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Camminare insieme 1_.. - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva ...

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RIVISTA TRIMESTRALE<br />

DELLA DIOCESI<br />

DI ALTAMURA • GRAVINA • ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />

UFFICIALE PER GLI ATTI<br />

DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />

Nuova Serie • N° 1 • Anno 1999


RIVISTA TRIMESTRALE<br />

DELLA DIOCESI<br />

DI ALTAMURA • GRAVINA • ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />

UFFICIALE PER GLI ATTI<br />

DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />

Nuova Serie • N° 1 • Anno 1999


CAMMINARE INSIEME<br />

RIVISTA TRIMESTRALE DELLA DIOCESI<br />

DI ALTAMURA – GRAVINA – ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />

UFFICIALE PER GLI ATTI DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />

Nuova Serie – N. 1 – Anno 1999<br />

Registrazione Tribunale di Bari n. 1384 del 06.08.1998<br />

Direttore Responsabile: Sac. Luigi Dimarno<br />

Redazione: Segreteria della Curia Diocesana<br />

Amministrazione:<br />

Curia Diocesana di <strong>Altamura</strong> – <strong>Gravina</strong> – <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />

70022 <strong>Altamura</strong> (BA) Arco Duomo, 1 – Tel. e Fax 080/3117024<br />

Impianti e Stampa:<br />

Grafiche Grilli – Foggia<br />

Via Graticola, 10 – Tel. 0881/722436 – Fax 0881/709100<br />

2


Santa Sede


Disposizioni per l’acquisto<br />

dell’indulgenza giubilare<br />

Penitenzieria Apostolica<br />

Col presente decreto, che dà esecuzione alla volontà del Santo Padre<br />

espressa nella Bolla per l’indizione del Grande Giubileo dell’Anno<br />

2000, e in virtù delle facoltà dallo stesso Sommo Pontefice ad essa attribuite,<br />

la Penitenzieria apostolica determina la disciplina da osservare<br />

per l’acquisto dell’indulgenza giubilare.<br />

Tutti i fedeli, convenientemente prepararti, possono abbondantemente<br />

fruire, lungo l’arco dell’intero Giubileo, del dono dell’indulgenza, secondo<br />

le determinazioni qui di seguito specificate.<br />

Premesso che le indulgenze concesse sia in forma generale sia per<br />

speciale rescritto restano in vigore durante il grande Giubileo, si ricorda<br />

che l’indulgenza giubilare può essere applicata per modo di suffragio alle<br />

anime dei defunti: con tale offerta si compie un insigne esercizio di<br />

carità soprannaturale, in virtù del vincolo mediante il quale nel mistico<br />

corpo di Cristo i fedeli ancora pellegrini sulla terra sono uniti a quelli<br />

che hanno già concluso il loro cammino terreno. Resta inoltre valida anche<br />

lungo l’anno giubilare la norma secondo cui l’indulgenza plenaria<br />

può essere acquistata soltanto una volta al giorno 1 .<br />

Culmine del giubileo è l’incontro con Dio Padre, per mezzo di Cristo<br />

salvatore, presente nella sua Chiesa, in modo speciale nei suoi sacramenti.<br />

Per questo motivo, tutto il cammino giubilare, preparato dal pellegrinaggio,<br />

ha come punto di partenza e di arrivo la celebrazione del sacramento<br />

della penitenza e di quello dell’eucaristia, mistero pasquale di<br />

Cristo nostra pace e nostra riconciliazione: è questo l’incontro trasformante<br />

che apre al dono dell’indulgenza per sé e per altri.<br />

Dopo aver celebrato degnamente la confessione sacramentale, che in<br />

via ordinaria, a norma del can. 960 del CIC e del can. 720 §1 del CCEO,<br />

deve essere quella individuale e integra, il fedele, ottemperando agli<br />

________________<br />

1 Cf. Enchiridion indulgentiarum (15/5/1986), norma 21, § 1: EV 10/664.<br />

5


adempimenti richiesti, può ricevere o applicare, durante un congruo periodo<br />

di tempo, il dono dell’indulgenza plenaria anche quotidianamente<br />

senza dover ripetere la confessione. Conviene tuttavia che i fedeli ricevano<br />

frequentemente la grazia del sacramento della penitenza, per crescere<br />

nella conversione e nella purezza del cuore 2 . La partecipazione all’eucaristia<br />

– necessaria per ciascuna indulgenza – è opportuno che avvenga<br />

nello stesso giorno in cui si compiono le opere prescritte 3 .<br />

A questi due momenti culminanti deve accompagnarsi, innanzitutto,<br />

la testimonianza di comunione con la Chiesa, manifestata con la preghiera<br />

secondo le intenzioni del romano Pontefice, e poi anche l’esercizio<br />

di atti di carità e di penitenza, secondo le indicazioni date più sotto:<br />

tali atti intendono esprimere quella vera conversione del cuore alla quale<br />

conduce la comunione con Cristo nei sacramenti. Cristo, infatti, è l’indulgenza<br />

e la propiziazione per i nostri peccati (cf. 1Gv 2, 2). Egli,<br />

effondendo nei cuori dei fedeli lo Spirito Santo che è la “remissione di<br />

tutti i peccati” 4 , spinge ciascuno a un filiale e fiducioso incontro con il<br />

Padre delle misericordie. Da questo incontro sgorgano gli impegni di<br />

conversione e di rinnovamento, di comunione ecclesiale e di carità verso<br />

i fratelli.<br />

Viene confermata anche per il prossimo Giubileo la norma secondo<br />

cui i confessori possono commutare, in favore di coloro che siano legittimamente<br />

impediti, sia l’opera prescritta sia le condizioni richieste 5 . I<br />

religiosi e le religiose tenuti alla clausura, gli infermi e tutti coloro che<br />

comunque non fossero in grado di uscire dalla propria abitazione, potranno<br />

compiere, in luogo della visita di una certa chiesa, una visita nella<br />

cappella della loro casa; se neppure questo fosse loro possibile, potranno<br />

acquistare l’indulgenza unendosi spiritualmente a quanti compiono<br />

nel modo ordinario l’opera prescritta, offrendo a Dio le loro preghiere,<br />

le loro sofferenze e i loro disagi.<br />

Quanto agli adempimenti necessari, i fedeli potranno acquistare l’indulgenza<br />

giubilare:<br />

1) a Roma, se compiranno un pio pellegrinaggio a una delle Basili-<br />

________________<br />

2 Cf. ibid., norma 23, §§ 1-2: EV 10/666.<br />

3 Cf. ibid., norma 23, § 3: EV 10/666.<br />

4 “Quia ipse est remissio omnium peccatorum”: Missale Romanum, Super oblata, Sabbato post<br />

Dominicam VII Paschae.<br />

5 Cf. Ench. indulg., norma 27: EV 10/670.<br />

6


che patriarcali, cioè alla Basilica di San Pietro in Vaticano, o all’Arcibasilica<br />

del SS.mo Salvatore al Laterano, o alla Basilica di<br />

Santa Maria Maggiore, o a quella di San Paolo sulla via Ostiense,<br />

e ivi parteciperanno devotamente alla santa Messa o ad un’altra<br />

celebrazione liturgica, come le Lodi o i Vespri, o ad un esercizio di<br />

pietà (ad esempio la Via Crucis, il rosario mariano, la recita dell’inno<br />

Akathistos in onore della Madre di Dio); inoltre, se visiteranno,<br />

in gruppo o singolarmente, una delle quattro basiliche patriarcali,<br />

e ivi attenderanno per un certo periodo di tempo all’adorazione<br />

eucaristica e a pie meditazioni, concludendole col “Padre<br />

nostro”, con la professione di fede in qualsiasi legittima forma, e<br />

con l’invocazione della beata vergine Maria. Alle quattro basiliche<br />

patriarcali vengono aggiunti, in questa speciale occasione del<br />

Grande Giubileo, i seguenti altri luoghi, alle medesime condizioni:<br />

la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la Basilica di San<br />

Lorenzo al Verano, il Santuario della Madonna del Divino Amore,<br />

le Catacombe cristiane 6 .<br />

2) In Terra Santa, se, con l’osservanza delle stesse condizioni, visiteranno<br />

la Basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme, o la Basilica<br />

della Natività a Betlemme o la Basilica dell’Annunciazione a<br />

Nazaret.<br />

3) Nelle altre circoscrizioni ecclesiastiche, se compiranno un sacro<br />

pellegrinaggio alla chiesa Cattedrale o ad altre chiese o luoghi designati<br />

dall’ordinario, e ivi assisteranno devotamente a una celebrazione<br />

liturgica, o ad un altro pio esercizio, come sopra indicato<br />

per la città di Roma; inoltre, se visitando, in gruppo o singolarmente,<br />

la chiesa Cattedrale o un santuario designato dall’ordinario,<br />

ivi attenderanno per un certo periodo di tempo a pie meditazioni,<br />

concludendole col “Padre nostro”, con la professione di fede<br />

in qualsiasi legittima forma, e con l’invocazione della beata<br />

vergine Maria.<br />

4) In ogni luogo, se si recheranno a rendere visita per un congruo<br />

tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi,<br />

carcerati, anziani in solitudine, handicappati, ecc.), quasi compiendo<br />

un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro (cf. Mt 25,<br />

34-36), e ottemperando alle consuete condizioni spirituali, sacra-<br />

________________<br />

6 Cf. Ench. indulg., concess. 14.<br />

7


mentali e di preghiera. I fedeli vorranno certamente rinnovare tali<br />

visite nel corso dell’anno santo, potendo acquistare in ciascuna di<br />

esse l’indulgenza plenaria, ovviamente non più che una sola volta<br />

al giorno.<br />

L’indulgenza plenaria giubilare potrà essere acquistata anche mediante<br />

iniziative che attuino in modo concreto e generoso lo spirito<br />

penitenziale che è come l’anima del Giubileo. Così astenersi almeno<br />

durante un giorno da consumi superflui (per esempio dal fumo,<br />

dalle bevande alcooliche, digiunando o praticando l’astinenza<br />

secondo le norme generali della Chiesa e le specificazioni degli<br />

episcopati) e devolvendo una proporzionata somma in denaro ai<br />

poveri; sostenere con un significativo contributo opere di carattere<br />

religioso o sociale (in specie a favore dell’infanzia abbandonata,<br />

della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi, degli stranieri<br />

nei vari paesi in cerca di migliori condizioni di vita); dedicare<br />

una congrua parte del proprio tempo ad attività che rivestono interesse<br />

per la comunità, o altre simili forme di personale sacrificio.<br />

Roma, dalla Penitenzieria Apostolica, 29 novembre 1998, prima domenica<br />

di Avvento.<br />

WILLIAM WAKEFIELD Card. BAUM<br />

Penitenziere Maggiore<br />

8<br />

✠ LUIGI DE MAGISTRIS<br />

Reggente


Visita<br />

ad Limina


Conferenza<br />

Episcopale<br />

Italiana


Nuove disposizioni circa il prestito<br />

dei beni culturali di proprietà ecclesiastica<br />

Con lettera del 24 marzo 1999, prot. n. 125/92/43, il Presidente della<br />

Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, S.E. Mons.<br />

Francesco Marchisano, ha trasmesso agli Ordinari diocesani d’Italia<br />

la circolare Disposizione sui prestiti di beni culturali di pertinenza ecclesiastica<br />

in Italia recante in allegato alcune Indicazioni di carattere<br />

operativo.<br />

Le nuove Disposizioni aggiornano quelle contenute nel n. 20 delle<br />

Norme “Tutela e conservazione del patrimonio storico-artistico della<br />

Chiesa in Italia” approvate dalla X Assemblea Generale della C.E.I. e<br />

promulgate il 14 giugno 1974 (cf Notiziario CEI/1974, pp. 10-117).<br />

DISPOSIZIONI SUI PRESTITI DI BENI CULTURALI<br />

DI PERTINENZA ECCLESIASTICA IN ITALIA<br />

ART. 1<br />

La Chiesa possiede un consistente patrimonio di beni culturali posti<br />

al servizio della sua missione. Nel concetto di beni culturali si comprendono<br />

“anzitutto i patrimoni artistici della pittura, della scultura, dell’architettura,<br />

del mosaico, e della musica, posti al servizio della missione<br />

della Chiesa; a questi vanno poi aggiunti i beni librari contenuti nelle<br />

biblioteche ecclesiastiche e i documenti storici custoditi negli archivi<br />

delle comunità ecclesiali; rientrano, infine, in questo ambito le opere letterarie,<br />

teatrali, cinematografiche, prodotte dai mezzi di comunicazione<br />

di massa” 1 . I beni culturali della Chiesa sono ordinati alla catechesi, al<br />

culto, alla cultura, alla carità.<br />

________________<br />

1 GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione L’importanza del patrimonio artistico nell’espressione della<br />

fede e nel dialogo con l’umanità, in: L’Osservatore Romano (venerdì 13 ottobre 1995), p. 5.<br />

17


ART. 2<br />

§ 1. Fin dall’epoca antica, la Chiesa, oltre a produrre opere, talvolta<br />

di inestimabile valore, ha provveduto a dare disposizioni per la loro salvaguardia.<br />

Nell’ambito della salvaguardia sono da annoverarsi le norme<br />

per i prestiti, dal momento che i beni culturali devono essere nel contempo<br />

tutelati e valorizzati.<br />

§ 2. Il prestito di beni culturali di pertinenza ecclesiastica può essere<br />

occasione di promozione ed evangelizzazione, ma deve essere salvaguardata<br />

la finalità religiosa del bene in oggetto e, per quanto possibile,<br />

va tenuto presente il contesto ecclesiale.<br />

ART. 3<br />

§ 1. Salva l’osservanza delle norme civili congrue alla conservazione,<br />

tutela e valorizzazione dei beni culturali, il prestito di quelli di pertinenza<br />

ecclesiastica deve ottemperare quanto riferito nella presente circolare.<br />

§ 2. Oltre alla Santa Sede, responsabili dei prestiti dei beni culturali<br />

di pertinenza ecclesiastica sono i Vescovi diocesani 2 , i Prelati personali,<br />

i Superiori Provinciali degli Istituti religiosi clericali di diritto pontificio<br />

e Società di vita apostolica clericali di diritto pontificio.<br />

ART. 4<br />

§ 1. Per i prestiti di beni culturali tra le diocesi della Nazione, la concessione<br />

della licenza è di competenza del Vescovo diocesano, sotto la<br />

cui giurisdizione si trova l’istituzione ecclesiastica che conserva il bene<br />

culturale da prestare; trattandosi di prestito a ente civile della Nazione,<br />

il Vescovo diocesano concederà la licenza, dopo aver chiesto previamente<br />

il parere del Vescovo della diocesi in cui si trova l’ente civile che<br />

promuove la manifestazione.<br />

________________<br />

2 Cf. Codex Iuris Canonici, can. 381 § 2 e can. 368.<br />

18


§ 2. Per i prestiti di beni culturali tra istituti religiosi clericali di diritto<br />

pontificio e società di vita apostolica clericali di diritto pontificio nell’ambito<br />

della Nazione o tra essi e le <strong>Diocesi</strong> della Nazione medesima,<br />

la concessione della licenza è di competenza del Superiore Provinciale,<br />

sotto la cui giurisdizione si trova l’ente che conserva il bene culturale da<br />

prestare; trattandosi di un prestito a ente civile della Nazione, il Superiore<br />

Provinciale concederà la licenza, dopo aver chiesto previamente il<br />

parere del Vescovo della diocesi in cui si trova l’ente civile interessato.<br />

