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Paolo Magrini La speranza che non muore Settant’anni di appunti
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<strong>Paolo</strong> Magr<strong>in</strong>i<br />
La speranza che non muore<br />
Settant’anni di appunti
<strong>Paolo</strong> Magr<strong>in</strong>i<br />
La speranza che non muore<br />
Settant’anni di appunti
Circa 70 anni fa è <strong>in</strong>iziato <strong>il</strong> mio “viaggio della speranza” <strong>in</strong> un mondo migliore, che ripercorro<br />
<strong>in</strong> queste memorie.<br />
La speranza di allora è ancora attuale, perchè non sono f<strong>in</strong>ite né le <strong>in</strong>giustizie né le guerre, né -<br />
purtroppo - è f<strong>in</strong>ito lo sfruttamento dell’uomo da parte di altri uom<strong>in</strong>i.<br />
Durante questo mio lungo viaggio ho <strong>in</strong>contrato la politica, che mi è parsa lo strumento più idoneo<br />
per cambiare <strong>il</strong> mondo, ed io sono stato <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva un m<strong>il</strong>itante politico, che ha cercato di capire<br />
e di lottare.<br />
Ho conosciuto lavoratori e lavoratrici, politici, amm<strong>in</strong>istratori, s<strong>in</strong>dacalisti, ed ho sempre ceercato<br />
di abbattere le barriere dell’<strong>in</strong>comprensione e del pregiudizio ideologico nel confronto con gli avversari<br />
politici.<br />
Ho viaggiato molto e frequentato dirigenti di primo piano del mio partito. Per uno di essi ho avuto<br />
grande affetto: Enrico Berl<strong>in</strong>guer.<br />
Ad Enrico ed ai miei pronipoti Alessia e Simone, dei quali sarà <strong>il</strong> futuro, questi miei ricordi di vita<br />
e di speranza sono dedicati.<br />
L’A.
Capitolo 1<br />
1936. All’<strong>in</strong>izio, <strong>il</strong> lavoro<br />
Avevo soli tredici anni quando, per la prima volta, uscii da Pisoniano.<br />
Era giunto <strong>il</strong> momento di conoscere <strong>il</strong> lavoro ed <strong>il</strong> vero volto del padrone, quello che <strong>in</strong><br />
paese dava segno della sua esistenza tramite i caporali che reclutavano e gestivano squadre di ragazzi,<br />
per la “stagione” nelle tenute dell’Agro romano.<br />
La paga non superava mai le 30 lire la settimana, per dieci ore lavorative al giorno, molto<br />
di meno di quanto prendevano quelli che avevano la fortuna di lavorare negli orti della capitale.<br />
Ma per questo lavoro più specializzato occorreva avere almeno 16 anni.<br />
Incom<strong>in</strong>ciai ad imparare a mie spese che <strong>il</strong> “caporale” aveva <strong>il</strong> compito di sorvegliarci.<br />
Esso stava dietro di noi, a cavallo, mentre noi sudavamo copiosamente durante la fienagione e<br />
la mietitura.<br />
La nostra fatica, con questa presenza, si raddoppiava, perché non potevi fare altro movimento<br />
che quello di lavorare <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione, senza mai girarti. Questi momenti venivano da<br />
noi chiamati <strong>il</strong> “supplizio”. Il caporale scrutava <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione con <strong>il</strong> suo sguardo arcigno come<br />
ti muovevi durante <strong>il</strong> lavoro, qu<strong>in</strong>di non potevi girarti. E f<strong>in</strong>o a quando non andava via ti restava<br />
sulle spalle quel macigno s<strong>il</strong>enzioso, che era più pesante di una montagna.<br />
“L’arriccapadrone” - così chiamavamo l’uomo aspirante al titolo superiore di fattore - era<br />
sempre arrabbiato. Prima di andare via ci lasciava un abbondante cottimo, perciò a tutti i costi,<br />
prima di sera, bisognava giungere f<strong>in</strong>o al punto <strong>in</strong> cui aveva piantato <strong>il</strong> bastone.<br />
Se era necessaria qualche ora <strong>in</strong> più non importava, questa andava a beneficio della sua<br />
carriera futura.<br />
Spesso questi fedeli curatori degli <strong>in</strong>teressi dei padroni, avendo qualche problema <strong>in</strong> fami-<br />
5
Capitolo 1<br />
glia, e non potendosi sfogare <strong>in</strong> casa con moglie e figli, se la prendevano con noi piccoli e <strong>in</strong>difesi<br />
monelli, pers<strong>in</strong>o pungolandoci sulla schiena, con quel bastone che portavano sempre con sé.<br />
Devo ricordare che, nel caso nostro, poche erano le volte che si faceva vedere <strong>il</strong> vero fattore,<br />
quello che aveva <strong>il</strong> potere assoluto di fare e disfare nell’azienda. Questo, <strong>in</strong>fatti, lasciava spesso<br />
correre e qualche parola con i ragazzi la scambiava, permettendoci pers<strong>in</strong>o di fare domande.<br />
Soddisfatti dell’atteggiamento da “padre” di famiglia del fattore ci sbloccavamo e lavoravamo<br />
addirittura di più, proprio per via di questo rapporto più fam<strong>il</strong>iare.<br />
Ricordo come fosse oggi i primi giorni di maggio 1936, quando assieme ad altri ragazzi<br />
(guitti), partimmo da Pisoniano alle quattro di matt<strong>in</strong>a. S’<strong>in</strong>travedevano solamente dietro i lontani<br />
Appenn<strong>in</strong>i i primi tenui segni del giorno, che stava per nascere.<br />
A trasportarci c’era un carretto tra<strong>in</strong>ato da un grosso baio.<br />
Giungemmo a dest<strong>in</strong>azione, nell’Agro, che era quasi notte. Avevamo camm<strong>in</strong>ato tutta la<br />
giornata, sotto <strong>il</strong> sole caldo. Durante <strong>il</strong> tragitto furono necessarie alcune soste, sia per fare uno<br />
spunt<strong>in</strong>o e sgranchirci un poco le gambe, che per far mangiare e riposare <strong>il</strong> cavallo.<br />
Eravamo arrivati <strong>in</strong> una tenuta nei pressi di Castel di Guido, del Pio Istituto Santo Spirito,<br />
ad una vent<strong>in</strong>a di ch<strong>il</strong>ometri da Roma, e ad oltre 75 da Pisoniano.<br />
La matt<strong>in</strong>a presto, uno dei capoccia della tenuta, ci fece salire su una barozza (barroccio)<br />
tra<strong>in</strong>ata da due buoi. Dovevamo andare a raccogliere legna da ardere, per <strong>il</strong> periodo di permanenza<br />
nella tenuta.<br />
Organizzammo poi i lett<strong>in</strong>i di paglia e altri piccoli servizi, <strong>in</strong>somma tutto quando occorreva<br />
per un soggiorno di una quarant<strong>in</strong>a di giorni, <strong>il</strong> periodo della fienagione e mietitura. Alcuni di<br />
noi, più grandicelli, sarebbero restati anche per la trebbiatura.<br />
Squadre di falciatori rasavano le spallette con tale maestria, da renderle d’altro colore dopo<br />
l’affondo. Essi lasciavano dietro di sé lunghi f<strong>il</strong>oni d’erba, che spesso a causa della conformazione del<br />
terreno, disegnavano figure geometriche, che viste da lontano somigliavano a quelle delle zebre.<br />
In due giorni di sole l’erba diventava fieno per foraggiare gli animali nel periodo <strong>in</strong>vernale.<br />
La mietitrice, <strong>in</strong>vece, lavorava nel terreno più accessib<strong>il</strong>e, e per fare questo particolare lavoro<br />
c’era un’apposita squadra, proveniente dall’Alta Valle dell’Aniene.<br />
Dopo <strong>il</strong> suo passaggio restavano tanti covoni, che noi dovevamo portare nell’ara, dove venivano<br />
accasolati da mani più esperte.<br />
La zona, vista da lontano, faceva un certo effetto. Sembrava come se dietro ai mietitori ci<br />
fosse un numeroso gregge di pecore al pascolo, costituito proprio dai tanti covoni messi <strong>in</strong> piedi<br />
per mostrarsi al sole ed asciugare le spighe dall’umidità della notte.<br />
Ricordo che, anche se faticoso, <strong>il</strong> primo giorno <strong>il</strong> lavoro mi sembrò quasi un gioco. Poi man<br />
mano che i giorni passavano fui costretto a prendere atto che la cosa era molto più dura del previsto.<br />
Non meno di dieci ore giornaliere di lavoro! Poteva accadere che quando <strong>il</strong> grano era troppo<br />
maturo, c’era un di più di lavoro e d’attenzione per evitare che i chicchi cadessero durante <strong>il</strong> carico<br />
e lo scarico nell’aia. Si lavorava generalmente dalle sei s<strong>in</strong>o alle undici di matt<strong>in</strong>a, e poi si riprendeva<br />
<strong>il</strong> pomeriggio, verso le quattro e trenta, f<strong>in</strong>o alle nove.<br />
Quanto sudore su quella terra arsa, per guadagnare c<strong>in</strong>que lire al giorno! In ogni modo<br />
questa esperienza ci faceva maturare velocemente, <strong>in</strong> quella giungla di sfruttamento. Essa era anche<br />
<strong>il</strong> banco di prova per gestire la paga, e per effettuare piccole spese per l’alimentazione. Quello<br />
che più d’ogni altra cosa ci premeva era di acquisire l’autonomia dai genitori, dimostrandogli che<br />
eravamo diventati bravi amm<strong>in</strong>istratori.<br />
6
La speranza che non muore<br />
Ma essi s’<strong>in</strong>formavano, <strong>in</strong> ogni caso, da quei sanguisuga dei caporali, per conoscere <strong>il</strong> nostro<br />
comportamento durante <strong>il</strong> lavoro. Un buon giudizio da parte del caporale rassicurava la famiglia,<br />
e stava a significare che anche l’anno successivo ci sarebbe stato l’<strong>in</strong>gaggio. In caso contrario<br />
i genitori ci avrebbero guardato a brutto muso.<br />
Queste erano le condizioni <strong>in</strong> cui si trovavano i ragazzi, appena usciti dalle scuole elementari,<br />
ed anche quelli che le scuole nemmeno le avevano frequentate, e ce n’erano tanti. Tutti<br />
<strong>in</strong>dossavamo <strong>in</strong>dumenti rattoppati e magliette con grossi buchi sulle spalle. Un’immag<strong>in</strong>e di<br />
miseria traspariva da quelle toppe, ma dentro gli <strong>in</strong>volucri malconci c’erano dei corpi giovani<br />
appena sbocciati alla vita, con tanta voglia di vivere e di migliorare le condizioni sociali, giorno<br />
dopo giorno, anno dopo anno.<br />
In questi periodi di fienagione, di mietitura e di trebbiatura, le giornate festive scomparivano<br />
dal calendario. Non c’era festa che teneva, e solo <strong>il</strong> pomeriggio della domenica c’era un po’<br />
di libertà per lavare la “biancheria”. Mentre per <strong>il</strong> bagno e per toglierci di dosso la polvere accumulata<br />
durante <strong>il</strong> giorno c’era un fontan<strong>il</strong>e, che veniva riservato proprio allo scopo. Quello che<br />
mancava era <strong>il</strong> tempo per fare <strong>il</strong> bagno e a causa della mancata pulizia e per <strong>il</strong> conseguente prurito<br />
che avevamo addosso, eravamo tutti pieni di piaghe. Solo qualche volta, ed uno alla volta, quando<br />
non c’era <strong>il</strong> caporale, andavamo a tuffarci nella fontana.<br />
Foto prima comunione. Nel cerchio l’A.<br />
7
Il lavoro, che tortura!<br />
Capitolo 1<br />
Bisognava lavorare tanto e svelti, perché nella stagione della raccolta i padroni hanno fretta<br />
di immagazz<strong>in</strong>are i prodotti, per prevenire <strong>in</strong>cendi, grand<strong>in</strong>ate, trombe d’aria e quant’altro potrebbe<br />
mettere a rischio la produzione.<br />
Anche le notti, come per <strong>in</strong>canto, sparivano. Prima di cena c’era sempre qualcuno che si stendeva<br />
sulla paglia addormentandosi di colpo. Tanta era la stanchezza da non capire che prima di dormire<br />
occorreva cenare, altrimenti <strong>il</strong> giorno dopo non c’erano le forze nemmeno per camm<strong>in</strong>are.<br />
Il responsab<strong>il</strong>e della “stanza” doveva impedire ai ragazzi di addormentarsi senza cena, per<br />
impedire che la giornata successiva fosse ancora più faticosa. La sveglia suonava alle c<strong>in</strong>que. Il<br />
caporale portava sempre con sé una di quelle pompette con cui si fanno i clisteri ai bamb<strong>in</strong>i, e se<br />
non ti svegliavi al suono della campanella, ti schizzava l’acqua sul viso, per farti meglio capire che<br />
non era più ora di dormire.<br />
A letto ci potevi restare solo se avevi la febbre. La voglia di restarci era molto forte, ma poi<br />
le c<strong>in</strong>que lire dove sarebbero f<strong>in</strong>ite? Per dire esattamente come stavano le cose, <strong>il</strong> nostro <strong>in</strong>gaggio<br />
serviva a dare una mano alla famiglia. Anche se qualcuno si sentiva poco bene evitava di dirlo,<br />
per non perdere la giornata. Era cosciente, nonostante la giovane età, che la mamma <strong>in</strong> paese su<br />
quei soldi ci contava.<br />
Per i qu<strong>in</strong>dici giorni di lavoro, se non c’erano giornate mancanti, la paga totale era di 75<br />
lire. Per me era un grosso patrimonio. Se poi <strong>il</strong> padrone era meno padrone, ci poteva scappare la<br />
mancia del ben servito, e questa sarebbe stata tutta per noi. La sera della paga nessuno era preso<br />
dal sonno, ma si aspettava la chiamata per ord<strong>in</strong>e alfabetico da parte del fattore, sotto l’atrio della<br />
vaccheria. La prima volta che mi giunsero tra le mani una carta da c<strong>in</strong>quanta lire e c<strong>in</strong>que palombelle<br />
d’argento sentii che mi sarei potuto f<strong>in</strong>almente comprare, con i soldi miei, una maglietta<br />
nuova, di cui avevo estrema necessità.<br />
Lavorammo ancora altre due qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>e. Il nostro portafoglio ormai era carico di oltre<br />
duecento lire e per noi restava la mancia che avremmo speso alla fiera di Santa Anatolia, <strong>il</strong> 10<br />
luglio. Eravamo molto felici perché si tornava a casa, anche se poco cambiava della nostra miseria.<br />
Il primo impatto con la vita, comunque, lo avevamo superato. Ormai avevamo conseguito l’ab<strong>il</strong>itazione<br />
per <strong>il</strong> prossimo anno, senza la necessità di altri esami prima di partire per la quarant<strong>in</strong>a.<br />
A scuola di agricoltura<br />
Durante l’<strong>in</strong>verno frequentai un corso organizzato dal M<strong>in</strong>istero dell’Agricoltura. Avevo<br />
voglia di sapere qualcosa di più di quanto potevano trasmettermi mio padre e mio nonno. Per<br />
questo andai ad iscrivermi appena vidi affisso <strong>il</strong> manifesto lungo le strade del paese.<br />
Pensavo, <strong>in</strong>tanto, a come lavorare al meglio le nostre coll<strong>in</strong>e, piene d’uva da tavola e da<br />
v<strong>in</strong>o, oltre che di oliveti. Il corso durò f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e di febbraio del 1937, e fui ab<strong>il</strong>itato alla potatura<br />
sia delle viti che degli ulivi. Docente del corso era <strong>il</strong> maestro Antonio Terenzi, di Pisoniano.<br />
Per alcune lezioni specifiche veniva anche un docente da Tivoli, dopo cena, con <strong>il</strong> sidecar. Appresi<br />
tante di quelle cose che, nella teoria, avrebbero potuto rivoluzionare <strong>il</strong> nostro modo tradizionale<br />
di coltivare.<br />
8
La speranza che non muore<br />
Questi docenti ci fecero conoscere, di volta <strong>in</strong> volta, nelle lezioni teoriche serali - e alcuni<br />
sabati anche nella pratica -, vitigni di nuova generazione da impiantare nelle nostre terre, dopo<br />
averle analizzate per assicurarsi della loro compatib<strong>il</strong>ità. Una di quelle sere buie, dopo essere uscito<br />
dal corso agrario <strong>in</strong>freddolito, trovai tutta la famiglia <strong>in</strong>torno ad un canestro di castagne bollite,<br />
che mangiava. Il nonno tra un bicchiere e l’altro di zeppotto, un v<strong>in</strong>ello di seconda categoria, mi<br />
fece: - professore come vanno gli studi?<br />
“Bene” risposi, “sto imparando molte cose”.<br />
Poi gli spiegai, quando avevo memorizzato e appuntato nel quaderno.<br />
“Sarà come t’hanno raccontato”, cont<strong>in</strong>uò mio nonno “ma noi con le nostre coll<strong>in</strong>e e con<br />
lo spezzettamento della terra, quell’agricoltura che dice <strong>il</strong> professore, diffic<strong>il</strong>mente potremo realizzarla.<br />
Chi ci governa i soldi li spreca per fare la guerra, come facciamo a migliorare la nostra<br />
agricoltura?”.<br />
Poi cont<strong>in</strong>uai a raccontare delle malattie della vite: della f<strong>il</strong>lossera, per esempio, oppure<br />
come va curata la peronospora, dello zolfo necessario contro la cenere, e soprattutto le quantità di<br />
solfato di rame e calce bianca, necessarie per cento litri d’acqua.<br />
Una sera alcuni alunni, con <strong>in</strong> testa mio nonno, <strong>in</strong>vitarono <strong>il</strong> professore che aveva tenuto<br />
una lezione pratica alla cant<strong>in</strong>a. Avevamo preparato delle caldarroste e c’era del buon v<strong>in</strong>o che<br />
serviva a mandare giù molto piacevolmente l’<strong>in</strong>toppo pastoso.<br />
Ad un certo punto al professore scappò una battuta che suonava così: “con tanta miseria<br />
che abbiamo e non solo da queste parti, ci permettiamo <strong>il</strong> lusso di andare a spendere i nostri pochi<br />
soldi <strong>in</strong> Africa”. Questa uscita per i tempi poteva essere pericolosissima, e fu subito accolta dal<br />
nonno che annuì solo con la testa.<br />
Quando fummo a casa gli chiesi di spiegarmi cosa voleva dire <strong>il</strong> professore con quella sua<br />
frase sull’Africa.<br />
9
Capitolo 1<br />
Mi spiegò <strong>il</strong> senso di quella espressione, ma molto superficialmente.<br />
In ogni modo <strong>il</strong> corso d’<strong>in</strong>dirizzo agrario, diretto dal maestro Antonio Terenzi, fu sicuramente<br />
un’ottima esperienza. Ricordo la scena della premiazione degli allievi. A presiederla giunse<br />
un funzionario del M<strong>in</strong>istero dell’Agricoltura, tutto vestito <strong>in</strong> nero, con un aqu<strong>il</strong>one ricamato<br />
d’oro sul berretto. Ci fu consegnato un diploma che dopo quasi quattro anni, al ritorno da quella<br />
guerra che avevano voluto chiamare “guerra lampo”, non ho più ritrovato.<br />
Noi tutti i partecipanti al corso, per omaggio al maestro, andammo a vangargli un pezzo di<br />
valle, dove la sua famiglia <strong>in</strong>tendeva sem<strong>in</strong>are <strong>il</strong> granturco, per la primavera successiva.<br />
1937. Ancora quaranta giorni <strong>in</strong> tenuta<br />
Ormai eravamo abituati alla “stagione” nella Campagna romana.<br />
Aspettavamo con una certa impazienza che arrivasse <strong>il</strong> giorno <strong>in</strong> cui avremmo dovuto approntare<br />
<strong>il</strong> fagottello, e partire nuovamente.<br />
Era sempre lo stesso caporale a reclutarci, ma non la stessa azienda <strong>il</strong> posto <strong>in</strong> cui venivamo<br />
portati. I caporali speculavano su di noi, adesso che avevamo un anno <strong>in</strong> più e che eravamo più<br />
forti. Per loro c’era l’opportunità di guadagno migliore, sostenendo che avremmo portato sulle<br />
spalle quattro gregne alla volta e non più due come l’anno precedente.<br />
In questo modo <strong>il</strong> caporale ci impegnava a raddoppiare <strong>il</strong> trasporto dei covoni trasportati.<br />
In compenso a noi erano assicurate sei lire al giorno <strong>in</strong>vece che c<strong>in</strong>que, oltre all’<strong>in</strong>tera paga per la<br />
festività domenicale, che già riscuotevamo per metà dall’anno precedente.<br />
Restava tacitamente <strong>in</strong>teso che se per ragioni d’emergenza la domenica occorreva lavorare,<br />
la paga sarebbe stata retribuita a parte, con otto lire anziché sei. Il riposo, qualunque giorno capitasse,<br />
era ut<strong>il</strong>izzato esclusivamente per le pulizie e per <strong>il</strong> rifornimento dei viveri.<br />
Eravamo <strong>in</strong>gaggiati ancora sulle grandi tenute lungo la Via Aurelia, nella zona di Castel di<br />
Guido, o a fianco del fiume Arrone, <strong>in</strong> quelle di Testa di Lepre della famiglia dei pr<strong>in</strong>cipi Doria<br />
Pamph<strong>il</strong>i.<br />
Nella stagione del 1937 restammo venti giorni <strong>in</strong> più, poiché <strong>il</strong> fattore ci aveva chiesto se,<br />
dopo la trebbiatura, volevamo cont<strong>in</strong>uare <strong>il</strong> lavoro alla cocomeraia, nelle vic<strong>in</strong>anze di Maccarese.<br />
La fatica era enorme, <strong>in</strong> compenso ci davano sette lire al giorno, e avremmo potuto mangiare<br />
cocomeri a volontà.<br />
Ne <strong>in</strong>goiammo, <strong>in</strong> effetti, così tanti che dopo venti giorni di questo lavoro, i nostri escrementi<br />
erano tutti rossi.<br />
Saltammo quell’anno, <strong>il</strong> 9 di luglio, la festa di Santa Vittoria, ed <strong>il</strong> giorno successivo anche<br />
la fiera di Santa Anatolia. Di solito, durante questa festa, tornavamo a Pisoniano e spendevamo<br />
qualche risparmio che i nostri genitori ci lasciavano, come gratifica per <strong>il</strong> lavoro sostenuto.<br />
Ma nel 1937 saremmo tornati più tardi, solo per la Madonna della Neve, <strong>il</strong> c<strong>in</strong>que agosto.<br />
10
1938. Sempre nell’Agro<br />
La speranza che non muore<br />
Ebbi la fortuna di liberarmi presto del caporale.<br />
Un mio zio, che lavorava da anni presso un orto specializzato <strong>in</strong> primizie a Roma, nelle<br />
vic<strong>in</strong>anze della Garbatella, mi spiegò che quello dell’ortolano era un buon lavoro, non estremamente<br />
pesante, solo che bisognava stare molto attenti a non commettere guai.<br />
Ai primi di gennaio arrivammo sul luogo, <strong>il</strong> pomeriggio di una giornata di tramontana. Il<br />
freddo mi seccava le mani e <strong>il</strong> naso era diventato rosso come un pomodoro. Per riparare le orecchie<br />
mi calai la scoppola che avevo <strong>in</strong> testa. Sentivo un freddo che non avevo mai sentito e che mi<br />
penetrava dentro le ossa.<br />
“Non ti preoccupare troppo per questo freddo, caro Paoletto”, disse mio zio, “tra qualche<br />
giorno qui sarà primavera, vedrai che differenza! Oggi e per qualche altro giorno sarà ancora tanto<br />
freddo per via della tramontana, ma poi <strong>il</strong> tempo cambierà”.<br />
Lui, lo zio, sembrava di casa negli orti della capitale, conosceva tutti. A gennaio, comunque,<br />
non c’erano ancora molti braccianti, questi sarebbero arrivati più numerosi agli <strong>in</strong>izi del<br />
mese di marzo, quando <strong>in</strong>iziavano i lavori di sotterramento del letame, per le nuove piantagioni<br />
a cielo aperto.<br />
Facevo ormai parte anch’io della categoria degli specializzati.<br />
Mio zio mi presentò al pr<strong>in</strong>cipale. Compagno di lavoro era un altro ragazzo, Pio, di Rocca<br />
Canterano, che aveva 16 anni e conosceva bene <strong>il</strong> lavoro da svolgere.<br />
Il signor Giovanni, affittuario della terra, spiegò come dovevo regolarmi. Non ci fu molto<br />
da dire, visto che avevo già un esperto al mio fianco.<br />
Il potere decisionale era tutto di Pio.<br />
Il lunedì matt<strong>in</strong>a mi portò a fare un giro di ricognizione nei vetroni, così chiamavano le<br />
lunghe f<strong>il</strong>e di piccole costruzioni <strong>in</strong>terrate coperte di vetri, dove erano già stati sem<strong>in</strong>ati i pomodori,<br />
i peperoni e le melanzane.<br />
Il lavoro consisteva nel prendere le piant<strong>in</strong>e, già pronte nei rispettivi semenzai, e riempire le<br />
costruzioni a disposizione per <strong>il</strong> primo trapianto, prima di <strong>in</strong>terrare le piant<strong>in</strong>e a cielo aperto.<br />
L’operazione da fare non era molta impegnativa.<br />
Pio volle che facessi tutto <strong>il</strong> ciclo <strong>completo</strong> della lavorazione dicendomi: - adesso stai bene<br />
attento, prendi la piant<strong>in</strong>a senza str<strong>in</strong>gerla troppo con la mano s<strong>in</strong>istra, mentre con la destra<br />
afferri un pugno di torba, tanta quanto ne basta per fare una specie di polpetta, apr<strong>il</strong>a come se<br />
dovessi spaccarla <strong>in</strong> due, e con <strong>il</strong> pollice della mano destra <strong>in</strong>serisci tra la fenditura aperta la radice,<br />
poi con tutte e due le mani chiudi per ben<strong>in</strong>o, mettendo ancora un poco di torba, f<strong>in</strong>o a farla<br />
diventare una palla da tennis, così sarà pronta per la prima dimora.<br />
Quando <strong>il</strong> contenitore, che aveva una capienza di circa cento piant<strong>in</strong>e era completamente<br />
pieno davamo una piccola annaffiata e richiudevamo lo sportello di vetro. Poi non restava che<br />
aspettare tranqu<strong>il</strong>lamente la loro crescita, sotto la nostra sorveglianza.<br />
L’operazione doveva essere molto rapida, visto che se ne dovevano confezionare tante ogni<br />
giorno. Le mani avevano preso a camm<strong>in</strong>are con movimento velocissimo, come fossero azionate<br />
da un meccanismo automatico.<br />
Quando le giornate erano belle e tiepide, gli sportelli delle serre venivano aperti, lasciando che<br />
l’aria entrasse, e le piant<strong>in</strong>e <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciavano ad acclimatarsi con l’esterno. Se qualche piant<strong>in</strong>a non si<br />
sv<strong>il</strong>uppava come avrebbe dovuto, si sostituiva immediatamente, <strong>in</strong> modo da non lasciare dei vuoti.<br />
11
Capitolo 1<br />
Le piant<strong>in</strong>e venivano messe a dimora quando era certo che <strong>il</strong> gran freddo fosse passato.<br />
Alcune avevano già i fiori e m<strong>in</strong>uscoli frutti.<br />
Messe a dimora sul terreno preparato, dove era stato sotterrato tanto letame, le piante<br />
avrebbero fatto miracoli <strong>in</strong> pochissimo tempo, assicurando un raccolto precoce e abbondante.<br />
L’orto nel quale facevo la “stagione” era r<strong>in</strong>omato per le sue primizie. Ricordo che ai mercati<br />
generali <strong>in</strong> Via Portuense, a Roma, l’affittuario gestore fu anche premiato per la sua attrezzatura,<br />
e per la produzione di grande qualità.<br />
Il personale fu soltanto lodato per <strong>il</strong> suo lavoro.<br />
Per le zucch<strong>in</strong>e, <strong>il</strong> trattamento era diverso: si facevano delle buche di c<strong>in</strong>quanta centimetri<br />
per c<strong>in</strong>quanta, si riempivano di letame, poi con la terra scavata si faceva a nord, una specie di<br />
protezione, lasciando la buca <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ata dal sole. Nelle buche venivano messi quattro o c<strong>in</strong>que<br />
semi selezionati. Quando si prevedeva che la notte potesse essere rigida, le buche si coprivano con<br />
la stuoia che stava, s<strong>in</strong> dalla sem<strong>in</strong>a, piantata dietro la buca.<br />
F<strong>in</strong>ita la stagione pericolosa per le giovani piantagioni, eravamo sostituiti da altro personale<br />
bracciant<strong>il</strong>e. Io, comunque, restai a lavorare ancora per tutta la stagione del 1938 nello stesso<br />
orto, con altre mansioni.<br />
La terra era sfruttata al massimo. Appena una produzione aveva f<strong>in</strong>ito <strong>il</strong> suo ciclo, subito ce<br />
n’era un’altra, e così via per tutto l’anno.<br />
L’anno seguente, ormai pratico del mestiere, restai ancora nello stesso orto per tutta la stagione,<br />
<strong>in</strong> altre parole da gennaio a tutto settembre, con una breve <strong>in</strong>terruzione per le feste al paese,<br />
alle quali mi recai con qualche lira <strong>in</strong> tasca.<br />
1939. Nei pressi della Cacciarella Reale<br />
Nel 1939, noi giovani guitti di Pisoniano, fummo <strong>in</strong>gaggiati presso una tenuta che costeggiava<br />
<strong>il</strong> mare e che conf<strong>in</strong>ava con la Cacciarella Reale, dove nei mesi estivi c’era <strong>il</strong> via vai dell’alta<br />
nob<strong>il</strong>tà e dell’aristocrazia.<br />
In questa stagione e <strong>in</strong> questi luoghi ho ambientato <strong>il</strong> mio primo volume di memorie, Per<br />
una fetta di pane, al quale rimando <strong>il</strong> lettore.<br />
1940. La guerra<br />
“È scoppiata un’altra guerra”, disse mio padre quando sentì le campane di Pisoniano suonare<br />
a distesa.<br />
Egli si trovava <strong>in</strong> campagna, ma “l’evento” era annunciato da giorni e l’ord<strong>in</strong>e era che appena<br />
si sentivano suonare a distesa le campane, tutti i cittad<strong>in</strong>i sarebbero dovuti accorrere <strong>in</strong> piazza<br />
del Municipio, dove <strong>il</strong> vice parroco don Seraf<strong>in</strong>o Frezza, aveva preparato radio ed altoparlanti per<br />
trasmettere <strong>il</strong> discorso del cav. Benito Mussol<strong>in</strong>i, che dichiarava guerra al mondo.<br />
Così raccontò mio padre, quando tornai dalla stagione, e la guerra aveva com<strong>in</strong>ciato a fare<br />
le sue prime vittime.<br />
12
1941. La visita m<strong>il</strong>itare<br />
La speranza che non muore<br />
Avevo <strong>in</strong>iziato la stagione presso <strong>il</strong> Div<strong>in</strong>o Amore, nell’orto della famiglia di Giuseppe Pedetti.<br />
Ormai al lavoro si vedevano solo donne e anziani, non più i giovani ab<strong>il</strong>i al servizio m<strong>il</strong>itare.<br />
Ma con <strong>il</strong> passare dei mesi crescevano sempre di più anche le squadre di giovanissimi, i quali erano<br />
chiamati a supplire alla mancanza di manodopera. La mancanza di braccia negli orti della capitale,<br />
a causa della guerra, fece <strong>in</strong> poco tempo raddoppiare la paga ai braccianti.<br />
Noi diciannovenni eravamo una classe ancora non richiamata per <strong>il</strong> servizio m<strong>il</strong>itare, ma<br />
sopra di noi non c’era più nessuno.<br />
Il clima era profondamente cambiato dagli anni passati. Me ne accorsi soprattutto perché<br />
non si ballava più. Tutti avevano qualcuno lontano, al fronte, dove i due signori della guerra,<br />
Hitler e Mussol<strong>in</strong>i, avevano aperto cantieri di morte di proporzioni ancora <strong>in</strong>immag<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>i. La<br />
mob<strong>il</strong>itazione riguardava proprio tutti, com<strong>in</strong>ciavo a rendermene conto. Il mio amico Pietro,<br />
<strong>il</strong> marchigiano, già aveva due figli <strong>in</strong> guerra, uno <strong>in</strong> Croazia e l’altro <strong>in</strong> Grecia, mentre <strong>il</strong> terzo,<br />
Giovann<strong>in</strong>o, che aveva la mia stessa età, sarebbe dovuto partire nel mese di febbraio, qualora non<br />
fosse riuscito ad ottenere l’esonero.<br />
A f<strong>in</strong>e di maggio del 1941 fui chiamato alla visita di idoneità alla leva m<strong>il</strong>itare con i miei<br />
coetanei di Pisoniano. Fummo dichiarati tutti ab<strong>il</strong>i, salvo Secondo Bernard<strong>in</strong>i, esonerato per<br />
mancato raggiungimento dell’altezza m<strong>in</strong>ima.<br />
Egli scherzando chiese alla commissione se almeno poteva essere arruolato <strong>in</strong> qualche compagnia<br />
teatrale delle forze armate.<br />
“Io la Patria posso servirla solo <strong>in</strong> questo modo!”, disse.<br />
La Germania si era già impadronita di parte dell’Europa, e tentando <strong>il</strong> grande colpo sfuggito<br />
a Napoleone, voleva imporre <strong>il</strong> suo dom<strong>in</strong>io sul pianeta URSS.<br />
L’Italia, <strong>in</strong>vece, dopo avere già buttato enormi risorse nell’Africa Orientale, e dopo avere<br />
calpestato con <strong>il</strong> suo tallone la Spagna Repubblicana, era giunta con i suoi grandi strateghi a cimentarsi<br />
con <strong>il</strong> fango della Grecia, alla quale voleva spezzare le reni, visto che non aveva fatto <strong>in</strong><br />
tempo - a causa della tempestività teutonica - a rompere neppure i timpani alla sorella Francia.<br />
1942. M<strong>il</strong>itare a Siena<br />
Il 2 febbraio fui <strong>in</strong>viato a Siena presso <strong>il</strong> 31° Reg. Carristi.<br />
Ci arrivai di notte, ma <strong>in</strong> seguito ebbi modo di scoprire le bellezze del luogo, i meravigliosi<br />
angoli di una città di grandi tradizioni civ<strong>il</strong>i, la pavimentazione di pietra serena delle strade, <strong>il</strong><br />
Duomo, e la grande Piazza del Campo. In una parola la città era un piccolo gioiello. Fu per me<br />
come scoprire un mondo nuovo e nulla di quello che vedevo poteva essere paragonato al mio<br />
paesello. Sembrava che gli abitanti di questa città fossero venuti al mondo secoli prima di noi.<br />
Ebbi modo di conoscere <strong>il</strong> popolo di Siena, la signora Bruna di Via Porta Pisp<strong>in</strong>i, per es.,<br />
che abitava vic<strong>in</strong>o alla caserma ricavata <strong>in</strong> un vecchio convento, la quale era costretta a fare <strong>il</strong> bucato<br />
ai m<strong>il</strong>itari per andare avanti, mentre <strong>il</strong> marito, Marcello, nel deserto libico, faceva la guerra<br />
agli <strong>in</strong>glesi. C’era poco da scialare con <strong>il</strong> sussidio del governo.<br />
Le portavo <strong>il</strong> cambio da lavare una volta la settimana.<br />
13
1942. A Siena, con Turno Cipriani<br />
Corso p<strong>il</strong>oti per carri armati L. 6 da 47/32. Nel cerchio l’A.<br />
Capitolo 1<br />
14
La speranza che non muore<br />
Il lavaggio dei miei <strong>in</strong>dumenti costava due lire e c<strong>in</strong>quanta centesimi. Io guadagnavo dodici<br />
lire ogni decade, quando non vi erano trattenute, che riducevano a dieci, spesso anche a nove<br />
lire la paga, per via che c’era sempre qualcosa di rotto da pagare.<br />
Dopo un paio di mesi trascorsi a Siena, fui <strong>in</strong>viato con <strong>il</strong> mio reggimento <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia<br />
d’Arezzo, dove per un breve periodo ci accampammo nel comune di Poppi, proprio sulla riva dell’Arno,<br />
dentro grossi capannoni arredati da letti a castello. Qui ci fecero la tanto temuta puntura<br />
sul petto, che ci provocò un paio di giorni di febbre.<br />
Durante la libera uscita - eravamo <strong>in</strong>torno alle feste di Natale - la sera, chi aveva spiccioli da<br />
spendere, cercava di soddisfare l’appetito con <strong>il</strong> “castagnaccio” tanto usato da queste parti, dove<br />
i castagneti rappresentavano la cultura dom<strong>in</strong>ante ed erano fondamentali per l’economia delle<br />
famiglie.<br />
I Della Giovanpaola, amici mezzadri di Montepulciano<br />
In seguito fui <strong>in</strong>viato alla Scuola p<strong>il</strong>oti a Colle Val D’Elsa, dove fui “ab<strong>il</strong>itato”, alla guida<br />
del carro L6 semovente anticarro da 47/32.<br />
A Colle noi m<strong>il</strong>itari eravamo alloggiati nel centro storico, <strong>in</strong> un convento dei Cappucc<strong>in</strong>i.<br />
La vita serale si svolgeva tutta a Colle Basso, dove c’era un grande corso con delle piccole <strong>in</strong>dustrie,<br />
e c’erano <strong>in</strong> circolazione molte donne.<br />
Spettacoli di questo genere dalle mie parti non se ne vedevano.<br />
Qualcosa del genere c’era solo a Tivoli, dove erano ubicate le fabbriche della Pirelli e le cartiere.<br />
Inf<strong>in</strong>e <strong>il</strong> trasferimento a Montepulciano Scalo, dove ebbi modo di conoscere i Della Giovanpaola,<br />
una famiglia patriarcale di mezzadri con i quali <strong>in</strong>trapresi una fraterna amicizia e presso<br />
<strong>il</strong> cui podere, con l’autorizzazione dei miei superiori, talvolta potevo recarmi a lavorare.<br />
In casa Della Giovanpaola la sera, oltre a me, veniva anche un altro mio compagno, Italo Mengaroni<br />
della prov<strong>in</strong>cia di Terni, che <strong>in</strong> seguito seppi si unì <strong>in</strong> matrimonio con Rita, una delle figlie di<br />
Beppe. In quella famiglia potevamo parlare apertamente contro la guerra e contro Mussol<strong>in</strong>i.<br />
15
1943. In Corsica<br />
Capitolo 1<br />
Il nostro reggimento giunse a Genova <strong>il</strong> 23 luglio 1943, dopo la mezzanotte.<br />
Si viaggiava nelle ore notturne, onde evitare l’avvistamento da parte degli aerei da ricognizione<br />
nemici.<br />
Un treno carico di carri armati e camion era sicuramente un ottimo bocconc<strong>in</strong>o.<br />
Ci accampammo nelle vic<strong>in</strong>anze del porto nell’attesa di partire. Per dove? Se ne parlava,<br />
ma nessuno sapeva nulla di preciso. Si sapeva soltanto che l’ord<strong>in</strong>e d’imbarco sarebbe giunto dal<br />
M<strong>in</strong>istero della guerra.<br />
Durante la notte del 25 luglio un nostro marconista, nemmeno a farlo apposta genovese,<br />
<strong>in</strong>tercettò tramite la radio <strong>in</strong> dotazione nel carro, che <strong>il</strong> fascismo era caduto, e che qualcosa di<br />
molto grave stava per accadere.<br />
Il marconista non conoscendo la l<strong>in</strong>gua delle parole ascoltate, e per paura di rivelarla, dato<br />
che non era autorizzato a s<strong>in</strong>tonizzarsi su quelle onde, con <strong>in</strong>telligente cautela lasciò che si facesse<br />
giorno senza dire nulla a nessuno. Pensava che i fatti gli avrebbero confermato la gravità delle<br />
notizie che aveva ascoltato e cercato di <strong>in</strong>terpretare.<br />
Non ci volle molto a conoscere la verità: Mussol<strong>in</strong>i era stato arrestato.<br />
Scendemmo lungo <strong>il</strong> lungomare per vedere cosa stava accadendo. Rumori di folle <strong>in</strong>neggianti<br />
alla pace, al socialismo, al comunismo, alla libertà e grida di morte al dittatore, erano sulla<br />
bocca di cent<strong>in</strong>aia di ragazzi e di donne uscite dalle fabbriche per manifestare la loro gioia per<br />
l’improvvisa notizia.<br />
1943- Si parte da Genova per la Corsica<br />
16
La speranza che non muore<br />
Ma dopo qualche giorno partimmo per la Corsica: la guerra cont<strong>in</strong>uava.<br />
Sbarcati a Bastia fu “diramata” la prima notizia ufficiosa. Si sosteneva che ci avevano fatto<br />
partire, nonostante la caduta del fascismo, per mettere al riparo <strong>il</strong> battaglione fuori dal territorio<br />
nazionale, con <strong>il</strong> preciso scopo che nel caso di confronto armato con i tedeschi, sarebbe stato ut<strong>il</strong>e<br />
averlo pronto per la liberazione dell’Italia.<br />
Ma erano notizie <strong>in</strong> libertà.<br />
8 settembre. Inizia la Resistenza<br />
I comandi della divisione Cremona, dove era <strong>in</strong> forza <strong>il</strong> nostro battaglione, e quello della<br />
divisione Friuli, anch’essa <strong>in</strong> Corsica, la matt<strong>in</strong>a del 9 settembre decisero che ci saremmo schierati<br />
contro i tedeschi.<br />
Ci dirigemmo verso Porto Nuovo. Un contrord<strong>in</strong>e ci fece tornare poi <strong>in</strong>dietro e ripercorrere<br />
tutta la Corsica s<strong>in</strong>o a Corte, dove sostammo per dare gli ultimi ritocchi al piano di attacco.<br />
La sosta serviva anche a “r<strong>in</strong>frescare” i ferodi <strong>in</strong>fuocati dei carri per le troppe curve della<br />
strada. Essi, <strong>in</strong>fatti, non rispondevano più alle sollecitazioni di guida. Le strade còrse non erano<br />
certamente adatte ai c<strong>in</strong>golati, che per quanto leggeri, non erano stati fabbricati per affrontare<br />
percorsi montuosi.<br />
L’equipaggio del mio carro era composto dal sottoscritto, con l’<strong>in</strong>carico di p<strong>il</strong>ota, da Lavardera<br />
Rosario portuale di Palermo, addetto al cannonc<strong>in</strong>o da 47/32, e dal capo carro caporalmaggiore<br />
Baglioni di S. Gimignano, <strong>il</strong> quale doveva occuparsi anche della radio, avendo frequentato<br />
<strong>il</strong> corso di marconista a Santa Palomba.<br />
Attaccammo i tedeschi sulla piana di Bastia.<br />
Avevamo come compito quello di impedire alle truppe tedesche provenienti dalla Sar-<br />
Corsica 1943 - Prima dell’attacco ai tedeschi sulla piana di Bastia. Nel cerchio l’A.<br />
17
Capitolo 1<br />
degna, di sostare <strong>in</strong> Corsica per poi imbarcarsi per Livorno e raggiungere <strong>il</strong> fronte italiano. La<br />
battaglia durò alcuni giorni e ci furono morti e feriti. Alla f<strong>in</strong>e, i bersaglieri, che ci precedevano,<br />
liberarono def<strong>in</strong>itivamente Bastia.<br />
Facemmo poi <strong>il</strong> percorso a ritroso con tappa a Sartene, dove aspettammo che arrivasse dall’Algeria<br />
<strong>il</strong> Maresciallo De Gaulle, <strong>il</strong> quale ci arr<strong>in</strong>gò, r<strong>in</strong>graziandoci di aver liberato la Corsica,<br />
rispondendo prontamente all’<strong>in</strong>vito degli Alleati.<br />
Consegnammo ai carristi francesi i nostri mezzi, e con un vecchio pullman ci avviammo<br />
verso le Bocche di Bonifacio, dove ci imbarcammo per Palau.<br />
1944. In Sardegna<br />
La prima tappa, una volta approdati <strong>in</strong> Sardegna, fu presso Baltei, un piccolo paese <strong>in</strong><br />
prov<strong>in</strong>cia di Sassari. Alloggiammo <strong>in</strong> una chiesetta sconsacrata e piena d’umidità. Il paese era<br />
<strong>in</strong>teramente costruito con mattoni di paglia e fango.<br />
Fummo successivamente trasferiti a Sanluri, <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Cagliari, e <strong>in</strong> seguito presso<br />
Decimomannu per fare la guardia alle <strong>in</strong>numerevoli stive di bombe, <strong>in</strong>torno al campo d’aviazione<br />
di V<strong>il</strong>lacidro, da dove ogni matt<strong>in</strong>a partivano stormi di aerei per bombardare <strong>il</strong> cont<strong>in</strong>ente.<br />
Una sera di f<strong>in</strong>e maggio, con due amici di La Spezia, andammo ad ascoltare Em<strong>il</strong>io Lussu<br />
tornato dall’es<strong>il</strong>io. Mi sembra di ricordare che fosse presente anche Velio Spano. La cittad<strong>in</strong>a era<br />
V<strong>il</strong>lacidro, nelle vic<strong>in</strong>anze di Cagliari. Per i m<strong>il</strong>itari era però ancora proibito andare alle riunioni<br />
politiche, come se nulla fosse accaduto con la caduta del fascismo.<br />
Tutto cont<strong>in</strong>uava con <strong>il</strong> vecchio clichè.<br />
Durante la libera uscita si potevano notare qua e là scritte <strong>in</strong>neggianti al fascismo e alle sue<br />
opere di bonifica. Mi fu spiegato che queste scritte erano opera di elementi della divisione paracadutisti<br />
“Nembo”, di stanza a Sanluri.<br />
Una sera davanti all’unica sala c<strong>in</strong>ematografica del paese ci fu una ressa per via della presenza<br />
della compagnia d’arte della divisione, la quale si esibiva dando uno spettacolo di beneficenza,<br />
non ricordo per chi. Ricordo, bene, <strong>in</strong>vece che alla f<strong>in</strong>e dello spettacolo ci fu una specie di sommossa<br />
antiamericana, da parte degli elementi della divisione.<br />
Si diceva pubblicamente che <strong>in</strong> pochi giorni la “Nembo” avrebbe riconquistato l’isola, anche<br />
la parte occupata dagli anglo americani e che avrebbe liberato lo stivale verso sud.<br />
Erano solo chiacchiere fatte circolare ad arte dai comandanti della divisione, visto che poi<br />
non successe un bel nulla, e molti di quegli ufficiali furono visti <strong>in</strong> seguito banchettare con gli<br />
americani.<br />
Anche qui, dopo <strong>il</strong> paese di Genovesi, vidi le scritte <strong>in</strong>neggianti al socialismo: “Viva Stal<strong>in</strong>” e<br />
“Viva Baffone”.<br />
Questo <strong>in</strong> Sardegna è stato, però, per me uno dei periodi più tristi.<br />
Io ero uno dei tanti “cont<strong>in</strong>entali” presenti nell’isola, e mi veniva da pensare che le bombe,<br />
che la notte gli aerei alleati scaricavano <strong>in</strong>torno a Roma sarebbero potute cadere - come <strong>in</strong> realtà<br />
accadde - anche sul mio paesello. Non sapevo nulla della famiglia, ma sentivo la radio alleata che<br />
segnalava i bombardamenti su Valmontone, sulla Cas<strong>il</strong><strong>in</strong>a, su Pisoniano, Genazzano, Palestr<strong>in</strong>a<br />
ed altri comuni della zona adiacenti la capitale, ancora occupata dai tedeschi.<br />
18
La speranza che non muore<br />
L’Unità clandest<strong>in</strong>a diffusa nei mesi precedenti la liberazione di Roma<br />
19
Capitolo 1<br />
Non vedevo l’ora di tornare, per sapere quello che effettivamente fosse successo, <strong>in</strong> ogni<br />
modo non stavo tanto male, perchè da mangiare c’era e da vestire anche. Quello che mancava a<br />
me ed anche agli altri era la libertà di tornare a casa.<br />
Poi la malaria portò molti al cimitero, e tanti li ridusse <strong>in</strong> f<strong>in</strong> di vita.<br />
Per scrollarmela di dosso dovetti faticare un bel po’.<br />
1945. Il ritorno<br />
Prima di imbarcarmi per Napoli seppi da quei comm<strong>il</strong>itoni, con i quali ero andato a sentire<br />
la conferenza di Em<strong>il</strong>io Lussu, che si era già formato <strong>il</strong> primo governo dell’Italia libera.<br />
“Questo” - dissero quei ragazzi molto <strong>in</strong>formati della politica -, “è <strong>il</strong> primo atto di r<strong>in</strong>ascita<br />
di un paese, ridotto a cumuli di macerie dal nazifascismo. Purtroppo ancora una volta toccherà<br />
alla povera gente ricostruirlo”.<br />
Arrivai a Napoli con l’<strong>in</strong>crociatore Garibaldi e fui a casa, <strong>in</strong> licenza, a gennaio del 1945.<br />
Visitando con mio padre la vigna che aveva scassato per ammodernarla, dentro la casetta trovai<br />
una copia de l’Unità del febbraio 1944, che <strong>in</strong>vitava all’<strong>in</strong>surrezione per la liberazione di Roma.<br />
Primo Governo dell’Italia libera<br />
20
La speranza che non muore<br />
La presi - tuttora la conservo tra le mie carte - e fui molto sorpreso per questa scoperta.<br />
A casa, e con <strong>il</strong> cambiamento d’aria, fui ripreso dalle febbri malariche che pensavo di aver<br />
v<strong>in</strong>to con le pastiglie gialle che ci davano gli americani. Invece, proprio come se non l’avessi curata,<br />
la malaria riprese a farmi tremare di freddo, anche <strong>in</strong> agosto e con tante coperte sopra.<br />
Me la sono portata dietro per anni, ma non mi è mai stata riconosciuta ufficialmente.<br />
Ero tornato f<strong>in</strong>o a Roma a bordo di una di quelle camionette napoletane che facevano<br />
<strong>il</strong> servizio Napoli - Roma e viceversa. Non ricordo quanto pagai, ma credo un migliaio di lire.<br />
Lungo la Via Cas<strong>il</strong><strong>in</strong>a, spesso ancora <strong>in</strong>terrotta da crateri delle bombe alleate, ogni tanto ci si<br />
doveva fermare.<br />
Intorno, dappertutto, i segni del passaggio della guerra.<br />
Arrivai <strong>in</strong> Via S. Mart<strong>in</strong>o ai Monti, vic<strong>in</strong>o a S. M. Maggiore, dove abitava prima della<br />
guerra una mia zia, con la speranza di ritrovarla ancora là.<br />
Era quasi buio, e molto freddo.<br />
Salii quasi di corsa le tre rampe di scale e suonai <strong>il</strong> campanello. Non rispondeva nessuno.<br />
Alla f<strong>in</strong>e bussai alla porta con forza.<br />
Sentii <strong>il</strong> calpestio dei passi, poi la voce di mia cug<strong>in</strong>a Anna che chiedeva chi fosse.<br />
Risposi: - sono Paol<strong>in</strong>o, torno ora dalla guerra.<br />
La porta si spalancò e potei riabbracciare tutti i miei parenti.<br />
Prestissimo, <strong>il</strong> giorno seguente - non vedevo l’ora di tornare a casa -, salutai e m’<strong>in</strong>camm<strong>in</strong>ai<br />
per Via Gaeta, dove salii su un bus di l<strong>in</strong>ea, sgangheratissimo, per Tivoli.<br />
Da Tivoli a Pisoniano feci i rimanenti ventuno ch<strong>il</strong>ometri a piedi.<br />
Dopo questo lungo viaggio durato oltre tre anni, permettetemi di descrivervi con due<br />
parole come volle riconoscermi mia madre, che non credeva ai suoi occhi: “Sei proprio tu <strong>il</strong> mio<br />
Paoletto?”.<br />
“Certo che sono io, mamma”, risposi, “non vedi, mi sono fatto anche più grande. Guarda<br />
come sono cresciuto, e come sto bello grasso”.<br />
Non arrivavo a 50 ch<strong>il</strong>i.<br />
Mia madre con la mano mi tastava <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> corpo, voleva essere proprio certa che fossi<br />
proprio io. Mi prendeva le mani lisciandole, mi annusava come un animale, quando riconosce<br />
<strong>il</strong> figlio nel branco, cercava di essere certa che quello che stava davanti a lei fosse veramente suo<br />
figlio. Tanto che fui costretto a chiedere a mio padre se avesse avuto qualcosa.<br />
“No! - rispose, “non ha avuto nessuno <strong>in</strong>cidente. È solo una madre che credeva f<strong>in</strong>o a<br />
poche ore fa di avere perso un figlio”.<br />
Nel paese trovai alcune novità.<br />
Era stato assass<strong>in</strong>ato Secondo Bernard<strong>in</strong>i alle fosse Ardeat<strong>in</strong>e, la famiglia Marchetti (Ciaffu)<br />
era perita sotto un bombardamento, ed altri cittad<strong>in</strong>i avevano seguito la stessa sorte.<br />
Ripresi a lavorare <strong>in</strong> campagna. Con i miei <strong>in</strong>crementai la vigna, r<strong>in</strong>novando la coltivazione<br />
con vitigni selezionati di uva ottonese, da tavola e da v<strong>in</strong>o. Dalla vigna proveniva, del resto,<br />
tutto <strong>il</strong> nostro reddito.<br />
Sposai Agnese, cui ero ormai legato dal 1940, <strong>il</strong> 15 dicembre dello stesso anno. La mia<br />
compagna non aveva mai smesso di aspettarmi.<br />
21
La sezione del PCI<br />
Capitolo 1<br />
La sezione comunista di Pisoniano era stata collocata provvisoriamente dapprima nei locali<br />
comunali, poi stab<strong>il</strong>mente <strong>in</strong> Via della Chiesa, di fronte all’uscita del sottopassaggio.<br />
Il local<strong>in</strong>o per Pisoniano andava bene. Il responsab<strong>il</strong>e della sezione era Leonello Terenzi,<br />
che rivestiva le funzioni di segretario, mentre <strong>il</strong> comitato direttivo era composto da Nello Cerasi,<br />
Giovanni Ettori, Americo Rossi, Agapito Cerroni e altri.<br />
Ma l’iscrizione al PCI che di più destò meraviglia <strong>in</strong> paese, fu quella del dott. Ettore<br />
Bernard<strong>in</strong>i, già componente del CLN di Pisoniano, che solo dopo pochi mesi si fece da parte,<br />
f<strong>in</strong>endo successivamente nella DC. Di costui si disse che poteva essere una bandiera, essendo <strong>il</strong><br />
medico condotto del paese, ma poi ci accorgemmo che la sua era un’adesione opportunista, nel<br />
caso le cose fossero andate come lui stesso frettolosamente aveva pensato.<br />
1945 - Giorni d’apr<strong>il</strong>e, giorni della liberazione<br />
22
La speranza che non muore<br />
1946. Primo governo De Gasperi<br />
Il primo vero impatto con la politica, lo ebbi <strong>in</strong> occasione delle elezioni amm<strong>in</strong>istrative del<br />
31 marzo 1946, le prime dopo venti anni di fascismo. Non fu un buon risultato per la nostra lista<br />
“Vanga e Stella”, che raggruppava i socialisti e i comunisti di Pisoniano, oltre a degli “esterni” che<br />
non avevano proprio nulla a che fare con questa lista.<br />
V<strong>in</strong>se la DC, e l’entusiasmo del popolo democristiano era alle stelle. La locale banda transitò<br />
avanti e <strong>in</strong>dietro per paese per dec<strong>in</strong>e di volte, seguita da cent<strong>in</strong>aia di persone, molte delle quali avv<strong>in</strong>azzate.<br />
Volutamente sostavano davanti alle nostre abitazioni, <strong>in</strong>tonando a squarciagola Bianco Fiore.<br />
La provocazione era grande, ma <strong>il</strong> partito si era raccomandato di non rispondere, e così<br />
discipl<strong>in</strong>atamente facemmo.<br />
Ci volle, però, tutta la capacità d’autocontrollo dei dirigenti locali per evitare scontri che<br />
sarebbero potuti degenerare. Ci fu consigliato di andarcene <strong>in</strong> campagna. Non era proprio come<br />
durante le manifestazioni del periodo fascista <strong>in</strong> cui tutti i cittad<strong>in</strong>i erano precettati, e chi non<br />
voleva partecipare se ne stava alla vigna, ma certamente la cosa non era bella.<br />
I più scalmanati che partecipavano al corteo della vittoria democristiana erano, tra l’altro,<br />
elementi del popolo, i più poveri dei poveri, e costoro davano un fastidio enorme perché sostenevano<br />
di avere v<strong>in</strong>to, ma non riuscivano a rendersi conto che non era così.<br />
In quel momento sembrava che l’Italia fosse di nuovo sprofondata <strong>in</strong> un baratro, e qualcuno<br />
volle anche ricordare che i v<strong>in</strong>citori di oggi avevano la camicia nera un poch<strong>in</strong>o più lunga dei<br />
precedenti, ed erano <strong>in</strong> sella da migliaia di anni.<br />
Riuscimmo ad <strong>in</strong>goiare la sconfitta.<br />
Sembrava che <strong>il</strong> 25 apr<strong>il</strong>e non ci fosse mai stato, tanta era la baldoria organizzata dalla<br />
locale sezione della DC. Vidi molti compagni, che avevano sofferto per riavere la libertà, con<br />
le lacrime agli occhi piangere di rabbia, tanta era alta la tensione che <strong>il</strong> corteo provocava con <strong>il</strong><br />
suo ossessionante andare e venire per le strade del paese, ripetendo <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione lo slogan di<br />
sfottimento nei nostri confronti: adavenì Baffone!<br />
Nel commentare i risultati riscontrammo che per voler “v<strong>in</strong>cere” ad ogni costo avevamo<br />
“perso” pers<strong>in</strong>o l’opposizione. Avevamo, <strong>in</strong>fatti, commesso l’errore di candidare personaggi compromessi<br />
con <strong>il</strong> passato regime, solamente perché ci si erano presentati come non democristiani. I<br />
democristiani, <strong>in</strong>vece, istaurando una pratica che ebbe un certo successo <strong>in</strong> quegli anni, riuscirono<br />
a scegliere anche i consiglieri dell’opposizione, <strong>in</strong> virtù del tipo di voto che allora si esprimeva, <strong>in</strong>dirizzando<br />
molte preferenze proprio su quei candidati “sbagliati”, che noi avevamo messo <strong>in</strong> lista.<br />
Il risultato fu che nella nuova amm<strong>in</strong>istrazione, dopo venti anni di fascismo, fu eletto un<br />
solo candidato dello schieramento di s<strong>in</strong>istra. Gli altri due erano ex fascisti, che non vedendo<br />
per <strong>il</strong> momento altra strada, accettarono di far parte della lista di s<strong>in</strong>istra, e che i democristiani<br />
contribuirono a far eleggere.<br />
Che pasticcio, che figura!<br />
Divenne immediatamente per noi molto diffic<strong>il</strong>e dare delle coord<strong>in</strong>ate a questi personaggi,<br />
che erano stati fascisti. Chi <strong>in</strong> quell’occasione - e tra questi c’ero anch’io - aveva pensato di strav<strong>in</strong>cere<br />
dovette rendersi conto che le cose purtroppo non erano così semplici come immag<strong>in</strong>avamo.<br />
Occorreva f<strong>in</strong>irla di cantare <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione <strong>in</strong>ni che annunciavano sempre la vittoria che non<br />
arrivava mai. Bisognava porre <strong>in</strong> secondo piano l’entusiasmo per la liberazione, per <strong>il</strong> quale sem-<br />
23
Capitolo 1<br />
brava che fosse possib<strong>il</strong>e realizzare tutti i sogni <strong>in</strong> breve tempo, per <strong>in</strong>iziare a costruire qualcosa di<br />
più duraturo, qualcosa che si radicasse davvero tra la gente.<br />
Molti compagni auspicavano un’espansione del potere comunista tramite l’<strong>in</strong>fluenza del<br />
maresciallo Tito, <strong>il</strong> quale credo a tutto pensasse fuorché a una cosa del genere.<br />
Purtroppo i tempi erano questi e la complessità della politica ancora non entrava <strong>in</strong> noi con<br />
tutta la sua dura realtà, le sue regole, le sue lentezze e obiettive difficoltà.<br />
1946. Nascita della Cooperativa agricola<br />
(Lega dei contad<strong>in</strong>i)<br />
Bisognava cambiare strada, lasciare da parte i canti e gli slogan e mettersi a fare politica<br />
seriamente. La sconfitta servì a farci comprendere che dovevamo occuparci di più dei problemi<br />
della gente che ricamare i bordi della bandiera rossa. Perché la gente se ottiene <strong>il</strong> pane dalla bandiera<br />
bianca piuttosto che dalla rossa, mica sta tanto a guardare <strong>il</strong> colore.<br />
“Che ne dite, allora compagni?”, propose una sera, subito dopo le elezioni Marx Volpi, <strong>il</strong><br />
quale era venuto per sedare lo scoraggiamento dopo la brutta sconfitta.<br />
Ci conv<strong>in</strong>cemmo che fosse necessario avere un collegamento più diretto con la gente. Fu<br />
questo, <strong>in</strong> ogni caso, <strong>il</strong> primo segnale d’attenzione verso la popolazione, di cui com<strong>in</strong>ciammo ad<br />
<strong>in</strong>dividuare e capire i veri problemi. I numeri del risultato elettorale parlavano chiaro e la sconfitta<br />
era pesante. Da parte di alcuni compagni si cont<strong>in</strong>uava ad affermare che vi erano stati dei brogli,<br />
che le schede erano state manipolate durante la notte, che ignoti personaggi erano rimasti chiusi<br />
dentro i seggi, sfuggendo ai nostri compagni di guardia ai due seggi elettorali. Tutte fesserie. Lo<br />
scudo crociato aveva v<strong>in</strong>to e basta!<br />
Nel governo nazionale allora avevamo alcuni m<strong>in</strong>istri comunisti, tra cui Palmiro Togliatti,<br />
segretario generale del nostro partito, che cercò <strong>in</strong> tutti i modi di pacificare gli italiani. Lo fece<br />
con grande lungimiranza per <strong>il</strong> Paese, decretando per gli ex fascisti <strong>il</strong> diritto a re<strong>in</strong>tegrarsi a pieno<br />
titolo nella società. E fascisti allora erano stati cent<strong>in</strong>aia e cent<strong>in</strong>aia di migliaia di italiani. Qu<strong>in</strong>di<br />
