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Giornale Italiano di Cardiologia Pratica - It J Practice Cardiol Dicembre 2007-Marzo 2008<br />

FORUM VIRTUALE<br />

Cardiologia Molecolare<br />

Molecular Cardiology<br />

Luigi D’Andrea, Carlo Fernandez, Vittorio Panetta<br />

Ai lettori del Giornale Italiano di Cardiologia Pratica dell’<strong>ANCE</strong><br />

…”Bisogna avere un caos dentro di se per partorire una stella danzante”<br />

F. Nietzsche – “Also sprach Zarathustra. E<strong>in</strong> buch fur alle und ke<strong>in</strong>e“.<br />

Adelphi Ed. S.p.a. M<strong>il</strong>ano XXVI Ed. Ottobre 2005.<br />

... "Nessuno accende una lucerna e la mette <strong>in</strong> luogo nascosto sotto <strong>il</strong> moggio, ma<br />

sopra <strong>il</strong> lucerniere, perché quanti entrano vedano la luce" ... Luca, 11 ,33<br />

Alcuni di noi si sono chiesti se è giunto <strong>il</strong> momento di pensare <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di “cardiologia<br />

molecolare” non quale speculazione scientifico-f<strong>il</strong>osofica ma entità pratica, con particolare<br />

riferimento alla funzione della struttura delle molecole co<strong>in</strong>volte nella fisiologia e<br />

nella regolazione farmacologica delle proprietà elementari del cuore, ipotizzando che la<br />

molecola base che costituisce <strong>il</strong> farmaco cardioattivo, da noi ut<strong>il</strong>izzato per agire sull’attività<br />

cardiaca, possa <strong>in</strong>terferire anche sulla catena molecolare a vari livelli. Questo<br />

campo di esplorazione, <strong>in</strong> futuro, potrebbe essere molto ut<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> cardiologo cl<strong>in</strong>ico che<br />

opera sul territorio e che è a diretto contatto con <strong>il</strong> paziente, specie oggi, fase <strong>in</strong> cui la<br />

patologia cardiovascolare e la terapia cardiaca hanno caratteristiche peculiari.<br />

Il punto di vista del Biologo molecolare<br />

La patologia, lo stato di malattia, descrive l’alterazione di uno stato di<br />

omeostasi che è un equ<strong>il</strong>ibrio d<strong>in</strong>amico fra le parti di un sistema organizzato,<br />

che per “esistere” deve ut<strong>il</strong>izzare, o per meglio dire, essere capace di<br />

trasformare l’energia <strong>in</strong> maniera costruttiva e ord<strong>in</strong>ata. L’omeostasi di un<br />

<strong>in</strong>dividuo “sano” è, qu<strong>in</strong>di, quella che gli permette di essere ben strutturato<br />

e ben organizzato, cioè compatib<strong>il</strong>e con la vita, ed è la risultante di<br />

più stati o “strati” di omeostasi che concorrono, si <strong>in</strong>tersecano e si regolano<br />

per <strong>il</strong> mantenimento del “sistema” uomo. È importante però precisare<br />

che ognuno di questi stati di omeostasi, rappresentano diversi livelli di<br />

strutturazione, più complessi via via che dalla funzione fisiopatologica si<br />

perviene alla regolazione dell’<strong>in</strong>terazione fra le molecole. In questa ottica,<br />

le malattie cardiovascolari, così come tutte le patologie, possono essere<br />

descritte come l’alterazione di uno stato di benessere, con evidenza dei<br />

s<strong>in</strong>tomi riscontrati, e questo è un primo livello; o come l’alterazione della<br />

funzione fisiologica a cui l’organo è deputato (diverse alterazioni def<strong>in</strong>iscono<br />

altrettante specifiche patologie), e questo è un secondo livello; oppure,<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, come alterazione di molecole chiave che determ<strong>in</strong>ano quella<br />

funzione, e questo rappresenta un terzo livello di conoscenza.<br />

La medic<strong>in</strong>a classica, così come noi la conosciamo, è ferma al secondo<br />

livello di conoscenza delle patologie.<br />

Il cardiologo cura i propri pazienti con i dettami della medic<strong>in</strong>a classica,<br />

cercando, con i mezzi che ha a disposizione, di riprist<strong>in</strong>are l’equ<strong>il</strong>ibrio fisiologico<br />

(omeostasi) dell’organo malato. Di fatto, i farmaci agiscono su funzioni<br />

“sane” dell’organo o dell’organismo, potenziandone la funzione<br />

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