§ 3. Per i prestiti di beni culturali appartenenti ad istituti di vita consacrata<br />

e società di vita apostolica, laicali di diritto pontificio, e clericali<br />

e laicali di diritto diocesano, vale la norma di cui sopra al § 1.<br />

ART. 5<br />

Per i prestiti fuori della Nazione, oltre l’osservanza delle disposizioni<br />

precedenti, è obbligatoria l’autorizzazione scritta della Pontificia<br />

Commissione per i Beni Culturali della Chiesa.<br />

ART. 6<br />

§ 1. Per i prestiti di opere di rilevante interesse artistico o storico nell’ambito<br />

della Nazione è necessario che i Vescovi diocesani e i Superiori<br />

competenti consultino la Pontificia Commissione per i Beni Culturali<br />

della Chiesa; essi procederanno nella medesima maniera quando si tratti<br />

di prestiti che presentino dubbi e perplessità circa la sicurezza, la garanzia,<br />

l’integrità di restituzione dell’opera stessa.<br />

§ 2. In ogni caso per i prestiti di beni culturali occorre ottemperare alle<br />

norme civili vigenti nella Nazione e mettere in atto tutte le precauzioni<br />

necessarie alla conservazione, tutela, valorizzazione dei beni in oggetto.<br />

19


* * *<br />

INDICAZIONI DI CARATTERE OPERATIVO<br />

Gli Enti ecclesiastici possono collaborare alla realizzazione di mostre<br />

organizzate da Enti pubblici o da privati con il prestito di opere di loro<br />

pertinenza, a condizione che le esigenze pastorali non ne risultino compromesse,<br />

che si tratti di manifestazioni veramente significative e che<br />

siano programmate nel pieno rispetto della normativa canonica e civile.<br />

Per la procedura di prestito è necessario osservare le seguenti indicazioni<br />

pratiche.<br />

a) L’Ente richiedente provvede innanzitutto ad ottenere l’autorizzazione<br />

al prestito da parte della competente autorità ecclesiastica<br />

locale; successivamente provvede ad ottenere l’autorizzazione<br />

della competente Soprintendenza e ne trasmette copia al Vescovo<br />

diocesano. Ottenute le due autorizzazioni richiamate si potranno<br />

avviare le operazioni di consegna dell’opera.<br />

b) All’atto della consegna dell’opera dovrà essere redatto un verbale<br />

con la partecipazione di un rappresentante dell’Ente di pertinenza,<br />

di un rappresentante dell’Ente richiedente appositamente delegato<br />

e di un rappresentante della Soprintendenza competente. In detto<br />

verbale di consegna si farà analitica descrizione dello stato di<br />

conservazione dell’opera stessa, corredata da opportuna documentazione<br />

fotografica. Esso sarà firmato in triplice copia contestualmente<br />

da tutti gli intervenuti che ne riterranno una copia per i<br />

rispettivi Enti rappresentati.<br />

c) L’imballaggio dell’opera sarà eseguito da parte di impresa specializzata<br />

di fiducia dell’Ente di pertinenza e della Soprintendenza a<br />

cura e spese dell’Ente richiedente.<br />

d) A cura e spese dell’Ente richiedente l’opera dovrà essere assicurata<br />

contro i rischi presso una compagnia di fiducia dell’Ente di pertinenza.<br />

L’assicurazione sarà del tipo “da chiodo a chiodo” che assume<br />

cioè ogni rischio dal momento in cui l’opera viene tolta dal-<br />

20


la sua collocazione originaria fino alla sua avvenuta ricollocazione<br />

nel medesimo posto. Qualora l’Ente di pertinenza o la Soprintendenza<br />

ne ravvedano la necessità, l’opera dovrà essere accompagnata,<br />

sia nella consegna, sia nella riconsegna, a spese dell’Ente<br />

richiedente, da persona qualificata designata dal Superiore<br />

competente, di cui all’art. 4 delle Disposizioni sui prestiti di beni<br />

culturali di pertinenza ecclesiastica in Italia.<br />

e) Al momento della riconsegna dell’opera da parte dell’Ente richiedente,<br />

sarà redatto apposito dettagliato verbale di riconsegna alla<br />

presenza di un rappresentante dei medesimi Enti che hanno assistito<br />

alla consegna. In caso di constatazione di danni si richiederà<br />

l’immediato intervento della Compagnia assicuratrice per l’esecuzione<br />

degli adempimenti stabiliti. Il verbale di riconsegna sarà firmato<br />

contestualmente da tutti i rappresentanti che ne riterranno<br />

una copia per i rispettivi Enti.<br />

f) Nel caso in cui prima del prestito o all’atto della riconsegna si rendessero<br />

necessari lavori di restauro o di consolidamento dell’opera<br />

per garantirne il trasferimento o per ovviare ad eventuali danni<br />

subiti, i necessari provvedimenti saranno eseguiti a cura e spese<br />

dell’Ente richiedente, sotto il controllo della Soprintendenza competente.<br />

21


Prot. n. 398/99<br />

Modifica della misura della somma<br />

minima e massima per la alienazione dei beni<br />

DECRETO<br />

La Conferenza Episcopale Italiana, nella XLV Assemblea Generale,<br />

svoltasi a Collevalenza di Todi (PG) dal 9 al 12 novembre 1998, in forza<br />

delle competenze attribuite alle Conferenze Episcopali Nazionali dal<br />

can. 1292, § 2 del Codice di diritto canonico, ha esaminato e approvato,<br />

con la maggioranza prescritta di due terzi dei membri della C.E.I., la delibera<br />

circa la “definizione della somma minima e massima per la alienazione<br />

dei beni”, di cui ai cann. 1291 e 1295.<br />

Con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, per mandato della medesima Assemblea Generale<br />

e in conformità al can. 455, § 3 nonché all’art. 27/f dello Statuto<br />

della C.E.I., dopo aver ottenuto la prescritta “recognitio” della Santa Sede<br />

con decreto della Congregazione per i Vescovi n. 960/83, in data 22<br />

febbraio 1999, promulgo la delibera allegata al presente decreto, stabilendo<br />

che tale promulgazione sia fatta mediante la pubblicazione nel<br />

“Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana”.<br />

Ai sensi dell’art. 16, § 3 dello Statuto della C.E.I., stabilisco altresì<br />

che la delibera entri in vigore a partire dalla data di pubblicazione.<br />

Roma, 27 marzo 1999<br />

✠ ENNIO ANTONELLI<br />

Segretario Generale<br />

CAMILLO Card. RUINI<br />

Vicario di Sua Santità<br />

per la <strong>Diocesi</strong> di Roma<br />

Presidente<br />

della Conferenza Episcopale Italiana<br />

22


La XLV Assemblea Generale<br />

- VISTO il testo della delibera C.E.I. n. 20, promulgata il 6 settembre<br />

1984;<br />

- VISTA la modifica della medesima approvata dalla XXXII Assemblea<br />

Generale e promulgata il 21 settembre 1990;<br />

- CONSIDERATO che il trascorrere del tempo rende necessario un ulteriore<br />

aggiornamento della misura delle somme stabilite;<br />

- VISTO il can. 1292, §1 del Codice di diritto canonico,<br />

approva la seguente<br />

delibera<br />

La delibera C.E.I. n. 20 è così modificata:<br />

“La somma minima e la somma massima per determinare le competenze<br />

di cui al can. 1292, § 1 del Codice di diritto canonico è, rispettivamente,<br />

di cinquecento milioni e di due miliardi di lire.<br />

Dal 1° gennaio 2000 le predette somme saranno, rispettivamente, di<br />

duecentocinquantamila euro e di un milione di euro”.<br />

23


Prot. n. 414/99<br />

Determinazioni circa la promozione<br />

del sostegno economico alla Chiesa cattolica<br />

CAMILLO CARD. RUINI<br />

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana<br />

- VISTE le determinazioni approvate dalla XLV Assemblea Generale<br />

della Conferenza Episcopale Italiana (9-12 novembre 1998);<br />

- AI SENSI del can. 455, § 3 del Codice di diritto canonico e dell’art. 27,<br />

lett. f) dello Statuto C.E.I.<br />

emana il seguente<br />

decreto<br />

Le determinazioni concernenti taluni strumenti e iniziative per la<br />

promozione del sostentamento del clero e del sostegno economico alla<br />

Chiesa cattolica, approvate dalla XLVAssemblea Generale della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, sono promulgate nel testo allegato al presente<br />

decreto ed entrano in vigore a partire dalla data di pubblicazione.<br />

Roma, 27 marzo 1999<br />

✠ ENNIO ANTONELLI<br />

Segretario Generale<br />

CAMILLO Card. RUINI<br />

Vicario di Sua Santità<br />

per la <strong>Diocesi</strong> di Roma<br />

Presidente<br />

della Conferenza Episcopale Italiana<br />

24


La XLV Assemblea Generale<br />

- ESAMINATI gli atti preparatori e udita la relazione svolta in aula circa<br />

l’opportunità di dar forma più concreta e precisa agli strumenti e alle<br />

iniziative per la promozione del sostentamento del clero e del sostegno<br />

economico alla Chiesa cattolica;<br />

- VISTE le delibere della C.E.I. n. 57 e n. 61,<br />

approva le seguenti<br />

determinazioni<br />

1. Ciascun Vescovo diocesano è impegnato a compiere durante l’anno<br />

1999 un intervento dio magistero pastorale al fine di riproporre i valori<br />

e gli indirizzi contenuti nel documento approvato dall’Assemblea<br />

Generale della C.E.I. nel 1988 “Sovvenire alle necessità della<br />

Chiesa. Corresponsabilità e partecipazione dei fedeli”, facendo specifico<br />

riferimento alla realtà della propria Chiesa particolare e tenendo<br />

conto dell’esperienza dei dieci anni trascorsi.<br />

2. Nella curia diocesana deve essere istituito in forma stabile il “servizio<br />

diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa”,<br />

avente il compito di progettare, coordinare, sostenere e, per<br />

quanto di competenza, realizzare l’azione di sensibilizzazione al<br />

sovvenire alle necessità della Chiesa in collegamento con il “servizio<br />

centrale” della C.E.I.<br />

Il servizio è diretto da un incaricato diocesano, nominato dal Vescovo,<br />

assistito da un gruppo di lavoro diocesano, parimenti di nomina<br />

vescovile, nonché da una rete di referenti parrocchiali.<br />

La Presidenza della C.E.I. è delegata a determinare con apposite direttive<br />

i profili e le competenze necessarie in vista della scelta dell’incaricato<br />

diocesano e i criteri essenziali di configurazione del servizio,<br />

fermo restando che la diocesi concorre, se del caso con le somme<br />

derivanti dall’8 per mille dell’IRPEF, alle spese necessarie per<br />

l’attività del servizio stesso, secondo i criteri e nelle proporzioni stabiliti<br />

dalla stessa Presidenza, sentito il Consiglio Episcopale Permanente.<br />

25


3. In occasione del grande Giubileo dell’anno 2000 ciascun Vescovo<br />

diocesano è impegnato a promuovere tra il proprio clero un gesto di<br />

adesione personale ai valori che ispirano il sistema di sostegno economico<br />

alla Chiesa, specialmente nella linea della trasparente esemplarità<br />

e della fraternità presbiterale tradotta in forme concrete di perequazione<br />

e solidarietà.<br />

4. Il Vescovo è impegnato ad assicurare che in tutte le parrocchie della<br />

sua diocesi sia effettivamente costituito il consiglio parrocchiale per<br />

gli affari economici, secondo quanto disposto dal can. 537 del Codice<br />

di diritto canonico; tra i membri del consiglio deve essere prevista<br />

la figura dell’incaricato parrocchiale per la promozione del sostegno<br />

economico alla Chiesa.<br />

Nello schema diocesano di regolamento per i consigli parrocchiali<br />

per gli affari economici il Vescovo dà specifiche e appropriate indicazioni<br />

in proposito per le parrocchie di consistenza particolarmente<br />

modesta e per quelle nelle quali si realizzano le fattispecie previste<br />

dai cann. 517 e 526.<br />

L’effettivo adempimento delle disposizioni di cui ai commi precedenti<br />

rientra fra le condizioni necessarie per ottenere l’assegnazione<br />

alla parrocchia di contributi derivanti dall’8 per mille.<br />

5. I Vescovi devono provvedere perché nell’intero corso della formazione<br />

seminaristica dei candidati al presbiterato e negli anni della<br />

formazione successiva all’ordinazione si promuovano indirizzi<br />

educativi coerenti con le disposizioni dei cann. 222, 281,282, 286,<br />

529, § 2, 531 e 551 del Codice di diritto canonico e con l’insegnamento<br />

del Concilio Vaticano II circa l’uso evangelico dei beni<br />

temporali e la scelta della povertà volontaria da parte dei presbiteri<br />

(cf. P.O. 17).<br />

I Vescovi responsabili sono tenuti a provvedere perché nei programmi<br />

di studio dei seminari maggiori e delle facoltà teologiche dipendenti<br />

dai Vescovi italiani nonché degli istituti ad esse aggregati si introduca<br />

una trattazione specifica delle motivazioni ispiratrici e degli<br />

elementi costitutivi del vigente sistema di sostentamento del clero e<br />

di sostegno economico alla Chiesa, si adotti un testo appropriato e si<br />

proceda a un’adeguata verifica finale dello studio compiuto. La trattazione<br />

viene inserita, di norma, nel corso di diritto canonico o di di-<br />

26


itto pubblico ecclesiastico, assicurando un congruo numero di ore<br />

di insegnamento.<br />

La Presidenza della C.E.I. è autorizzata a rinviare il versamento di<br />

eventuali contributi previsti dalle disposizioni vigenti finché gli enti<br />

che vi sono tenuti non abbiano effettivamente adempiuto a quanto<br />

indicato nel comma precedente.<br />

27


ISTRUTTORIE MATRIMONIALI<br />

E DISPOSIZIONI SULL’AUTOCERTIFICAZIONE<br />

Nota della Presidenza<br />

della Conferenza Episcopale Italiana<br />

A seguito dell’entrata in vigore nell’ordinamento giuridico italiano<br />

delle nuove disposizioni riguardanti l’autocertificazione (D.P.R. 20 ottobre<br />

1998, n. 403) sono pervenute diverse richieste di chiarimenti circa<br />

le eventuali conseguenze delle stesse sulla disciplina ecclesiastica, in<br />

particolare per quanto attiene all’istruttoria previa alla celebrazione del<br />

matrimonio canonico con effetti civili.<br />

Dopo attento esame della normativa civile e tenendo presente la vigente<br />

disciplina canonica universale e particolare, la Presidenza della<br />

C.E.I., udito il parere della Commissione Episcopale per i problemi giuridici<br />

e sentito il Consiglio Episcopale Permanente, precisa quanto segue<br />

per quanto concerne le istruttorie matrimoniali e le disposizioni sull’autocertificazione.<br />