era questo un problema di grande importanza, da trattare con oculatezza.<br />
Da alcuni compagni fu rimproverata a Palmiro Togliatti questa sanatoria. Si sosteneva che<br />
se i fascisti si potevano riorganizzare, questo si doveva al nostro segretario Palmiro Togliatti e alla<br />
sua stupida clemenza. Veramente anch’io, digiuno com’ero di politica, non riuscivo a capire <strong>il</strong> perchè<br />
dell’amnistia. La verità era che mi accodavo alle posizioni più estreme, soprattutto ricordando<br />
<strong>il</strong> trattamento dell’olio di ric<strong>in</strong>o riservato agli antifascisti e agli arrestati durante le manifestazioni<br />
di regime, e la preclusione a lavorare negli enti pubblici.<br />
Altro m<strong>in</strong>istro del governo, che riuscì tempestivamente a rimettere <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e le f<strong>in</strong>anze<br />
dello Stato dissanguate dalle <strong>in</strong>sensate spese di guerra, cercando <strong>in</strong> tutti i modi di ridare fiducia a<br />
una nazione distrutta dai pesanti bombardamenti alleati, era Mauro Scoccimarro.<br />
La miseria che ogni guerra si lasciava dietro alle spalle era oltre i limiti della sopportazione.<br />
Si contavano morti e feriti, sia tra chi era stato al fronte, sia tra i civ<strong>il</strong>i e si facevano gli <strong>in</strong>ventari<br />
del patrimonio distrutto e da ricostruire.<br />
Era immenso.<br />
Altro m<strong>in</strong>istro espresso dal PCI era Fausto Gullo, <strong>il</strong> quale con un decreto rimasto celebre,<br />
24
La speranza che non muore<br />
abolì di colpo i vecchi contratti colonici frutto d’angherie e soprusi, favorendo una diversa divisione<br />
dei prodotti. Nuovi contratti agrari presero corpo dando un’immediata mano ai lavoratori<br />
della terra, sopratutto per quanto riguardava le colonìe precarie, la cui attività era determ<strong>in</strong>ata dai<br />
caporali che provvedevano per conto loro a trovare <strong>il</strong> terreno per le sem<strong>in</strong>e.<br />
Prima del decreto Gullo i caporali, amici degli agrari, traevano alla f<strong>in</strong>e della stagione lavorativa,<br />
un qu<strong>in</strong>tale di grano per famiglia <strong>in</strong>gaggiata alla sem<strong>in</strong>a. Se si tiene conto che le famiglie<br />
partecipanti, solo a Pisoniano erano circa duecento, se ne deduceva che <strong>il</strong> caporale <strong>in</strong>cassava,<br />
senza colpo ferire, duecento qu<strong>in</strong>tali di grano per ogni stagione, oltre al ricavato di altre produzioni<br />
come <strong>il</strong> granturco e l’avena. I coloni, che ricavavano dal lavoro di due ettari di terra circa<br />
quarantac<strong>in</strong>que qu<strong>in</strong>tali di frumento, ne portavano normalmente a casa soltanto dodici o tredici,<br />
tolte anche le piccole spese che <strong>il</strong> caporale anticipava durante le lavorazioni.<br />
Era la divisione al terzo a favore del padrone.<br />
Con <strong>il</strong> decreto Gullo, <strong>in</strong>vece, si ottenne <strong>il</strong> così detto “terzo rovesciato” a favore dei coloni.<br />
In altre parole, abolita con una firma la precedente norma, una parte sola andava al padrone e<br />
due al colono. Questa era la prima grande vittoria che i contad<strong>in</strong>i braccianti registrarono a loro<br />
favore. Negli <strong>in</strong>tenti del m<strong>in</strong>istro Gullo <strong>il</strong> decreto doveva essere un acconto di quella che, più<br />
tardi, sarebbe stata la vera “riforma agraria”, che m<strong>il</strong>ioni di contad<strong>in</strong>i attendevano.<br />
Il nuovo clima politico e sociale <strong>in</strong>coraggiò la formazione di cooperative agricole, per sostituire<br />
i caporali. A Pisoniano se ne costituirono due, una bianca e una rossa.<br />
1946. Referendum - Repubblica o monarchia?<br />
In occasione del referendum istituzionale grande fu <strong>il</strong> fermento politico di tutti i partiti,<br />
compreso <strong>il</strong> nostro, <strong>il</strong> quale sv<strong>il</strong>uppava tra i lavoratori un’<strong>in</strong>tensa attività di propaganda.<br />
Le donne che votavano per la prima volta, quanto s’<strong>in</strong>contravano nelle strad<strong>in</strong>e del paese,<br />
alla domanda “tu per chi voti?” rispondevano: - io voto per la “ciuffetta”. In altre parole per la<br />
repubblica, perché così <strong>in</strong>terpretavano <strong>il</strong> simbolo repubblicano.<br />
Una sera, sempre <strong>il</strong> compagno Marx Volpi che spesso era presente a Pisoniano, non solo<br />
per essere stato candidato alla Costituente, ma soprattutto per cont<strong>in</strong>uare la difesa dei contad<strong>in</strong>i<br />
che a suo tempo aveva portato avanti anche <strong>il</strong> padre Giulio - venne a spiegarci <strong>il</strong> meccanismo<br />
della nuova legge.<br />
Il risultato elettorale decretò l’abbattimento della monarchia, ed enorme fu la partecipazione<br />
<strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> paese alla vittoria.<br />
Le bandiere tricolori presenti alla manifestazione erano state depurate “della ranocchia”<br />
- così <strong>il</strong> popolo chiamava <strong>il</strong> simbolo dei Savoia - mentre, come ho già ricordato, <strong>il</strong> simbolo della<br />
repubblica veniva chiamato “ciuffetta”, per via che sulla testa di donna, che rappresentava l’Italia,<br />
c’era un ciuffo di capelli coperto dalla corona.<br />
La vittoria attenuò la sconfitta amm<strong>in</strong>istrativa di qualche mese addietro, ridando coraggio<br />
ai compagni delusi. Questo fece maturare la consapevolezza che <strong>in</strong> politica nessuno ti regala nulla<br />
e che ogni cosa può essere rimessa <strong>in</strong> discussione.<br />
In altre parole con la democrazia si può perdere, ma si può anche v<strong>in</strong>cere. Nello stesso tempo<br />
si può affermare che, quanto si è perduta una battaglia, di certo non si perde la democrazia.<br />
Anzi la stessa democrazia può, fare un ulteriore balzo <strong>in</strong> avanti.<br />
25
Capitolo 1<br />
1947. L’occupazione delle terre <strong>in</strong>colte<br />
nell’Agro romano<br />
Le cooperative per la terra nascevano, <strong>in</strong>tanto, <strong>in</strong> tutti i comuni dell’area prenest<strong>in</strong>a e del<br />
sublacense.<br />
Era l’<strong>in</strong>izio di un movimento di massa, che prevedeva soluzioni democratiche ed avanzate,<br />
anche se queste dovevano passare sopra i carboni ardenti di chi nulla voleva cambiare e cedere.<br />
Ascoltavamo i resoconti delle lotte <strong>in</strong> corso dai giornali radio nella sezione e non dimenticherò<br />
mai, quando <strong>il</strong> compagno Giovanni Ettori, arrabbiato, ci mandò tutti a quel paese perché<br />
Togliatti, con <strong>il</strong> gruppo dei deputati comunisti, aveva approvato, l’art. 7 della Costituzione.<br />
Divenni, <strong>in</strong>tanto, nei primi mesi del 1947, socio della cooperativa agricola “Lega dei Contad<strong>in</strong>i<br />
di Pisoniano”.<br />
Fui chiamato dal Consiglio d’amm<strong>in</strong>istrazione a svolgere <strong>il</strong> ruolo di segretario. Non ci capivo<br />
un bel nulla, come del resto nemmeno gli altri soci. Com<strong>in</strong>ciai, però, ad imparare qualcosa<br />
con la venuta, ogni tanto, dei funzionari della Federazione delle cooperative e mutue, che aveva<br />
sede <strong>in</strong> piazza Poli a Roma, con la quale eravamo associati ed <strong>in</strong> contatto diretto.<br />
Presidente della Federazione era Ezio Zerenchi.<br />
La mia paga era di due qu<strong>in</strong>tali di grano e uno di granturco all’anno. Il lavoro di segretario<br />
si svolgeva essenzialmente di sera. Spesso andavo alla Federazione delle cooperative per consigli,<br />
di cui avevo bisogno. Per le richieste tendenti ad ottenere terre <strong>in</strong>colte o mal coltivate, ci recavamo<br />
presso la Federterra, <strong>in</strong> viale Avent<strong>in</strong>o 26, diretta da Salvatore Capogrossi.<br />
Questa era l’organizzazione che ci guidava nelle lotte per la conquista della terra, e per una<br />
riforma agraria che risolvesse <strong>il</strong> problema alla radice.<br />
La tessera del s<strong>in</strong>dacato unitario. Responsab<strong>il</strong>i: Di Vittorio per la componente comunista, Grandi per la componente cattolica, e Morandi<br />
per la componente socialista<br />
26
La speranza che non muore<br />
Umberto Terrac<strong>in</strong>i, Presidente della Costituente<br />
Agli <strong>in</strong>izi del 1947 Umberto Terrac<strong>in</strong>i fu eletto Presidente della Costituente.<br />
Fu un evento eccezionale per quelli come noi che non avevano mai avuto dirigenti del proprio<br />
partito con <strong>in</strong>carichi così importanti e prestigiosi. Nessuno di noi conosceva personalmente<br />
Terrac<strong>in</strong>i, ma di lui avevamo sentito parlare dalla radio, che seguiva regolarmente i lavori della<br />
Costituente.<br />
Le sue note biografiche erano quanto di meglio ci fosse nell’antifascismo italiano. Dopo<br />
molti anni di carcere e di conf<strong>in</strong>o, egli era tra quelli che avrebbero dovuto darci una vera Carta<br />
costituzionale, con regole democratiche. Per la prima volta.<br />
1947. La scissione di Palazzo Barber<strong>in</strong>i<br />
Con <strong>il</strong> viaggio di De Gasperi <strong>in</strong> America si decise la cacciata della s<strong>in</strong>istra dal governo di<br />
unità nazionale.<br />
Era la conseguenza dell’<strong>in</strong>fluenza degli americani sulla nostra politica nazionale. Pesavano,<br />
ovviamente, molto gli aiuti per la ricostruzione ed <strong>il</strong> trattato di Yalta. Si sosteneva che, così facendo,<br />
erano stati bloccati <strong>il</strong> pericolo comunista e i tentativi <strong>in</strong>surrezionali di Togliatti. Che non<br />
esistevano.<br />
La scissione di Palazzo Barber<strong>in</strong>i e l’estromissione della s<strong>in</strong>istra dal governo, furono avvenimenti<br />
di notevole r<strong>il</strong>evanza. Tutto lo schieramento politico, i comportamenti e le passioni dei<br />
m<strong>il</strong>itanti si andavano, a poco a poco, riposizionando su queste grandi scelte.<br />
Cercavo di capire - nel mio piccolo - perché i comunisti, che erano stati <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>i per<br />
cacciare <strong>il</strong> fascismo e che avevano contribuito alla libertà di tutti, a soli due anni dalla f<strong>in</strong>e della<br />
guerra, fossero messi al marg<strong>in</strong>e, e costretti di nuovo a liberarsi da qualche altra cosa che non era<br />
<strong>il</strong> fascismo, ma che nasceva dalle stesse forze che <strong>in</strong>sieme s’erano battute contro <strong>il</strong> regime.<br />
Forze queste, che credevamo laureate a pieni voti <strong>in</strong> democrazia.<br />
La risposta alle mie <strong>in</strong>genuità me la volle dare - per averglielo, tra l’altro, espressamente<br />
chiesto - Capogrossi, che veniva a Pisoniano per stimolarci ad organizzare sempre più contad<strong>in</strong>i<br />
nella cooperativa e nella lega dei contad<strong>in</strong>i.<br />
Capogrossi disse: - f<strong>in</strong>o a qualche giorno fa vi siete d<strong>il</strong>aniati tra voi per l’errore commesso<br />
nella formazione della lista elettorale, nella quale avete <strong>in</strong>cluso degli ex fascisti dai quali siete stati<br />
battuti nel conteggio delle preferenze. Ecco, con le dovute proporzioni, questa potrebbe essere<br />
una risposta alla nostra cacciata dal governo! Gli americani ci volevano ad ogni costo fuori del<br />
governo, qu<strong>in</strong>di sono passati sopra ogni altra considerazione, puntando al sodo. Ed hanno potuto<br />
fare questo anche perché c’è stata Yalta”.<br />
“Certo” cont<strong>in</strong>uò <strong>il</strong> compagno Capogrossi, “con la democrazia tutto può essere rimesso <strong>in</strong><br />
discussione. Anche le alleanze uscite vittoriose dalla guerra di liberazione. Occorre tenere conto<br />
che <strong>il</strong> potere economico si oppone e rifiuta riforme anche non troppo avanzate, mentre le masse<br />
lavoratrici organizzano le loro rivendicazioni, avendo acquisito <strong>il</strong> diritto allo sciopero. Questo è<br />
<strong>il</strong> quadro d’oggi ed è su questo che dobbiamo fare i conti. E poi bisogna anche mettere nel conto<br />
che molti amici di ieri, del periodo della Resistenza, possono essere gli avversari di oggi”.<br />
27
Capitolo 1<br />
Questo non mi piaceva. Dover diventare nemico di quelli che ieri erano stati miei compagni<br />
non riuscivo a mandarlo giù. Subii <strong>il</strong> fatto, e decisi comunque di seguire con più attenzione<br />
la politica.<br />
Ma <strong>in</strong> politica ero acerbo. Facevo molta fatica a stare dietro a quel groviglio di <strong>in</strong>formazioni<br />
e situazioni. La politica aveva una sua complessità che dovevo sbrogliare sostanzialmente da solo.<br />
La mia speranza di andare presto al potere era fortemente messa <strong>in</strong> forse. In ogni caso la scissione<br />
nel partito socialista fu un duro colpo. Giuseppe Saragat la volle perché diceva che <strong>il</strong> PSI ormai<br />
era stato plagiato dal PCI, che giorno dopo giorno acquistava sempre più consensi tra i lavoratori.<br />
La s<strong>in</strong>istra subì uno scossone che si rifletté subito nelle amm<strong>in</strong>istrazioni locali e nel s<strong>in</strong>dacato.<br />
Si parlava, da parte dei lavoratori rimasti nella CGIL, degli scissionisti come se fossero traditori<br />
della classe operaia e <strong>il</strong> disprezzo affiorava <strong>in</strong> ogni discussione. Gli scissionisti, da parte loro,<br />
non facevano nulla per evitare i contrasti, anzi li alimentavano. Tra i lavoratori molti dicevano:<br />
- se si ricom<strong>in</strong>cia con le scissioni non è certamente un buon segno.<br />
In ogni modo la realtà politica era questa, e con essa ci si doveva misurare.<br />
Primo impatto con <strong>il</strong> lavoro dipendente<br />
Il primo duro scontro politico lo ebbi a Pisoniano, mentre lavoravo nel cantiere scuola per<br />
l’allargamento di via del Colle.<br />
Una commissione, di cui facevo parte, chiese al direttore dei lavori perché nella preparazione<br />
dei pasti giornalieri gli <strong>in</strong>gredienti pro capite venissero ridotti del 40% rispetto a quanto<br />
previsto nella tabella m<strong>in</strong>isteriale.<br />
Al capo cantiere, di fronte alle nostre documentate proteste, uscirono gli occhi dalle orbite,<br />
tanta era la rabbia per la nostra “scellerata” richiesta. Non riusciva a capacitarsi che degli straccioni<br />
avessero l’ardire di chiedere conto della loro spettanza di calorie. Egli si avvic<strong>in</strong>ò, e all’improvviso<br />
mi dette uno schiaffo. Per di più mi disse che mi avrebbe portato <strong>in</strong> Pretura per diffamazione.<br />
Al direttore non andava giù che noi operai avessimo osato contestarlo e forse si stava preoccupando<br />
che un’<strong>in</strong>chiesta avrebbe potuto determ<strong>in</strong>are la f<strong>in</strong>e della sua carriera di galopp<strong>in</strong>o elettorale<br />
nei cantieri della miseria.<br />
Cont<strong>in</strong>uammo per dieci m<strong>in</strong>uti una discussione vivacissima, poi egli mi gridò <strong>in</strong> faccia che<br />
ero licenziato!<br />
Andai a cercarmi un altro lavoro a Roma, sempre nel campo dell’ed<strong>il</strong>izia.<br />
In cantiere a Portonaccio<br />
Presi a lavorare a Roma, <strong>in</strong> via di Pietralata. Si stavano costruendo alcune palazz<strong>in</strong>e sul lato<br />
destro della strada, ancora fiancheggiata da bellissimi orti che scomparivano man mano che <strong>il</strong><br />
cemento avanzava.<br />
Lavorai per tutta l’estate riuscendo a far vivere dignitosamente la famiglia. In ogni caso<br />
Agnese, portandosi dietro la bamb<strong>in</strong>a andava a dare una mano a mio padre nella conduzione della<br />
vigna, per <strong>in</strong>tegrare <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio fam<strong>il</strong>iare.<br />
Mi <strong>in</strong>serii non senza difficoltà <strong>in</strong> quella che era per me una categoria nuova, avendo sempre<br />
28
La speranza che non muore<br />
lavorato <strong>in</strong> agricoltura, sia negli orti della capitale che nelle grandi tenute dell’Agro romano. In<br />
maggioranza gli operai del cantiere provenivano dai comuni dell’Alta Valle dell’Aniene. Ma nel<br />
cantiere c’erano anche ottimi mastri che provenivamo dalle borgate romane.<br />
Partivo da Pisoniano alle 5,10 e tornavo la sera verso le 19,00. L’esperienza fatta come manovale<br />
fu per me un’altra grande scuola. Conoscere la vita reale degli operai dei cantieri ed<strong>il</strong>i mi<br />
permise di capire <strong>in</strong> breve tempo come rispondere ai mastri che dirigevano <strong>il</strong> lavoro. Ero impegnato<br />
a fare del mio meglio, e facevo molta attenzione a non fare passi falsi e provocarmi qualche<br />
<strong>in</strong>cidente, ma tra<strong>in</strong>are sopra le palanche lo sciaraballe pieno di cemento rappresentava un’impresa<br />
che non riuscivo ancora a fare bene. Questo genere di lavoro non lo avevo mai conosciuto direttamente,<br />
ed esso era una novità assoluta.<br />
Una matt<strong>in</strong>a <strong>il</strong> capo cantiere chiamò due muratori e tre manovali, di cui uno ero io. Andammo<br />
a lavorare <strong>in</strong> Via Sommacampagna, nelle vic<strong>in</strong>anze di piazza Indipendenza, presso la<br />
direzione della società c<strong>in</strong>ematografica Titanus.<br />
In quella struttura era come lavorare <strong>in</strong> un mondo favoloso, altro che cantiere scuola di<br />
Pisoniano, o <strong>il</strong> cantiere di Via Pietralata! Qui tutto era stupefacente: l’arredo <strong>in</strong>terno, <strong>il</strong> via vai di<br />
personaggi <strong>il</strong>lustri del c<strong>in</strong>ema, la quantità di denaro che circolava. Mi venivano i brividi pensando<br />
alla nostra miseria personale e a quella più <strong>in</strong> generale. Anche <strong>il</strong> nostro lavoro <strong>in</strong> quel luogo era di<br />
altro tipo rispetto a quello del cantiere, sembrava quasi una passeggiata.<br />
Dovevamo trasformare delle cose che era un peccato rompere. Pensai che i committenti<br />
del lavoro fossero semplicemente dei matti, perché proprio non riuscivo a capire come si potesse<br />
rov<strong>in</strong>are un ambiente già bello, per farne un altro.<br />
Il mastro responsab<strong>il</strong>e mi parlò un poco seccato, pensando che io venissi dall’altro mondo.<br />
“Devi sapere” mi disse, “che qui si lavora senza guardare a spese, ed i proprietari di tutto questo<br />
complesso sono i fratelli De Laurentis. Qui, caro <strong>il</strong> mio ex bracciante, si firmano contratti con gli<br />
attori per m<strong>il</strong>ioni di lire. Capisci, allora, perché si fanno cose che a noi possono sembrare <strong>in</strong>immag<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>i”.<br />
Da questo mastro imparai molto, perchè si capiva che era un uomo di grande esperienza.<br />
Seppi che abitava nei pressi di Valle Aurelia, e prima di fare <strong>il</strong> muratore lavorava come fornaciaio.<br />
Il pranzo ognuno se lo portava da casa. Ci sedevamo <strong>in</strong> una delle sale del complesso <strong>in</strong>torno ad un<br />
bel tavolo che la direzione ci aveva messo a disposizione. A paragone del cantiere, dove la mensa<br />
era fatta di tavole sporche di calce e cemento, qui sembrava di stare <strong>in</strong> un ristorante.<br />
Agnese mi preparava quattro etti di spaghetti nel portavivande, oltre ad una frittata di un<br />
paio d’uova e tante patate fritte. L’appetito non mancava, anche se gli spaghetti nel portavivande<br />
erano sempre freddi. “Non fare tante storie” mi disse <strong>il</strong> capo, ”ché l’ora passa presto, e questo è<br />
quello che passa casa ”.<br />
Assieme al pranzo che ci portavamo da casa mangiavamo anche un’ottima porzione di<br />
polvere. Il mastro muratore anche <strong>in</strong> questo caso ci ricordò con una certa ironia: - non vi preoccupate,<br />
la polvere di calce salva dai malanni ed immunizza <strong>il</strong> corpo come fanno le vacc<strong>in</strong>azioni.<br />
Ha un solo difetto, che dopo qualche anno ti spedisce al Verano.<br />
Non gli mancava certo l’ironia.<br />
Nei corridoi della Titanus conobbi S<strong>il</strong>vana Mangano. L’attrice <strong>in</strong> quel periodo era molto <strong>in</strong><br />
auge, perchè aveva girato <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m Riso Amaro. Insieme con lei c’era anche Raf Vallone, <strong>il</strong> quale si<br />
<strong>in</strong>tratteneva con manovali e muratori, <strong>in</strong>teressandosi del nostro lavoro, e chiedendo quanta paga<br />
portavamo a casa a f<strong>in</strong>e settimana.<br />
29
Capitolo 1<br />
Quasi tutte le sere, appena cenato, me ne andavo <strong>in</strong> sezione. Volevo conoscere gli impegni<br />
di lavoro del partito per <strong>il</strong> sabato e la domenica.<br />
Leonello Terenzi, <strong>il</strong> segretario, aveva qualche anno più di me, e politicamente era molto<br />
preparato. La sera ci leggeva gli articoli de L’Unità, spiegando con pazienza <strong>il</strong> testo che lui aveva<br />
avuto modo di studiare durante <strong>il</strong> giorno. Leonello era tornato dalla campagna di Grecia mut<strong>il</strong>ato,<br />
ed una scheggia rimasta <strong>in</strong> un piede gli impediva di fare lavori pesanti. Avendo notevoli<br />
capacità organizzative, <strong>in</strong> una riunione pose <strong>il</strong> problema se non fosse <strong>il</strong> caso di togliere dalle mani<br />
degli <strong>in</strong>termediatori la compravendita delle uve da tavola, che si producevano nelle coll<strong>in</strong>e di<br />
Pisoniano.<br />
La nostra cooperativa agricola si sarebbe, dunque, <strong>in</strong>teressata anche di questo aspetto.<br />
Si presero accordi con la cooperativa “Frutta e Verdura” di Genova, che ci venne consigliata<br />
dalla Federazione delle Cooperative, che allora aveva sede <strong>in</strong> Piazza Poli, a Roma. Era questa una<br />
lodevole <strong>in</strong>iziativa che tendeva a farla f<strong>in</strong>ita con i sensali, che sciamavano come cavallette nelle<br />
vigne nel periodo della maturazione del prodotto, facendo <strong>il</strong> bello e <strong>il</strong> cattivo tempo.<br />
Ma a causa di un ottobre <strong>in</strong>clemente e piovoso, <strong>il</strong> raccolto fu disastroso, e disastrose furono<br />
pure le conseguenze politiche dell’<strong>in</strong>iziativa. A pagare <strong>il</strong> peso della sconfitta fu solo <strong>il</strong> compagno<br />
Leonello, che trovandosi a Genova per curare la vendita delle uve, ebbe un mare di guai. Da<br />
quell’episodio capii che non esisteva ancora tra i soci un vero spirito cooperativistico, e che essi<br />
erano solo impazienti di buoni risultati, senza rendersi m<strong>in</strong>imamente conto di cosa può accadere<br />
durante la gestione.<br />
Il fallimento dell’<strong>in</strong>iziativa, <strong>in</strong> realtà, doveva essere <strong>in</strong> gran parte addebitato al cattivo tempo.<br />
L’uva, <strong>in</strong>fatti, arrivava a Genova già rov<strong>in</strong>ata e qu<strong>in</strong>di era <strong>in</strong>vendib<strong>il</strong>e. Molto del prodotto fu<br />
smaltito ad una cant<strong>in</strong>a sociale che ebbe buon fiuto - l’ottonese per nostra fortuna era un uva<br />
buonissima anche per la v<strong>in</strong>ificazione - ma <strong>il</strong> prezzo scese a tal punto che ciascun socio ci rimise<br />
alcune migliaia di lire.<br />
Durante le molte e agitate riunioni con i cooperatori dovetti prendere atto, che tutti sono<br />
pronti a tirarti la croce addosso nel momento <strong>in</strong> cui qualcosa non funziona, e questo aspetto mi<br />
sembrò molto brutto, ma mi aiutò a capire che bisognava essere cauti prima di avventurarsi <strong>in</strong><br />
un’<strong>in</strong>iziativa non calibrata nei m<strong>in</strong>imi particolari.<br />
La strage di Portella della G<strong>in</strong>estra<br />
Cent<strong>in</strong>aia di braccianti agricoli, con le loro famiglie si erano recate a celebrare <strong>il</strong> 1° Maggio,<br />
festa dei lavoratori, a Portella della G<strong>in</strong>estra. All’improvviso furono attaccati a colpi di arma da<br />
fuoco da banditi collegati - si disse subito - al bandito Giuliano. Ci furono molti morti. Era un<br />
avvertimento mafioso, che lasciava <strong>in</strong>tendere che contro le forze conservatrici e reazionarie della<br />
Sic<strong>il</strong>ia latifondista non si poteva fare nulla.<br />
Non appena fu chiaro che le organizzazioni dei lavoratori <strong>in</strong>tendevano portare avanti con<br />
forza sacrosante rivendicazioni sociali, la mafia volle porre <strong>il</strong> proprio marchio, con una strage.<br />
Era questo un pesante ammonimento per le forze della s<strong>in</strong>istra oltre e per <strong>il</strong> s<strong>in</strong>dacato. Durante<br />
gli anni seguenti di morti per rivendicare le terre <strong>in</strong>colte ce ne furono ancora molti, <strong>in</strong> ogni parte<br />
d’Italia, e per noi che stavamo organizzando i contad<strong>in</strong>i, sp<strong>in</strong>gendoli ad occupare le terre dei<br />
30
La speranza che non muore<br />
latifondi nell’Agro romano, era un segnale non certo di <strong>in</strong>coraggiamento. Ma per fortuna non fu<br />
così, e la cooperativa cont<strong>in</strong>uò a reclutare soci anche nei comuni del circondario.<br />
Le esequie dei soci<br />
Nello Statuto della cooperativa stava scritto che ogni socio avrebbe dovuto partecipare alle<br />
esequie di un membro defunto. Questa decisione non piaceva però a tutti, perché aveva a che<br />
fare con i sentimenti religiosi di ciascuno. Non era possib<strong>il</strong>e costr<strong>in</strong>gere uno a partecipare al lutto<br />
del socio morto. Per quanto lo spirito della norma fosse quello di essere <strong>in</strong> vita ed <strong>in</strong> morte “tutti<br />
per uno ed uno per tutti”, essa era vista da alcuni come una ripetizione del comportamento delle<br />
confraternite.<br />
Accadde però solo due volte di vedere la lunga colonna di soci, con la bandiera della cooperativa<br />
<strong>in</strong> testa, accompagnare <strong>il</strong> defunto al cimitero. Durante l’assemblea annuale per approvare<br />
<strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio, fu fatta una mozione che metteva <strong>in</strong> discussione la norma dell’accompagno. Ci fu un<br />
dibattito molto vivace, ma alla f<strong>in</strong>e si votò e l’abolizione della norma fu approvata.<br />
Se fosse restata <strong>in</strong> vigore sarebbe stata <strong>in</strong> effetti un’imposizione. Molti soci, non abituati<br />
ad <strong>in</strong>tervenire <strong>in</strong> prima persona, non parlavano perché temevano di essere esclusi dalla sem<strong>in</strong>a,<br />
qu<strong>in</strong>di per i più rimessivi poteva andare bene anche l’obbligo di partecipare ai funerali. In questo<br />
caso però si determ<strong>in</strong>ava una brutta situazione, perché se prima era <strong>il</strong> caporale a fare <strong>il</strong> bello e<br />
cattivo tempo, ora era la cooperativa a “costr<strong>in</strong>gere” un proprio socio a certi comportamenti, pena<br />
l’esclusione del diritto di sem<strong>in</strong>a.<br />
Quando la decisione fu presa sentii un sospiro di sollievo provenire dall’assemblea.<br />
All’assemblea <strong>in</strong> cui fu discusso l’obbligo o meno della partecipazione alle esequie dei soci<br />
prese la parola allora un funzionario della Lega delle Cooperative - credo fosse <strong>Paolo</strong> Recchi - <strong>il</strong><br />
quale con <strong>il</strong> suo breve <strong>in</strong>tervento volle riportare tutto sui b<strong>in</strong>ari naturali della cooperazione.<br />
“Certo”, disse “la cooperativa è esattamente come una famiglia, ma non per questo dobbiamo<br />
anche dormire <strong>in</strong>sieme per assolvere al ruolo che compete ad essa. Per quanto riguarda<br />
l’unità è più che giusto essere una famiglia, ma per altre cose lasciatemelo dire, fate come cavolo<br />
vi pare! Abbiamo lottato tanto per essere f<strong>in</strong>almente liberi! Se no dovremmo domandarci perché<br />
lo abbiamo fatto”.<br />
La Costituzione repubblicana<br />
Nel dicembre del 1947 viene approvata la Carta costituzionale, che a sentire gli esperti<br />
era tra le più avanzate d’Europa. In questi term<strong>in</strong>i si espresse <strong>in</strong> sezione <strong>il</strong> compagno Max Volpi,<br />
aggiungendo che per ora era solo scritta, e che per applicarla ci sarebbe voluto del tempo, e le<br />
condizioni politiche idonee per farlo.<br />
“Molto dipenderà” diceva, “dal governo che ci sarà con le prossime elezioni”.<br />
“Ora abbiamo lo strumento che ci permetterà di andare avanti”, confermò anche <strong>il</strong> compagno<br />
Balsimelli j. <strong>in</strong> sezione, br<strong>in</strong>dando con <strong>il</strong> cannell<strong>in</strong>o della Bandita.<br />
Ci porgemmo gli auguri per <strong>il</strong> nuovo anno che stava per nascere, pieni di speranza <strong>in</strong> quella<br />
31
Capitolo 1<br />
Carta così importante per l’Italia, anche se noi tutti <strong>in</strong> paese eravamo ancora digiuni della politica<br />
con la “p” maiuscola. In ogni modo avevamo imparato che al vertice stavano uom<strong>in</strong>i di grande<br />
valore, che avevano saputo dimostrare di essere tali.<br />
Che poi la Costituzione repubblicana portasse la firma di uno dei massimi dirigenti del<br />
PCI, <strong>il</strong> compagno Umberto Terrac<strong>in</strong>i, ci riempiva d’orgoglio e ci dava garanzie sufficienti per la<br />
sua applicazione.<br />
In risposta al giovane Piero Della Seta, venuto anche lui dalla Federazione Romana assieme<br />
a Balsimelli j., che nel suo <strong>in</strong>tervento sostenne che le cose <strong>in</strong> politica non hanno fretta, e che<br />
tutto può essere realizzato <strong>in</strong> base alle lotte future, <strong>il</strong> compagno Augusto Magr<strong>in</strong>i, del 1921, <strong>in</strong>terrompendolo<br />
disse: - scusa compagno, ma quanto dobbiamo lottare ancora per avere un pezzo<br />
di pane?<br />
Rispose Della Seta: - sarà necessario tutto <strong>il</strong> tempo che ci vuole.<br />
Ma tu con chi stai compagno”, gli chiese con rabbia l’<strong>in</strong>terlocutore, “con noi o con la<br />
Democrazia Cristiana?”.<br />
“Perché, cosa ho detto di tanto brutto?”, replicò Piero. Poi cont<strong>in</strong>uò, “tu compagno hai<br />
qualche anno più di me, ma questo non può impedirmi di dire <strong>il</strong> mio pensiero, anche se questo<br />
non corrisponde al tuo. In ogni modo la parte più importante della Costituzione è operante dal<br />
primo gennaio 1948”.<br />
Umberto Terrac<strong>in</strong>i firma la Costituzione<br />
32
La speranza che non muore<br />
1948. Il VI° Congresso del PCI a M<strong>il</strong>ano<br />
Alla sezione di Pisoniano, se avesse voluto partecipare al Congresso di M<strong>il</strong>ano, erano stati<br />
riservati due <strong>in</strong>viti, uno per <strong>il</strong> segretario, l’altro per <strong>il</strong> compagno che si fosse dist<strong>in</strong>to nel tesseramento.<br />
Riuscimmo a mandare solo <strong>il</strong> segretario Terenzi, per <strong>il</strong> quale dovemmo anche promuovere<br />
una sottoscrizione per le spese di viaggio. A M<strong>il</strong>ano poi sarebbe stato ospite di una famiglia di<br />
compagni. Terenzi tornò carico d’entusiasmo, e con molte idee da mettere <strong>in</strong> cantiere, e ci fece<br />
una relazione.<br />
Debbo ricordare che <strong>in</strong> quel periodo, con le sezioni di Genazzano e Zagarolo, quella di<br />
Pisoniano era tra le più organizzate e presente <strong>in</strong> quasi tutte le manifestazioni.<br />
18 apr<strong>il</strong>e 1948<br />
Memorab<strong>il</strong>e fu la vittoria della DC <strong>in</strong> quelle che furono le prime libere elezioni politiche<br />
dopo la caduta del regime fascista. Fu una campagna elettorale durissima nella quale furono messi<br />
<strong>in</strong> atto meccanismi psicologici e politici capaci di terrorizzare gli elettori. I muri di ogni città e<br />
paese, per es., erano pieni di manifesti che mescolavano sangue e Stal<strong>in</strong>.<br />
In qualunque veste si fosse presentato <strong>il</strong> Fronte Popolare, sarebbe stata la stessa cosa. Per<br />
la DC, per gli americani e per le forze conservatrici era urgente sbarrare la strada alle “orde” dei<br />
barbari con la bandiera rossa, venutisi a scaldare nel nostro sole dalle lontane e fredde steppe della<br />
Russia bolscevica.<br />
Per assicurarsi la vittoria sul Fronte Popolare la DC fu appoggiata da tutte le organizzazioni<br />
cattoliche esistenti nel Paese, <strong>in</strong> perfetto accordo tra loro. L’ord<strong>in</strong>e era quello di strappare voti,<br />
con le unghie e con i denti, alle famiglie del Fronte. Per conseguire l’obiettivo, schiere organizzate<br />
di propagandisti dell’Azione Cattolica scesero sul piede di guerra per portare avanti la crociata<br />
anticomunista, onde impedire ai rossi di andare al potere. Vi erano attivisti super impegnati che<br />
non dormivano la notte pur di guadagnarsi <strong>il</strong> paradiso.<br />
Le due campagne elettorali precedenti, amm<strong>in</strong>istrative e referendum istituzionale, erano<br />
già un ricordo lontano, e di sicuro non paragonab<strong>il</strong>i a quanto stava accadendo nei giorni caldi di<br />
apr<strong>il</strong>e del 1948.<br />
Ricordo un manifesto affisso dalla propaganda del Partito socialista, che raffigurava Gesù,<br />
con la seguente frase ben evidenziata: “è più fac<strong>il</strong>e che un cammello entri nella cruna di un ago,<br />
che un ricco entri nel regno dei cieli”.<br />
Ma erano solo belle parole visto che la Chiesa di Roma si schierò con tutto <strong>il</strong> suo peso a<br />
fianco della DC. I cristiani collocati con le forze di s<strong>in</strong>istra - ed erano la maggioranza - alle gerarchie<br />
vaticane non <strong>in</strong>teressavano. Anzi queste consigliavano di abiurare <strong>il</strong> programma del Fronte e<br />
tornare nelle organizzazioni cattoliche.<br />
Per fortuna l’art. 7 della Costituzione regolava i rapporti tra Stato e Chiesa.<br />
Pensate se questo articolo non fosse stato <strong>in</strong>serito nel testo da poco approvato.<br />
A distanza di pochi mesi, e nonostante le prese di posizione della Chiesa, dovemmo prendere<br />
atto della lungimiranza della posizione di Palmiro Togliatti circa l’articolo 7, posizione sostenuta<br />
tra l’altro ufficialmente da tutto <strong>il</strong> partito, non senza mugugni <strong>in</strong>terni, però.<br />
33
Capitolo 1<br />
In quella occasione dovemmo, nonostante tutto, sentirci dire dai compagni socialisti che<br />
eravamo dei chierichetti baciap<strong>il</strong>ozze (come si diceva dalle nostre parti). Dal PSI ci furono attacchi<br />
a Togliatti e al PCI, colpevoli - secondo loro - di avere votato l’art. 7. Anche <strong>in</strong> sezione vi furono<br />
discussioni, e qualcuno ci def<strong>in</strong>ì servi dei preti. Non era così, perché la scelta compiuta dai Costituenti<br />
rispondeva al sentimento più profondo dei nostri iscritti.<br />
Alla f<strong>in</strong>e, anche se con qualche scontento, la base più settaria capì l’importanza di quella<br />
posizione. Fu scelta giusta quella che rispettava i sentimenti religiosi della maggioranza degli<br />
iscritti al PCI.<br />
L’America non gradiva per niente che i comunisti potessero impadronirsi del potere con<br />
<strong>il</strong> voto. Non avrebbero mai avallato un governo guidato da Togliatti. C’era anche chi diceva che<br />
nemmeno Stal<strong>in</strong> voleva i comunisti al governo, rispettoso com’era dei patti di Yalta.<br />
Gli Stati Uniti foraggiarono parecchio la DC. Ricordo un manifesto che così si esprimeva:<br />
“Tre quarti dello sf<strong>il</strong>at<strong>in</strong>o che mangiano gli italiani vengono dall’America e non dalla Russia”.<br />
Noi credevamo davvero che <strong>il</strong> Fronte democratico v<strong>in</strong>cesse le elezioni. I nostri apparati<br />
propagandistici per meglio avvalorare la tesi dell’immancab<strong>il</strong>e vittoria, s’erano <strong>in</strong>ventati delle<br />
coccarde nelle quali c’erano, <strong>in</strong>visib<strong>il</strong>i all’occhio non attento, delle strisciol<strong>in</strong>e <strong>in</strong>terne di polvere<br />
pirica. Accese dalla parte bassa le coccarde salivano verso l’alto, tracciando alla f<strong>in</strong>e <strong>il</strong> risultato<br />
che avrebbero conseguito le formazioni politiche più importanti. L’<strong>in</strong>dicazione f<strong>in</strong>ale di questo<br />
giochetto era che DC e Fronte giungessero quasi alla pari, ma alla f<strong>in</strong>e <strong>il</strong> Fronte con uno scatto<br />
<strong>in</strong>aspettato v<strong>in</strong>ceva, con una piccola percentuale di scarto.<br />
Bene non ci crederete, ma eravamo colmi d’entusiasmo, come se quel giochetto fosse l’anticipazione<br />
di un miracolo che si sarebbe avverato entro breve.<br />
Il manifesto ufficiale del Fronte popolare raffigurava la testa di Garibaldi dentro una stella.<br />
La propaganda democristiana lo aveva fatto ritoccare, per cui bastava capovolgerlo per vedere<br />
comparire <strong>il</strong> volto di Stal<strong>in</strong>. Di questi sant<strong>in</strong>i ne furono distribuiti dai Comitati civici m<strong>il</strong>ioni<br />
di copie. Fu uno strumento di propaganda che fece molto effetto tra gli elettori democristiani, i<br />
quali ci giocavano facendo <strong>in</strong>tendere chi avrebbe comandato se avesse v<strong>in</strong>to <strong>il</strong> Fronte.<br />
La Curia di Palestr<strong>in</strong>a si impegnò <strong>in</strong> prima persona nella campagna elettorale. Monsignor<br />
Puliti, <strong>in</strong> assenza del vescovo, autorizzò a prelevare dal duomo di Genazzano la Madonna del<br />
Buon Consiglio, programmando una serie di manifestazioni nei vari comuni della diocesi. M<strong>il</strong>ioni<br />
di rosari furono recitati durante le processioni. La Madonna avrebbe dovuto visitare tutti i<br />
paesi. E così fu.<br />
Dappertutto, nei nostri comuni, si diceva che se non avesse v<strong>in</strong>to la DC, la Madonna del<br />
Buon Consiglio di Genazzano si sarebbe arrabbiata e se ne sarebbe tornata <strong>in</strong> Albania, da dove era<br />
venuta. Un programma studiato psicologicamente nei m<strong>in</strong>imi particolari.<br />
Le processioni con la Madonna arrivavano f<strong>in</strong>o ai conf<strong>in</strong>i del territorio comunale. Nel nostro<br />
caso l’immag<strong>in</strong>e ci sarebbe stata consegnata dalla processione dei sanvitesi. Due processioni<br />
che andavano l’una <strong>in</strong>contro all’altra, due s<strong>in</strong>daci, carab<strong>in</strong>ieri di scorta <strong>in</strong> grande uniforme, gonfaloni<br />
dei due comuni, e folle enormi genuflesse attendevano l’arrivo della Madonna.<br />
A queste cerimonie erano presenti molti elettori del Fronte popolare, per non essere tacciati<br />
d’irreligiosità. Dovemmo <strong>in</strong>goiare, senza nemmeno un sorso d’acqua, un rospo tanto grande che<br />
per digerirlo ci vollero c<strong>in</strong>que anni.<br />
Durante queste cerimonie, come per <strong>in</strong>canto, apparivano sempre i candidati più importanti<br />
della DC Nel caso di Pisoniano vennero Camp<strong>il</strong>li ed Andreotti, che già era diventato onni-<br />
34
La speranza che non muore<br />
potente nella DC Anche se quest’ultimo non era fisicamente presente e <strong>in</strong>viava solamente un telegramma<br />
d’adesione, esso veniva letto al microfono con grande enfasi, e l’attivismo della truppa<br />
democristiana si scaldava al massimo.<br />
Sembravano davvero dei crociati.<br />
Aspettammo fiduciosi <strong>il</strong> risultato delle urne, ma appena giunsero i primi dati un s<strong>il</strong>enzio di<br />
tomba si impadronì dei presenti, e la sezione <strong>in</strong> poco tempo si svuotò.<br />
A conclusione di questa campagna elettorale a Genazzano, dove <strong>il</strong> Fronte popolare v<strong>in</strong>se<br />
le elezioni, la Madonna del Buon Consiglio senza troppe storie scelse di restare, tra la sua gente<br />
di rosso vestita, dando così una risposta a quelli che l’avevano tanto portata <strong>in</strong> giro a chiedere ciò<br />
che lei sicuramente non si sarebbe mai sognata di chiedere a nessuno.<br />
La DC raccolse, a livello nazionale, un successo straord<strong>in</strong>ario, oltre trecento seggi. Maggioranza<br />
assoluta!<br />
Questo risultato ci ammutolì per un po’ di tempo.<br />
L’uccisione del segretario della Camera del lavoro<br />
di Corleone<br />
La mafia cont<strong>in</strong>uava ad ammazzare s<strong>in</strong>dacalisti. A Corleone venne assass<strong>in</strong>ato <strong>il</strong> compagno<br />
Rizzotto, segretario della Camera del lavoro. Unanime <strong>il</strong> cordoglio delle forze politiche sic<strong>il</strong>iane<br />
e nazionali, ma ancora una volta si doveva registrare l’ennesimo morto tra i lavoratori. Qualche<br />
compagno <strong>in</strong> sezione fece r<strong>il</strong>evare che ormai la mafia era entrata <strong>in</strong> politica, ma contro <strong>il</strong> s<strong>in</strong>dacato<br />
e la s<strong>in</strong>istra.<br />
Occorreva serrare le f<strong>il</strong>a e non farsi <strong>in</strong>timidire da atti che tendevano a sem<strong>in</strong>are paura. Erano<br />
segnali questi che facevano chiaramente <strong>in</strong>tendere che la lotta sarebbe stata molto dura, e che<br />
ogni conquista doveva essere strappata con le unghie e con i denti.<br />
14 luglio. Attentato a Togliatti<br />
Ero sulla piazza del municipio a Pisoniano ed avevo appena <strong>in</strong>iziato a scaricare un camion<br />
con 80 qu<strong>in</strong>tali di grano, proveniente dalle terre lavorate nell’Agro romano, quando, come un<br />
fulm<strong>in</strong>e a ciel sereno, giunse la notizia che Palmiro Togliatti era stato colpito dai colpi sparati da<br />
uno “squ<strong>il</strong>ibrato” di nome Pallante, e che si trovava <strong>in</strong> f<strong>in</strong> di vita presso <strong>il</strong> Policl<strong>in</strong>ico di Roma.<br />
La notizia si diffuse rapidamente ed <strong>il</strong> paese si fermò, come prima risposta all’atto crim<strong>in</strong>ale.<br />
Iniziò uno sciopero generale non dichiarato di tutte le categorie <strong>in</strong> ogni parte d’Italia. La<br />
maggioranza delle attività si fermarono, contro un atto tanto <strong>in</strong>fame ed <strong>in</strong> un momento così delicato.<br />
Altri si fermarono perché ebbero paura che potesse accadere l’irreparab<strong>il</strong>e.<br />
Fu la forte voce di Cerroni F<strong>il</strong>ippo, ufficiale postale di Pisoniano, a diffondere la notizia ai<br />
pochi presenti nella piccola piazza.<br />
Provo a ricordare <strong>il</strong> momento <strong>in</strong> cui Cerroni comunicò la notizia.<br />
Rimasi con <strong>il</strong> qu<strong>in</strong>tale sulle spalle senza preoccuparmi del peso, tanto ero rimasto sbalordi-<br />
35
Capitolo 1<br />
to da quelle parole fredde e preoccupate: “Hanno sparato a Togliatti!”.<br />
Dalla ricevitoria telegrafica dell’ufficio postale del piccolo comune empolitano, come un<br />
fulm<strong>in</strong>e si sparse la notizia. Nei vicoli ad ovest, lungo <strong>il</strong> corso, nei vigneti <strong>in</strong> un baleno tutti sapevano<br />
dell’attentato al segretario del PCI.<br />
Tra le famiglie che venivano a ritirare i sacchi di grano, si diceva: - e adesso cosa facciamo?<br />
“Questa volta scoppia la rivoluzione” dicevano alcuni, mentre altri affermavano che questo<br />
attentato era la conseguenza dei risultati del 18 apr<strong>il</strong>e.<br />
Io ero abbastanza preoccupato anche per <strong>il</strong> fatto che con lo sciopero <strong>in</strong> atto, i camion non<br />
avrebbero potuto viaggiare e qu<strong>in</strong>di si poneva un grosso problema per la cooperativa. Una cosa<br />
m<strong>in</strong>ima se si pensava al resto, ma per la maggioranza delle famiglie di Pisoniano <strong>il</strong> trasporto a casa<br />
del grano era questione bas<strong>il</strong>are.<br />
Ascoltavo la radio che dava, ad <strong>in</strong>tervalli regolari, i bollett<strong>in</strong>i sulla salute del paziente redatti<br />
da tre medici al Policl<strong>in</strong>ico Umberto 1°. Ripercorrendo oggi quel momento, quelle ore, quei<br />
giorni, si può rispondere alla domanda su cosa stessi pensando io su quella piazza, a fianco di quel<br />
carico di grano rimasto per metà da scaricare. Fu come se fossi stato paralizzato da qualcosa di<br />
<strong>in</strong>visib<strong>il</strong>e, che mi consigliava di fermare <strong>il</strong> lavoro perché <strong>in</strong> tutta Italia, <strong>in</strong> quel momento, stava<br />
accadendo qualcosa di molto grave. Durante la lettura della nota dei soci che dovevano ritirare <strong>il</strong><br />
grano, mi parve fosse veramente arrivata la f<strong>in</strong>e di tutte le speranze coltivate con la Liberazione e<br />
la Costituzione. Tutto f<strong>in</strong>iva nell’abisso di questa provocazione.<br />
Il fatto non era casuale, e se per caso i dirigenti del partito non avessero avuto la testa sulle<br />
spalle, avremmo consegnato su un piatto d’argento l’Italia alla restaurazione più bieca. Sicuramente<br />
ci sarebbe stata la messa fuori legge del Partito comunista, aspirazione ghiotta delle forze<br />
più retrive e degli americani, ed a soli due anni dalla conquista, saremmo rimasti orfani della “nostra”<br />
Repubblica. Poi si seppe con piacere che era stato lo stesso Togliatti a buttare acqua su quelle<br />
fiamme che stavano <strong>in</strong>cendiando l’Italia, facendo appello a tutti i compagni, ma soprattutto ai<br />
dirigenti, di stare attenti, aff<strong>in</strong>ché la situazione non precipitasse. Fu <strong>il</strong> senso di responsab<strong>il</strong>ità dei<br />
dirigenti ed anche l’appello di voci autorevoli della stessa maggioranza, che riuscì a scongiurare<br />
una tragedia più grande.<br />
Togliatti, una volta ristab<strong>il</strong>ito, tornò a parlare alla prima festa de L’Unità che si svolse a<br />
Roma, al Foro italico, a settembre. Fu organizzata alla grande proprio per <strong>il</strong> suo ritorno alla vita<br />
politica. Il titolo della manifestazione era: “Togliatti è tornato”, e cortei con carri allegorici provenienti<br />
da tutta Italia si snodarono nelle vie del centro per raggiungere lo stadio.<br />
Un allegro vociare risuonava nuovamente tra i palazzi romani.<br />
1948. Scissione s<strong>in</strong>dacale e repressione<br />
nei posti di lavoro<br />
Le manifestazioni popolari per l’attentato a Togliatti ebbero come conseguenza la rottura<br />
dell’unità s<strong>in</strong>dacale. Con la scissione del s<strong>in</strong>dacato, l’operazione “pulizia politica” nei posti di<br />
lavoro si poteva considerare completata. Le forze più retrive operanti <strong>in</strong> Italia erano f<strong>in</strong>almente<br />
riuscite a scovare e a debellare le “qu<strong>in</strong>te colonne rosse” nei più remoti posti di lavoro statali e<br />
non. In tutte le fabbriche, i lavoratori con la tessera della CGIL furono ricattati. Lavoratori si<br />
36
La speranza che non muore<br />
posero contro lavoratori nella stessa fabbrica, pers<strong>in</strong>o nella stessa catena di montaggio. Alla FIAT<br />
si <strong>in</strong>staurò <strong>il</strong> conf<strong>in</strong>o vero e proprio per i lavoratori più impegnati. Di Vittorio, segretario generale<br />
della CGIL <strong>in</strong> un messaggio ai lavoratori disse: “Nessun s<strong>in</strong>dacato che si rispetti potrà mai v<strong>in</strong>cere<br />
le sue battaglie, dopo una divisione così profonda”.<br />
Bastarono poche parole per capire l’importanza negativa della scissione, preparata e realizzata<br />
<strong>in</strong> favore del padronato. Ci fu una caparbia resistenza per restare, anche se <strong>in</strong>deboliti, <strong>in</strong> piedi.<br />
L’accanimento antis<strong>in</strong>dacale nei posti di lavoro fu l’immediata conseguenza di una situazione<br />
precaria e piena ancora d’<strong>in</strong>cognite, di cui per <strong>il</strong> momento non si vedeva lo sbocco.<br />
I Comitati civici, con la loro azione a favore del governo, non badavano a spese, rivelandosi<br />
sempre denigratori del PCI. I loro manifesti erano di una violenza tale da terrorizzare, ma<br />
tutto questo s’<strong>in</strong>frangeva di fronte alla calma controllata dei m<strong>il</strong>itanti comunisti e dei lavoratori<br />
<strong>in</strong> generale. In ogni caso le defezioni tra la base non erano rare, ogni giorno avevamo notizie di<br />
compagni che non avevano più voluto r<strong>in</strong>novare la tessera, perché le famiglie dovevano mangiare,<br />
e i figli dovevano crescere e studiare.<br />
Diffic<strong>il</strong>issimo per qualsiasi iscritto al PCI trovare lavoro negli enti pubblici, e questo fatto<br />
deprimeva la m<strong>il</strong>itanza. Non erano pochi i lavoratori a cui si doveva star vic<strong>in</strong>o, aiutandoli a non<br />
perdere la fiducia. Purtroppo la battaglia era sempre più dura. Giuseppe Aureli, che chiamavamo<br />
Peppe bono, proprio per la sua bontà, una sera <strong>in</strong> sezione disse: - scusate compagni, ma mi sapete<br />
spiegare che cosa abbiamo v<strong>in</strong>to, se i padroni son diventati ancora più padroni?<br />
Seguivo le notizie nazionali e <strong>in</strong>ternazionali, tramite l’Unità che compravo tutti i giorni<br />
tranne <strong>il</strong> lunedì, perché <strong>il</strong> giornale non usciva. Ci mettevo tutta la buona volontà, ma non era<br />
fac<strong>il</strong>e con la qu<strong>in</strong>ta elementare <strong>in</strong>terpretare i lunghi e spigolosi articoli del giornale di partito.<br />
Spiegarlo poi, era ancora più diffic<strong>il</strong>e, per via che la politica teorica era un conto, mentre quella<br />
giornaliera tra la gente era un’altra cosa.<br />
Ricordo che una sera, <strong>in</strong> sezione, a Federico Ricci, segretario della zona di Genazzano<br />
del PCI e a Marx Volpi della Federterra, presenti per una riunione di contad<strong>in</strong>i <strong>in</strong> preparazione<br />
dell’occupazione delle terre <strong>in</strong>colte, fu chiesto: - ma come si fa a capire gli articoli de l’Unità, che<br />
sono così diffic<strong>il</strong>i?<br />
Marx Volpi rispose candidamente: - dovete soltanto memorizzare quello che a voi pare<br />
giusto, <strong>il</strong> resto si capisce man mano che andate avanti. Cont<strong>in</strong>uate a leggere con passione, non c’è<br />
altra scuola più produttiva che <strong>il</strong> contatto con la gente. Questa è la vostra università.<br />
Marx Volpi era figlio di Giulio Volpi, deputato comunista nel 1924, ed era chiamato “l’avvocato<br />
dei contad<strong>in</strong>i”, per <strong>il</strong> suo impegno a sostegno della categoria.<br />
Mi conv<strong>in</strong>si che era proprio così, anche perché avendo partecipato a piccole conversazioni<br />
tra compagni maggiormente impegnati, appresi che Palmiro Togliatti non avrebbe potuto fare<br />
diversamente, proprio perché aveva lanciato già da Salerno, nel 1944 <strong>il</strong> partito nuovo, che presupponeva<br />
l’amnistia, ed <strong>in</strong>iziato a prendere le distanze da Stal<strong>in</strong>, che se lo guardava <strong>in</strong> cagnesco<br />
dall’alto del Cremll<strong>in</strong>o.<br />
Fuori programma, una domenica matt<strong>in</strong>a, appena term<strong>in</strong>ata una riunione a Genazzano,<br />
i compagni Gionne e Rueca s., scherzando e ridacchiando, espressero addirittura <strong>il</strong> dubbio che<br />
potessero essere stati i sovietici a guidare l’attentato.<br />
Ci mettemmo tutti a ridere al solo pensiero che una cosa del genere potesse essere solo<br />
immag<strong>in</strong>ata, ma questo dimostra che avevamo un partito che era capace di dubitare di tutto, e<br />
non aveva tanti peli sulla l<strong>in</strong>gua.<br />
37
I comunisti greci<br />
Capitolo 1<br />
Una sera la radio annunciò con enfasi la disfatta dei comunisti greci, dopo anni di guerriglia.<br />
Gli <strong>in</strong>glesi li avevano ridotti al s<strong>il</strong>enzio, senza che <strong>il</strong> compagno Stal<strong>in</strong> muovesse un dito.<br />
“Per quale motivo <strong>il</strong> compagno Tito ed <strong>il</strong> compagno Stal<strong>in</strong> non hanno aiutato i compagni<br />
greci?” chiese Mario Rossi, un compagno della sezione, a Paparazzo dirigente della Federazione,<br />
che era venuto a tenere un comizio <strong>in</strong> piazza.<br />
La risposta apparve a tutti <strong>in</strong>sensata: - non l’hanno fatto perché ci sono di mezzo i patti tra<br />
i quattro grandi, che hanno stab<strong>il</strong>ito a Yalta le loro zone d’<strong>in</strong>fluenza. La Grecia è sotto l’<strong>in</strong>fluenza<br />
<strong>in</strong>glese, qu<strong>in</strong>di nulla da fare.<br />
“Allora, anche noi che siamo zona d’<strong>in</strong>fluenza americana non possiamo andare al potere?”,<br />
chiese <strong>il</strong> compagno.<br />
“Con la forza, certamente no!”, replicò Paparazzo. “Con le elezioni <strong>in</strong>vece sì, se ci sappiamo<br />
fare, altrimenti resteremo a ruspare per chissà quanto tempo”.<br />
Era molto schietto <strong>il</strong> nostro Paparazzo, tra l’altro oratore formidab<strong>il</strong>e!<br />
1949. Nasce la Repubblica popolare c<strong>in</strong>ese<br />
Il lettore sicuramente si domanderà: - ma come facevi, signor Magr<strong>in</strong>i, a seguire gli avvenimenti<br />
più importanti della vita politica?<br />
Non era poi così diffic<strong>il</strong>e seguire giornalmente le notizie. Leggevo l’Unità <strong>in</strong> sezione la sera,<br />
dato che arrivava <strong>in</strong> abbonamento. Il giornale ci era stato regalato dalla sezione del PCI di Trionfale.<br />
Davo anche uno sguardo al Messaggero quando lo trovavo dal barbiere, ascoltavo la radio per<br />
quanto potesse essere “attendib<strong>il</strong>e”, partecipavo alle riunioni di Federazione, e soprattutto ero<br />
curioso e chiedevo a chi ne sapeva più di me.<br />
Era come se fossi tornato tra i banchi di scuola, per recuperare qualcosa che avevo lasciato<br />
troppo frettolosamente, ricordandomi che nell’era dell’<strong>in</strong>dottr<strong>in</strong>amento fascista questo non era<br />
proprio possib<strong>il</strong>e. Tutto veniva imposto autoritariamente da una scuola tagliata su misura per<br />
creare “l’uomo ubbidiente ed acritico”, trascurando volutamente quello che i maestri avrebbero<br />
potuto <strong>in</strong>segnare se fossero stati liberi di farlo.<br />
La sera, entrando nella sede del PCI <strong>in</strong> via della Chiesa, mi sembrava di salire su un albero<br />
carico di libri e notizie da leggere. Bastava scegliere per avere quello che più mi piaceva, anche<br />
se i libri erano pochi, e quei pochi diffic<strong>il</strong>i da leggere. Per caricare di più quell’albero andammo<br />
a Roma presso la casa editrice del partito, a Largo Argent<strong>in</strong>a. Facemmo <strong>in</strong>cetta di volumi, che<br />
pagammo a rate mens<strong>il</strong>i. In seguito ricevemmo altri omaggi dalle sezioni Trionfale e Ludovisi di<br />
Roma. Con questi libri completammo una piccola biblioteca, che <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ata, arredava un poco<br />
anche <strong>il</strong> locale.<br />
Il compagno Manc<strong>in</strong>i Luca, terza elementare, ma conoscitore di tutti gli articoli del codice<br />
civ<strong>il</strong>e, teneva sempre la porta aperta per far vedere a coloro che si recavano <strong>in</strong> chiesa, la nostra<br />
bella biblioteca.<br />
La disfatta dei compagni greci fu compensata dal successo della Rivoluzione c<strong>in</strong>ese.<br />
Mao, dopo anni di lotte, era riuscito a fondare una repubblica popolare con grandi prospet-<br />
38
La speranza che non muore<br />
tive future. Andavamo tutte le sere <strong>in</strong> sezione per seguire le notizie del giornale radio. I compagni<br />
erano affamati di notizie per capire cosa stesse avvenendo <strong>in</strong> posti così lontani. La maggioranza<br />
del partito riteneva, però, lo Stato sovietico qualcosa di miracoloso, che non avrebbe mai temuto<br />
concorrenti. Anch’io <strong>in</strong> quel periodo la pensavo <strong>in</strong> questo modo, pur se percepivo alcuni s<strong>in</strong>tomi<br />
di dissenso critico tra i dirigenti.<br />
Il compagno Capogrossi, durante una riunione che era stata <strong>in</strong>detta per altra ragione,<br />
rispondendo ad alcuni compagni che avevano parlato della Rivoluzione c<strong>in</strong>ese disse: - ragazzi,<br />
pensiamo a noi e lasciamo stare i paesi lontani, che a noi non possono dare nulla. Figuriamoci se<br />
ci può giungere qualcosa dalla C<strong>in</strong>a, che è un pianeta a sé stante.<br />
“Ma se non lo sapete neppure dove si trova la C<strong>in</strong>a!”, diceva.<br />
1949. L’occupazione delle terre <strong>in</strong>colte<br />
Alla cooperativa “Lega contad<strong>in</strong>i” di Pisoniano, tramite la Commissione terre <strong>in</strong>colte, erano<br />
stati assegnati oltre duecento ettari di terra da sem<strong>in</strong>are esclusivamente a grano. “Prendere o<br />
lasciare”, così si espresse uno dei proprietari concedenti. Si trattava, <strong>in</strong> pratica, di sem<strong>in</strong>are senza<br />
