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Giornale Italiano di Cardiologia Pratica - It J Practice Cardiol Dicembre 2007-Marzo 2008 Comunque, prima di vedere gli studi recenti ricordiamo che nel vino non ci sono solo i polifenoli! Robert Corder ha dimostrato su Nature nel 2001 un altro effetto dell’assunzione abituale di piccole quantità di vino rosso, non legato ai polifenoli: l’inibizione della sintesi del peptide Endotelina-1 che è il peptide più attivo nel determinare vasocostrizione delle arterie, coronarie e non solo, ed elemento cruciale per lo sviluppo e l’aggravamento dell'aterosclerosi e dell’ipertensione polmonare. (12) Studi recenti italiani ed internazionali Siamo agli studi contemporanei, tutti positivi, che si riferiscono ad una quantità giornaliera di vino compresa tra gli 80 ed i 200 ml. Sono stati studiati vini di tutto il mondo. Citiamo solo i più interessanti, e, solo alla fine per educazione, citeremo i recentissimi ed originali “studi toscani”. Augusto Di Castelnuovo, dell’Istituto Mario Negri Sud, su Circulation del 2002, esaminando i più seri fra gli studi recenti in una rigorosa metanalisi, riconferma che una moderata dose di vino riduce il rischio cardiovascolare (cosa non dimostrata per la birra). (13) Una nuova edizione dello studio epidemiologico MONICA nel 2004, studiando le abitudini alimentari di Ausburg (Baviera), dove bevono prevalentemente birra, Glasgow (Scozia, birra e whiskey scozzese) e Lilla (Francia del Nord, vino rosso francese e birra) ha confermato che il moderato uso di vino rosso fa bene, il whiskey e la birra no. (14) Mark Pletcher, un epidemiologo di S. Francisco (California) che da 15 anni studia le abitudini dei giovani nel 2005 ha paragonato i giovani che di settimana sono astemi ed invece durante il week end “sballano” bevendo ogni sorta di alcolici (si chiamano “binge drinkers”) con altri giovani che bevono modiche quantità di vino rosso tutti i giorni (forse i figli dei produttori di vino della Napa Valley?). (15) I bevitori di vino avevano le coronarie praticamente sane, come gli astemi, mentre i bevitori degli intrugli alcolici del sabato sera, avevano un’incidenza nettamente maggiore di alterazioni coronariche di tipo aterosclerotico. A proposito, Pletcher segnala che l’effetto positivo del vino non vale per la razza negra, che subisce effetti negativi anche per piccole dosi! Sempre nel 2005 Christos Pitsavos, cardiologo di Atene esperto delle abitudini alimentari del suo paese, riferendosi a 3000 pazienti mostrò che il moderato uso di vino riduce i livelli di omocisteina ematica, riducendo così i fattori di rischio cardiovascolare. Se la persona beve anche superalcolici il vantaggio svanisce. Anche nei diabetici, a maggior rischio cardiovascolare per definizione, moderate dosi di vino fanno