1. - La normativa civile sull’autocertificazione ha determinato due<br />

novità significative relativamente all’istruttoria matrimoniale:<br />

a) è stato abolito l’obbligo per il cittadino di documentare i propri<br />

dati mediante apposita certificazione rilasciata dall’autorità civile<br />

competente;<br />

b) i nubendi con la richiesta di pubblicazioni civili redatta dal parroco<br />

non presenteranno più alcuna certificazione civile; l’ufficiale<br />

di stato civile acquisirà d’ufficio i dati necessari per verificare<br />

quelli forniti dagli interessati con l’autocertificazione;<br />

2.- La normativa canonica non è stata modificata dalle disposizioni<br />

civili in materia di autocertificazione: pertanto rimane immutato per i<br />

nubendi l’obbligo di presentare al parroco che esegue l’istruttoria matrimoniale<br />

il certificato di battesimo, il certificato di confermazione, il<br />

certificato canonico di stato libero (quando è richiesto), il certificato di<br />

morte del coniuge per le persone vedove, e altri documenti secondo i<br />

28


singoli casi (cf. C.E.I., Decreto generale sul matrimonio canonico, nn.<br />

6-9).<br />

3. - Il carattere peculiare del matrimonio concordatario e le complesse<br />

situazioni nelle quali i nubendi possono non infrequentemente essere<br />

oggi implicati raccomandano sempre di più di acquisire elementi certi,<br />

particolarmente in merito alla libertà di stato degli stessi, fin dall’inizio<br />

dell’istruttoria: si pensi, ad esempio, alle unioni civili tra cattolici o<br />

ai matrimoni “legittimi” tra persone non battezzate, ai quali sia seguita<br />

una sentenza di divorzio, e alle complicate fattispecie che ne possono<br />

derivare.<br />

Il parroco che avvia l’istruttoria matrimoniale richieda perciò ai nubendi<br />

la presentazione del certificato contestuale di cittadinanza – residenza<br />

– stato civile, in carta semplice, contenente i dati anagrafici e la<br />

condizione di stato di ciascun contraente, a maggior tutela degli interessati<br />

e del matrimonio che essi intendono celebrare. Infatti, contrariamente<br />

a quanto è in facoltà dell’ufficiale di stato civile, il parroco non<br />

può richiedere d’ufficio all’anagrafe comunale alcun dato concernente i<br />

nubendi, e non è in grado perciò di verificare la correttezza di quelli dichiaratigli<br />

dai contraenti.<br />

Questo adempimento si giustifica nella linea di quanto disposto dal<br />

n. 6 del Decreto generale sul matrimonio canonico dato dalla C.E.I., il<br />

quale stabilisce che “i documenti da raccogliere e verificare” sono quelli<br />

canonici richiamati più sopra “e altri secondo i singoli casi”: considerata<br />

la situazione sempre più complessa della società in cui viviamo non<br />

è eccessivo avviare abitualmente l’istruttoria con una accurata verifica<br />

documentale delle identità e delle condizioni di stato personale.<br />

Si tenga presente che il cittadino ha diritto di ottenere, a richiesta, il<br />

certificato contestuale e quindi è da contestare l’eventuale rifiuto dell’ufficio<br />

dell’anagrafe di rilasciarlo, richiamando l’osservanza degli<br />

artt. 20, 33 e 35 del D.P.R. 30 maggio 1989, n. 223.<br />

Inoltre, ai sensi dell’Allegato B del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 642 e<br />

dell’art. 7, comma 5 della L. 29 dicembre 1990, n. 405 il certificato contestuale<br />

deve essere rilasciato senza alcun onere di bollo (in carta semplice)<br />

e con il solo pagamento dei diritti di segreteria nell’attuale misura<br />

di £. 500, ai sensi dell’art. 191 del R.D. 9 luglio 1939, n. 1238 e dell’art.<br />

27 del D.L. 28 febbraio 1983, n. 55 (convertito in L. 26 aprile<br />

1983, n. 131).<br />

29


4. - Se la certificazione rilasciata dal comune qualifica lo stato civile di<br />

uno o di entrambi i contraenti non con la dizione “celibe” o “nubile” ma<br />

con quella “libero/a di stato”, che è attribuita a chi ha contratto un vincolo<br />

coniugale civilmente valido successivamente sciolto con sentenza di divorzio,<br />

il parroco è tenuto a consultare l’Ordinario diocesano prima di<br />

procedere ulteriormente. Se il matrimonio civile, infatti, fosse stato contratto<br />

da persone non tenute alla celebrazione secondo la forma canonica,<br />

avrebbe determinato un vincolo indissolubile che, nonostante il divorzio,<br />

preclude l’ammissione al sacramento del matrimonio per la presenza dell’impedimento<br />

di legame (cf. can. 1085). In ogni caso sarebbe da verificare<br />

e valutare con cura la vicenda pregressa e l’esistenza in capo a uno o ad<br />

ambedue i nubendi di obblighi eventualmente contratti verso altre persone<br />

( cf. C.E.I. Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 44, 3).<br />

5. - Quando si procede a norma dell’art. 13 della legge 27 maggio<br />

1929, n. 847, e cioè senza la previa richiesta di pubblicazioni al comune,<br />

il parroco è tenuto a richiede comunque ai nubendi l’esibizione di tutti i<br />

documenti civili necessari per accertare previamente la possibilità della<br />

successiva trascrizione tardiva del matrimonio.<br />

6. - Pur essendo consapevoli delle difficoltà che potrà suscitare l’adempimento<br />

di queste disposizioni, si confida nell’opera di persuasione<br />

che i Vescovi eserciteranno nei confronti dei parroci, perché comprendano<br />

le motivazioni che le hanno ispirate e le trasmettano ai loro fedeli<br />

in modo che siano rei ancora più manifesti il carattere sacro del vincolo<br />

coniugale e il valore impegnativo dell’itinerario di preparazione.<br />

Si segnala, peraltro, che è in fase di avanzata elaborazione da parte<br />

del Governo un Regolamento per la semplificazione dell’ordinamento<br />

dello stato civile, nel quale è previsto il rilascio “quando ne è fatta<br />

espressa richiesta da chi vi ha interesse e il rilascio non è vietato dalla<br />

legge” degli estratti degli atti dello stato civile, senza più la necessità di<br />

una previa autorizzazione della Procura della Repubblica, come da vigente<br />

disciplina.<br />

Ciò permetterà ai nubendi di fornire gli elementi utili per l’istruttoria<br />

matrimoniale con certezza ancor più garantita.<br />

Non appena il provvedimento in elaborazione prenderà forma definitiva<br />

e sarà entrato in vigore, ne sarà data sollecita comunicazione ai Vescovi<br />

diocesani.<br />

Roma, 15 maggio 1999<br />

30


Conferenza<br />

Episcopale<br />

Pugliese


CONSACRATI, PROFETI NELLE CHIESE DI PUGLIA<br />

Nota pastorale<br />

dopo il secondo Convegno Ecclesiale<br />

INTRODUZIONE<br />

01. Nell’anno dedicato allo Spirito Santo, in preparazione al grande<br />

Giubileo del 2000, il Convegno da noi promosso sul tema della vita consacrata<br />

è stato una esperienza viva della presenza del Signore tra noi,<br />

una modalità privilegiata per cogliere i segni dello Spirito nella vita delle<br />

nostre Chiese. La lettura pugliese dell’Esortazione apostolica Vita<br />

consecrata è stat una ulteriore tappa di quel crescere <strong>insieme</strong> in Puglia<br />

che ritma il nostro stile di Chiesa, una spinta in avanti nella realizzazione<br />

del progetto pastorale pugliese imperniato sulle piste dell’educazione,<br />

partecipazione e missione.<br />

In realtà tutte le fasi di questo Convegno ci hanno fatto verificare la<br />

grazia della comunione ecclesiale. I convegni diocesani, i contributi degli<br />

istituti teologici, le convergenze operative tra l’Istituto Pastorale Pugliese<br />

e gli organismi rappresentativi delle diverse forme di vita consacrata,<br />

il coinvolgimento dei presbiteri, religiosi e laici sono stati altrettanti<br />

segni positivi dei varchi che lo Spirito sta aprendosi nel tessuto delle<br />

nostre Chiese.<br />

02. Il Convegno sulla vita consacrata testimonia la consapevolezza<br />

che la vita consacrata appartiene vitalmente alla Chiesa, è parte costitutiva<br />

del suo Mistero e della sua missione: i Vescovi sanno che non si può<br />

promuovere o rinnovare la vita consacrata se questa vive isolata o resta<br />

ai margini della comunione ecclesiale. D’altra parte, le persone consacrate<br />

sanno che la Chiesa è loro vicina, ne avvertono il palpito, ne condividono<br />

le fatiche, le consolazioni e le speranze, e rinnovano costantemente<br />

l’impegno a offrire il loro generoso e qualificato contributo alla<br />

sua missione.<br />

03. Ai membri di vita consacrata diciamo la nostra gratitudine e stima.<br />

Essi hanno scritto capitoli luminosi della storia delle nostre Chiese.<br />

Sappiamo che forme diverse di vita consacrata in Puglia, nell’innesto<br />

33


singolare tra Oriente e Occidente, sono state testimonianze ricche di<br />

santità e forze determinanti della prima evangelizzazione del nostro territorio.<br />

Siamo sicuri di poter ancora contare su di essi, perché la Chiesa<br />

del Signore Gesù risplenda in tutto il suo splendore e conduca con efficacia<br />

la nuova evangelizzazione. Nella moltepliciità delle forme concrete<br />

presenti in Puglia, la vita consacrata costituisce un patrimonio di<br />

spiritualità, di cultura, di tradizione apostolica che va salvaguardato nella<br />

diversità dell’indole specifica di ogni istituto. È interesse di tutti evitare<br />

forme di livellamento dei carismi e di uniformità di apostolato che<br />

inevitabilmente finiscono per appiattire la Chiesa e farle perdere quella<br />

bellezza che i molteplici doni dello Spirito le conferiscono.<br />

04. Noi Vescovi vogliamo custodire e promuovere le vocazioni alla<br />

vita consacrata, e incoraggiamo i giovani e le giovani a non aver paura<br />

di offrire la propria vita a Dio. Ad essi diciamo che “la realizzazione piena<br />

di sé si ottiene attraverso il dono sincero di sé” (GS 24). Convinti che<br />

il Convegno di Taranto non è stato un episodio di cronaca rapidamente<br />

consumato in un flash di agenzia giornalistica, ma un evento dello Spirito<br />

nella storia della nostra terra da esplorare, noi, con questa Nota pastorale,<br />

intendiamo indicare ciò che lo Spirito dice alle nostre Chiese. È<br />

noto, infatti, che i consacrati sono un “segno che può e deve attirare efficacemente<br />

tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri<br />

della vocazione cristiana” (LG 44).<br />

1. CHIESE CENTRATE NELLA COMUNIONE DELLA TRINITÀ<br />

1.1 Il fatto che il Santo Padre dica che il vissuto della vita consacrata<br />

è una confessione della Trinità (VC 16) e proponga a tutto il Popolo di<br />

Dio di prepararsi a varcare la soglia del terzo millennio in un rapporto<br />

vivo con il Signore Gesù unico Salvatore del mondo, guidati dallo Spirito,<br />

in pellegrinaggio verso la casa del Padre (TMA 39-54), ci ha rafforzato<br />

nella convinzione che le nostre Chiese di Puglia devono rinsaldare<br />

e rinnovare la loro vita nella Comunione Trinitaria. Esse sono visibilmente<br />

presenti e operanti nel territorio della regione Puglia, ma il luogo,<br />

ove esse vitalmente vivono, è il Mistero di Dio (1 Tess 1, 1). È quanto<br />

con autorevolezza aveva già indicato il Concilio Vaticano II e che non<br />

34


dobbiamo mai dimenticare. Al centro della vita della Chiesa non c’è una<br />

struttura, una organizzazione, ma il Mistero del Dio vivente, rivelato dal<br />

Signore Gesù Cristo, che opera mediante il Suo Spirito. Le nostre Chiese<br />

perderebbero la loro autentica fisionomia, non avrebbero alcuna originale<br />

incidenza storica, anzi non avrebbero futuro se perdessero il loro<br />

ancoraggio vitale in Dio. Prima di annunciare la Parola di Dio e testimoniare<br />

il Suo amore al mondo, le nostre Chiese devono essere luoghi<br />

di vita di Dio. La prima cosa che i cristiani e le Chiese devono fare è accogliere<br />

il dono di Dio e lasciarsi plasmare dal Suo Spirito.<br />

1.2 È stato per noi motivo di gioia osservare come durante i lavori<br />

del Convegno sulla vita consacrata, più volte e da più parti, sono risuonate<br />

parole che appartengono alla più genuina tradizione cristiana<br />

come: mistica, contemplazione, vocazione alla santità, primato di Dio<br />

e della dimensione spirituale. Nelle voci dei convegnisti abbiamo colto<br />

dei segnali forti che interpretano in modo giusto quelle invocazioni<br />

che emergono dalla profondità del cuore della nostra gente. Agli uomini<br />

e alle donne della nostra terra che, in modo esplicito o implicito,<br />

in una forma diretta o indiretta, chiedono: “Signore dove abiti?” (Gv 1,<br />

38), le nostre Chiese sanno che è loro compito rispondere: “venite e<br />

vedrete” (Gv 1, 39).<br />

Perciò, centrare la vita cristiana e quella delle nostre Chiese nella Comunione<br />

della Trinità, non significa avallare uno spiritualismo di tipo<br />

intimistico o favorire forme vaghe di religiosità individuale, né tanto<br />

meno estraniare le Chiese dalla società e invitare i fedeli a fuggire dalla<br />

complessità, ma testimoniare la signoria di Cristo sulla Chiesa e sull’umanità,<br />

affermare la sorprendente novità della vita cristiana, ribadire<br />

che la Chiesa, prima di essere da noi costruita è una realtà a noi data, generata<br />

dalla forza dello Spirito che la illumina, la vivifica, la purifica,<br />

l’accompagna nel corso della sua storia e la rende feconda nell’esercizio<br />

della sua missione.<br />

1.3 D’altra parte, nell’attuale contesto culturale del nostro territorio,<br />

caratterizzato da un crescente relativismo religioso, solo una vita “secondo<br />

lo Spirito”, l’esercizio di una libertà radicata nella verità (Gv8,<br />

32), e sostanziata di carità (Gal 5, 13-15), può assicurare l’integrità della<br />

fede e la sua vitale trasmissione alle nuove generazioni.<br />

35


1.3.1 La vita dei consacrati è una voce che si innalza forte e grida al<br />

mondo che Cristo è il vero Signore e l’unico Signore. Vari gruppi di studio<br />

del Convegno hanno lanciato alle persone consacrate l’appello di riprendere<br />

il ruolo di maestri e maestre della vita spirituale, specialmente<br />

a servizio dei giovani e delle famiglie, di indicare itinerari dello Spirito<br />

che aiutino gli uomini e le donne del nostro territorio ad ascoltare la voce<br />

di Dio ed a scoprire la loro vocazione nella Chiesa e nel mondo, di essere<br />

anzitutto e soprattutto uomini e donne di Dio. Così come emerge<br />

dal Convegno l’esigenza per i presbiteri di curare maggiormente lo spirito<br />

e la pratica della orazione e della contemplazione, per essere in grado<br />

di discernere e coltivare i frutti dello Spirito, e per proporre modelli<br />

di spiritualità che portino a realizzare l’unità nella propria vita e pongano<br />

al riparo sia dalla grande frattura tra fede e vita, tra Vangelo e cultura,<br />

sia dalla dispersione e dalla frammentarietà del vivere quotidiano.<br />

Vivere una vita “secondo lo Spirito” per i sacerdoti non è soltanto una<br />

premessa indispensabile per un valido impegno pastorale, ma la prima<br />

e più importante risposta che il pastore è invitato a dare alla sua comunità.<br />