rotazione <strong>il</strong> grano sempre sulla stessa terra, sapendo che questa dopo due anni si sarebbe impoverita,<br />
e <strong>il</strong> grano non avrebbe dato la resa dovuta. In questo caso la cooperativa doveva abbandonare<br />
la terra, e riconsegnarla al proprietario.<br />
I contratti di questo tipo erano soltanto un paio, ed erano stati firmati anche con la speranza<br />
che nel frattempo potesse accadere qualcosa di nuovo. Noi aspiravamo alla trasformazione ed<br />
all’eventuale concessione di quelle terre. Gli agrari desideravano esattamente l’opposto.<br />
Qualche mese addietro, mentre i contad<strong>in</strong>i di Melissa occupavano le terre <strong>in</strong>colte, l’<strong>in</strong>tervento<br />
della polizia era costato la vita a quattro contad<strong>in</strong>i. Si ripetevano i fatti di Portella della<br />
G<strong>in</strong>estra del I° maggio del 1947. Nei contad<strong>in</strong>i era subentrata una certa preoccupazione, per gli<br />
scontri che presumib<strong>il</strong>mente ci sarebbero stati anche da noi.<br />
Fu così che <strong>il</strong> 4 dicembre 1949, dopo un febbr<strong>il</strong>e lavoro di preparazione, scesero sulle terre<br />
dell’Agro romano migliaia di contad<strong>in</strong>i provenienti dai paesi della nostra prov<strong>in</strong>cia. Vennero occupati<br />
cent<strong>in</strong>aia d’ettari di terre <strong>in</strong>colte o malcoltivate nelle tenute di Testa di Lepre del pr<strong>in</strong>cipe<br />
Doria Pamph<strong>il</strong>i, di Cecanibbio del Pio Istituto Santo Spirito, di Leprignana e Boccea dei Federici,<br />
ed <strong>in</strong> altre zone come Ara Nova, lungo la Via Aurelia, f<strong>in</strong>o a raggiungere la tenuta di Ceri. Ed<br />
ancora furono occupate sull’Ardeat<strong>in</strong>a le tenute di Donna Olimpia dei Marsicola, e di Solforate<br />
e Monte Migliore di altri proprietari.<br />
Il mese di dicembre non era certo <strong>il</strong> mese più adatto per dormire a terra. In ogni caso eravamo<br />
decisi ad andare f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo, cercando di non buttare la spugna prima di avere ottenuto dei<br />
risultati. Per <strong>il</strong> trasferimento dei braccianti sulle terre a circa ottanta ch<strong>il</strong>ometri da casa, usammo<br />
i camion che avevano <strong>il</strong> permesso per <strong>il</strong> trasporto delle persone, poiché la polizia era già stata<br />
allertata, ed era schierata per impedirci di giungere sui latifondi.<br />
Con degli stratagemmi riuscimmo a gabbare i carab<strong>in</strong>ieri, facendo circolare la voce che saremmo<br />
partiti alle nove del giorno successivo, bandiere <strong>in</strong> testa, per l’occupazione, mentre <strong>in</strong>vece<br />
tre camion, alle due di notte, ci aspettavano a tre ch<strong>il</strong>ometri dal paese.<br />
Li raggiungemmo alla spicciolata.<br />
39
Capitolo 1<br />
Tutto andò come previsto. La matt<strong>in</strong>a del 4 dicembre, puntualmente, ogni squadra si trovava<br />
sulle terre <strong>in</strong> precedenza <strong>in</strong>dividuate per l’occupazione.<br />
Per resistere, tenendo conto che stavamo già nella stagione fredda, <strong>in</strong> alcuni luoghi dove<br />
fu possib<strong>il</strong>e, occupammo alloggi di fortuna, mentre dove non era possib<strong>il</strong>e piantammo le tende<br />
forniteci dai ferrovieri della stazione Ostiense di Roma.<br />
Questo non placava <strong>il</strong> freddo delle lunghe notti di dicembre. Ma non era fac<strong>il</strong>e resistere a<br />
lungo <strong>in</strong> quelle condizioni, anche perché non avevamo previsto un disagio così pesante, soprattutto<br />
per le donne che partecipavano con noi all’occupazione. Il presidente della cooperativa,<br />
Girolamo Proietti, per alleviare <strong>il</strong> disagio prese la decisione di spostare tutte le donne presso la tenuta<br />
di Cecanibbio (lungo l’Aurelia), dove c’era una stalla dismessa, che poteva provvisoriamente<br />
fornire un prezioso ricovero.<br />
Perché un’occupazione quando <strong>il</strong> periodo della sem<strong>in</strong>a del grano era ormai passato? Qualcuno<br />
si poneva questa domanda. Perché non occupare le terre a settembre quando ancora era<br />
possib<strong>il</strong>e arare e sem<strong>in</strong>are? Di chiacchiere se ne facevano molte, ma la logica era che se si resisteva<br />
avremmo ottenuto la tanto desiderata riforma agraria.<br />
Ci fu, a dire la verità, anche una critica da parte dei dirigenti della Federterra nazionale, ma<br />
ormai <strong>il</strong> dato era tratto, e c’era poco da recrim<strong>in</strong>are e creare favole. Se non ci fosse stato bisogno<br />
di quella terra e della riforma agraria, quel sacrificio sarebbe stato impossib<strong>il</strong>e. Resistemmo f<strong>in</strong>o<br />
al 24 dicembre, disturbati giornalmente dalla polizia.<br />
Term<strong>in</strong>ammo la lotta a Piazza Esqu<strong>il</strong><strong>in</strong>o <strong>il</strong> 25 dicembre 1949, <strong>il</strong> giorno <strong>in</strong> cui a S. Maria<br />
Maggiore s’<strong>in</strong>augurava l’Anno santo. Ci furono scontri con la polizia e cent<strong>in</strong>aia di arresti. Scelba<br />
non scherzava! Molti contad<strong>in</strong>i furono arrestati già prima di giungere a Piazza Esqu<strong>il</strong><strong>in</strong>o, quando<br />
scendevano dagli autobus o dai treni. Ma la furbizia dei contad<strong>in</strong>i, giunti nelle vic<strong>in</strong>anze della<br />
piazza, fu quella di penetrare all’<strong>in</strong>terno dei gruppi di turisti che attendevano a S. Maria Maggiore<br />
l’<strong>in</strong>augurazione dell’Anno santo. In questo modo si voleva impedire alla celere di annaffiarci con<br />
gli idranti di acqua colorata, cosa però che alla f<strong>in</strong>e accadde, provocando lo sdegno dei turisti<br />
venuti a ricevere i benefici delle <strong>in</strong>dulgenze.<br />
Un episodio di leggerezza fu commesso, <strong>in</strong> quell’occasione, dalla cooperativa di Pisoniano<br />
che <strong>in</strong>vitò i soci a partecipare alla manifestazione conclusiva di Piazza Esqu<strong>il</strong><strong>in</strong>o, recapitando loro<br />
una cartol<strong>in</strong>a per ricordare che la manifestazione era importante, qu<strong>in</strong>di occorreva fare <strong>in</strong> modo<br />
d’essere <strong>in</strong> molti. Con l’occasione si sarebbe provveduto anche a sostituire coloro che avevano<br />
trascorso un mese nei latifondi delle famiglie aristocratiche di Roma.<br />
Una di queste cartol<strong>in</strong>e fu trovata nelle tasche di un contad<strong>in</strong>o della cooperativa che era stato<br />
arrestato. Questo episodio dette <strong>il</strong> via ad una grande speculazione giornalistica, su come le cooperative<br />
rosse obbligavano i soci e le famiglie, a partecipare alla manifestazione, precettandole.<br />
La cooperativa aveva già avuto assegnate altre terre nell’Agro, che erano state regolarmente<br />
sem<strong>in</strong>ate a grano ed avena.<br />
Per poter partecipare ai lavori di mietitura ed alla distribuzione del prodotto, chiesi al capo<br />
cantiere dove lavoravo, che avevo bisogno di un mese di tempo. Questi mi dette <strong>il</strong> consenso, ma<br />
al mio ritorno mi avrebbe ripreso solo se ci fosse stato ancora lavoro, altrimenti no.<br />
Il capocantiere, che era un compagno della sezione di Portonaccio, mi disse anche che<br />
avrebbe fatto <strong>in</strong> modo di collocarmi preso qualche altra impresa.<br />
40
La speranza che non muore<br />
Alla Federbraccianti prov<strong>in</strong>ciale<br />
Debbo dire con tutta s<strong>in</strong>cerità che abbandonare quel cantiere mi dispiaceva, ma scelsi di<br />
andare a lavorare presso la Federterra. Dopo <strong>il</strong> successo dell’occupazione delle terre, Italo Maderchi,<br />
segretario della Federbraccianti prov<strong>in</strong>ciale, mi convocò presso <strong>il</strong> s<strong>in</strong>dacato <strong>in</strong> Viale Avent<strong>in</strong>o,<br />
per propormi ufficialmente l’<strong>in</strong>carico.<br />
In un primo momento avrei dovuto seguire <strong>il</strong> s<strong>in</strong>dacato dei braccianti nei comuni limitrofi<br />
a Pisoniano, allargando poi l’attività alla zona di Genazzano. Il compenso era solo di 20.000 lire<br />
<strong>il</strong> mese, ed eventuali aumenti sarebbero dipesi dall’andamento del tesseramento.<br />
Il primo impatto della mia nuova attività di organizzatore s<strong>in</strong>dacale lo ebbi con le lavoratrici<br />
del tabacco a Cave, poi con quelle di Zagarolo. Questa categoria era al centro di una disputa<br />
su chi la voleva organizzata nel bracciantato e chi <strong>in</strong>vece nel commercio. Capii subito le difficoltà<br />
a cui andavo <strong>in</strong>contro non conoscendo <strong>il</strong> settore e cercai di cavarmela con una piccola dose di<br />
furbizia, raccogliendo le proposte emergenti nella maggioranza delle operaie, che erano quelle di<br />
stare con i braccianti. Per avere i diritti di assistenza medica e gli assegni famigliari.<br />
Mi lasciai la porta aperta promettendo che avrei chiesto al s<strong>in</strong>dacato, e più specificamente<br />
a chi s’<strong>in</strong>teressava del settore tabacco. Andai <strong>in</strong> Via Boncompagni, presso la Federterra nazionale.<br />
Fu <strong>in</strong> quell’occasione che conobbi Nella Marcell<strong>in</strong>o, dirigente di questo settore. Decidemmo per<br />
<strong>il</strong> momento di attendere, e nel frattempo <strong>in</strong>serire le tabacch<strong>in</strong>e negli elenchi anagrafici comunali.<br />
Poi tutto sarebbe dipeso dalla battaglia nazionale <strong>in</strong> corso per <strong>il</strong> loro riconoscimento.<br />
Una richiesta sbagliata<br />
La Camera del lavoro prov<strong>in</strong>ciale prese <strong>in</strong> considerazione una proposta della nostra sezione<br />
di partito di organizzare una colonia per i ragazzi delle borgate romane a Pisoniano, a patto che<br />
avessimo trovato locali idonei, e che <strong>il</strong> verde non fosse troppo distante.<br />
Qualche giorno dopo giunse a Pisoniano la responsab<strong>il</strong>e dell’assistenza camerale, compagna<br />
Sal<strong>in</strong>ari, la quale volle visitare <strong>il</strong> luogo che doveva essere ut<strong>il</strong>izzato per la colonia.<br />
Ma la compagna Sal<strong>in</strong>ari relazionò al direttivo della Lega che la cosa non era assolutamente<br />
possib<strong>il</strong>e, perché secondo lei non vi erano le condizioni ottimali e troppe cose dovevano essere<br />
sistemate. Lo spazio nei locali era troppo risicato, ed <strong>il</strong> verde troppo distante dalla colonia.<br />
Bocciò senza appello la nostra proposta affermando che avremmo commesso una scorrettezza,<br />
sia nei riguardi dei bamb<strong>in</strong>i che delle loro famiglie.<br />
La colonia fu poi realizzata a San Vito Romano, <strong>in</strong> ambienti più idonei. Le osservazioni<br />
della compagna Sal<strong>in</strong>ari erano giustificate, e ci <strong>in</strong>dussero ad essere più cauti prima di presentare<br />
proposte che <strong>in</strong>vestivano altri soggetti, <strong>in</strong> special modo bamb<strong>in</strong>i.<br />
Segretario della Camera del lavoro di Pisoniano, era Saul Cerasi (alla data <strong>in</strong> cui scrivo<br />
queste note - gennaio 2007 - ancora <strong>in</strong> vita, con i suoi 93 anni).<br />
41
Capitolo 1<br />
Il primo sciopero alla rovescia<br />
La disoccupazione era al massimo. Il consiglio della locale Camera del lavoro propose al<br />
comune, pertanto, di ut<strong>il</strong>izzare i disoccupati per la pulitura delle siepi negli arg<strong>in</strong>i dei fossi, che<br />
con le piogge d’autunno avrebbero rallentato <strong>il</strong> normale <strong>il</strong> flusso delle acque. Era anche necessario<br />
tosare la crescita delle fratte che c<strong>in</strong>gevano i vigneti dalle strade rurali, per fac<strong>il</strong>itare <strong>il</strong> passaggio<br />
dei muli e degli as<strong>in</strong>i carichi di covoni di grano per la trebbiatura, di bigonci pieni d’uva da v<strong>in</strong>o<br />
e di cassette di uva da tavola.<br />
A parole fu assicurato dagli amm<strong>in</strong>istratori locali che <strong>il</strong> lavoro andava fatto, ma mancava<br />
<strong>il</strong> concreto impegno da parte del comune per l’assunzione provvisoria dei disoccupati. Le cose<br />
andarono diversamente - cioè non se ne fece nulla - perché gli aderenti all’organizzazione s<strong>in</strong>dacale<br />
CISL, anch’essi disoccupati, <strong>in</strong>terpretarono questa disponib<strong>il</strong>ità come una resa da parte del<br />
Comune al s<strong>in</strong>dacato più organizzato.<br />
Il s<strong>in</strong>daco <strong>in</strong> ogni caso s’impegnò a pagare i disoccupati un mese dopo avere eseguito i lavori.<br />
Si seppe poi che egli, per questa sua apertura nei nostri confronti, si prese una discreta lavata<br />
di testa per aver autorizzato una cosa così rivoluzionaria.<br />
Spesso nei piccoli comuni la gelosia è protagonista. Gli elettori del s<strong>in</strong>daco, <strong>in</strong>fatti, ragionavano<br />
sostenendo che non lo avevano votato e fatto v<strong>in</strong>cere per far lavorare i membri della Camera<br />
del lavoro, e lasciare a spasso quelli del s<strong>in</strong>dacato cattolico.<br />
E lo ammonirono che alle prossime elezioni avrebbero agito di conseguenza.<br />
Le elezioni ci furono, ma non cambiò assolutamente nulla.<br />
Con i pastori<br />
Andavo e venivo giornalmente nei comuni che mi erano stati affidati, e scoprivo realtà<br />
nuove, addirittura impensab<strong>il</strong>i. Ricordo quella sera che per causa della malattia del compagno<br />
responsab<strong>il</strong>e dei pastori, dovetti recarmi alla tenuta di Passerano a sostituirlo.<br />
Mi accompagnò Marcello Aureli con la sua macch<strong>in</strong>a che potevo solo usare <strong>in</strong> casi d’estrema<br />
necessità. Si fece tardi, era quasi mezzanotte, quando Sanna, <strong>il</strong> pastore capo, ci offrì pane e<br />
formaggio e un buon bicchiere di cannell<strong>in</strong>o, di Cancellata Grande (Zagarolo). Questo allora ci<br />
bastava per f<strong>in</strong>ire una riunione tra compagni.<br />
A causa del lavoro s<strong>in</strong>dacale non stavo più con la famiglia. Vedevo Agnese solo la sera tardi<br />
quando le ragazze già erano a letto. Ero sempre <strong>in</strong> giro per la zona <strong>in</strong> bicicletta, ed Agnese sempre<br />
preoccupata ad aspettare <strong>il</strong> mio ritorno. Il lavoro da fare non mancava, facevo ogni sforzo per<br />
realizzare <strong>il</strong> tesseramento, fondamentale per l’organizzazione, ma anche per alimentare <strong>il</strong> fondo<br />
per <strong>il</strong> contributo che mi permetteva di tirare avanti.<br />
Durante una riunione a Vado Canale, frazione di Bellegra un bracciante che ritenevo abbastanza<br />
sveglio e cosciente se ne uscì con la seguente frase: - voi attivisti siete tutti stipendiati dal<br />
PCI con mens<strong>il</strong>i che raggiungono le centom<strong>il</strong>a lire, mentre noi dobbiamo cont<strong>in</strong>uare a zappare<br />
la terra sperando che alla f<strong>in</strong>e ci sia un risultato che ci faccia almeno sopravvivere, ammesso che<br />
la grand<strong>in</strong>e e la malattia della vite lo permettono. A noi disgraziati a f<strong>in</strong>e lavoro restano di solito<br />
le tasche vuote.<br />
42
La speranza che non muore<br />
Comunicazione del s<strong>in</strong>daco sulla vertenza dei lavori eseguiti dai braccianti disoccupati<br />
Rimasi <strong>in</strong>terdetto nel sentirlo parlare <strong>in</strong> modo così aggressivo ed <strong>in</strong>giusto nei riguardi dell’organizzazione<br />
s<strong>in</strong>dacale, sapendo come stavano realmente le cose. Cont<strong>in</strong>uai la riunione con<br />
tranqu<strong>il</strong>lità sull’argomento <strong>in</strong> discussione, promettendo che avrei risposto alla f<strong>in</strong>e.<br />
Feci di tutto per spiegare come stavano realmente le cose. Sembrava che ci fossi riuscito, ma<br />
non era così. Il giovane contad<strong>in</strong>o, sempre ass<strong>il</strong>lato dalla mancanza di diciannove soldi per fare<br />
una lira, sembrava proprio conv<strong>in</strong>to di quanto sosteneva, ma sicuramente era stato imbeccato da<br />
qualcuno.<br />
Mi rallegrò la presa di posizione di uno studente, figlio del cantoniere di Vado Canale, <strong>il</strong><br />
quale con scioltezza si espresse: - cosa credi che i compagni che ogni sera girano per questi comuni,<br />
sacrificando la famiglia e spesso maltrattati dalla nostra ignoranza vivano di santità? Non<br />
capisci - proseguì - che senza <strong>il</strong> tesseramento l’organizzazione muore? Non lo sai che se le cose<br />
non si conquistano con <strong>il</strong> sacrificio non sembrano mai tue? E se non hai capito che le cose si<br />
possono cambiare solo se siamo uniti, vuol dire che <strong>in</strong>consapevolmente tu sei la voce dei nemici<br />
dei contad<strong>in</strong>i.<br />
Tutto alla f<strong>in</strong>e term<strong>in</strong>ò con l’impegno a raggiungere <strong>il</strong> 100% del tesseramento, entro la data<br />
stab<strong>il</strong>ita, di comune accordo con tutti i presenti. Poi <strong>il</strong> bracciante contad<strong>in</strong>o volle scusarsi per la<br />
figuraccia fatta davanti ai suoi paesani, per avere <strong>in</strong>trodotto un argomento che non doveva essere<br />
messo <strong>in</strong> discussione, ma che ci aveva consentito di chiarire una questione che era giusto chiarire.<br />
43
Capitolo 1<br />
La prima festa de l’Unità a Pisoniano<br />
Nel frattempo ero stato eletto segretario della sezione, anche se <strong>il</strong> lavoro s<strong>in</strong>dacale mal si<br />
conc<strong>il</strong>iava con <strong>il</strong> lavoro politico. Purtroppo i compagni disponib<strong>il</strong>i non erano molti e tutti dovevano<br />
lavorare per vivere, qu<strong>in</strong>di io, pur se avevo l’impegno s<strong>in</strong>dacale decisi di assumere entrambi<br />
gli <strong>in</strong>carichi, poiché <strong>il</strong> contributo economico che ricevevo mi era necessario per vivere.<br />
Spesso dovevo saltare come una pall<strong>in</strong>a di p<strong>in</strong>g pong da una parte all’altra, per non far<br />
mancare la presenza dove c’era bisogno, anche a discapito dell’etica organizzativa. A nessuno fregava<br />
nulla se facevi le due cose <strong>in</strong>sieme. In ogni caso chiesi di anticipare <strong>il</strong> congresso per risolvere<br />
la questione.<br />
Decidemmo di fare a Pisoniano una festa de l’Unità molto impegnativa, proprio sulla scia<br />
dell’imponente manifestazione di Roma dedicata al ritorno sulla scena politica di Togliatti. Stab<strong>il</strong>immo<br />
la data per l’ultima settimana di settembre, <strong>in</strong> modo da potere realizzare uno stand con<br />
l’uva da tavola, ed avere la presenza dei lavoratori di ritorno dalla stagione negli orti romani.<br />
Il tema della festa era: “L’occupazione delle terre <strong>in</strong>colte e la reazione della polizia di Scelba<br />
- dicembre 1949”.<br />
Un tema molto scottante che riguardava <strong>il</strong> comportamento delle forze dell’ord<strong>in</strong>e durante<br />
l’occupazione delle terre.<br />
La festa fu censurata per via che i pannelli realizzati, secondo la polizia, commentavano <strong>il</strong><br />
loro atteggiamento con disprezzo.<br />
Si diceva: - ma perché la polizia sta sempre dalla parte dei padroni?<br />
Giuseppe Di Vittorio affermava che la maggioranza dei poliziotti erano figli dei contad<strong>in</strong>i<br />
del sud. Ma Girolamo Proietti, Presidente della cooperativa non era della stessa op<strong>in</strong>ione e af-<br />
Uno scorcio della festa de l’Unità a Pisoniano<br />
44
La speranza che non muore<br />
fermava che non bisognava dimenticare che questi “figli del sud” erano al servizio del M<strong>in</strong>istro<br />
dell’Interno Mario Scelba.<br />
In ogni modo la festa ebbe un successo di pubblico enorme. Ad aumentare <strong>il</strong> suo impatto<br />
sulla popolazione di Pisoniano fu proprio <strong>il</strong> tira molla tra la Federazione romana del PCI e la<br />
Questura, presso la quale si recò a protestare per <strong>il</strong> comportamento censorio della polizia, una<br />
delegazione guidata da Marisa C<strong>in</strong>ciari Rodano.<br />
Ci furono alla conclusione della festa anche i fuochi artificiali. L’operatore tecnico aveva, tra<br />
l’altro, confezionato una bomba che sarebbe esplosa <strong>in</strong> alto, facendo scendere l’immag<strong>in</strong>e di Palmiro<br />
Togliatti sorretta da un piccolo paracadute, contornato da bengal<strong>in</strong>e che lo <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>avano a giorno.<br />
Ricordo bene anche due carab<strong>in</strong>ieri della stazione di San Vito Romano, che erano di servizio.<br />
Essi parteciparono alla festa, bevendo <strong>in</strong> disparte. In quel momento, ed ascoltando i loro<br />
discorsi, riconobbi effettivamente che i carab<strong>in</strong>ieri erano figli dei contad<strong>in</strong>i, proprio come affermava<br />
Di Vittorio.<br />
Contatti con Bellegra<br />
A Genazzano, nella sede di zona del partito, era stata convocata una riunione sugli avvenimenti<br />
politici del mese e per verificare l’andamento dell’attività politica.<br />
Fu <strong>in</strong> questa occasione che <strong>in</strong>contrai <strong>il</strong> compagno Casimiro di Bellegra <strong>il</strong> quale era alle<br />
prese con l’apertura della sede del partito, ma si sentiva <strong>in</strong> colpa nel chiederci di dargli una mano,<br />
per via che tempo addietro eravamo stati presi a selciate dagli anticomunisti del suo paese.<br />
Chiesi a Casimiro se era possib<strong>il</strong>e entrare a Bellegra senza che fossimo presi ancora una<br />
volta a sassate. Non rispose alla mia domanda. Mi chiese <strong>in</strong> ogni caso se potessi dargli una mano<br />
alle Vaccareccie, una frazione di Bellegra abbandonata da Dio e dagli uom<strong>in</strong>i.<br />
Così una bella sera d’apr<strong>il</strong>e decidemmo di scendere a cercare qualcuno che potesse <strong>in</strong>iziare<br />
ad occuparsi della frazione. Passammo davanti l’eremo di San Francesco avvolto nella proverbiale<br />
quiete francescana. Solo <strong>il</strong> r<strong>in</strong>tocco della campanella e <strong>il</strong> c<strong>in</strong>guettio degli uccelli amici del santo<br />
rompevano quella quiete, che a me faceva un po’ impressione.<br />
Giunti sul posto ci trovammo di fronte ad una trent<strong>in</strong>a di caseggiati, sparsi qua e là su<br />
microscopici poderi, coltivati a vigna e a cereali con tante piante da frutto.<br />
Ci riunimmo <strong>in</strong> una piccola merceria nel cui retro c’era una stanza priva di qualsiasi arredamento.<br />
C’erano alcuni tavoli per giocare a carte, e per bere qualche bicchiere di v<strong>in</strong>o.<br />
Quello era l’unico punto di svago dopo una giornata di lavoro. Le case erano tutte al centro<br />
delle piccole proprietà. Per comunicare bastava affacciarsi alla f<strong>in</strong>estra, oppure fuori della porta, e<br />
chiamare. In occasione di quella prima riunione conobbi la famiglia Cera. Una specie di fortuna<br />
per me che cercavo giovani proseliti, perché la famiglia <strong>in</strong> questione era una di quelle che promettevano<br />
successo. Iniziai ad avere con questa famiglia, che tra l’altro era numerosissima, uno stretto<br />
rapporto politico-s<strong>in</strong>dacale, avendo capito che era una di quelle famiglie che contavano nella<br />
frazione, per via di un loro carattere sobrio ed assennato, che riusciva ad <strong>in</strong>fondere rispetto.<br />
Venne fuori una buona cellula dalla quale uscirono parecchi voti per <strong>il</strong> Partito comunista,<br />
che f<strong>in</strong>o a poco prima nessuno conosceva.<br />
Un giorno <strong>il</strong> capo famiglia, Sisto Cera, mi confidò di volere andar via dalla frazione, poiché<br />
restare nella desolazione non gli stava più bene. Voleva avere una prospettiva diversa, almeno abi-<br />
45
Capitolo 1<br />
tare lungo una strada asfaltata, e recarsi a Tivoli o a Roma a cercare altro lavoro.<br />
Il patriarca, uomo robusto ed autorevole, era fermamente deciso a trasferirsi altrove.<br />
Sisto aveva tre figli maschi Guglielmo, Ferd<strong>in</strong>ando e Pietro. Dopo qualche tempo tornai a<br />
trovare la famiglia Cera e Sisto appena mi vide mi disse che era <strong>in</strong> attesa di trasferirsi a Pisoniano.<br />
“A Pisoniano?”, osservai meravigliato “non è che andate <strong>in</strong> una città, è un piccolo paese e non<br />
offre quasi nulla”.<br />
“Mi sta bene quel poco che c’è, e una strada davanti casa”, mi rispose<br />
“Sì, questo è possib<strong>il</strong>e” dissi!<br />
“Da voi, a Pisoniano, almeno passano gli autobus e c’è sempre la possib<strong>il</strong>ità di trovare soluzioni<br />
più adeguate. Qui <strong>in</strong>vece passano solo i merli e volpi”, mi fece conv<strong>in</strong>to.<br />
Detto fatto. Sisto vendette tutto alle Vaccarecce ed acquistò una casa con un pezzo di terra<br />
a Pisoniano. Alcuni membri di questa famiglia divennero attivisti nella nostra sezione. Uno dei figli<br />
di Sisto, Guglielmo, fu delegato al congresso della Federazione romana che si svolgeva presso <strong>il</strong><br />
c<strong>in</strong>ema Ausonia, a Roma e suo figlio, oggi (2007), è assessore per i DS al comune di Pisoniano.<br />
Don Antonio Aureli<br />
Giovanna, la mia terza figlia è nata nel 1950, e con Assunta, classe 1946 e Maria Rita nata<br />
nel 1948 ed Agnese costituivano la mia famiglia. La speranza di Agnese, per la terza gravidanza,<br />
era di avere un maschietto nel pollaio, <strong>in</strong>vece al suo posto venne un’altra bamb<strong>in</strong>a, Giovanna. E fu<br />
benvenuta. Di comune accordo con Agnese chiesi al compagno Leonello Terenzi, se fosse giusto<br />
politicamente far battezzare Giovanna da un deputato comunista, magari con uno di quelli che<br />
provenivano dal gruppo romano dei cattolici comunisti.<br />
“Certo che è una cosa giusta”, rispose con sicurezza, “anche perché questi preti ci attaccano<br />
dicendo che noi siamo contro Dio”.<br />
Cont<strong>in</strong>uando disse che con <strong>il</strong> battesimo si v<strong>in</strong>colava alla religione cattolica una bamb<strong>in</strong>a di<br />
appena un mese e mezzo, che sa riconoscere solo <strong>il</strong> seno della mamma. “In ogni caso - term<strong>in</strong>ò<br />
- se non lo fai ecco che i corvi sono là pronti a dire che i comunisti sono quelli che non fanno <strong>il</strong><br />
battesimo ai propri figli, pur sostenendo di non essere atei”.<br />
Alla f<strong>in</strong>e la scelta cadde sull’on. Marisa C<strong>in</strong>ciari Rodano, non solo perché l’avevamo votata,<br />
ma soprattutto perché aveva partecipato attivamente alle lotte per la terra.<br />
A novembre, <strong>in</strong> una giornata molto piovosa, Giovanna fu battezzata. Sembrava che qualcuno<br />
avesse aperto le cataratte del cielo, tanta era l’acqua che cadeva <strong>in</strong> paese.<br />
Verso le undici arrivò la macch<strong>in</strong>a della madr<strong>in</strong>a <strong>in</strong> Piazza del Municipio.<br />
Erano proprio loro, l’on. C<strong>in</strong>ciari Marisa e Franco Rodano, suo marito.<br />
Con un grosso ombrello contad<strong>in</strong>o li accompagnai a casa per un bicchier<strong>in</strong>o di grappa<br />
augurale, e poi <strong>in</strong> chiesa a celebrare <strong>il</strong> rito del battesimo davanti a don Antonio Aureli, giovane<br />
prete nato e cresciuto <strong>in</strong> paese.<br />
Don Antonio, ligio alle <strong>in</strong>dicazioni della scomunica, non accettava che i padr<strong>in</strong>i fossero dei<br />
comunisti praticanti, perché scomunicati. Gli fu fatto presente che le pecorelle smarrite Gesù le<br />
faceva rientrare all’ov<strong>il</strong>e, e che mai sarebbero dovute essere scacciate solo perché non la pensavano<br />
come la gerarchia religiosa.<br />
46
La speranza che non muore<br />
Al povero Don Aureli disse male. La chiesa, <strong>in</strong>fatti, si era riempita come non mai, ma lui<br />
<strong>in</strong>sisteva sulla sua posizione. Per giungere ad una soluzione e non um<strong>il</strong>iare la Chiesa, Marisa Rodano<br />
disse a don Antonio di trovare altra persona presente <strong>in</strong> chiesa che gli andasse bene. Fu mia<br />
sorella Domenica ad essere la madr<strong>in</strong>a “legale”, con l’assistenza “religiosa” della nostra deputata,<br />
che di religione se ne <strong>in</strong>tendeva veramente molto.<br />
Don Antonio Aureli conosceva ognuno di noi.<br />
Mai venne meno al suo ruolo di prete. Egli era nato a Pisoniano nel 1919 ed era stato ord<strong>in</strong>ato<br />
sacerdote nel 1942 da don Att<strong>il</strong>io Al<strong>in</strong>olfi Vescovo di Anagni, nella cappella del Pontificio<br />
Collegio Leon<strong>in</strong>o.<br />
La guerra <strong>in</strong> Corea<br />
Molti di noi quando sentivano alla radio che <strong>il</strong> socialismo avanzava erano contenti.<br />
In sezione c’era questo clima di accettazione quasi acritica di ogni cosa provenisse dall’est.<br />
Eravamo <strong>in</strong>formati e seguivamo tutto quello che avveniva ed avevamo tanta fame di notizie, che<br />
f<strong>in</strong>ivamo per digerire ogni cosa. Ci stava accadendo come a quel morto di fame che non si alimentava<br />
da anni, e quando gli si presentò l’occasione volle <strong>in</strong>goiare ogni cosa, per mettersi alla<br />
pari con i digiuni subiti. F<strong>in</strong>o quasi a crepare.<br />
Imparammo a memorizzare <strong>il</strong> 38° parallelo e le frequenti perdite e riconquiste di v<strong>il</strong>laggi<br />
nei suoi paraggi.<br />
Molti di noi non sapevano nemmeno dove si trovasse e cosa fosse questo benedetto parallelo,<br />
ma <strong>il</strong> fatto che entrasse tutte le sere nella sezione tramite <strong>il</strong> notiziario, ci rendeva partecipi<br />
di quanto avveniva <strong>in</strong> quel lontano Oriente, dandoci la possib<strong>il</strong>ità di fare <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite considerazioni<br />
contro l’imperialismo americano. Che ritenevamo <strong>il</strong> peggiore tra tutti i mali che <strong>in</strong>fettavano<br />
l’umanità.<br />
1951<br />
Nel gennaio del 1951 si tenne <strong>il</strong> congresso della Federazione prov<strong>in</strong>ciale di Roma del PCI,<br />
per <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo degli organismi, e per fare <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio dell’attività svolta.<br />
Il congresso fu convocato presso <strong>il</strong> c<strong>in</strong>ema Ausonia, vic<strong>in</strong>o piazza delle Crociate. I delegati<br />
di Pisoniano furono <strong>il</strong> sottoscritto e Guglielmo Cera, mentre Sever<strong>in</strong>o Terenzi e Mario Rossi<br />
risultavano tra gli <strong>in</strong>vitati.<br />
Era per me <strong>il</strong> primo atto politico a livello prov<strong>in</strong>ciale.<br />
Essere delegato <strong>in</strong> un congresso era la consacrazione del mio impegno pieno e consapevole<br />
nel PCI.<br />
Stavo <strong>in</strong>iziando a conoscere tanti compagni che avevano ruoli importanti, sia nel partito<br />
che nella società: <strong>in</strong>tellettuali, operai, dirigenti, segretari d sezione, di Roma e della prov<strong>in</strong>cia.<br />
Il compagno Aldo Natoli tirò le conclusioni del dibattito. Subito poi, imprevisto, ci fu un <strong>in</strong>tervento<br />
di Palmiro Togliatti. Immag<strong>in</strong>ate quale entusiasmo misi nel raccontare <strong>il</strong> congresso <strong>in</strong> sezione,<br />
le sere successive, tra i nostri contad<strong>in</strong>i. Tra le molte cose per me nuove una mi rimase impressa.<br />
47
Volant<strong>in</strong>o per l’assemblea congressuale di cellula<br />
Capitolo 1<br />
Un delegato fu accompagnato alla tribuna per parlare perché non vedente. Notai con meraviglia<br />
che l’assemblea dei delegati si alzò <strong>in</strong> piedi ad applaudire a lungo l’oratore, che rimase <strong>in</strong><br />
s<strong>il</strong>enzio, attendendo di poter <strong>in</strong>iziare <strong>il</strong> suo <strong>in</strong>tervento. Pensai che fosse un <strong>in</strong>valido della resistenza,<br />
ma non era così. Era <strong>in</strong>vece un <strong>in</strong>valido civ<strong>il</strong>e e parlava delle difficoltà della categoria.<br />
Nello stesso tempo mi sembrò che quel compagno fosse stato ut<strong>il</strong>izzato ai f<strong>in</strong>i congressuali<br />
per arricchire la retorica del congresso. Fu questa solo e soltanto una mia impressione, e non ne<br />
feci parola con nessuno, ma quella passerella non mi entusiasmava per niente, anche se la cosa<br />
non era negativa. Credo di ricordare che <strong>il</strong> compagno <strong>in</strong> questione fosse della sezione del comune<br />
di Vicovaro.<br />
Iniziai a prendere confidenza con i meccanismi che regolavano i congressi.<br />
Mi accorsi che la battaglia vera per <strong>il</strong> potere si giocava nelle commissioni e non tanto nella<br />
sala del dibattito, e che proprio nelle commissioni venivano formulati giudizi anche severi sui s<strong>in</strong>goli<br />
compagni, soprattutto se questi erano candidati a rivestire ruoli importanti <strong>in</strong> seno al partito.<br />
48
La speranza che non muore<br />
Fui <strong>in</strong>serito nella commissione elettorale, ed era per me questa la parte più diffic<strong>il</strong>e da<br />
affrontare, per via che non potevo dare giudizi, non conoscendo i compagni proposti ai vari <strong>in</strong>carichi,<br />
salvo quelli della zona di Genezzano, con i quali avevo frequenti contatti.<br />
Ebbi modo però di conoscere i segretari delle sezioni di Roma e della Prov<strong>in</strong>cia, oltre al<br />
quadro dirigente romano, che era formato da compagni di grande notorietà e prestigio: Aldo<br />
Natoli, Otello Nannuzzi, Edoardo Perna, Carlo Sal<strong>in</strong>ari, Marisa C<strong>in</strong>ciari Rodano, Antonello<br />
Trombadori, Rosario Bentivegna, Mario Mammucari, Carla Capponi medaglia d’oro della Resistenza,<br />
e tanti altri.<br />
Una cosa mi restò ben impressa: c’era un abisso tra <strong>il</strong> livello dei compagni romani e quello<br />
dei compagni della prov<strong>in</strong>cia. Ma non potevo farci nulla, se non cercare di rimediare - per quanto<br />
mi riguardava personalmente - leggendo <strong>il</strong> giornale di partito.<br />
In questo congresso la vera scoperta, però, fu l’organizzazione, possente e ben oliata, che mi<br />
galvanizzò e che mi dette la speranza che saremmo potuti diventare dirigenti anche con la qu<strong>in</strong>ta<br />
elementare.<br />
Apertura della sezione del PCI a Trevi nel Lazio<br />
Con le lotte avevamo ottenuto presso la tenuta di Monte Migliore, sulla Via Laurent<strong>in</strong>a<br />
poco prima di Pomezia, una trent<strong>in</strong>a di ettari di terra. A f<strong>in</strong>e ottobre eravamo là con la squadra per<br />
sem<strong>in</strong>are <strong>il</strong> grano. La qualità della terra era diversa da quella sull’Aurelia. Qui la terra è più “pozzolanata”,<br />
e non eccessivamente produttiva, <strong>in</strong> ogni caso per due anni <strong>il</strong> grano poteva essere sem<strong>in</strong>ato.<br />
Nella tenuta c’era un gruppo di braccianti giovanissime addette ad estirpare le piante nocive,<br />
per avere campi puliti <strong>in</strong> primavera, al tempo della fienagione. Come avviene di solito tra i<br />
lavoratori, si allacciavano amicizie e si sv<strong>il</strong>uppavano solidarietà. Si raccontavano cose che spesso<br />
non si dicevano nemmeno <strong>in</strong> famiglia e si parlava apertamente della propria vita.Era un modo per<br />
conoscersi e per scacciare da che mondo è mondo, la solitud<strong>in</strong>e.<br />
Il gruppo di ragazze presente nella tenuta proveniva da Trevi nel Lazio, comune della prov<strong>in</strong>cia<br />
di Fros<strong>in</strong>one. Dopo qualche giorno riuscimmo addirittura ad <strong>in</strong>trattenere una discussione<br />
politica, e le ragazze non fecero mistero della loro appartenenza alla DC, partito che nella prov<strong>in</strong>cia<br />
ciociara raggiungeva percentuali da capogiro. Alcune rimpiangevano pure la buonanima del<br />
generale Graziani, loro conterraneo, che durante gli anni del fascismo era stato <strong>il</strong> vanto di questa<br />
parte del Lazio.<br />
Noi della cooperativa affermavamo che l’organizzazione s<strong>in</strong>dacale e la lotta fossero l’unica<br />
cosa ut<strong>il</strong>e per la difesa degli <strong>in</strong>teressi dei lavoratori, e che solo questa strada poteva condurci verso<br />
un reale miglioramento salariale e di vita, perché nessuno regala niente a nessuno.<br />
A questo punto la ragazza più vivace e più giovane del gruppo, Anita Graziani, s’<strong>in</strong>serì quasi<br />
con prepotenza nella discussione usando argomenti che fecero presa anche tra i nostri cooperatori.<br />
Era <strong>in</strong>fatti accaduto un fatto deplorevole. La cooperativa di consumo di Albano Laziale,<br />
alla quale noi avevamo <strong>in</strong>dirizzato le ragazze per gli acquisti con ogni probab<strong>il</strong>ità aveva venduto<br />
a costoro pasta avariata.<br />
“È un comportamento degno di una cooperativa rossa?”, obiettò una delle ragazze. “Io<br />
sono conv<strong>in</strong>ta che anche la pasta che voi mangiate è la stessa che hanno dato a noi. È serio truffare<br />
49
Capitolo 1<br />
noi disgraziati con della pasta che non mangiano nemmeno i cani? Forse non ve ne siete accorti o<br />
avete fatto f<strong>in</strong>ta di non sentire, dato che è roba della cooperativa. Non siete stati voi a conv<strong>in</strong>cerci<br />
di fare spesa alla cooperativa? Dov’è f<strong>in</strong>ita l’onestà del vostro movimento?”, ed altre argomentazioni<br />
del genere.<br />
Risposi con un certo imbarazzo alla ragazza, che <strong>in</strong> questo caso aveva giustamente tutto da<br />
recrim<strong>in</strong>are.<br />
“Sarà stato un errore, forse avranno preso la pasta dalla cassa sbagliata”, <strong>in</strong>somma non sapevo<br />
proprio cosa risponderle, ma alla f<strong>in</strong>e non potendo fare altro dissi: - avete ragione, c’e poco<br />
da discutere, è stata una fregatura e basta.<br />
A sostenere le ragioni della ragazza <strong>in</strong>tervenne anche un nostro compagno, affermando che<br />
di pasta se ne <strong>in</strong>tendeva, poiché aveva lavorato nel pastificio Raganelli di Genazzano, e confermò<br />
una per una le parole della donna, condannando senza appello la cooperativa.<br />
Io avevo preso tempo tergiversando un poch<strong>in</strong>o. Lasciai che la discussione si raffreddasse<br />
un poco, poi cercai di dare una risposta plausib<strong>il</strong>e, visto che ero stato proprio io a proporre <strong>il</strong><br />
rifornimento presso la cooperativa.<br />
“Te lo dico io”, dissi ad Anita, come sono andate le cose: - Per togliersi di mezzo la pasta<br />
guasta <strong>il</strong> mul<strong>in</strong>o l’ha offerta a basso costo anche al gestore della cooperativa, <strong>il</strong> quale marciandoci<br />
un po’ l’ha venduta a noi poveri cristi”.<br />
Cont<strong>in</strong>uai facendo osservare alle ragazze, che se non fosse stato un errore casuale da parte<br />
dei gestori, la cooperativa, <strong>il</strong> m<strong>in</strong>imo che avrebbe dovuto fare, era quello di cambiarci la pasta.<br />
Promisi anche che avrei risolto la questione immediatamente.<br />
Era per me questo un impegno che non potevo mancare.<br />
L’<strong>in</strong>domani di buonora <strong>in</strong>forcai la bicicletta e mi recai presso la sede della cooperativa di<br />
consumo, ad Albano. La moglie del gestore stava proprio allora aprendo la serranda, quando<br />
giunsi sudato per la lunga pedalata.<br />
Dissi al gestore - che nel frattempo era giunto -, che se non avesse cambiato la merce avariata<br />
entro mezzogiorno, sarei andato alla Lega delle cooperative, a denunciare <strong>il</strong> fatto.<br />
Non se lo fece ripetere due volte. Caricò prima sul furgone l’equivalente di pasta d’altra<br />
marca, e poi dopo un attimo decise di raddoppiare la quantità per dimostrare che era stato solo<br />
un errore, che lui non era <strong>in</strong>formato, e che se avesse saputo, mai avrebbe fatto una cosa del genere.<br />
E portò <strong>in</strong> tenuta, nella stessa matt<strong>in</strong>ata, un carico doppio di pasta.<br />
Quando arrivai con la bicicletta era ormai l’ora di pranzo. L’<strong>in</strong>caricato della cooperativa<br />
aveva già scaricato e non aveva voluto nemmeno <strong>in</strong>dietro quella guasta. La protesta aveva dato i<br />
suoi frutti. Approfittai subito per dire alle ragazze che nel mondo della cooperazione quando si<br />
commette qualcosa di sbagliato, si ripara presto, e si paga anche lo scotto per aver fatto una cosa<br />
che non si doveva fare.<br />
Le mie certezze erano a prova di bomba.<br />
Intrecciai <strong>il</strong> rapporto con quelle ragazze a tal punto che fui <strong>in</strong>vitato a Trevi nel Lazio, che<br />
tra l’altro era la loro dimora solo per pochi mesi <strong>in</strong>vernali, poiché esse passavano <strong>il</strong> resto dell’anno<br />
come braccianti nelle tenute della Campagna romana. Di solito stavano f<strong>in</strong>o a tutto novembre,<br />
per passare poi l’<strong>in</strong>verno a casa, f<strong>in</strong>o al mese di marzo, quando ridiscendevano a valle.<br />
Un viaggio esplorativo a Trevi nel Lazio lo feci con mio cognato Ruggero. Prendemmo <strong>il</strong><br />
pullman a Piazza dell’Acquario. Appena arrivati nel paese, a darci <strong>il</strong> benvenuto fu una pattuglia<br />
di carab<strong>in</strong>ieri, che ci chiese i documenti, che mostrammo spensierati. Ma i carab<strong>in</strong>ieri ci vollero<br />
50
La speranza che non muore<br />
portare lo stesso <strong>in</strong> caserma per accertamenti, non credendo a quanto avevamo detto loro circa le<br />
ragioni della nostra visita a Trevi. Restammo a lungo <strong>in</strong> caserma, poi giunsero le ragazze, che ci<br />
liberarono dalle gr<strong>in</strong>fie di quel maresciallo zelante.<br />
Cenammo a casa di Anita.<br />
Il giorno seguente <strong>il</strong> pranzo fu a base di spaghetti con le trote nate e cresciute nelle sorgenti<br />
dell’Aniene. Una delizia. Anita si dimostrava un vero ciclone perché aveva una capacità di comprendere<br />
anche le piccole cose, mettendoci un pizzico d’attenzione prima di dare <strong>il</strong> suo assenso.<br />
Insomma quella che avevo conosciuto (permettetemi l’espressione) era una bella squadra<br />
di puledre ciociare. Questo era nelle mie <strong>in</strong>tenzioni <strong>il</strong> nucleo base per aprire la sezione del PCI a<br />
Trevi. Ma avrei voluto co<strong>in</strong>volgere nell’operazione anche i membri delle loro famiglie, per lasciare<br />
qualcosa nelle mani di chi restava a Trevi tutto l’anno.<br />
Alcune di loro non ebbero <strong>il</strong> coraggio di uscire allo scoperto, ma non ostacolarono <strong>il</strong> mio<br />
progetto. Avevano, da quel che sembrava, ragioni famigliari che per <strong>il</strong> momento impedivano di<br />
partecipare.<br />
Mi recai a Sant’Andrea della Valle, presso l’ufficio prov<strong>in</strong>cia del PCI. Responsab<strong>il</strong>e della<br />
struttura era <strong>il</strong> compagno Corrado Gambi (di Gambi ce n’era anche un altro e faceva <strong>il</strong> cartellonista<br />
presso la Federazione). Gli chiesi se fosse possib<strong>il</strong>e fare dei tesserati nel comune di Trevi nel Lazio,<br />
pure essendo nella prov<strong>in</strong>cia di Fros<strong>in</strong>one. Disse di sì, a patto di <strong>in</strong>formare la Federazione di Fros<strong>in</strong>one,<br />
e che a cosa fatta lui avrebbe pensato a spiegare la situazione, <strong>in</strong>viando l’elenco dei tesserati.<br />
Ritirai 50 tessere. Si iscrissero <strong>in</strong> 25, e due terzi erano proprio le donne che avevo conosciuto<br />
nella tenuta di Monte Migliore.<br />
Intrattenni per c<strong>in</strong>que o sei anni <strong>il</strong> rapporto con quei giovani che si erano iscritti al partito.<br />
Fu poi realizzato un gemellaggio con la sezione Ludovisi di Roma e furono presi i contatti con la<br />
federazione di Fros<strong>in</strong>one, che acquisì la nuova organizzazione.<br />
Fu così che anche a Trevi nel Lazio <strong>il</strong> PCI ebbe una sede ed una presenza organizzata.<br />
Unica conseguenza immediata fu che per questo suo attivismo Anita dovette subire l’affronto<br />
del prete locale, un certo don Gianni, <strong>il</strong> quale <strong>in</strong> nome del Buon pastore e per non smarrire<br />
le pecorelle, le impedì di recarsi a messa.<br />
Alla Camera del lavoro di zona<br />
Appena un anno dopo aver assunto l’<strong>in</strong>carico alla Federbraccianti per la zona di Genazzano,<br />
fu la Camera del lavoro di Roma ad impegnarmi nello stesso ambito territoriale.<br />
All’epoca segretario della fortissima Camera del lavoro di Roma e prov<strong>in</strong>cia era Mario<br />
Brandani (Mario Mammucari) e segretari erano <strong>il</strong> socialista unitario Ubaldo Moronesi e Claudio<br />
Cianca. Cianca si occupava pr<strong>in</strong>cipalmente degli ed<strong>il</strong>i, una delle categorie più forti di Roma e<br />
prov<strong>in</strong>cia. Moronesi, <strong>in</strong>vece, si occupava del pubblico impiego e di altre categorie.<br />
I comuni assegnatemi erano gli stessi della zona della Federbraccianti, ma la differenza stava<br />
nell’aumentata mole di lavoro, poiché presso la Camera del lavoro facevano capo tante categorie<br />
di lavoratori.<br />
Genazzano era <strong>il</strong> punto di riferimento per i comuni della zona. Era per me la “capitale” rossa<br />
dell’area prenest<strong>in</strong>a, mentre Zagarolo era la vice. Sarà stata la mia immag<strong>in</strong>azione, ma quando<br />
51
Acconto sul mio stipendio mens<strong>il</strong>e di L 35.000<br />
Capitolo 1<br />
giungevo a Genazzano era proprio come se entrassi <strong>in</strong> una repubblica socialista a se stante.<br />
A Genazzano, <strong>in</strong>fatti, ogni cosa sembrava diversa da quella degli altri paesi della zona,<br />
anche se poi le differenze con <strong>il</strong> mio paese non erano molte. Il comune era gestito dalle s<strong>in</strong>istre e<br />
tutto lasciava capire che gli amm<strong>in</strong>istratori locali avevano una marcia <strong>in</strong> più, e cercavano di stare<br />
veramente vic<strong>in</strong>o ai problemi della popolazione.<br />
Tutti, soprattutto le donne, si esprimevano apertamente, e non c’erano mai tentennamenti<br />
politici. Il primo impatto con la realtà locale lo ebbi nel salone della Camera del lavoro, dove si<br />
stava svolgendo un’assemblea di donne stagionali. A tenere questa riunione c’era uno dei responsab<strong>il</strong>i<br />
della categoria, Pizzotti, che già conoscevo per essermi <strong>in</strong>contrato con lui nella sede prov<strong>in</strong>ciale.<br />
Molte di queste donne, soprattutto le più attive, mi conoscevano, perché le <strong>in</strong>contravo nel<br />
s<strong>in</strong>dacato braccianti.<br />
I braccianti erano organizzati per categorie: “eccezionali” con 51 giorni di lavoro all’anno;<br />
“occasionali” con 101; “abituali” con 151. Poi c’erano i salariati fissi. Ma di questi non ce n’erano<br />
molti, perché essi erano concentrati <strong>in</strong> prevalenza nelle grandi aziende, a Maccarese oppure<br />
a Torre<strong>in</strong>pietra. In altre parole nelle grandi tenute dell’Agro, dove c’erano molti pastori e altro<br />
personale fisso.<br />
Nella zona prenest<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>vece, tutto era ridotto e frastagliato ed <strong>il</strong> collocamento gestiva gli<br />
elenchi anagrafici.<br />
F<strong>in</strong>ita la riunione Ubaldo Moronesi, anche lui presente, disse: - vi presento <strong>il</strong> nuovo dirigente<br />
della Camera del lavoro di zona, <strong>Paolo</strong> Magr<strong>in</strong>i.<br />
52
La speranza che non muore<br />
Una delle braccianti rispose: - mica c’era bisogno che si scomodasse un dirigente della Camera<br />
del lavoro prov<strong>in</strong>ciale, per presentarci uno che conosciamo già da qualche anno. Ubaldo si<br />
fece una risat<strong>in</strong>a, poi, sempre con garbo, term<strong>in</strong>ò la presentazione.<br />
F<strong>in</strong>ita la riunione mi portò con lui a pranzo al ristorante Coccia, <strong>in</strong> Vicolo del Duomo,<br />
a Palestr<strong>in</strong>a, che <strong>in</strong> quanto comune più popoloso della zona sarebbe dovuto diventare la sede di<br />
zona, ma che non poteva competere con Genazzano, centro di un forte movimento s<strong>in</strong>dacale.<br />
Roma, apr<strong>il</strong>e 1951. VII Congresso nazionale del PCI<br />
In occasione del Congresso Nazionale fui <strong>in</strong>vitato dai compagni della Federazione, per tre<br />
giorni di seguito, a seguire <strong>il</strong> dibattito. Era l’occasione per conoscere dirigenti di livello nazionale.<br />
Mi capitò di andare a pranzo con alcuni delegati di Tor<strong>in</strong>o, con <strong>il</strong> segretario della Camera<br />
del lavoro di Roma e prov<strong>in</strong>cia Mario Brandani Mammucari, che era stato comandante partigiano<br />
a Tor<strong>in</strong>o, e che per questa ragione la delegazione tor<strong>in</strong>ese aveva voluto <strong>in</strong>vitare.<br />
Andammo <strong>in</strong> una trattoria <strong>in</strong> Via Cola di Rienzo assieme all’avv. Volpi, <strong>il</strong> quale era delegato<br />
per la Federazione romana. Fu proprio Marx Volpi a portarci <strong>in</strong> quella trattoria, da lui conosciuta<br />
molto bene, avendo egli la sede del suo studio professionale proprio <strong>in</strong> Via Cola di Rienzo.<br />
Genazzano<br />
Genazzano visto dai monti di ponente appare come una nave, che ha la prua rivolta al mare<br />
accompagnata dalle ali della sua bella struttura urbana. La cittad<strong>in</strong>a poggia su un consistente masso<br />
di tufo, sopra del quale si snodano le sobrie e strette abitazioni che compongono un bellissimo<br />
labir<strong>in</strong>to di vicoli e vicoletti.<br />
Il sole all’alba <strong>in</strong>onda la parte orientale del paese, che guarda la Valle del Sacco. Da mezzogiorno<br />
a sera, <strong>in</strong>vece, acquista luce e bellezza l’ala occidentale, che guarda verso l’ultimo contrafforte<br />
dei Monti Prenest<strong>in</strong>i. La poppa del gigantesco veliero è posta sul sito più alto, dove sì erge<br />
<strong>il</strong> possente maniero della famiglia Colonna.<br />
Quello che più mi colpì <strong>in</strong> questo mio primo impatto con Genazzano fu <strong>il</strong> dialetto schietto<br />
e allegro del luogo, che mi sembrava <strong>in</strong> grado di esprimere <strong>in</strong> modo corposo ed immediato <strong>il</strong><br />
pensiero degli abitanti. A dispetto delle lunghe giornate <strong>in</strong> campagna, le donne di questo borgo<br />
sembravano diverse da quelle degli altri comuni della zona, soprattutto per <strong>il</strong> loro carattere vivace,<br />
anche quando erano pesantemente condizionate dalla situazione economica.<br />
Anche nei rigidi mesi <strong>in</strong>vernali le donne, con le labbra screpolate dal freddo e magari con<br />
l’<strong>in</strong>fluenza, venivano alle riunioni, quasi fosse reato non parteciparvi. Questa presenza assidua<br />
e tenace mi dava la sensazione che mi trovavo davanti ad una forza sconosciuta ma viva, di cui<br />
andavo scoprendo a poco a poco la consistenza.<br />
Domandando perché le donne a Genazzano fossero così vivaci, queste risposero <strong>in</strong>sieme<br />
che i loro problemi personali li lasciavano a casa, perché non serviva portarseli dietro. In caso<br />
contrario sarebbe restato poco tempo per parlare su come risolverli. Per scongiurarli dicevano che<br />
aprivano la porta ed usciavano, lasciandoli chiusi all’<strong>in</strong>terno f<strong>in</strong> quanto non fossero tornate.<br />
53
Capitolo 1<br />
“Ecco perché sembriamo sempre allegre e senza problemi”, aggiungevano.<br />
La forte personalità rendeva queste donne piacevolmente effervescenti, ed esse ci tenevano<br />
ad essere prese sul serio. Anche <strong>il</strong> periodo storico le <strong>in</strong>coraggiava, oltre al fatto di essere cittad<strong>in</strong>e<br />
di un comune veramente democratico.<br />
C’erano, <strong>in</strong>fatti, differenze enormi tra comune e comune della nostra zona circa l’impegno<br />
delle donne all’<strong>in</strong>terno dell’organizzazione s<strong>in</strong>dacale. Vedere la partecipazione delle donne di<br />
Genazzano era per me una scoperta, anche se le donne di Pisoniano, durante l’occupazione delle<br />
terre nell’Agro romano, non avevano scherzato, fronteggiando a testa alta e con determ<strong>in</strong>azione<br />
le forze di polizia.<br />
Negli altri comuni della zona, <strong>in</strong>vece, salvo Zagarolo, l’organizzazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e era carente,<br />
o del tutto <strong>in</strong>esistente.<br />
L’Unione Donne Italiane (UDI) era tornata ad essere un’organizzazione attiva. Con la<br />
Liberazione <strong>in</strong> moltissimi comuni era tornata la loro festa. Ora si potevano fregiare senza preoccupazione<br />
della mimosa, un tempo bandita, <strong>in</strong> occasione dell’8 marzo. E l’otto marzo venne<br />
organizzata presso la sede della Camera del lavoro, con grande partecipazione di donne con i loro<br />
compagni e tanti bamb<strong>in</strong>i, una festa. Per l’occasione <strong>in</strong>vitammo anche le tabacch<strong>in</strong>e che lavoravano<br />
al piccolo stab<strong>il</strong>imento di Cave. Ce n’erano molte anche di Palestr<strong>in</strong>a.<br />
Giunsero le dirigenti dell’UDI da Roma, le quali oltre che a ballare e a mangiare dolcetti fatti<br />
<strong>in</strong> casa, rivolsero <strong>il</strong> saluto alle presenti, rievocando la storia dell’otto marzo. La donna più <strong>in</strong> vista<br />
della delegazione romana era Bald<strong>in</strong>a Di Vittorio, figlia di Giuseppe, che parlava un italiano misto<br />
a francese, per essere vissuta e cresciuta <strong>in</strong> Francia durante l’es<strong>il</strong>io del padre.<br />
La festa term<strong>in</strong>ò con la proiezione di un documentario sul ruolo delle donne nella Resistenza.<br />
Protagonista la bicicletta<br />
La Camera del lavoro possedeva anche una bicicletta. Essa era del figlio di un compagno<br />
che trasferitosi a Roma dopo essersi sposato, ne aveva fatto dono al s<strong>in</strong>dacato. Una buona bicicletta<br />
con un grosso portabagagli. Fu questo <strong>il</strong> mio mezzo di spostamento da un paese all’altro.<br />
Quanti ch<strong>il</strong>ometri ogni giorno con le due ruote! Quante forature su quelle strade ancora<br />
malconce dalla guerra! Quante sudate per raggiungere le sedi tutte <strong>in</strong> alta coll<strong>in</strong>a! Occorreva mettercela<br />
tutta per potere dare delle risposte ai lavoratori. Nel mio caso passione e volontà erano,<br />
però, più forti della fatica.<br />
Il ritorno a casa non avveniva mai prima di mezzanotte. Durante i mesi freddi la bicicletta<br />
non era consigliab<strong>il</strong>e ed allora si sacrificava <strong>il</strong> compagno Mascott<strong>in</strong>i, di Genazzano, macch<strong>in</strong>ista<br />
sulla Roma-Fiuggi, <strong>il</strong> quale aveva una moto nuova di zecca. Egli girava per conto del PCI i comuni<br />
della zona, e così quando ne avevo bisogno era lui <strong>il</strong> mio accompagnatore.<br />
La mamma di Mascott<strong>in</strong>i proveniva dalla famiglia Bernard<strong>in</strong>i, piccoli possidenti di Pisoniano<br />
e i fratelli e parenti di questo bravo compagno erano tutti rivenditori di carni ov<strong>in</strong>e. Avevano<br />
<strong>il</strong> loro branco di pecore, con <strong>il</strong> quale rifornivano i loro piccoli negozi di carne, tutti collocati<br />
lungo <strong>il</strong> corso centrale del paese.<br />
Non era, però, una famiglia di s<strong>in</strong>istra, anche se <strong>il</strong> mio accompagnatore ce la metteva tutta<br />
per conv<strong>in</strong>cere i partenti ad orientarsi verso <strong>il</strong> PCI.<br />
54
La speranza che non muore<br />
1952. Elezioni amm<strong>in</strong>istrative<br />
A Pisoniano, nelle f<strong>il</strong>a della DC, si era fatto avanti con forza un gruppo di giovani <strong>in</strong>tellettuali,<br />
<strong>in</strong>tenzionato a v<strong>in</strong>cere la competizione delle elezioni amm<strong>in</strong>istrative.<br />
Sostituire gli amm<strong>in</strong>istratori uscenti per i giovani puledri fu quasi un gioco.<br />
Si notava la differenza tra la vecchia DC e quella rappresentata da questo quadro giovan<strong>il</strong>e.<br />
Nel gruppo emergeva, tra gli altri, Manlio Cerroni, di quattro anni più giovane del sottoscritto.<br />
Laureato <strong>in</strong> giurisprudenza, era l’animatore riconosciuto del gruppo democristiano locale, e si andava<br />
caratterizzando soprattutto per la tenacia con la quale puntava alla carica di primo cittad<strong>in</strong>o<br />
di Pisoniano. Per la sua età non era certamente una cosa da poco.<br />
Il nostro simbolo “Vanga e stella”<br />
Al f<strong>in</strong>e di condurre una campagna elettorale più efficace, la Federazione romana ci mise a<br />
