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Figura 1: L’impianto di CRT avviene secondo le modalità standard<br />
dell’impianto transvenoso di pace-maker, ut<strong>il</strong>izzando<br />
3 elettrocateteri: uno è posizionato <strong>in</strong> atrio<br />
destro, uno <strong>in</strong> ventricolo destro, come <strong>in</strong> un impianto<br />
bicamerale standard; un terzo, sempre attraverso<br />
la stessa via venosa, è posizionato nel seno coronarico<br />
e da qui <strong>in</strong> una vena posterolaterale tributaria del<br />
seno, da dove sia possib<strong>il</strong>e stimolare <strong>il</strong> ventricolo s<strong>in</strong>istro<br />
(dall’epicardio all’endocardio).<br />
cronia <strong>in</strong>traventricolare causa della ritardata attivazione<br />
<strong>in</strong> genere della parete posterolaterale del ventricolo<br />
s<strong>in</strong>istro. Questo terzo elettrocatetere, <strong>in</strong> caso di<br />
necessità, può anche essere <strong>in</strong>serito chirurgicamente<br />
sull’epicardio del ventricolo s<strong>in</strong>istro con una m<strong>in</strong>i-toracotomia<br />
(che comporta anestesia generale e qu<strong>in</strong>di un<br />
significativo aumento della mortalità e delle complicanze).<br />
La CRT è chiamata anche stimolazione biventricolare<br />
<strong>in</strong> quanto, con cateteri diversi, vengono stimolati<br />
entrambi i ventricoli, <strong>il</strong> destro dall’endocardio e<br />
<strong>il</strong> s<strong>in</strong>istro dall’epicardio.<br />
E’ stata sperimentata anche una stimolazione cosiddetta<br />
triangolare con due elettrocateteri per <strong>il</strong> ventricolo<br />
destro (uno nell’apice e uno nel tratto di efflusso)<br />
e uno per <strong>il</strong> ventricolo s<strong>in</strong>istro (nella posizione standard),<br />
<strong>in</strong> base all’osservazione che la stimolazione<br />
bifocale del ventricolo destro può migliorare l’as<strong>in</strong>cronia<br />
del ventricolo s<strong>in</strong>istro, con meccanismi non ancora<br />
chiariti. In una piccola serie di 21 pazienti questa<br />
stimolazione ha determ<strong>in</strong>ato una migliore ris<strong>in</strong>cronizzazione,<br />
soprattutto della parete anteriore del ventricolo<br />
s<strong>in</strong>istro (2).<br />
17<br />
E. Enia La ris<strong>in</strong>cronizzazione cardiaca. II° Impianto e ottimizzazione del sistema<br />
La mortalità operatoria dell’impianto transvenoso<br />
della CRT è dello 0.3% (95% CI: 0.1-0.6%) (3).<br />
Le complicanze possono essere perioperatorie (dal<br />
giorno dell’impianto f<strong>in</strong>o ai 7 giorni successivi) e<br />
postoperatorie (dall’ottavo giorno f<strong>in</strong>o al sesto mese).<br />
La frequenza di problemi perioperatori è del 14%;<br />
quella dei postoperatori è del 10%. Alle complicanze<br />
tipiche dell’impianto di un pace-maker (pneumotorace,<br />
emotorace, perforazione cardiaca, ematoma, <strong>in</strong>fezioni,<br />
s<strong>in</strong>drome della vena cava superiore, stimolazione<br />
diaframmatica, dislocazione dei cateteri ecc.) bisogna<br />
aggiungere la peculiare complicanza costituita<br />
dalla perforazione/dissecazione del seno coronarico<br />
nello 0.4-4% dei casi, <strong>in</strong> genere risolvib<strong>il</strong>e senza<br />
sequele (<strong>il</strong> versamento pericardico con tamponamento<br />
è raro) (4). In un follow-up di 11 mesi compaiono<br />
problemi agli elettrocateteri (dislocazione ecc.) nel<br />
6.6% di pazienti e malfunzionamenti del sistema nel<br />
5% (3). Un re<strong>in</strong>tervento si rende necessario nell’8%<br />
dei casi (5).<br />
Nel 10% dei casi l’impianto fallisce <strong>in</strong> genere per la<br />
difficoltà nel cateterizzare <strong>il</strong> seno coronarico e nel<br />
posizionare <strong>in</strong> modo ottimale l’elettrocatetere (punto<br />
cruciale della procedura). E’ necessaria una valutazione<br />
contrastografica prelim<strong>in</strong>are dell’anatomia del seno<br />
coronarico per decelare anomalie del drenaggio venoso,<br />
stenosi o vasi di calibro <strong>in</strong>sufficiente che possano<br />
precludere <strong>il</strong> successo dell’impianto. Questa anatomia<br />
può essere adeguatamente esplorata anche con la<br />
tomografia computerizzata multislice (6). Talora si<br />
manifestano imprevedib<strong>il</strong>i problemi di sens<strong>in</strong>g e di stimolazione,<br />
nonostante un posizionamento ottimale<br />
degli elettrocateteri. La presenza di fibr<strong>il</strong>lazione atriale<br />
cronica e la dimensione antero-posteriore dell’atrio<br />
s<strong>in</strong>istro > 4.85 cm predicono l’<strong>in</strong>successo dell’impianto<br />
(7).<br />
Questi dati provengono dai centri che hanno partecipato<br />
ai trial cl<strong>in</strong>ici sull’argomento. Come avvic<strong>in</strong>are<br />
<strong>il</strong> mondo reale al mondo del trial? E’ necessario pretendere<br />
che l’addestramento dei medici che impiantano<br />
la CRT rispetti una precisa curva di apprendimento<br />
che richiede: 1. l’esecuzione <strong>in</strong> prima persona di almeno<br />
200 procedure (tra studi elettrofisiologici, procedure<br />
<strong>in</strong>terventistiche e impianti di pace-maker/defibr<strong>il</strong>latore)<br />
e 2. l’impianto <strong>in</strong> prima persona di almeno 50<br />
CRT (8). Il rispetto di questa curva d’apprendimento<br />
assicura la stessa probab<strong>il</strong>ità di successo dei trial (vic<strong>in</strong>a<br />
al 90%). L’operatore mantiene la competenza<br />
impiantando almeno 20 CRT ogni anno (8).<br />
2. Ottimizzazione del sistema.<br />
La programmazione <strong>in</strong>iziale del device comporta<br />
anzitutto la selezione della modalità di pac<strong>in</strong>g (VDD,<br />
DDD, DDDR o VVIR), i limiti superiori e <strong>in</strong>feriori della<br />
frequenza di stimolazione e, <strong>in</strong> caso di CRT-D, i trigger<br />
che attivano la terapia antitachicardia.