1.3.2 Condurre una vita cristiana centrata sul Mistero di Dio, dovrà<br />

essere avvertita come una inderogabile necessità non solo dai laici che<br />

animano le molteplici attività pastorali delle nostre parrocchie e comunità<br />

religiose, ma anche da quella moltitudine di uomini e donne che vivono<br />

nel mondo la propria fede con l’esercizio delle loro attività professionali,<br />

molte volte in condizioni di precarietà economica, in situazioni<br />

di vita familiare felice o drammatica perché non di rado colpita da<br />

forme diverse di sofferenza. Anzi, quanto più i laici sono impegnati nei<br />

nuovi e complessi areopaghi della cultura, dell’impegno sociale e della<br />

politica, tanto più dovranno sentire la necessità di non staccare la propria<br />

esperienza storica della fede dalle fonti della vita. È decisivo oggi<br />

per tutti: laici, sacerdoti, diaconi e persone consacrate, saper coniugare<br />

spiritualità e cultura: dare un’anima alla cultura, cioè dare un senso alla<br />

ricerca della verità e del bene, ma anche dare una valenza culturale alla<br />

spiritualità, per liberare quest’ultima da quelle forme di devozionismo<br />

con le quali molte volte si confonde la vita di fede.<br />

1.4 È motivo di consolazione, per noi pastori, osservare che da tutte<br />

le componenti vocazionali della comunità ecclesiale emergono le do-<br />

36


mamde di preghiera e di scuola di preghiera, di pratica della Lectio Divina,<br />

di giornate di spiritualità, esercizi spirituali, di luoghi dello Spirito<br />

ove tutti possano trovare solido alimento alla vita di fede e i giovani possano<br />

essere aiutati nel discernimento vocazionale con l’aiuto di direttori<br />

spirituali e persone disponibili all’ascolto. Le persone consacrate possono<br />

fare molto in risposta a tali esigenze. Le case religiose maschili e<br />

femminili, i monasteri sparsi nella nostra regione, possono e devono diventare<br />

autentici centri di formazione spirituale per tutti, specie per i laici<br />

impegnati nella cultura, nella ricerca scientifica, nella politica e nel<br />

campo dell’economia. Auspichiamo vivamente che questi centri promuovano<br />

il radicamento in una robusta spiritualità per chi è impegnato<br />

a costruire ogni giorno la città dell’uomo.<br />

1.5 Ma tutte le nostre parrocchie devono essere luoghi, ove vengono<br />

proposti differenziati itinerari di formazione in risposta alle diversificate<br />

e complesse situazioni di vita in cui si trovano i fedeli. Nella proposta<br />

pastorale devono trovare rilevanza momenti comunitari di celebrazione<br />

e di ascolto della Parola, soprattutto nei tempi forti dell’anno liturgico e<br />

negli itinerari di catechesi in preparazione alle feste religiose. Tutti dovranno<br />

percepire che la Chiesa è icona della Parola, perché vive guidata<br />

dalla sua luce e sostenuta dalla sua forza. Particolare attenzione dovrà<br />

essere data alle celebrazioni liturgiche e in modo particolare, alla celebrazione<br />

della Santa Eucaristia, perché essa sia luogo di evangelizzazione<br />

e di santificazione. Occorre superare perciò un appiattimento ritualistico<br />

di ritorno, un verbalismo didascalico che spegne la forza rinnovatrice<br />

delle celebrazioni dei Divini Misteri. Perché la liturgia eucaristica<br />

diventi davvero luogo di incontro con Dio e con la comunità dei fratelli<br />

nella fede, dovrà recuperare quel silenzio che consente di accogliere con<br />

gioia e gratitudine la presenza del Signore Risorto.<br />

2. CHIESE PROMOTRICI DI COMUNIONE<br />

2.1 L’accoglienza reciproca che ha caratterizzato le relazioni interpersonali<br />

dei partecipanti al convegno, il superamento di ogni pregiudizio<br />

e la disponibilità all’ascolto, alla comprensione e alla comunicazione,<br />

hanno creato un clima di comunione che noi riteniamo si possa e si<br />

debba realizzare all’interno di ogni fraternità religiosa e di ogni parroc-<br />

37


chia, nel rapporto tra i diversi istituti di vita consacrata e parrocchia, tra<br />

i consacrati e diocesi.<br />

Per evitare equivoci e illusioni riteniamo utile ricordare che soltanto<br />

una Chiesa Mistero può diventare una Chiesa più fraterna. La fraternità<br />

evangelica non è il prodotto di sofisticati meccanismi psicologici, ma il<br />

frutto della Redenzione. L’uccisione di Abele da parte del fratello Caino<br />

mostra a sufficienza che anche la fraternità umana ha bisogno di essere<br />

redenta. Se non si vive in comunione con Dio, non è possibile essere<br />

in comunione con gli altri. Se non si è figli di Dio, non è possibile<br />

comportarsi da fratelli verso gli altri. È quanto ha insegnato il Concilio<br />

Vaticano II che ha fondato la Chiesa-Comunione nella Chiesa-Mistero.<br />

2.2 Ma se la comunione è un dono della Redenzione, essa è anche oggetto<br />

di una responsabilità storica che tutti i cristiani - Vescovi, presbiteri,<br />

diaconi, membri di vita consacrata, laici - devono promuovere nella<br />

specificità della propria testimonianza vocazionale e del proprio servizio<br />

ecclesiale.<br />

Noi Vescovi delle Chiese di Puglia, modellate sulla vita di comunione<br />

della Trinità Santissima, invitiamo tutti i battezzati a saper coniugare<br />

<strong>insieme</strong>, nella partecipazione all’identica carità di Dio, unità e diversità<br />

in modo che le nostre Chiese possano fruire della cattolicità di tutte le sue<br />

espressioni di grazia. Ciò si verifica quando “le singole parti portano i<br />

propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa e così il tutto e le singole parti<br />

sono rafforzate, comunicando ognuna con le altre e concordemente<br />

operando per la pienezza della verità” (LG 13). La circolarità comunionale<br />

esistente tra i diversi membri della Chiesa fa sì che la promozione e<br />

la valorizzazione di una componente di essa, quando è autentica, finisce<br />

per essere promozionale e valorizzatrice delle altre componenti.<br />

Non ci può essere, invece, vera promozione di una vocazione ecclesiale,<br />

se essa avviene in difformità al carisma specifico di quella vocazione.<br />

Non è lecito promuovere la vocazione dei laici sul modello spirituale<br />

di quella dei monaci, né è consentito clericalizzare la spiritualità<br />

dei laici o laicizzare quella dei religiosi e dei chierici. La comunione tra<br />

le diverse componenti del Popolo santo di Dio risulta efficace quando si<br />

realizza nel rispetto delle diverse vocazioni e dei servizi ecclesiali da esse<br />

derivati. In questo senso accogliamo e istituzionalizziamo la richiesta<br />

fatta al convegno di un luogo permanente di incontro tra Vescovi e<br />

Superiori/e degli istituti di vita consacrata.<br />

38


2.3 Per quanto concerne la promozione del dialogo e della comunione<br />

tra i diversi istituti di vita consacrata, facciamo notare che l’identità<br />

carismatica di ciascuno di essi implica la loro fondamentale uguaglianza<br />

e complementarità. È questo un dato certo della teologia neotestamentaria<br />

sui carismi. Essa consente di evitare nelle nostre Chiese complessi<br />

di superiorità o sentimenti di inferiorità analoghi a quelli che Paolo<br />

osservava nella comunità di Corinto. Al contrario, proprio sulla base<br />

della uguale dignità e complementarità dei doni di Dio, i consacrati sono<br />

chiamati a stabilire tra loro rapporti di maggiore comunicazione, dialogo,<br />

solidarietà. I doni di Dio non sono mai in reciproca conflittualità e<br />

in concorrenza l’uno con l’altro, e neppure giustapposti o indifferenti gli<br />

uni agli altri. La pluralità carismatica, se vissuta con una mentalità di comunione,<br />

diventa sorgente di una feconda ricchezza di cui noi non vogliamo<br />

privarci.<br />

2.4 In una Chiesa-Mistero di comunione, i sacerdoti e i laici sono<br />

chiamati, in forza della stessa fede e appartenenza ecclesiale, a conoscere<br />

gli istituti di vita consacrata presenti nella loro comunità e a essere<br />

partecipi della loro vita. I consacrati, infatti, sono parte dello stesso Popolo<br />

di Dio e il loro carisma è un dono fatto alla Chiesa. Sappiano poi sacerdoti<br />

e laici promuovere e valorizzare le vocazioni di vita consacrata<br />

per quello che esse esprimono e testimoniano nella dinamica di fede all’interno<br />

della comunità ecclesiale e nei confronti dell’intera comunità<br />

degli uomini. I sacerdoti, poi, attraverso l’opera di discernimento vocazionale<br />

che è peculiare alla loro responsabilità di parroci delle comunità<br />

cristiane, non manchino di proporre e individuare quelle vocazioni alla<br />

vita consacrata che lo Spirito Santo non cessa di suscitare nella Chiesa.<br />

Una Chiesa particolare nella quale le vocazioni alla vita consacrata diminuiscono<br />

è più povera per tutti.<br />

2.5 D’altra parte i membri della vita consacrata non possono vivere la<br />

loro identità carismatica senza far riferimento concreto alla Chiesa diocesana<br />

e alle comunità parrocchiali. Essi devono, al contrario, sentirsi<br />

pienamente partecipi della famiglia diocesana (CD 34), faranno dell’appartenenza<br />

affettiva ed effettiva alla Chiesa motivo di gioia e di consolazione,<br />

vivranno la legittima autonomia interna all’istituto non come<br />

indipendenza dai vincoli di comunione da altre componenti del Popolo<br />

Santo di Dio, ma come ricerca di perfetta fedeltà alla propria vocazione.<br />

39


Le persone consacrate troveranno il modo di curare il dialogo con il clero<br />

e con il laicato delle Chiese particolari in cui vivono, nella convinzione<br />

profonda che, nella Chiesa, è più quello che noi riceviamo che quello<br />

che noi diamo, e che tutti nella Chiesa dobbiamo cooperare per la promozione<br />

del Regno di Dio.<br />

La comunione dei consacrati con l’intera Chiesa particolare trova la<br />

più alta espressione nella comunione con il Vescovo che i consacrati<br />

ameranno come loro pastore (CD 11) e maestro di perfezione (CD 15).<br />

Pastore e maestro di perfezione per tutta la diocesi, il Vescovo lo è anche<br />

per quei membri del Popolo di Dio che con la professione dei consigli<br />

evangelici si sono pubblicamente impegnati nella Chiesa e di fronte al<br />

mondo a tendere alla perfezione della carità. I vari momenti in cui la<br />

Chiesa diocesana si raccoglie in unità intorno al suo Vescovo e dà attuazione<br />

alle sue indicazioni pastorali, troveranno nei consacrati i primi<br />

solleciti partecipanti e i più generosi esecutori, dal momento che la comunione<br />

con il Vescovo è segno certo dell’appartenenza vitale alla<br />

Chiesa.<br />

2.6 Per vivere la comunione e per creare spazi sempre più vasti di comunione<br />

tutti dobbiamo imparare a lavorare <strong>insieme</strong>, come comunità,<br />

con un “noi” che non mortifica ma anzi qualifica le singolarità vocazionali<br />

e carismatiche. Tutti siamo chiamati a convergere intorno a un progetto<br />

pastorale elaborato con la collaborazione di tutti e messo in esecuzione<br />

con l’apporto di tutti. Questa “cultura della comunione postula alcuni<br />

valori umani quali l’attitudine al pensare <strong>insieme</strong>, la condivisione<br />

dell’impegno, la elaborazione comunitaria di progetti pastorali, la formulazione<br />

corretta di giudizi comuni sulla realtà dell’ambiente. La cultura<br />

della comunione, fondata sullo spirito di comunione, produce una<br />

mentalità nuova del vivere ecclesiale e valorizza le risorse di tutti” (CEI,<br />

Comunione e comunità 63).<br />

La presenza in ogni diocesi e in ogni parrocchia di consigli pastorali<br />

vivi che sappiano davvero utilizzare tutte le risorse della comunità cristiana<br />

per la elaborazione di una proposta pastorale comune, è un fatto<br />

originale, unico, culturalmente significativo, perché testimonia la presenza<br />

nella società pugliese di cristiani che sanno pensare la fede, sono<br />

capaci di coniugare la conoscenza della fede con altre espressioni del sapere<br />

umano e sanno trarre dall’esperienza viva della fede orientaenti decisivi,<br />

perché la fede diventi cultura e la novità del Vangelo trovi espres-<br />

40


sioni culturali sempre più diffuse ed efficaci nella già ricca tradizione<br />

culturale cristiana della nostra regione.<br />

2.7 Noi Vescovi sentiamo anche l’urgenza di trovare modalità concrete<br />

con cui testimoniare e rafforzare la comunione tra le stesse nostre<br />

Chiese particolari. Come è deleterio il campanilismo parrocchiale così<br />

avvertiamo che può essere nociva la chiusura ermetica di ogni diocesi<br />

entro i propri confini territoriali. Molti sono gli ambiti nei quali la collaborazione<br />

tra le Chiese potrebbe trovare una concreta manifestazione:<br />

dalla formazione permanente del clero all’uso degli strumenti di comunicazione<br />

sociale, dalla pastorale scolastica e sanitaria alla pastorale della<br />

cultura.<br />

L’incoraggiamento che in questo senso è venuto dal convegno ci auguriamo<br />

possa trovare concreta realizzazione con la disponibilità di tutti.<br />

2.8 Sappiamo che vivere nella comunione e promuovere comunione<br />

costa fatica, costringe a cammini più lenti ed esige l’assunzione gioiosa<br />

della spiritualità della Croce. Ma sappiamo anche che dove c’è la comunione,<br />

ivi c’è Dio e promuovere la comunione significa tracciare la strada<br />

per il nostro Dio.<br />

3. CHIESE APERTE ALLA MISSIONE<br />

3.1 Sul versante della missione il Convegno è stato ricco di suggerimenti<br />

relativi ai diversi ambiti attraverso i quali si articola l’attività pastorale<br />

e in cui i consacrati sono generosamente impegnati in ogni nostra<br />

Chiesa particolare. Abbiamo osservato con gioia come l’urgenza<br />

della missione sia stata avvertita come una istanza indissolubilmente legata<br />

alla consacrazione (Lc 4, 18 ss.) e fortemente provocata dalla situazione<br />

religiosa e culturale della nostra regione. La presenza in essa di<br />

molte manifestazioni di religiosità e di ampi spazi di sacralità non ci illudono.<br />

Sappiamo che una religiosità senza fede e una sacralità senza<br />

santità sono un rischio reale per il nostro territorio, che pure conosce<br />

una moltitudine di uomini e di donne indifferenti al Vangelo o che compiono<br />

scelte di vita contrarie ad esso. Siamo perciò convinti che la questione<br />

più importante delle nostre Chiese e il servizio più fecondo e non<br />

delegabile, che possiamo e dobbiamo rendere alla società pugliese, è la<br />

41


trasmissione della fede alle future generazioni, non in modo asettico e<br />

astratto, ma incarnato nella cultura e capace di generare cultura.<br />

3.2 Senza entrare nel merito di iniziative pastorali specifiche che<br />

scandiscono il ritmo delle singole Chiese particolari, tutti noi Vescovi riteniamo<br />

sia doveroso dare pratica attuazione a quella “conversione pastorale”,<br />

fatta propria da tutta la Chiesa italiana al convegno di Palermo,<br />

e che consiste nel passaggio da una pastorale di conservazione a una pastorale<br />

missionaria, dalle missioni al popolo a un popolo che si sente e<br />

vive in stato di missione. Non si tratta, in primo luogo, di cose nuove da<br />

fare o di altre attività da aggiungere a quelle già numerose che sono presenti<br />

nelle nostre Chiese, ma di una modalità nuova di essere comunità<br />

cristiana che si propone alla più vasta comunità degli uomini con la consapevolezza<br />

che la comunicazione della fede è la sua primaria preoccupazione<br />

e che essa anima e attraversa le molteplici iniziative apostoliche<br />

della nostra pastorale ordinaria.<br />

Essa, perché sia davvero missionaria, cioè rivelatrice di Dio che cerca<br />

l’uomo perché intende stabilire con lui una comunione di vita, deve<br />

essere: una pastorale del dono, perché sia chiaro a tutti che noi non facciamo<br />

i nostri interessi, non cerchiamo il nostro tornaconto personale;<br />

una pastorale di condivisione, perché le nostre proposte avvengano in<br />

uno spirito di partecipazione piena e amorosa alle condizioni di vita della<br />

nostra gente; una pastorale di iniziativa, perché la Chiesa per essere<br />

se stessa deve uscire da sé e assumere l’iniziativa del dialogo e della proposta;<br />

una pastorale di accoglienza, perché la Chiesa non sia una comunità<br />

religiosamente e socialmente elitaria; una pastorale paziente e premurosa,<br />

che sa aspettare i tempi della maturazione del seme e nello stesso<br />

tempo ha premura che la pecora smarrita sia ritrovata (Mt 18, 10 ss.)<br />

e il Vangelo della paternità di Dio sia fatto conoscere a tutti (Mc 1, 38-<br />

39); una pastorale di misericordia, riflesso terreno di quella misericordia<br />

che è il nome stesso di Dio. Gli atteggiamenti di Cristo, missionario<br />

del Padre, dovranno essere riflessi in tutte le iniziative pastorali promosse<br />

dai sacerdoti, dai consacrati, dai laici. In questo senso, prima di<br />

essere una cosa da fare, la missione è un modo evangelico di essere.<br />

3.3 Non giova, certo, alla missionarietà della Chiesa la presenza e l’azione<br />

di alcuni operatori pastorali che sono dei veri navigatori solitari, la<br />

latitanza di altri, la pluralità delle proposte pastorali che offuscano l’u-<br />