disposizione la compagna Em<strong>il</strong>iana Bertani, giovane dirigente della FGCI di Bologna. A lei fu<br />
affidato <strong>il</strong> compito di dirigere <strong>il</strong> lavoro politico nei rioni di Pisoniano e S.Vito Romano.<br />
Em<strong>il</strong>iana era una ragazza capace, tanto che s’<strong>in</strong>serì velocemente nel nostro ambiente.<br />
Discusse con noi un piano di lavoro e poi si organizzò.<br />
La compagna aveva la capacità di <strong>in</strong>fondere fiducia tra la gente e sapeva quali corde muovere<br />
nelle discussioni politiche per prendere qualche voto <strong>in</strong> più. La sera, quando si tiravano le somme,<br />
emergeva la differenza tra <strong>il</strong> lavoro che avevamo fatto noi e quello che <strong>in</strong>vece aveva fatto lei.<br />
A mezzogiorno mangiava sempre a casa mia, ed <strong>il</strong> pomeriggio andava a tenere riunioni di caseggiato.<br />
Tornava la sera tardi e di solito cenava dove si trovava con i compagni suoi collaboratori.<br />
Per ospitarla avevo liberato la stanza delle mie bamb<strong>in</strong>e più grandi, che mandai a dormire<br />
da mia madre.<br />
La ragazza <strong>in</strong>trodusse un metodo di lavoro molto impegnativo, non mollava mai, e quando<br />
noi sostenevamo che <strong>in</strong> quella certa località fare una riunione era impossib<strong>il</strong>e, lei s’<strong>in</strong>testardiva e<br />
per dimostrarci che eravamo uom<strong>in</strong>i di poca fede, organizzava un <strong>in</strong>contro.<br />
I risultati delle elezioni confermarono la supremazia della DC, ma senza l’aiuto di Em<strong>il</strong>iana<br />
<strong>il</strong> nostro risultato sarebbe stato disastroso.<br />
Dovetti <strong>in</strong>goiare anche le critiche, spesso maliziose, provenienti dal mondo femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e cattolico<br />
locale, poiché era diffic<strong>il</strong>e spiegare questa presenza, alla quale nessuna forza politica locale<br />
era mai stata abituata. Come previsto Manlio Cerroni fu eletto s<strong>in</strong>daco di Pisoniano con una<br />
maggioranza <strong>in</strong>discussa.<br />
Egli capeggiava una squadra di giovani “rivoluzionari”, i quali riuscirono a garantire un<br />
lungo periodo di egemonia democristiana nella vita politica locale.<br />
Era avvenuto, <strong>in</strong>somma, un fruttuoso cambio generazionale.<br />
Il PCI fu relegato ad un ruolo di opposizione m<strong>in</strong>oritaria e molti elettori comunisti entrarono<br />
nell’orbita del s<strong>in</strong>daco.<br />
Ma i legami che erano stati sv<strong>il</strong>uppati nei primi anni del dopoguerra dal PCI, rimasero.<br />
Ne fu prova <strong>il</strong> risultato che ebbi quando fui candidato al Consiglio prov<strong>in</strong>ciale per <strong>il</strong> Collegio di<br />
Olevano, nel 1975.<br />
55
Una riunione con Capogrossi della Federazione delle cooperative<br />
Capitolo 1<br />
1953. La scissione nella cooperativa<br />
Credo sia stato proprio <strong>il</strong> 1953, quando ci fu <strong>il</strong> primo <strong>in</strong>cidente a danno del percorso unitario<br />
della cooperativa, <strong>in</strong> occasione della scelta su chi dovesse portare avanti la coltivazione della<br />
tenuta di Malagrotta - una delle più fert<strong>il</strong>i per la produzione del grano -, di proprietà dell’avvocato<br />
Caraffa, dirigente degli agrari del Lazio.<br />
Quando la squadra che aveva piantato <strong>il</strong> grano nella tenuta verificò che la terra da loro coltivata<br />
aveva prodotto <strong>il</strong> doppio delle altre squadre, non volle più conferire <strong>il</strong> raccolto alla cooperativa.<br />
Fu proprio l’avv. Caraffa a creare le condizioni per la scissione, non avendo voluto più<br />
firmare <strong>il</strong> contratto con la cooperativa, ma solo con quei contad<strong>in</strong>i che la sorte aveva scelto per<br />
coltivare la sua terra.<br />
Alla cooperativa disse: - prendere o lasciare!<br />
A mal<strong>in</strong>cuore fu stipulato e firmato un contratto con la speranza che non avrebbero approfittato<br />
della situazione.<br />
Invece fu la scissione!<br />
“Avete visto”, dicevano gli altri soci, “appena c’è da prendere qualcosa <strong>in</strong> più ecco che si<br />
approfitta della situazione, favorendo <strong>in</strong> questo modo la posizione degli agrari che fanno di tutto<br />
per dividere <strong>il</strong> movimento contad<strong>in</strong>o e scacciare le cooperative organizzate dalle loro proprietà”.<br />
56
Annata agraria 1953<br />
La speranza che non muore<br />
<strong>Paolo</strong> Recchi, della Federterra, che seguì la vicenda, alla f<strong>in</strong>e, non potendo fare nulla, disse:<br />
- questa s<strong>in</strong>istra, appena può str<strong>in</strong>gere tra i denti un tozzo un po’ più consistente, manda all’aria<br />
l’organizzazione.<br />
Era la verità, seppure amarissima.<br />
Fu un brutto colpo, i cui effetti durarono a lungo, f<strong>in</strong> quando la cooperativa, negli anni sessanta,<br />
fu def<strong>in</strong>itivamente sciolta, anche per mancanza di soci, i quali ormai avevano preso altre strade.<br />
Borra Colombo<br />
Il compagno Borra, ex perseguitato politico, lavorava a “Noi Donne”, con la disponib<strong>il</strong>ità<br />
volontaria serale di andare <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia per dare una mano al s<strong>in</strong>dacato braccianti.<br />
Dalla Lega delle Cooperative gli fu chiesto se fosse stato disponib<strong>il</strong>e a tornare a Monterotondo<br />
dove era nato, per dirigere la locale cooperativa dei fornaciari.<br />
Con quest’operazione si rendeva vacante un posto di lavoro a “Noi Donne”, ed essendo <strong>il</strong><br />
compagno Borra molto stimato, venne <strong>in</strong>caricato di trovarsi un sostituto, per ricoprire <strong>il</strong> suo posto.<br />
Borra venne a tenere, una sera, un’assemblea alla lega braccianti di Pisoniano. Egli era<br />
accompagnato dal compagno Augusto Raponi, segretario della Sezione Italia del PCI a Roma,<br />
57
Capitolo 1<br />
e che aveva un negozio abbastanza avviato di fiori all’angolo di Via G. Battista Morganti. Egli,<br />
a richiesta della Federbraccianti prov<strong>in</strong>ciale, faceva l’autista, ed accompagnava i compagni nei<br />
comuni della prov<strong>in</strong>cia.<br />
E fu proprio quella sera che <strong>il</strong> compagno Borra, conoscendo bene i miei problemi economici,<br />
mi chiese se volevo andare a lavorare a “Noi Donne”, dove avrei avuto una retribuzione che<br />
la Camera del lavoro non poteva garantirmi.<br />
Non avevo <strong>il</strong> coraggio di lasciare la Camera del lavoro, ma essendo ancora con tutta la famiglia<br />
a carico di mio padre, accettai la proposta che mi giungeva come un terno a lotto.<br />
Mi dispiaceva andar via dalla Camera del lavoro, ma mantenere la famiglia non era fac<strong>il</strong>e,<br />
nemmeno con l’aiuto dei miei genitori, perciò accettai. Ci lasciammo quella sera dopo la riunione<br />
con l’impegno che mi avrebbe fissato un appuntamento con l’amm<strong>in</strong>istratore del giornale.<br />
L’<strong>in</strong>contro con Franco Fulgenzi<br />
F<strong>in</strong>e febbraio. Con un telegramma Borra mi comunicò che potevo andare a colloquio con<br />
l’amm<strong>in</strong>istratore di “Noi Donne”.<br />
La sede era <strong>in</strong> via delle Zoccolette 30, ma si poteva entrare anche da Via del Conservatorio<br />
55. Questo era più propriamente, l’<strong>in</strong>gresso pr<strong>in</strong>cipale dell’UDI, alle spalle del M<strong>in</strong>istero di<br />
Grazia e Giustizia.<br />
Capii subito che <strong>il</strong> compagno Borra mi aveva segnalato <strong>in</strong> maniera molto positiva. Me ne<br />
resi conto dopo <strong>il</strong> colloquio.<br />
“Se vuoi”, mi disse l’amm<strong>in</strong>istratore, “puoi <strong>in</strong>iziare domani stesso a lavorare, altrimenti<br />
lunedì prossimo. Adesso aggiunse, passa da Franco Cianci, al targhettario. Lui sa cosa devi fare”.<br />
Il giorno seguente, puntualmente, alle sette ero già davanti al portone.<br />
L’unico <strong>in</strong>conveniente era quello dell’orario. Ma per me che non abitavo a Roma si fece<br />
un’eccezione, anche perché avevo ancora degli impegni con la sezione. Il problema fu risolto con<br />
un orario speciale che mi sarebbe stato ut<strong>il</strong>e per dare per qualche mese una mano alla sezione.<br />
Com<strong>in</strong>ciai a lavorare a “Noi Donne”, e mi iscrissi subito al S<strong>in</strong>dacato poligrafico e cartai,<br />
come gli altri colleghi.<br />
Il lavoro consisteva nella spedizione di regali alle abbonate del giornale. Generalmente si<br />
trattava di un paio di calze oppure di una macch<strong>in</strong>etta da caffé per ogni abbonamento r<strong>in</strong>novato,<br />
mentre alle raccoglitrici di abbonamenti e diffusori, i premi erano un poco più consistenti, per<br />
esempio un fono per capelli, una macch<strong>in</strong>etta per fare la pasta, <strong>in</strong>somma cose piccole ma ut<strong>il</strong>i per<br />
la famiglia.<br />
Allestivo anche le sale per riunioni e convegni. In una parola al giornale facevo di tutto,<br />
anche l’archivista, dato che c’erano molte richieste di numeri arretrati.<br />
Tutti i colleghi credevano fermamente <strong>in</strong> un futuro migliore della società. C’era, tra i dipendenti<br />
del giornale, anche Roberto Napoleoni. Era addetto alle mansioni di fattor<strong>in</strong>o. Dopo<br />
qualche anno lo <strong>in</strong>contrai ad una manifestazione dove mi confidò di essere diventato un editore,<br />
ed aveva stampato molti libri sull’URSS.<br />
Gli feci tanti auguri.<br />
58
Tessera del S<strong>in</strong>dacato poligrafici e cartai, cui ero iscritto<br />
Si preparano i regali per le abbonate - L’A. sullo sfondo<br />
La speranza che non muore<br />
59
Capitolo 1<br />
Lavorare <strong>in</strong> città tra tante donne<br />
Il primo anno lo stipendio fu di 35.000 mens<strong>il</strong>i. Poi fu portato a 55.000, più gli assegni<br />
famigliari. Poco ma tutto regolare.<br />
Ma <strong>in</strong> paese, <strong>in</strong> alcuni settori molto poveri del partito, fu fatta circolare la voce che ormai<br />
io avevo risolto i miei problemi. Fu molto dura per Agnese che sapeva come stavano realmente le<br />
cose. Spesso le giungevano le voci di pettegolezzi sul fatto che <strong>il</strong> sottoscritto si sarebbe sistemato<br />
ut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong> partito.<br />
I compagni debbo dire con tutta s<strong>in</strong>cerità, nella stragrande maggioranza resp<strong>in</strong>sero queste<br />
<strong>in</strong>s<strong>in</strong>uazioni, ma Agnese rimase provata da queste mesch<strong>in</strong>ità.<br />
1953. La morte di Stal<strong>in</strong><br />
Le mura di Roma e non solo si riempirono di manifesti con la classica foto di Stal<strong>in</strong> listata<br />
a lutto. Era morto l’uomo che aveva diretto per anni tutta la politica del pianeta URSS.<br />
All’ambasciata sovietica <strong>in</strong> Via Gaeta una discreta f<strong>il</strong>a firmava <strong>il</strong> <strong>libro</strong> delle condoglianze.<br />
I compagni misero la cravatta a lutto.<br />
A Pisoniano ci fu pers<strong>in</strong>o un compagno che propose di far celebrare una messa, <strong>in</strong> suffragio<br />
dell’anima di Giuseppe Stal<strong>in</strong>. La maggioranza dei presenti si fece una bella risata, ma poi dovettero<br />
tornare sui loro passi per via che <strong>il</strong> compagno spiegò: - non prendetemi per scemo, perché la<br />
mia proposta ha la funzione di provocare una risposta dal prete, che ne dite? Vogliamo veder che<br />
dice <strong>il</strong> prete?<br />
Ma la proposta fu resp<strong>in</strong>ta dalla maggioranza dei presenti.<br />
Anche Pisoniano fu tappezzato di manifesti.<br />
Elezioni politiche 1953<br />
La DC si era prefissa l’obiettivo di ottenere una grossa vittoria mediante una legge che<br />
consentiva l’apparentamento, ed avere così un grosso premio di maggioranza.<br />
L’unione apparentata dei quattro partiti di governo: DC, PLI, PSDI, PRI, <strong>in</strong>sieme avrebbero<br />
dovuto superare <strong>il</strong> 50% + 1 dei voti validi.<br />
Dall’opposizione, questa legge, fu def<strong>in</strong>ita “legge truffa”, e fu tanto forte la contrapposizione<br />
<strong>in</strong> Parlamento e nel Paese, che con le opposizioni si unirono anche frange non organizzate<br />
della stessa maggioranza, critiche nei confronti del progetto di legge.<br />
Fu una memorab<strong>il</strong>e battaglia, senza esclusione di colpi.<br />
Restai per l’ultima settimana della campagna elettorale a Pisoniano. Era importante dare<br />
una mano ai compagni. Si diceva che questa era una battaglia decisiva per la democrazia. Lo slogan<br />
“legge truffa” assieme a quello di “forchettoni” funzionò bene, tanto da mandare su tutte le<br />
furie i partiti governativi.<br />
Fui denunziato e processato dal pretore di Palestr<strong>in</strong>a <strong>in</strong>sieme a Sever<strong>in</strong>o Terenzi per aver<br />
affisso manifesti senza autorizzazione. Il pretore ci condannò a venti giorni di arresto, a duem<strong>il</strong>a<br />
60
La speranza che non muore<br />
lire di contravvenzione, oltre al pagamento di tutte le spese processuali, che saldammo con rate<br />
da 5000 lire al mese.<br />
Non scontammo i venti giorni di carcere, poiché eravamo <strong>in</strong>censurati. In ogni caso quell’affissione<br />
ci costò salata. Ma poi come diceva <strong>il</strong> compagno Terenzi “la tagliola non era scattata”.<br />
Grande fu la vittoria! Grande la festa! Forte la speranza.<br />
Celebrazione del 10° anniversario dell’assass<strong>in</strong>io<br />
di Secondo Bernard<strong>in</strong>i, martire alle Fosse Ardeat<strong>in</strong>e<br />
Il s<strong>in</strong>daco di Pisoniano Manlio Cerroni, la giunta, le associazioni combattentistiche, i partiti<br />
politici, i parenti del martire, i ragazzi delle scuole, e tanta popolazione si recarono presso la<br />
lapide posta alla memoria di Secondo Bernard<strong>in</strong>i, nel 10° anniversario del suo assass<strong>in</strong>io alle Fosse<br />
Ardeat<strong>in</strong>e.<br />
Ricordo le commosse parole del S<strong>in</strong>daco.<br />
Esse furono una lezione civica molto bella ed una corretta <strong>in</strong>formazione ai ragazzi delle<br />
scuole presenti alla cerimonia. Venne, <strong>in</strong>oltre, <strong>il</strong>lustrata la figura di Secondo Bernard<strong>in</strong>i, e ricordata<br />
la sua attività per ridare al paese la libertà.<br />
Invito alla celebrazione del martire delle Fosse Ardeat<strong>in</strong>e Secondo Bernard<strong>in</strong>i<br />
61
Diffusione de l’Unità<br />
Capitolo 1<br />
Era regola tra i comunisti che lavoravano negli apparati, che nei giorni <strong>in</strong> cui c’era la diffusione<br />
del l’Unità si prenotavano le copie da diffondere nella zona di lavoro.<br />
La cellula di “Noi Donne” faceva parte della sezione Campitelli e la zona affidataci per la<br />
diffusione era tra Ponte Garibaldi e Via Arenula, f<strong>in</strong>o a raggiungere Via Giulia e Via dei Pett<strong>in</strong>ari.<br />
Dovevamo diffondere tutte le copie prenotate.<br />
Una proposta della Federazione romana<br />
Mi giunse voce dalla Federazione romana del PCI che, se avessi voluto, i compagni avrebbero<br />
chiesto ed appoggiato <strong>il</strong> mio trasferimento a Palestr<strong>in</strong>a. L’idea era di Giuseppe Sirri e di<br />
Gastone Modesti, i quali pensavano ad un mio ut<strong>il</strong>izzo <strong>in</strong> questa cittad<strong>in</strong>a.<br />
Del resto ero di casa a Palestr<strong>in</strong>a, visto che tutti gli uffici statali della zona nella quale ricadeva<br />
anche Pisoniano erano dislocati a Palestr<strong>in</strong>a.<br />
I compagni sostenevano che <strong>il</strong> mio <strong>in</strong>serimento a Palestr<strong>in</strong>a non sarebbe stato difficoltoso.<br />
Senza fare troppe storie decisi di accettare la proposta, anche perché Palestr<strong>in</strong>a, per quanto fosse<br />
bianca era un’altra dimensione, ed avrei speso meglio le mie energie. Pisoniano, tra l’altro, aveva<br />
già com<strong>in</strong>ciato a spopolarsi.<br />
I giovani cercavano fuori strade diverse. Molti si erano già trasferiti a Tivoli e tanti altri a<br />
Roma, e le prospettive per chi restava non erano certamente rosee.<br />
Passarono alcuni mesi, alla f<strong>in</strong>e la proposta mi fu ufficializzata.<br />
Al compagno Giuseppe Sirri, responsab<strong>il</strong>e del partito per la zona di Genazzano, feci sapere<br />
che accettavo <strong>il</strong> trasferimento a Palestr<strong>in</strong>a. Si trattava solo di stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> periodo e di trovare<br />
un’abitazione decente.<br />
Agnese accettò. Era contenta di andare <strong>in</strong> una cittad<strong>in</strong>a diversa e più grande di Pisoniano.<br />
Nel frattempo l’assemblea di sezione, avendo io chiesto di essere esonerato dagli impegni<br />
più gravosi, nom<strong>in</strong>ò <strong>il</strong> nuovo segretario nella persona del compagno Rossi Luigi.<br />
Elezioni amm<strong>in</strong>istrative del 1952 a Palestr<strong>in</strong>a<br />
DC Eletti: Sbardella Angelo, P<strong>in</strong>ci Giorgio, Fatello Luigi, Gigli Cervi<br />
Giuseppe, C<strong>in</strong>golani Guidi Angela Maria, Fornari Luigi, Tagliaferro Giuseppe,<br />
Salvatori Angelo, Colanicchia Giulio Pietro, Pera Settimio, Leggeri Luigi,<br />
Lulli Francesco, Coltellacci Francesco, Cleri Giovanni, Carp<strong>in</strong>eta Francesco.<br />
M<strong>in</strong>oranza (Vanga e Stella) Eletti: Lulli Umberto, Bernassola Giuseppe,<br />
Cecconi Angelo, Marchetti Giovanni.<br />
62
Festa di f<strong>in</strong>e anno ed auguri per <strong>il</strong> nuovo<br />
Gruppo dei diffusori<br />
La speranza che non muore<br />
63
Capitolo 2<br />
1955. Un funerale con rito civ<strong>il</strong>e<br />
Il 19 gennaio 1955 partecipai al primo funerale con rito civ<strong>il</strong>e.<br />
Era morto Antonio De Romanis, s<strong>in</strong>daco di Genazzano.<br />
Per Genazzano la scomparsa del s<strong>in</strong>daco, prestigioso dirigente politico, fu una grossa perdita,<br />
che si ripercuoteva <strong>in</strong> tutta la zona prenest<strong>in</strong>a, essendo egli un punto di riferimento per le<br />
nostre m<strong>in</strong>oranze cons<strong>il</strong>iari.<br />
Egli era amato dalla gente ed aveva sempre lottato contro la miseria e l’<strong>in</strong>giustizia.<br />
Le bandiere rosse, socialiste e comuniste, di tutta la zona precedevano la salma, portata a<br />
spalla dai giovani della FGCI.<br />
Al funerale erano presenti tutte le forze politiche rappresentate <strong>in</strong> comune, oltre alle organizzazioni<br />
politiche e s<strong>in</strong>dacali della zona.<br />
L’<strong>in</strong>tera popolazione di Genazzano partecipò al rito civ<strong>il</strong>e <strong>in</strong> Piazza D’Amico. Mi impressionò<br />
quella moltitud<strong>in</strong>e di donne e di uom<strong>in</strong>i di ogni età e colore politico. Mi parve che quella<br />
gente dopo tanti anni di fascismo, nel modo <strong>in</strong> cui celebrava le esequie del suo s<strong>in</strong>daco, avesse<br />
anche ritrovato una vera libertà di espressione.<br />
Don Luigi, <strong>il</strong> parroco cui le donne di Genazzano <strong>in</strong> delegazione avevano chiesto di suonare<br />
le campane, negò questo estremo omaggio, dicendo che non si trattava di un funerale per un<br />
cristiano, ma per un dannato.<br />
Le donne <strong>in</strong>sistettero di nuovo, cercando di conv<strong>in</strong>cere <strong>il</strong> “pastore” a dare l’ultimo saluto al<br />
s<strong>in</strong>daco con quelle campane che lo stesso s<strong>in</strong>daco aveva rimesso <strong>in</strong> efficienza.<br />
Ma ancora una volta don Luigi rispose no!<br />
Allora alcuni giovani presero la via del campan<strong>il</strong>e, ed <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciarono a suonare a distesa le<br />
65
Capitolo 2<br />
campane, smettendo soltanto quando l’oratore, Aldo Natoli, segretario della Federazione comunista<br />
prov<strong>in</strong>ciale, <strong>in</strong>iziò la sua orazione funebre.<br />
Sul palco c’erano Gustavo Ricci, che poi successe a De Romanis nella carica di s<strong>in</strong>daco,<br />
Federico Ricci segretario di zona del PCI, e tutti i segretari delle sezioni vic<strong>in</strong>e.<br />
Una selva di pugni chiusi salutò la bara, mentre si avviava verso <strong>il</strong> cimitero.<br />
Patto Atlantico e Patto di Varsavia<br />
Molte furono le manifestazioni del nostro partito contro l’adesione dell’Italia al Patto<br />
Atlantico, ma nessuna contro <strong>il</strong> Patto di Varsavia.<br />
Così succedeva, allora.<br />
Il nostro partito era mob<strong>il</strong>itato dalla prima all’ultima sezione, e le discussioni erano vivacissime,<br />
<strong>in</strong> ogni posto di lavoro. Ma esse andavano molto a senso unico.<br />
Com<strong>in</strong>ciavo, <strong>in</strong>fatti, nell’asprezza della discussione, a rendermi conto che anche <strong>in</strong> Unione<br />
Sovietica c’erano problemi a non f<strong>in</strong>ire.<br />
Avevo, sulla situazione dell’Est europeo, un <strong>in</strong>formatore di prim’ord<strong>in</strong>e nella persona di<br />
Bernard<strong>in</strong>i, della Sezione Esteri del Partito, che conosceva molto bene <strong>il</strong> mondo sovietico, perché<br />
si era laureato a Mosca. Egli aveva, <strong>in</strong>oltre, contatti quotidiani con la piccola nomenclatura sovietica,<br />
occupandosi dei Viaggi dell’Amicizia.<br />
Un giorno mentre pranzavamo, portò <strong>il</strong> discorso sull’URSS dicendomi che non bisognava<br />
dare retta alla propaganda, e che di problemi a Mosca ce n’erano tanti. Sarebbe bastato, aggiunse,<br />
per rendersene conto, andare nelle campagne a visitare le aziende statali, per vedere i macch<strong>in</strong>ari<br />
<strong>in</strong> decomposizione a causa della burocrazia, del dis<strong>in</strong>teresse dei lavoratori e della mancanza di<br />
pezzi di ricambio.<br />
Bernard<strong>in</strong>i, che tenne a precisare di non essere assolutamente antisovietico, cont<strong>in</strong>uò dicendo<br />
che gran parte di questa situazione si poteva addebitare alla guerra fredda, e che solo con<br />
la f<strong>in</strong>e della guerra fredda l’economia sovietica avrebbe potuto camm<strong>in</strong>are su una strada meno<br />
chiusa, se no si sarebbe dovuto cont<strong>in</strong>uare all’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito a fare piani qu<strong>in</strong>quennali, senza mai granai<br />
pieni, però.<br />
Da Pisoniano a Palestr<strong>in</strong>a<br />
Alla f<strong>in</strong>e di agosto accettai la proposta della Federazione romana del PCI di trasferirmi a<br />
Palestr<strong>in</strong>a, con l’obiettivo di rafforzare la locale organizzazione, che al momento era debolissima.<br />
Nella città non avrei avuto vita fac<strong>il</strong>e, né per la mia attività politica, né per la vita della mia<br />
famiglia. Nel 1948, tanto per fare un esempio, a Palestr<strong>in</strong>a la DC era arrivata quasi al 70% di voti.<br />
E poi nessuno ancora sapeva come avrebbero funzionato questo tipo di trapianti, che <strong>il</strong> partito<br />
allora favoriva un po’ ovunque.<br />
Fui sottoposto, <strong>in</strong>fatti, ad un esame quasi giornaliero, dai vic<strong>in</strong>i di casa e dagli avversari<br />
politici, ma anche dagli stessi compagni di partito.<br />
Dopo un paio di mesi, però, le mie preoccupazioni si erano già attenuate. Non tutto era<br />
66
La speranza che non muore<br />
così nero come sembrava. Certo fu molto diffic<strong>il</strong>e trovare casa e qualcuno, pur con molta eleganza<br />
me la rifiutò, dopo aver saputo le ragioni del mio trasferimento.<br />
Ma poi la trovai proprio dai parenti di un ex assessore democristiano.<br />
Altra difficoltà la <strong>in</strong>contrai con <strong>il</strong> comune, che non voleva r<strong>il</strong>asciarmi la residenza, perché,<br />
secondo gli ufficiali dell’anagrafe, non mi ero presentato nei tempi prescritti dalla legge per richiederla.<br />
Seppi poi che erano state richieste <strong>in</strong>formazioni, da parte del comune di Palestr<strong>in</strong>a, al mio<br />
comune d’orig<strong>in</strong>e, per sapere chi fossi e <strong>il</strong> motivo vero per cui mi trasferivo a Palestr<strong>in</strong>a.<br />
Qualche giorno dopo, a sanare la situazione, <strong>in</strong>tervenne Mario Mammucari, <strong>il</strong> quale si recò<br />
dal s<strong>in</strong>daco C<strong>in</strong>golani, risolvendo la piccola vertenza <strong>in</strong> corso.<br />
Segretario comunale era allora <strong>il</strong> dott. Provasi che, sollecitato dal s<strong>in</strong>daco, nel giro di pochi<br />
giorni mi comunicò che la questione della residenza era stata risolta, aggiungendo tanti auguri di<br />
benvenuto <strong>in</strong> terra prenest<strong>in</strong>a.<br />
Pensai con un po’ di malizia che forse aveva voluto dirmi: - benvenuto tra <strong>il</strong> popolo democristiano.<br />
La prima cosa che feci, una volta sistemata la casa, fu quella di andare <strong>in</strong> contrada Loreto, a<br />
trovare la famiglia di Nazzareno Cerasi, vecchio antifascista, trasferitasi da Pisoniano a Palestr<strong>in</strong>a<br />
per motivi politici negli anni venti, non appena i fascisti avevano preso <strong>il</strong> potere.<br />
Trovai Nazzareno Cerasi e la mamma Michel<strong>in</strong>a, una donna dal carattere forte e di profonda<br />
fede antifascista, che somigliava ad una popolana della rivoluzione francese.<br />
La conversazione con i miei compaesani andò subito agli anni dell’avvento del fascismo, e<br />
Nazareno ricordò quel famoso comizio dell’allora appena nato PCdI nella piazza di Pisoniano, tenuto<br />
da Zaccaria di San Vito Romano e da Giovan Battista Rueca di Genazzano, durante <strong>il</strong> quale<br />
due preti <strong>in</strong>terruppero più volte gli oratori, accusandoli di essere al servizio del bolscevismo.<br />
Sorridendo Nazzareno ricordò ancora come la madre, che aveva appena raccolto uno z<strong>in</strong>ale<br />
di uova e che era presente al comizio al momento del disturbo da parte dei due preti, non ci pensò<br />
due volte a lanciare le uova contro i disturbatori.<br />
Dopo <strong>il</strong> lancio delle uova dalle f<strong>in</strong>estre vic<strong>in</strong>e ci fu anche una grand<strong>in</strong>ata di frutta sui due<br />
preti e sul loro gruppetto di sostenitori, che furono costretti a darsela a gambe.<br />
Il mio primo banco di prova a Palestr<strong>in</strong>a sarebbe stato <strong>il</strong> tesseramento del 1956.<br />
Accompagnato da Mattia Cerasi, figlio di Nazzareno, riuscii a trovare collegamenti nelle<br />
frazioni di Palestr<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>dividuando compagni disponib<strong>il</strong>i ad avere contatti con <strong>il</strong> centro.<br />
Prendevo le cose alla larga, ma <strong>il</strong> metodo funzionava.<br />
Tutta la mia attività si svolgeva con l’attenta collaborazione del compagno Lucio Lena, uno<br />
dei nostri più autorevoli membri del locale Comitato di Liberazione, <strong>il</strong> quale <strong>in</strong>fondeva fiducia<br />
tra la gente, per la sua bontà e disponib<strong>il</strong>ità.<br />
Mi rapportai anche con <strong>il</strong> compagno Francesco Sbardella, <strong>il</strong> quale era stato commissario<br />
m<strong>il</strong>itare della formazione partigiana prenest<strong>in</strong>a, che salutò con favore la mia presenza, ed <strong>in</strong>sieme<br />
riprendemmo tutta una serie di contatti con s<strong>in</strong>goli compagni e famiglie di lavoratori, che da<br />
anni non avevano più contatti con <strong>il</strong> partito, e che non osavano muoversi contro lo strapotere<br />
democristiano.<br />
Raggiungi rapidamente <strong>il</strong> 100% del tesseramento.<br />
Dopo l’Epifania, con Giuseppe Tagliacozzo, un contad<strong>in</strong>o fantasioso e molto popolare, che<br />
allora svolgeva le funzioni di segretario di sezione, convocai l’assemblea degli iscritti, per prepa-<br />
67
Capitolo 2<br />
Il s<strong>in</strong>daco Angela Maria C<strong>in</strong>golani Guidi mentre conversa con Pietro Giovann<strong>in</strong>i. In primo piano Luigi Fatello<br />
rare <strong>il</strong> congresso per la f<strong>in</strong>e di febbraio, <strong>in</strong> modo da eleggere un comitato direttivo ed un nuovo<br />
segretario, poiché <strong>il</strong> precedente, Marchetti Otello, operaio ed<strong>il</strong>e, se n’era dovuto andare <strong>in</strong> un’altra<br />
regione per motivi di lavoro.<br />
La risposta dei compagni superò le attese, e quando ci fu <strong>il</strong> congresso venni eletto segretario.<br />
La grande nevicata<br />
Inattesa giunse <strong>il</strong> 2 febbraio una eccezionale nevicata, accompagnata da un’ondata di freddo.<br />
Per quaranta giorni non ci fu tregua e gli anziani non ricordavano nulla di sim<strong>il</strong>e.<br />
La neve si accumulava giorno dopo giorno, bloccando attività e comunicazioni.<br />
I prezzi s’impennarono e <strong>il</strong> costo degli stivali di gomma, per esempio, crebbe a dismisura,<br />
così pure quello della legna. Le famiglie che ne avevano una riserva se la tenevano stretta, mentre<br />
chi ne aveva da vendere triplicava i prezzi.<br />
I lavoratori, salvo gli impiegati, erano tutti disoccupati, <strong>in</strong> casa non entrava più nulla e le<br />
scorte f<strong>in</strong>ivano subito.<br />
Ricordo di essere rimasto anch’io senza legna, perché avevo pensato come tanti altri che<br />
con la Candelora dal freddo saremmo stati fuori, <strong>in</strong>vece <strong>il</strong> tempo non era affatto d’accordo con <strong>il</strong><br />
proverbio, facendo l’esatto contrario.<br />
68
La nevicata del 1956<br />
La speranza che non muore<br />
Le mie figlie sentivano freddo e dato che le scuole erano chiuse, restavano sotto le coperte<br />
assieme alla mamma f<strong>in</strong>o a tardi.<br />
Il problema della mancanza di legna da ardere fu risolto dalla solidarietà dei compagni Luigi<br />
Aleandri, Antonio Ilardi e Mattia Cerasi, che con un trattore mi portarono oltre venti qu<strong>in</strong>tali<br />
di buona legna, tutta d’ulivo.<br />
Agnese lanciò un grido di liberazione nel vedere tutta quella buona legna, e nel constatare<br />
la solidarietà dei compagni che si sacrificarono non poco per andarla a caricare e a scaricare.<br />
C’era una situazione sociale preoccupante, per cui decidemmo come partito di lanciare una<br />
clamorosa <strong>in</strong>iziativa.<br />
Interpellammo compagni e semplici cittad<strong>in</strong>i, per lo più disoccupati e com<strong>in</strong>ciammo a<br />
ripulire le strade del paese. Facemmo cioè una specie di “sciopero alla rovescia”, <strong>in</strong> modo da permettere<br />
ai cittad<strong>in</strong>i di percorrere le pericolose viuzze cittad<strong>in</strong>e con più fac<strong>il</strong>ità.<br />
Le autorità comunali ci fecero sapere che nessuno ci aveva autorizzato, e che saremmo andati<br />
<strong>in</strong>contro ad un reato. Ma l’eventualità non ci spaventò m<strong>in</strong>imamente ed <strong>in</strong>iziammo l’opera<br />
di rimozione del ghiaccio e della neve. Se poi ci fosse stato qualche contributo dalla Prov<strong>in</strong>cia o<br />
dalla Prefettura sarebbe stato ben gradito, altrimenti ancora una volta saremmo stati noi poveracci<br />
a fare quello che avrebbero dovuto fare l’amm<strong>in</strong>istrazione comunale e la prefettura.<br />
69
I pacchi della Prefettura<br />
Capitolo 2<br />
La Prefettura <strong>in</strong> effetti <strong>in</strong>tervenne.<br />
A Palestr<strong>in</strong>a giunsero cent<strong>in</strong>aia di pacchi da distribuire alla popolazione disagiata, ma noi,<br />
che avevamo lavorato alla rimozione della neve, fummo esclusi dalla distribuzione, proprio perché<br />
avevamo <strong>in</strong>trapreso l’<strong>in</strong>iziativa senza esserci prima accordati con <strong>il</strong> potere locale.<br />
A questo proposito debbo dire che ci furono, tra i democristiani, anche dirigenti che non<br />
condivisero la nostra esclusione, né l’accaparramento che era stato fatto degli aiuti da parte delle<br />
associazioni collaterali della D.C., né tanto meno l’occultamento di parte della merce <strong>in</strong> previsione<br />
di un uso nelle elezioni amm<strong>in</strong>istrative che si sarebbero svolte di lí a poco tempo.<br />
Sul fatto <strong>in</strong>tervenne Guido Cianfriglia, locale segretario della DC ed assessore comunale, <strong>il</strong><br />
quale volle richiamare i suoi cercando di far loro capire che queste cose non si fanno se si è cristiani.<br />
Ma <strong>il</strong> suo richiamo non ebbe molti consensi.<br />
In ogni caso alla f<strong>in</strong>e riuscimmo, grazie a questa presa di posizione, ad ottenere alcuni<br />
pacchi viveri che mettemmo <strong>in</strong>sieme, distribuendo <strong>in</strong> parti uguali <strong>il</strong> contenuto a quanti avevano<br />
preso parte alla spalatura della neve.<br />
L’<strong>in</strong>iziativa creò un forte consenso e r<strong>in</strong>saldò <strong>il</strong> nuovo gruppo dirigente della nostra sezione.<br />
Il dado ormai era tratto ed <strong>il</strong> nostro partito era tornato ad essere ben saldo e presente anche<br />
a Palestr<strong>in</strong>a.<br />
1956. Campagna elettorale amm<strong>in</strong>istrativa<br />
Aprimmo la campagna elettorale amm<strong>in</strong>istrativa per <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo del Consiglio prov<strong>in</strong>ciale e<br />
del Consiglio comunale con una riunione presso la sede provvisoria del partito, <strong>in</strong> Piazza Garibaldi.<br />
Un piccolo locale di proprietà di Nazzareno Cerasi, mio compaesano di Pisoniano, che come<br />
abbiamo visto da tempo si era stab<strong>il</strong>ito a Palestr<strong>in</strong>a.<br />
A presiedere la riunione vennero Antonio Buongiorno, <strong>il</strong> segretario di zona Giuseppe Sirri<br />
e <strong>il</strong> candidato alla prov<strong>in</strong>cia, Ubaldo Moronesi del PSI. Moronesi era uno dei segretari della Camera<br />
del Lavoro di Roma e prov<strong>in</strong>cia.<br />
Il candidato della DC era Pietro Giovann<strong>in</strong>i con <strong>il</strong> quale <strong>in</strong>sieme a Moronesi, anche se<br />
i tempi non erano maturi per <strong>il</strong> dialogo, riuscimmo a non far degenerare i toni della battaglia<br />
elettorale. Entrambi i candidati furono eletti. Giovann<strong>in</strong>i tra i primi, mentre <strong>il</strong> nostro Moronesi<br />
con i resti.<br />
La legge elettorale prevedeva, <strong>in</strong>fatti, l’elezione di trenta consiglieri nei collegi con percentuale<br />
più alta, mentre altri qu<strong>in</strong>dici venivano eletti con i resti.<br />
Ricordo benissimo l’abbraccio tra Moronesi e Giovann<strong>in</strong>i. Un bel gesto, che non mancò<br />
tuttavia di essere criticato dagli amanti dello scontro permanente.<br />
70
La Giunta si <strong>in</strong>dispettisce<br />
La speranza che non muore<br />
Un pomeriggio, durante questa campagna elettorale la giunta comunale andò <strong>in</strong> bestia.<br />
Fu quando decidemmo di copiare le liste elettorali con regolare autorizzazione presso la<br />
sede comunale di Palazzo Verzetti.<br />
Portai a Palestr<strong>in</strong>a 8 ragazze dell’UDI e di Noi Donne, tutte munite di macch<strong>in</strong>a da scrivere,<br />
per le operazioni di copiatura dei nom<strong>in</strong>ativi degli iscritti alle liste degli 8 seggi elettorali della città.<br />
Si misero all’opera e nella sala cons<strong>il</strong>iare, adiacente alla stanza <strong>in</strong> cui stavamo effettuando la<br />
copiatura, rimbombava veloce <strong>il</strong> ticchettio.<br />
A metà dell’opera giunse <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco C<strong>in</strong>golani, che entrando <strong>in</strong> comune e vedendo quanto<br />
stava succedendo, chiese se per favore potevamo copiare le liste a mano, dato che quelle macch<strong>in</strong>e<br />
<strong>in</strong>fernali disturbavano la riunione di giunta.<br />
Operazione impossib<strong>il</strong>e quella della copiatura a mano, per cui dovemmo desistere.<br />
Allora prendemmo le macch<strong>in</strong>e da scrivere con mezze sezioni copiate e togliemmo <strong>il</strong> disturbo.<br />
Altro non si poteva fare!<br />
Senza pensarci due volte andammo a cena dalla sora Palmira, a Piazza Garibaldi.<br />
La visita di Giovanni Gronchi<br />
Il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi venne ad <strong>in</strong>augurare <strong>il</strong> Museo Archeologico<br />
Prenest<strong>in</strong>o ed <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco C<strong>in</strong>golani, approfittando dell’occasione, volle chiedergli se non fosse<br />
<strong>il</strong> caso di rivolgere alcune parole alla popolazione.<br />
Gronchi guardandola <strong>in</strong> viso le rispose, però, che <strong>il</strong> Presidente della Repubblica, <strong>in</strong> campagna<br />
elettorale non parlava.<br />
A noi fece molto piacere sentire <strong>il</strong> Presidente esprimersi <strong>in</strong> questo modo.<br />
A Palestr<strong>in</strong>a, dove l’<strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> campagna elettorale della Chiesa era ass<strong>il</strong>lante e quotidiano,<br />
c’era davvero bisogno di una affermazione del genere.<br />
DC. Eletti alle Comunali 1956: Guidi C<strong>in</strong>golani A. Maria, Cianfruglia Guido,<br />
Sbardella Angelo, Bernard<strong>in</strong>i Giuseppe, Fatello Luigi, Gigli Cervi Giuseppe, Leggeri Luigi,<br />
Tagliaferro Giuseppe, Lulli Francesco, Fornari Giulivo, Fusano Virg<strong>il</strong>io, De Paolis Francesco,<br />
Proietti Demetrio, Puliti Luigi, Cleri Giovanni, P<strong>in</strong>ci Giorgio.<br />
M<strong>in</strong>oranza (Vanga e Stella). Eletti: Leporatti Mario, Bernassola Giuseppe, Lulli Umberto,<br />
Sbardella Francesco.<br />
La prima festa de l’Unità a Palestr<strong>in</strong>a<br />
Per rafforzare <strong>il</strong> partito e per contrastare l’enorme <strong>in</strong>fluenza democristiana tra la popolazione<br />
decidemmo di organizzare la festa de l’Unità, la prima di una lunghissima serie.<br />
Era una scommessa.<br />
Quasi unanimi, <strong>in</strong>fatti, erano la riserve e le preoccupazioni relative alla riuscita di una simi-<br />
71
Capitolo 2<br />
1956. Festa de L’Unità. Edoardo Perna, Presidente dell’Amm<strong>in</strong>istrazione prov<strong>in</strong>ciale di Roma. Al centro L’A. con alla destra Ubaldo Moronesi,<br />
Assessore prov<strong>in</strong>ciale<br />
le <strong>in</strong>iziativa. Erano d’accordo i fratelli Lucio ed Ignazio Lena, Francesco Sbardella, Mattia Cerasi,<br />
P<strong>in</strong>ci Agapito, Mario Lulli e Calcagna Ettore, mentre altri compagni avevano forti dubbi.<br />
Il comune, con nostra meraviglia concesse <strong>il</strong> parco Matteotti, lungo Viale della Vittoria,<br />
come da noi richiesto.<br />
Un assessore per l’occasione disse: - ma sì, diamogli <strong>il</strong> giard<strong>in</strong>o, tanto <strong>il</strong> piscianello (<strong>il</strong> sottoscritto,<br />
orig<strong>in</strong>ario di Pisoniano) non andrà lontano, e i compagni non potranno dire che abbiamo<br />
loro negato <strong>il</strong> suolo pubblico.<br />
La partecipazione andò oltre ogni più rosea speranza. Per la prima volta, sia pure sotto<br />
l’egida di una festa di partito, tanti cittad<strong>in</strong>i v<strong>in</strong>sero le loro paure e salirono nel parco a passeggiare<br />
tra le bandiere rosse, allegramente mosse da un piacevole venticello.<br />
Durante la festa fu eletta miss Vie Nuove una ragazza del popolare quartiere degli Scacciati<br />
(che allora chiamavamo “Piccola Russia”), Antonietta Veccia.<br />
Il comizio fu tenunuto dal compagno Edoardo Perna, Presidente della prov<strong>in</strong>cia di Roma.<br />
Dopo la riuscita della festa ci accorgemmo che un altro passo <strong>in</strong> avanti era stato compiuto sulla<br />
strada dell’affermazione del nostro partito.<br />
Quello che più di tutti rimase soddisfatto del successo fu <strong>il</strong> compagno Sirri segretario di<br />
zona, <strong>il</strong> quale aveva scommesso con la Federazione sul mio trasferimento.<br />
72
1956. Una folla non prevista assiste all’elezione di miss “Vie Nuove”<br />
Un fascista al targhettario<br />
La speranza che non muore<br />
Una matt<strong>in</strong>a, presso l’Ufficio targhettario di Noi Donne si presentò un tizio sulla quarant<strong>in</strong>a,<br />
comunicando al responsab<strong>il</strong>e Franco Cianci di essere stato assunto per lavorare al giornale.<br />
Nulla da eccepire. Ma qualche giorno dopo <strong>il</strong> fattor<strong>in</strong>o del giornale, un ebreo romano, ci<br />
rivelò che quel signore era stato <strong>in</strong> forza nei reparti della Repubblica di Salò, ed era cognato (ma<br />
l’<strong>in</strong>teressata non aveva con questi alcun rapporto) di una dirigente dell’UDI.<br />
Credemmo di fare cosa giusta segnalando <strong>il</strong> caso, ma non avendo avuto soddisfazione dall’apparato,<br />
ci rivolgemmo all’Ufficio quadri della Federazione, di cui era allora responsab<strong>il</strong>e un<br />
certo Di Nunzio.<br />
Per farla breve ci mancò poco che fossimo “condannati” per avere creato disturbo all’<strong>in</strong>terno<br />
dell’organizzazione.<br />
La Federazione, <strong>in</strong>fatti, liquidò <strong>il</strong> caso affermando che <strong>il</strong> soggetto era stato “recuperato” proprio<br />
<strong>in</strong> base all’amnistia di Togliatti, e che pertanto <strong>il</strong> nostro comportamento nei riguardi del nuovo<br />
arrivato doveva essere improntato al “rispetto ed all’osservanza di una m<strong>il</strong>itanza consapevole”.<br />
Proprio così! Testualmente.<br />
Gianni Rodari e Alberto Sordi<br />
Era stata convocata una riunione nazionale dei diffusori di Noi Donne.<br />
La compagna dell’UDI di Savona, che aveva collaborato a raccogliere e sp<strong>il</strong>lare <strong>il</strong> documento<br />
preparatorio alla riunione, mi chiese se avessi avuto voglia di fare un giro nella vecchia Roma<br />
assieme alle sue compagne. Non me lo feci ripetere. Ci avviammo salendo le scalette che davano<br />
73
Capitolo 2<br />
accesso al Lungotevere dei Va<strong>il</strong>ati, da Via del Conservatorio verso Ponte Sisto.<br />
Un altro gruppetto veniva dietro. In esso c’era Gianni Rodari assieme a R<strong>in</strong>aldi, direttrice<br />
de Il Pioniere. Ci recammo a prendere qualcosa al bar di Via dei Pett<strong>in</strong>ari, proprio all’angolo con<br />
Via delle Zoccolette. Era tardi ed <strong>il</strong> bar non aveva più nulla da mangiare.<br />
Non tutti erano propensi a cenare con un cappucc<strong>in</strong>o. La maggioranza voleva andare dal faciolaro,<br />
<strong>in</strong> Via dei Giubbonari. Mentre stavamo decidendo arrivò come un ciclone Alberto Sordi.<br />
Egli abitava nella stessa scala dove era la redazione di Noi Donne, al n° 36 di Via Zoccolette.<br />
Ricordo che prese qualcosa assieme ad altri, che erano con lui. Poi scappò via ricordandoci che<br />
doveva leggere un copione, che lo avrebbe fatto svoltare.<br />
Ci salutò con una risata.<br />
Poi dalla porta, mentre si allontanava, ci disse: - la risata è gratis per tutti.<br />
1956. XX° Congresso del PCUS<br />
Giunsero come una doccia fredda le rivelazioni al XX° Congresso del PCUS.<br />
Era un’altra mazzata per <strong>il</strong> PCI, che secondo alcuni non aveva fatto quanto doveva per<br />
anticipare quelle rivelazioni.<br />
Prima della relazione di Krusciev al Congresso non si era, <strong>in</strong>fatti, mai parlato ufficialmente<br />
delle deviazioni di Stal<strong>in</strong> e dei suoi uom<strong>in</strong>i.<br />
I limiti e le miserie dell’esperimento del socialismo <strong>in</strong> URSS apparivano <strong>in</strong> tutta la loro<br />
tragica realtà.<br />
Nelle nostre sezioni, <strong>in</strong>tanto, le discussioni sul XX° Congresso non f<strong>in</strong>ivano mai. Ancora<br />
una volta l’URSS era al centro di <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite polemiche e non poche erano le lacerazioni e gli abbandoni,<br />
soprattutto tra gli <strong>in</strong>tellettuali.<br />
Tra i compagni di base <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciava a farsi strada l’idea che <strong>in</strong> quel mondo mancavano gli<br />
elementi bas<strong>il</strong>ari del socialismo.<br />
Ignazio Lena per giustificare quello che stava accadendo <strong>in</strong> URSS, volle sbrigarsela ricordando<br />
che anche papa Formoso fu processato di nuovo dopo la sua morte, disseppellito e buttato<br />
nel Tevere.<br />
Lui aveva una polemica giornaliera con <strong>il</strong> clero prenest<strong>in</strong>o da sostenere e doveva <strong>in</strong> qualche<br />
modo attrezzarsi.<br />
Ottobre 1956. Rivolta ungherese<br />
Già nel mese di giugno la sommossa di Poznan, aveva preannunciato scossoni nel sistema<br />
polacco, e per tentare di sbrogliare la matassa fu chiamato <strong>il</strong> generale Gomulka, <strong>in</strong>carcerato durante<br />
le purghe stal<strong>in</strong>iane.<br />
Il 23 ottobre fu la volta del popolo ungherese.<br />
Un’altra enorme tegola cadeva sulla testa del mondo socialista.<br />
Non passava giorno senza l’arrivo di notizie nuove e preoccupanti.<br />
Convocammo una riunione del direttivo della nostra sezione, allargato al gruppo cons<strong>il</strong>ia-<br />
74
La speranza che non muore<br />
re, proprio per discutere ciò che stava avvenendo <strong>in</strong> Ungheria.<br />
Il compagno Mario Leporatti, capogruppo <strong>in</strong> consiglio comunale, prese immediatamente<br />
le distanze dal partito. Altri <strong>in</strong>tellettuali, <strong>in</strong> molte parti d’Italia, fecero la sua stessa cosa, mettendo<br />
sotto accusa anche <strong>il</strong> PCI, <strong>il</strong> quale <strong>in</strong> qualche modo cercava di giustificare i fatti con argomenti<br />
che non reggevano.<br />
Ricordo le parole molto amareggiate di Leporatti: - se non prendiamo le distanze dall’<strong>in</strong>tervento<br />
dell’URSS diventiamo complici di un regime che tutto ha fatto meno quello di essere<br />
un governo dei lavoratori.<br />
Kadar rappresentava, comunque, per noi comunisti italiani un volto nuovo. Pochi sapevano<br />
che era stato imprigionato da Stal<strong>in</strong> perché non <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>e alla politica di Mosca. Il nuovo segretario<br />
del partito ungherese ricevendo qualche piccola concessione da Mosca, riuscì <strong>in</strong> qualche<br />
modo a placare la situazione.<br />
1956. VIII° Congresso PCI<br />
Il marciapiede del teatro Adriano era affollato di compagni. Tutti cercavano di entrare rimediando<br />
qualche <strong>in</strong>vito dai compagni della Federazione romana. C’era moltissima gente. Il bar<br />
era pieno di delegati che andavano e venivano.<br />
Rimasi un poch<strong>in</strong>o <strong>in</strong>credulo nel sentire <strong>il</strong> capo della delegazione di Napoli Salvatore Cacciapuoti<br />
affermare che Togliatti voleva un partito che calzasse alla società italiana, che ne rispettasse<br />
la storia e le tradizioni, ma che nello stesso tempo fosse anche all’altezza del governo del<br />
paese.<br />
1957. Si unificano le due zone a sud di Roma<br />
C’erano grosse sp<strong>in</strong>te, nel partito, per unificare la zona di Genazzano con quella di Colleferro.<br />
Per dare più forza al grosso centro operaio ai piedi dei Monti Lep<strong>in</strong>i.<br />
In ogni caso <strong>il</strong> gruppo dirigente che sarebbe scaturito dall’unificazione avrebbe dovuto rappresentare<br />
le due anime nella nuova zona, quella prevalentemente operaia di Colleferro e quella<br />
prevalentemente contad<strong>in</strong>a dei comuni dei Monti Prenest<strong>in</strong>i.<br />
Due entità che - era la mia op<strong>in</strong>ione - sembravano <strong>in</strong>conc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>i tra loro.<br />
Ma la scelta fu compita e fu fatto uscire anche un mens<strong>il</strong>e <strong>in</strong>titolato La svolta, che ebbe un<br />
discreto successo.<br />
Dopo qualche anno però fummo costretti a separare nuovamente l’area, poiché le due<br />
realtà mal si conc<strong>il</strong>iavano e non permettevano di sv<strong>il</strong>uppare una efficace battaglia politica di opposizione.<br />
Avevo avuto ragione. Purtroppo avevamo perso del tempo prezioso e molti collegamenti<br />
erano venuti meno.<br />
75
Capitolo 2<br />
Settembre 1957. Comizio del Sen. Umberto Terrac<strong>in</strong>i alla 2° Festa de l’Unità a Palestr<strong>in</strong>a presso <strong>il</strong> locale Campo sportivo<br />
76
La speranza che non muore<br />
77
Capitolo 2<br />
La Federazione romana. Un grande piccolo mondo<br />
La Federazione romana <strong>in</strong> quel periodo aveva sede <strong>in</strong> Piazza S. Andrea della Valle. Ed era<br />
luogo di esperienze straord<strong>in</strong>arie, di <strong>in</strong>contri ed anche di scontri politici di altissimo livello. Circolava<br />
nel partito romano un’umanità <strong>in</strong>credib<strong>il</strong>mente varia, ed era possib<strong>il</strong>e ascoltare ed entrare<br />
<strong>in</strong> relazione con i personaggi più strani ed anche simpatici. Tutti però caratterizzati da profonda<br />
umanità.<br />
Con piacere ricordo, per es., tra i tanti, <strong>il</strong> compagno Gigetto, addetto al central<strong>in</strong>o.<br />
Diceva sempre di essere <strong>il</strong> gran timoniere della Federazione. Era piccolo di statura e di una<br />
simpatia straord<strong>in</strong>aria.<br />
Giocava tutto <strong>il</strong> giorno con <strong>il</strong> telefono, sempre allegro. L’esatto contrario di tanti musi<br />
pensosi, che giravano all’<strong>in</strong>terno della Federazione.<br />
Quando mi fermavo a mangiare alla mensa, mi faceva passare tutti i pensieri che avevo <strong>in</strong><br />
testa. Mi apostrofava dicendomi: - quando possiamo v<strong>in</strong>cere a Palestr<strong>in</strong>a, se a dirigere <strong>il</strong> partito<br />
ci sta uno di Pisoniano?<br />
Poi veniva a salutarmi prima di andarsi a fumare la solita sigaretta, <strong>in</strong> una delle f<strong>in</strong>estre che<br />
davano sulla piazza omonima, dato che già allora nella mensa non era permesso fumare.<br />
Segretario della federazione era Aldo Natoli, un medico, sostituito poi da Otello Nannuzzi,<br />
tipografo. In seguito la Federazione fu trasferita <strong>in</strong> via dei Frentani, nei pressi dell’Università, dove<br />
rimase per moltissimi anni.<br />
1957. Seconda festa de l’Unità<br />
I primi giorni di settembre fu allestita a San Rocco, presso <strong>il</strong> campo sportivo, allora fiancheggiato<br />
da grossi platani, la seconda festa de l’Unità.<br />
Il comune, per rappresaglia, aveva rifiutato <strong>il</strong> parco Matteotti, dove la festa era stata tenuta<br />
con successo l’anno precedente, concedendoci <strong>il</strong> campo sportivo, dove tutto doveva essere costruito.<br />
Avremmo dovuto affrontare, qu<strong>in</strong>di, molte spese <strong>in</strong> più.<br />
Il miracolo dell’allestimento a spese contenute fu realizzato da contad<strong>in</strong>i, operai ed<strong>il</strong>i, artigiani,<br />
e da <strong>in</strong>tellettuali come Marcello Salvatori, che disegnò i pannelli raffiguranti i problemi del<br />
mondo contad<strong>in</strong>o e della città.<br />
Bastò annunciare <strong>in</strong> tutta la zona che a tenere <strong>il</strong> comizio sarebbe venuto <strong>il</strong> compagno Umberto<br />
Terrac<strong>in</strong>i, ex Presidente della Costituente, che tutte le sezioni della zona si mob<strong>il</strong>itarono.<br />
Mons. Pietro Severi, vescovo diocesano, la domenica matt<strong>in</strong>a scomunicò con un volant<strong>in</strong>o,<br />
chiunque si fosse recato alla festa.<br />
Ma l’<strong>in</strong>iziativa fu nuovamente un successo.<br />
Fu forse proprio a causa di questo r<strong>in</strong>novato successo, che la Giunta Comunale si affrettò a<br />
deliberare <strong>il</strong> divieto ad occupare <strong>il</strong> suolo pubblico per manifestazioni politiche e culturali.<br />
I nostri bravi democristiani, <strong>in</strong>somma, ce la mettevano tutta per ostacolare <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o<br />
della nostra sezione.<br />
78
La speranza che non muore<br />
Novembre 1957. Muore Giuseppe Di Vittorio<br />
Il cafone di Cerignola, Giuseppe Di Vittorio, segretario della CGIL e dei lavoratori di tutto<br />
<strong>il</strong> mondo (FSM) era morto. Una f<strong>il</strong>a <strong>in</strong>term<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>e di cittad<strong>in</strong>i e lavoratori occupava <strong>il</strong> marciapiede<br />
di Corso Italia, davanti la sede nazionale della CGIL.<br />
Al funerale sf<strong>il</strong>arono cent<strong>in</strong>aia di corone portate da operai. Una folla immensa, che non<br />
avevo mai visto. Mi sembrò che tutta l’Italia fosse organizzata nella CGIL.<br />
1958. Rapporti politici e m<strong>il</strong>itanza a Palestr<strong>in</strong>a…<br />
A Palestr<strong>in</strong>a ormai avevo stretto rapporti con tutte le forze di s<strong>in</strong>istra, <strong>in</strong> particolare con alcuni<br />
compagni socialisti, apprezzandone <strong>il</strong> comportamento unitario. Tra essi ricordo Carlo Sbardella,<br />
macellaio, Giovanni Arena, Mario Fernandez, Valent<strong>in</strong>o Dirri ed <strong>il</strong> fratello Pepp<strong>in</strong>o.<br />
Ci vedevamo presso la trattoria <strong>in</strong> Piazza Garibaldi. Colui che <strong>in</strong> quel periodo mi dette<br />
più sostegno, fu Carlo Sbardella, pronto per ogni evenienza e che trovavo nella sua macelleria <strong>in</strong><br />
Piazza Reg<strong>in</strong>a Margherita.<br />
… e a Castel San Pietro<br />
Castel S.Pietro. All’<strong>in</strong>augurazione della sezione nel piccolo comune montano che dom<strong>in</strong>a<br />
Palestr<strong>in</strong>a ci fu l’<strong>in</strong>tervento di Giovanni Ranalli, che <strong>in</strong> quel periodo si occupava dell’organizzazione<br />
della prov<strong>in</strong>cia.<br />
A dirigere la nuova sezione furono chiamati i compagni Ricolli Fernando con l’<strong>in</strong>carico di<br />
segretario, Mario Fiorent<strong>in</strong>i, Riccardo Stecca, <strong>Paolo</strong> Fiasco e Gallieno Ferracci.<br />
La sezione si trovava proprio nella piazzetta, sulla s<strong>in</strong>istra, davanti al tabaccaio. Riccardo<br />
Stecca era attivissimo nella diffusione de l’Unità, e raggiungeva <strong>il</strong> numero davvero straord<strong>in</strong>ario<br />
delle venti copie domenicali.<br />
Poi, <strong>il</strong> nostro compagno che era sicuramente tra i più attivi, dovette emigrare <strong>in</strong> Olanda,<br />
ma restò sempre <strong>in</strong> contatto con noi. E quando tornò, dopo qualche anno, riprese <strong>il</strong> suo posto<br />
nell’attività politica.<br />
A Castel San Pietro Romano commettemmo anche un grosso errore. Fu quello di <strong>in</strong>serire<br />
nella lista per le elezioni comunali, Felice Franciosi, grosso proprietario di pascoli montani ed ex<br />
partigiano.<br />
Non valutammo, <strong>in</strong>fatti, con la necessaria attenzione <strong>il</strong> fatto che i pastori della zona erano<br />
<strong>in</strong> perenne conflitto con questo ricco proprietario, e pertanto essi gli fecero mancare <strong>il</strong> loro voto,<br />
che venne dirottato verso <strong>il</strong> candidato concorrente.<br />
Fu uno smacco per <strong>il</strong> nostro partito, che perse molti voti alle amm<strong>in</strong>istrative, mentre andò<br />
bene alle politiche.<br />
79
Programma e candidati per <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo del Consorzio strade vic<strong>in</strong>ali<br />
Consorzio strade vic<strong>in</strong>ali<br />
Capitolo 2<br />
Una domenica matt<strong>in</strong>a fu convocata presso <strong>il</strong> c<strong>in</strong>ema Pierluigi l’assemblea degli utenti del<br />
Consorzio strade vic<strong>in</strong>ali, importante centro di potere democristiano. Con sorpresa notammo<br />
che gli utenti di orientamento democristiano non erano presenti numerosi come al solito, al contrario<br />
di quelli di s<strong>in</strong>istra, che si trovarono <strong>in</strong>aspettatamente ad avere la maggioranza.<br />
E l’assemblea degli utenti - fatto storico per Palestr<strong>in</strong>a - elesse come presidente <strong>il</strong> compagno<br />
Luigi Bellomo, socialista e dipendente dell’Amm<strong>in</strong>istrazione prov<strong>in</strong>ciale.<br />
Il risultato suscitò rabbia e sconcerto nella DC, che non si sarebbe mai aspettata di scricchiolare<br />
così clamorosamente proprio tra i contad<strong>in</strong>i, categoria nella quale aveva, mediante la<br />
Coldiretti, una presenza granitica e fortemente organizzata.<br />
Per togliere la “malerba rossa”, come si diceva, dalla Presidenza del Consorzio, la D.C. le<br />
tentò tutte. Alla f<strong>in</strong>e fu nom<strong>in</strong>ato commissario dell’Ente <strong>il</strong> geometra Costant<strong>in</strong>i, uomo di provata<br />
fede democristiana.<br />
80
Comizio di Gian Carlo Pajetta al c<strong>in</strong>ema Pierluigi<br />
La speranza che non muore<br />
