuta a dire altro che la verità, la semplice verità. Non sono obbligata a dar<br />

credito alle sedicenti dichiarazioni dei miei Fratelli. Potete mettermi a<br />

confronto con loro. Avete strappato loro le dichiarazioni che volevate con la<br />

tortura e l'umiliazione".<br />

Allora Shams Badran gridò come una bestia arrabbiata: "Su, Hamza, portala<br />

via, e non mi riportate altro che il suo cadavere pronto ad essere sotterrato!".<br />

Mi portarono in una cella e mi chiusero dentro. Un'ora più tardi, vennero a<br />

prendermi, mi fecero uscire dalla cella e mi fecero stare in piedi in un angolo.<br />

Restai dunque là, ferma, per sei ore di fila. Avevo molto male ai piedi, mi<br />

sentivo come su dei chiodi brucianti. Dolori intensi mi attraversavano le<br />

gambe a causa delle continue torture e frustate che avevo subito.<br />

Nel corso <strong>della</strong> notte <strong>–</strong> sempre di notte! <strong>–</strong> mi portarono di nuovo nell'ufficio di<br />

Shams Badran che mi disse: "Oh, Zaynab, devi comportarti diversamente con<br />

noi… E il Presidente Nasser saprà dimostrarsi indulgente con te… D'altra<br />

parte la maggior parte dei Fratelli hanno reso la confessione. Se ti comporti<br />

bene, potrai incontrare domani stesso il Presidente Nasser, e tornare a casa. Il<br />

divieto che pesa sul segretariato generale delle Donne Musulmane sarà tolto e<br />

riceverai la somma di cinquantamila lire egiziane a titolo di sovvenzione, a<br />

profitto <strong>della</strong> tua associazione, oltre ad una somma di diecimila lire per<br />

permettere la ridiffusione <strong>della</strong> rivista dell'associazione".<br />

Poi, uno dei partecipanti all'interrogatorio mi chiese: "È vero che<br />

l'associazione delle Donne Musulmane possiede un terreno nel quartiere di<br />

Eliopoli?"<br />

Risposi: "Sì, la nostra associazione possiede un terreno di 6.000 m²"<br />

Lo stesso uomo, che <strong>–</strong> come appresi più tardi <strong>–</strong> si chiamava Salah Nasr,<br />

aggiunse: "E cosa se ne faceva l'associazione di questo terreno gigantesco?"<br />

Risposi: "La nostra associazione progettava di costruire un centro di<br />

educazione per ragazze musulmane, una casa d'accoglienza, una sala per le<br />

conferenze, la sede dell'associazione stessa, una moschea, una scuola coranica,<br />

un collegio, una scuola elementare e un istituto per la formazione di istitutrici<br />

di religione".<br />

Chiese: "Da dove proveniva tutto questo denaro?"<br />

Risposi: "Dalle donazioni, e il lavoro doveva avanzare a piccole tappe"<br />

Aggiunse: "Dunque, è un'offerta inaspettata che ti offre il Presidente Nasser.<br />

Potrai tornare a casa, tornare al lavoro nella tua associazione, e avrai ritrovato<br />

la fiducia del Presidente Nasser, e questo è un privilegio inestimabile!"<br />

Risposi: "La nostra fede in Allah è più importante ai nostri occhi di qualsiasi<br />

altra cosa. Non voglio nulla da voi, poiché ho con me l'Onnipotente, il Signore<br />

dell'Universo, e non accetterò mai di incontrare Nasser, né di toccare la mano<br />

che ha sacrificato il sangue di Isma'il Fayyumi, di Rifât Bakr, di Muhammad<br />

Awad, di AbdulQadir Udah e di molti altri… no, non toccherò la mano<br />

insanguinata che ha sacrificato questo sangue benedetto… Questo sangue<br />

guiderà e illu<strong>min</strong>erà nel tempo le future generazioni di Musulmani, che

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