42


nità della Chiesa che è il soggetto della missione. Non ci riferiamo alla<br />

comunità cristiana intesa in modo astratto, ma alla comunità diocesana,<br />

così come essa è realmente articolata in parrocchie, comunità religiose,<br />

associazioni, movimenti e gruppi, della cui unità e missionarietà il Vescovo,<br />

segno sacramentale di Cristo Buon Pastore, è principio e fondamento<br />

visibile. È vero che l’unità della missione può essere realizzata in<br />

modo multiforme, in ragione di peculiari situazioni di vita e in ragione<br />

della diversità dei carismi degli operatori pastorali, ma tale multiformità<br />

non può in alcun modo ignorare il progetto pastorale che il Vescovo consegna<br />

all’intera diocesi, perché tutta la diocesi lo metta in esecuzione,<br />

sia pure con itinerari di spiritualità differenziati.<br />

3.4 L’incidenza della missionarietà della Chiesa, a volte, è ostacolata<br />

dalla stessa mancanza di coordinamento che in alcuni casi si verifica negli<br />

stessi uffici diocesani e che può dar luogo ad una frammentarietà di<br />

iniziative, che fanno smarrire il senso unitario della vita cristiana. Pensiamo<br />

in modo particolare agli uffici della catechesi, della liturgia e della<br />

caritas che dovrebbero in modo stabile interagire tra di loro, perché<br />

appaia con chiarezza che il cristianesimo è essenzialmente accoglienza<br />

della Parola (catechesi), celebrazione della Parola (liturgia) e testimonianza<br />

della Parola (carità). La frammentarietà del sapere specializzato,<br />

che è una caratteristica della cultura contemporanea, rischia di entrare<br />

nella nostra attività pastorale, se si perde di vista l’unità e la semplicità<br />

del dinamismo della vita cristiana.<br />

3.5 Nelle nostre Chiese diocesane, impegnate tutte nella missione,<br />

noi ci aspettiamo dai consacrati, in particolare, di rivelare Dio agli uomini,<br />

di parlare loro di Dio, di introdurre Dio nelle vicende degli uomini,<br />

di far intuire e capire, in una parola, che Dio non è una ipotesi inutile<br />

per la costruzione della vita personale e comunitaria. Sappiamo che i<br />

membri di vita consacrata sono missionari con la vita, prima ancora che<br />

con la parola e l’azione. Apologeti di Dio senza clamore, essi sono chiamati<br />

ad essere i testimoni del Dio vivente, gli assertori di una identità<br />

umana che non è possibile definire se non in rapporto a Dio e assertori di<br />

una concezione di Dio che non si può comprendere se non in rapporto all’uomo.<br />

La vita evangelicamente povera, verginalmente casta e liberamente<br />

obbediente delle persone consacrate è progetto culturalmente impegna-<br />

43


to, che sfida la concezione antropologica diffusa. Essa propone la realizzazione<br />

dell’essere umano attraverso il massimo possesso di beni,<br />

l’uso strumentale della sessualità e del sentimento, il mito della libertà<br />

fatta trasgressione. Ad un clima spirituale impregnato da una cultura del<br />

possesso, i consacrati offrono la testimonianza di una cultura del dono.<br />

3.6 La vita comunitaria dei religiosi e delle religiose è segno profetico<br />

di fraternità, di riconciliazione e di solidarietà, in una società come la<br />

nostra ove le solitudini esistenziali sono in crescendo e dove non manca<br />

il virus della divisione, della diffidenza, dell’indifferenza, dei contrasti<br />

ideologici ed etnici. La presenza, dal Gargano al Salento, di comunità<br />

religiose maschili e femminili, ove l’unità della comunità è quotidianamente<br />

coniugata con la diversità dei suoi membri, è forza profetica che<br />

non ricalca i modelli reclamistici dell’odierna cultura dell’immagine,<br />

ma si manifesta con una esistenza vissuta giorno dopo giorno nella fedeltà<br />

a Dio e nella donazione all’uomo, al quale fascia le ferite del corpo<br />

e dello spirito, per il quale prega e al quale offre un progetto educativo<br />

espressione concreta dell’antropologia cristiana.<br />

I religiosi, impegnati con la parola e l’azione nella nuova evangelizzazione,<br />

non dimenticheranno certamente il n. 69 dell’Esortazione apostolica<br />

Evangeli nuntiandi ove il Santo Padre Paolo VI, di venerata memoria,<br />

parla di disponibilità, intraprendenza, originalità, generosità, coraggio,<br />

assunzione di grandi rischi, accettazione del radicalismo delle<br />

beatitudini. Si tratta di una vasta gamma di virtù del religioso evangelizzatore<br />

che riteniamo valide ancora oggi, per la missione nelle nostre<br />

Chiese e per il servizio missionario “ad gentes” a cui tutti i cristiani, per<br />

il Battesimo, e i sacerdoti, anche pere l’Ordine sacro, sono chiamati.<br />

3.7 La missione della Chiesa non può incidere in profondità nel territorio<br />

se la fede cristiana non si pone in atteggiamento critico nei confronti<br />

di quelle espressioni culturali che costituiscono l’atmosfera spirituale<br />

nella quale viviamo e che di fatto ispira e motiva i comportamenti<br />

quotidiani della popolazione. Si tratta, in altri termini, non solo di inculturare<br />

la fede, ma anche di evangelizzare la cultura. È chiamata in causa<br />

la responsabilità di quanti – sacerdoti, diaconi, laici, consacrati – hanno<br />

coscienza riflessa della fede e sono in grado di porre la conoscenza della<br />

fede in relazione con altre forme di sapere umano. Su questo versante<br />

44


della comunicazione della cultura e della cultura della comunicazione<br />

siamo in ritardo, anche se siamo convinti che potremmo fare molto con<br />

una sinergia delle risorse intellettuali che esistono nella regione ecclesiastica.<br />

Pensiamo all’Istituto Teologico Pugliese di Molfetta, all’Istituto Ecumenico-Patristico-Bizantino<br />

di Bari, allo Studio Interreligioso Pugliese<br />

di Santa Fara, agli istituti di scienze religiose che sono presenti in ogni<br />

diocesi. Ribadiamo la necessità di un coordinamento e di una collaborazione<br />

tra di essi, già auspicata nella Nota pastorale Dalla disgregazione<br />

alla comunione. Tutti questi centri di studio, nei quali viene offerto un<br />

insegnamento accademico di alto profilo scientifico, devono saper intercettare<br />

le domande culturali del nostro tempo e, adeguatamente coordinati,<br />

possono migliorare la proposta culturale e offrire strumenti e indicazioni<br />

pastorali per le sfide che la comunità cristiana deve affrontare.<br />

Ma pensiamo anche ad altri centri culturali, che il laicato cattolico organizzato<br />

potrebbe istituire nel territorio, e alle molteplici istituzioni culturali<br />

e biblioteche delle comunità religiose. Questi sono luoghi ove è<br />

possibile “rendere ragione della speranza che è in noi” (1Pt 3, 15). C’è<br />

una carità della cultura, ove il volontariato consacrato potrebbe offrire<br />

un servizio di ottima qualità sul piano della evangelizzazione.<br />

3.8 Finestra aperta sul mare, la Regione Puglia, da sempre terra di<br />

emigrati, è diventata da alcuni anni terra di immigrati. Sono i poveri del<br />

Sud e dell’Est che bussano alle porte dell’Europa alla ricerca di una vita<br />

più dignitosa. Le nostre popolazioni, <strong>insieme</strong> alle Forze dell’ordine, danno<br />

prova di squisita umanità, ampiamente riconosciuta dal Santo Padre e<br />

da tutti, e le nostre Chiese della costa adriatica sono intervenute e continuano<br />

ad intervenire con encomiabile tempestività ed efficacia. Sappiamo<br />

che a noi è chiesto non solo di fare gesti di accoglienza, ma di creare<br />

una cultura dell’accoglienza, favorire una integrazione pacifica e civile,<br />

affrontare nuove problematiche pastorali che vanno al di là delle relazioni<br />

ecumeniche tra cristiani ortodossi e cattolici, per comprendere anche il<br />

dialogo della Chiesa cattolica con persone che professano altre religioni,<br />

non solo monoteistiche. Si tratta di problematiche complesse che dobbiamo<br />

risolvere con competenza ed equilibrio, nella fedeltà a Cristo unico<br />

Salvatore del mondo, nel rispetto delle convinzioni religiose di ogni<br />

persona, nella convinzione che lo Spirito Santo può operare ed opera di<br />

fatto anche al di fuori dell’istituzione ecclesiastica, nella capacità che noi<br />

45


mostreremo di dicernere i semi del Verbo ovunque essi si trovino.<br />

3.9 Ricorre quest’anno il decimo anniversario del documento dei Vescovi<br />

italiani Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno.<br />

La rivisitazione di quel documento, nelle mutate condizioni politiche,<br />

culturali ed economiche della nostra nazione, ci stimola a continuare il<br />

nostro servizio per losviluppo umano della nostra regione. Lo faremo<br />

con l’educazione alla moralità, alla legalità, alla socialità e alla pace, con<br />

il sostegno dato ai giovani all’attività imprenditoriale e a vivere nella fede<br />

le situazioni di precarietà. Accade anche nella nostra regione che c’è<br />

chi lavora troppo, chi lavora poco e chi non lavora affatto; chi strumentalizza<br />

le situazioni di necessità economica, chi, pur di guadagnare, traffica<br />

strumenti di morte, e chi nel corso del lavoro trova la morte a motivo<br />

della mancanza di sicurezza o a causa del lavoro straordinario fatto in<br />

modo sistematico.<br />

La formazione professionale e la pastorale del lavoro hanno bisogno<br />

di una messa a punto di programmi e di strategie per rispondere rispettivamente<br />

alle esigenze del vero sviluppo e perchè il lavoro sia espressione<br />

della dignità dell’uomo e della sua capacità operativa. Prima di invocare<br />

solidarietà dagli altri, dobbiamo essere capaci di produrre sviluppo<br />

da noi, utilizzando le risorse dell’intelligenza e della natura di cui Dio ci<br />

ha benedetti.<br />

3.10 Fratelli e sorelle carissimi, lo Spirito Santo che guida la Chiesa<br />

e la arricchisce dei suoi carismi, è lo stesso Spirito che aleggiava sulle<br />

acque quando la Parola di Dio creava l’universo. Tutta la creazione e tutta<br />

l’umanità, anche quella tecnologicamente avanzata come la nostra, è<br />

sotto la signoria di Cristo. Il futuro dell’uomo e il futuro della Chiesa sono<br />

oggetto dell’amore paterno di Dio. Varchiamo la soglia del terzo millennio<br />

con fiducia e speranza.<br />

Molfetta, 2 febbraio 1999<br />

Festa della Presentazione di Gesù al Tempio<br />

Terza Giornata della Vita Consacrata<br />

46<br />

I Vescovi della Regione Puglia


Atti del Vescovo


Messaggi<br />

MESSAGGIO AI GIOVANI<br />

IN OCCASIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME<br />

Carissimi Giovani,<br />

la domenica delle Palme è la Giornata Mondiale della Gioventù.<br />

Nel 2000 i giovani del mondo vivranno questo appuntamento a Roma,<br />

in un incontro oceanico con il Santo Padre, per celebrare con lui il<br />

grande Giubileo.<br />

La croce è segno del Cristo che vi cerca<br />

Dal 15 al 20 agosto 2000, grandi raduni, manifestazioni e celebrazioni<br />

concluderanno un cammino iniziato quindici anni fa, e simbolicamente<br />

espresso dalla “grande Croce”, che, dopo essere stata in tutti i<br />

continenti e le Nazioni in cui si sono svolti gli incontri del Papa con i<br />

giovani, ora sta pellegrinando attraverso le <strong>Diocesi</strong> d’Italia, per fermarsi<br />

a Roma il prossimo anno.<br />

Noi accoglieremo la “Croce” nella nostra <strong>Diocesi</strong>, nel febbraio del<br />

2000.<br />

Nel segno della Croce è Cristo stesso che cerca i giovani, per dialogare<br />

con loro come col giovane di cui parla il Vangelo e con la ragazza<br />

di Samaria, al pozzo di Giacobbe.<br />

Il ramoscello di olivo è segno di appartenenza a Cristo<br />

La domenica delle Palme, chi non scambia con le persone amate o<br />

amiche almeno una fogliolina di olivo?<br />

Sapete chi rappresenta quel ramoscello?… il Cristo, sorgente e datore<br />

di pace! L’olivo è segno di quel Gesù nel cui nome siete stati salvati;<br />

di quel Gesù che avete conosciuto da bambini, e che vuole essere il servo<br />

e il Signore della vostra vita, perché in Lui abbiate il modello, l’amico,<br />

il confidente di cui non potete fare a meno.<br />

49


Scambiare rami di olivo, significa:<br />

- riconoscere una reciproca appartenenza a Lui;<br />

- sentirsi come innestati sul Suo albero, seguaci e discepoli, chiamati<br />

a condividere il Suo destino di vita, di grazia e di amore nella<br />

comunione della Trinità.<br />

Cristo centro e ideale di vita<br />

Chi di voi lo ha incontrato e lo segue, lo cerca e ne ascolta la voce, conosce<br />

cosa è la vera libertà, la gioia genuina, la dolcezza di sentirsi amati<br />

da Dio, anche nelle prove della vita.<br />

È Lui, infatti, che rende i giovani capaci di vivere una vita diversa, di<br />

fare grandi scelte e rinunce, difficili ma salutari.<br />

È Lui che spinge i giovani a farsi dono e a scoprire la bellezza del<br />

prendersi cura dei piccoli, dei disabili, dei poveri, e la necessità di unire<br />

le forze perché germogli la solidarietà.<br />

Quel Gesù, che è ideale e centro della vita di moltitudini di giovani,<br />

deve diventare l’ispiratore, il maestro, il leader, il punto di riferimento di<br />

tutti coloro che, per età o nello spirito, vogliono sentirsi giovani.<br />

Per l’incontro con Cristo non è mai tardi<br />

Coloro che da molto tempo lo hanno dimenticato, interrompendo<br />

ogni comunicazione, non solo col mondo della fede e della Chiesa, ma<br />

anche con la famiglia e la società, chiudendosi nel vicolo cieco del sesso,<br />

della droga, dell’apatia, del vivere alla giornata, di un colpevole autismo,<br />

non pensino che “ormai” è troppo tardi e non è il caso di scomodarsi<br />

dalle posizioni acquisite.<br />

Chiudersi è morire.<br />

Vivere solo per se stessi è come non essere mai esistiti; autogestirsi,<br />

disinteressandosi di tutto e di tutti, in una presunta autosufficienza parassitaria,<br />