1959. Giancarlo Pajetta e la C<strong>in</strong>golani<br />
Organizzammo presso <strong>il</strong> c<strong>in</strong>ema Pierluigi una manifestazione per la pace, con la partecipazione<br />
di Gian Carlo Paletta, <strong>in</strong> occasione dello sbarco degli <strong>in</strong>glesi <strong>in</strong> Libano.<br />
Era passata l’ora prevista per l’<strong>in</strong>izio della manifestazione, e Pajetta non si vedeva.<br />
Già tra i presenti si rumoreggiava sostenendo che non sarebbe venuto, ma dopo un po’ <strong>il</strong><br />
nostro compagno arrivò <strong>in</strong> Piazza della Liberazione.<br />
Ad attenderlo, senza che noi sapessimo nulla, c’era <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco Angela Maria C<strong>in</strong>golani,<br />
accompagnata da alcuni suoi collaboratori.<br />
Per la verità rimasi anch’io un poco <strong>in</strong>terdetto dell’<strong>in</strong>contro che avvenne del tutto fuori<br />
programma a due passi dalla sala del c<strong>in</strong>ema.<br />
Vidi che i due politici si abbracciarono dicendosi qualcosa, davanti a dec<strong>in</strong>e di persone<br />
che sostavano davanti al bar Cecconi. Non riuscii a capire nemmeno una parola del colloquio del<br />
nostro compagno con l’on. C<strong>in</strong>golani. Lasciai per qualche m<strong>in</strong>uto che term<strong>in</strong>assero i saluti, ma<br />
81
Capitolo 2<br />
La sala del c<strong>in</strong>ema Pierluigi gremita di cittad<strong>in</strong>i che ascoltano Gian Carlo Pajetta<br />
già tra i presenti c’era qualcuno che diceva che gli onorevoli si abbracciano tra loro.<br />
Pajetta era accompagnato da Salvatore Cacciapuoti e da Mario Mammucari, oltre che da<br />
Giuliana Gioggi sua compagna. Fungeva da autista Romolo Riti, ex pug<strong>il</strong>e di Testaccio.<br />
La rivoluzione cubana<br />
Il primo gennaio 1959 RAI e giornali annunciarono che Fidel Castro era entrato all’Avana,<br />
mentre <strong>il</strong> corrotto dittatore Battista se ne fuggiva negli Stati Uniti.<br />
L’on. Renato Sandri della Sezione esteri del partito, mentre io dimostravo tutto l’entusiasmo<br />
per l’avvenuta conquista del potere da parte di Castro, volle farmi osservare che sarebbe stato<br />
duro resistere.<br />
“Gli americani”, disse “faranno carte false per rendergli la vita diffic<strong>il</strong>e”.<br />
Il reddito dei contad<strong>in</strong>i<br />
All’ord<strong>in</strong>e del comitato direttivo della nostra sezione stavano <strong>in</strong> prima f<strong>il</strong>a i problemi delle<br />
famiglie contad<strong>in</strong>e, soprattutto dei viticultori, poiché <strong>il</strong> prezzo del v<strong>in</strong>o era crollato.<br />
Una botte non veniva pagata nemmeno 30.000 lire.<br />
Chi guadagnava sui vignaioli erano, <strong>in</strong>vece, i v<strong>in</strong>aroli, che commerciavano <strong>il</strong> v<strong>in</strong>o a Roma,<br />
mentre i contad<strong>in</strong>i non riuscivano a recuperare nemmeno le spese, e se poi veniva la grand<strong>in</strong>e<br />
erano guai seri.<br />
82
La speranza che non muore<br />
Alcuni contad<strong>in</strong>i aprivano la fraschetta per vendere <strong>il</strong> proprio v<strong>in</strong>o ad un prezzo più ragionevole,<br />
ma occorreva tenere impegnata una persona per almeno un paio di mesi, e non tutti<br />
avevano questa possib<strong>il</strong>ità.<br />
L’agricoltura era ancora l’attività prevalente, e sarebbe potuta decollare se i contad<strong>in</strong>i si<br />
fossero uniti, creando forme di cooperazione avanzata, soprattutto nel settore delle culture specializzate.<br />
Un esempio <strong>in</strong> tal senso stava prendendo corpo nella frazione di Carchitti, dove l’<strong>in</strong>troduzione<br />
della cultura delle nocciole divenne un forte volano per la modificazione economica e<br />
sociale di quell’antico v<strong>il</strong>laggio di capannari provenienti da Capranica Prenest<strong>in</strong>a.<br />
Non si può non ricordare, <strong>in</strong> questa trasformazione agraria, <strong>il</strong> ruolo davvero importante di<br />
Augusto Sav<strong>in</strong>a (l’avocato), un capo popolo, esponente del nostro partito, che da sempre aveva<br />
saputo <strong>in</strong>dirizzare con passione la comunità locale sulla strada dell’emancipazione sociale.<br />
1960. Il governo Tambroni<br />
Il tentativo del MSI, sostenuto dal governo Tambroni, di tenere <strong>il</strong> congresso nazionale a<br />
Genova provocò lo sdegno e la rabbia dei genovesi.<br />
I fascisti furono costretti a fuggire dalla città decorata alla Resistenza dalla reazione popolare.<br />
Vi furono giorni di reazione e dure lotte <strong>in</strong> tutta Italia.<br />
A Porta S. <strong>Paolo</strong>, a Roma, si svolse una delle manifestazioni più grandi.<br />
Nella Federazione romana del PCI <strong>il</strong> segretario <strong>Paolo</strong> Bufal<strong>in</strong>i riunì l’attivo <strong>il</strong> 24 luglio e<br />
spiegò, con preoccupazione ma anche con serenità, che era stata <strong>in</strong>detta una manifestazione contro<br />
<strong>il</strong> governo Tambroni, nato con l’appoggio dei voti del MSI.<br />
La manifestazione era stata proibita dal governo, ma come risposta i gruppi parlamentari<br />
socialista e comunista di Camera e Senato avevano deciso di sf<strong>il</strong>are alla testa del corteo.<br />
Viale Avent<strong>in</strong>o era pieno di manifestanti già dalle prime ore del pomeriggio. Alla testa del<br />
corteo c’erano i compagni Ingrao, Fabbri, Don<strong>in</strong>i, Lizzadri, Natoli, Cianca, Mammucari e Nannuzi,<br />
ed altri, mescolati tra la folla che avanzava verso gli sbarramenti della polizia.<br />
Il corteo procedeva molto lentamente e guard<strong>in</strong>go verso la polizia, ma appena giunse davanti<br />
al cordone dei carab<strong>in</strong>ieri a cavallo, si scatenò <strong>il</strong> f<strong>in</strong>imondo tra le grida dei cavalieri. Gli<br />
zoccoli dei cavalli facevano sc<strong>in</strong>t<strong>il</strong>le a contatto con i sampietr<strong>in</strong>i.<br />
I cavalli si scatenarono all’attacco come stessero girando una scena della battaglia di Pastrengo.<br />
Erano lanciati <strong>in</strong>vece contro uom<strong>in</strong>i e donne che avevano, con la Resistenza, ridato<br />
dignità al paese distrutto dalla guerra fascista.<br />
La carica non ottenne nessun effetto.<br />
Anzi per non cadere sul selciato cavalli e cavalieri, a contatto con l’olio fuoriuscito come per<br />
<strong>in</strong>canto dal distributore vic<strong>in</strong>o, furono costretti ad <strong>in</strong>dietreggiare.<br />
La battaglia durò f<strong>in</strong>o a tarda sera.<br />
Mi trovavo assieme ai compagni della sezione Testaccio, proprio a fianco della piramide<br />
Cestia e raggiunsi, per non essere travolto, la strad<strong>in</strong>a che va verso <strong>il</strong> cimitero degli <strong>in</strong>glesi.<br />
Tambroni fu sconfitto.<br />
Aveva fatti già troppi danni <strong>in</strong> campo democratico.<br />
83
Capitolo 2<br />
Ci furono anche morti tra i manifestanti. C<strong>in</strong>que nella città di Reggio Em<strong>il</strong>ia, anche Palermo<br />
ebbe <strong>il</strong> suo. Alla f<strong>in</strong>e Tambroni e <strong>il</strong> suo governo furono messi alle strette dalla stessa DC. Il<br />
capo del governo si dimise e lasciò <strong>il</strong> posto a Fanfani, <strong>il</strong> quale formò un monocolore con l’astensione<br />
dei socialisti.<br />
1960. Elezioni amm<strong>in</strong>istrative<br />
Era ancora <strong>in</strong> vigore la legge maggioritaria, non avendo raggiunto Palestr<strong>in</strong>a i diecim<strong>il</strong>a<br />
abitanti.<br />
Per rafforzare la m<strong>in</strong>oranza chiesi a Mario Mammucari di candidarsi.<br />
Egli accettò, sia perché aveva avuto come balia una donna di Palestr<strong>in</strong>a, la mamma di<br />
Giovanni Arena, sia perchè agli <strong>in</strong>izi del secolo Cesira Fiori, sua madre adottiva, aveva <strong>in</strong>segnato<br />
a Carchitti.<br />
Mario aveva, qu<strong>in</strong>di, legami di tipo sentimentale, oltre che politici, con Palestr<strong>in</strong>a.<br />
I democristiani, escluso Luigi Petrelli, vista la candidatura del senatore, si mob<strong>il</strong>itarono<br />
per giocare un brutto tiro al PCI, e decisero di scegliersi anche la m<strong>in</strong>oranza, avendo una grossa<br />
disponib<strong>il</strong>ità di voti.<br />
Il sistema lo consentiva ed <strong>in</strong> questo modo speravano di liberarsi della presenza di un uomo<br />
politico del quale avvertivano <strong>il</strong> peso.<br />
Tre dei quattro prescelti nella nostra lista furono <strong>in</strong> effetti eletti, per l’apporto dei voti <strong>in</strong>dividuali<br />
che provenivano dagli elettori democristiani. Non riuscirono però a stroncare <strong>il</strong> senatore,<br />
perché noi lo avevamo messo al sicuro, con un’<strong>in</strong>versa operazione, cioè cancellando e facendo<br />
cancellare i nostri nomi.<br />
Risultarono eletti per la m<strong>in</strong>oranza Mario Mammucari, Tagliacozzo Giuseppe, Sabelli Augusto<br />
di Carchitti e Antonio Ilardi (Antonio de Giuditta).<br />
1960. Elezioni Amm<strong>in</strong>istrative comunali<br />
Democrazia Cristiana Voti<br />
C<strong>in</strong>golani Guidi Angela Maria 3110<br />
Buratti Domenico 2985<br />
Giacometti Sisto 3024<br />
Tomassi Enrico 3009<br />
Fornari Giulio 3023<br />
Pera Settimio 2947<br />
Bernard<strong>in</strong>i Giovanni 2945<br />
Cuglia Candido 2944<br />
Fatello Luigi 2923<br />
Libianchi Edmondo 2920<br />
Tagliaferro Giuseppe 2909<br />
Chiapparelli Scipione 2893<br />
84
La speranza che non muore<br />
Palazz<strong>in</strong>o Gennaro 2893<br />
Puliti Luigi 2888<br />
De Prosperis Luigi 2799<br />
Petrelli Luigi 2797<br />
Eletti per la M<strong>in</strong>oranza<br />
Mammucari Mario 1360<br />
Sabelli Augusto 1309<br />
Ilardi Antonio 1309<br />
Tagliacozzo Giuseppe 1306<br />
Voti di Lista:<br />
Lista N° 1 falce martello e stella PCI 1224<br />
Lista N° 2 scudo crociato DC 2541<br />
Lista N° 3 Falce e martello <strong>libro</strong> PSI 662<br />
1961. L’assass<strong>in</strong>io di Lumumba<br />
A febbraio Patricie Lumumba, Presidente della Repubblica democratica del Congo viene<br />
barbaramente assass<strong>in</strong>ato da sicari prezzolati, sempre presenti ovunque si muove qualcosa che<br />
possa <strong>in</strong>fastidire coloro che detengono le leve del potere economico. Uom<strong>in</strong>i senza scrupoli, <strong>in</strong>fatti,<br />
al servizio del potere possono permettersi di assass<strong>in</strong>are chiunque.<br />
La notizia fece tremare le vene a quel mondo che sperava nella liberazione delle <strong>in</strong>numerevoli<br />
masse di diseredati.<br />
Nella sezione ci fu una riunione, al term<strong>in</strong>e della quale fu preparato un ord<strong>in</strong>e del giorno<br />
che deplorava l’assass<strong>in</strong>io da mettere <strong>in</strong> votazione <strong>in</strong> Consiglio comunale.<br />
Il volo di Gagar<strong>in</strong><br />
F<strong>in</strong>almente dall’Est giungeva qualcosa di piacevole.<br />
Era una notizia che non annunciava rivolte operaie o <strong>in</strong>terventi armati, ma che impensieriva<br />
gli Stati Uniti, e non solo.<br />
Yuri Gagar<strong>in</strong> era andato nello spazio!<br />
Baia dei Porci<br />
Un tentativo di sbarco di esuli cubani organizzato <strong>in</strong> Florida tenne per giorni <strong>in</strong> apprensione<br />
<strong>il</strong> mondo. Gli esuli, secondo i piani, sarebbero dovuti sbarcare presso la Baia dei Porci, e<br />
avrebbero dovuto tentare di promuovere un’<strong>in</strong>surrezione popolare contro <strong>il</strong> potere castrista. La<br />
85
Capitolo 2<br />
missione fallì miseramente, forse anche per <strong>il</strong> venir meno dell’appoggio degli americani, che dovettero,<br />
ad ogni modo, cambiare strategia per rendere <strong>in</strong>governab<strong>il</strong>e l’isola.<br />
Azzardammo nelle nostre considerazioni che dopo lo smacco degli esuli, f<strong>in</strong>ché Fidel Castro<br />
fosse restato <strong>in</strong> vita, sarebbe stato molto diffic<strong>il</strong>e che per l’isola tornare sotto <strong>in</strong>fluenza americana.<br />
1961. Lavori per la nuova sezione<br />
Fu convocata un’assemblea per dare <strong>il</strong> via ai lavori nella nuova sede che avevamo preso <strong>in</strong><br />
affitto <strong>in</strong> Via Anicia, da Carlo Sbardella.<br />
Erano presenti i compagni Ignazio e Lucio Lena, Alberto Faccendoni (Bandiera rossa), Mar<strong>in</strong>o<br />
Stocco (Mar<strong>in</strong>accio), Mario Lulli (Maresciallo), Ettore Calcagna (Ettor<strong>in</strong>o), Luigi Scaramella,<br />
Fausto Ormei, Ottavio Fatello, Angelo Bernassola, Alberto Prioreschi, Orlando Luffarelli, Rotondi<br />
Rocco, Bottoni Francesco, Agapito P<strong>in</strong>ci (Corese), Ormei Mario, Mario Fiorent<strong>in</strong>i (Rappaione),<br />
Tagliacozzo Giuseppe (Focarolo), Luigi Aleandri (Secchione), Francesco Sbardella (Furgenzo), Mario<br />
Pelliccioni, Nazzareno Scarozza, Mattia Cerasi, Nazareno Cerasi, Antonio Ilardi, Equ<strong>il</strong>io Cost<strong>in</strong>i,<br />
Luigi Petrucc<strong>in</strong>i, Ercole Sebastianelli (Lo brutto), Augusto Lugaresi, Luigi C<strong>il</strong>ia, ed altri.<br />
Si lavorava tutte le sere comprese le domeniche. I lavori durarono alcuni mesi f<strong>in</strong>ché non<br />
giunse la notte di capodanno, quando br<strong>in</strong>dammo nel locale quasi al term<strong>in</strong>e dei lavori.<br />
L’<strong>in</strong>augurazione fu decisa per <strong>il</strong> 21 gennaio, anniversario della fondazione del PCI.<br />
Carlo Sbardella, per le opere da noi effettuate nei locali, presso i quali era ospitata una<br />
vecchia palestra di pug<strong>il</strong>ato, volle ricompensarci con due anni di sconto del fitto, dopo di che<br />
avremmo pagato 9.000 lire al mese.<br />
1962. Inaugurazione della nuova sede<br />
Il 21 gennaio 1962, come previsto, la nuova sede fu <strong>in</strong>augurata.<br />
Per l’occasione venne dalla Federazione romana <strong>il</strong> compagno Claudio Verd<strong>in</strong>i, della segreteria.<br />
Erano presenti Mario Mammucari, Angiolo Marroni e Rossana Sallusti.<br />
Era presente anche un nutrito gruppo di giovani che si avvic<strong>in</strong>avano allora alla politica, tra<br />
cui Angelo Cedrolo, Carlo Sbardella e Scarozza Nazzareno.<br />
Nella sezione era stato allestito, <strong>in</strong>oltre, un bar di tutto rispetto.<br />
Il compagno Pugliese di Colleferro ci aveva conv<strong>in</strong>to che sarebbe stato ut<strong>il</strong>issimo, anche<br />
perché lui era <strong>il</strong> “fornitore” delle attrezzature per <strong>il</strong> bar.<br />
In ogni modo nel corso dei mesi successivi potemmo riscontrare che quell’attività garantiva sì,<br />
una partecipazione superiore, ma creava frequenti momenti di frizione e confusione, specialmente<br />
quando non c’era un compagno del direttivo a vig<strong>il</strong>are. La sezione assomigliava troppo ad un’osteria.<br />
Qu<strong>in</strong>di la presenza del bar dentro la sezione fu più nociva che ut<strong>il</strong>e, per via che diffic<strong>il</strong>mente<br />
si ragiona di politica a contatto con <strong>il</strong> v<strong>in</strong>o.<br />
La nostra era diventata, comunque, la sezione più attrezzata e vivace della zona.<br />
Avevamo <strong>il</strong> telefono, <strong>il</strong> ciclost<strong>il</strong>e per matrici elettroniche, una macch<strong>in</strong>a da scrivere: <strong>in</strong> una<br />
parola eravamo entusiasti di quanto eravamo riusciti a fare <strong>in</strong> pochi anni. Questa era anche la<br />
sezione che avevo sognato e sperato di realizzare.<br />
86
La speranza che non muore<br />
Ricerca dell’area per la festa de l’Unità<br />
Ogni anno, a causa di quella maledetta “delibera”, che vietava a l’Unità di essere festeggiata<br />
tra la gente, era diventato per noi un <strong>in</strong>cubo trovare <strong>il</strong> luogo dove organizzare la festa.<br />
I motivi delle nostre difficoltà erano molteplici. Primo fra tutti che i proprietari di eventuali<br />
aree idonee, erano tutti di parte politica a noi contraria, e se qualcuno avesse voluto darci una<br />
mano, aveva paura delle ripercussioni che potevano giungere poi.<br />
Una mano per alcuni anni ce la diede Giovanni Manieri, proprietario del c<strong>in</strong>ema Pierluigi.<br />
Il luogo che Manieri ci metteva a disposizione non era tra i migliori, perché poco spazioso,<br />
ma stando al centro permetteva a molta gente di accedere alla festa. Poi, davanti all’area ut<strong>il</strong>izzata<br />
per la festa c’era una delle piazze pr<strong>in</strong>cipali di Palestr<strong>in</strong>a.<br />
Con astuzia degna di Ulisse, riuscimmo ad ut<strong>il</strong>izzare anche quella piazza che ci era stata<br />
negata. Allestimmo, <strong>in</strong>fatti, un palco nell’area privata da dove facemmo spettacoli e comizi. La<br />
gente che stava <strong>in</strong> piazza non poteva non assistere, con grande scorno di chi ancora si ost<strong>in</strong>ava a<br />
vietarci gli spazi pubblici.<br />
Nel giard<strong>in</strong>o del c<strong>in</strong>ema allestimmo la cuc<strong>in</strong>a e nella sala proiettammo f<strong>il</strong>m sovietici. Ricordo:<br />
“L’educazione dei sentimenti” e “Biancheggia una vela”. Il comizio e l’arte varia, come ho<br />
appena detto, furono tenuti sul palco davanti ad una piazza stracolma di cittad<strong>in</strong>i.<br />
Il s<strong>in</strong>daco C<strong>in</strong>golani dovette seguire la festa da una f<strong>in</strong>estra del prospiciente albergo Stella.<br />
Papa Giovanni XXIII saluta la festa de l’Unità<br />
Un’altra festa fu realizzata nella proprietà Danti, a S. Rocco, lungo la Via Prenest<strong>in</strong>a Vecchia.<br />
Fu una festa molto partecipata, poiché lo spazio era grande, e tutto poteva essere allestito<br />
comodamente.<br />
Il sabato pomeriggio la festa era già a regime.<br />
Ma quel sabato era una giornata molto speciale, perché sarebbe passato papa Giovanni<br />
XXIII, che andava a Genazzano a visitare la madonna del Buon Consiglio, forse anche per scusarsi<br />
per come fu <strong>in</strong>giustamente ut<strong>il</strong>izzata dalla DC nel 1948.<br />
Dei poliziotti zelanti si avvic<strong>in</strong>arono e chiesero di togliere le bandiere rosse, perché avrebbero<br />
potuto disturbare <strong>il</strong> passaggio del papa. Non le togliemmo, visto che, tra l’altro, erano collocate<br />
all’<strong>in</strong>terno di una proprietà privata. Anzi, ne prendemmo di nuove, e rafforzammo <strong>il</strong> fronte,<br />
lungo la strada.<br />
Le previsioni dei cod<strong>in</strong>i furono smentite dallo stesso papa <strong>il</strong> quale passando si volse a guardare<br />
questa gente che festeggiava <strong>in</strong> tranqu<strong>il</strong>lità ed alzò la mano salutando i presenti. Forse sapeva<br />
che mons. Severi ci aveva scomunicato due volte ed allora fu particolarmente cortese.<br />
Non pochi, tra i presenti alla festa, si fecero <strong>il</strong> segno della croce.<br />
Il compagno Giovanni Berl<strong>in</strong>guer tenne <strong>il</strong> comizio di chiusura.<br />
87
Giovanni Berl<strong>in</strong>guer mentre tiene <strong>il</strong> comizio alla festa de L’Unità<br />
Capitolo 2<br />
88
La speranza che non muore<br />
Nella foto, da s<strong>in</strong>istra: Giovanni Berl<strong>in</strong>guer, Mario Mammucari, l’A. e Sergio Sacco<br />
89
Capitolo 2<br />
Fettucc<strong>in</strong>e di Palestr<strong>in</strong>a alla festa<br />
de l’Unità di V<strong>il</strong>la Glori, a Roma<br />
Tanto le nostre feste lasciavano <strong>il</strong> segno che i dirigenti della Federazione romana ci chiamarono<br />
per allestire un punto ristoro presso la coll<strong>in</strong>a di V<strong>il</strong>la Glori, <strong>in</strong> occasione del festival<br />
prov<strong>in</strong>ciale.<br />
Dovevamo garantire un qu<strong>in</strong>tale di fettucc<strong>in</strong>e. Impastare 1100 uova non era cosa da poco.<br />
Ci riuscimmo grazie alle compagne che vennero <strong>in</strong> sezione a darci una mano. Oltre 1500 furono<br />
le porzioni distribuite.<br />
Fu un successo <strong>in</strong>sperato e le fettucc<strong>in</strong>e sparirono <strong>in</strong> un batter d’occhio.<br />
In quell’occasione prezioso fu <strong>il</strong> contributo di Giulia Stellani, di Agnese De Santis, e di<br />
Giuseppa (Peppa) Rosicarelli. Presenti allo stand, <strong>in</strong>torno ai fornelli c’erano Ettor<strong>in</strong>o Calcagna e<br />
Sbardella Francesco.<br />
Alla cassa e per la distribuzione della pasta vennero i compagni della sezione Campitelli,<br />
che io conoscevo bene.<br />
Preparazione delle fettucc<strong>in</strong>e nei locali della sezione <strong>in</strong> Via Anicia<br />
90
Kruscev e i miss<strong>il</strong>i a Cuba<br />
La speranza che non muore<br />
Verso la f<strong>in</strong>e del 1962 ci fu la crisi dei miss<strong>il</strong>i sovietici a Cuba, che tenne <strong>il</strong> mondo con <strong>il</strong><br />
fiato sospeso.<br />
Lavorando <strong>in</strong> via delle Botteghe Oscure, dentro <strong>il</strong> cuore del PCI, avvertivo <strong>il</strong> clima di<br />
preoccupazione che serpeggiava tra i dirigenti del nostro partito, con i quali avevo spesso occasione<br />
di scambiare la mia op<strong>in</strong>ione.<br />
Anche nella sezione di Palestr<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> quelle drammatiche ore, si vivevano momenti di tensione.<br />
Ci si trovava nel mezzo di due blocchi ai quali sarebbe bastato un attimo per ridurre <strong>il</strong><br />
mondo <strong>in</strong> polvere.<br />
L’aggravante per noi comunisti consisteva nel fatto che sapevamo come <strong>in</strong> caso di un conflitto<br />
saremmo stati arrestati ed <strong>in</strong>ternati, poiché venivamo visti come un qu<strong>in</strong>ta colonna dell’Unione<br />
Sovietica all’<strong>in</strong>terno dello schieramento occidentale.<br />
Ma poi Krusciev e Kennedy si accordarono da bravi capi di Stato. Krusciev avrebbe smantellato<br />
i miss<strong>il</strong>i da Cuba, mentre Kennedy avrebbe impedito che altri “esuli” tentassero d’<strong>in</strong>vadere l’isola.<br />
Fu un ottimo compromesso!<br />
La pace ebbe così la sua gloriosa giornata di festa, a dispetto dei guerrafondai annidati <strong>in</strong><br />
qualsiasi crisi <strong>in</strong>ternazionale.<br />
Nel PCI <strong>in</strong> Via delle Botteghe Oscure 4<br />
Fu Giglia Tedesco, una delle responsab<strong>il</strong>i dell’UDI, a garantire <strong>il</strong> mio <strong>in</strong>gresso presso l’apparato<br />
di Via delle Botteghe Oscure, <strong>in</strong> uno dei palazzi più autorevoli della politica italiana.<br />
Avrei svolto la funzione di responsab<strong>il</strong>e dell’Ufficio postale. Un lavoro delicatissimo, ma<br />
che permetteva anche contatti con tutto <strong>il</strong> fior fiore dei compagni delle sezioni e federazioni di<br />
tutta Italia.<br />
Invito per <strong>il</strong> VI Congresso del PCI della sezione di Palestr<strong>in</strong>a.<br />
91
1963. Elezioni politiche<br />
Capitolo 2<br />
In queste elezioni <strong>il</strong> partito avanzò di un m<strong>il</strong>ione di voti.<br />
L’entusiasmo <strong>in</strong> sezione aveva raggiunto le stelle. I compagni erano conv<strong>in</strong>ti che <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciassero<br />
a maturare i tempi, e che si avvic<strong>in</strong>ava <strong>il</strong> periodo <strong>in</strong> cui avremmo potuto partecipare alla<br />
gestione del governo.<br />
Moro alla f<strong>in</strong>e dell’anno varò <strong>il</strong> primo governo di centro s<strong>in</strong>istra, <strong>in</strong>cludendo per la prima<br />
volta <strong>il</strong> PSI. In precedenza c’era stata soltanto l’astensione, da parte del partito di Nenni, al governo<br />
Fanfani.<br />
Interm<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>i furono le discussioni.<br />
Consideravamo come cedimento, da parte del PSI, <strong>il</strong> fatto di entrare nella stanza dei bottoni.<br />
I compagni avevano la conv<strong>in</strong>zione che le cose stessero cambiando, ma nello stesso tempo<br />
accusavano i socialisti di tradimento.<br />
1963. Morte del Papa Giovanni XXIII<br />
Di sicuro nella Curia romana molti tirarono un sospiro di sollievo di sollievo per non avere<br />
più nulla a che fare con questo Giovanni XXIII.<br />
Nei vertici del nostro partito si discusse molto del ruolo di Giovanni XXIII, un papa che<br />
aveva avuto l’<strong>in</strong>telligenza di “liberare” molti cattolici iscritti nei partiti della s<strong>in</strong>istra, soprattutto<br />
nel PCI, sul quale pesava una sorta d’anatema.<br />
Giovanni XXIII seppe fare meglio di altri gli <strong>in</strong>teressi della Chiesa, accattivandosi la simpatia<br />
di vaste masse popolari.<br />
Poi si sa, morto un papa, se ne fa subito un altro.<br />
L’assass<strong>in</strong>io del Presidente Kennedy<br />
Il 22 novembre J. F. Kennedy venne assass<strong>in</strong>ato, mentre visitava la città di Dallas, nello<br />
Stato del Texas.<br />
Fu un colpo mortale alla politica di distensione, che aveva nel presidente americano uno<br />
dei suoi punti di forza.<br />
Il Consiglio comunale di Palestr<strong>in</strong>a affrontò, su comune <strong>in</strong>iziativa dei gruppi cons<strong>il</strong>iari, un<br />
dibattito sull’assass<strong>in</strong>io.<br />
Con voto unanime <strong>il</strong> Consiglio volle ricordarlo <strong>in</strong>titolandogli una piazza. Una strada venne<br />
<strong>in</strong>titolata, <strong>in</strong>vece, a Giovanni XXIII. Niente per Krusciev, ma non era ancora morto! Lui era solo<br />
<strong>in</strong> agonia politica, stando alle notizie che giungevano da Mosca.<br />
92
La speranza che non muore<br />
Un piccolo aiuto alla sezione<br />
di Castel San Pietro Romano<br />
Spesso accadeva che le piccole sezioni della nostra zona restassero <strong>in</strong>dietro con <strong>il</strong> pagamento<br />
del fitto dei locali. Sezioni con pochi iscritti, di conseguenza con poche risorse.<br />
In questi casi si faceva una richiesta alla Federazione prov<strong>in</strong>ciale, e se questa diceva no, allora<br />
doveva <strong>in</strong>tervenire la sezione di Palestr<strong>in</strong>a avendo essa qualche possib<strong>il</strong>ità <strong>in</strong> più delle altre.<br />
Ricevuta di un contributo per l’affitto della Sezione di Castel San Pietro<br />
Incontro con Angiolo Marroni<br />
Incontrai Angiolo Marroni <strong>in</strong> piazza Reg<strong>in</strong>a Margherita. Era venuto <strong>in</strong> Pretura a Palestr<strong>in</strong>a<br />
per sbrigare alcune pratiche dello studio dell’avv. Marx Volpi (l’avvocato dei contad<strong>in</strong>i), presso <strong>il</strong><br />
quale aveva appena <strong>in</strong>iziato <strong>il</strong> tiroc<strong>in</strong>io.<br />
Forse lo stesso avv. Volpi gli aveva <strong>in</strong>dicato di rivolgersi a me, nel caso avesse avuto bisogno<br />
di qualche notizia.<br />
Ho ancora vivo <strong>il</strong> ricordo di quell’<strong>in</strong>contro quando, con <strong>il</strong> suo <strong>in</strong>confondib<strong>il</strong>e e marcato<br />
accento napoletano disse: - lo sai che questa cittad<strong>in</strong>a mi piace davvero? Risposi che non era <strong>in</strong><br />
vendita e che si poteva solo conquistare politicamente<br />
93
Capitolo 2<br />
Lo feci, mentre lui guardava <strong>in</strong> alto per ammirare lo scorcio del tempio <strong>in</strong> parte nascosto<br />
dalle strutture dell’ex sem<strong>in</strong>ario.<br />
Parlando ad alta voce esclamò: - fossi amm<strong>in</strong>istratore di questa città butterei giù l’ultimo<br />
piano, garantendo a chiunque una visione del tempio da questa piazza.<br />
Aveva appena messo i piedi a Palestr<strong>in</strong>a ed <strong>il</strong> buon Angiolo già manifestava le sue idee su<br />
Palestr<strong>in</strong>a, proponendo tanto per com<strong>in</strong>ciare una demolizione.<br />
Poco dopo Angiolo Marroni lasciò lo studio dell’avvocato Volpi per entrare a far parte a<br />
tempo pieno dell’Alleanza Contad<strong>in</strong>i, della quale divenne <strong>il</strong> massimo dirigente prov<strong>in</strong>ciale.<br />
Con <strong>il</strong> suo ed <strong>il</strong> contributo di Nando Agost<strong>in</strong>elli di Genzano, riuscirono <strong>in</strong> poco tempo, ad<br />
impiantare un’eccellente organizzazione, che divenne <strong>il</strong> fiore all’occhiello nel mondo contad<strong>in</strong>o<br />
della prov<strong>in</strong>cia di Roma.<br />
Operava con Angiolo, per la parte previdenziale, Rossana Sallustri, che garantiva <strong>il</strong> buon<br />
funzionamento dell’organizzazione con una presenza settimanale a Palestr<strong>in</strong>a, facendo un’efficace<br />
concorrenza all’attività egemone della “bonomiana”.<br />
La sede dell’Alleanza era collocata <strong>in</strong> Via Thomas Mann, e la strada si riempiva di contad<strong>in</strong>i<br />
o dei loro famigliari <strong>in</strong> attesa dell’arrivo di Rossana, per avere notizie delle loro pratiche.<br />
Per meglio garantire e sv<strong>il</strong>uppare l’attività dell’organizzazione fu <strong>in</strong>serito <strong>il</strong> compagno Sergio<br />
Veccia, che ne divenne <strong>il</strong> presidente locale. Altri membri del direttivo dell’organizzazione<br />
erano Aleandri Luigi, Ettore Calcagna, Luigi Carp<strong>in</strong>eta, Agapito Leggeri e Stazi Agapito. Questo<br />
Erm<strong>in</strong>io Chioffi segretario della locale DC risponde ad una mia richiesta<br />
94
La speranza che non muore<br />
ultimo compagno si rivelò un’ottima scelta, poiché con lui entrò nell’organizzazione anche un<br />
discreto numero di produttori di latte.<br />
Importante fu <strong>il</strong> ruolo organizzativo di Sergio Veccia, anche se spesso si doveva scontrare<br />
con <strong>il</strong> compagno Angelo Cedrolo della Camera del Lavoro, per via che quest’ultimo rivendicava<br />
l’appartenenza organizzativa dei contad<strong>in</strong>i al s<strong>in</strong>dacato braccianti, affermando che <strong>il</strong> contad<strong>in</strong>o<br />
prenest<strong>in</strong>o più che coltivatore diretto nella sostanza fosse solo un bracciante.<br />
Dopo Mario Leporatti e Mario Mammucari, chiesi ad Angiolo Marroni se voleva candidarsi<br />
al consiglio comunale. Non se lo fece ripetere due volte.<br />
Il “nostro vivaio” di giovani quadri che cercavo di mettere <strong>in</strong>sieme - salvo <strong>il</strong> giovane Carletto<br />
Sbardella, preparatissimo e capace di sostenere <strong>il</strong> confronto politico con chiunque - al momento<br />
non era ancora pronto a contrastare lo strapotere della DC.<br />
Marroni tornò ad essere candidato per le elezioni prov<strong>in</strong>ciali del 1966.<br />
Fu proprio <strong>in</strong> quest’elezione prov<strong>in</strong>ciale che per la prima volta a Palestr<strong>in</strong>a <strong>il</strong> PCI, raccolse<br />
<strong>il</strong> 28,69% dei voti.<br />
Per festeggiare questo successo, <strong>in</strong> sezione, la sera dei risultati ci fu una festa, anche perché<br />
da parte di alcuni dissidenti era stata prevista una catastrofe.<br />
1964. Il prezzo del latte<br />
Molti produttori piccoli e medi, della zona prenest<strong>in</strong>a e cas<strong>il</strong><strong>in</strong>a, che conferivano <strong>il</strong> latte al<br />
Consorzio Laziale Latte, furono truffati. La Centrale di Roma che aveva ereditato la situazione,<br />
cercava di fare le orecchie del mercante.<br />
Era una lotta molto impegnativa da combattere contro organizzazioni potenti.<br />
Apparve subito chiaro a Marroni che se ben condotta e articolata, la lotta poteva raggiungere<br />
importanti obiettivi. Gli operai della Centrale furono solidali con i produttori di latte, riuscendo<br />
a sbloccare parzialmente la situazione e a rendere un poco di giustizia. Parteciparono alla<br />
battaglia i s<strong>in</strong>daci di Valmontone, di Artena, e di Genazzano.<br />
10 luglio 1964. Viaggio <strong>in</strong> Polonia<br />
Avevo una grande voglia di conoscere come vivevano le popolazioni dell’est, specialmente<br />
nella Polonia cattolica con un governo del tutto estraneo alla religione.<br />
Iniziai a verificare quanto mi era stato raccontato dai compagni circa la situazione politica<br />
e sociale <strong>in</strong> Polonia.<br />
Durante la visita alla fabbrica di Nuova Uta, un complesso metallurgico di enormi proporzioni<br />
nei d<strong>in</strong>torni di Varsavia, mentre percorrevo i reparti, la curiosità mi portava ad <strong>in</strong>crociare<br />
gli sguardi degli operai.<br />
Avevamo chiesto, già dalla sera precedente, se fosse possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>contrare una delegazione<br />
degli operai di quella fabbrica, per avere uno scambio di vedute, dato che nel gruppo vi erano<br />
anche dei metalmeccanici di Terni. Nessun contatto era possib<strong>il</strong>e, per via che i turni di lavoro non<br />
co<strong>in</strong>cidevano con la nostra visita.<br />
95
Polonia. Una passeggiata fluviale con piroghe turistiche<br />
Capitolo 2<br />
Questa fu la giustificazione data dall’<strong>in</strong>terprete!<br />
Si sentivano solo i rumori delle macch<strong>in</strong>e ed avvertivamo <strong>il</strong> calore al passaggio dei lam<strong>in</strong>ati<br />
<strong>in</strong>candescenti. Ero molto attento ad osservare, scrutavo ogni lavoratore, cercando di trovare nei<br />
loro sguardi la risposta che mi ero proposto.<br />
Spesso chiedevo all’<strong>in</strong>terprete di sapere qualcosa <strong>in</strong> più. Con non troppa ab<strong>il</strong>ità però questi<br />
aggirava la domanda, lasciandomi dove avevo <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciato.<br />
Ogni tanto era lui a chiederci come andavano le cose <strong>in</strong> Italia con <strong>il</strong> governo DC. Era questo<br />
un modo per ricordarmi che le mie domande su argomenti specifici lo scocciavano.<br />
Insieme alla delegazioni francese, tedesca occidentale e f<strong>in</strong>landese, decidemmo di visitare <strong>il</strong><br />
campo di sterm<strong>in</strong>io d’Auschwitz.<br />
All’uscita dovetti fare un enorme sforzo per non vomitare.<br />
Quello che avevo visto era per me qualcosa di sconvolgente.<br />
In quest’<strong>in</strong>ferno (quello di Dante era un posto di piacere, al confronto) si capiva perfettamente<br />
quanto aberrante fosse stato <strong>il</strong> regime nazista.<br />
Polonia. XX° anniversario della Liberazione<br />
Una delle cose che più mi rimase impressa, dopo la visita al campo di sterm<strong>in</strong>io, fu la celebrazione<br />
del XX° anniversario della liberazione della Polonia dal nazismo.<br />
Le vetr<strong>in</strong>e dei negozi e degli Enti pubblici erano addobbate con la bandiera nazionale,<br />
e dappertutto c’erano le foto di Gomulka.<br />
96
La speranza che non muore<br />
Da s<strong>in</strong>istra: Rolf e la sua compagna Enrica della Repubblica Federale tedesca. L’A. al centro, qu<strong>in</strong>di Denise e Giordano del PCF nella<br />
cittad<strong>in</strong>a di Zakopane<br />
Ci chiesero di partecipare alla ricorrenza che si sarebbe celebrata nella piazza centrale di<br />
Zakopane.<br />
Durante le celebrazioni ebbi conferma di quanto mi era stato raccontato circa la non partecipazione<br />
spontanea del popolo alle manifestazioni del regime e l’<strong>in</strong>differenza nei confronti del<br />
governo comunista.<br />
Per quanto criticassi <strong>il</strong> loro modo di agire, cont<strong>in</strong>uavo a sperare che le cose potessero cambiare<br />
<strong>in</strong> meglio. Invece!<br />
La piazza era piena dei vari corpi m<strong>il</strong>itari o param<strong>il</strong>itari precettati per la manifestazione<br />
(vig<strong>il</strong>i urbani, guardiacaccia, m<strong>il</strong>itari di leva, vig<strong>il</strong>i del fuoco, ecc.), mentre duecento metri più <strong>in</strong><br />
là, lungo <strong>il</strong> corso pr<strong>in</strong>cipale della città, passeggiava un fiume di gente <strong>in</strong>differente, che nemmeno<br />
si girava a guardare.<br />
Volli ancora una volta chiedere al nostro “<strong>in</strong>terprete” <strong>il</strong> perché di tanta <strong>in</strong>differenza.<br />
Rispose: - noi le celebrazioni le facciamo solo con le forze armate e le autorità civ<strong>il</strong>i.<br />
Gli chiesi, allora, che se <strong>in</strong> questa manifestazione ci fosse stato anche quel popolo che aveva<br />
sofferto durante l’occupazione nazista, quale sarebbe stato <strong>il</strong> danno che avrebbe potuto arrecare<br />
alla manifestazione.<br />
Non mi rispose, ma cont<strong>in</strong>uò a sostenere la sua tesi che non si reggeva <strong>in</strong> piedi.<br />
Nel frattempo morì <strong>il</strong> segretario del PCF Thorez, ed i compagni francesi furono costretti a<br />
tornarsene <strong>in</strong> anticipo <strong>in</strong> Francia per i funerali.<br />
Al ritorno mi capitò di discutere con Giuliano Pajetta, della Sezione esteri, sulla strana situazione<br />
che c’era <strong>in</strong> Polonia, e del modo di comportarsi dei dirigenti del Paese, ed egli mi rispose<br />
con un’alzata di braccia dicendomi: - i risposab<strong>il</strong>i della politica sono loro, noi non possiamo fare<br />
proprio un bel nulla, salvo quello di cont<strong>in</strong>uare a dist<strong>in</strong>guerci.<br />
97
La morte di Togliatti<br />
Capitolo 2<br />
Palmiro Togliatti morì a Yalta <strong>il</strong> 21 agosto 1964.<br />
Quattro giorni dopo un m<strong>il</strong>ione di persone <strong>in</strong>vase le strade e le piazze di Roma, per i funerali.<br />
Lo ricordavo mentre scendeva nell’atrio della Direzione del partito, tutte le matt<strong>in</strong>e, con la<br />
sua <strong>in</strong>separab<strong>il</strong>e borsa gonfia di carte. Dava uno sguardo ai compagni presenti, poi saliva i pochi<br />
scal<strong>in</strong>i che lo separavano dall’ascensore, sempre <strong>in</strong>sieme a N<strong>il</strong>de Jotti.<br />
Togliatti aveva due autisti Enzo e Giacom<strong>in</strong>o. Questi avevano un ottimo rapporto con <strong>il</strong><br />
segretario, e spesso gli chiedevano spiegazioni sulle questioni politiche di attualità.<br />
Togliatti rispondeva sempre alle domande.<br />
Quando andavo a trovare i miei genitori a Pisoniano, mio padre voleva che gli confermassi<br />
se fosse proprio vero che potevo vedere Togliatti tutti i giorni.<br />
“Certo che lo vedo!”, gli rispondevo sfottendolo un po’, “Togliatti è solo un anno più giovane<br />
di te. Siete della stessa età, la differenza sta solo che egli è stato prima tra gli operai tor<strong>in</strong>esi<br />
e poi ha fondato <strong>il</strong> PCI. Tu, <strong>in</strong>vece, sei nato e restato contad<strong>in</strong>o”.<br />
Togliatti era partito per le vacanze sul Mar Nero con la figlia adottiva Marisa Malagoli e<br />
N<strong>il</strong>de Jotti ed <strong>il</strong> 9 agosto, si era recato nel campo dei pionieri ad Artek nei pressi di Yalta.<br />
La notizia del malore giunse <strong>in</strong> Segreteria. Le agenzie di stampa dicevano che poteva migliorare,<br />
poi di colpo la morte. Il palazzo fu avvolto da un velo di tristezza.<br />
Fu esposta la bandiera rossa del Comitato centrale e alla sua destra quella nazionale a mezz’asta,<br />
<strong>in</strong> segno di lutto.<br />
Si dovette rafforzare <strong>il</strong> central<strong>in</strong>o per riuscire a smaltire le telefonate.<br />
I post<strong>in</strong>i delle poste di Roma centro (S. S<strong>il</strong>vestro) non arrivavano più con la solita borsetta<br />
con pochi telegrammi, ma con sacchi pieni di plichi gialli, nemmeno più chiusi.<br />
Il 22 agosto la salma arrivò all’aeroporto di Ciamp<strong>in</strong>o. Il portone del palazzo fu aperto per<br />
far entrare la gente che aveva già <strong>in</strong>vaso Via delle Botteghe Oscure.<br />
Durante i giorni dell’esposizione della salma giunsero Am<strong>in</strong>tore Fanfani, assieme ad altri<br />
dirigenti della DC, l’on. Giorgio la Pira, che si mise a pregare <strong>in</strong> un angolo, <strong>in</strong> totale raccoglimento.<br />
E’ impossib<strong>il</strong>e nom<strong>in</strong>are quanti presero parte a questo dolore. In una sola parola, i lavoratori,<br />
gli <strong>in</strong>tellettuali, gli avversari politici, passavano davanti alla salma di Palmiro Togliatti, tutti o<br />
quasi con una lagrima sul viso.<br />
Luigi Longo, ormai, di fatto, era <strong>il</strong> nuovo segretario.<br />
Riuscii, dalle voci alterate che si udivano nei piani alti, ad <strong>in</strong>tercettare lo scontro tra la<br />
delegazione sovietica, che pretendeva di avere <strong>il</strong> manoscritto che Togliatti aveva appena f<strong>in</strong>ito<br />
di scrivere poco prima che fosse colpito dal malanno e i dirigenti italiani.<br />
I sovietici volevano assolutamente impedire la sua pubblicazione.<br />
Fu uno scontro che non avrei mai immag<strong>in</strong>ato. In quest’occasione mi resi conto, con una<br />
certa soddisfazione, di quanto grande fosse la nostra <strong>in</strong>dipendenza nei confronti del PCUS.<br />
Luigi Longo senza mezzi term<strong>in</strong>i annunciò <strong>in</strong> Piazza San Giovanni, davanti ad una folla<br />
sterm<strong>in</strong>ata, che <strong>il</strong> memoriale di Yalta sarebbe stato pubblicato all’<strong>in</strong>domani sul settimanale<br />
“R<strong>in</strong>ascita”.<br />
L’irritazione “dell’autorevole” delegazione sovietica guidata da Suslov fu enorme.<br />
98
Un carab<strong>in</strong>iere saluta la salma di Palmiro Togliatti<br />
La folla saluta Palmiro Togliatti<br />
La speranza che non muore<br />
99
Capitolo 2<br />
Elezioni con la proporzionale<br />
Le elezioni comunali furono r<strong>in</strong>viate all’autunno. Era la prima volta che a Palestr<strong>in</strong>a si<br />
votava con la proporzionale, avendo la città superato i 10.000 abitanti. Il Consiglio Comunale<br />
passava da venti a trenta consiglieri.<br />
Noi comunisti avevamo atteso con impazienza questo passaggio, anzi avevamo pure malignato<br />
che l’anagrafe non dava i numeri giusti degli abitanti, per evitare di votare con <strong>il</strong> sistema<br />
proporzionale. Ma questo non era vero.<br />
Vivevamo una campagna elettorale più lunga del solito. Si sarebbe dovuto votare alla f<strong>in</strong>e<br />
d’apr<strong>il</strong>e o al massimo i primi di maggio, poi si parlò di novembre. Circolavano addirittura voci <strong>in</strong>sistenti<br />
che forse le elezioni sarebbero state r<strong>in</strong>viate a primavera. Si votò <strong>in</strong>vece <strong>il</strong> 22 novembre.<br />
La nostra lista era composta di compagni all’altezza del loro compito, forse anche un poco<br />
troppo esuberanti. Tutti i nostri consiglieri erano <strong>in</strong> grado di prendere la parola sugli argomenti<br />
posti all’ord<strong>in</strong>e del giorno. Era avvenuta davvero una svolta nella qualità dei rappresentanti del<br />
nostro partito!<br />
Eletti Amm<strong>in</strong>istrative comunali 1964:<br />
Lista N° 1-PCI voti di lista 1579, seggi 8:<br />
Eletti: Mario Mammucari, Angiolo Marroni, <strong>Paolo</strong> Magr<strong>in</strong>i, Sav<strong>in</strong>a Augusto,<br />
Carlo Sbardella, Mario Litta, Em<strong>il</strong>io Mattogno, Francesco Bottoni.<br />
Lista N° 2-PSI voti di lista 588 seggi 3:<br />
Eletti: Giuseppe Bernassola, Valent<strong>in</strong>o Dirri, Ernesto Petti.<br />
Lista N° 3-Fiamma tricolore voti di lista 589 seggi 3:<br />
Eletti. Oreste Croppi, Ach<strong>il</strong>le Bandiera, Luigi De Rose.<br />
Lista N° 4-Scudo Crociato voti di lista 2916 seggi 15.<br />
Eletti: Luigi Di Nunzio, Erm<strong>in</strong>io Chioiffi, Giuseppe Tafliaferro, Romolo Arena,<br />
Pietro Giovann<strong>in</strong>i, Luigi Bandiera, Luigi Fatello, Antonio Palazz<strong>in</strong>o, Eugenio<br />
Tomassi, Domenico Buratti, Felici Fernando, P<strong>in</strong>ci Augusto, Luigi Leggeri,<br />
Settimio Pera, Sbardella Angel<strong>in</strong>o.<br />
Lista N° 5- Sole e Foglia d’edera PRI e PSDI voti di lista 314 seggi 1:<br />
Eletto: Candido Rosicarelli.<br />
Lista N° 6-PLI voti di lista 77 nessun seggio.<br />
A Palazzo Verzetti ci fu, <strong>in</strong> tutti i partiti, un profondo r<strong>in</strong>novamento. Solo qualcuno restò<br />
a testimoniate la vecchia guardia democristiana. Il cambiamento <strong>in</strong> casa democristiana era stato<br />
promosso da alcuni giovani s<strong>in</strong>dacalisti, Erm<strong>in</strong>io Chioffi <strong>in</strong> testa.<br />
Chioffi, divenuto segretario di sezione, aveva messo <strong>in</strong>sieme una lista affidab<strong>il</strong>e. Egli fu sostenuto<br />
dai m<strong>il</strong>itanti della CISL, tra i quali ricordo C<strong>in</strong>elli e Gangli. Gangli, tra l’altro, proveniva da<br />
100
La speranza che non muore<br />
Subiaco, ed era guardato anche lui - come lo fu <strong>il</strong> sottoscritto alcuni anni prima - dall’alto <strong>in</strong> basso.<br />
Marcello Gangli, operaio tipografo, era attivo e preparato. Con lui ebbi spesso degli scambi<br />
di op<strong>in</strong>ione ed un rapporto civ<strong>il</strong>e, degno di due persone che <strong>in</strong> politica avevano visioni diverse,<br />
ma che si rispettavano.<br />
Devo riconoscere che questo gruppo di s<strong>in</strong>dacalisti ebbe del coraggio, soprattutto se consideriamo<br />
quanto sarebbe ad esso accaduto dopo qualche anno.<br />
L’on. C<strong>in</strong>golani Guidi dette alla città di Palestr<strong>in</strong>a un biglietto da visita di tutto rispetto,<br />
non solo per aver governato nel periodo del massimo consenso, ma soprattutto per <strong>il</strong> fatto che<br />
fosse stata una delle prime donne ad occupare tale <strong>in</strong>carico.<br />
La C<strong>in</strong>golani aveva anche ricoperto la carica di sottosegretario nel governo De Gasperi.<br />
Ma la sua vita da s<strong>in</strong>daco, tra i “suoi democristiani” locali, non era stata mai fac<strong>il</strong>e. Non pochi<br />
furono i “doloretti di pancia” che dovette sopportare prima di passare la mano al s<strong>in</strong>daco Luigi<br />
Di Nunzio.<br />
La C<strong>in</strong>golani fu <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco della ricostruzione, seguendo tra l’altro le l<strong>in</strong>ee contenute nel<br />
piano di ricostruzione redatto dalla giunta espressione del CLN subito dopo la liberazione, nel<br />
periodo <strong>in</strong> cui Commissario Prefettizio della città, con le funzioni di s<strong>in</strong>daco, era <strong>il</strong> comunista<br />
Umberto Lulli. Ma come spesso accadeva - ed accadrà anche <strong>in</strong> seguito - se un gruppo di democristiani<br />
perdeva <strong>il</strong> comune conquistava la sezione, riaprendo la lotta tra correnti e fazioni, senza<br />
esclusione di colpi.<br />
L’obiettivo della nuova segreteria democristiana era, <strong>in</strong>fatti, abbastanza ambizioso: costr<strong>in</strong>gere<br />
alle dimissioni <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco Di Nunzio, che l’elettorato democristiano di Palestr<strong>in</strong>a aveva<br />
appena eletto.<br />
Con questo s<strong>in</strong>daco <strong>il</strong> gruppo comunista poté lavorare bene, pur mantenendo egli <strong>il</strong> suo<br />
punto di vista di s<strong>in</strong>daco democristiano.<br />
Stava sul tappeto un grande problema: quello della sostituzione dell’area dove costruire<br />
la scuola media, essendo quella <strong>in</strong> Via delle Monache - <strong>in</strong> cui erano stati fatti già dei sondaggi<br />
- <strong>in</strong>agib<strong>il</strong>e.<br />
Si doveva dipanare anche l’imbroglio con la ditta Sarti, appaltatrice dei lavori, pagando la<br />
penale per forzata <strong>in</strong>attività.<br />
Indicammo <strong>in</strong> consiglio comunale, tutti d’accordo, l’area di Valle Zampea, dove poi fu<br />
effettivamente costruita la scuola media.<br />
Per lavoro ogni matt<strong>in</strong>a mi recavo a Roma, e scendevo dall’autobus davanti al bar Castell<strong>in</strong>o.<br />
Spesso <strong>in</strong>contravo <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco Di Nunzio, che risiedeva a Roma, con <strong>il</strong> quale facevo colazione.<br />
Di Nunzio abitava e lavorava da sarto <strong>in</strong> via delle Tre Cannelle, a due passi dal bar <strong>in</strong> questione.<br />
Parlavamo spesso dei problemi della città. Non poteva essere diversamente tra <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco<br />
DC e <strong>il</strong> capogruppo del PCI. Qualche volta ci sì <strong>in</strong>contrava <strong>in</strong> quel caffé anche per preparare la<br />
discussione su argomenti diffic<strong>il</strong>i, sui quali <strong>il</strong> gruppo comunista faceva forte resistenza.<br />
Era palese a tutti, però, che la riconquista della segreteria da parte della “vecchia” DC aveva<br />
come obiettivo lo smantellamento del gruppo cons<strong>il</strong>iare r<strong>in</strong>novato ed egemonizzato dai “s<strong>in</strong>dacalisti<br />
cisl<strong>in</strong>i”, e preparare la sostituzione di Di Nunzio con altro s<strong>in</strong>daco.<br />
L’assessore Arena, Di Nunzio e Chioffi dovettero, dopo due anni, dare le dimissioni. L’esperienza<br />
di un r<strong>in</strong>novamento democristiano veniva a naufragare, e non si sarebbe mai più ripresentata<br />
con tale vivacità ed autorevolezza f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e dell’esistenza di quel partito.<br />
101
Capitolo 2<br />
Comunicazione dell’avvenuta elezione dell’A. a consigliere comunale da parte del s<strong>in</strong>daco uscente C<strong>in</strong>golani Guidi<br />
102
La speranza che non muore<br />
1965. 1 a Conferenza di organizzazione<br />
Su consiglio di Giovanni Ranalli, segretario dell’Ufficio prov<strong>in</strong>cia della Federazione romana,<br />
decidemmo di estendere la prima conferenza, pensata <strong>in</strong>izialmente solo per Palestr<strong>in</strong>a, a tutta<br />
la zona prenest<strong>in</strong>a, con l’obiettivo di ridare vigore all’attività politica.<br />
Intervennero i compagni di Genazzano, di Zagarolo, di Castel S. Pietro, di Carchitti, di<br />
Cave, di Gallicano, di Valvar<strong>in</strong>o, di Quadrelle ed altri, di altre sezioni.<br />
Una nuova struttura del partito si era creata <strong>in</strong>tanto a Palestr<strong>in</strong>a, con la creazione del comitato<br />
cittad<strong>in</strong>o comprendente le sezioni degli Scacciati, di Carchitti e di Palestr<strong>in</strong>a centro. Anche<br />
Castel S. Pietro entrò a far parte del Comitato.<br />
Era un momento di grande auge del partito a Palestr<strong>in</strong>a.<br />
Le sezioni funzionavano abbastanza bene e i compagni che vi ruotavano <strong>in</strong>torno, proprio<br />
<strong>in</strong> virtù della costituzione del Comitato cittad<strong>in</strong>o, erano più che raddoppiati. Essi erano anche<br />
stimolati dall’attività del gruppo cons<strong>il</strong>iare.<br />
La sezione era molto frequentata.<br />
Ricevuta di affitto per <strong>il</strong> locale adibito a sezione agli Scacciati<br />
103
Capitolo 2<br />
L’ambasciatore dell’URSS a Palestrima<br />
Il gruppo cons<strong>il</strong>iare comunista propose all’amm<strong>in</strong>istrazione comunale di dare <strong>in</strong>izio ufficiale<br />
al ricordo dei partigiani sovietici caduti nello scontro a fuoco <strong>in</strong> località di Fontana Ona con<br />
le truppe di occupazione tedesche, oggi sepolti nel cimitero di Palestr<strong>in</strong>a nella tomba dei caduti<br />
di tutte le guerre.<br />
Il sottoscritto ed Antonio Palazz<strong>in</strong>o (Assessore comunale con delega ai servizi cimiteriali),<br />
scendemmo nella tomba a leggere i nomi dei caduti sulle bare, per poterli trascrivere sulla lapide<br />
del monumento.<br />
Dopo quest’operazione mi recai all’Ambasciata sovietica per <strong>in</strong>vitare l’ambasciatore a celebrare<br />
con l’amm<strong>in</strong>istrazione comunale la ricorrenza dei tre caduti.<br />
Si istaurarono così ottimi rapporti con l’Ambasciata, che proseguirono per molti anni.<br />
Lettera del presidente dell’Associazione Italia-URSS Omiccioli di comunicazione della presenza del Ambasciatore Kozyrev alla manifestazione<br />
<strong>in</strong> ricordo dei caduti<br />
104
Una delegazione dell’ANPI prov<strong>in</strong>ciale a Palestr<strong>in</strong>a<br />
La speranza che non muore<br />
La prima riunione del nuovo consiglio comunale<br />
Insediamento del consiglio comunale nel gennaio 1965<br />
105
Capitolo 2<br />
Gli auguri ai compagni dell’Ufficio postale della direzione PCI, per un felice 1966, dalle compagne: Leon<strong>il</strong>de Iotti compagna di Togliatti,<br />
Ada Amendola figlia dell’On. Grigio, Franca (non ricordo <strong>il</strong> cognome), Maria Michetti uno dei primi assessori alla prov<strong>in</strong>cia di Roma<br />
durante la giunta di s<strong>in</strong>istra, Maria Bocchi della sezione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, Leda Colomb<strong>in</strong>i, Luciana Castell<strong>in</strong>o, Carla Front<strong>in</strong>i compagna del<br />
Imbeni S<strong>in</strong>daco di Bologna<br />
106
Capitolo 3<br />
1966. XI Congresso Nazionale del PCI<br />
Il Congresso nazionale fu preceduto da migliaia di congressi, di cellule, di sezione, di federazione.<br />
Si affrontarono con sfumature quasi impercettib<strong>il</strong>i una miriade di posizioni. Al congresso<br />
nazionale giungevano, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, proposte e risoluzioni approvate nei dibattiti congressuali. Si doveva,<br />
<strong>in</strong>oltre, affrontare la questione dei rapporti con l’URSS e dell’autonomia dei s<strong>in</strong>goli partiti<br />
comunisti, che stava diventando sempre di più una questione di grande importanza per <strong>il</strong> PCI.<br />
Era necessario molto equ<strong>il</strong>ibrio ed attenzione prima di muovere <strong>il</strong> tasto del perché <strong>il</strong> partito<br />
sovietico dovesse dire ai partiti di altri paesi cosa fare <strong>in</strong> campo economico e culturale, tenuto<br />
conto della loro diversità.<br />
La delegazione sovietica era, come sempre, quella più numerosa e vig<strong>il</strong>e.<br />
Durante <strong>il</strong> tragitto dall’albergo alla sede del Congresso e viceversa, nelle ore di pausa per <strong>il</strong><br />
pranzo, oppure durante gli <strong>in</strong>contri serali nelle sezioni con le delegazioni estere, <strong>il</strong> confronto tra la<br />
delegazione sovietica e i nostri compagni era sempre più str<strong>in</strong>gente e spesso capitava, addirittura,<br />
che i compagni sovietici si <strong>in</strong>quietassero.<br />
La nostra autonomia era messa a dura prova, non solo dal legame che nonostante tutto<br />
esisteva con l’URSS, ma anche a causa del nostro elettorato molto <strong>in</strong>fluenzato dall’esistenza del<br />
primo stato “socialista”, soprattutto dopo i successi sovietici nella conquista dello spazio, che la<br />
base riteneva frutto della Rivoluzione d’Ottobre.<br />
Si sosteneva, <strong>in</strong>oltre, che la guerra fredda fosse responsab<strong>il</strong>e delle difficoltà dell’economia<br />
sovietica. Questo poteva anche essere vero, ma la guerra fredda da sola non bastava a giustificare<br />
ritardi e modelli di sv<strong>il</strong>uppo arretrati dell’economia d’Oltrecort<strong>in</strong>a.<br />
107
Capitolo 3<br />
Albergo Stella . Delegazione di comunisti mongoli e iracheni, presenti all’XI congresso del PCI, ospiti della sezione di Palestr<strong>in</strong>a<br />
I due blocchi cont<strong>in</strong>uavano a premere con tutti i mezzi aff<strong>in</strong>ché l’adesione ad uno dei patti<br />
m<strong>il</strong>itari fosse senza tentennamenti. In ogni caso, questa pressione non era forte solo nei confronti<br />
del PCI, che a suo modo riusciva anche a contenere queste pressioni.<br />
Le nazioni equidistanti dai due blocchi non erano molte: la Jugoslavia di Tito, l’India e<br />
altri pochi Stati.<br />
Immag<strong>in</strong>ate quali contorsioni erano costretti a fare i paesi non all<strong>in</strong>eati, <strong>in</strong> modo speciale la<br />
Jugoslava di Tito, che dovette superare prove diffic<strong>il</strong>issime per mollare Stal<strong>in</strong> e la sua politica.<br />
Togliatti <strong>in</strong> quella circostanza accusò senza mezzi term<strong>in</strong>i Tito di tradimento, ma alla f<strong>in</strong>e<br />
lo stesso Togliatti - se non ricordo male - andò nell’isola di Brioni per scusarsi con <strong>il</strong> presidente<br />
jugoslavo.Si cercava di rispondere ad ogni battuta senza rompere i rapporti e mantenendo la speranza<br />
che l’URSS fosse <strong>in</strong> grado di superare contraddizioni e ritardi, ed essere davvero la speranza<br />
dei popoli oppressi del mondo.<br />
Delegazione sovietica a Palestr<strong>in</strong>a<br />
Nella sezione del PCI di Palestr<strong>in</strong>a organizzammo un serrato dibattito con alcuni membri<br />
della delegazione sovietica.<br />
Ci fu da parte della delegazione dell’URSS, a causa di un mio <strong>in</strong>tervento sul perché le<br />
domande che facevamo ricevessero risposte non pert<strong>in</strong>enti, un certo disappunto. Cercai di riassumere<br />
la posizione del PCI e non venir meno al dovere dell’ospitalità.<br />
108
La speranza che non muore<br />
Albergo Stella. Delegazione di comunisti svedesi e f<strong>in</strong>landesi a Palestr<strong>in</strong>a. Nella foto, sulla destra, Lucio Lena. Dopo <strong>il</strong> cameriere, due membri<br />
