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all’ablazione del nodo atrio-ventricolare. Questa conclusione<br />

va <strong>in</strong>terpretata con cautela. Lo studio <strong>in</strong>fatti<br />

non è randomizzato e i gruppi non sono paragonab<strong>il</strong>i.<br />

Inoltre non si ha la certezza che <strong>il</strong> beneficio sia dovuto<br />

alla CRT; può essere la sola ablazione del nodo atrioventricolare<br />

associata al pac<strong>in</strong>g semplice bicamerale<br />

(strategia def<strong>in</strong>ita ablate and pace) a determ<strong>in</strong>are l’attenuazione<br />

dei s<strong>in</strong>tomi e la migliore capacità funzionale,<br />

soprattutto <strong>in</strong> caso di elevata e irregolare frequenza<br />

ventricolare.<br />

Un risultato sim<strong>il</strong>e è stato riportato <strong>in</strong> una serie di 263<br />

pazienti consecutivi con CRT, 167 (63%) <strong>in</strong> ritmo s<strong>in</strong>usale<br />

e 96 (37%) <strong>in</strong> fibr<strong>il</strong>lazione atriale cronica (21). Le<br />

caratteristiche cl<strong>in</strong>iche di base dei due gruppi erano<br />

sim<strong>il</strong>i, con la sola differenza che nel gruppo di pazienti<br />

con aritmia i volumi telesistolico e telediastolico del<br />

ventricolo s<strong>in</strong>istro erano più piccoli e le dimensioni dell’atrio<br />

s<strong>in</strong>istro maggiori. Il 22% di pazienti con fibr<strong>il</strong>lazione<br />

atriale era stato sottoposto ad ablazione del nodo<br />

atrioventricolare (prima o dopo la CRT). Il beneficio<br />

della CRT (<strong>in</strong>iziale, dopo 3 mesi e dopo 12 mesi) era<br />

uguale nei due gruppi <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di classe NYHA, 6<br />

m<strong>in</strong>ute walk<strong>in</strong>g test, qualità di vita, FE, <strong>in</strong>sufficienza<br />

mitralica, reverse remodel<strong>in</strong>g ventricolare e riduzione<br />

delle ospedalizzazioni. La sopravvivenza a lungo term<strong>in</strong>e<br />

era la stessa. La percentuale dei non-responder era la<br />

stessa. Dopo 1 anno, nel 25% di pazienti <strong>in</strong>izialmente<br />

<strong>in</strong> fibr<strong>il</strong>lazione atriale si era riprist<strong>in</strong>ato <strong>il</strong> ritmo s<strong>in</strong>usale.<br />

Le conclusioni degli AA sono che i pazienti <strong>in</strong> fibr<strong>il</strong>lazione<br />

atriale possono essere considerati candidati alla CRT,<br />

soprattutto se si effettua l’ablazione del nodo atrio-ventricolare.<br />

Un trial multicentrico randomizzato a doppio cieco è<br />

<strong>in</strong> corso e si concluderà nel 2008, l’AVERT-AF, Atrio-ventricular<br />

junction ablation followed by resynchronization<br />

therapy <strong>in</strong> patients with congestive heart fa<strong>il</strong>ure and atrial<br />

fibr<strong>il</strong>lation. L’obiettivo è dimostrare che la strategia<br />

“ablazione più CRT” migliora la capacità di esercizio e<br />

lo stato funzionale rispetto alla strategia “controllo farmacologico<br />

della frequenza cardiaca” <strong>in</strong> pazienti con<br />

fibr<strong>il</strong>lazione atriale cronica e FE ridotta, <strong>in</strong>dipendentemente<br />

dalla durata del QRS. Si prevede l’arruolamento<br />

di 180 pazienti. End po<strong>in</strong>t primario: durata dello sforzo<br />

fisico. Considerando <strong>il</strong> disegno della sperimentazione,<br />

non è diffic<strong>il</strong>e immag<strong>in</strong>are che i problemi resteranno<br />

irrisolti.<br />

La CRT riduce <strong>il</strong> rischio di fibr<strong>il</strong>lazione atriale?<br />

E’ logico supporre che un <strong>in</strong>tervento che determ<strong>in</strong>a <strong>il</strong><br />

miglioramento della funzione sistolica del ventricolo<br />

s<strong>in</strong>istro, <strong>il</strong> miglioramento del riempimento diastolico e<br />

la riduzione dell’<strong>in</strong>sufficienza mitralica, riduca anche <strong>il</strong><br />

rischio di aritmie atriali, attraverso un reverse remodel<strong>in</strong>g<br />

atriale, caratterizzato dalla riduzione delle dimensioni<br />

atriali. In realtà i dati <strong>in</strong> proposito sono contraddittori.<br />

Sia nel COMPANION (6) che nel CARE-HF (7) la CRT<br />

non riduce <strong>il</strong> rischio di fibr<strong>il</strong>lazione atriale.<br />