è essere una piaga per la famiglia e per la società.<br />

Ricordatevi della parabola evangelica degli operai che se ne erano<br />

stati oziosi tutto il giorno: il padrone della vigna li chiamò per l’ultima<br />

ora di lavoro e, solo per non essersi lasciati condizionare dalla sfiducia e<br />

dalla apatia, solo per essere stati sensibili all’invito, diede loro la stessa<br />

ricompensa di chi aveva lavorato tutto il giorno.<br />

50


Entrare nella storia con amore<br />

Eventi che mettono in movimento il mondo intero, come il grande<br />

Giubileo del 2000; tensioni internazionali, epurazioni etniche, interventi<br />

militari che rischiano di trasformarsi in sollevazione di popoli; avvenimenti<br />

locali che chiamano in causa la realtà giovanile dei nostri paesi;<br />

gravi trasformazioni sociali e culturali che possono mettere in crisi la famiglia,<br />

la stabilità politica e lo sviluppo sociale, economico, culturale<br />

dell’Italia e dell’Europa, non possono lasciarvi fuori.<br />

Masse sempre più numerose di famiglie, diverse per razza, lingua,<br />

cultura, religione si riverseranno in Puglia e in Europa: la loro presenza<br />

fra noi ci interpella non solo per un’accoglienza umanitaria, ma per una<br />

testimonianza di civiltà, di solidarietà, di serietà di impegno, di spirito di<br />

iniziativa, di coerenza religiosa.<br />

Le doti di intelligenza, di creatività non vi mancano: sono un ingente<br />

capitale da trafficare.<br />

Insieme è possibile<br />

Da soli non potete fare nulla. Il vostro bisogno vitale di una comitiva,<br />

che vi liberi dal fastidio, dalla noia, o dalla paura della solitudine,<br />

vi porti a cercare e creare luoghi dove mettere <strong>insieme</strong> idee, capacità,<br />

energie, per essere fattivamente presenti nella società del vostro<br />

tempo.<br />

Cercate e create ambienti dove discutere, esporre problemi, risolvere<br />

dubbi, mettere da parte pregiudizi e gratuite condanne, verificare<br />

o mettere in discussione il vostro modo di essere giovani e cristiani.<br />

Mode o modello?<br />

So che rifiutate i modelli, anche se senza accorgervene, spesso ne siete<br />

tremendamente schiavi. Ma io oso proporvene uno, uno solo, l’unico<br />

col quale ogni uomo è chiamato a confrontarsi: CRISTO. Le comunità<br />

51


parrocchiali, gli oratori, le associazioni, i gruppi, i movimenti ecclesiali,<br />

sono i luoghi dove è possibile conoscerLo e conoscersi, ascoltarLo,<br />

parlargli e parlarsi.<br />

Con tanto desiderio di dialogare con voi, Vi abbraccio paternamente<br />

e Vi auguro una vera Pasqua.<br />

<strong>Gravina</strong>, 28 marzo 1999<br />

✠ Mario, Vescovo<br />

Il 25 aprile 1999 i giovani della nostra diocesi si incontreranno<br />

in Santeramo al palazzetto dello sport. Ci sarai anche tu?<br />

Le Associazioni giovanili stanno preparando una grande “Missione<br />

giovani”: ti lascerai avvicinare anche tu?<br />

52


MESSAGGIO-INVITO A TUTTI I FEDELI DELLA DIOCESI<br />

PER LA MESSA CRISMALE<br />

Mercoledì Santo, 31 marzo 1999, alle ore 18.00, nella Cattedrale<br />

di <strong>Altamura</strong>, il Vescovo e i Presbiteri celebreranno la Messa Crismale.<br />

In questa solenne concelebrazione, segno visibile della comunione<br />

che il Presbiterio Diocesano è chiamato a vivere e testimoniare, vengono<br />

benedetti gli Oli dei Catecumeni, degli Infermi e del Crisma, e i<br />

Sacerdoti ricorderanno l’istituzione del Sacramento dell’Ordine e il<br />

giorno della loro Ordinazione presbiterale, rinnovando le promesse sacerdotali.<br />

Invito tutti, in particolare i cresimandi, i genitori dei battezzandi, i catechisti,<br />

gli operatori pastorali, i familiari e i collaboratori dei sacerdoti<br />

a vivere con noi questo momento di fede e di gioia, di unità e di grazia.<br />

53<br />

✠ Mario, Vescovo


MESSAGGIO AUGURALE<br />

AI SACERDOTI E A TUTTA LA COMUNITÀ DIOCESANA<br />

IN OCCASIONE DELLA PASQUA 1999<br />

Di buon mattino,<br />

il primo giorno dopo il sabato,<br />

vennero al sepolcro<br />

al levar del sole.<br />

Esse dicevano tra loro:<br />

“Chi ci rotolerà via il masso<br />

dall’ingresso del sepolcro?<br />

(Mc 16, 2-3)<br />

Chi ci rotolerà via la pietra<br />

che imprigiona la speranza<br />

e soffoca i progetti di pace del Signore?<br />

Chi ci rotolerà per sempre la pietra<br />

del regno del peccato,<br />

perché domini la grazia?<br />

E il masso dell’empietà<br />

che annulla la dignità della donna,<br />

seppellisce la vita nascente,<br />

genera miseria di moltitudini oppresse,<br />

chi lo rimuoverà?<br />

Chi ribalterà il macigno<br />

di folli sanguinari<br />

che partoriscono guerre e pianto disperato<br />

di inermi in fuga, votati allo sterminio?<br />

Chi ci rotolerà la pietra<br />

dell’apatia e della sordità,<br />

del perbenismo e della sazietà?<br />

54


La pietra della morte<br />

che ostruisce la via che conduce al Padre,<br />

chi ce la rotolerà,<br />

perché regni nel tempo la vita senza fine?<br />

… se credi che Egli è veramente risorto,<br />

alza gli occhi e guarda:<br />

la pietra è già ribaltata<br />

ed è già l’alba del nuovo giorno.<br />

55<br />

✠ Mario, Vescovo


OMELIA<br />

DURANTE LA VEGLIA DI PREGHIERA<br />

PER MARIA PIA LABIANCA<br />

Concattedrale di <strong>Gravina</strong>, 28 febbraio 1999<br />

Omelie<br />

L’hanno trovata stesa con le braccia spalancate, come in croce: certamente<br />

non per un gesto di pietà, ma per dare un messaggio: la colpevole<br />

è stata punita.<br />

L’assassino, dopo aver sacrificato la vittima, l’ha messa in posizione<br />

crocifissa.<br />

Senza saperlo, ha dato un messaggio opposto a ciò che voleva far capire<br />

a coloro che avrebbero ritrovato Maria Pia esanime.<br />

Per i cristiani la morte è partecipazione alla passione e morte di Cristo.<br />

Ma quando un cristiano muore di morte violenta, come agnello mansueto<br />

condotto al macello, partecipa in modo più immediato, più diretto<br />

alla crocifissione di Gesù; muore come il Cristo, di morte ingiusta. Dicono<br />

i teologi che la morte innocente e cruenta è come un secondo battesimo,<br />

una purificazione di tutti i peccati commessi.<br />

Certamente Maria Pia, come l’uomo crocifisso con Gesù, ha chiesto<br />

aiuto al Signore; certamente Cristo le ha detto subito: “Oggi stesso sarai<br />

con me in paradiso”.<br />

Nel momento in cui nessuna mano amica poteva esserle vicino a darle<br />

aiuto, Cristo crocifisso e risorto era accanto a lei, veniva crocifisso<br />

con lei, moriva per lei un’altra volta e l’accoglieva nel suo regno.<br />

Con questo occhio di fede dobbiamo guardare a quanto è avvenuto,<br />

senza, per questo, distrarci da considerazioni di ordine sociale, morale,<br />

culturale, che scaturiscono necessariamente dal delitto consumatosi nella<br />

nostra città.<br />

Una prima considerazione è che si uccide con estrema facilità: il delitto<br />

non è più opera di specialisti, di cosche malavitose; sta diventando<br />

56


troppo facile, a portata di mano; e coloro che lo commettono sono sempre<br />

più giovani.<br />

Con freddezza si fanno vere e proprie esecuzioni per motivi, spesso,<br />

molto futili.<br />

Questo genere di delitti ha un’incidenza deleteria, negativa sui giovani;<br />

non sui giovani sani, che hanno degli ideali, che credono nei valori<br />

e si impegnano a perseguirli; ma sui giovani smarriti, che vagolano nel<br />

buio di esistenze senza senso, che non hanno nulla da perdere o che si<br />

sentono persi.<br />

Questi gesti possono fare scuola, e noi non possiamo prenderne coscienza<br />

solo dopo che si sono verificati.<br />

Qualsiasi delitto non è un fungo solitario; spontaneo, improvviso. Il delitto<br />

è l’ultima stazione, dopo tante fermate, del convoglio delle istituzioni.<br />

Si è fermata la famiglia; si è fermata la scuola; si sono fermate tante<br />

agenzie educative.<br />

Il frutto malefico del delitto matura sul ramo marcio della società.<br />

1. Si è fermata la famiglia<br />

Non possiamo generalizzare e non possiamo accusare tutte le famiglie,<br />

guardarle con pessimismo e sfiducia.<br />

Ma quanti genitori hanno gettato la spugna, hanno abbandonato i remi;<br />

sopravvivono al loro compito.<br />

La missione primaria della famiglia è educare i figli, farli diventare<br />

uomini e donne colti, cittadini onesti, persone equilibrate, cristiani veri.<br />

Da questo angolo della Murgia, in un momento di profondo e doloroso<br />

smarrimento vorrei gridare al Parlamento e al Governo: “difendete la<br />

famiglia, credete nella famiglia, salvate la famiglia da tutte le contraffazioni<br />

e i surrogati.<br />

Se si distrugge la famiglia, si distrugge l’Italia; se si stravolge l’ordine<br />

naturale della famiglia, non c’è più futuro per la nazione.<br />

Col riconoscimento della “famiglia di fatto” lo Stato squalifica il suo<br />

stesso matrimonio civile. Se le coppie di fatto hanno gli stessi diritti delle<br />

coppie civilmente sposate, è segno che il matrimonio civile non serve: non<br />

è possibile che il Parlamento rinneghi i fondamenti stessi su cui si regge lo<br />

Stato.<br />

57


2. Si è fermata la scuola<br />

Direttori di Istituto e Corpo Docente delle scuole di ogni ordine e grado<br />

hanno doveri da compiere, responsabilità a cui rispondere, programmi<br />

da attuare; ma hanno da dare soprattutto una formazione alla vita.<br />

Forse hanno le mani legate dalla burocrazia e tante volte anche dalle<br />

famiglie.<br />

Oggi non si può dire di un alunno se è pane o è vino; non si valorizzano<br />

tutti i giorni di scuola; non si può rimproverare un alunno per indisciplina<br />

o disimpegno; in sostanza si finisce col promuovere tutti.<br />

La scuola deve diventare esigente con i ragazzi; deve esigere che la<br />

cultura entri nella mente e nella vita dei giovani.<br />

La scuola deve portare i giovani ad impegnarsi sempre più, ad affrontare<br />

il sacrificio; deve far scoprire la bellezza e il valore del sapere;<br />

deve aiutare gli alunni ad acquisire una personalità veramente libera.<br />

3. E la Chiesa?<br />

Non posso puntare il dito verso altre istituzioni e non farmi l’esame<br />

di coscienza. È proprio vero che io Vescovo e i miei sacerdoti di <strong>Gravina</strong><br />

e di tutta la <strong>Diocesi</strong>, non possiamo fare di più? Non credo che siamo<br />

al massimo dell’impegno, specialmente in vista di una pastorale giovanile<br />

che risponda ad un progetto organico ed unitario e che coinvolga<br />

preti, genitori, operatori pastorali.<br />

La morte di Maria Pia deve farci riflettere sull’urgenza di aiutare di<br />

più e meglio i giovani.<br />

4. Si è fermata la proposta o la difesa dei valori<br />

Oggi la vita non è proposta e vissuta come valore, non soltanto da<br />

parte di chi le fa violenza, la elimina; ma anche da parte dei mezzi della<br />

comunicazione sociale, di spinte parlamentari che non riconoscono<br />

l’inviolabilità naturale della coppia, del concepimento, della persona,<br />

del diritto di avere un solo padre e una sola madre che siano i propri genitori.<br />

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Oggi, nell’Italia delle libertà non è riconosciuto il diritto di istruire e<br />

formare i propri figli in scuole non statali se non intaccando considerevolmente<br />

il reddito familiare; cosa impossibile alla maggior parte delle<br />

famiglie italiane.<br />

Se guardiamo con smarrimento e rammarico, soltanto gli avvenimenti<br />

tragici e delittuosi e non ci chiediamo perché si verificano; quante<br />

omissioni si accumulano dietro le quinte dell’apparente normalità; qual’<br />

è il reale contesto socio-culturale e morale in cui vivono i giovani; se non<br />

ci poniamo delle domande le cui risposte ci portano ad operare … non ci<br />

resta che aspettare la notizia del prossimo episodio di cronaca nera.<br />

Giovani, questa sera, avete dato una fortissima testimonianza di sensibilità<br />

all’invito e di solidarietà con il dolore della famiglia Labianca e<br />

di tutta <strong>Gravina</strong>.<br />

La vostra presenza silenziosa, partecipe, rispettosa mi commuove ed<br />

è per tutti motivo di speranza.<br />

A voi voglio rivolgere un ultimo pensiero: accoglietelo, però, non<br />

dalla mia bocca ma come se vi parlasse Maria Pia.<br />

Giovani, accettate i maestri<br />

Non siate prevenuti nei confronti di vostro padre e di vostra madre.<br />

Quando li vedete preoccupati per voi, lasciatevi prendere almeno dal<br />

dubbio che forse state percorrendo una strada rischiosa o sbagliata. Non<br />

siate pregiudizialmente chiusi nei loro confronti, ascoltateli! Nessuno vi<br />

vorrà mai bene come loro, perché il loro amore è gratuito e disinteressato.<br />

Solo un’amicizia sincera di una persona migliore di voi, un padre spirituale,<br />

un educatore vero, possono parlarvi e darvi consigli unicamente<br />

per il vostro bene. Non modellatevi su chi non ha nulla di meglio da insegnarvi.<br />

Giovani, non abbiate paura della Chiesa<br />

Il Papa ripete sempre “non abbiate paura di Gesù Cristo”. Io aggiungo<br />

“non abbiate paura della Chiesa”. Il Vescovo vi vuole rincon-<br />

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trare, vuole ascoltarvi e parlare al vostro cuore. Troppi pregiudizi e troppi<br />