bene. (16) Anche i vini brasiliani, a dosi moderate, fanno bene, come hanno scritto nel 2004 i cardiologi universitari di 56 San Paolo del Brasile PL da Luz e Silvano Coimbra. (17) In Argentina, nel 2005, due studiose di La Plata (Buenos Aires), Juliana Fantinelli e Susana Mosca hanno somministrato a topini, sottoposti in laboratorio ad ischemia coronarica (gli provocavano dei piccoli infarti miocardici!), un estratto NON alcoolico di Cabernet Sauvignon argentino, ottenendo un recupero dall’infarto molto migliore che nei topini “astemi”. Un piacevole modello di riabilitazione post infartuale! (18) Nel 2008 alcuni ricercatori di Gerusalemme hanno somministrato a volontari sani un pasto grasso (250 gr. di tacchino arrosto) accompagnato da acqua minerale e dopo la digestione hanno trovato nel sangue alte dosi dei famosi e pericolosi grassi ossidati, in specie la malondialdeide, legati strettamente all’aterosclerosi. Se il grasso tacchino era accompagnato da 200 ml. di vino rosso israeliano, o, meglio ancora, se era anche cotto nel vino rosso la tossica malondialdeide, risultava quasi assente dal sangue! Da qui la teoria che i polifenoli del vino rosso prevengano l’assorbimento dei tossici lipidi ossidati. (19) Vino e cefalea; vino e sesso. Lasciamo per un momento da parte le coronarie ed il cuore e vediamo l’effetto del vino su due distretti dove, ovviamente, l’endotelio vasale è fondamentale: il cervello e l’apparato sessuale. Già Celso (vissuto dal 25 a.C. al 50 d.C.) sosteneva che il vino può scatenare un attacco di cefalea. In tempi recenti si è discusso molto dell’argomento: Littlewood (Lancet 1988) studiando un gruppo di bevitori di vino e superalcoolici (tipo vodka) a parità di quantità di alcool ha sostenuto che il vino di per sé è un trigger della cefalea. (20) In Friuli Venezia Giulia Relja nel 1993 ha osservato 380 pazienti sofferenti di cefalea e bevitori di vino. Di questi 171 (il 45%) avevano cefalea dopo aver bevuto vino bianco, e non avevano nulla bevendo il vino rosso. (21) Allora c’è un fattore scatenante specifico presente nel vino bianco? Sono forse i solfiti, più usati nella vinificazione in bianco? O forse la colpa è delle amine biogene del vino (istamina, tiramina)? Kenny nel 2001 ha somministrato a cefalalgici dosi uguali di vino ricco e povero di istamina: nessuna differenza. (2) Panconesi e Sicuteri (Cephalalgia 1997) hanno studiato fra i possibili agenti scatenati contenuti nel vino gli agenti serotoninergici, ed il rilascio, mediato dai flavonoidi, di nitrossido e CGRP (potenti vasodilatatori naturali), con risultati non chiarissimi. (23) Per cercare di risolvere il quesito Alessandro Panconesi (Neurologo che vive e lavora nella patria del Vino Chianti, Montespertoli) ha effettuato uno studio epidemiologico “sul campo” osservando 100 donne soffe-

