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L. D’Andrea, C. Fernandez, V. Panetta Forum Virtuale: Cardiologia Molecolare<br />

depressa o elim<strong>in</strong>ando fattori di stress o di rischio. Questo modo di fare medic<strong>in</strong>a è ovviamente<br />

ottimo, ci ha permesso di curare molteplici patologie, ma con qualche sostanziale differenza,<br />

grazie all’avvento della medic<strong>in</strong>a molecolare. La cardiologia molecolare fa parte della medic<strong>in</strong>a<br />

molecolare. La sostanziale differenza fra la medic<strong>in</strong>a classica e la medic<strong>in</strong>a molecolare è la<br />

ricerca di questa ultima della causa molecolare che determ<strong>in</strong>a la patologia e che qu<strong>in</strong>di si pone<br />

alla base dell’alterazione fisiopatologica dell’organo, che appare, <strong>in</strong> questa ottica, solo come la<br />

conseguenza. È giusto, allora, correlare la cardiologia molecolare con la ricerca della causalità<br />

delle patologie cardiovascolari <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di difetti genetici, ma, a mio avviso, è poco probab<strong>il</strong>e<br />

che i farmaci ut<strong>il</strong>izzati attualmente nella loro cura, possano perturbare o modificare <strong>il</strong> difetto<br />

genetico o <strong>il</strong> genoma <strong>in</strong> generale: saremmo, allora, tutti dei mutanti! Piuttosto le conoscenze<br />

genetiche possono aiutarci a trovare nuovi farmaci più specifici, che mir<strong>in</strong>o alla causa, o a programmare<br />

modelli di terapia genica, laddove siano fattib<strong>il</strong>i.<br />

Il sequenziamento del genoma umano è stato un’importante conquista della conoscenza<br />

molecolare del corpo umano. Il genoma di ognuno di noi codifica tutte le strutture e tutte le<br />

funzioni di cui abbiamo bisogno per crescere, sv<strong>il</strong>upparci, vivere e riprodurci. È come dire:<br />

“dal materiale grezzo non si può presc<strong>in</strong>dere…”. Del resto, come spiegare che due <strong>in</strong>dividui<br />

cresciuti nella stessa famiglia, e qu<strong>in</strong>di sottoposti agli stessi fattori di rischio, possano sv<strong>il</strong>uppare<br />

l’uno una patologia cardiovascolare e l’altro no, se non con una differenza nei geni di<br />

entrambi? Ciò ha portato a descrivere le patologie come la maggior parte dei fenomeni naturali,<br />

cioè attraverso una curva gaussiana, <strong>in</strong> cui alle due estremità ci sono solo cause genetiche<br />

o ambientali, e nel mezzo c’è tutta la variab<strong>il</strong>ità che scaturisce dall’<strong>in</strong>terazione dell’una e<br />

dell’altra. Le malattie cardiovascolari ne sono un tipico esempio: esistono malattie cardiache<br />

ad eziogenesi solo genetica che vanno dai fenomeni di dismofismo strutturale e funzionale<br />

dell’apparato cardiaco, a malattie genetiche monofattoriali, a trasmissione mendeliana, che<br />

sono però molto rare, cosi come quelle ad eziogenesi solo ambientale, come le cardiopatie<br />

virali o batteriche. Il vero target, però, della cardiologia molecolare riguarda tutte quelle<br />

patologie cardiovascolari che rappresentano la maggiore causa di morb<strong>il</strong>ità e mortalità nei<br />

Paesi Occidentali. I tradizionali fattori di rischio, come l'ipercolesterolemia, l'ipertensione, <strong>il</strong><br />

diabete, <strong>il</strong> fumo e l'obesità non rendono tuttavia ragione di tutti i casi di queste malattie.<br />

Quale è, allora, l'anello mancante? La risposta è l'ereditarietà, o meglio la predisposizione<br />

genetica ad acquisire un tipo di patologia cardiovascolare, piuttosto che un’altra. Gli stessi<br />

fattori di rischio, <strong>in</strong>oltre, possono essere causati da difetti genetici che def<strong>in</strong>iscono, a loro<br />

volta, una specifica predisposizione genetica. È importante precisare che la predisposizione<br />

genetica, può essere ereditata oppure no, o anche parzialmente ereditata, def<strong>in</strong>endo solo la<br />

possib<strong>il</strong>ità di realizzarsi di una particolare caratteristica fisica (fenotipo malato). Il modo <strong>in</strong> cui<br />

questa capacità potenziale viene sv<strong>il</strong>uppata, dipende non solo dalle <strong>in</strong>terazioni con altri geni<br />

e i loro prodotti, ma anche da <strong>in</strong>fluenze ambientali e da eventi casuali di sv<strong>il</strong>uppo (biologici,<br />

sociali, culturali). Lo scopo pr<strong>in</strong>cipale della cardiologia molecolare è proprio quello di far luce<br />

sui geni che determ<strong>in</strong>ano una predisposizione ad acquisire quella specifica patologia cardiovascolare.<br />

I vantaggi che si possono ottenere sono notevoli:<br />

1) a parità di fattore di rischio ambientale, per esempio, si potrebbe discrim<strong>in</strong>are un paziente<br />

con fattori genetici predisponenti una patologia cardiovascolare rispetto ad un altro<br />

<strong>in</strong>dividuo che non ne ha, ed avviarlo ad un programma che ne m<strong>in</strong>imizzi al massimo le<br />

conseguenze;<br />

2) una stessa patologia cardiovascolare potrebbe avere cause genetiche diverse ed essere<br />

curata diversamente;<br />

3) conoscendo la causa molecolare della patologia cardiovascolare o dei fattori di rischio che<br />

la determ<strong>in</strong>ano, si possono progettare farmaci specifici diretti a correggere <strong>il</strong> fenotipo;<br />

4) si potrebbe correggere <strong>il</strong> difetto genetico con la terapia genica che elim<strong>in</strong>erebbe <strong>il</strong> fattore<br />

di rischio pr<strong>in</strong>cipale.<br />

Alcuni importanti risultati si sono già raggiunti, ma molti altri devono essere compiuti per un<br />

loro reale ut<strong>il</strong>izzo nella pratica cl<strong>in</strong>ica del cardiologo. È certo, che nel prossimo futuro, <strong>il</strong> cardiologo,<br />

dovrà, sempre più, far riferimento a queste conoscenze e annoverare fra le sue prescrizioni<br />

anche quelle di un consulto genetico e di analisi genetiche mirate.<br />

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