della delegazione<br />
Delegazione della Bielorussia, durante un dibattito nella sezione del PCI di Palestr<strong>in</strong>a sulla situazione politica ed economica <strong>in</strong> URSS<br />
109
Capitolo 3<br />
Ma <strong>il</strong> viaggio <strong>in</strong> Polonia, nel 1964, aveva contribuito a farmi capire che <strong>il</strong> metodo usato<br />
dall’Unione Sovietica, nei rapporti con la nazione baltica, non era certo quello amichevole tra due<br />
Stati socialisti.<br />
I fatti accaduti nei paesi dell’Est mi dettero, poi, la certezza che se non si avviavano rapporti<br />
di collaborazione con le popolazioni non si cavava un ragno dal buco. Non serviva la repressione<br />
dei movimenti. Con questo metodo non si otteneva nulla, anzi si aggravava la situazione.<br />
Molti compagni parteciparono alla discussione e la maggioranza si schierò con chi chiedeva<br />
di sapere cosa accadesse <strong>in</strong> URSS.<br />
Altri compagni si pronunciarono giustificando ogni cosa, richiamandosi sempre alla situazione<br />
<strong>in</strong>ternazionale, sostenendo che l’URSS non poteva fare altro che difendere, nei modi e nelle<br />
forme discutib<strong>il</strong>i con le quali lo faceva, <strong>il</strong> primo Stato socialista nel mondo.<br />
La marcia della pace<br />
Durò un mese la preparazione della marcia della pace nei comuni della zona prenest<strong>in</strong>a,<br />
per contrastare la guerra americana <strong>in</strong> Indoc<strong>in</strong>a. La sede del comitato promotore fu <strong>in</strong>dividuata a<br />
Zagarolo, presso l’abitazione del dott. Parrone.<br />
Per assicurarsi la riuscita dell’<strong>in</strong>iziativa si calcò di più la mano sui comuni che potevano<br />
dare un contributo decisivo.<br />
Molto impegnato fu <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco di San Vito Romano, Quaresima, <strong>il</strong> quale si occupò delle<br />
Il s<strong>in</strong>daco di Genazzano Gustavo Ricci, <strong>il</strong> Sen. Mario Mammucari, Angiolo Marroni. Con la bandiera della pace sulla spalla, <strong>il</strong> compagno<br />
Franco P<strong>in</strong>ci, di Zagarolo. Sono presenti anche i s<strong>in</strong>daci di Artena Bucci, di Zagarolo, di S.Vito Romano, Quaresima, ed <strong>il</strong> dott. Parrone,<br />
presidente del Comitato<br />
110
La speranza che non muore<br />
scritte sugli striscioni e del reperimento, presso i commercianti, del tessuto necessario per realizzare<br />
i drappi e le bandiere occorrenti per la manifestazione.<br />
Molti contribuirono alla riuscita della manifestazione, <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco di Genazzano,<br />
Gustavo Ricci, Elio Mastrangeli di Zagarolo, e la sezione del PCI di Palestr<strong>in</strong>a.<br />
I partecipanti si radunarono a Piazza Ungheria, a Palestr<strong>in</strong>a, da dove partì <strong>il</strong> corteo che percorse<br />
le strade della città. Il corteo doveva term<strong>in</strong>are <strong>in</strong> piazza Reg<strong>in</strong>a Margherita, ma all’ultimo<br />
momento, per ragioni mai conosciute, gli amm<strong>in</strong>istratori locali ci assegnarono piazza Garibaldi.<br />
Presero la parola i s<strong>in</strong>daci di San Vito Romano, di Genazzano e <strong>il</strong> dott. Parrone presidente<br />
del Comitato. Term<strong>in</strong>ò Don Gaggero, prete sempre disponib<strong>il</strong>e per questo tipo di manifestazioni.<br />
Il percorso della marcia della Pace dell’Area prenest<strong>in</strong>a<br />
Affissione gratis dei manifesti DC<br />
Era <strong>il</strong> periodo <strong>in</strong> cui la D.C esercitava <strong>il</strong> massimo del potere a Palestr<strong>in</strong>a e questo permetteva<br />
spesso di abusare su norme che tutti avrebbero dovuto rispettare, anche perché - come nel caso<br />
dell’affissione di manifesti - gli <strong>in</strong>cassi erano del comune.<br />
Per conoscere veramente come stavano le cose, mi presi la briga di fare l’elenco dei titoli dei<br />
manifesti affissi dalle forze politiche durante l’<strong>in</strong>tero anno e la tipografia che li stampava.<br />
Con un’<strong>in</strong>terrogazione all’assessore al b<strong>il</strong>ancio, Domenico Buratti, chiesi con risposta<br />
scritta, di sapere quanto le forze politiche avessero speso per l’affissione della loro propaganda<br />
durante l’anno.<br />
Sollecita fu la risposta, ma i conti non tornavano.<br />
111
Capitolo 3<br />
La risposta scritta all’<strong>in</strong>terrogazione dell’A. sull’<strong>in</strong>troito delle affissioni<br />
Rapporti con <strong>il</strong> clero<br />
Formulare gli auguri all’autorità ecclesiastica, <strong>in</strong> una città come Palestr<strong>in</strong>a, non poteva che<br />
essere un gesto di cortesia.<br />
Del resto non volevamo essere <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con l’art. 7 della Costituzione?<br />
Anche se poi le gerarchie cattoliche, oltrepassando quell’articolo <strong>in</strong>vadevano <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione<br />
<strong>il</strong> campo della politica.<br />
Uno scambio epistolare augurale si ebbe <strong>in</strong> occasione della nom<strong>in</strong>a di monsignor Pietro<br />
Severi a vescovo suburbicario. Ma noi già lo conoscevamo da tempo, quando da vicario, aveva<br />
scomunicato nel 1957 per la seconda volta i comunisti di Palestr<strong>in</strong>a.<br />
I compagni socialisti, quando furono a conoscenza della lettera, ci criticarono molto aspramente.<br />
Non mancarono nemmeno, al nostro <strong>in</strong>terno, mugugni di non approvazione dell’<strong>in</strong>iziativa,<br />
disapprovando fermamente molti compagni l’<strong>in</strong>gerenza clericale nella vita politica locale.<br />
112
La speranza che non muore<br />
Auguri al nuovo Vescovo della diocesi di Palestr<strong>in</strong>a mons. Pietro Severi<br />
Risposta del vescovo mons. Pietro Severi<br />
113
Capitolo 3<br />
Delegazione mista del comune di Palestr<strong>in</strong>a e dell’Ambasciatore URSS, presso <strong>il</strong> Cimitero comunale<br />
Ricorrenza dell’uccisione dei partigiani sovietici<br />
Funzionari dell’ambasciata dell’URSS, <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco di Palestr<strong>in</strong>a, consiglieri comunali e le<br />
forze politiche ricordavano annualmente con una solenne cerimonia, <strong>il</strong> sacrificio dei partigiani<br />
caduti per la nostra libertà nel 1944.<br />
La cerimonia aveva già preso piede. L’ambasciatore Kosoriev, presente all’<strong>in</strong>iziativa nel<br />
1966, <strong>in</strong>vitò come segno di cortesia <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco e una delegazione di consiglieri comunali alla cerimonia<br />
<strong>in</strong> programma presso V<strong>il</strong>la Abamelech a Roma, <strong>in</strong> occasione della festa delle Forze Armate<br />
Sovietiche.<br />
La sera dedicata alla festa giungemmo però <strong>in</strong> ritardo, quando molti <strong>in</strong>vitati si stavano<br />
allontanando. I sovietici ci fecero egualmente accomodare <strong>in</strong> un salone con al centro una tavola<br />
imbandita, sotto un lampadario gigante. Erano presenti, oltre al sottoscritto, <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco Luigi Di<br />
Nunzio e gli assessori Augusto Brecciaroli, Pepp<strong>in</strong>o Bernassola, ed Antonio Palazz<strong>in</strong>o, <strong>il</strong> consigliere<br />
Luigi De Prosperis, Francesco Sbardella.<br />
De Prosperis, con la sua spigliata abituale ironia, dette <strong>in</strong> quell’occasione una lezione all’assessore<br />
Brecciaroli, trovandosi quest’ultimo smarrito davanti al caviale. Non aveva idea di<br />
come consumarlo, e chiese perciò aiuto al consigliere Luigi De Prosperis, <strong>il</strong> quale con pazienza e<br />
destrezza gli preparava le tart<strong>in</strong>e che Brecciaroli <strong>in</strong>goiava velocemente.<br />
Alla f<strong>in</strong>e Gigi, stufo di fare <strong>il</strong> tramite tra caviale e Brecciaroli, apostrofando l’assessore gli<br />
disse: - ma che sei venuto a fare, se non conosci nemmeno come si mangia <strong>il</strong> caviale?<br />
Brecciaroli senza scomporsi, dopo avere capito che De Prosperis non gli avrebbe preparato<br />
più un bel nulla, si ritirò <strong>in</strong> un angolo a sgranocchiare altre delizie.<br />
114
La speranza che non muore<br />
Cerimonia presso <strong>il</strong> cippo dei partigiani sovietici nel cimitero di Palestr<strong>in</strong>a<br />
1967. Elezioni mutue coltivatori diretti<br />
In questa importante competizione per <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo degli organi della Cassa Mutua, nonostante<br />
l’impegno dell’Alleanza Contad<strong>in</strong>i, sicuramente non sarebbe cambiato un bel nulla. Competere<br />
con Bonomi e i bonomiani di Palestr<strong>in</strong>a non era impresa fac<strong>il</strong>e.<br />
Se si tiene poi conto che <strong>il</strong> presidente <strong>in</strong> carica (democristiano) Luigi Leggeri, aveva per legge<br />
<strong>il</strong> diritto di firmare le deleghe a coloro che non avevano tempo per votare, si può comprendere<br />
come l’impresa diventasse impossib<strong>il</strong>e.<br />
Gli attivisti della Coldiretti rastrellavano casa per casa un’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ità di deleghe, fac<strong>il</strong>itati dall’esercizio<br />
del potere sui mutui per l’acquisto dei macch<strong>in</strong>ari e di altri strumenti necessari alle aziende.<br />
La raccolta delle deleghe co<strong>in</strong>volgeva molti elettori di s<strong>in</strong>istra.<br />
A scrut<strong>in</strong>io term<strong>in</strong>ato, <strong>il</strong> risultato evidenziò una leggerissima avanzata dell’Alleanza, credo<br />
tre o quattro voti <strong>in</strong> più delle altre elezioni. Leggeri fu però rieletto a larghissima maggioranza e<br />
con Domenico Buratti ed altri, cont<strong>in</strong>uò a gestire la Cassa Mutua. Ma ci consolammo con <strong>il</strong> fatto<br />
che nemmeno nelle tradizionali regioni rosse si riusciva fac<strong>il</strong>mente ad espugnare la gestione delle<br />
Casse Mutue.<br />
Poi scoppiò lo scandalo della crusca, e fu chiaro <strong>il</strong> vero volto della Federconsorzi. L’ammanco<br />
di m<strong>il</strong>le m<strong>il</strong>iardi suscitò scalpore tra la coltivatori diretti.<br />
Giancarlo Pajetta <strong>in</strong>vitò Bonomi ad un dibattito <strong>in</strong> televisione, durante la campagna elettorale,<br />
perché avrebbe voluto affrontare con lui la questione dello scandalo Federconsorzi. Pajetta gli<br />
preparò una sedia, ma quella restò vuota, perché Bonomi non si presentò. Fu una trasmissione che<br />
fece epoca, anche perché la mossa di Pajetta fu efficacissima dal punto di vista comunicativo.<br />
115
Capitolo 3<br />
Presentazione della lista per <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo della cassa mutua dei Coltivatori diretti nelle mani del Presidente Leggeri Luigi<br />
Viaggio <strong>in</strong> Ungheria<br />
Giunsi <strong>in</strong> treno alla stazione centrale di Budapest, dove c’era ad attendermi un giovane <strong>in</strong>terprete<br />
di nome Cam<strong>il</strong>lo. Poi sarei dovuto partire per <strong>il</strong> lago Balaton, dove avrei dovuto trascorrere<br />
un breve periodo di riposo. L’<strong>in</strong>terprete volle farmi assaporare l’<strong>in</strong>tero percorso nella piccola<br />
metropolitana risalente all’impero austro ungarico, ancora funzionante e ben tenuta.<br />
Il piccolo metrò era un gioiello.<br />
Per la verità quelle piccole carrozze a tutto facevano pensare, meno che ad una vera metropolitana.<br />
Sembrava una l<strong>in</strong>ea <strong>in</strong> m<strong>in</strong>iatura, realizzata per i ragazzi, una l<strong>in</strong>ea da favola.<br />
Ad attendermi davanti la casa di riposo sulle rive del lago c’era Cesare, un maestro elementare<br />
al quale ero stato appoggiato, poiché parlava correttamente italiano. Era con questo signore<br />
che mi dovevo rapportare durante la mia permanenza sul lago, che gli ungheresi <strong>in</strong> mancanza<br />
d’altro chiamano “<strong>il</strong> nostro mare”.<br />
Una sera con Cesare ci recammo <strong>in</strong> un ristorante rivierasco. Era pieno di coppie che ballavano<br />
<strong>il</strong> ballo del mattone, solo ondeggiando. Era troppo affollato ed andammo via.<br />
Un bosco di platani costeggiava la riva del lago. Sembravano dei giganti posti a guardia del<br />
loro “mare”.<br />
Le folte chiome di quei giganti mosse da un leggero vento, provocavano un delicato fruscio,<br />
che assieme al leggero sciacquettio delle m<strong>in</strong>uscole onde, rendevano <strong>in</strong>dimenticab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> luogo.<br />
La serata era afosa e umida. Il Balaton stupendo.<br />
116
Lucio Lena al s<strong>in</strong>daco<br />
La speranza che non muore<br />
Lucio Lena era un tecnico di valore. Era stato <strong>in</strong>caricato dalla sezione di Palestr<strong>in</strong>a di elaborare,<br />
<strong>in</strong>sieme a Carlo Sbardella, una serie di proposte per un più ord<strong>in</strong>ato piano di sv<strong>il</strong>uppo<br />
urbanistico della città, con l’accortezza di salvaguardare sia <strong>il</strong> suo sv<strong>il</strong>uppo, sia quelle aree che<br />
erano già <strong>in</strong>dividuate come aree archeologiche.<br />
Erano i momenti <strong>in</strong> cui l’abusivismo speculativo, nascondendosi dietro <strong>il</strong> paravento della<br />
necessità, creava <strong>in</strong>terventi non <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con le norme urbanistiche.<br />
Era la nostra una precoce <strong>in</strong>tuizione che si stesse avviando uno sconvolgimento urbanistico<br />
di Palestr<strong>in</strong>a, e fosse necessario correre ai ripari. Le nostre proposte alternative non trovarono<br />
però nessun accoglimento e si cont<strong>in</strong>uò a degradare <strong>il</strong> territorio, avviando una delle stagioni più<br />
<strong>in</strong>felici per lo sv<strong>il</strong>uppo della città.<br />
Poi si è dovuto <strong>in</strong> qualche modo <strong>in</strong>tervenire per rattoppare i guasti.<br />
Lettera di protesta di Lena Lucio, membro della commissione ed<strong>il</strong>izia al s<strong>in</strong>daco di Palestr<strong>in</strong>a sul r<strong>il</strong>ascio di licenze <strong>in</strong> zone v<strong>in</strong>colate<br />
117
Capitolo 3<br />
Giorgio Amendola alla festa de l’Unità<br />
Giorgio Amendola, uno dei dirigenti nazionali più prestigiosi del PCI, figlio di Giovanni<br />
Amendola, m<strong>in</strong>istro di Giolitti, massacrato dalle squadracce fasciste a Chianciano con conseguenze<br />
mortali, venne <strong>in</strong>vitato a chiudere la festa de l’Unità a Piazza Ungheria.<br />
Giorgio aveva aderito al PCI giovanissimo.<br />
Si dice che Luigi E<strong>in</strong>audi parlando di un eventuale <strong>in</strong>serimento di Giorgio nel Partito liberale<br />
rispondesse: - cari signori, Giorgio lo abbiamo perso, non lo vedremo tra noi, ma dirigente<br />
del PCI.<br />
Arrestato e <strong>in</strong>viato al conf<strong>in</strong>o, <strong>il</strong> fascismo gli propose uno speciale trattamento perché figlio<br />
di un ex m<strong>in</strong>istro. Amendola rifiutò, per stare alla pari con gli altri detenuti.<br />
De Noia, pittore di orig<strong>in</strong>e greca stab<strong>il</strong>izzatosi <strong>in</strong> Italia, era diventato per la Federazione<br />
romana un attento e scrupoloso allestitore delle feste de l’Unità di Roma e prov<strong>in</strong>cia. Per la nostra<br />
festa cercò di riprodurre qualcosa di sim<strong>il</strong>e alle boscaglie del Vietnam, nazione allora <strong>in</strong> lotta<br />
contro l’aggressione americana.<br />
Giorgio Amendola, che visitò la festa, confermò che era stata un’ottima idea.<br />
L’On. Giorgio Amendola membro della Segreteria del PCI. Nella foto da s<strong>in</strong>istra: Mario Pitocco, s<strong>in</strong>daco di Genazzano, al suo fianco (coperto)<br />
Giuseppe Rueca, segretario della sezione di Genazzano, un dirigente della FGCI della Federazione romana, Angiolo Marroni Ass. alla<br />
Prov<strong>in</strong>cia di Roma, Gustavo Ricci ex S<strong>in</strong>daco di Genazzano, l’A.<br />
118
La speranza che non muore<br />
Un angolo di P.zza Ungheria, dove lo sceneggiatore De Noia riprodusse un v<strong>il</strong>laggio vietnamita <strong>in</strong> guerra<br />
Incontro tra Stefer e ferrovieri<br />
della l<strong>in</strong>ea Roma - Fiuggi<br />
Dopo molte <strong>in</strong>sistenze i compagni ferrovieri di Genazzano, Grotte Celoni e Centocelle<br />
riuscirono ad ottenere l’<strong>in</strong>contro con i vertici della Stefer, per discutere l’ammodernamento e lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo della l<strong>in</strong>ea, non più <strong>in</strong> grado di dare risposte all’enorme quantità di pendolari.<br />
Erano presenti alcuni funzionari della Società e Pietro Giovann<strong>in</strong>i, del consiglio d’amm<strong>in</strong>istrazione,<br />
ma che non aveva mandato per trattare. Erano <strong>in</strong>oltre presenti per la CGIL Salvatore<br />
Mascott<strong>in</strong>i e Mario Michetti di Genazzano ed altri ferrovieri della CISL Era presente anche l’<strong>in</strong>g.<br />
Rosati, dell’apparato tecnico della Stefer.<br />
Questi i punti salienti delle richieste che venivano allora avanzate:<br />
a) realizzazione di una galleria per l’attraversamento di Cave;<br />
b) realizzazione di opportuni lavori sulla l<strong>in</strong>ea al f<strong>in</strong>e di trasformarla <strong>in</strong> metropolitana a<br />
cielo aperto, elim<strong>in</strong>ando i numerosi passaggi d’attraversamento;<br />
c) aumentare <strong>il</strong> numero delle corse sulla via Prenest<strong>in</strong>a;<br />
d) acquistare nuovi treni.<br />
Tutto questo per <strong>il</strong> momento era soltanto un pio desiderio dei ferrovieri, appoggiati anche<br />
dalla zona del nostro partito e dalla popolazione, che non s’identificava con coloro che volevano<br />
smantellare la l<strong>in</strong>ea ferrata favorendo <strong>il</strong> trasporto su gomma.<br />
Il dibattito si accese e fu chiaro f<strong>in</strong> dalle prime battute che l’<strong>in</strong>gegner Rosati, rappresentante<br />
ufficiale della Stefer non poteva accettare le proposte dei ferrovieri, perché non era un politico, ma<br />
119
Capitolo 3<br />
solo un tecnico <strong>in</strong>caricato dalla società per alleggerire la pressione del momento. Prese impegno<br />
per aumentare <strong>il</strong> numero delle corse rivedendone gli orari, per rispondere soprattutto alle esigenze<br />
degli operai ed<strong>il</strong>i che ogni matt<strong>in</strong>a si recavano nei cantieri della capitale.<br />
Anche lo smantellamento della Zeppieri era stato deciso <strong>in</strong> alto.<br />
Nota <strong>in</strong>viatami da Pietro Giovann<strong>in</strong>i consigliere della società Stefer<br />
120
La speranza che non muore<br />
Conferenza Agraria del PCI - Sesto Fiorent<strong>in</strong>o<br />
Incontro con uno stal<strong>in</strong>ista di ferro<br />
A Sesto Fiorent<strong>in</strong>o si tenne la Conferenza nazionale agraria del PCI.<br />
Giunsi prima dell’<strong>in</strong>izio dei lavori, perché ero stato <strong>in</strong>caricato dell’organizzazione<br />
logistica dell’evento. Ebbi modo di <strong>in</strong>contrare, tra gli addetti della vig<strong>il</strong>anza di Sesto<br />
un compagno, come si dice da quelle parti “tosto e non grullo”, Tullio Parenti,<br />
detto Bombo, ex partigiano e stal<strong>in</strong>ista acceso. Alto, snello, pieno di vita, aveva<br />
perso da poco la sua compagna. Non appena sentì che parlavo romano pensò che<br />
lavorassi presso la Direzione del partito.<br />
Alla mia risposta affermativa prese a chiedermi spiegazioni sulle cose romane.<br />
“Come vanno questi mollaccioni delle Botteghe buie?”, mi disse.<br />
Poi cont<strong>in</strong>uò: “io son stato un partigiano ed ho combattuto per la liberazione di<br />
Firenze, mica sono stato a grattarmi la pancia, come certi <strong>in</strong>dividui che appena f<strong>in</strong>ita<br />
la guerra si son dati da fare per occupare tutti i posti. Io lavoro alla Pignone e<br />
siamo <strong>in</strong> lotta perché <strong>il</strong> padrone vuole buttarci fuori, e prima di tutti tocca sempre<br />
ai noi comunisti pagare. Per questo mi tengo <strong>il</strong> mio Stal<strong>in</strong> sulla testa del letto”.<br />
“Ci vorrebbe anche qui <strong>in</strong> Italia un piccolo Stal<strong>in</strong>, basterebbe un poch<strong>in</strong>o di quell’uomo<br />
per far camm<strong>in</strong>are dritte le ’ose. Oh… te, domani vieni a pranzo da me, ti<br />
faccio un pranzetto che ti lecchi i baffi, anche se non l’hai”, proseguì.<br />
Allora conosci <strong>il</strong> mio Dante, anche lui sta a Roma, fa l’autista <strong>in</strong> CGIL. Quando<br />
era vivo Di Vittorio <strong>il</strong> mio Dante gli faceva l’autista assieme ad un altro compagno,<br />
un certo Riccardi Antonio.<br />
“Certo che lo conosco”, risposi “è alto quanto te e la pensa quasi come te”.<br />
Il pranzo a casa di Tullio fu succulento, con l’immancab<strong>il</strong>e fiorent<strong>in</strong>a.<br />
Poi sp<strong>in</strong>to dal fiasco, e per mostrarmi <strong>il</strong> suo orgoglio di stal<strong>in</strong>ista di ferro, volle<br />
raccontarmi di quando, dovendo effettuare un <strong>in</strong>tervento al rene, <strong>in</strong>vitò a pranzo<br />
a casa <strong>il</strong> professore che lo aveva <strong>in</strong> cura, dicendo alla figlia di preparare tutto con<br />
attenzione.<br />
“All’una entrammo a casa con <strong>il</strong> professore”, disse facendo gesto tra <strong>il</strong> meravigliato<br />
e lo sconsolato, “e con mia sorpresa mi accorsi che <strong>il</strong> quadro di Stal<strong>in</strong> era sparito.<br />
La mi’ figliola lo aveva tolto e nascosto. Le dissi di rimetterlo al suo posto altrimenti<br />
non si pranzava”.<br />
Tullio aveva promesso a se stesso di far mangiare <strong>il</strong> professore sotto lo sguardo attento<br />
di Baffone.<br />
Questa era per lui <strong>il</strong> massimo dalla soddisfazione.<br />
121
Il caviale e i dolori<br />
Capitolo 3<br />
Laura Pietrangeli, responsab<strong>il</strong>e amm<strong>in</strong>istrativo dell’ambulatorio della Direzione,<br />
durante <strong>il</strong> periodo natalizio, preparava sempre qualche sorpresa per i compagni<br />
dell’apparato tecnico.<br />
Ci disse qu<strong>in</strong>di che c’era da ritirare un pacco.<br />
Con <strong>il</strong> collega Zeffiro Bozzo, di Campagnano, ci recammo a ritirarlo, mettendo<br />
la “sorpresa” avvolta per ben<strong>in</strong>o dentro un sacchetto di na<strong>il</strong>on, dopo averla fatta<br />
scolare un po’.<br />
Era caviale.<br />
Per Zeffiro abbuffarsi di caviale sarebbe stata solo questione di m<strong>in</strong>uti. La battaglia<br />
tra lui e le uova di storione era, <strong>in</strong>fatti, imm<strong>in</strong>ente.<br />
Ci recammo presso <strong>il</strong> fornaio <strong>in</strong> Via dei Delf<strong>in</strong>i dove Zeffiro comprò un paio di<br />
rosette, e dopo averle depurate della mollica le riempì di caviale.<br />
Disse che non voleva sprecare nemmeno un “chicco” di questo ben di Dio sovietico,<br />
e mi guardò con una certa pietà, perché io non volevo neppure assaggiarlo.<br />
Ci avviammo verso la trattoria di Gigetto al Portico d’Ottavia. Ord<strong>in</strong>ammo bucat<strong>in</strong>i<br />
alla matric<strong>in</strong>a come primo, e per secondo io ord<strong>in</strong>ai dei carciofi alla giudia, mentre Zeffiro<br />
avrebbe divorato le sue rosette gravide d’uova di storione.<br />
Uscimmo che <strong>il</strong> sole si era già piegato verso <strong>il</strong> mare. I grandi platani del Lungotevere<br />
dei Cenci erano ormai quasi spogli e permettevano agli ultimi raggi del tiepido<br />
sole di attraversare i robusti rami, per giungere f<strong>in</strong>o alla vetrata della trattoria.<br />
“Facciamo due passi prima di rientrare <strong>in</strong> ufficio”, mi chiese Zeffiro “mi sento un<br />
poco pesante”.<br />
Arrivammo <strong>in</strong> Via Arenula, verso Ponte Garibaldi, poi <strong>in</strong> Lungotevere f<strong>in</strong>o alla<br />
S<strong>in</strong>agoga, e ancora al teatro di Marcello, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Piazza Campitelli, e quando<br />
fummo davanti al portone dove abitava <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco di Palestr<strong>in</strong>a C<strong>in</strong>golani, di<br />
corsa f<strong>in</strong>o alla Direzione, per raggiungere al più presto l’ambulatorio.<br />
Zeffiro era diventato pallido come la cera.<br />
Nell’ambulatorio trovammo <strong>il</strong> compagno F<strong>il</strong>iberto Bennani, un anziano antifascista<br />
che durante <strong>il</strong> conf<strong>in</strong>o aveva imparato a fare l’<strong>in</strong>fermiere. A prima vista<br />
voleva mandarlo <strong>in</strong> ospedale, poi rivolto a me chiese cosa avesse mangiato. A quel<br />
punto raccontai tutta la verità.<br />
“Siete due pazzi se non sapete nemmeno come si mangia <strong>il</strong> caviale”, disse <strong>il</strong> compagno.<br />
“Ah, già dimenticavo, ma voi siete due bur<strong>in</strong>i di campagna, non potete sapere!<br />
Il caviale si mangia <strong>in</strong> tart<strong>in</strong>e, e non imbottito nelle rosette. Deficienti che non<br />
siete altro! A proposito, a te perché non ti fa male la pancia? Forse tu lo hai saputo<br />
mangiare?”.<br />
Risposi di no, che semplicemente non l’avevo assaggiato.<br />
122
La speranza che non muore<br />
1968. Sangue per <strong>il</strong> Vietnam<br />
Una campagna per la raccolta del sangue a favore del Vietnam fu presa dalle zone di partito<br />
di Palestr<strong>in</strong>a e di Colleferro. Fu un’<strong>in</strong>iziativa che ebbe un grande successo, con donatori di ogni<br />
ceto sociale. L’obiettivo fissato fu raggiunto con estrema fac<strong>il</strong>ità. Bastò una settimana a fare <strong>il</strong><br />
pieno, tanto che alcuni compagni furono rimandati <strong>in</strong>dietro.<br />
Curarono la donazione <strong>il</strong> compagno Sergio Sacco e Mario Rosciani, per la zona dei Monti<br />
Lep<strong>in</strong>i, mentre per la zona di Palestr<strong>in</strong>a Umberto Mariani, segretario di zona.<br />
Raccolta di sangue per <strong>il</strong> popolo Vietnamita<br />
123
Capitolo 3<br />
Il nuovo S<strong>in</strong>daco Pietro Giovann<strong>in</strong>i comunica al capo gruppo del PCI lo spostamento dell’ord<strong>in</strong>e del giorno<br />
Pietro Giovann<strong>in</strong>i s<strong>in</strong>daco<br />
Con <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco Pietro Giovann<strong>in</strong>i, subentrato a Di Nunzio, si tornava ad una gestione<br />
democristiana ortodossa della vita amm<strong>in</strong>istrativa locale, al riparo da scossoni o da sbandamenti<br />
eccessivi verso s<strong>in</strong>istra.<br />
Pur essendo egli molto predisposto al dialogo, era però fortemente pressato dalla nuova<br />
segreteria democristiana, che lo marcava a vista.<br />
Ma fu un s<strong>in</strong>daco corretto ed attento egualmente ai rapporti tra i partiti. Il rispetto reciproco,<br />
allora, <strong>in</strong> consiglio, era diventata quasi una legge. E i frutti della sua correttezza e capacità<br />
di dialogo furono da tutti avvertiti.<br />
Cesare Fredduzzi, responsab<strong>il</strong>e dell’Ufficio prov<strong>in</strong>cia<br />
Cesare Fredduzzi, responsab<strong>il</strong>e dell’Ufficio prov<strong>in</strong>cia della Federazione comunista romana,<br />
diede un impulso concreto al partito nella nostra zona, al cui <strong>in</strong>terno, però, non mancavano anche<br />
forti tensioni e scontri.<br />
124
La speranza che non muore<br />
Cam<strong>il</strong>loni Alfonso, di Cave, della Segreteria di zona, rivestiva l’<strong>in</strong>carico di amm<strong>in</strong>istratore,<br />
<strong>in</strong> conflitto permanente con Federazione per la mancata erogazione dei contributi necessari per<br />
mettere <strong>in</strong> cantiere le <strong>in</strong>iziative. La Federazione, <strong>in</strong>fatti, calcolava la nostra zona di seconda serie<br />
nel rapporto con le altre, <strong>in</strong> special modo con i Castelli Romani.<br />
Uno scontro duro ci fu quando la zona di Palestr<strong>in</strong>a, al pari delle altre zone, pretese di<br />
essere dotata di un’automob<strong>il</strong>e di servizio.<br />
Ci riuscimmo a fatica, ma poi ci pentimmo d’averla avuta, perché ci procurò una serie di<br />
pettegolezzi, soprattutto a Cave.<br />
Camm<strong>il</strong>loni fu <strong>in</strong>vestito dalle critiche di alcuni compagni e dette le dimissioni. Ebbi, <strong>in</strong><br />
qualità di segretario di zona, un colloquio con lui, per sapere se vi fossero altri problemi, oltre a<br />
quelli di cui si discuteva e che erano stati oggetto di una sua lettera. Ma fu irremovib<strong>il</strong>e, comunicandomi<br />
che si era stancato di litigare su queste cose con la Federazione, e con “certi” compagni.<br />
Non ne volle più sapere di impegni diretti, anche se restò sempre iscritto alla sezione di<br />
Cave e mai si schierò contro <strong>il</strong> partito.<br />
Campo sportivo<br />
Per meglio capire come stavano realmente le cose del costruendo campo sportivo di Palestr<strong>in</strong>a<br />
- che non ci sembravano assolutamente chiare - ci rivolgemmo agli amm<strong>in</strong>istratori della<br />
città di Varese, avendo essi costruito qualcosa di sim<strong>il</strong>e. Poi eventualmente avremmo fatto denuncia<br />
alla Magistratura. Chiedemmo ai compagni di Varese di darci i dati necessari <strong>in</strong> modo da<br />
potere affrontare, <strong>in</strong> consiglio comunale, <strong>il</strong> dibattito con più chiarezza, anche nel caso si fossero<br />
riscontrate irregolarità amm<strong>in</strong>istrative.<br />
Il dibattito si fece più acceso e complicato. Fu appurato, <strong>in</strong>nanzitutto, che <strong>il</strong> cantiere non<br />
era <strong>in</strong> regola con la normativa vigente <strong>in</strong> materia di lavori pubblici.<br />
Ponemmo <strong>il</strong> problema per conoscere con quali mezzi la ditta appaltatrice avesse realizzato<br />
l’opera e se la contab<strong>il</strong>ità fosse conforme alle disposizioni di legge. In sostanza era necessario<br />
appurare quanto era stato fatto e <strong>in</strong> che modo era stato realizzato, e se gli operai erano stati regolarmente<br />
assunti.<br />
Facemmo, <strong>in</strong> consiglio comunale, un’<strong>in</strong>terrogazione all’assessore al ramo per avere una<br />
risposta ufficiale e capire, se non vi fossero i motivi per <strong>in</strong>viare gli atti alla Magistratura.<br />
Tutti eravamo d’accordo a realizzare <strong>il</strong> campo sportivo, questo però non voleva dire costruirlo<br />
con appalti fittizi e con gli operai che emettevano fatture, come fossero stati appaltatori<br />
dell’opera.<br />
I fatti si riferivano ai tempi <strong>in</strong> cui s<strong>in</strong>daco era l’on. C<strong>in</strong>golani e la fatturazione che la ditta<br />
Boccuccia fornì non era a norma, bensì era stata realizzata con dei prestanome, scelti tra gli operai<br />
stessi. Se ne venne a capo con una sentenza che affermava come stavano effettivamente le cose.<br />
Credo sia superfluo raccontare la sentenza, basta leggere le poche righe delle conclusioni del dott.<br />
Alibrandi, per capire quanto accaduto.<br />
... da ultimo, come efficacemente posto dal PM, non può non sottol<strong>in</strong>earsi come nel periodo<br />
compreso tra <strong>il</strong> 1964 e <strong>il</strong> settembre 1965, ogni pr<strong>in</strong>cipio di corretta e regolare amm<strong>in</strong>istrazione sia stato<br />
sovvertito nel comune di Palestr<strong>in</strong>a…<br />
125
Un ricordo di Cesira Fiori<br />
Capitolo 3<br />
Ho <strong>in</strong>vitato a pranzo Cesira Fiori, mamma adottiva di Mario Mammucari,<br />
un’anziana e combattiva compagna, a lungo conf<strong>in</strong>ata durante <strong>il</strong> fascismo. Cesira<br />
Fiori dopo la Liberazione ha fatto parte del Comitato Centrale del P.C.I.<br />
L’aspetto <strong>in</strong> piazza S. Maria degli Angeli. Scende accompagnata dal suo compagno<br />
Umberto Cumar, che le è sempre stato accanto nel bene e nel male.<br />
Cesira è una donna di grandi doti umane e libertarie, una delle prime maestre<br />
dei poveri dell’Agro romano, che con grande sacrificio accese po’ di luce soprattutto<br />
nei v<strong>il</strong>laggi dei capannari, tra cui Carchitti. Con pazienza certos<strong>in</strong>a si recava <strong>in</strong><br />
quelle capanne, ad <strong>in</strong>segnare a chi voleva fare i primi passi per leggere e scrivere.<br />
Di fronte ad un piatto di fettucc<strong>in</strong>e ascoltammo i racconti di Cesira.<br />
Parlò molto del suo “soggiorno” da conf<strong>in</strong>ata, nel quale ebbe modo di conoscere la<br />
gente della Sab<strong>in</strong>a, e la miseria delle popolazioni laziali. Amava <strong>in</strong> modo quasi<br />
viscerale Mario, suo figlio adottivo, divenuto senatore nel collegio di Tivoli.<br />
Ho mantenuto sempre un ottimo rapporto con Cesira.<br />
Al suo funerale vidi che l’alfiere del Comitato Centrale, <strong>il</strong> sardo Stefano Brau,<br />
anch’egli conf<strong>in</strong>ato, volle portare la bandiera rossa <strong>in</strong> segno di riconoscimento alla<br />
sua attività di antifascista.<br />
Palestr<strong>in</strong>a gli ha dedicato la piazza nei pressi della sede della Fondazione a lei<br />
dedicata.<br />
Cesira Fiori, scrittrice maestra alle capanne di Carchitti, mamma adottiva di Mario Mammucari<br />
126
La speranza che non muore<br />
Cesira Fiori, scrittrice maestra alle capanne di Carchitti, mamma adottiva di Mario Mammucari<br />
127
Capitolo 3<br />
Cont<strong>in</strong>ua la solidarietà con <strong>il</strong> popolo vietnamita<br />
Dopo la raccolta di sangue partì la raccolta di fondi, con una sottoscrizione nazionale a favore<br />
del popolo vietnamita. Fu deciso di acquistare un ospedale da campo da portare <strong>in</strong> Vietnam<br />
con una delegazione. Intellettuali, operai, contad<strong>in</strong>i parteciparono con slancio alla raccolta dei<br />
fondi, per dare un concreto sostegno alla resistenza e alla liberazione del Vietnan.<br />
Una signora sottoscrittrice volle farmi sapere che, anche se non comunista, avrebbe contribuito<br />
con c<strong>in</strong>quem<strong>il</strong>a lire, spiegandomi conv<strong>in</strong>ta la sua ammirazione per un popolo che resisteva<br />
e che riusciva a tenere <strong>in</strong> scacco uno dei più potenti eserciti del mondo.<br />
Manifest<strong>in</strong>i di propaganda dell’<strong>in</strong>iziativa pro-Vietnam della FGCI<br />
128
La speranza che non muore<br />
Le canzoni dei compagni della sezione Portuense<br />
Ero distaccato per gli ultimi giorni di campagna elettorale a Palestr<strong>in</strong>a<br />
Un sabato pomeriggio, l’ex segretaria di Palmiro Togliatti, mi telefonò dicendomi<br />
che sarebbe venuta a Palestr<strong>in</strong>a con un gruppo di compagni della sezione Portuense,<br />
per fare un giro elettorale con una macch<strong>in</strong>a attrezzata .<br />
Nel portabagagli avevano, <strong>in</strong>fatti, issato una copia dello sputnik <strong>in</strong>viato nello<br />
spazio. Concordammo un giro per le campagne e le frazioni di Palestr<strong>in</strong>a.<br />
Per meglio ut<strong>il</strong>izzare i compagni romani mandai con loro Francesco Cerasi, figlio<br />
di Nazareno.<br />
I compagni della sezione Portuense avevano un registratore ed un amplificatore,<br />
con <strong>il</strong> quale diffondevano canzoni popolari e non politiche, tra le quali “amore<br />
dammi quel fazzolett<strong>in</strong>o, che vado alla fonte, lo vado a lavare”.<br />
Questi canti furono un toccasana, orecchiab<strong>il</strong>i al massimo, tanto che tutti si giravano<br />
a guardare e a sentire quelle arie così famigliari, che avevano accompagnato<br />
i lavori di campagna per anni, alleviando con momenti di gioia le grandi tribolazioni.<br />
I simboli del partito di cui era addobbata l’auto, concretizzavano, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />
la presenza del PCI nelle zone rurali.<br />
Mi pareva che quelle canzoni gettate improvvisamente nell’agone politico, entrassero<br />
nelle case portando i valori umani e culturali della nostra gente, che avevano<br />
tanto a che fare con<br />
l’allegria e con l’amore, e poco con “adavenì baffone”.<br />
Fui criticato da alcuni compagni che mi contestarono di avere volutamente omesso<br />
gli <strong>in</strong>ni del partito, anche se nella macch<strong>in</strong>a c’erano issati lo sputnik sovietico e i<br />
simboli del PCI.<br />
A me, <strong>in</strong> ogni caso, la novità piacque molto.<br />
1969. Bologna - XII° Congresso nazionale del PCI<br />
I nuovi Organi dirigenti eletti al XII Congresso.<br />
Ufficio politico:<br />
Longo Luigi, Enrico Berl<strong>in</strong>guer, Amendola Giorgio, Ingrao Pietro, Macaluso<br />
Emanuele, Napolitano Giorgio, Natta Alessandro, Novella Agost<strong>in</strong>o, Pajetta Gian<br />
Carlo, Tortorella Aldo.<br />
Ufficio di Segreteria<br />
Luigi Longo, Enrico Berl<strong>in</strong>guer, Bufal<strong>in</strong>i <strong>Paolo</strong>, Cossutta Armando, Di Giulio<br />
Fernando, Galluzzi Carlo, Pecchioli Ugo.<br />
129
Capitolo 3<br />
Mosca. Conferenza dei partiti comunisti ed operai<br />
Berl<strong>in</strong>guer guidava la nostra delegazione. Nei corridoi di via delle Botteghe Oscure si sentiva<br />
un vociare sordo e preoccupato. Le cose con Mosca erano molto peggiorate. Enrico Berl<strong>in</strong>guer<br />
non era <strong>il</strong> tipo da accettare le pretese sovietiche.<br />
Una nuova fase politica<br />
A settembre ci furono le elezioni politiche <strong>in</strong> Germania. W<strong>il</strong>ly Brandt, alla testa del partito<br />
socialdemocratico, riuscì vittorioso. Per la prima volta un uomo della s<strong>in</strong>istra moderata divenne<br />
cancelliere. I commenti dei compagni dell’apparato sottol<strong>in</strong>eavano con forza la necessità di rivalutare<br />
<strong>il</strong> partito socialdemocratico, ancora ritenuto dai partiti comunisti traditore della classe operaia.<br />
Si aprì un grande dibattito nelle sezioni, e saggiare le reazioni dei compagni fu molto ut<strong>il</strong>e<br />
perché tutto <strong>il</strong> partito si mob<strong>il</strong>itò <strong>in</strong> una discussione che, <strong>in</strong> ogni caso, dava un grosso contributo<br />
alla rivisitazione del passato ed al riesame delle ragioni della scelta comunista e delle posizioni<br />
della socialdemocrazia.<br />
S’imponeva ormai un riesame del Congresso di Livorno del 1921 e della scissione di Palazzo<br />
Barber<strong>in</strong>i del 1947. Era, <strong>in</strong>oltre, urgente ricercare nuove strade nella battaglia per <strong>il</strong> socialismo dal<br />
volto umano, anche alla luce di quanto cont<strong>in</strong>uava ad accadere nei paesi sotto l’<strong>in</strong>fluenza sovietica.<br />
Ascoltavo, <strong>in</strong>oltre, come non fosse più possib<strong>il</strong>e ignorare i laburisti <strong>in</strong>glesi ed altre importanti<br />
forze democratiche europee collocate a s<strong>in</strong>istra.<br />
Antonio Tatò con <strong>il</strong> quale spesso andavo a prendere un caffé <strong>in</strong> Via dell’Araceli, concluse<br />
<strong>il</strong> suo ragionamento circa <strong>il</strong> successo dei socialdemocratici <strong>in</strong> Germania e facendo riferimento<br />
all’Unione Sovietica, con questa frase un po’ desolata: - per <strong>il</strong> momento non ci sono le condizioni<br />
per far capire a quei caproni, che sarebbe ora di farsi un vestito nuovo, che vada bene alla democrazia<br />
di quei paesi.<br />
Grandi lotte s<strong>in</strong>dacali<br />
Gli operai erano riusciti a conquistare considerevoli aumenti salariali.<br />
Il s<strong>in</strong>dacato aveva acquisito un potere forte nel quale, però, si annidava troppo spesso <strong>il</strong> permissivismo<br />
di alcuni quadri <strong>in</strong>termedi, che <strong>in</strong> nome del s<strong>in</strong>dacato e della sua forza contrattuale,<br />
portavano la situazione delle rivendicazioni verso forme di anarchia.<br />
Era questo un campanello d’allarme che poteva compromettere la stessa presenza ed <strong>il</strong><br />
ruolo del s<strong>in</strong>dacato nella società.<br />
Sarebbero venuti, di lì a poco, giorni davvero diffic<strong>il</strong>i.<br />
130
La speranza che non muore<br />
12 dicembre. M<strong>il</strong>ano, bomba<br />
alla Banca dell’Agricoltura<br />
Fu questo <strong>il</strong> primo segnale di una sequenza di stragi che <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>eranno l’Italia per parecchi<br />
anni. Era <strong>in</strong>iziata la strategia della tensione. Ricordo benissimo quel pomeriggio. Ancora ero<br />
<strong>in</strong> ufficio, quando giunse la notizia carica di tutta la sua drammaticità.<br />
Passarono soltanto pochi m<strong>in</strong>uti dalla strage e subito (sarà stato certamente un caso, ma<br />
<strong>il</strong> sospetto e la vig<strong>il</strong>anza allora erano costanti) vidi arrivare <strong>il</strong> poliziotto dell’Ufficio politico della<br />
Questura, con <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> mio ufficio <strong>in</strong>tratteneva rapporti di buon vic<strong>in</strong>ato, legati soprattutto ad<br />
un rapido r<strong>il</strong>ascio di passaporti.<br />
Probab<strong>il</strong>mente era stato mandato per accertarsi quale sarebbe stata l’immediata reazione<br />
del nostro partito.<br />
Sapevamo che questo poliziotto, che spesso sostava davanti la Direzione, aveva <strong>il</strong> compito<br />
di <strong>in</strong>grassare lo schedario della Questura con nuovi compagni. Di questa sua attività, <strong>in</strong> ogni caso,<br />
eravamo bene <strong>in</strong>formati, tant’è che un giorno Salvatore Cacciapuoti, della Commissione Centrale<br />
di Controllo, mi disse: - dovranno <strong>in</strong>grandire enormemente lo schedario della Questura, perché<br />
ritengo che siamo <strong>in</strong> troppi per le loro capacità ricettive, e poi oggi possiamo dire con tranqu<strong>il</strong>lità<br />
che nessuno è più preoccupato di essere comunista.<br />
Noi dell’apparato sapevamo di essere tutti schedati, pertanto <strong>il</strong> ruolo del poliziotto era<br />
quello di chiedere e controllare entrate ed uscite dalla Direzione, e se c’erano personaggi <strong>in</strong>soliti<br />
che la frequentavano, o esponenti d’altre forze politiche.<br />
Ma raramente cavava un ragno dal buco.<br />
Quella sera, dunque, era subito accorso per verificare la nostra reazione di fronte alla strage<br />
di M<strong>il</strong>ano. Io non tornai a casa. Restai volontariamente a “fare la notte” per dare una mano alla<br />
vig<strong>il</strong>anza.<br />
1970. Conferenza prov<strong>in</strong>ciale di Federazione<br />
Un’importantissima conferenza si tenne nel gennaio 1970. La Federazione romana dette<br />
<strong>il</strong> via, con forte anticipo, alla campagna elettorale per le regionali (le prime dall’adozione della<br />
Costituzione), <strong>in</strong> programma per la primavera.<br />
Le elezioni regionali erano viste come importante passo <strong>in</strong> avanti della politica italiana. Esse<br />
rappresentavano un’occasione per le forze della s<strong>in</strong>istra che avrebbero potuto governare <strong>il</strong> paese o<br />
parti importanti di esso, con una politica del tutto aderente alla maggioranza del popolo.<br />
Il partito a questa battaglia ci teneva molto e per questo si era mosso <strong>in</strong> anticipo.<br />
131
Capitolo 3<br />
Roma - Eur. Partecipanti della zona prenest<strong>in</strong>a alla Conferenza nella Sale delle Fontane. Nella foto: da s<strong>in</strong>istra si riconoscono: Montagner,<br />
Magr<strong>in</strong>i, Leggeri, dietro Per<strong>in</strong>, Alese. Sullo sfondo Strufaldi, segretario della zona Palestr<strong>in</strong>a - Colleferro<br />
Primo viaggio a Mosca<br />
Aeroporto di Fiumic<strong>in</strong>o. Era una giornata fredda e soffiava una tramontana che penetrava<br />
nelle ossa. Pensavo: - ancora siamo <strong>in</strong> Italia paese del sole, figuriamoci, quando arriveremo a Mosca<br />
che freddo farà?<br />
Eravamo un gruppo di un’ottant<strong>in</strong>a di persone, organizzate dall’Italturist con i Viaggi dell’Amicizia:<br />
durata sette giorni. Andavamo tutti nella capitale sovietica.<br />
Da Palestr<strong>in</strong>a vennero Agapito Stazi, l’assessore. DC Bandiera Luigi, e Righi Lauro un compagno<br />
della Direzione del PCI. Gli altri passeggeri provenivano tutti di varie regioni italiane.<br />
All’atterraggio neve e soprattutto freddo, per niente paragonab<strong>il</strong>e con quello di Fiumic<strong>in</strong>o.<br />
Iniziarono le visite ed <strong>il</strong> programma concordato fu realizzato a pieno, salvo, quando ci portarono<br />
al teatro della Casa della Cultura, dove era programmata una conferenza - dibattito su Len<strong>in</strong> e la<br />
Rivoluzione d’Ottobre. Ci prenotammo a parlare appena entrati, per dire qualcosa sull’<strong>in</strong>tervento<br />
<strong>in</strong> Cecoslovacchia.<br />
132
La speranza che non muore<br />
La parola, durante <strong>il</strong> dibattito, fu concessa solo a coloro che erano ritenuti all<strong>in</strong>eati, per cui<br />
si arrivò fac<strong>il</strong>mente alle ore 13,30, orario di chiusura della conferenza. Nessuno di noi potè così<br />
esprimersi contro l’<strong>in</strong>terevento sovietico <strong>in</strong> Cecoslovacchia. In quel periodo i comunisti italiani<br />
erano visti dal PCUS come degli eretici.<br />
I sovietici rimediarono alla nostra sia pur garbata protesta, con un’<strong>in</strong>tervista a radio Mosca<br />
all’assessore Luigi Bandiera (DC), che trasmisero <strong>il</strong> giorno della nostra partenza.<br />
Luigi Bandiera spiegò quanto aveva visto elogiando soprattutto la tenuta dei musei, della<br />
metropolitana, la pulizia delle strade e la gigantesca torre Ostanch<strong>in</strong>o, ma disse anche che non<br />
avrebbe mai pensato di trovare <strong>il</strong> mercato del cambio della moneta davanti gli alberghi e si rammaricò<br />
per <strong>il</strong> mancato <strong>in</strong>tervento presso la Casa della Cultura.<br />
Lettera del compagno Erp<strong>in</strong>i Fernando, emigrato <strong>in</strong> Francia<br />
133
Le Frattocchie<br />
Capitolo 3<br />
Una giornata splendida <strong>in</strong> tutta la prov<strong>in</strong>cia. Qui nei Castelli Romani, alla f<strong>in</strong>e<br />
di apr<strong>il</strong>e, è tutto <strong>in</strong> fiore. Sono le 9,30. Alle dieci <strong>in</strong>izia <strong>il</strong> convegno. Il sole già alto<br />
<strong>il</strong>lum<strong>in</strong>a le cime dei maestosi p<strong>in</strong>i romani, che ornano armonicamente la scuola<br />
del PCI. I “poliziotti” di guardia al cancello, quando passi, anche se vai a “casa<br />
tua”, ti scrutano con molta <strong>in</strong>sistenza. Del resto è <strong>il</strong> loro lavoro. Non possono fare<br />
altrimenti. Sono qui per questo. Cercano di memorizzare i volti dei più giovani,<br />
per poi riferire ai loro superiori.<br />
Superato <strong>il</strong> cancello della v<strong>il</strong>la, sulla s<strong>in</strong>istra, s’<strong>in</strong>contra la statua di bronzo sdraiata<br />
<strong>in</strong> terra di Mazzacurati che rappresenta un partigiano ferito durante un’azione<br />
di guerra. Di lato, scendendo una piccola scala, ci sono <strong>il</strong> campo polivalente ed<br />
una quantità di sale e salonc<strong>in</strong>i attrezzati e ben curati.<br />
Il caffé, <strong>il</strong> salonc<strong>in</strong>o della scienza e la biblioteca al pianterreno. Le stanze degli studenti,<br />
ognuna con due letti, sono al secondo piano. Poi c’è <strong>il</strong> salone dei convegni.<br />
Durante la settimana tutto è a disposizione dei “professori”. Nel salone è esposto <strong>il</strong><br />
famoso quadro di Renato Guttuso La Battaglia del Ponte dell’Ammiragliato.<br />
Oggi è stato convocato l’attivo della prov<strong>in</strong>cia, per preparare la campagna per <strong>il</strong><br />
mese della stampa comunista. Inizio alle 9,30, poi pausa pranzo e ripresa alle<br />
15,00 f<strong>in</strong>o alle 18,00. Una giornata completa con tutti i segretari o i membri di<br />
segreteria di tutte le sezioni della prov<strong>in</strong>cia.<br />
Mar<strong>in</strong>i Donato si occupa dei f<strong>in</strong>anziamenti per <strong>il</strong> mantenimento della struttura.<br />
Non è un <strong>in</strong>tellettuale. Lui ha frequentato solo la qu<strong>in</strong>ta elementare, ed è uno che<br />
ha fatto anni di conf<strong>in</strong>o durante <strong>il</strong> ventennio. La sua professione è stata sempre<br />
quella di sarto.<br />
Quello che, <strong>in</strong>vece, pensa ai giard<strong>in</strong>i è <strong>il</strong> compagno Ovidio. Poi ci sono anche<br />
Bett<strong>in</strong>a e Loris.<br />
Per l’<strong>in</strong>segnamento ci sono “professori” di tutte le materie. Luciano Gruppi è <strong>il</strong><br />
“preside” che organizza i corsi.<br />
Sono due le v<strong>il</strong>le <strong>in</strong> questa meravigliosa zona dei Castelli Romani. Una è ut<strong>il</strong>izzata<br />
dalla scuola, l’altra è a disposizione delle delegazioni straniere, quando ci sono<br />
congressi o altri <strong>in</strong>contri.<br />
Tra poco ci saranno le elezioni regionali e comunali e - come si dice - con una fava<br />
si potranno prendere due piccioni.<br />
Alla riunione, alla quale hanno preso parte numerosi compagni della prov<strong>in</strong>cia, è<br />
presente Gian Carlo Pajetta, che tiene le conclusioni.<br />
Un ricordo personale. Il compagno Elio Mastrangeli di Zagarolo, <strong>in</strong> quell’occasione,<br />
svolge un <strong>in</strong>tervento appassionatissimo.<br />
134
La speranza che non muore<br />
Elezioni Amm<strong>in</strong>istrative comunali del 7 giugno 1970<br />
Lista N° 1 - P.C.I - seggi 7<br />
Mario Mammucari, Angiolo Marroni, Carlo Sbardella, <strong>Paolo</strong> Magr<strong>in</strong>i, Franco<br />
Leggeri, Angelo Sebastianelli, Ettore Calcagna.<br />
Lista N° 2 - MSI - seggi 2<br />
Oreste Groppi, Cristofari Umberto.<br />
Lista N° 3 - PSI - seggi 2<br />
Lulli Francesco Saverio, Jenne Augusto voti 725.<br />
Lista N° 4 - DC - seggi 16<br />
Fornari Giulio, Buratti Domenico, Giuseppe Marchetti, Tagliaferro Giuseppe,<br />
Giovanni Bernard<strong>in</strong>i, Antonio Palazz<strong>in</strong>o, Raniero M<strong>il</strong>ani, Giovanni Lena,<br />
Marcello Polucci, Edmondo Libianchi, Brecciaroli Augusto, Diacetti Enrico,<br />
Giovanetti, Marcello Sabbioni, Osvaldo Rosicarelli, Rossi Valent<strong>in</strong>o.<br />
Lista N° 5 - PRI- seggi 1<br />
Frezza Id<strong>il</strong>io.<br />
Lista N° 6- PSDI - seggi 2.<br />
Candido Rosicarelli, Enarsi Giuseppe.<br />
Prime elezioni regionali<br />
Il partito ebbe un notevole successo nelle prime elezioni regionali. Era la prima volta dal<br />
varo della Costituzione, che si dava la parola ai cittad<strong>in</strong>i, per eleggere i governi delle regioni <strong>in</strong><br />
modo di avere un rapporto più diretto con <strong>il</strong> territorio.<br />
Fu un decisivo balzo <strong>in</strong> avanti e permise la conquista di alcune importanti regioni che assieme<br />
ai tanti comuni già amm<strong>in</strong>istrati dalla s<strong>in</strong>istra nel paese, fornivano alla politica una garanzia<br />
di sv<strong>il</strong>uppo e di concreto rafforzamento della vita democratica.<br />
Allende v<strong>in</strong>ce le elezioni <strong>in</strong> C<strong>il</strong>e<br />
A settembre un’ottima notizia proviene nell’America Lat<strong>in</strong>a. Salvador Allende v<strong>in</strong>ce le elezioni<br />
<strong>in</strong> C<strong>il</strong>e. Per quanto lontano quel paese era alle prese con problemi sim<strong>il</strong>i ai nostri, e non<br />
potemmo che salutare questa br<strong>il</strong>lante vittoria nel cont<strong>in</strong>ente sud americano.<br />
135
Capitolo 4<br />
Un congresso “primavera”<br />
Il partito a Palestr<strong>in</strong>a com<strong>in</strong>ciava a crescere, <strong>in</strong> maniera sostenuta. Aderivano studenti universitari,<br />
diplomati, figli d’impiegati e di artigiani, un po’ meno operaie e contad<strong>in</strong>i. La sezione<br />
era sempre aperta e le <strong>in</strong>iziative si succedevano a tamburo battente.<br />
Questa immissione di nuove energie aveva cambiato velocemente l’immag<strong>in</strong>e del partito,<br />
che sembrava attrezzarsi meglio per rappresentare una società variegata e multiforme.<br />
C’erano durezze che occorreva limare, ma ero sicuro che questi ragazzi potevano essere uno<br />
stimolo sicuro per r<strong>in</strong>novare la politica a Palestr<strong>in</strong>a. La democrazia cristiana, rimaneva sempre<br />
un grande partito cap<strong>il</strong>larmente strutturato, con forze <strong>in</strong> abbondanza <strong>in</strong> ogni angolo della vita<br />
sociale, ed <strong>in</strong>oltre godeva dell’appoggio della chiesa <strong>il</strong> quale, era quello più redditizio. La DC era<br />
composta esattamente come una federazione di partiti.<br />
L’assemblea di Valerio Borghese<br />
Sapemmo con qualche giorno d’anticipo, che a Palestr<strong>in</strong>a sarebbe venuto Valerio Borghese a<br />
tenere una manifestazione di ex paracadutisti aderenti al movimento di estrema destra Fronte Nazionale.<br />
Il raduno era stato organizzato presso <strong>il</strong> C<strong>in</strong>ema pr<strong>in</strong>cipe da Felice Franciosi, ex partigiano.<br />
Ricordo la dura presa di posizione della sezione. Una delegazione composta dal compagno<br />
Francesco Sbardella, da Lucio Lena ex partigiani e da compagni della sezione si recò dal s<strong>in</strong>daco<br />
per protestare e chiedere l’annullamento dell’<strong>in</strong>iziativa, che però non fu concesso.<br />
La rabbia dei fascisti esplose, quando entrati cantando <strong>in</strong> corteo nella sala del c<strong>in</strong>ema,<br />
137
Capitolo 4<br />
trovarono cent<strong>in</strong>aia di volant<strong>in</strong>i adesivi collocati sugli schienali delle poltrone del c<strong>in</strong>ema. Dell’<strong>in</strong>iziativa<br />
compiuta durante la notte da alcuni compagni se ne parlò a lungo.<br />
Non mancarono altri momenti di grave provocazione, poiché la destra fascista era permanentemente<br />
mob<strong>il</strong>itata e particolarmente aggressiva.<br />
Agli <strong>in</strong>izi degli anni settanta la battaglia antifascista era all’ord<strong>in</strong>e del giorno e succedevano<br />
quotidianamente episodi gravi anche nei piccoli comuni.<br />
Congresso di sezione<br />
Con la segreteria del compagno Vittorio Per<strong>in</strong>, allora appena ventenne, la sezione organizzò<br />
un congresso che lasciò una grossa impronta politica a Palestr<strong>in</strong>a. La partecipazione fu massiccia<br />
e galvanizzata dalla presenza di un folto gruppo di giovani.<br />
La vita politica ebbe un forte sussulto, e si <strong>in</strong>dirizzò sia verso le questioni politiche generali<br />
sia verso le questioni più propriamente locali, che erano state <strong>il</strong> card<strong>in</strong>e dell’azione politica del<br />
qu<strong>in</strong>dicennio passato. Era forse la prima volta che compariva un nuovo tipo di m<strong>il</strong>itante, che<br />
cercava <strong>in</strong> qualche modo di unire i due momenti e che cercava di trasferire orientamenti di un<br />
dibattito politico generale anche sulle scelte quotidiane, di politica amm<strong>in</strong>istrativa.<br />
La discussione sul piano regolatore, per esempio, <strong>in</strong>teressò compagni molto preparati, tra<br />
i quali Carlo Sbardella, Leonardo Tomassi, Augusto Mattogno ed Ig<strong>in</strong>o Macchi ed altri. E la discussione<br />
sul Piano regolatore fu un banco di prova che lasciò <strong>il</strong> segno e formò una generazione di<br />
comunisti locali. Il congresso <strong>in</strong> questione fu uno dei più organizzati della sezione e forte fu anche<br />
la discussione sull’URSS. Per la prima volta si sentivano ragionamenti che mettevano fortemente<br />
<strong>in</strong> discussione quell’esperienza politica.<br />
<strong>Paolo</strong> Magr<strong>in</strong>i presidente del Congresso, alla sua destra Vittorio Per<strong>in</strong>, Segretario di sezione.<br />
138
Interventi al congresso<br />
Intervento di Augusto Sav<strong>in</strong>a<br />
Intervento di Ignazio Lena<br />
La speranza che non muore<br />
139
Intervento di Angelo Sebastianelli<br />
Intervento di Maurizio Leggeri<br />
Capitolo 4<br />
140
Intervento di Carlo Sbardella<br />
Intervento di Amedeo Bernassola<br />
La speranza che non muore<br />
141
Intervento di Angelo Possemato<br />
Intervento di Angelo Cedrolo<br />
Capitolo 4<br />
142
Intervento di Antonio Rosati<br />
Intervento di Laura Polucci<br />
La speranza che non muore<br />
143
Intervento di Leonardo Tomassi<br />
Conclusioni di Olivio Manc<strong>in</strong>i<br />
Capitolo 4<br />
144
La speranza che non muore<br />
Una discussione sulla libertà<br />
Una domenica matt<strong>in</strong>a mi recavo come al solito ad acquistare l’Unità quando,<br />