enti di cefalea, di età compresa tra 18 e 54 anni. (24) Di queste 58 NON consumavano vino, 38 lo bevevano regolarmente e 4 occasionalmente. Chiedendo alle bevitrici se ritenevano un particolare vino “fattore scatenante” della cefalea 6 hanno risposto il vino bianco un trigger, 2 il vino rosso e 2 entrambi. Per curiosità 8 giudicavano il cioccolato un potente fattore scatenante. Quindi il vino NON appare essere un importante trigger della cefalea (la maggior parte delle donne con cefalea sono astemie!), ed in ogni caso il vino bianco appare più responsabile, verosimilmente per i solfiti. Anne Aamodt (una neurologa svedese che si occupa di cefalea) nel 2006 ha pubblicato uno studio, basato su di un questionario somministrato ad oltre 5000 persone sofferenti di cefalea, in cui conferma i dati di Panconesi dimostrando addirittura una correlazione inversa tra vino e cefalea: un moderato uso del vino riduce la frequenza degli attacchi di cefalea. Invece il vino ad alta dose scatena la cefalea. (25) Quindi, esattamente come nel campo dell’aterosclerosi coronarica, anche in chi soffre di cefalea un moderato uso del vino (preferibilmente rosso e con pochi solfiti) è positivo. La leggenda della damigella persiana che guarisce dalla cefalea bevendo vino è quindi vera! In altro campo ci sono pochi dati, e tante leggende, sul rapporto tra vino ed eros. Ma uno studio recentissimo esiste! Gli Andrologi dell’ospedale di S. Maria Annunziata a Ponte a Niccheri (non per nulla chiamato “Ospedale del Chianti”), coordinati da Nicola Mondaini, in uno studio condotto su 800 donne residenti nel Chianti confermano che due bicchieri di vino al giorno migliorano l’attività sessuale delle donne. (26) In base ad un questionario, costituito da 19 domande che studiano 6 aspetti della sessualità (desiderio, lubrificazione, orgasmo, interesse, soddisfazione, dolore) chi consuma da 1 a 2 bicchieri di vino al giorno (17%) ha una vita sessuale migliore rispetto alle astemie (34,5%). I parametri dove si sono mostrate le maggiori differenze sono stati quelli della lubrificazione e del desiderio. I motivi? Sono da ricercare in alcune delle componenti polifenoliche del vino. Tra queste componenti emerge ancora una volta il resveratolo. E’ in corso la parte dello studio che riguarda gli uomini, ma è verosimile, dai risultati preliminari, che, tramite la produzione del già citato nitrossido, aumenti l’afflusso di sangue nel membro maschile, favorendone così l’ erezione, indubbio effetto benefico senza dover ricorrere all’aiuto della chimica. L’unica accortezza da adottare è quella di evitare di “fare il pieno”: i dottori consigliano un bicchiere a pasto, evitando quindi di concentrare tutto alla cena pena l’ottenimento dell’effetto contrario! Ma non avevamo detto che il resveratrolo si trova principalmente nei vini rossi? E’ vero, e, salvo ricerche contrarie, magari sponsorizzate dai vignaioli della vinificazione in bianco, saremo costretti a dimenticare le 57 romantiche cenette a base di ostriche e champagne, per far posto a serate dove la passione si scatena grazie alla presenza sulla tavola di vini come Brunello, Chianti Classico o Morellino! Conclusioni In conclusione appare oggi evidente che il vino, specialmente il vino rosso, con vari meccanismi (antiossidante naturale, riduzione dell’ossidazione delle lipoproteine, riduzione della sintesi dell’endotelina-1, aumento della sintesi endoteliale del vasodilatatore nitrossido, riduzione dell’assorbimento dei lipidi, riduzione della sintesi endoteliale di trombossano e quindi azione antitrombotica… ed altri ancora sconosciuti), a bassi dosaggi abbia un effetto positivo non solo sul circolo, riducendo o migliorando i processi aterosclerotici, ma anche sulla cardiopatia ischemica, sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva, sulla cefalea e sulla funzione sessuale femminile e forse anche maschile. Questa azione terapeutica benefica svolta da piccole quantità di vino non può più essere ignorate e sottovalutata dai medici! Non è da sottovalutare anche la possibilità di una migliore qualità di vita, per molti pazienti cardiopatici, specie se cronici, ove la correzione dietetica, con l'aggiunta di piccole quantità di vino ai pasti, potrebbe espletare il duplice ruolo di integratore dietetico e terapeutico, almeno in termini di prevenzione secondaria, con probabile gradita accettazione da parte dei pazienti. La identificazione di quei vini, o meglio di quei vitigni particolarmente ricchi di polifenoli, costituirà ulteriore elemento preferenziale da parte del consumatore di vino il quale cercherà sempre più spesso di abbinare la qualità del prodotto alle sue qualità positive, stimolando anche i vignaioli alla produzione di qualità e non solo di quantità. Morale della Favola C. Poli, C. Fernandez, A. Panconesi, N. Mondani Vino, cuore ed endotelio Nicholas Wald, un londinese professore di medicina preventiva, nel 2003, in un famoso articolo sul British Medical Journal, propose una “polipillola” (chiamata “il pillolone” da Renzo Arbore) contenente una statina, tre mezze dosi di farmaci per abbassare la pressione, aspirina ed acido folico, da somministrare a tutta la popolazione dopo una certa età, promettendo di ridurre dell’80 % l’insorgenza di cardiopatia ischemica, ictus, ipertensione etc. (27) La cosa ovviamente provocò molte polemiche, sia per il costo sia per la possibile incidenza di effetti avversi in persone che magari non avevano alcun bisogno di assumere farmaci. Noi, basandoci su quanto discusso finora e seguendo quanto scritto nel 2004 sempre sul British Medical Journal da un gruppo di ricercatori di Rotterdam,