In uno studio caso-controllo, ogni paziente di un<br />

29<br />

E. Enia La ris<strong>in</strong>cronizzazione cardiaca. IV° Il prof<strong>il</strong>o del paziente candidato<br />

gruppo di 27 <strong>in</strong> ritmo s<strong>in</strong>usale e con tentativo fallito di<br />

impianto di CRT è stato abb<strong>in</strong>ato con altri due pazienti<br />

<strong>in</strong> ritmo s<strong>in</strong>usale e impianto di CRT riuscito, uno responder<br />

e l’altro non-responder. Il match<strong>in</strong>g è stato fatto <strong>in</strong><br />

base a età, sesso, etiologia dello scompenso (ischemico<br />

o non-ischemico) e storia di fibr<strong>il</strong>lazione atriale parossistica.<br />

Il follow-up medio è stato di 386 giorni. L’aritmia<br />

è stata documentata con l’analisi periodica del sistema<br />

di sorveglianza <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco al device. Nonostante <strong>il</strong> reverse<br />

remodel<strong>in</strong>g del ventricolo s<strong>in</strong>istro e <strong>il</strong> miglioramento<br />

cl<strong>in</strong>ico, la CRT non riduce <strong>il</strong> rischio di fibr<strong>il</strong>lazione atriale<br />

nei responder paragonati ai non-responder e al gruppo<br />

nel quale è fallito l’impianto; la CRT ritarda soltanto<br />

l’esordio di una nuova fibr<strong>il</strong>lazione atriale. Manca qu<strong>in</strong>di<br />

un reverse remodel<strong>in</strong>g atriale cl<strong>in</strong>icamente significativo<br />

(22).<br />

A conclusioni differenti era pervenuto un altro studio<br />

caso-controllo (23). E’ stata studiata l’<strong>in</strong>cidenza di fibr<strong>il</strong>lazione<br />

atriale <strong>in</strong> un gruppo di 36 pazienti consecutivi <strong>in</strong><br />

ritmo s<strong>in</strong>usale con CRT abb<strong>in</strong>ati a un gruppo di controllo<br />

senza CRT, con match<strong>in</strong>g fatto <strong>in</strong> base all’età, al sesso<br />

e alla FE. La CRT <strong>in</strong> un anno riduce <strong>il</strong> rischio di aritmia<br />

del 77% (2.8% vs 10.2%). Questo studio è stato criticato<br />

perché: 1. la diagnosi di aritmia non si basa sull’analisi<br />

sistematica del sistema di monitoraggio cont<strong>in</strong>uo<br />

del device; 2 <strong>il</strong> match<strong>in</strong>g limitato alla FE non pareggia<br />

la severità dello scompenso (22). Lo stesso gruppo<br />

ha successivamente confermato, <strong>in</strong> una casistica di 107<br />

pazienti (58% responder e 42% non-responder) seguiti<br />

per 3 mesi, un miglioramento nei responder della funzione<br />

di entrambi gli atri, con miglioramento della compliance,<br />

reverse remodel<strong>in</strong>g atriale e riduzione delle<br />

dimensioni dell’atrio prima e dopo ogni sistole (24).<br />

In una serie di 28 pazienti con scompenso cardiaco e<br />

con pace-maker convenzionale, l’upgrade a CRT-D ha<br />

determ<strong>in</strong>ato (negli stessi pazienti, che costituiscono<br />

qu<strong>in</strong>di un controllo di sé stessi: prima e dopo la CRT-D),<br />

accanto al miglioramento cl<strong>in</strong>ico e alla riduzione delle<br />

ospedalizzazioni, una significativa riduzione del rischio<br />

di tachiaritmia atriale (episodi di aritmia per anno:<br />

prima 181; dopo 50) e della durata dell’aritmia (prima<br />

87 s; dopo 28 s). Il beneficio è cont<strong>in</strong>uato <strong>in</strong> un followup<br />

di 2 anni (25).<br />

Secondo altri AA, la CRT, almeno con una particolare<br />

sequenza di stimolazione atrio-biventricolare, può favorire<br />

la comparsa di fibr<strong>il</strong>lazione atriale. In una serie di<br />

309 pazienti con CRT, è stato studiato retrospettivamente<br />

l’effetto del pac<strong>in</strong>g atriale nella stimolazione<br />

atrio-biventricolare DDD o DDDR; vi era una correlazione<br />

tra percentuale di pac<strong>in</strong>g atriale e rischio di fibr<strong>il</strong>lazione<br />

atriale, <strong>in</strong>dipendente da altri fattori di rischio dell’aritmia.<br />

E’ preferib<strong>il</strong>e, quando possib<strong>il</strong>e, la modalità di<br />

stimolazione VDD (adoperata <strong>in</strong> genere nei trial sulla<br />

CRT) che comporta l’attivazione atriale spontanea; si<br />

evita <strong>in</strong> tal modo <strong>il</strong> ritardo di conduzione <strong>in</strong>tra-atriale<br />

secondario al pac<strong>in</strong>g atriale e la successiva <strong>in</strong>terferenza<br />

diastolica con aumento delle pressioni di riempimento<br />

del ventricolo s<strong>in</strong>istro (26).

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