scendendo da via Thomas Mann, udii <strong>il</strong> vociare, per la verità un po’ rauco, del<br />
compagno Ignazio Lena.<br />
Era alle prese, <strong>in</strong> un’animata discussione sulla libertà <strong>in</strong> Unione Sovietica, con<br />
don Giac<strong>in</strong>to Marianecci, e si affannava di avere la meglio.<br />
Mi fermai ad assistere. Don Giac<strong>in</strong>to non mollava ed Ignazio faceva altrettanto.<br />
Molti passanti si giravano a guardare, ma non si preoccupavano più di tanto,<br />
avendoli già visti <strong>in</strong> altre occasioni discutere sugli stessi argomenti.<br />
Essendo anch’io amico di don Giac<strong>in</strong>to m’<strong>in</strong>serii nella discussione, ma solo per<br />
ribattere che <strong>il</strong> PCI, già dal 1944, aveva saputo assumersi le sue responsab<strong>il</strong>ità,<br />
partecipando al primo governo dell’Italia liberata, e dimostrando capacità nell’amm<strong>in</strong>istrare<br />
grandi e piccoli e comuni.<br />
“Caro don Giac<strong>in</strong>to” dissi ad un certo punto, “per fare un esempio pratico, dovresti<br />
spiegarmi perché regioni come l’Em<strong>il</strong>ia Romagna e la Toscana, rosse per eccellenza,<br />
sono state quelle che più di altre si sono sv<strong>il</strong>uppate, e dal dopoguerra ad oggi non<br />
hanno mai cambiato colore. Erano rosse, sono diventate più rosse!”.<br />
“Devo celebrare la messa <strong>in</strong> cattedrale”, rispose Don Giac<strong>in</strong>to, “se cont<strong>in</strong>uo con voi<br />
due mi fate perdere tutte le messe”.<br />
Volli term<strong>in</strong>are sostenendo che eravamo comunisti italiani, e che poteva giudicarci<br />
sul nostro comportamento, e non <strong>in</strong> conformità a quanto avveniva <strong>in</strong> Unione<br />
Sovietica.<br />
Ignazio stette ancora per qualche m<strong>in</strong>uto, poi di corsa se n’andò verso via Anicia<br />
per fare tappa alla bacheca del partito, dove qualche ora prima aveva affisso<br />
l’Unità.<br />
Volli ricordare con l’occasione a Don Giac<strong>in</strong>to <strong>il</strong> compagno Graziosi di Cave, che<br />
egli conosceva molto bene. Il reverendo si fece la sua brava risat<strong>in</strong>a aggiungendo<br />
che era povero, onesto, un vero comunista.<br />
“Oggi veramente non ti facciamo dire la messa”, dissi a Don Giac<strong>in</strong>to. Si stava,<br />
<strong>in</strong>fatti, avvic<strong>in</strong>ando Vittorio Per<strong>in</strong>.<br />
Subito Don Giac<strong>in</strong>to disse: - ecco un mio alunno, egli è la dimostrazione che noi a<br />
scuola non abbiamo <strong>in</strong>dottr<strong>in</strong>ato nessuno e lasciato piena libertà a tutti.<br />
Gli avevamo fatto fare tardi, e don Giac<strong>in</strong>to ci lasciò, pensando di aver v<strong>in</strong>to<br />
la contesa sulla libertà. Corse verso <strong>il</strong> sagrato della cattedrale prima che davvero<br />
qualcun altro com<strong>in</strong>ciasse a dire la messa <strong>in</strong> sua vece.<br />
145
Capitolo 4<br />
Candidato al collegio prov<strong>in</strong>ciale di Olevano Romano<br />
Ero stato <strong>in</strong>dicato dalla Federazione Comunista romana come candidato del Collegio prov<strong>in</strong>ciale<br />
di Olevano Romano. Esso era composto di piccoli comuni che dall’Empolitana salgono<br />
verso l’Alta Valle dell’Aniene, dove <strong>il</strong> PCI non aveva avuto mai tanti consensi. La battaglia per<br />
la quale ero stato prescelto era molto diffic<strong>il</strong>e. I comuni <strong>in</strong>teressati erano: Olevano Romano, S.<br />
Vito Romano, Bellegra, Rocca Canterano, Rocca di Mezzo, Canterano, Gerano, Cerreto Laziale<br />
e Pisoniano.<br />
Un Collegio vasto, con metà dei comuni <strong>in</strong>teressati alla consultazione privi dell’organizzazione<br />
del partito. La battaglia era diffic<strong>il</strong>issima.<br />
La Federazione si era impegnata a pagare la benz<strong>in</strong>a e un contributo per <strong>il</strong> compagno Angelo<br />
Cedrolo, che con la sua macch<strong>in</strong>a curava la preparazione dei comizi nei centri abitati.<br />
Avevo reclutato per questa campagna elettorale Alberto Bernard<strong>in</strong>i, un compagno di Pisoniano,<br />
mia moglie Agnese e suo fratello Umberto De Santis e consorte, affidando ad essi la cura di<br />
Pisoniano, di Cerreto e di Gerano. La Federazione mandò, <strong>in</strong> aiuto, la compagna Alida F<strong>il</strong>ippetti<br />
della FGCI.<br />
Volant<strong>in</strong>o biografico dell’A. candidato presso <strong>il</strong> collegio di Olevano Romano<br />
146
La speranza che non muore<br />
Per i comizi potevo disporre saltuariamente di Franco Velletri, di Mario Mammucari, di<br />
Italo Maderchi, di G<strong>in</strong>o Cesaroni, di Nando Agost<strong>in</strong>elli e di Agost<strong>in</strong>o Bagnato. Un bel gruppo di<br />
compagni, ma <strong>il</strong> lavoro si presentava carico di difficoltà poiché i contatti diretti erano scarsi, e la<br />
DC dom<strong>in</strong>ava <strong>in</strong>contrastata <strong>in</strong> tutti questi comuni che noi solitamente chiamavamo “rocchette”.<br />
Uno dei pochi punti di forza del partito era nella zona di Vadocanale, frazione di Bellegra.<br />
Qui era presente un gruppo di compagni della numerosa famiglia Pascucci.<br />
Agnese e suo fratello Umberto riuscirono, <strong>in</strong>oltre, ad organizzare a Cerreto Laziale le donne<br />
che a suo tempo avevano lavorato negli orti di Roma.<br />
Lavorammo sodo, con costanza, sembravamo un gruppo di missionari.<br />
Alla conta dei voti <strong>il</strong> Collegio di Olevano è stato <strong>il</strong> solo che è andato avanti <strong>in</strong> percentuale,<br />
anche se leggermente.<br />
Fu una piccola soddisfazione.<br />
Il segretario della Federazione romana Luigi Petroselli r<strong>in</strong>grazia i candidati prov<strong>in</strong>ciali<br />
147
L’A. ed Agnese<br />
Un momento della festa<br />
Capitolo 4<br />
148
La speranza che non muore<br />
Crociera sulla nave Ivan Francò<br />
Genova, Algeri, Tunisi, Genova<br />
Prima di salire sulla nave rimasi per un momento ad ammirarla, cercando di fare <strong>il</strong> paragone<br />
con quella che, carica di carri armati, nel luglio 1943 mi portò, sempre con partenza da<br />
Genova, <strong>in</strong> Corsica.<br />
Ora attraversavo <strong>in</strong> pace lo stesso mare, senza paura d’essere bombardato, con la mia compagna<br />
Agnese, su questo grande palazzo galleggiante.<br />
Non ero mai salito su una nave da crociera.<br />
Insieme a me c’erano i miei colleghi di lavoro Luciano Duffizi con la sua compagna, e Fernando<br />
Placidi, un anziano autista della Direzione.<br />
Per Agnese era una novità assoluta, non solo per la mole della nave, ma soprattutto per<br />
quello che c’era dentro di essa. Pareva una città galleggiante, che viveva nel mar Mediterraneo,<br />
per <strong>il</strong> periodo estivo.<br />
La nostra cab<strong>in</strong>a era situata a pelo d’acqua. La notte si sentivano le onde schiaffeggiare<br />
l’acciaio dello scafo. Agnese mi ricordò, che l’<strong>in</strong>domani <strong>in</strong> onore del mio compleanno, dopo cena,<br />
sarebbe stata stappata una bottiglia di spumante del Caucaso.<br />
Il giorno seguente, durante la cena l’orchestra, scendendo dal suo posto abituale, si diresse<br />
lungo <strong>il</strong> corridoio al centro della sala, avvic<strong>in</strong>andosi verso di noi suonando una canzone italiana.<br />
Ci fu un attimo di s<strong>il</strong>enzio, e poi girandosi verso di me, <strong>in</strong>tonarono Tanti auguri a te.<br />
Due cameriere sp<strong>in</strong>gevano un carrello con la bottiglia e ci fu <strong>il</strong> br<strong>in</strong>disi per i miei 49 anni.<br />
In quel momento mi venne di ripensare a quanto mi raccontava mia madre a proposito<br />
della mia nascita. Ella ebbe i primi dolori del parto <strong>in</strong> una pausa del lavoro, mentre stava pranzando<br />
con mio padre, nella nostra vigna di Collezzano, a Pisoniano.<br />
Mia madre fu collocata con attenzione sul mulo e portata a casa.<br />
Arrossii un poco per l’emozione della festa e del ricordo.<br />
Riuscì una cerimonia semplice e molto toccante, tra tutta quella gente che mi guardava per<br />
sapere chi mai fossi. Alla f<strong>in</strong>e ci furono gli auguri che a nome del comandate della nave, mi furono<br />
fatti dal direttore d’orchestra.<br />
Chi poteva pensare ad un compleanno così bello <strong>in</strong> mezzo al mare?<br />
Sbarcati ad Algeri ci portarono a visitare la Gasba.<br />
Nei negozi tutto era abbastanza sudicio e trascurato. Eserciti di mosche affollavano i piccoli<br />
locali e i bicchieri appena svuotati. La città mi apparve molto stanca, e i segni di sette anni di lotta<br />
armata contro i francesi non erano ancora del tutto scomparsi.<br />
Sulla nave alcuni compagni parlando dell’Algeria - forse perché l’avevano già <strong>in</strong>serita nel<br />
campo socialista - dicevano pieni di saggezza, che quella era sì miseria, ma dignitosa.<br />
Questa affermazione mi fece pensare con rabbia che quando non si vuole parlare con parole<br />
chiare del presente, si usano espressioni che nascondono la verità.<br />
Ma la miseria degli alger<strong>in</strong>i, anche se dignitosa era sempre e solo miseria!<br />
149
Capitolo 4<br />
Festa de l’Unità presso Parco Matteotti, mentre parla Luigi Petroselli. Nella foto da s<strong>in</strong>istra: Sen Mario Mmmucari, Angiolo Marroni,<br />
dietro Ignazio Lena, Loris Strufaldi, <strong>Paolo</strong> Magr<strong>in</strong>i, Giuseppe Bernassola (PSI)<br />
1972. Di nuovo al Parco Matteotti<br />
Fu un’altra delle grandi feste de l’Unità.<br />
Le forze giovani presenti nel partito avevano capito che questa festa poteva rappresentare<br />
un <strong>in</strong>vestimento culturale di grande importanza ai f<strong>in</strong>i dell’attività politica più complessiva. Le<br />
feste de l’Unità, tra l’altro, avevano <strong>in</strong>nescato localmente <strong>il</strong> fenomeno della imitazione da parte<br />
della DC e del PSI, e questo fatto non era di poco conto per tenere alto l’<strong>in</strong>teresse per la politica<br />
e per le questioni amm<strong>in</strong>istrative prenest<strong>in</strong>e.<br />
Constatavo con un certo compiacimento che <strong>in</strong> effetti era stata compiuta parecchia strada<br />
dal settembre 1956, quando fu organizzata e con successo, la prima festa de l’Unità a Palestr<strong>in</strong>a.<br />
150
Congresso del PCI a M<strong>il</strong>ano. Ufficio <strong>in</strong>formazioni ai delegati<br />
La speranza che non muore<br />
1972. Congresso nazionale a M<strong>il</strong>ano<br />
Il congresso di M<strong>il</strong>ano fu una nuova esperienza. Fui <strong>in</strong>caricato di svolgere un lavoro che<br />
non avevo mai fatto prima: quello di smistare le delegazioni dei partiti comunisti e degli altri<br />
partiti <strong>in</strong>vitati al Congresso negli alberghi prenotati già <strong>in</strong> precedenza dall’Italturit.<br />
Il compagno Tommaso Di Pasqua, che conosceva parecchie l<strong>in</strong>gue, era <strong>in</strong>caricato di occuparsi<br />
delle necessità delle delegazioni straniere, e controllava anche <strong>il</strong> mio lavoro.<br />
Quello del compagno Di Pasqua era un <strong>in</strong>carico molto delicato, nel quale occorreva avere<br />
<strong>il</strong> vellutato tocco della sapienza politica, oltre a possedere una discreta conoscenza delle usanze e<br />
delle nomenclature dei paesi esteri da dove provenivano le delegazioni.<br />
Gli autisti erano molto più liberi di noi e appena potevano se n’andavano <strong>in</strong> Svizzera a fare<br />
benz<strong>in</strong>a. Valerio Raccagni, responsab<strong>il</strong>e del parco macch<strong>in</strong>e della Direzione, alla f<strong>in</strong>e del Congresso<br />
potè dimostrare di avere economizzato una bella cifra per aver fatto fare la spola per <strong>il</strong> rifornimento<br />
M<strong>il</strong>ano-Svizzera. Una di quelle sere con Tommaso Di Pasqua ce ne andammo a Lugano.<br />
Al ritorno entrammo a Campione d’Italia, ma solo per guardare i tavoli dato che nelle<br />
tasche avevamo solo pochi spiccioli.<br />
In quei giorni un fatto grave scosse <strong>il</strong> congresso.<br />
L’editore Feltr<strong>in</strong>elli fu trovato morto ai piedi di un traliccio dell’alta tensione a Segrate. Se<br />
ne parlò a lungo, ma come sempre la verità era diffic<strong>il</strong>e da sapere.<br />
Al ritorno per Roma fui <strong>in</strong>caricato di viaggiare con <strong>il</strong> segretario Luigi Longo sul Settebello.<br />
C’erano anche Borroni accompagnatore ufficiale di Longo, <strong>il</strong> dott. Mario Spallone sempre “pronto”,<br />
oltre a Mauro Galleni, responsab<strong>il</strong>e dell’Ufficio di segreteria.<br />
Durante <strong>il</strong> viaggio ci fu una animata discussione tra me e Spallone circa <strong>il</strong> fatto di come<br />
151
Capitolo 4<br />
riusciva a conc<strong>il</strong>iare l’essere m<strong>il</strong>iardario e comunista, e la sua abitud<strong>in</strong>e di ut<strong>il</strong>izzare troppo spesso,<br />
nella sua vita professionale, <strong>il</strong> nome di Togliatti, del quale era stato <strong>il</strong> medico personale.<br />
Fummo rimproverati da Longo, <strong>il</strong> quale con aria greve ci disse che queste discussioni si<br />
sarebbero dovute fare nella sede appropriata e non sul treno, anche se <strong>in</strong> quel vagone eravamo solo<br />
noi. In ogni modo volli ricordare a Mario Spallone che le braccianti, che lavoravano presso la sua<br />
azienda a Vallefredda a Palestr<strong>in</strong>a, erano bistrattate sia nel lavoro sia nella paga.<br />
Un sorriso di Longo valse come risposta.<br />
Qualche giorno dopo Luigi Longo mi fece chiamare dal suo segretario Federico Vargas, mi<br />
volle offrire un caffé e mi chiese perché avevo dell’acred<strong>in</strong>e con Mario Spallone. Gli assicurai che<br />
era una cosa tra la sezione del PCI di Palestr<strong>in</strong>a e Spallone e che personalmente non potevo che<br />
confermare quello che già avevo detto <strong>in</strong> treno, e cioè che i lavoratori che avevano a che fare con<br />
lui, si lagnavano.<br />
Si sforzò di ripetere quel tenue sorriso fatto sul Settebello, ma non ci riuscì.<br />
Il gemellaggio Palestr<strong>in</strong>a - Füssen<br />
Il gemellaggio era stato voluto fortemente da Edmondo Libianchi. Gli fu anche chiesto<br />
perché proprio una città tedesca, non per discrim<strong>in</strong>are Fussen, ma perché si sarebbe potuto scegliere<br />
un’altra città europea, con una cultura più sim<strong>il</strong>e alla nostra. Edmondo rispose a tutti che la<br />
ragione risiedeva nell’amicizia stab<strong>il</strong>itasi con un m<strong>il</strong>itare tedesco nell’ultima guerra, a Palestr<strong>in</strong>a.<br />
E gemellaggio fu!<br />
Gemellaggio Palestr<strong>in</strong>a e Fussen<br />
152
1972. Roma - Budapest<br />
La speranza che non muore<br />
Mi fu segnalato un viaggio a prezzi vantaggiosi per Budapest. Chiesi ad Antonio Palazz<strong>in</strong>o,<br />
assessore democristiano e mio amico, se voleva venire, avendo egli manifestato quest’<strong>in</strong>tenzione<br />
tempo addietro. Nel giro di una settimana gli procurai <strong>il</strong> passaporto, e potemmo partire per la<br />
capitale mangiara.<br />
Sapevo che veniva anche una mia amica P<strong>in</strong>a C<strong>il</strong>ia, che lavorava <strong>in</strong> Direzione <strong>in</strong> qualità di<br />
segretaria, accompagnata da suo marito. Il resto del gruppo era un misto delle varie regioni.<br />
L’appuntamento era a Venezia, dove ci aspettava <strong>il</strong> resto del gruppo.<br />
Il viaggio fu per me non troppo tranqu<strong>il</strong>lo, poiché appena partito dovetti fare i conti con delle<br />
coliche improvvise, che mi costr<strong>in</strong>sero ad affidare la responsab<strong>il</strong>ità del gruppo al marito della C<strong>il</strong>ia.<br />
Durante <strong>il</strong> viaggio Antonio mi fu di valido aiuto, fornendomi l’assistenza di cui avevo bisogno,<br />
trovandosi <strong>il</strong> sottoscritto nelle condizioni sopra ricordate.<br />
Antonio <strong>in</strong> questo viaggio si rivelò diverso da come lo immag<strong>in</strong>avo, non <strong>il</strong> commerciante<br />
prenest<strong>in</strong>o teso a non spendere per accumulare, ma generoso, capace di <strong>in</strong>trattenere conversazioni<br />
con gli altri passeggeri e straord<strong>in</strong>ariamente aperto e tollerante nella discussione.<br />
Dopo esserci sistemati <strong>in</strong> albergo prendemmo un taxi e ce n’andammo a trovare Ros<strong>in</strong>a, la<br />
ragazza che qualche anno prima mi aveva <strong>in</strong>vitato al suo matrimonio. La trovammo con estrema<br />
fac<strong>il</strong>ità, anche se nel frattempo aveva cambiato casa. Prendemmo appuntamento per una sera a<br />
cena, affidando a lei di scegliere <strong>il</strong> locale che preferiva.<br />
L’A. e Antonio Palazz<strong>in</strong>o - Sullo sfondo <strong>il</strong> Danubio, a Budapest<br />
153
Capitolo 4<br />
Antonio volle anche andare <strong>in</strong> un locale gestito dagli z<strong>in</strong>gari per mangiare <strong>il</strong> gulasch.<br />
Pagò Antonio, e volle farlo alla napoletana, con un piccolo show, sventolando una banconota<br />
da cento dollari, con la speranza che la cassiera non avesse <strong>il</strong> resto. Rimase buggerato! La<br />
cassiera gli dette <strong>il</strong> resto, ed Antonio restò come <strong>in</strong>deciso con i fior<strong>in</strong>i tra le mani.<br />
Le cameriere del locale lo guardavano, comunque, strab<strong>il</strong>iate, avendo capito che <strong>il</strong> portafoglio<br />
dell’italiano era pieno di dollari. Ad Antonio piaceva, <strong>in</strong>somma, far vedere che <strong>in</strong> occidente<br />
eravamo pieni di soldi.<br />
Lo rimproverai, ma lui si fece una risata apparentemente <strong>in</strong>genua.<br />
Subito dopo aver mostrato <strong>il</strong> portafoglio e aver visto quale accoglienza c’era stata tra gli<br />
<strong>in</strong>servienti del locale, se n’andò al bagno, <strong>in</strong>f<strong>il</strong>ando <strong>il</strong> malloppo nei calz<strong>in</strong>i nel caso - disse poi<br />
- avesse bevuto troppo tokai.<br />
L’A., Ros<strong>in</strong>a e <strong>il</strong> suo compagno di Budapest. In basso P<strong>in</strong>a C<strong>il</strong>ia e <strong>il</strong> suo compagno e, a destra, Antonio Palazz<strong>in</strong>o<br />
154
La speranza che non muore<br />
1972. Festa nazionale de l’Unità al Flam<strong>in</strong>io<br />
Numerose furono le delegazioni presenti alla festa de l’Unità.<br />
Quella più attesa e festeggiata - e non poteva essere diversamente - era quella capeggiata da<br />
Le Duan, dirigente di primo piano del partito comunista vietnamita.<br />
Enrico Berl<strong>in</strong>guer, di fronte ad una folla proveniente da tutta Italia, rivolse <strong>il</strong> saluto dei<br />
comunisti italiani alle delegazioni straniere presenti.<br />
Sul palco erano presenti le più alte cariche del partito. Era una giornata di quelle che se ti<br />
giravi <strong>in</strong>torno, riuscivi a scorgere come <strong>in</strong> un sogno che la moltitud<strong>in</strong>e presente si trasformava per<br />
magia nel popolo vietnamita, che con <strong>il</strong> suo esercito <strong>in</strong>visib<strong>il</strong>e teneva testa al gigante americano.<br />
Le delegazioni erano chiamate una alla volta, ad andatura solenne, come <strong>in</strong> una passerella,<br />
per raggiungere <strong>il</strong> palco centrale, tenendo conto dell’ord<strong>in</strong>e alfabetico.<br />
La delegazione vietnamita di cui avevo l’<strong>in</strong>carico era la più attesa, e per me fu un grande<br />
onore accompagnarla.<br />
Non appena apparimmo nel corridoio d’<strong>in</strong>gresso, lo stadio esplose <strong>in</strong> un boato d’applausi.<br />
Lo stadio si alzò tutto <strong>in</strong> piedi, e per alcuni m<strong>in</strong>uti sembrò dovesse crollare per <strong>il</strong> fragoroso saluto<br />
dei comunisti italiani. Era per me come se <strong>in</strong> quel m<strong>in</strong>uto mi trovassi sotto <strong>il</strong> fragore delle bombe<br />
nelle città vietnamite, tanto era <strong>il</strong> boato che si levava dagli spalti.<br />
Fu quella una giornata <strong>in</strong>dimenticab<strong>il</strong>e. Veramente mi sentii uno di loro. Ma non era proprio<br />
così. Loro facevano cose straord<strong>in</strong>arie per l’<strong>in</strong>dipendenza del loro paese, noi solo quello che<br />
potevamo fare <strong>in</strong> solidarietà.<br />
Stadio Flam<strong>in</strong>io. L’A. accompagna la delegazione vietnamita<br />
155
Francobollo di Ho chi M<strong>in</strong>h<br />
Capitolo 4<br />
“Per una fetta di Pane” <strong>il</strong> mio primo <strong>libro</strong> presentato presso <strong>il</strong> Circolo culturale Seventy years, <strong>in</strong> Via degli Arcioni, dal prof. Luciano Gruppi.<br />
La copert<strong>in</strong>a è di Carlo Levi<br />
156
Mario Melloni, “ Fortebraccio”<br />
La speranza che non muore<br />
1973. A Mosca con Agnese, ospiti del PCUS<br />
Il viaggio a Mosca era stato annunciato da tempo, ma a pochi giorni dalla partenza, Agnese<br />
si era sentita male.<br />
Ad avvertire del nostro arrivo a Mosca, comunicando le condizioni di Agnese, ci avevano<br />
pensato comunque i medici dell’ambulatorio della Direzione.<br />
All’aeroporto di Mosca ad attenderci c’erano un <strong>in</strong>terprete ed un funzionario del PCUS.<br />
In albergo Agnese fu visitata da un professore che la <strong>in</strong>viò al Policl<strong>in</strong>ico di Mosca.<br />
Al Policl<strong>in</strong>ico fu sottoposta ad analisi molto approfondite per stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> suo effettivo quadro<br />
cl<strong>in</strong>ico. Pensai che l’attenzione verso Agnese fosse esagerata, e l’attribuivo al fatto che venivamo<br />
dalla Direzione del PCI. Non era così, poiché <strong>il</strong> trattamento era proprio quello abituale che<br />
veniva riservato ad ogni malato.<br />
I risultati della visita furono soddisfacenti, ed <strong>il</strong> viaggio poteva proseguire. Ci trasferimmo<br />
presso la casa di cura di Pusck<strong>in</strong>o, a 30 km da Mosca.<br />
157
Biglietto fattomi recapitare da Elena tramite un suo amico<br />
Visita a Zagorcky<br />
Capitolo 4<br />
Ci recammo al sem<strong>in</strong>ario ortodosso di Zagorcky, <strong>in</strong> una giornata piena di sole.<br />
Lungo <strong>il</strong> viaggio ero attratto dalle numerose isbe alquanto mal messe, che <strong>in</strong>fondevano<br />
tristezza e non certo un augurale benvenuto. L’unica cosa che dava segni di vita era <strong>il</strong> pascolo di<br />
oche, papere, gall<strong>in</strong>e e pecore.<br />
Arrivammo al sem<strong>in</strong>ario. Qui studiavano i giovani che avevano scelto di diventare preti. Il<br />
complesso era aperto al culto, e molti cittad<strong>in</strong>i lo visitavano.<br />
La struttura era piena di gente che pregava, mentre gli spazi esterni erano <strong>in</strong>tasati di bancarelle<br />
che vendevano immag<strong>in</strong>i sacre. Ma c’erano anche banchi per la vendita di pan<strong>in</strong>i, gelati ed altro. Con<br />
noi c’era anche la moglie dell’autista, la cui presenza accettai ben volentieri, <strong>in</strong> quanto medico.<br />
Anche l’<strong>in</strong>terprete, Elena, seppure a mal<strong>in</strong>cuore accettò questa presenza non prevista, a<br />
condizione che la moglie dell’autista fosse salita appena fuori Mosca.<br />
Elena era ormai per noi come una figlia e spesso ci confidava cose personali. Io, testardamente,<br />
cercavo di parlare del PCI, ma lei si arrabbiava perché mettevo <strong>in</strong> mora <strong>il</strong> PCUS. Sostenevo<br />
che <strong>il</strong> PCI fosse superiore al PCUS e cont<strong>in</strong>uavo a battere su questo, facendole capire che <strong>il</strong><br />
partito al potere <strong>in</strong> URSS era troppo <strong>in</strong>vadente e soffocava ogni <strong>in</strong>iziativa personale.<br />
Sostenevo, <strong>in</strong>oltre, che i dirigenti del PCUS praticavano una politica contraria al socialismo.<br />
Poteva essere socialista, <strong>in</strong>fatti, uno Stato che <strong>in</strong> nome del nemico del popolo si arrogava,<br />
per esempio, <strong>il</strong> diritto di aprire la corrispondenza?<br />
Dov’era la sua autorevolezza?<br />
Pensavo anche che Popov, dell’Ambasciata dell’URSS a Roma, che sapeva quale fossero <strong>il</strong><br />
158
La speranza che non muore<br />
mio lavoro e le mie op<strong>in</strong>ioni personali circa l’URSS, avesse commesso un errore di valutazione<br />
nell’affidarmi come <strong>in</strong>terprete una ragazza alle prime armi, sulla quale avrei potuto avere una certa<br />
<strong>in</strong>fluenza, mettendola <strong>in</strong> difficoltà con argomenti neppure troppo <strong>in</strong>sidiosi.<br />
Ebbi la sensazione di essere controllato.<br />
I miei appunti di viaggio, <strong>in</strong> albergo, erano stati visionati da sconosciuti ed anche <strong>il</strong> <strong>libro</strong><br />
Per una fetta di pane, di cui avevo fatto omaggio alla Biblioteca della Casa di cura, non era più al<br />
suo posto.<br />
Ancora un episodio da marcare è quello che, mentre si tornava a Mosca Elena volle farci<br />
salire <strong>in</strong> casa sua, per salutare la mamma e farcela conoscere. Il quel frangente notai che l’autista<br />
annotò qualcosa, che non potevo sapere ma che avevo <strong>in</strong>tuito che avrebbe riferito e cioè che eravamo<br />
saliti <strong>in</strong> casa dell’<strong>in</strong>terprete.<br />
Tutto mi fu confermato dalla mamma di Elena, la quale appena ci vide entrare fu per lei<br />
come se avesse, avuto paura che la figlia gli aveva fatto la sorpresa.<br />
1974. Campagna elettorale <strong>in</strong> Sardegna<br />
Fui <strong>in</strong>viato dal partito a dare una mano alla campagna elettorale <strong>in</strong> Sardegna.<br />
Arrivai a Cagliari e presi un taxi per recarmi al Comitato regionale, ed avere notizie sulla<br />
mia dest<strong>in</strong>azione.<br />
Mi proposero Tempio Pausania, ed accettai.<br />
Arrivai a Tempio che stava parlando <strong>il</strong> compagno Alfredo Reichl<strong>in</strong> della Direzione del PCI.<br />
Un bel pomeriggio dal punto di vista meteorologico, la piazza non era molto affollata e tra i dirigenti<br />
mi sembrò tirasse un’aria - elettoralmente parlando - non delle migliori.<br />
Dieci giorni di campagna elettorale mi dettero la possib<strong>il</strong>ità di conoscere particolari importanti<br />
della Gallura.<br />
La Costa Smeralda ancora resisteva all’<strong>in</strong>vasione dei m<strong>il</strong>iardari, ma già si notavano le loro<br />
teste di ponte che poco avevano a che fare con le meravigliose e cristall<strong>in</strong>e acque del luogo.<br />
I compagni di Tempio vollero offrirmi un pranzo presso <strong>il</strong> ristorante Baffone, poco distante dalla<br />
Costa Smeralda. I primi <strong>in</strong>sediamenti sembravano bunker, ma all’<strong>in</strong>terno tutto era “m<strong>il</strong>iardario”.<br />
È <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>e ripetere la mole di lavoro svolta durante la campagna elettorale, con pochi comizi<br />
centrali, poiché quelli più redditizi erano quelli volanti, che permettevano di toccare molti caseggiati<br />
con poche forze.<br />
Birardi segretario regionale mi disse, che <strong>il</strong> proprietario del ristorante era stato un compagno<br />
f<strong>in</strong>o alla Liberazione, poi per motivi suoi non ha più r<strong>in</strong>novato la tessera, restando <strong>in</strong> ogni<br />
caso un attento simpatizzante.<br />
Il cameriere giunse con dei piatti con una “bestia mar<strong>in</strong>a”, che io non avevo mai avuto<br />
modo di mangiare. Non sapevo dove <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciare, cercavo di avere le prime nozioni di come<br />
sgranocchiarla dagli altri, ma preferii prendere tempo e con una scusa tornai a lavarmi le mani.<br />
Al ritorno con la coda dell’occhio osservavo come mangiavano loro, alla f<strong>in</strong>e gli dissi:<br />
compagni io quest’animale non l’ho mai mangiato, ho sempre saputo che esisteva, ma quello di<br />
mangiarlo è la prima volta. “C’è sempre una prima volta”, fece <strong>il</strong> compagno Birardi. “Vedi, fai<br />
come noi, ci metterai un poco di più, ma avrai <strong>il</strong> piacere di gustare l’aragosta f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo”.<br />
Sono poi ancora tornato per venti giorni a Tempio, per le elezioni comunali.<br />
159
Capitolo 4<br />
1974. Roma - Kiev - Karkov - Mosca - Roma<br />
Aprendo l’Unità a Fiumic<strong>in</strong>o, poco prima dell’imbarco per Kiev, leggemmo che <strong>il</strong> treno<br />
Italicus era stato fatto saltare <strong>in</strong> aria da “ignoti” terroristi.<br />
Cont<strong>in</strong>uava con questa ennesima strage <strong>il</strong> tentativo di fiaccare la democrazia italiana, allo<br />
scopo di far arretrare <strong>il</strong> paese e le sue istituzioni. Sembrava che <strong>in</strong> questo percorso di morte non<br />
ci fosse rimasto nulla di clandest<strong>in</strong>o, tranne gli esecutori materiali e i mandanti.<br />
Da Brescia all’Italicus era una sequenza che non si fermava. Il terrorismo sempre ben foraggiato<br />
cont<strong>in</strong>uava a sem<strong>in</strong>are morte e terrore, mentre i mandanti restavano nell’ombra. In ogni<br />
caso la speranza era che le forze democratiche non avrebbero permesso a questi nemici della democrazia<br />
di avere <strong>il</strong> sopravvento.<br />
Sottoscrizione per l’Unità e per la stampa comunista, raccolta tra i partecipanti al viaggio e versata alla cassa centrale del PCI<br />
<strong>il</strong> 13 luglio 1974<br />
160
La speranza che non muore<br />
Sull’aereo feci sedere accanto a me <strong>il</strong> compagno Lucio Lena. Lui non aveva una buona<br />
vista, per cui mi domandava <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione cosa ci fosse sotto di noi. Gli feci la cronaca come<br />
<strong>in</strong> una partita di calcio.<br />
Lucio era contento di venire a visitare l’URSS. Sperava, nonostante tutto, vi fosse una<br />
realtà diversa di quanto si diceva.<br />
Sergio Veccia, che era con noi, una volta a Kiev si assunse <strong>il</strong> compito di “stare attento” a<br />
Lucio, dato che <strong>il</strong> nostro gruppo, a Kiev, si sarebbe diviso <strong>in</strong> due, uno per Karkov-Mosca, l’altro,<br />
del quale ero responsab<strong>il</strong>e, sarebbe restato a Mosca.<br />
Ricordo la felicità di Lucio nella Piazza Rossa, davanti alla bellissima cattedrale di S. Bas<strong>il</strong>io<br />
e al monumento dei caduti nell’ultima guerra, dove ci recammo per depositare un mazzo di<br />
garofani. Al Mausoleo di Len<strong>in</strong> per noi turisti la f<strong>il</strong>a era ridotta.<br />
Mosca. L’A., Lucio Lena e Sergio Veccia<br />
161
Capitolo 4<br />
Ricordo di Giorgio Amendola<br />
Il sole si fa già sentire e sono solo le ore 9,30 di f<strong>in</strong>e giugno. Via delle Botteghe Oscure<br />
è famosa per la sede del PCI. Per i passanti a piedi e per quelli dei pullman turistici<br />
che passano davanti la sede sembra gli scatti un meccanismo d’attrazione magnetica.<br />
Tutti si girano verso <strong>il</strong> palazzo, curiosi di vedere qualcosa o qualcuno.<br />
Il mio amico Giorgio Amendola mi chiese di essere accompagnato al mercato di Campo<br />
de Fiori.<br />
Amendola camm<strong>in</strong>a avanti visto che <strong>il</strong> marciapiede, da Vicolo dei Polacchi f<strong>in</strong>o a<br />
dopo Via Gaetani andando verso Largo Argent<strong>in</strong>a è stretto da non permettere di<br />
camm<strong>in</strong>arci <strong>in</strong> due. Amendola si cimenta nel piccolo spazio con fatica. É costretto a<br />
tenere <strong>il</strong> passo dietro a chi camm<strong>in</strong>a senza fretta.<br />
Sono pochi oggi a ricordare quando Giorgio, come un fulm<strong>in</strong>e a ciel sereno, dette<br />
un’<strong>in</strong>tervista al “Punto”, <strong>in</strong> cui proponeva l’unità della s<strong>in</strong>istra e non solo, scatenando<br />
l’ira degli ortodossi del PCI. Egli fu felicissimo di aver provocato quel pandemonio,<br />
poiché dette al partito la possib<strong>il</strong>ità di discutere su posizioni diverse da quelle ufficiali.<br />
Alcuni maligni giunsero ad affermare che, essendo <strong>il</strong> partito un poco stanco e per non<br />
certificare che si era un poco addormentato, quell’<strong>in</strong>tervista sarebbe stata concordata<br />
con la Direzione. Certamente non era così, ma l’obiettivo di provocare una grande discussione<br />
fu raggiunto. Siamo entrati nel mercato di Campo de Fiori da via del Corso,<br />
girando a s<strong>in</strong>istra <strong>in</strong> Via dei Baullari, dopo la chiesa di S. Andrea della Valle. Molti<br />
lo salutano. Giorgio amava conoscere dal vivo i prezzi. “Le statistiche sono necessarie”,<br />
diceva sopesso “ma io amo toccare la realtà con mano”. Poi aggiungeva: le statistiche<br />
sono anche le sole che realizzano <strong>il</strong> comunismo, dando un pollo a testa.<br />
Attraversando <strong>il</strong> labir<strong>in</strong>to di banchi <strong>in</strong>contriamo <strong>il</strong> compagno Di Segni, un ex pug<strong>il</strong>e<br />
che Amendola conosceva. Di Segni era molto amico dell’autista di Gian Carlo<br />
Pajetta, altro pug<strong>il</strong>e senza successo. Quest’ultimo raccontava che una volta fu costretto<br />
per ragioni di m<strong>in</strong>estra, a partecipare ai giochi della gioventù fascista a Viterbo. Gli<br />
fecero <strong>in</strong>dossare una maglietta con la testa di Mussol<strong>in</strong>i stampata avanti e dietro. “Mi<br />
saziarono di botte”, diceva “ma rimasi soddisfatto perché immag<strong>in</strong>avo che quei pugni<br />
non li dessero a me, ma al capoccione di Palazzo Venezia”.<br />
A Giorgio piaceva la mortadella ed ogni volta che passava davanti al mio ufficio,<br />
sapendo che essa costituiva <strong>il</strong> mio pranzo <strong>in</strong> Direzione, era attratto dal quel profumo,<br />
e senza complimenti partecipava al banchetto.<br />
Giorgio ha visitato due volte Palestr<strong>in</strong>a. La prima fu, quando venne a presiedere un<br />
attivo di zona allargato ai consiglieri comunali e ai s<strong>in</strong>daci, la seconda quando partecipò<br />
alla festa de l’Unità <strong>in</strong> Piazza Ungheria. Ricordo bene che <strong>in</strong> quell’occasione<br />
prima del comizio, volle visitare la città, che sapeva piena di storia. Lo fece <strong>in</strong>iziando<br />
dalla Cort<strong>in</strong>a, scendendo poi per S. Antonio f<strong>in</strong>o alla Cattedrale.<br />
Grande fu <strong>il</strong> suo amore per la moglie Germa<strong>in</strong>e. Il dest<strong>in</strong>o ha fatto sì che morissero<br />
a poche ore di distanza l’uno dall’altra. Ebbero lo stesso funerale e l’orazione funebre<br />
fu tenuta da G. Carlo Pajetta. C’era un accordo tra i due: chi prima fosse venuto a<br />
mancare avrebbe “officiato” per l’altro. Fu salutato al Verano di Roma da una grande<br />
folla di amici e compagni<br />
162
La speranza che non muore<br />
1974. La vittoria del referendum sul divorzio<br />
Nel frattempo <strong>il</strong> divorzio era diventato legge dello Stato. Mi sembrava una legge non solo<br />
civ<strong>il</strong>e ma di libertà, che riparava ai moltissimi drammi fam<strong>il</strong>iari, risolvendo i conflitti esistenti<br />
all’<strong>in</strong>terno delle coppie, liberandole f<strong>in</strong>almente da lacci e laccioli, che pretendevano tenerle legate<br />
per forza.<br />
A Palestr<strong>in</strong>a ci fu grande festa per la vittoria.<br />
1970 - 1975. Fornari s<strong>in</strong>daco di Palestr<strong>in</strong>a<br />
Giulio Fornari divenne s<strong>in</strong>daco di Palestr<strong>in</strong>a nel 1970, dopo che i suoi sostenitori riconquistarono<br />
la segreteria della locale sezione della DC, gestita prima e durante le precedenti amm<strong>in</strong>istrative<br />
del 1964 dalla leva dei “s<strong>in</strong>dacalisti” di Chioffi, e che aveva portato all’elezione a s<strong>in</strong>daco<br />
di Luigi Di Nunzio.<br />
La giunta Di Nunzio ebbe un diffic<strong>il</strong>e camm<strong>in</strong>o. Essa era quotidianamente tempestata da<br />
<strong>in</strong>giunzioni provenienti da Vicolo del Duomo (sede della sezione DC), per cui i nuovi amm<strong>in</strong>istratori<br />
a Palazzo Verzetti non avevano un m<strong>in</strong>uto di vita tranqu<strong>il</strong>la.<br />
La nuova maggioranza durò solo due anni, nei quali si avviarono a soluzione alcuni dei<br />
problemi cittad<strong>in</strong>i, tra cui <strong>il</strong> cambio dell’aerea per la costruzione dell’edificio della scuola media,<br />
non più possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> Via delle Monache.<br />
Il s<strong>in</strong>daco Di Nunzio, come abbiamo visto, non era troppo <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>e ad accettare censure o<br />
promozioni dal partito, ed alla f<strong>in</strong>e, stanco e senza rimpianti, lasciò la mano, ritirandosi nel suo<br />
laboratorio di sarto <strong>in</strong> Via delle tre Cannelle a Roma.<br />
Alle dimissioni del s<strong>in</strong>daco Di Nunzio, successe Pietro Giovanni che fu <strong>il</strong> necessario passaggio<br />
aff<strong>in</strong>ché Giulio Fornari potesse candidarsi alla guida del comune, senza troppe rivalità.<br />
Tutto andò come previsto dalla nuova direzione politica.<br />
Debbo onestamente ricordare che Giulio Fornari ottenne un eccellente risultato, riportando<br />
la DC alla maggioranza assoluta, con la riconquista del seggio perduto dalla segreteria<br />
Chioffi.<br />
Questo risultato fu a lungo argomento di conversazione da parte dei “soliti maligni”, specialmente<br />
del gruppo che si radunava nel bar sotto le colonne del “colosseo prenest<strong>in</strong>o”. Essi<br />
sostenevano, <strong>in</strong>fatti, che alla lista capeggiata dal s<strong>in</strong>daco Di Nunzio, fossero stati fatti mancare<br />
dei voti allo scopo di screditarla, e che quei voti fossero stati poi fatti rientrare <strong>in</strong> favore di Giulio<br />
Fornari, che così potè fac<strong>il</strong>mente riconquistare <strong>il</strong> seggio perduto con la gestione Chioffi.<br />
Giulio Fornari ci teneva ad essere s<strong>in</strong>daco, come del resto ogni candidato capolista. Si diceva<br />
che ne avesse tutto <strong>il</strong> diritto per essere egli dalla Liberazione un autorevole esponente della<br />
DC. Si aggiungeva anche che con la sua forza elettorale, avrebbe potuto varcare agevolmente i<br />
conf<strong>in</strong>i della città.<br />
Con Giulio Fornari s<strong>in</strong>daco non mancava mai <strong>il</strong> momento di scontro, ma come <strong>in</strong> tutte le<br />
cose della vita ci sono stati anche momenti d’<strong>in</strong>contro, anche se questi erano legati naturalmente<br />
solo ad uno scambio di vedute. Il suo modo di gestire la cosa pubblica era <strong>il</strong> risultato del suo carattere<br />
frizzant<strong>in</strong>o, anche se faceva ogni sforzo per restare nei canoni della correttezza politica.<br />
163
Una precisazione del S<strong>in</strong>daco Giulio Fornari<br />
Giulio Fornari S<strong>in</strong>daco di Palestr<strong>in</strong>a<br />
Capitolo 4<br />
164
La speranza che non muore<br />
Spesso “sirene” amiche gli facevano cerchio, cercando <strong>in</strong> qualche modo di avere accesso<br />
dall’esterno alla politica amm<strong>in</strong>istrativa. Era quello <strong>il</strong> momento <strong>in</strong> cui Giulio Fornari restava se<br />
stesso, non prestando ascolto ad alcuna <strong>in</strong>terferenza, per quanto autorevole essa potesse essere.<br />
Per Giulio Fornari la calma era conquista di ogni giorno, un cont<strong>in</strong>uo allenamento della<br />
sua mente. Mi diceva spesso che ce la metteva tutta nella sua attività di primo cittad<strong>in</strong>o, ma che<br />
più di tanto non poteva fare, specialmente a causa della nostra pressione di opposizione.<br />
La cosa che più lo <strong>in</strong>fastidiva erano però i mugugni del gruppo democristiano, sempre<br />
presenti e mai dichiaratamente pronunciati.<br />
Non poche volte l’ho visto soffrire quando si rendeva conto che una cosa era essere s<strong>in</strong>daco<br />
ed un’altra gestire <strong>il</strong> partito della DC.<br />
Passato <strong>il</strong> d<strong>il</strong>uvio Giulietto - così lo chiamavano tutti - tranqu<strong>il</strong>lamente riusciva a ricomporre<br />
<strong>il</strong> dialogo con tutti.<br />
Giovanni Bernard<strong>in</strong>i<br />
Con Giovanni Bernard<strong>in</strong>i, esponente democristiano, ho avuto un rapporto politico oltre<br />
che di amicizia, improntato sempre al dialogo. Non si sono verificati ma i contrasti <strong>in</strong>sanab<strong>il</strong>i tra<br />
<strong>il</strong> sottoscritto e l’avvocato, salvo durante le battaglie elettorali, ma quello faceva parte dei nostri<br />
rispettivi ruoli, ed era quasi naturale che così fosse.<br />
Prima di parlare dell’Istituto Tecnico Commerciale, da costruire nella zona del Ristoro,<br />
devo per un attimo tornare al 1968, quando all’epoca era assessore ai Lavori Pubblici della pro-<br />
Augusto Brecciaroli, Giovanni Bernard<strong>in</strong>i consigliere prov<strong>in</strong>ciale, <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco Giulio Fornari<br />
165
Capitolo 4<br />
Gianni Bernard<strong>in</strong>i, Assessore prov<strong>in</strong>ciale comunica che la gara di appalto per l’Istituto Tecnico - Commerciale è andata a buon f<strong>in</strong>e<br />
v<strong>in</strong>cia Italo Maderchi.<br />
Ebbi, allora, notizia dall’assessore Maderchi di un possib<strong>il</strong>e raddoppio della Pedemontana,<br />
partendo dal rett<strong>il</strong><strong>in</strong>eo dei platani f<strong>in</strong>o al Ristoro, ut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong> lato destro venendo da Roma,<br />
completamente libero da costruzioni, e la previsione mi sembrava lungimirante, <strong>in</strong> quanto anticipava<br />
la soluzione della viab<strong>il</strong>ità della zona. Se la proposta fosse stata presa <strong>in</strong> considerazione,<br />
avrebbe anticipato forse un’adeguata soluzione al problema <strong>in</strong>gorgo del Ristoro, ma così non fu.<br />
Giovanni Bernard<strong>in</strong>i era assessore ai Lavori Pubblici, quando fu def<strong>in</strong>ita la gara di appalto<br />
e la prov<strong>in</strong>cia di Roma consegnò i lavori alla ditta B. di Pietro & C., per un importo di<br />
660.000.000 di lire.<br />
Con quest’assegnazione fu dato <strong>in</strong>izio alla costruzione di una scuola ut<strong>il</strong>e non solo per la<br />
città di Palestr<strong>in</strong>a ma anche per <strong>il</strong> suo h<strong>in</strong>terland. Migliaia di studenti si sarebbero però riversati<br />
nella zona del Ristoro, creando un problema di <strong>in</strong>gorgo.<br />
In Consiglio comunale si parlò a lungo di questo.<br />
Fu proposto dal Gruppo consigliare comunista di aprire una parallela alla Via Pedemontana,<br />
con <strong>in</strong>gresso da Via Cec<strong>il</strong>iana, per uscire <strong>in</strong> Via delle Piagge. La parallela si sarebbe potuta<br />
mettere <strong>in</strong> esercizio con una certa fac<strong>il</strong>ità, trattandosi solo di allargare <strong>il</strong> viottolo per uso agricolo<br />
già esistente, ma questa scelta fu completamente osteggiata.<br />
Nelle questioni urbanistiche i democristiani di Palestr<strong>in</strong>a non sono andati, purtroppo, mai<br />
oltre <strong>il</strong> proprio naso.<br />
166
Una gita a Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />
La speranza che non muore<br />
Con Giovanni Bernard<strong>in</strong>i una matt<strong>in</strong>a decidemmo su due piedi di fare una passeggiata <strong>in</strong><br />
Em<strong>il</strong>ia. Partimmo. In macch<strong>in</strong>a arrivammo a Reggio Em<strong>il</strong>ia per l’ora di pranzo. Nel frattempo<br />
avevo telefonato a Reggio al compagno Enzo Braglia, autista di Togliatti per molti anni e della<br />
Iotti poi.<br />
Sapevo che Enzo era alle prese con una brutta <strong>in</strong>validità e che gli era stata amputata da<br />
poco una gamba. Nonostante questa <strong>in</strong>fermità si prestava <strong>in</strong> ogni modo a dare una mano.<br />
Si era attrezzato acquistando una macch<strong>in</strong>a, costruita apposta per <strong>il</strong> suo tipo d’<strong>in</strong>validità, e<br />
si muoveva con la sua compagna Teresa Micheli facendo piccole gite.<br />
Enzo ci fu di grande aiuto nella visita che facemmo ai luoghi più <strong>in</strong>teressanti di Reggio<br />
Em<strong>il</strong>ia e della prov<strong>in</strong>cia.<br />
Una matt<strong>in</strong>a Enzo, parlando con Gianni Bernard<strong>in</strong>i, gli chiese se avesse gradito visitare i<br />
luoghi della Resistenza. Con piacere Gianni accettò la proposta, e poi aggiunse ironicamente che<br />
era necessario sentire se <strong>il</strong> sottoscritto fosse stato d’accordo.<br />
C’imbarcammo sulla macch<strong>in</strong>a di Enzo ed <strong>in</strong>iziammo a salire e girare <strong>in</strong> quelle coll<strong>in</strong>e<br />
sempre più <strong>in</strong> alto, dove più forte ed <strong>in</strong>tensa fu la resistenza al nazismo.<br />
Enzo ci faceva da guida e ci raccontò <strong>in</strong> modo dettagliato i fatti accaduti su quelle coll<strong>in</strong>e,<br />
spiegando come degli episodi più importanti la storia si fosse già appropriata, per cui restavano<br />
solo piccole fessure, di cui però era possib<strong>il</strong>e ancora discutere e mettere <strong>in</strong> luce comportamenti,<br />
atti di valore ed altro.<br />
Reggio Em<strong>il</strong>ia e la sua prov<strong>in</strong>cia erano piene di luoghi emblematici della Resistenza.<br />
1975. 14° Congresso PCI<br />
Il PCI era una delle forze decisive per far crescere <strong>il</strong> paese e la sua democrazia. Dal precedente<br />
congresso era segretario Enrico Berl<strong>in</strong>guer, l’uomo che aveva <strong>in</strong>dicato alla nazione nella<br />
questione morale, <strong>il</strong> cancro maligno della politica italiana.<br />
Il partito era cresciuto molto!<br />
Il compagno Renato Sandri, della Federazione di Mantova, <strong>in</strong> un momento di pausa dei<br />
lavori congressuali, mettendomi una mano sulla spalla mi disse che noi comunisti eravamo come<br />
fichi maturi e sgocciolanti miele, ma che questo miele non veniva apprezzato perché tutti si affannavano<br />
a disconoscerne le sue alte qualità energetiche.<br />
E questo era un grave danno per la democrazia italiana.<br />
167
Capitolo 4<br />
Lettera <strong>in</strong>viata ai Gruppi rappresentati <strong>in</strong> consiglio comunale dal segretario dell’Alleanza Contad<strong>in</strong>i di Palestr<strong>in</strong>a, Sergio Veccia<br />
168
La speranza che non muore<br />
1975. Elezioni amm<strong>in</strong>istrative comunali<br />
Lista N° 1-PCI - voti di lista 2158 seggi - 9 Eletti:<br />
Sbardella Carlo, Angiolo Marroni, <strong>Paolo</strong> Magr<strong>in</strong>i, Per<strong>in</strong> Vittorio,Angelo<br />
Sebastianelli, Augusto Mattogno, Leggeri Franco, Leonardo Tomassi,<br />
Mario Colagrossi.<br />
Lista N° 2 - Indipendente - Carchitti voti di lista 207 seggi - 0<br />
Lista N° 3 MSI - DN - Voti di lista 582 seggi - 2 eletti:<br />
Carlucci P<strong>in</strong>o, Umberto Groppi.<br />
Lista N° 4 PSI - voti di lista 617 seggi - 2 eletti:<br />
Lulli Francesco, Jenne Augusto.<br />
Lista N° 5 DC voti di lista 3908 seggi - 16 eletti:<br />
Giuseppe Marchetti, Giovanni Bernard<strong>in</strong>i, Marco Duca, Enrico Diacetti,<br />
Nazareno Dolce, Marcello Polucci, Alessandro Sbardella, Raniero M<strong>il</strong>ani,<br />
Pio Macarra, Edmondo Mattei, Osvaldo Rosicarelli, Giovanni Lena,<br />
Guglielmi Giuseppe, Antonio Palazz<strong>in</strong>o, D<strong>in</strong>o Rossi, Tomassi Mario.<br />
Lista N° 6 PRI voti di lista 146 seggi - 0<br />
Lista N° 7 PSDI voti di lista 306 seggi - 1 eletti:<br />
Mammetti Roberto.<br />
Una splendida vittoria<br />
Un successo importante fu ottenuto <strong>in</strong> queste elezioni comunali. Il gruppo comunista<br />
portò a nove i suoi membri, rafforzandosi notevolmente.<br />
Non meno br<strong>il</strong>lante fu la vittoria <strong>in</strong> campo nazionale, dove le forze di s<strong>in</strong>istra conquistarono<br />
importanti città e regioni.<br />
Questo fatto avrebbe dovuto portare ad un nuovo corso della politica italiana.<br />
A Palestr<strong>in</strong>a fu condotta una battaglia elettorale <strong>in</strong>tensa, con una politica molto attenta<br />
alle necessità della popolazione. Capolista era <strong>il</strong> compagno Carlo Sbardella <strong>il</strong> più anziano tra i<br />
giovanissimi della sezione. Sostituiva <strong>il</strong> sen. Mario Mammucari figura storica della Resistenza e<br />
membro autorevole del PCI di Roma e prov<strong>in</strong>cia.<br />
Sebbene ci fosse stato un <strong>in</strong>discusso successo del PCI, la DC, però, riuscì a mantenere saldamente<br />
la sua maggioranza assoluta. Non si riusciva proprio a farla arretrare al di sotto del 50%<br />
e dei 16 seggi, salvo <strong>in</strong> quella tornata del 1964, quando raccolse solo 15 seggi.<br />
Con <strong>il</strong> capolista e s<strong>in</strong>daco Giuseppe Marchetti, dirigente nazionale della Coltivatori Diretti,<br />
essa era tornata ad avere oltre 5550 voti.<br />
169
Capitolo 4<br />
1975. Roma - M<strong>il</strong>ano - Mosca - Len<strong>in</strong>grado<br />
Un viaggio più impegnativo del solito. Il gruppo dei partecipanti è di 97 persone. Partimmo<br />
da M<strong>il</strong>ano Malpensa per Mosca - Len<strong>in</strong>grado. Come al solito la provenienza dei viaggiatori<br />
era ben distribuita tra nord e sud d’Italia. Per esperienza avevo imparato a riconoscere la loro<br />
provenienza ascoltando i dialetti.<br />
Da Palestr<strong>in</strong>a venne Gregorio P<strong>in</strong>ci. La delegazione più numerosa era quella di Bergamo,<br />
una dec<strong>in</strong>a di presenze, <strong>in</strong> maggioranza comunisti che volevano vedere la “patria del socialismo”.<br />
Nel gruppo c’erano tre coppie di sposi, cui le famiglie avevano regalato questo viaggio.<br />
Tutti cercavano di sapere come andassero le cose <strong>in</strong> questo paese e le risposte non potevano<br />
essere che culturali e turistiche come ebbe a dire N<strong>in</strong>a la siberiana, un poco seccata di ricevere<br />
domande a cui non poteva rispondere per mancata conoscenza del problema.<br />
Molti dei nostri amici ci restavano male, nel momento che le risposte non erano pert<strong>in</strong>enti<br />
alla domanda. Di certo le <strong>in</strong>terpreti facevano bene <strong>il</strong> loro mestiere ed erano molto preparate.<br />
Fui, pertanto, costretto, visto l’<strong>in</strong>sistenza con la quale i membri del gruppo che accompagnavo<br />
facevano domande, a fare una riunione per spiegare <strong>il</strong> disagio che provocavamo nelle guide.<br />
Pregai <strong>in</strong>oltre i partecipanti di fare solo domande culturali e <strong>in</strong> tema con i luoghi di volta <strong>in</strong> volta<br />
visitati, poiché per avere risposte alle nostre legittime curiosità sarebbe stato necessario fare un<br />
salto al Creml<strong>in</strong>o.<br />
Len<strong>in</strong>grado, a mezzanotte<br />
Gregorio P<strong>in</strong>ci, l’unico prenest<strong>in</strong>o che mi accompagnava e con <strong>il</strong> quale era <strong>in</strong> grande confidenza,<br />
una sera a Len<strong>in</strong>grado disse che per lui la politica non era una cosa seria. Aggiunse però<br />
che senza di essa non si andava lontano, e che pertanto anche lui era costretto a farla, visto che<br />
- tra l’altro - gestiva un ristorante.<br />
Ma Gregorio era soprattutto un buon muratore, e <strong>in</strong> quanto tale più che alle questioni<br />
sociali e politiche prima preferiva <strong>in</strong>teressarsi di costruzioni, facendo <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione paragoni<br />
con l’ed<strong>il</strong>izia di Palestr<strong>in</strong>a.<br />
Era affasc<strong>in</strong>ato, <strong>in</strong>oltre, per come funzionavano i treni della metropolitana, la frequenza<br />
con cui transitavano le carrozze, l’efficienza dei musei, la pulizia delle strade. Tutte cose che, sicuramente,<br />
avrebbe raccontato e magnificato al suo ritorno.<br />
Era <strong>il</strong> periodo <strong>in</strong> cui la notte non arrivava mai, sembrava come <strong>in</strong>ghiottita dal sole.<br />
Nei saloni degli alberghi gruppi del turismo <strong>in</strong>terno, proveniente dalle varie regioni dell’URSS<br />
ballavano <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione le loro danze tradizioni.<br />
Gregorio chiese con una certa enfasi quante ore di lavoro giornalmente facessero da queste<br />
parti, visto che non si faceva mai notte.<br />
In quanto muratore era la cosa che tutto sommato di più lo preoccupava.<br />
170
Visita alla fabbrica tess<strong>il</strong>e<br />
La speranza che non muore<br />
Erano circa le tre del pomeriggio, quando arrivammo a bordo di un pullm<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>gresso<br />
di un capannone <strong>in</strong>dustriale. Faceva molto caldo ed io avevo una gran sete. Chiesi dell’acqua<br />
all’<strong>in</strong>terprete, che non fece fatica ad <strong>in</strong>dicarmi una fontanella.<br />
Bevvi, e passandomi la mano bagnata sul viso mi r<strong>in</strong>frescai abbastanza dando una risposta<br />
al caldo che ci affliggeva <strong>in</strong> questi giorni. Il cont<strong>in</strong>uo borbottare del fuoriuscire dell’acqua, si accordava<br />
con <strong>il</strong> ronzio delle macch<strong>in</strong>e tess<strong>il</strong>i.<br />
Nella fabbrica lavoravano <strong>in</strong> prevalenza donne, la maggioranza giovani di carnagione tra<br />
<strong>il</strong> biondo e <strong>il</strong> castano scuro. Ci fecero accomodare <strong>in</strong> una saletta dove avevano apparecchiato dei<br />
pasticc<strong>in</strong>i e succhi di frutta. Alle pareti c’erano affisse le foto delle operaie più brave, quelle che si<br />
erano dist<strong>in</strong>te nella produzione.<br />
Con noi c’erano solo c<strong>in</strong>que operaie tess<strong>il</strong>i di Biella, una parte della delgazione.<br />
Io non centravo con questa visita, ma siccome sono curioso più di una scimmia avevo chiesto<br />
ad una compagna che conoscevo di Biella che mi sarebbe piaciuto far parte della delegazione.<br />
Questa compagna esperta e politicamente <strong>in</strong>formata, faceva parte della commissione <strong>in</strong>terna<br />
di fabbrica. Iniziò a girare gli occhi verso le foto delle operaie affisse <strong>in</strong> bacheca, domandando<br />
ai responsab<strong>il</strong>i per quali meriti erano citate tra le migliori. L’<strong>in</strong>terprete traduceva le didascalie:<br />
- “questa perché riesce a portare otto telai, questa sette e via dicendo”. Ci fu mostrato dal responsab<strong>il</strong>e<br />
della fabbrica <strong>il</strong> prodotto f<strong>in</strong>ito: lane, sete, cotone.<br />
La compagna aveva già notato che erano tutte macch<strong>in</strong>e francesi, quasi sim<strong>il</strong>i a quelle della<br />
sua fabbrica. Tutte automatiche. La differenza era che le nostre erano macch<strong>in</strong>e italiane, e che<br />
conosceva bene come trattarle.<br />
Tra un pasticc<strong>in</strong>o e un bicchier<strong>in</strong>o di vodka si aprì la discussione da cui emerse che la più<br />
brava delle lavoratrici controllova otto telai.<br />
La compagna di Biella sapeva alla perfezione come potevano rendere al meglio quelle macch<strong>in</strong>e<br />
e senza peli sulla l<strong>in</strong>gua disse che se volevano vestire un pò meglio <strong>il</strong> loro popolo, quelle<br />
macch<strong>in</strong>e dovevano camm<strong>in</strong>are di più.<br />
Le operaie lì pensavano solo a raggiungere l’obiettivo fissato, <strong>in</strong> base ai famosi piani qu<strong>in</strong>quennali,<br />
senza badare alla qualità. La compagna, <strong>in</strong>oltre, sostenne che a lei <strong>il</strong> capitalismo di<br />
macch<strong>in</strong>e gliene faceva controllare almeno 12, e che comunque qualcuna di più si poteva.<br />
L’osservazione non fu presa bene dai dirigenti della fabbrica.<br />
Ricordo che la compagna rimase molto male e fu anche criticata per aver messo <strong>in</strong> discussione<br />
qualcosa che non doveva. Rimase male anche <strong>il</strong> dirigente della fabbrica per l’<strong>in</strong>solita richiesta,<br />
ma la compagna aveva ragioni da vendere.<br />
Saigon libera!<br />
L’esercito americano nonostante la sua preponderanza di mezzi fu sconfitto! Il Vietnam era<br />
libero ed <strong>il</strong> popolo vietnamita era riuscito a scacciare l’<strong>in</strong>vasore.<br />
Sono pochi i popoli che possono vantare una lotta di liberazione come quella sostenuta dal<br />
popolo vietnamita. Il loro <strong>in</strong>gegno fu decisivo nella conduzione di una guerriglia organizzatissi-<br />
171
Capitolo 4<br />
ma, mai conosciuta di queste proporzioni. É vero che la solidarietà <strong>in</strong>ternazionale seppe dare <strong>il</strong><br />
suo contributo, ma furono soprattutto i vietnamiti a decidere le sorti della loro <strong>in</strong>dipendenza.<br />