“sentito dire” condizionano il vostro rapporto con la Chiesa di cui siete<br />

figli ed espressione.<br />

La Chiesa per i giovani non fa ciò che non le permettete di fare; non<br />

è ciò che non le consentite di essere.<br />

Non abbiate paura della Chiesa, perché la Chiesa siete voi in dialogo<br />

col Vescovo e con i sacerdoti.<br />

Giovani, sappiate discernere i valori<br />

Quanti, falsi valori perseguite accanitamente, pensando che siano essi<br />

a dare senso ad una esistenza giovanile.<br />

Ricercate i valori che vi aiutano a diventare veri uomini, vere donne,<br />

persone capaci di assumere responsabilità, di affrontare sacrifici, di pensare<br />

agli altri, di andare incontro a chi è nel bisogno, di lottare per la giustizia<br />

e per la verità. Cercate i valori che oggi vi fanno essere pienamente<br />

voi stessi e domani vi faranno benedire chi ve li ha inculcati.<br />

Sesso, piacere, paranoia, evasione, sballo, consumismo, sono il tarlo<br />

della giovinezza, un cancro galoppante dalle conseguenze devastanti e<br />

senza ritorno. Ci si ritrova vecchi, emarginati, larve, nel bel mezzo degli<br />

anni.<br />

Giovani, sappiate accettare le sconfitte<br />

Sappiate perdere. Non si può avere sempre, tutto subito. Non sempre<br />

ciò che si desidera e piace è un valore; come non è sempre giusto, lecito,<br />

opportuno ciò che si ha voglia di avere o di fare. La sconfitta umilia, ma<br />

l’umiliazione fa bene, ridimensiona l’idea che ci si è fatta di sé.<br />

Giovani, abbiate delle regole<br />

Senza regole non si può preparare e offrire nemmeno una tazzina di<br />

caffè. Anche per costruire una sedia o un tavolo bisogna rispettare dei<br />

principi.<br />

60


Non si può vivere senza principi, senza verità indiscutibili, senza<br />

punti fermi, senza modelli.<br />

Queste regole, per i giovani cristiani si chiamano Vangelo; questo<br />

modello si chiama Gesù di Nazaret. Se la mano che ha posto fine alla<br />

giovane esistenza di Maria Pia avesse tenuto presenti queste cose, Maria<br />

Pia sarebbe ancora tra noi.<br />

Gesù Cristo è l’unico Salvatore dell’uomo e del mondo: la famiglia,<br />

la società il mondo giovanile, le istituzioni sarebbero molto diversi se<br />

fosse dovunque presente Cristo.<br />

La morte di Maria Pia deve farci riflettere; deve mettere in movimento<br />

tutti, in particolare i giovani, perché si dia inizio a un modo nuovo<br />

di essere giovani all’alba del nuovo millennio.<br />

Mentre preghiamo per Maria Pia, per i suoi familiari, per chi ha alzato<br />

la mano contro di lei, chiediamo al Signore che la luce che ha acceso<br />

nel nostro cuore in questa tristissima notte non si spenga mai più.<br />

(Pubblicata in Avvenire, con il titolo: “Troppe fermate sul cammino<br />

dei giovani” - 21 marzo 1999)<br />

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OMELIA<br />

PER LA MESSA ESEQUIALE DI MARIA PIA LABIANCA<br />

Concattedrale di <strong>Gravina</strong>, 2 marzo 1999<br />

La Parola che abbiamo ascoltata e accolta nella fede, Maria Pia non<br />

ha più bisogno di crederla, perché la vede, la vive, e la possiede.<br />

Passando attraverso la valle oscura di una morte cruenta, è immediatamente<br />

entrata nella luce. Trafitta al petto, come Cristo, è entrata con<br />

Lui nella gloria della risurrezione.<br />

Mentre noi piangiamo la sua morte, Maria Pia è nella vita.<br />

Se tendiamo l’orecchio del cuore, e guardiamo con occhio di fede<br />

questa bara, sentiamo Maria Pia che dice al Signore: “Accoglimi, o Dio,<br />

nella tua dimora”, e, rivolgendosi a noi, fa sue le parole del Salmo 22:<br />

“(da oggi) felicità e grazia mi saranno compagne; abiterò nella casa del<br />

Signore per lunghissimi anni. Ora non temo alcun male, perché il Signore,<br />

il mio pastore, è con me”.<br />

“Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, ha risuscitato anche me con<br />

lui, e mi ha posto accanto a lui” ( cf. 2Cor 4, 14).<br />

Il mio corpo, il mio aspetto esteriore è stato disfatto, ma Cristo, unendomi<br />

più da vicino alla sua passione, dopo un momentaneo peso di tribolazione,<br />

mi ha rinnovata interiormente e mi ha procurato una quantità<br />

smisurata ed eterna di gloria (cf. 2Cor 4, 17).<br />

Anche voi, papà, mamma, fratello, sorella, parenti, amici, anche voi,<br />

quando il vostro corpo, vostra abitazione sulla terra, verrà disfatto, riceverete<br />

una abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani<br />

di uomo.<br />

Da domani so che verrete continuamente al cimitero.<br />

Grazie, papà e mamma; grazie, amici. Ma sappiate che lì c’è solo<br />

questo mio corpo, in attesa della risurrezione, io sono con Cristo, e in<br />

Cristo vicina a tutti voi.<br />

E come è possibile, in questo contesto , non sentire incombere l’ombra<br />

cupa delle mani che hanno colpito?<br />

A te o a voi che avete alzato la mano omicida, mi rivolgo ora:<br />

quand’anche riusciste ad eludere la condanna di un giudice, sappiate che<br />

la vostra coscienza vi ha già condannato.<br />

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Abbiate la dignità di riconoscere il vostro delitto, confessatelo e pentitevi<br />

davanti a Dio e davanti a un giudice: non aggiungete, alla viltà del<br />

delitto, tanto perfetto nella forma quanto nella viltà delle tenebre e dell’anonimato,<br />

la codardia di non saper alzare la mano, non per colpire, ma<br />

per autoaccusarvi. È l’unico modo come rendere meno soffocante il peso<br />

del delitto.<br />

Una parola a tutte le forze dell’Ordine e a chi sta indagando, per<br />

esprimere l’apprezzamento e la gratitudine mia e della città per l’impegno<br />

con cui stanno lavorando da circa una settimana.<br />

Le affermazioni e i giudizi che da certa stampa mi sono stati attribuiti<br />

contraddicono la verità dei fatti, offendono la persona del Vescovo e la<br />

strumentalizzano, perché sono frasi che non mi appartengono; feriscono<br />

le uniche persone che stanno impegnandosi per far luce sull’orrendo crimine<br />

consumatosi nella notte di venerdì.<br />

A voi giornalisti, mentre dico grazie per il nobile lavoro a servizio<br />

della comunicazione, permettete che esprima un rammarico come Vescovo<br />

di questa comunità: una tragedia di gravissime proporzioni si è<br />

abbattuta su una città di provincia.<br />

Non tutti hanno avuto rispetto di un popolo costernato, umiliato e addolorato.<br />

Non è giusto che qualche penna dall’inchiostro inquinato faccia<br />

di una popolazione che conosce la fatica del vivere e il sudore della<br />

fronte, un covo di non so che cosa …<br />

Giovani, fratelli e sorelle, la morte di Maria Pia ha scosso non solo<br />

<strong>Gravina</strong>, ma tutta l’Italia.<br />

Il dolore, le emozioni, le lacrime sono di breve durata.<br />

Cogliamo il sacrificio di Maria Pia, vittima involontaria di quella fetta<br />

di spirito criminale presente un po’dovunque, come un forte grido, un<br />

appello rivolto a tutti, per uscire dal privato, dagli interessi puramente<br />

egoistici, dall’individualismo, dalla sfiducia che spezza le ali a qualunque<br />

tentativo di alzarsi in volo.<br />

Maria Pia chiama tutti a sentirci responsabili, a esporsi per dare ognuno<br />

il suo contributo a una nuova cultura di vita.<br />

Giovani fate vivere in voi tutto ciò che di buono c’era in Maria Pia.<br />

Sentitevi chiamati a fare tutto ciò che avrebbe fatto Maria Pia se fosse<br />

uscita viva da questa mortale esperienza.<br />

Sono certo che Maria Pia prega per la famiglia, per gli amici, per la<br />

città.<br />

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Maria Pia, <strong>Gravina</strong> oggi celebra la festa della Madonna di Costantinopoli,<br />

cioè di Maria, Madre di Dio che GUIDA nella VIA.<br />

Ti prenda per mano la Vergine Maria e ti accompagni all’incontro con<br />

Gesù e con i suoi angeli.<br />

(Pubblicata in Avvenire, con il titolo: “Per il trionfo della giustizia” -<br />

7 marzo 1999)<br />

64


OMELIA<br />

NEL V ANNIVERSARIO<br />

DELLA MORTE DI MONS.TARCISIO PISANI<br />

Bari, Fiera del Levante, 21 marzo 1999<br />

Ez 37, 12-14<br />

Rom 8, 8-11<br />

Gv 11, 1-45<br />

Per piacere a Dio bisogna vivere secondo lo Spirito. Noi abbiamo ricevuto<br />

lo Spirito, per cui siamo sotto il dominio dello Spirito. Lo Spirito<br />

di Cristo fa si che noi possiamo appartenere a Lui; é Lui che ci rende<br />

suoi discepoli. Non basta essere stati battezzati, essere iscritti nell’anagrafe<br />

della Chiesa, per camminare nello Spirito: dobbiamo lasciarLo<br />

agire in noi; é la sua presenza, la sua luce, la sua azione che ci fa agire da<br />

persone che appartengono a Cristo.<br />

Se lasciamo agire in noi lo Spirito, che ci è stato dato, noi siamo giustificati,<br />

santificati davanti al Signore, perché lo Spirito, che ci è stato<br />

dato, è lo stesso Spirito che ha risuscitato Gesù Cristo, e che darà a noi<br />

la vita eterna.<br />

Vedo Mons. Tarcisio Pisani come l’uomo guidato, posseduto, plasmato,<br />

modellato dallo Spirito Santo. Per comprendere la sua vita e il<br />

suo ministero pastorale, dobbiamo fare riferimento all’umiltà e carità<br />

che erano il suo motto, il suo insegnamento, la sua testimonianza.<br />

Nella sua anima ci sono stati sempre due atteggiamenti fondamentali,<br />

quasi come espressione di un messaggio profetico: l’umiltà e la carità.<br />

Per Padre Tarcisio, l’umiltà è abbandono in Dio; modello perfetto è<br />

Maria. Ella si abbandona a Dio, facendo diventare la Sua volontà sostanza<br />

della sua vita, volto della propria persona. Quando Maria ha voluto presentare<br />

se stessa ha detto: “Il Signore ha guardato la mia umiltà”. Per<br />

Mons. Pisani, umiltà è stile di impegno pastorale efficace e attuale. Una<br />

persona umile, specie se ha responsabilità, parla anche quando fa silenzio.<br />

L’umiltà è la regina, la madre, che custodisce tutte le altre virtù, in<br />

particolare la carità.<br />

65


La carità è come il secondo nome, l’altra faccia dell’umiltà, perché<br />

l’umiltà, se è vera, sfocia inevitabilmente nella carità.<br />

Essa è come il terreno su cui germogliano e si sviluppano tutte le<br />

virtù, di cui la carità è il vincolo e la perfezione. Il primo essere umile è<br />

Dio stesso, perché è Verità e Amore.<br />

a) L’umiltà è riconoscere la verità di se stessi: i doni di Dio, i difetti,<br />

la fragilità, la debolezza della creatura.<br />

b) L’umiltà è la capacità di tramutare in bene anche i comportamenti<br />

fragili e le situazioni spiacevoli della vita: è la capacità di far fiorire<br />

tante altre virtù.<br />

c) L’umiltà è il fondamento della santità: ci permette di entrare in relazione<br />

con Dio e con gli altri; di far ammorbidire i cuori orgogliosi.<br />

Non è pensabile un giusto rapporto con Dio senza l’umiltà;<br />

è impossibile la virtù della religione senza l’umiltà.<br />

d) L’umiltà non è rassegnazione, non è mancanza di coraggio, non è<br />

avere paura delle proprie responsabilità; essa è sentirsi creatura,<br />

dono di Dio; è saper dire grazie per ogni cosa a Dio e agli uomini.<br />

Se tutti avessimo il senso della creaturalità nei confronti di Dio,<br />

per ogni gesto diremmo grazie.<br />

e) Umiltà è sentire gli altri come fratelli con i quali si è in atteggiamento<br />

di condivisione, di fraternità, di servizio ecc. L’umiltà è tutta<br />

la grazia dello Spirito Santo diventata frutto nel cuore dell’uomo.<br />

Mons. Pisani scrive che fonte dell’umiltà sono il Padre, il Figlio<br />

e lo Spirito Santo. Il Padre si rivela umile nel donare tutto se<br />

stesso al Figlio, nel donare se stesso nella creazione, nel fare un<br />

progetto di salvezza sull’uomo. Il Padre è umile verso di noi, con<br />

me. Il Figlio si dimostra umile, al di là della sua testimonianza terrena,<br />

perché fa suo il disegno di salvezza del Padre e non ha altro<br />

desiderio che realizzarlo. Il Figlio è umile verso di me. Ogni volta<br />

che mi confesso è l’umiltà del Padre e del Figlio che non si ricorda<br />

più dei suoi peccati.<br />

È umile lo Spirito Santo tanto che non ha un nome. È umile, perché è<br />

l’attore invisibile dell’amore di Dio e della salvezza. Egli opera in modo<br />

talmente discreto che la teologia del IV-V secolo fino al Concilio si era<br />

quasi dimenticata che esisteva lo Spirito Santo.<br />

Lo Spirito Santo è nascosto e noi ne vediamo la presenza soltanto attraverso<br />

gli effetti che produce: la grazia, la misericordia, la santità, la<br />

conversione, la carità, la fede, la speranza, il cammino della Chiesa.<br />

66


Uno dei grandi pilastri della spiritualità di Padre Tarcisio Pisani è stata<br />

Maria. Egli dice: Non si può camminare nell’amore rifiutando la compagnia<br />

di Maria, colei che è stata coperta dallo Spirito che è Amore, piena<br />

di grazia”.<br />

Maria è stata l’ispiratrice dell’umiltà di Mons. Tarcisio Pisani.<br />

La parola “Charitas” sin dalla fanciullezza era entrata nel cuore di Padre<br />

Pisani, era diventata il tracciato del suo cammino spirituale. Quando<br />

il Papa gli ha comunicato che doveva diventare Vescovo, la parola charitas<br />

gli è balenata ed ha capito che la “charitas” la doveva riversare nella<br />

sua missione di pastore.<br />

Egli immagina gli uomini come un grande covone di grano tenuto<br />

stretto da un’altra spiga. L’amore di Cristo ci tiene <strong>insieme</strong>: ci “co-stringe”.<br />

Tutta la sua azione apostolica doveva stringere e tenere unite le spighe<br />

con la testimonianza dell’amore di Cristo. Padre Tarcisio diceva che<br />

l’amore deve essere libero, visibile, universale, deve abbracciare tutti,<br />

deve essere creatore, deve dare senza aspettare che qualcuno chieda.<br />

L’amore è missionario: chi ama ha bisogno di uscire dal cenacolo per annunciare<br />

la forza dello Spirito e della risurrezione. “La carità deve informare<br />

ogni persona, come lo stampo in cui ogni cristiano viene modellato,<br />

per cui tutti dovremo avere il volto dell’umiltà e della carità”. È questo<br />

il volto del Padre, del Cristo, dello Spirito Santo.<br />

Mons. Pisani dice che “tutta la vita del suo maestro e fondatore S.<br />

Francesco di Paola è stata caratterizzata dalle virtù dell’umiltà e della<br />

carità. Ma anch’egli, nell’umiltà e nella carità, ha trovato la via della<br />

perfezione avendo come modelli il Cristo povero e crocifisso e la Sua<br />

SS. Madre Maria.<br />

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OMELIA<br />

PER LA MESSA CRISMALE<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, 31 marzo 1999<br />