enti di cefalea, di età compresa tra 18 e 54 anni. (24)<br />

Di queste 58 NON consumavano v<strong>in</strong>o, 38 lo bevevano<br />

regolarmente e 4 occasionalmente. Chiedendo<br />

alle bevitrici se ritenevano un particolare v<strong>in</strong>o “fattore<br />

scatenante” della cefalea 6 hanno risposto <strong>il</strong> v<strong>in</strong>o bianco<br />

un trigger, 2 <strong>il</strong> v<strong>in</strong>o rosso e 2 entrambi. Per curiosità<br />

8 giudicavano <strong>il</strong> cioccolato un potente fattore scatenante.<br />

Qu<strong>in</strong>di <strong>il</strong> v<strong>in</strong>o NON appare essere un importante<br />

trigger della cefalea (la maggior parte delle<br />

donne con cefalea sono astemie!), ed <strong>in</strong> ogni caso <strong>il</strong><br />

v<strong>in</strong>o bianco appare più responsab<strong>il</strong>e, verosim<strong>il</strong>mente<br />

per i solfiti.<br />

Anne Aamodt (una neurologa svedese che si occupa<br />

di cefalea) nel 2006 ha pubblicato uno studio, basato su<br />

di un questionario somm<strong>in</strong>istrato ad oltre 5000 persone<br />

sofferenti di cefalea, <strong>in</strong> cui conferma i dati di<br />

Panconesi dimostrando addirittura una correlazione<br />

<strong>in</strong>versa tra v<strong>in</strong>o e cefalea: un moderato uso del v<strong>in</strong>o<br />

riduce la frequenza degli attacchi di cefalea. Invece <strong>il</strong><br />

v<strong>in</strong>o ad alta dose scatena la cefalea. (25)<br />

Qu<strong>in</strong>di, esattamente come nel campo dell’aterosclerosi<br />

coronarica, anche <strong>in</strong> chi soffre di cefalea un moderato<br />

uso del v<strong>in</strong>o (preferib<strong>il</strong>mente rosso e con pochi solfiti)<br />

è positivo. La leggenda della damigella persiana che<br />

guarisce dalla cefalea bevendo v<strong>in</strong>o è qu<strong>in</strong>di vera!<br />

In altro campo ci sono pochi dati, e tante leggende,<br />

sul rapporto tra v<strong>in</strong>o ed eros. Ma uno studio recentissimo<br />

esiste!<br />

Gli Andrologi dell’ospedale di S. Maria Annunziata a<br />

Ponte a Niccheri (non per nulla chiamato “Ospedale del<br />

Chianti”), coord<strong>in</strong>ati da Nicola Monda<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> uno studio<br />

condotto su 800 donne residenti nel Chianti confermano<br />

che due bicchieri di v<strong>in</strong>o al giorno migliorano l’attività<br />

sessuale delle donne. (26)<br />

In base ad un questionario, costituito da 19 domande<br />

che studiano 6 aspetti della sessualità (desiderio, lubrificazione,<br />

orgasmo, <strong>in</strong>teresse, soddisfazione, dolore) chi<br />

consuma da 1 a 2 bicchieri di v<strong>in</strong>o al giorno (17%) ha<br />

una vita sessuale migliore rispetto alle astemie (34,5%).<br />

I parametri dove si sono mostrate le maggiori differenze<br />

sono stati quelli della lubrificazione e del desiderio.<br />

I motivi? Sono da ricercare <strong>in</strong> alcune delle componenti<br />

polifenoliche del v<strong>in</strong>o. Tra queste componenti emerge<br />

ancora una volta <strong>il</strong> resveratolo. E’ <strong>in</strong> corso la parte<br />

dello studio che riguarda gli uom<strong>in</strong>i, ma è verosim<strong>il</strong>e,<br />

dai risultati prelim<strong>in</strong>ari, che, tramite la produzione del<br />

già citato nitrossido, aumenti l’afflusso di sangue nel<br />

membro masch<strong>il</strong>e, favorendone così l’ erezione, <strong>in</strong>dubbio<br />

effetto benefico senza dover ricorrere all’aiuto della<br />

chimica.<br />

L’unica accortezza da adottare è quella di evitare di<br />

“fare <strong>il</strong> pieno”: i dottori consigliano un bicchiere a<br />

pasto, evitando qu<strong>in</strong>di di concentrare tutto alla cena<br />

pena l’ottenimento dell’effetto contrario!<br />

Ma non avevamo detto che <strong>il</strong> resveratrolo si trova<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente nei v<strong>in</strong>i rossi? E’ vero, e, salvo ricerche<br />

contrarie, magari sponsorizzate dai vignaioli della v<strong>in</strong>ificazione<br />