Essi si trasformarono <strong>in</strong> giganti combattenti, notte e giorno, nelle gallerie, nei famosi sentieri,<br />
a cielo aperto, fronteggiando un grande e borioso nemico che li colpiva con armi moderne<br />
e terrib<strong>il</strong>i dal cielo, dalla terra e dal mare.<br />
Mi tornano spesso <strong>in</strong> mente Giorgio La Pira e la sua <strong>in</strong>cessante battaglia per la pace.<br />
1976. Una giornata triste<br />
L’8 marzo, dopo oltre qu<strong>in</strong>dici anni d’<strong>in</strong>validità a causa di un <strong>in</strong>farto che gli aveva paralizzato<br />
<strong>il</strong> lato s<strong>in</strong>istro del corpo, mio padre chiuse def<strong>in</strong>itivamente gli occhi, all’età di 84 anni.<br />
Mio padre durante la dittatura fascista festeggiava sempre questa data, assieme ad alcuni<br />
compagni, presso la casetta della vigna dove, per quanto era possib<strong>il</strong>e, cuc<strong>in</strong>avano un succulento<br />
pasto <strong>in</strong>goiando qualche fiasco di v<strong>in</strong>o, di quello riservato per le grandi occasioni.<br />
L’otto marzo è la festa delle donne. Mia madre, nata <strong>il</strong> c<strong>in</strong>que di marzo, si rammaricava di<br />
non essere nata l’8 - che secondo lei era <strong>il</strong> giorno <strong>in</strong> cui che sarebbe dovuta nascere - se non ci fosse<br />
stata la caduta di sua madre, che anticipò <strong>il</strong> parto di tre giorni. Ma immancab<strong>il</strong>mente festeggiava<br />
la sua data di nascita l’8.<br />
Il 1976, l’otto marzo capitava di lunedì.<br />
Ricordo però che mio padre volle festeggiare le due date (l’8 marzo ed <strong>il</strong> compleanno) la<br />
domenica. Fummo tutti presenti. Tra figli e nipoti quasi non entravamo <strong>in</strong> casa.<br />
Il lunedì una telefonata. Ero appena giunto <strong>in</strong> Direzione, quando dovetti correre per assistere<br />
alla sua f<strong>in</strong>e. Mi accompagnò Giulio Duffizi, <strong>il</strong> quale andò su consiglio del medico a<br />
prendere una bombola d’ossigeno, che non servì però a nulla, perché a mezzogiorno mio padre si<br />
addormentò per sempre.<br />
1976. Elezioni politiche. Una conferma<br />
La vittoria del 1975, quando già si era registrata una formidab<strong>il</strong>e avanzata del PCI, fu ampiamente<br />
consolidata. Andammo ancora avanti, oltre qualsiasi previsione.<br />
Molti compagni se ne andarono a festeggiare sotto sede nazionale del partito <strong>in</strong> Via delle<br />
Botteghe Oscure, ed a sentire commenti e dichiarazione degli esponenti del partito.<br />
Più si andava avanti, più c’erano preoccupazioni e resistenze da parte delle forze della conservazione.<br />
La sezione di Palestr<strong>in</strong>a viveva una stagione formidab<strong>il</strong>e, di grande impegno, con assemblee<br />
sempre affollate. Iniziò le pubblicazioni anche un giornale mens<strong>il</strong>e, “Per Cambiare”. Fu<br />
un successo. Una delle grandi battaglie del giornale fu quella contro la speculazione sul monte<br />
Scalambra.<br />
172
La speranza che non muore<br />
Il presidente della C.A.S.A. di Palestr<strong>in</strong>a Fabrizio Fornari, si scusa per non averci fatto ricapitare l’<strong>in</strong>vito<br />
Il volume Il Treno racconta presentato da Aldo Tortorella della Direzione del PCI presso <strong>il</strong> c<strong>in</strong>ema Pr<strong>in</strong>cipe di Palestr<strong>in</strong>a.<br />
A seguire uno spettacolo di Maria Carta<br />
173
Capitolo 4<br />
1976. Roma - Sofia - Varna - Roma<br />
Luciano Torquati, <strong>in</strong>caricato dei viaggi del PCI, <strong>il</strong> 28 giugno mi chiese se volevo passare le<br />
ferie con mia moglie <strong>in</strong> Bulgaria, a Varna, sul Mar Nero. Accettai.<br />
Un’ora e mezza di viaggio ed eravamo a Sofia, dove ad attenderci c‘era Maya, l’<strong>in</strong>terprete e<br />
un funzionario del partito.<br />
Fummo ospitati <strong>in</strong> un albergo molto confortevole al centro di Sofia. L’<strong>in</strong>domani saremmo<br />
partiti per Varna.<br />
Salimmo su un aereo delle l<strong>in</strong>ee <strong>in</strong>terne, un Ilyush<strong>in</strong> 18 non pressurizzato, di fabbricazione<br />
sovietica. Per Agnese fu un viaggio d’<strong>in</strong>ferno a causa dei vuoti d’aria. Arrivammo a Varna dopo 45<br />
m<strong>in</strong>uti con lo stomaco <strong>in</strong> subbuglio, ma posammo i piedi <strong>in</strong> terra con gran piacere.<br />
Scelsi una serata da dedicare a me, mia moglie e l’<strong>in</strong>terprete.<br />
Maja scelse un locale che mi sembrò fantastico. Un’orchestra era impegnata a soddisfare i<br />
numerosi clienti, che erano lì per cenare e ballare.<br />
Maja aveva prenotato per tre persone, due italiani e lei, dicendo che eravamo ospiti del<br />
Comitato Centrale del PCB.<br />
Ci fecero accomodare <strong>in</strong> un tavolo tra i migliori.<br />
Assaggiai un rosso “maschio”, troppo “tosto” di gradazione, faceva <strong>in</strong>fatti 12,80. In ogni<br />
modo vuotammo la bottiglia, mentre si mangiava <strong>il</strong> primo. Agnese ne bevve soltanto un dito,<br />
per farci compagnia. Alla f<strong>in</strong>e dopo quattro ore che restammo nel locale ne avevamo bevute due<br />
Questo è <strong>il</strong> getto dell’acqua calda sistemato alla meglio. Guardando la foto da s<strong>in</strong>istra Maja con Agnese davanti,<br />
<strong>in</strong> fondo una compagna francese<br />
174
La speranza che non muore<br />
bottiglie. Il contributo di Maya allo svuotamento delle bottiglie fu discreto, anzi apprezzab<strong>il</strong>e.<br />
Del resto <strong>in</strong> quella cena fuori di casa, e dopo aver bevuto qualche bicchiere di quel v<strong>in</strong>o,<br />
si ragionava abbastanza allegramente. Maja mi fece capire che le piacevano i comunisti italiani,<br />
anche se affermò che eravamo un po’ troppo presuntuosi.<br />
I giornali occidentali giungevano con <strong>il</strong> volo da Sofia. Il Corriere della sera, e la Stampa arrivavano<br />
regolarmente ogni due giorni, mentre l’Unità ci metteva una settimana ad arrivare.<br />
Chiesi alla direzione dell’albergo del perché di questo ritardo. Sembrava che l’Unità non la<br />
lasciassero salire <strong>in</strong> aereo, a differenza de l’Humanitè e de Le Monde.<br />
Maya sosteneva che non c’era ostruzionismo nei confronti del quotidiano del PCI, ma poi<br />
fece capire che era così da tempo, che anche altre delegazioni si erano lamentate e che qualcosa<br />
<strong>in</strong>somma sotto c’era.<br />
Ingresso di un sem<strong>in</strong>ario ortodosso<br />
In montagna<br />
Dopo avere trascorso dieci giorni al mare, ci dirigemmo <strong>in</strong> coll<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> una casa di riposo<br />
chiamata Slat<strong>in</strong>i Piaszi. Fummo alloggiati <strong>in</strong> una stanza che dava sul verde.<br />
In questo luogo c’era di tutto, per leggere, per giocare a b<strong>il</strong>iardo, una palestra, ed una cuc<strong>in</strong>a<br />
odorosa di cipolla. Feci subito un accordo con la cuoca perché la cipolla, di cui lì si faceva<br />
tanto uso, <strong>in</strong>vece di metterla <strong>in</strong>tera la frullasse, dato che <strong>il</strong> profumo mi piaceva molto ma i pezzi<br />
mi disgustavano. Non ci furono problemi ed io cont<strong>in</strong>uai a mangiare con grande appetito.<br />
In ogni caso questo luogo somigliava al convento francescano di Bellegra, con una differenza<br />
che non c’erano castagni, ma solo abeti ed aceri.<br />
175
Nella casa <strong>in</strong> coll<strong>in</strong>a con l’autista Vasco<br />
Capitolo 4<br />
1977. A Budapest con una delegazione agraria<br />
Una delegazione della Commissione agraria del PCI si recò <strong>in</strong> Ungheria. Essa era capeggiata<br />
da Agost<strong>in</strong>o Bagnato, allora anche Assessore regionale della Regione Lazio all’Agricoltura, e<br />
ne faceva parte anche <strong>il</strong> sottoscritto. Avevamo c<strong>in</strong>que giorni per visitare un’azienda agricola, una<br />
norc<strong>in</strong>eria nella periferia di Budapest, ed un allevamento di pollame da carne.<br />
Con due macch<strong>in</strong>e ci avviammo <strong>in</strong> un’azienda agricola dotata tra l’altro di una grande<br />
cant<strong>in</strong>a. Credo fosse tra le più moderne d’Ungheria.<br />
Gli <strong>in</strong>saccati che ci offrirono per la colazione, però, non li avrei cambiati con <strong>il</strong> profumo<br />
della nostra cara mortadella. Ad ogni modo erano buoni e gradevoli.<br />
Agost<strong>in</strong>o Bagnato portò <strong>il</strong> saluto della Commissione agraria, mentre un compagno pugliese,<br />
segretario dell’Alleanza della prov<strong>in</strong>cia di Bari, parlò dei vigneti italiani, e <strong>in</strong> special modo di<br />
quelli pugliesi.<br />
Term<strong>in</strong>ò <strong>il</strong> suo <strong>in</strong>tervento spiegando i motivi del basso reddito dei nostri contad<strong>in</strong>i, depredati<br />
dai commercianti di v<strong>in</strong>o.<br />
Ci recammo poi a visitare, alla periferia di Budapest, un salumificio. Una catena di montaggio<br />
mai vista. Entravano maiali vivi da una parte ed uscivano specialità norc<strong>in</strong>e dall’altra.<br />
Proprio così. Lavoravano lì ragazze e donne mature, c’erano anche uom<strong>in</strong>i, ma <strong>in</strong> numero m<strong>in</strong>ore<br />
rispetto alla presenza femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e ed adibiti ai lavori più pesanti.<br />
Dopo un non troppo profondo dibattito le conclusioni furono tenute da un funzionario<br />
176
La speranza che non muore<br />
del M<strong>in</strong>istero dell’Agricoltura ungherese e dal compagno Bagnato. Tutto si svolse nei rigorosi<br />
term<strong>in</strong>i dell’ufficialità, senza mai entrare troppo nel concreto.<br />
L’ultimo giorno fu dedicato alla visita di Budapest con l’immancab<strong>il</strong>e gita sul Danubio,<br />
l’orchestra tzigana ed un pranzo di saluto.<br />
“Cori e danze dell’Armata Rossa”<br />
alla festa de l’Unità di Palestr<strong>in</strong>a<br />
Sapevo che a settembre sarebbe venuta <strong>in</strong> Italia, <strong>in</strong> tournè, la compagnia “Cori e danze<br />
dell’Armata Rossa”.<br />
Avevo <strong>in</strong> mente da tempo di <strong>in</strong>vitarla a Palestr<strong>in</strong>a. Chiesi alla Commissione culturale e<br />
alla Sezione esteri della Direzione, se c’era una possib<strong>il</strong>ità. Feci leva, <strong>in</strong>oltre, sul patriottismo dei<br />
sovietici mettendo <strong>in</strong> risalto che nel nostro cimitero erano sepolti tre soldati dell’Armata Rossa,<br />
caduti nel 1944 <strong>in</strong> uno scontro a fuoco con i tedeschi, durante la lotta partigiana.<br />
La cosa andò <strong>in</strong> porto.<br />
Sul palco di Piazza Ungheria<br />
177
Capitolo 4<br />
Botteghe Oscure. 23 novembre 1977 - Compleanno di Giorgio Amendola, che riceve un omaggio da Luigi Longo<br />
Inaugurazione carcere mandamentale<br />
178
La speranza che non muore<br />
Il s<strong>in</strong>daco Giuseppe Marchetti<br />
Il s<strong>in</strong>daco Giuseppe Marchetti, onorando la tradizionale ospitalità dell’Amm<strong>in</strong>istrazione<br />
locale, riservò una calorosa accoglienza alla compagnia.<br />
Con Giuseppe Marchetti, avversario politico, non mancavano mai scontri di natura amm<strong>in</strong>istrativa<br />
e politica, ma egli è stato s<strong>in</strong>daco prestigioso ed ospitale di una città decorata al valor<br />
civ<strong>il</strong>e, per <strong>il</strong> contributo dato alla liberazione del paese.<br />
Nella sala cons<strong>il</strong>iare, affollata ed attenta, le autorità civiche locali dettero <strong>il</strong> benvenuto alla<br />
compagnia. A loro volta i responsab<strong>il</strong>i della compagnia r<strong>in</strong>graziarono <strong>il</strong> comune di Palestr<strong>in</strong>a ed<br />
i suoi cittad<strong>in</strong>i per <strong>il</strong> rispetto e gli onori annualmente conferiti ai soldati sovietici caduti, richiamandosi<br />
ai valori della pace e della fraterna amicizia tra i popoli.<br />
Dopo <strong>il</strong> ricevimento ci furono una passeggiata lungo <strong>il</strong> Corso Pierluigi e una visita al cimitero,<br />
presso <strong>il</strong> monumento che ricorda i caduti.<br />
Poi lo spettacolo, <strong>in</strong> Piazza Ungheria, salutato da migliaia di cittad<strong>in</strong>i.<br />
1978. Matrimoni civ<strong>il</strong>i<br />
In Italia aumentano le coppie che scelgono di sposarsi con <strong>il</strong> rito civ<strong>il</strong>e. Nella nostra città la<br />
domanda è rimasta molto debole per non dire quasi <strong>in</strong>esistente, ma <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciano a registrarsi dei<br />
segni pur deboli ma superiori a qualche anno fa, quando era impossib<strong>il</strong>e pers<strong>in</strong>o parlarne.<br />
Il S<strong>in</strong>daco Giuseppe Marchetti mentre legge un suo <strong>in</strong>tervento<br />
179
Capitolo 4<br />
Un giorno trovandomi <strong>in</strong> un pranzo di nozze, e parlando del più e del meno si scivolò senza<br />
volerlo proprio sui matrimoni civ<strong>il</strong>i e religiosi. Nella discussione gli raccontai che nonostante<br />
tutto, io avevo sposato delle coppie presso <strong>il</strong> nostro Municipio.<br />
Fui guardato come uno che stava dando i numeri a lotto. Tanta fu la sorpresa di molti<br />
presenti, ma non tanto perché non si potesse sposare <strong>in</strong> comune ma perché a farlo fosti staio io<br />
comunista. Nelle menti di molti vi era la conv<strong>in</strong>zione che non essendo al potere non si aveva <strong>il</strong><br />
diritto di ufficiare <strong>il</strong> rito del matrimonio. E per accontentare <strong>il</strong> gruppetto gli dovetti mostrare<br />
qualche giorno dopo, una fotografia del matrimonio di Aleandri Luciano per conv<strong>in</strong>cerle che ero<br />
proprio io, ad avere celebrato quel matrimonio. Poi ne sono venuti altri, dopo di che si era sfatato<br />
anche <strong>il</strong> tabù che i comunisti non avrebbero potuto ufficiare <strong>il</strong> rito del matrimonio.<br />
Alberto Luzzi e Paola Carloni sposi<br />
180
Matrimonio civ<strong>il</strong>e<br />
Fiorello Stramazzi e P<strong>in</strong>a Braghese sposi<br />
La speranza che non muore<br />
181
Capitolo 4<br />
Enrico Berl<strong>in</strong>guer alla Festa de l’Unità di Palestr<strong>in</strong>a<br />
Il segretario del PCI Enrico Berl<strong>in</strong>guer accettò di venire a visitare alla festa de l’Unità a<br />
Palestr<strong>in</strong>a. Con l’occasione volli fargli conoscere la nostra città, e così prima del comizio <strong>in</strong> Piazza<br />
Ungheria gli feci visitare la chiesa di Santa Rosalia, a fianco del Museo archeologico.<br />
Quando varcammo l’<strong>in</strong>gresso ci accorgemmo che all’<strong>in</strong>terno si stava celebrando una cerimonia<br />
religiosa, cui partecipavano <strong>il</strong> vescovo Spallanzani e don Pietro Gasbarri. Sorpreso, ma<br />
senza batter ciglio, don Pietro si avvic<strong>in</strong>ò a Berl<strong>in</strong>guer str<strong>in</strong>gendogli la mano.<br />
Uscimmo per non disturbare la cerimonia.<br />
Il comizio che Enrico Berl<strong>in</strong>guer fece <strong>in</strong> piazza Ungheria ebbe vasta eco, ma qualcuna delle<br />
sezioni di partito dei comuni vic<strong>in</strong>i storse un po’ <strong>il</strong> naso, dicendo che Palestr<strong>in</strong>a era sempre la<br />
solita priv<strong>il</strong>egiata per quanto riguardava la presenza dei dirigenti nazionali del partito.<br />
La coppia di sposi Anna Stocco e Mariano Vagnozzi <strong>in</strong> una foto ricordo con Enrico Berl<strong>in</strong>guer<br />
182
Un biglietto di Berl<strong>in</strong>guer<br />
Enrico Berl<strong>in</strong>guer durante la festa dell’unità a Palestr<strong>in</strong>a<br />
La speranza che non muore<br />
183
1979<br />
Capitolo 4<br />
Francobollo emesso <strong>in</strong> URSS e timbrato a Roma firmato da Enrico Berl<strong>in</strong>guer<br />
Lettera <strong>in</strong>viata al M<strong>in</strong>istero delle Poste e Telecomunicazioni circa lo spostamento della data del congresso<br />
184
Cartol<strong>in</strong>a per <strong>il</strong> 15° Congresso nazionale del PCI<br />
La speranza che non muore<br />
Francobollo del 30° anniversario della Costituzione- La firma e del Sen. Umberto Terrac<strong>in</strong>i<br />
185
Sequestro Moro<br />
Capitolo 4<br />
Alle nove del 16 marzo giunse <strong>in</strong> Direzione la notizia che <strong>il</strong> Presidente della D.C. Aldo<br />
Moro era stato sequestrato. Si capì subito che la situazione era gravissima. Nelle fabbriche, negli<br />
uffici, e <strong>in</strong> ogni altro posto di lavoro si <strong>in</strong>crociarono le braccia, e cortei spontanei si riversarono<br />
nelle strade.<br />
L’obiettivo delle brigate “rosse” era quello di impedire la svolta politica che la maggioranza<br />
della popolazione stava per salutare, <strong>il</strong> tanto atteso e discusso “compromesso storico”, necessario<br />
per gestire <strong>il</strong> paese e a resp<strong>in</strong>gere l’attacco delle forze eversive.<br />
Manifestazione unitaria contro <strong>il</strong> rapimento Moro<br />
A Palestr<strong>in</strong>a ci fu una manifestazione a piazza Santa Maria degli Angeli.<br />
Le bandiere dei partiti democratici per la prima volta sventolarono <strong>in</strong>sieme, per dire basta<br />
alle stragi ed ai sequestri e per rivendicare la liberazione del rapito.<br />
La ragione del sequestro risiedeva nella strategia delle brigate rosse, che di rosso avevano<br />
solo la verniciatura, di impedire l’<strong>in</strong>contro e la collaborazione tra le due maggiori forze politiche<br />
italiane, DC e PCI. Il compromesso storico non doveva passare, non era possib<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> PCI entrasse<br />
a far parte del governo.<br />
Una cappa scese sul paese. Tutti facevano congetture e supposizioni su chi stesse dietro le brigate<br />
rosse, tutti cercavano di dare suggerimenti per salvare l’Italia dalla deriva. Sembrava si stesse ripetendo<br />
una situazione che noi comunisti avevamo già vissuto con l’attentato a Palmiro Togliatti.<br />
1980. Elezioni ammnistrative<br />
Gruppo DC seggi 16<br />
Marchetti Giuseppe, Dolce Nazareno, Saporito Learco,Macarra Pio, Duca<br />
Marco, M<strong>il</strong>ani Raniero, Anconetano Mar<strong>in</strong>o, Tagliaferro Giuseppe,<br />
Fornari Agapito, Rossi Valent<strong>in</strong>o, Salomone Luigi, Sbardella Alessandro,<br />
Sbardella Claudio, Sabat<strong>in</strong>i Pietro, Palazz<strong>in</strong>o Antonio, Rosicarelli Federico.<br />
Gruppo PCI seggi 8<br />
Sbardella Carlo, Mattogno Augusto, Per<strong>in</strong> Vittorio, Cedrolo Angelo,<br />
Scacco Franco, Sav<strong>in</strong>a Giuseppe, Leggeri Franco, Lulli Guglielmo.<br />
Gruppo PSI seggi 2<br />
Lulli Massimo, Petti Ernesto.<br />
Gruppo MSI seggi 2<br />
Groppi Umberto, Lulli Raffaele.<br />
Gruppo PSDI seggi 2<br />
Mammetti Roberto, Bottega Romano.<br />
186
Risposta alle mie osservazioni sui risultati elettorali<br />
Risposta alle mie osservazioni sui risultati elettorali<br />
La speranza che non muore<br />
187
Capitolo 4<br />
In questa tornata elettorale non sono stato eletto<br />
Nella sezione ci sono forze nuove che premono per rappresentare <strong>il</strong> partito nel consesso<br />
cittad<strong>in</strong>o. Dopo tanti anni trascorsi <strong>in</strong> consiglio comunale, non sono stato rieletto consigliere,<br />
ma ho cont<strong>in</strong>uato ad <strong>in</strong>teressarmi lo stesso dei problemi dei cittad<strong>in</strong>i, ad organizzare la festa de<br />
l’Unità, ad essere quotidianamente presente nella vita di sezione.<br />
Parlare anche se <strong>il</strong> potere è forte<br />
Ricordo gli scontri con alcuni uffici dell’apparato. Era consuetud<strong>in</strong>e, quando un compagno<br />
raggiungeva <strong>il</strong> pensionamento, che se voleva poteva restare ancora un pò di tempo. L’ufficio<br />
di segreteria - <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e dell’apparato - non appena maturai <strong>il</strong> pensionamento,<br />
mandò subito un suo uomo a dirigere l’Ufficio postale di cui avevo l’<strong>in</strong>carico, prevaricando tra<br />
l’altro <strong>il</strong> compagno Duffizi, che per tanti anni era stato mio vice.<br />
Non potevo digerire la questione, ritenendola un’<strong>in</strong>giustizia.<br />
Scrissi una lettera ad Enrico Berl<strong>in</strong>guer e gliela consegnai.<br />
Dopo questa lettera restai ancora per quattro anni a dirigere l’ufficio postale di Via delle<br />
Botteghe Oscure, f<strong>in</strong>o al 1984, anno <strong>in</strong> cui decisi di andarmene <strong>in</strong> pensione.<br />
Qualche giorno dopo quella lettera fui chiamato dal responsab<strong>il</strong>e della struttura <strong>in</strong>terna <strong>il</strong><br />
quale volle dirmi che non c’era bisogno di scomodare <strong>il</strong> segretario per risolvere una cosa da nulla.<br />
Risposi che quando c’erano <strong>in</strong> giro teste come la sua era bene ricorrere al segretario.<br />
Ce l’avevamo anche per questo, no?<br />
188
La speranza che non muore<br />
189
Capitolo 5<br />
1981<br />
“Con <strong>il</strong> PCI tra la gente di Palestr<strong>in</strong>a”<br />
191
Palestr<strong>in</strong>a.- L’On. Emanuele Macaluso celebra <strong>il</strong> 60° del PCI<br />
1982<br />
Capitolo 5<br />
Conferimento della medaglia ricordo per i vecchi dirigenti della Camera del Lavoro di Roma e prov<strong>in</strong>cia<br />
192
La speranza che non muore<br />
La Camera del Lavoro di Roma e prov<strong>in</strong>cia dette nel 1982, <strong>in</strong> occasione del 90° anniversario<br />
della fondazione del s<strong>in</strong>dacato braccianti, un riconoscimento ai m<strong>il</strong>itanti che per <strong>il</strong> loro<br />
contributo alle lotte s<strong>in</strong>dacali nel periodo immediatamente successivo alla liberazione.<br />
Segretario della Camera del Lavoro era Sant<strong>in</strong>o Picchetti.<br />
Erano presenti quasi tutti gli ex segretari succedutesi nel tempo, da Brandani Mammucari,<br />
a Cianca, a Giunti e a Morgia.<br />
Ci rivedemmo <strong>in</strong> tanti.<br />
Fu rivolto un saluto allo scomparso Ubaldo Moronesi, uno dei primi segretari della Camera<br />
del Lavoro di Roma, con <strong>il</strong> quale ebbi un rapporto di vera amicizia durante gli anni dell’occupazione<br />
delle terre, e poi nel periodo <strong>in</strong> cui rivestì <strong>il</strong> ruolo di consigliere prov<strong>in</strong>ciale, eletto nel<br />
collegio di Palestr<strong>in</strong>a.<br />
1983. Enrico Berl<strong>in</strong>guer<br />
Prima di parlare della morte di Enrico Berl<strong>in</strong>guer, vorrei raccontarvi brevemente<br />
<strong>il</strong> rapporto che egli aveva con le famiglie dei suoi accompagnatori, sia del partito,<br />
che degli agenti che lo Stato metteva a salvaguardia della sua <strong>in</strong>columità.<br />
Berl<strong>in</strong>guer, malgrado i suoi impegni, cercava sempre di trovare <strong>il</strong> tempo per organizzare<br />
qualcosa per unire la sua alle famiglie degli addetti alla sicurezza, specialmente<br />
durante le feste natalizie.<br />
I suoi angeli custodi, impegnati <strong>in</strong> turni di vig<strong>il</strong>anza massacranti e spesso lontani<br />
dalle proprie famiglie, non vedevano quasi mai i loro figli, la cui educazione era<br />
demandata <strong>in</strong>tegralmente alle mamme.<br />
Di questa condizione soffrivano, a dire la verità, anche i tre figli di Enrico. Egli,<br />
qu<strong>in</strong>di, tra le cento cose che quotidianamente doveva affrontare, era impegnato<br />
anche a trovare <strong>il</strong> tempo, per riunire, <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ate occasioni, le famiglie dei suoi<br />
accompagnatori.<br />
Generalmente ci si riuniva presso la scuola di partito alle Frattocchie.<br />
Egli, segretario del più grande partito comunista dell’Europa occidentale, già si<br />
vedeva <strong>in</strong>daffarato tra i fornelli con la parannanza rossa della tradizione natalizia<br />
a fare quello che normalmente le donne fanno <strong>in</strong> casa tutti i giorni.<br />
Era più che naturale che le famiglie desiderassero stare <strong>in</strong>sieme, per un giorno senza<br />
i problemi impellenti della politica, e che i figli potessero liberamente scorrazzare nei<br />
viali della scuola.<br />
Si capisce qu<strong>in</strong>di l’importanza che rivestivano quei rari momenti di tranqu<strong>il</strong>lità<br />
che Enrico poteva passare lontano da impegni e dalla stretta maglia protettiva.<br />
Le stelle quasi sempre <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>avano le stupende coll<strong>in</strong>e dei Castelli Romani e la spontanea<br />
e spensierata allegria di una comitiva cosi laboriosamente messa <strong>in</strong>sieme.<br />
193
Capitolo 5<br />
Lettera di Enrico Berl<strong>in</strong>guer <strong>in</strong> occasione del mio pensionamento dall’Apparato del Comitato centrale PCI<br />
Incontro tra una delegazione della DC guidata da Aldo Moro, ed una del PCI guidata da Enrico Berl<strong>in</strong>guer<br />
presso una sala del Grand Hotel<br />
194
La speranza che non muore<br />
Altri ricordi di Enrico Berl<strong>in</strong>guer<br />
Una sera <strong>in</strong> trattoria, durante la campagna elettorale per le elezioni europee del<br />
1984, fu chiesto ad Enrico che v<strong>in</strong>o preferisse per cena. Lauro, uno dei suoi autisti<br />
abituali, giocando <strong>in</strong> casa, <strong>in</strong> quanto em<strong>il</strong>iano, disse rivolto al segretario: - compagno,<br />
qui siamo <strong>in</strong> Em<strong>il</strong>ia, non c’è bisogno di chiedere altro, abbiamo <strong>il</strong> lambrusco.<br />
Che ne dite?<br />
Di rimando e sorridente Berl<strong>in</strong>guer gli fa: - lascia stare Lauro, <strong>il</strong> lambrusco è la<br />
coca cola italiana, e noi questa sera vogliamo bere un buon bicchiere di v<strong>in</strong>o.<br />
Risposta di Righi, celiando la parlata di Enrico: - lo dici tu compagno che <strong>il</strong> lambrusco<br />
è coccacola!<br />
A volte, Enrico restava <strong>in</strong> Direzione a lavorare, e allora faceva sapere ai ragazzi<br />
della scorta e agli autisti che potevano andarsene via tranqu<strong>il</strong>lamente e che Annamaria,<br />
la compagna di servizio al secondo piano di Botteghe Oscure, dove si<br />
trovava <strong>il</strong> suo ufficio, gli avrebbe preparato qualcosa da mangiare, secondo le sue<br />
<strong>in</strong>dicazioni.<br />
Un giorno mi venne <strong>in</strong> mente di fare una sorpresa ad Enrico, che verso l’ora di<br />
pranzo era ancora chiuso nel suo ufficio.<br />
“Che male c’è”, pensai.<br />
Chiamai allora Petr<strong>in</strong>i, proprietario della trattoria omonima <strong>in</strong> fondo alla strada<br />
di Botteghe Oscure, e gli chiesi di mandarmi una porzione di tonnarelli, con la preghiera<br />
dell’urgenza, sperando che Enrico, nel frattempo, non <strong>in</strong>iziasse a mangiare.<br />
Il cameriere giunse <strong>in</strong> un baleno e, non appena varcò la soglia del portone con <strong>il</strong><br />
piatto avvolto nella tovaglia, glielo tolsi dalle mani, e salii al secondo piano. I compagni<br />
della vig<strong>il</strong>anza non dettero peso alla mia presenza, essendo io dell’apparato.<br />
Vidi <strong>il</strong> segretario accomodato davanti al piccolo tavolo, che Annamaria gli aveva<br />
imbandito con del riso bianco e della mozzarella.<br />
Alla mia vista si fermò dicendomi: “e adesso cosa è successo?”<br />
“Nulla compagno, tutto bene”, risposi con <strong>il</strong> piatto fumante dei tonnarelli tra le<br />
mani, avvolto <strong>in</strong> quella tovaglia color beige della trattoria Petr<strong>in</strong>i, e <strong>il</strong> cui profumo<br />
aveva già <strong>in</strong>vaso tutto <strong>il</strong> piano.<br />
Non disse nulla, rimase lì per qualche secondo a guardare me e <strong>il</strong> piatto, e poi<br />
<strong>in</strong>forcò la forchetta e mangiò lentamente, con appetito. Alla f<strong>in</strong>e volle che bevessi<br />
un bicchiere del suo Santa Crist<strong>in</strong>a. Questo per me, che avevo già mangiato un<br />
etto e mezzo di mortadella e tre rosette, andava proprio a fagiolo. Anche questo era<br />
Enrico Berl<strong>in</strong>guer! Prima di scendere nel mio ufficio gli chiesi se la cosa sarebbe<br />
passata liscia, per via che forse <strong>il</strong> medico si sarebbe arrabbiato di questa trasgressione<br />
alimentare.<br />
“Non preoccuparti, compagno Magr<strong>in</strong>i” - mi fece - “ho mangiato un ottimo piatto<br />
grazie”.<br />
Altri ricordi.<br />
Belle, per esempio, le matt<strong>in</strong>e dell’otto marzo! Protagonista l’albero sempre verde<br />
di mimosa <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ato da migliaia di pall<strong>in</strong>e gialle.<br />
195
A Padova<br />
Capitolo 5<br />
Questa fioritura vuole anticipare di qualche giorno la primavera ed augurare a tutte<br />
le donne di trascorrere al meglio la giornata, tenendo gli occhi aperti e rivolti verso un<br />
futuro migliore. Quel l’albero per l’occasione vuole anche ricordarci che lui è rimasto<br />
a guardia della tradizione dell’8 marzo anche quando <strong>il</strong> tempo era burrascoso.<br />
Di solito raccoglievo un fascio di mimose di matt<strong>in</strong>a presto, lungo la Via Pedemontana,<br />
e lo portavo fresco alla cerimonia a Botteghe Oscure.<br />
Prima di salire nel suo ufficio Enrico Berl<strong>in</strong>guer, immancab<strong>il</strong>mente, passava presso<br />
l’ufficio dove i compagni preparavano ogni anno una piccola cerimonia per<br />
ricordare la festa delle donne e <strong>il</strong> loro camm<strong>in</strong>o.<br />
Si fermava un quarto d’ora a conversare con i presenti, assaggiava qualche giglietto<br />
che la compagna Agnese, aveva preparato <strong>in</strong> precedenza a Palestr<strong>in</strong>a.<br />
Poi dopo aver salutato prendeva, per la sua compagna un ramoscello di mimosa, <strong>il</strong><br />
disegn<strong>in</strong>o che ricordava la festa, e soddisfatto saliva lo scalone per <strong>il</strong> secondo piano.<br />
Menichelli racconta: - avevamo lasciato Enrico <strong>in</strong> albergo che riposava tranqu<strong>il</strong>lamente,<br />
<strong>in</strong> modo da avere, poi, <strong>il</strong> tempo di preparare <strong>il</strong> comizio di chiusura delle<br />
campagna elettorale. Salii <strong>in</strong> stanza per vedere se gli occorreva qualcosa, ma non<br />
lo trovai. Rimasi sbalordito, e adesso, cosa può essergli accaduto, pensavo? Un momento<br />
di grande imbarazzo. Tutti si misero a cercare Enrico, nei d<strong>in</strong>torni, senza<br />
trovarlo. Appena si avvic<strong>in</strong>ò l’ora del comizio, lo vedemmo uscire, dall’<strong>in</strong>gresso<br />
dell’albergo tranqu<strong>il</strong>lo e con <strong>il</strong> suo tenue e naturale sorriso. Tirammo un sospiro<br />
di sollievo, ci guardammo <strong>in</strong> faccia e mentre passava davanti a noi per salire <strong>in</strong><br />
macch<strong>in</strong>a, si fece uscire una sola frase: - adesso voi non potete più dire che un giorno<br />
non vi avrei fatto fessi! Volle giocare come un ragazz<strong>in</strong>o con la sua scorta. Non<br />
riuscimmo a sapere dove si fosse cacciato.<br />
Un fatto è certo, lo vedemmo guardarci a suo modo, come per dirci: - f<strong>in</strong>almente<br />
vi ho gabbato e non dite di no!<br />
Forse ci avrebbe spiegato tutto durante la cena dopo <strong>il</strong> comizio. Il malanno glielo<br />
ha impedito e questo piccolo mistero non riusciremo mai a chiarirlo.<br />
Un mio ricordo di Enrico<br />
Sono passati soltanto due mesi dal giorno che sono andato <strong>in</strong> pensione. Il giorno del<br />
suo compleanno sono andato a fargli gli auguri, come del resto facevo tutti gli anni.<br />
Sono salito appena l’ho visto entrare, per evitare di disturbarlo, quando aveva già<br />
com<strong>in</strong>ciato <strong>il</strong> suo lavoro. Fra noi c’era un solo mese di differenza. Enrico era nato<br />
<strong>il</strong> 25 maggio 1922, io <strong>il</strong> 28 giugno dello stesso anno.<br />
Con l’occasione volli chiedergli come andava la campagna elettorale, vista dal suo<br />
punto di osservazione.<br />
196
La speranza che non muore<br />
Padova - Enrico Berl<strong>in</strong>guer pochi istanti prima di essere colpito dal malore<br />
Rispose: - ma come tu non la stai facendo la campagna elettorale?<br />
“Certo” - gli dissi , “volevo sapere come andava nelle grandi città”.<br />
Quel sorriso triste ma pieno di luce fu la sua risposta: - stiamo lavorando come non<br />
mai, riusciamo a coprire due o tre <strong>in</strong>contri <strong>il</strong> giorno e c’è molta partecipazione,<br />
soprattutto sento crescere tra la gente <strong>il</strong> consenso alle nostre proposte. Sicuramente<br />
le cose andranno bene! Ne sono sicuro! Grazie Magr<strong>in</strong>i per gli auguri e cont<strong>in</strong>ua<br />
ad impegnarti nel partito.<br />
Queste le ultime parole che ho sentito pronunciare dal segretario Berl<strong>in</strong>guer, quella<br />
matt<strong>in</strong>a del 25 maggio, al secondo piano del famoso palazzo. Al suo fianco, come<br />
sempre, c’era Antonio Tatò, suo segretario particolare.<br />
197
Quei terrib<strong>il</strong>i m<strong>in</strong>uti<br />
Capitolo 5<br />
Il Segretario del PCI Enrico Berl<strong>in</strong>guer era a Padova, a chiudere la campagna per<br />
le elezioni europee, quando la televisione divulgava la notizia del malore.<br />
Improvvise e agitate giunsero quelle notizie, che ci recavano l’immag<strong>in</strong>e di Enrico<br />
Berl<strong>in</strong>guer sofferente. Una profonda tristezza si impadronì di tutti noi. Restava<br />
solo un f<strong>il</strong>o di speranza che si potesse riavere dal malore.<br />
La maggioranza degli italiani rimase con <strong>il</strong> fiato sospeso. La brutta novella si diffuse<br />
<strong>in</strong> un baleno nelle famiglie proprio nel momento <strong>in</strong> cui esse erano <strong>in</strong>torno ai<br />
fornelli a preparare la tavola per la cena.<br />
Per alcuni m<strong>in</strong>uti ci fu un s<strong>il</strong>enzio assoluto, e poi la speranza prese come sempre <strong>il</strong><br />
sopravvento, nell’attesa che i bollett<strong>in</strong>i medici - che uno dopo l’altro si ripetevano<br />
sempre allo stesso modo - avessero dato la notizia che era stata una cosa passeggera,<br />
e che <strong>il</strong> segretario del partito si riprendeva dal malore.<br />
Una calma impenetrab<strong>il</strong>e regnava nelle famiglie, anche i ragazzi avevano smesso<br />
di giocare, come se avessero avuto sentore che si stava consumando un dramma di<br />
un loro amico, lontano da casa e dalla sua famiglia più <strong>in</strong>tima. La tragedia improvvisa<br />
era seguita dalla grande famiglia degli italiani che lo amavano.<br />
Sentimmo le sue ultime parole affaticate, ma ancora piene di sostanza e capaci di<br />
raggiungere le case delle famiglie italiane, anche di quelle politicamente distanti,<br />
che sapevano apprezzare la sua politica dalle mani pulite.<br />
Le famiglie cont<strong>in</strong>uarono svogliate a preparare la tavola, guardando quel sorriso<br />
tenue e mal<strong>in</strong>conico, ma molto lum<strong>in</strong>oso che poteva da un momento all’altro<br />
mancare. A tutti rimase <strong>in</strong> gola quel s<strong>in</strong>ghiozzo che lasciò perf<strong>in</strong>o cadere, <strong>il</strong> boccone<br />
sul piatto, mentre le forchette non decollavano più verso la bocca.<br />
Tutti capirono, nei giorni successivi, che si stava spegnendo uno degli uom<strong>in</strong>i che<br />
negli ultimi anni aveva saputo dare <strong>in</strong>dicazioni capaci di unire la classe politica<br />
italiana contro <strong>il</strong> male contro <strong>il</strong> terrorismo rosso e nero, che affliggeva <strong>il</strong> paese.<br />
Il segretario Berl<strong>in</strong>guer voleva chiedere per l’ultima volta un voto con rispetto,<br />
chiudendo una campagna elettorale tanto faticosa e cap<strong>il</strong>lare, e mai a nessun altro<br />
dirigente politico fu riservata tanta attenzione. Certamente per sua volontà, quello<br />
di Padova, fu <strong>il</strong> comizio più gremito della sua vita. Da quel momento fu chiusa,<br />
<strong>in</strong> anticipo, la campagna elettorale per tutti i partiti.<br />
L’annuncio della morte<br />
Il bollett<strong>in</strong>o ufficiale della Direzione annunciò la morte di Enrico Berl<strong>in</strong>guer.<br />
Si era reciso quel f<strong>il</strong>o <strong>in</strong>visib<strong>il</strong>e che ancora teneva legata una piccola speranza. Il segretario<br />
Berl<strong>in</strong>guer aveva f<strong>in</strong>ito di resistere. Con lui f<strong>in</strong>ivano tante cose, nell’immediato e <strong>in</strong> prospettiva.<br />
La notizia della morte raggiunse l’Italia ed <strong>il</strong> mondo. Nei palazzi della politica nazionale si<br />
commentava la scomparsa, e già si facevano ipotesi sul dopo. Subito <strong>in</strong>iziò <strong>il</strong> cordoglio di tutto <strong>il</strong><br />
popolo italiano e dei partiti e movimenti d’ogni parte del mondo.<br />
198
La speranza che non muore<br />
Berl<strong>in</strong>guer durante la campagna elettorale, alle spalle gli uom<strong>in</strong>i della sua scorta mentre str<strong>in</strong>ge la mano al un suo elettore<br />
Il funerale<br />
Il palazzo di Botteghe Oscure fu assediato da giornalisti di tutto <strong>il</strong> mondo, che attendevano<br />
<strong>il</strong> ritorno della salma del segretario.<br />
Ero già pensionato, ma per l’occasione mi resi disponib<strong>il</strong>e per dare una mano ai compagni<br />
dell’ufficio che avevo diretto per tanti anni.<br />
La folla aveva occupato <strong>in</strong> permanenza la via più nom<strong>in</strong>ata degli ultimi c<strong>in</strong>quanta anni: via<br />
delle Botteghe Oscure. Poi ord<strong>in</strong>atamente davanti alla camera ardente <strong>in</strong>iziò per due giorni, l’<strong>in</strong>term<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>e<br />
f<strong>il</strong>a di cittad<strong>in</strong>i d’ogni credo politico che mestamente attraversavano quell’<strong>in</strong>gresso che<br />
Giò Pomodoro aveva, solo pochi anni prima, abbellito con un’opera d’arte di notevole valore.<br />
Le visite per le condoglianze <strong>in</strong>iziarono immediatamente.<br />
Il primo a giungere fu <strong>il</strong> Presidente della Repubblica Sandro Pert<strong>in</strong>i, subito dopo gli uom<strong>in</strong>i<br />
di governo e della politica italiana al <strong>completo</strong>.<br />
Sf<strong>il</strong>arono lavoratori d’ogni fede politica, <strong>in</strong>tellettuali, religiosi, giornalisti, uom<strong>in</strong>i di spettacolo.<br />
Ci furono <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite rappresentanze da tutta Italia, e delegazioni dei partiti comunisti e<br />
progressisti di ogni parte del mondo.<br />
Il giorno precedente al funerale ci fu una visita <strong>in</strong>aspettata.<br />
Il segretario del MSI Giorgio Almirante apparve sul marciapiede opposto al palazzo di<br />
Botteghe Oscure. Alcuni compagni lo avevano <strong>in</strong>tercettato e lo seguivano con molta discrezione<br />
verso l’entrata di Via Araceli. Tra questi riconobbi <strong>il</strong> fratello del mio amico Alessandrelli.<br />
199
Uno scorcio dei funerali di Enrico Berl<strong>in</strong>guer<br />
Capitolo 5<br />
200
La speranza che non muore<br />
Seppi poi che già dalla matt<strong>in</strong>ata Almirante aveva chiesto di far visita alla salma, ma che<br />
non gli era stata accordata, per via che i cittad<strong>in</strong>i avrebbero potuto pensare ad una provocazione,<br />
tenendo conto dei rapporti tra <strong>il</strong> nostro partito e l’MSI.<br />
Accadde, <strong>in</strong>vece, una specie di miracolo.<br />
La folla, <strong>in</strong> s<strong>il</strong>enzio e con <strong>il</strong> volto turbato dal lutto, aprì un varco, permettendo al segretario<br />
del M.S.I. di attraversare la strada <strong>in</strong> tutta tranqu<strong>il</strong>lità, senza che questo provocasse un sia pur<br />
m<strong>in</strong>imo atto d’ost<strong>il</strong>ità nei confronti dell’<strong>in</strong>traprendente segretario.<br />
Nessuno cenno di disapprovazione nei suoi riguardi. Fu soltanto guidato con gli occhi f<strong>in</strong>o<br />
al portone di Via Araceli, quello riservato all’entrata ed all’uscita delle macch<strong>in</strong>e dell’apparato, che<br />
per l’occasione era stato adibito al passaggio delle delegazioni che giungevano <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione.<br />
Certo, quello di Almirante, fu un gesto di coraggio.<br />
Assieme a G<strong>in</strong>o Micheli lo accompagnammo, dopo che ebbe reso gli onori a Enrico, al<br />
secondo piano, dove a riceverlo c’erano N<strong>il</strong>de Jotti e altri compagni. S’<strong>in</strong>trattennero per alcuni<br />
m<strong>in</strong>uti con lui e poi <strong>il</strong> segretario dell’MSI venne di nuovo accompagnato <strong>in</strong> Via dell’Ara Coeli,<br />
dove lo attendeva la sua scorta.<br />
In ogni modo <strong>il</strong> gesto di Almirante non fu mal visto, ma quello che più di ogni altra cosa<br />
aveva stupito era stato <strong>il</strong> comportamento dei compagni, che nel vederlo non avevano manifestato<br />
nessuna <strong>in</strong>sofferenza.<br />
Forse era ancora Enrico Berl<strong>in</strong>guer che guidava la loro calma, di fronte ad una visita che da<br />
molti poteva essere ritenuta fuori posto.<br />
Piazza San Giovanni stracolma dette l’ultimo saluto al segretario del PCI, che poi partì per<br />
<strong>il</strong> suo ultimo viaggio, al cimitero di Prima Porta.<br />
Febbraio 2007 - Bianca Berl<strong>in</strong>guer, figlia di Enrico e l’A.<br />
201
Capitolo 5<br />
1985. Elezioni amm<strong>in</strong>istrative del 12 maggio<br />
PCI - voti 2236 - seggi 7, eletti:<br />
Di Cola Onofrio, Lulli Guglielmo, Mattogno Augusto, Gremigni Ugo,<br />
Per<strong>in</strong> Vittorio, Sav<strong>in</strong>a Giuseppe, <strong>Paolo</strong> Magr<strong>in</strong>i.<br />
PLI - voti 70 - seggi - 0<br />
PSDI - voti 868 - seggi 2, eletti:<br />
Roberto Mammetti, Pescetelli Franco.<br />
MSI - voti 518 seggi 1, eletti:<br />
Umberto Croppi.<br />
DC - voti 4990 seggi , 17 eletti:<br />
Nazareno Dolce, Polucci Marcello, Federico Rosicarelli, Macarra Pio,<br />
Lorenzo Fornas<strong>in</strong>, Augusto Bernard<strong>in</strong>i, Renato Vettese, Mario Pomp<strong>il</strong>i,<br />
Alessandro Sbardella, Lamberto Lulli, Antonio Cialdea, Agapito Fornari,<br />
Pietro Sabat<strong>in</strong>i, Antonio Degano, Nazareno Ciprari, Luigi Salomone,<br />
Marchetti Giuseppe.<br />
PSI - voti 988 - seggi 3, eletti:<br />
Petti Ernesto, Mauro Mattogno, Massimo Lulli.<br />
PRI - voti 215 - seggi 0.<br />
202
La speranza che non muore<br />
1986. Ricevimento a palazzo Verzetti del nuovo<br />
vescovo, mons. Garlato<br />
Ricevimento del nuovo vescovo della diocesi di Palestr<strong>in</strong>a Mons.Garlato, al quale rivolsi <strong>il</strong> benvenuto a nome del Consiglio comunale<br />
1987. Invito a Gorbaciov a visitare Palestr<strong>in</strong>a<br />
In occasione della visita <strong>in</strong> Italia di Gorbaciov, <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco di Palestr<strong>in</strong>a Nazareno Dolce mi<br />
prospettò l’idea di preparare un ord<strong>in</strong>e del giorno da votare <strong>in</strong> Consiglio comunale, con <strong>il</strong> quale<br />
<strong>in</strong>vitare <strong>il</strong> Presidente dell’URSS nella nostra città.<br />
Attivammo i canali disponib<strong>il</strong>i, tenendo conto dei numerosi impegni che <strong>il</strong> Presidente<br />
aveva con <strong>il</strong> Governo italiano.<br />
La nostra richiesta era sostenuta da una motivazione abbastanza forte: la presenza, nel nostro<br />
cimitero, di tre soldati dell’Armata Rossa, caduti nel 1944, <strong>in</strong> uno scontro a fuoco con i tedeschi.<br />
Il s<strong>in</strong>daco contattò i vertici della DC, ed altrettanto feci io per quanto poteva riguardare <strong>il</strong><br />
PCI, ma come spesso accade <strong>in</strong> queste attese, si sparsero voci che la visita sarebbe stata possib<strong>il</strong>e,<br />
solo per un’ora. Gorbaciov sarebbe arrivato <strong>in</strong> elicottero al campo sportivo, per poi proseguire <strong>in</strong><br />
auto f<strong>in</strong>o alla sede del comune, dove si sarebbe tenuta una breve cerimonia.<br />
Mi <strong>in</strong>formai da chi di dovere a Roma per verificare la notizia, ma mi fu risposto che <strong>il</strong> Presidente<br />
non poteva tagliare nemmeno un secondo dai suoi impegni con <strong>il</strong> Governo italiano.<br />
203
Capitolo 5<br />
Il s<strong>in</strong>daco Dolce, <strong>il</strong> quale si era prodigato con tutta l’anima per averlo qualche ora a Palestr<strong>in</strong>a,<br />
ci restò un poco male, come del resto tutti quelli che avevano creduto che la venuta poteva<br />
essere possib<strong>il</strong>e.<br />
In ogni modo sarebbe stata una cosa importante se <strong>il</strong> Presidente Gorbaciov fosse venuto<br />
nella nostra città, non tanto per noi che ne avevamo fatto richiesta, quanto per <strong>il</strong> giusto omaggio<br />
che poteva essere dato a quei ragazzi sepolti nel nostro cimitero.<br />
1988. A Füssen, per r<strong>in</strong>novare <strong>il</strong> gemellaggio<br />
La delegazione di consiglieri comunali, di cui facevo parte, era guidata dal s<strong>in</strong>daco Dolce.<br />
La visita ci permise di visitare luoghi <strong>in</strong>cantevoli e castelli fiabeschi. Osservammo con attenzione<br />
come fosse tenuta la città e come fossero curati strade e giard<strong>in</strong>i.<br />
I tedeschi dimostravano un’efficienza encomiab<strong>il</strong>e, a differenza di noi.<br />
La cerimonia di benvenuto fu salutata da promesse di miglioramento dei rapporti tra le due<br />
città, gemellate da tempo. Notai, però, che nella città non c’era nessun segno che annunciasse la<br />
visita della nostra delegazione, al contrario di quanto fatto da noi nel riceverli poco tempo prima.<br />
Avrei voluto evidenziare quest’aspetto, ma fui consigliato di non farlo.<br />
Mi restava però una sorta di amaro <strong>in</strong> bocca, e cont<strong>in</strong>uavo a domandarmi <strong>il</strong> perché. Il s<strong>in</strong>daco<br />
mi disse che ne avrebbe parlato con <strong>il</strong> borgomastro.<br />
Non so se questo colloquio sia mai avvenuto.<br />
In viaggio verso Füssen (RFT)<br />
204
A Füssen<br />
La speranza che non muore<br />
1990. Conferimento della cittad<strong>in</strong>anza onoraria<br />
a Mario Mammucari<br />
Conferimento della cittad<strong>in</strong>anza onoraria al sen. Senatore Mario Mammucari, già consigliere comunale di Palestr<strong>in</strong>a,<br />
nella foto a colloquio con Luigi Puliti<br />
205
Capitolo 5<br />
Un ricordo di Mario Mammucari<br />
Conobbi Mario Brandani Mammucari nel 1946, quando i coloni di Pisoniano<br />
avevano appena <strong>in</strong>iziato a trebbiare <strong>il</strong> grano sem<strong>in</strong>ato nella tenuta dei Marsicola,<br />
nei pressi di Lanuvio.<br />
In quelle distese che guardano <strong>il</strong> mare era passata da poco la guerra ed ogni cosa<br />
doveva essere ricostruita.<br />
Mario mi chiese se potevo accompagnarlo nella tenuta di Campo Selva, nei pressi<br />
di Torvaianica, dove era <strong>in</strong> atto una discussione molto dura tra contad<strong>in</strong>i e rappresentanti<br />
degli agrari, che aveva portato al blocco della trebbiatura. I coloni erano<br />
<strong>in</strong>tenzionati, <strong>in</strong>fatti, a dividere <strong>in</strong> base al decreto Gullo, mentre <strong>il</strong> proprietario<br />
voleva concedere solo <strong>il</strong> 5% <strong>in</strong> più del contratto, vale a dire <strong>il</strong> 55%.<br />
Tutta la paglia sarebbe restata al proprietario.<br />
I coloni con l’avvic<strong>in</strong>arsi la f<strong>in</strong>e della trebbiatura, decisero di bloccare <strong>il</strong> carico avendo<br />
già sondato <strong>il</strong> fattore, per una divisione più favorevole ai coloni, i quali erano<br />
giustamente preoccupati temendo che una volta entrato nei magazz<strong>in</strong>i, <strong>il</strong> grano diffic<strong>il</strong>mente<br />
sarebbe riuscito fuori, se non con dispute legali, che i coloni non volevano.<br />
Nell’aia dove ci recammo c’era tanto grano e molta preoccupazione che qualcosa<br />
ancora potesse impedire la divisione <strong>in</strong> base al decreto Gullo.<br />
Raggiungemmo la tenuta a bordo di una vecchia Apr<strong>il</strong>ia, attraversando strade che<br />
recavano ancora tangib<strong>il</strong>i i segni della guerra. Man mano che ci avvic<strong>in</strong>avamo<br />
alla tenuta i segni della guerra restavano però <strong>in</strong>dietro. Imboccammo una strad<strong>in</strong>a<br />
fiancheggiata da due f<strong>il</strong>e di p<strong>in</strong>i. Conoscevo bene la tenuta per esserci stato già prima<br />
della guerra, come bracciante nella cocomeraia, nell’immenso tombolo pieno<br />
di malaria, dove si sentiva brontolare <strong>il</strong> mare.<br />
25 apr<strong>il</strong>e. Delegazione del Consiglio comunale presso <strong>il</strong> cippo degli 11 martiri<br />
206
La speranza che non muore<br />
Mario Brandani era allora molto magro, pieno di spirito e di competenza. Fu salutato<br />
calorosamente dai contad<strong>in</strong>i presenti. Con Brandani c’era <strong>il</strong> dirigente della<br />
Federterra, Salvatore Capogrossi.<br />
Ci fu una breve riunione sotto la baracca di frasche. Intorno ad essa c’era la distesa<br />
dei sacchi, e le barrozze pronte per essere caricate. Brandani disse a Marsicola che<br />
la divisione andava fatta non come aveva proposto lui, ma come prescriveva <strong>il</strong><br />
decreto Gullo. Il decreto prevedeva anche <strong>il</strong> pagamento dell’aratura <strong>in</strong> base alla divisione,<br />
come tutto <strong>il</strong> resto. Nella pratica la divisione doveva essere eseguita: 80%<br />
ai contad<strong>in</strong>i, 20% alla proprietà. Alla stessa maniera fu divisa la paglia, con la<br />
cui vendita i coloni pagarono tutte le loro spese.<br />
Fu certamente quello l’anno del riscatto e della manna, che <strong>il</strong> cielo fece cadere sulle<br />
famiglie dopo secoli di sopportazioni. Due braccianti, tra i più robusti, <strong>in</strong>iziarono<br />
a dividere i sacchi di grano, e come per <strong>in</strong>canto la trebbia riprese <strong>il</strong> suo lavoro, con<br />
una sola variante, che sopra di essa fu issata una bandiera rossa che allegramente<br />
<strong>il</strong> vento del mare faceva sventolare.<br />
Seguì un battimano di gioia.<br />
Dopo secoli <strong>il</strong> sudore dei contad<strong>in</strong>i tornò tutto <strong>in</strong>tero dentro quei sacchi di grano,<br />
scaricati sulla piazza del municipio a Pisoniano, nell’agosto del 1946.<br />
1990. Elezioni amm<strong>in</strong>istrative del 6 maggio<br />
DC - voti 5950 - seggi 18. Eletti:<br />
Enrico Diacetti, Giuseppe Marchetti, Marchetti Giuseppe, Nazareno Dolce, Lulli<br />
Lamberto, Alessandro Sbardella, Dan<strong>il</strong>o Puliti, Mario Colagrossi,<br />
Augusto Bernard<strong>in</strong>i, Giuseppe Simeoni, Pietro Sabat<strong>in</strong>i, Renato Vettese,<br />
Luigi Salomone, Agapito Fornari, Gian Carlo Scacchetti, Lorenzo Fornas<strong>in</strong>,<br />
Roberto Litta, Pio Macarra.<br />
PSI - voti 1587 - seggi 5. Eletti:<br />
Cerqua Marcello, Petrelli Giuseppe, Fornari Carlo, Massimo Lulli, Mauro Mattogno.<br />
MSI - voti 304 - seggi 0.<br />
CONCA - voti 513 - seggi 1. Eletto:<br />
C<strong>il</strong>ia Benedetto<br />
PCI - voti 1714 - seggi 5. Eletti:<br />
Leda Colomb<strong>in</strong>i, Gremigni Ugo, G<strong>in</strong>o Macchi, Eugeni Franco, Scacco Franco.<br />
PSDI - voti 489 - seggi 1. Eletto:<br />
Roberto Mammetti.<br />
Quello delle amm<strong>in</strong>istrative del 1990 fu un risultato molto deludente per <strong>il</strong> PCI, nonostante<br />
la DC non avesse br<strong>il</strong>lato nella sua azione amm<strong>in</strong>istrativa. Malgrado questo la DC fu premiata<br />
<strong>in</strong> modo straord<strong>in</strong>ario, e per la prima volta riuscì ad eleggere diciotto consiglieri su trenta.<br />
207
Capitolo 5<br />
Una maggioranza così non si era mai registrata: nessuno però poteva prevedere <strong>in</strong> quel<br />
momento che <strong>il</strong> punto più alto mai raggiunto dallo scudo crociato a Palestr<strong>in</strong>a fosse anche l’<strong>in</strong>izio<br />
di una crisi rov<strong>in</strong>osa, e che <strong>il</strong> nostro partito, pur avendo ricevuto la percentuale più bassa di<br />
voti dal 1946, di lì a poco sarebbe andato al governo della città.<br />
Eravamo stati tutti beffati nelle nostre <strong>in</strong>term<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>i e laboriose analisi. Br<strong>il</strong>lante fu <strong>il</strong><br />
successo del PSI, che per la prima volta raggiunge <strong>il</strong> PCI eleggendo c<strong>in</strong>que consiglieri.<br />
1993. Mi nom<strong>in</strong>ano Cavaliere della Repubblica<br />
Il mio rapporto con Pietro Giovann<strong>in</strong>i, recentemente scomparso, è stato sempre improntato<br />
a rispetto ed amicizia.<br />
Entrambi sapevamo, nonostante tutto, che la politica vera si faceva con <strong>il</strong> dialogo, anche se<br />
questo spesso era osteggiato.<br />
Egli aveva grande stima di me, ed io l’ho ricambiato sempre alla stessa maniera. Fu Pietro<br />
Giovann<strong>in</strong>i ad avanzare la proposta perché mi fosse conferito <strong>il</strong> Cavalierato della Repubblica.<br />
Fu un <strong>in</strong>teressamento che gradii, soprattutto perché sapevo chi se n’era fatto promotore.<br />
L’onoreficienza porta la firma di Cossiga e di Andreotti.<br />
Anche <strong>in</strong> questo caso, quando si dice l’ironia della vita!<br />
1992. Inaugurazione della Fondazione Cesira Fiori<br />
Febbraio 1992. L’On. Leon<strong>il</strong>de Jotti <strong>in</strong> occasione dell’<strong>in</strong>augurazione della Fondazione<br />
208
La speranza che non muore<br />
12 luglio 1994. Muore Agnese<br />
Agnese, la compagna di tante battaglie, è morta!<br />
Nonostante <strong>il</strong> caldo, <strong>il</strong> suo corpo si è raffreddato.<br />
Non è stato possib<strong>il</strong>e avere nessuna proroga! Tutto <strong>il</strong> suo fiabesco e meraviglioso<br />
mondo è volato via <strong>in</strong> poche ore, lasciando un vuoto enorme.<br />
Sempre allegra e pronta a risolvere i problemi che spesso gli creavo con amici e compagni,<br />
che nelle ore più impensate, dopo le riunioni o le lotte politiche, ospitavo a<br />
casa e molto spesso ho sfamato.<br />
Mai durante i 49 anni di vita comune si è messa di traverso.<br />
Con lei, a d un tratto, è sparito un punto fermo.<br />
A Mosca con Agnese, <strong>libro</strong> da me scritto ad un anno dalla sua scomparsa<br />
209
Capitolo 5<br />
Leda Colomb<strong>in</strong>i presiede la cerimonia commemorativa<br />
per Agnese, <strong>in</strong> occasione della presentazione del volume<br />
“A Mosca con Agnese”<br />
Leda Colomb<strong>in</strong>i, rievoca la figura di Agnese De Santis<br />
210
La speranza che non muore<br />
Breve corrispondenza con la Sen. Giglia Tedesco Tatò<br />
Lettera della compagna Giglia Tedesco<br />
211
Capitolo 5<br />
Risposta alle mie partecipazioni per la scomparsa del suo Antonio Tatò.<br />
212
“Il Podere Racconto”<br />
“Nel cuore della Città” presentato dalla senatrice Giglia Tedesco Tatò<br />
La speranza che non muore<br />
213
Capitolo 5<br />
“Nei vicoli della memoria” presentato presso la sala dell’Annunziata nel quartiere degli Scacciati<br />
“Pisoniano così nei miei ricordi”. Presentasto presso <strong>il</strong> centro anziani di Pisoniano<br />
214
Presentazione di “Pisoniano nei miei ricordi”<br />
La speranza che non muore<br />
215
Capitolo 5<br />
2002. Delegazione del Comune di Palestr<strong>in</strong>a<br />
al Quir<strong>in</strong>ale<br />
Il saluto con <strong>il</strong> Presidente della Repubblica durante la visita della delegazione comunale di Palestr<strong>in</strong>a al Quir<strong>in</strong>ale<br />
216
La mia poesia<br />
La speranza che non muore<br />
217
Capitolo 5<br />
218
La speranza che non muore<br />
Il saluto con <strong>il</strong> Presidente della Repubblica durante la visita della delegazione comunale di Palestr<strong>in</strong>a al Quir<strong>in</strong>ale<br />
219
Conclusioni<br />
Capitolo 5<br />
I miei pronipoti Alessia e Simone. A loro affido la conservazione di queste mie memorie.<br />
220
Hanno contribuito alla realizzazione di questo volume<br />
C<strong>il</strong>ia Viaggi e VaCanze<br />
Agenzie di viaggi e turismo<br />
Palestr<strong>in</strong>a<br />
italserVizi 2000<br />
Suction - Excavator<br />
Roma - Fros<strong>in</strong>one<br />
OsCar pastiCCeria<br />
Gelateria - Pasticceria- Servizio Cater<strong>in</strong>g<br />
Palestr<strong>in</strong>a<br />
Csi immOb<strong>il</strong>iare<br />
Palestr<strong>in</strong>a<br />
E quanti non hanno voluto essere menzionati
Indice<br />
La speranza che non muore<br />
Capitolo 1 - Dall’<strong>in</strong>izio al 1954 pag. 5<br />
Capitolo 2 - Dal 1955 al 1965 pag. 65<br />
Capitolo 3 - Dal 1966 al 1970 pag. 107<br />
Capitolo 4 - Dal 1971 al 1980 pag. 137<br />
Capitolo 5 - Dal 1981 ad oggi pag. 191