<strong>in</strong> bianco, saremo costretti a dimenticare le<br />

57<br />

romantiche cenette a base di ostriche e champagne,<br />

per far posto a serate dove la passione si scatena grazie<br />

alla presenza sulla tavola di v<strong>in</strong>i come Brunello, Chianti<br />

Classico o Morell<strong>in</strong>o!<br />

Conclusioni<br />

In conclusione appare oggi evidente che <strong>il</strong> v<strong>in</strong>o, specialmente<br />

<strong>il</strong> v<strong>in</strong>o rosso, con vari meccanismi (antiossidante<br />

naturale, riduzione dell’ossidazione delle lipoprote<strong>in</strong>e,<br />

riduzione della s<strong>in</strong>tesi dell’endotel<strong>in</strong>a-1, aumento<br />

della s<strong>in</strong>tesi endoteliale del vasod<strong>il</strong>atatore nitrossido,<br />

riduzione dell’assorbimento dei lipidi, riduzione della<br />

s<strong>in</strong>tesi endoteliale di trombossano e qu<strong>in</strong>di azione antitrombotica…<br />

ed altri ancora sconosciuti), a bassi<br />

dosaggi abbia un effetto positivo non solo sul circolo,<br />

riducendo o migliorando i processi aterosclerotici, ma<br />

anche sulla cardiopatia ischemica, sulla broncopneumopatia<br />

cronica ostruttiva, sulla cefalea e sulla funzione<br />

sessuale femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e e forse anche masch<strong>il</strong>e.<br />

Questa azione terapeutica benefica svolta da piccole<br />

quantità di v<strong>in</strong>o non può più essere ignorate e sottovalutata<br />

dai medici!<br />

Non è da sottovalutare anche la possib<strong>il</strong>ità di una<br />

migliore qualità di vita, per molti pazienti cardiopatici,<br />

specie se cronici, ove la correzione dietetica, con l'aggiunta<br />

di piccole quantità di v<strong>in</strong>o ai pasti, potrebbe espletare<br />

<strong>il</strong> duplice ruolo di <strong>in</strong>tegratore dietetico e terapeutico,<br />

almeno <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di prevenzione secondaria, con probab<strong>il</strong>e<br />

gradita accettazione da parte dei pazienti.<br />

La identificazione di quei v<strong>in</strong>i, o meglio di quei vitigni<br />

particolarmente ricchi di polifenoli, costituirà ulteriore<br />

elemento preferenziale da parte del consumatore di<br />

v<strong>in</strong>o <strong>il</strong> quale cercherà sempre più spesso di abb<strong>in</strong>are la<br />

qualità del prodotto alle sue qualità positive, stimolando<br />

anche i vignaioli alla produzione di qualità e non<br />

solo di quantità.<br />

Morale della Favola<br />

C. Poli, C. Fernandez, A. Panconesi, N. Mondani V<strong>in</strong>o, cuore ed endotelio<br />

Nicholas Wald, un lond<strong>in</strong>ese professore di medic<strong>in</strong>a<br />

preventiva, nel 2003, <strong>in</strong> un famoso articolo sul British<br />

Medical Journal, propose una “polip<strong>il</strong>lola” (chiamata “<strong>il</strong><br />

p<strong>il</strong>lolone” da Renzo Arbore) contenente una stat<strong>in</strong>a, tre<br />

mezze dosi di farmaci per abbassare la pressione, aspir<strong>in</strong>a<br />

ed acido folico, da somm<strong>in</strong>istrare a tutta la popolazione<br />

dopo una certa età, promettendo di ridurre<br />

dell’80 % l’<strong>in</strong>sorgenza di cardiopatia ischemica, ictus,<br />

ipertensione etc. (27)<br />

La cosa ovviamente provocò molte polemiche, sia per<br />

<strong>il</strong> costo sia per la possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>cidenza di effetti avversi <strong>in</strong><br />

persone che magari non avevano alcun bisogno di assumere<br />

farmaci.<br />

Noi, basandoci su quanto discusso f<strong>in</strong>ora e seguendo<br />

quanto scritto nel 2004 sempre sul British Medical<br />

Journal da un gruppo di ricercatori di Rotterdam,

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