“Padre Santo,… tu hai costituito il Cristo tuo Figlio Pontefice della<br />

nuova ed eterna alleanza, e hai voluto che il suo unico ed eterno sacerdozio<br />

fosse perpetuato nella Chiesa.<br />

Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti, ma<br />

sceglie alcuni fratelli e, mediante l’imposizione delle mani, li fa partecipi<br />

del suo mistero di salvezza.<br />

Tu vuoi, Padre, che essi abbiano come modello il Cristo e donando la<br />

vita per te e per i fratelli, nella fedeltà e nell’amore, diventino conformi<br />

all’immagine del Figlio Tuo”.<br />

Con queste espressioni di lode, nel prefazio, renderemo gloria al Signore,<br />

in questo giorno in cui la Chiesa ci raduna per celebrare la memoria<br />

della sera nella quale il Signore Gesù comunicò agli apostoli e a<br />

noi il suo sacerdozio, e per benedire il santo crisma e gli altri oli, segni<br />

della partecipazione dei battezzati al sacerdozio regale, profetico e ministeriale<br />

di Cristo.<br />

La Messa Crismale nel cammino giubilare<br />

Questa solenne celebrazione, che manifesta la pienezza del sacerdozio<br />

del Vescovo, è segno della stretta unione dei presbiteri con lui e dell’inserimento<br />

dei battezzati nel mistero pasquale di Cristo, è anche uno<br />

dei momenti centrali del cammino giubilare di quest’anno.<br />

Il 1999 è l’anno del Padre: l’icona biblica che lo esprime è la parabola<br />

del padre misericordioso o del figlio prodigo.<br />

Noi presbiteri:<br />

- come battezzati, siamo figli del Padre celeste, <strong>insieme</strong> a tutti i nostri<br />

fratelli e sorelle nella fede,<br />

- come ministri ordinati, siamo segno vivo e palpitante della presenza<br />

di questo padre fra gli uomini.<br />

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Come presbiteri:<br />

- siamo figli, per docilità verso l’autorità, fiducia, confidenza e fraternità<br />

verso i confratelli;<br />

- siamo padri, per senso di responsabilità e di sollecitudine pastorale.<br />

- Siamo figli, per prontezza, gratuità, umiltà;<br />

- siamo padri, per tenerezza, comprensione, benevolenza, sapienza,<br />

longanimità, misericordia.<br />

- Siamo figli, per ricerca di permanente formazione e di perfezione,<br />

di aggiornamento e di confronto;<br />

- siamo padri, per il costante dovere di illuminare, educare, istruire,<br />

formare i fedeli laici a tempo opportuno e importuno.<br />

Signore, mostraci il Padre<br />

Trovandoci oggi, idealmente, radunati nel Cenacolo, non possiamo<br />

non sentir salire da questa assemblea e da tutte le nostre comunità, la<br />

supplica che l’apostolo Filippo rivolse a Cristo nella cena pasquale: “Signore,<br />

mostraci il Padre, e ci basta”.<br />

Cristo, “Testimone storico della paternità di Dio” (Giovanni Paolo II,<br />

Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo 1999), poté rispondere al discepolo:<br />

“Filippo, chi ha visto me, ha visto il Padre…Io sono nel Padre<br />

e il Padre è in me” (Gv 14, 8-11).<br />

Gli Apostoli e le folle potevano vedere il Padre in Gesù, non solo perché<br />

egli era il Figlio di Dio; ma anche perché, lo rivelava pienamente: il<br />

suo pensiero, le sue scelte, i suoi progetti; le sue azioni, erano tutta una<br />

incarnazione dell’amore del Padre.<br />

Lo scopo stesso della sua missione era rivelare i tratti del Volto del<br />

Padre. Dio è Padre perché è comunione eterna di Vita, di amore e di grazia.<br />

Egli è il creatore dell’uomo e di tutto ciò che esiste; nutre gli uccelli<br />

del cielo e veste i gigli del campo; si prende cura del suo popolo, come<br />

il padre, del suo bambino; ha mandato il suo Figlio per essere il Padre di<br />

tutti noi; perdona molto di più di settanta volte sette; non vuole che si<br />

perda uno solo dei suoi figli; è difensore del povero, dell’orfano e della<br />

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vedova; non lascia senza ricompensa neppure un bicchiere d’acqua dato<br />

per amore; corregge chi ama e accoglierà nel suo regno quanti si saranno<br />

lasciati amare da Lui.<br />

Il Padre, per Gesù era il dolcissimo interlocutore, la fonte eterna della<br />

sua Verità e del suo donarsi per amore, il centro del suo Vangelo: non<br />

era possibile incontrare Gesù, stare con lui, e non chiedergli: “maestro<br />

buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?”; “insegnaci a pregare”;<br />

“quante volte devo perdonare?”; “ti seguirò dovunque tu vada”; “ricordati<br />

di me, quando sarai nel tuo regno”.<br />

Pastori, mostrateci il Padre<br />

“Sacerdoti di Cristo, pastori del gregge, mostrateci il Padre” ci grida<br />

oggi questo popolo.<br />

E noi, che tante volte abbiamo impersonato la parte del figlio più giovane,<br />

e che facilmente assumiamo l’atteggiamento del fratello maggiore,<br />

dobbiamo sentirci chiamati a incarnare la figura del padre.<br />

Questa Eucarestia per noi è un appello, non tanto a tornare alla casa<br />

del Padre, ma a essere il padre dal cuore grande che attende e va incontro<br />

ai propri figli con umiltà, pazienza, amabilità, ansia di accoglienza e<br />

di perdono.<br />

Chissà se tanti figli lontani dalle comunità non tornano e non vengono<br />

sollecitati a un ripensamento, perché non riescono a mettere a fuoco<br />

un volto di padre, a sentire il palpito di un cuore in pena per loro, perché<br />

quando lo cercavano non lo hanno incontrato!<br />

Giovanni Paolo II, nella Pastores Dabo Vobis, ricorda ad ogni presbitero<br />

che “il suo ministero è ultimamente ordinato a riunire la famiglia<br />

di Dio come fraternità animata dalla Carità e a condurla al Padre per<br />

mezzo di Cristo nello Spirito Santo “ (n. 74). Siamo icona del Padre, narratori<br />

del Padre, braccia e cuore del Padre.<br />

Ma tutto questo comporta una partecipazione piena al mistero di Cristo,<br />

il quale ha realizzato “il disegno del Padre donando la vita per noi”<br />

(Giovanni Paolo II, Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo 1999).<br />

Siamo chiamati ad essere padri di una moltitudine di figli, ma nella<br />

solitudine: una solitudine feconda, che serve, che fa bene; che ci aiuta a<br />

ritrovarci, a riflettere, a pregare, a studiare, a progettare e programmare,<br />

e dilata gli spazi del cuore verso una grande fraternità.<br />

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Una solitudine che nulla ha a che vedere con una visione privatistica<br />

dell’azione pastorale; con il personale convincimento che è meglio essere<br />

soli nell’ambiente dove si opera; con la scelta di chiudersi a qualunque<br />

rapporto con la <strong>Diocesi</strong>; con un modo di esprimersi e di agire che<br />

rende difficile ai laici e ai confratelli stare accanto e collaborare; con l’idea<br />

che l’iniziativa della comunione, dell’incontro spetta agli altri; con<br />

un modo di essere che non esprime amicizia, cordialità, rispetto, stima.<br />

Scrive Giovanni Paolo II: “Non è capace di vera e fraterna comunione<br />

chi non sa vivere bene la propria solitudine”(PDV n.74).<br />

I tratti della paternità sacerdotale<br />

Nella testimonianza e nell’insegnamento dell’apostolo Paolo, possiamo<br />

cogliere i tratti più significativi di una vera paternità sacerdotale.<br />

La paternità del sacerdote:<br />

a) ha tratti materni, come quella divina. “Figlioli miei, scrive Paolo<br />

ai Corinzi, di nuovo io soffro per voi i dolori del parto, finché Cristo<br />

non sia formato in voi” (2Cor 12). E ai cristiani di Tessalonica<br />

ricorda: “pur potendo far sentire l’autorità di apostolo di Cristo, ci<br />

siamo comportati in mezzo a voi con dolcezza, come una madre<br />

che circonda di cure e di amore i propri nati” (1Ts 2, 6-7).<br />

b) Ha la sua fonte nella paternità di Dio: Dio “ci ha dato la capacità<br />

di essere ministri di una nuova alleanza” (2Cor 3, 6).<br />

c) È responsabilità di farsi modello, come i genitori che hanno il dovere<br />

di educare il figlio: “Sono io che per mezzo del Vangelo vi generai<br />

in Cristo Gesù. Vi scongiuro dunque: seguite il mio esempio”(1Cor<br />

4, 15-16). “Come fa un padre con i suoi figli, abbiamo<br />

esortato, incoraggiato e scongiurato ciascuno di voi a condurre<br />

una vita degna di Dio che vi ha chiamati al suo regno e alla sua<br />

gloria” (1Ts 2, 11-12).<br />

d) È stima e fiducia verso i figli di Dio: “Io ho grande fiducia in voi;<br />

sono molto fiero di voi. Sono pieno di consolazione, mi sento traboccare<br />

di gioia in ogni nostra tribolazione” (2Cor 7, 4). “Voi siete<br />

la nostra gloria e la nostra gioia” (1Ts 2, 20). “Non siete voi l’opera<br />

mia nel Signore?…sigillo del mio apostolato siete voi nel Signore”<br />

(1Cor 9, 1.2). “La nostra lettera commendatizia siete voi”<br />

(2Cor 3, 2).<br />

71


e) È affetto sincero: “Il nostro cuore si è dilatato. C’è per voi un largo<br />

spazio nel nostro cuore” (2Cor 6, 11).<br />

f) Ma è anche bisogno di essere amati: “Voi invece nel vostro cuore<br />

ci riducete in un angolo… Vi parlo come a figli: fatemi posto anche<br />

voi” (2Cor 6, 12.13).<br />

Paternità sacerdotale e vasi di argilla<br />

Sono questi i lineamenti della nostra paternità spirituale?<br />

Siamo davanti al Signore e davanti al popolo di Dio: la Messa Crismale<br />

è per noi come una radiografia: i nostri pensieri sono noti al Signore;<br />

i nostri atteggiamenti e comportamenti sono sotto gli occhi del<br />

nostro popolo. Un grande appello alla verità ci viene rivolto, mentre ci<br />

accingiamo a rinnovare le promesse sacerdotali.<br />

Io, come vostro fratello, e segno dell’unico presbiterio diocesano e<br />

religioso, rendo pubblico onore a voi, confratelli, per la testimonianza<br />

umile, nascosta, faticosa e perseverante di senso di paternità, di dedizione<br />

al limite delle forze, di attenta sollecitudine pastorale verso tutti i problemi<br />

e i bisogni delle comunità; e vi sono sinceramente grato, non solo<br />

per il lavoro che fate, ma anche per la collaborazione che mi date e per<br />

l’apertura e l’accoglienza dimostrate verso il progetto e la programmazione<br />

pastorale della diocesi.<br />

Purtroppo noi portiamo il grande tesoro della paternità sacerdotale in<br />

vasi di creta (cf. 2Cor 4, 7). In ogni circostanza, secondo l’insegnamento<br />

di Paolo, dobbiamo essere forma del gregge: insultati, dobbiamo augurare<br />

il bene; oltraggiati dobbiamo dire parole dolci; trattati come<br />

spazzatura e rifiuti, dobbiamo sopportare (cf. 1Cor 4, 12).<br />

Ma non possiamo negare che talvolta si fa fatica a vedere trasparire in<br />

noi la paternità di Dio. Il popolo ci chiama col dolce e alto appellativo di<br />

“padre”; ma non sempre La “paternità” è la prima regola pastorale del<br />

nostro ministero. Forse non raramente paghiamo tributi alla parte più<br />

fragile e difettosa della nostra umanità, assumendo atteggiamenti da cui<br />

non trasuda tutta la fede e tutta la carità che animano il nostro servizio.<br />

La paternità ci chiede di essere amabili, non sdolcinati; fermi, non<br />

duri; coerenti, non insensibili; rispettosi delle norme, non schiavi; responsabili,<br />

non burocrati; autorevoli, non autoritari;<br />

72


Né l’età, né la lunga permanenza in una comunità, né la confidenza,<br />

né la sordità o l’ignoranza di tanta parte del popolo, ci autorizzano ad essere<br />

impazienti, insofferenti, e tantomeno a offendere, trattare male o<br />

mancare di rispetto. Se siamo permalosi, ineducati, chiusi al dialogo,<br />

prevenuti; se segniamo confini e alziamo barriere; se siamo pregiudizialmente<br />

sfiduciati verso tutto e tutti; se proiettiamo sugli altri le nostre<br />

ombre, ritenendo gli altri responsabili dei nostri malesseri interiori o dei<br />

nostri arroccamenti, non possiamo comunicare la tenerezza di Dio, la<br />

sua passione per i figli, la sua premurosa sollecitudine per la loro salvezza.<br />

Senza una grande paternità non è possibile essere un grande pastore.<br />

Abbiate riguardo per chi lavora per voi<br />

A voi, fratelli e sorelle, rivolgo la preghiera di Paolo ai cristiani di<br />

Tessalonica: abbiate “riguardo per quelli che lavorano per voi, che vi<br />

dirigono nel Signore e vi guidano con i loro avvisi; tributate loro una<br />

grande stima e una particolare carità a motivo della loro funzione”<br />

(1Ts 5, 12-13).<br />

Per la nostra fragilità pregate; i nostri difetti correggeteli con carità;<br />

ma sappiate guardare anche tutti i nostri sforzi, le amarezze, le sconfitte<br />

e le delusioni, le ingratitudini.<br />

Purtroppo, anche nelle nostre comunità, c’è il facile ricorso alla critica,<br />

alla mormorazione, alle lettere anonime nei confronti dei sacerdoti.<br />

Chi ama la verità e la giustizia, parla alla luce del sole. Chi ama il sacerdote<br />

e vuole che dia la migliore testimonianza, lo corregge con umiltà,<br />

rispetto e carità.<br />

Chi scrive lettere anonime, fa solo un meschino gesto di viltà, immeritevole<br />

di essere preso in considerazione. Anche quando lo scritto non è<br />

offensivo e non parte da risentimenti o cattiveria, se è anonimo, il Vescovo<br />

non ne tiene nessun conto, non interviene, non prende provvedimenti.<br />

Tutta la fatica dell’anonimato finisce a pezzi nel cestino, perché è<br />

un modo sbagliato di lottare per la giustizia e il bene.<br />

Se sulla scrivania del Vescovo arrivassero le cronache di tutto il bene<br />

che fanno i laici, di tutto l’impegno degli operatori pastorali, di tutte le<br />

iniziative delle parrocchie, di tutte le fatiche dei sacerdoti, non basterebbe<br />

l’episcopio a contenerle.<br />

73


Aiutateci, allora, cari fratelli e sorelle ad essere padri, comportandovi<br />

da figli, con ogni stima, rispetto, docilità, fiducia, comprensione, dialogo<br />

e collaborazione.<br />

Vi annuncio della grande Missione<br />

Con questo invito ad essere famiglia di Dio in cui regna l’unità, fraternità<br />

animata dalla carità, comunità che suscita e sviluppa la corresponsabilità,<br />

vi annunzio la grande Missione diocesana che, in quattro<br />

grandi tappe, dal 12 marzo al 3 giugno 2000, si farà in tutte le parrocchie.<br />

I missionari saranno i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le religiose, i<br />

consacrati, gli insegnanti di religione, i laici volontari, giovani e adulti,<br />

famiglie, associazioni, gruppi e movimenti: saremo noi stessi, in uno<br />

scambio di testimonianza di fede e di reciproca carità.<br />

Lancio sin d’ora il primo appello a mettersi a disposizione dei parroci<br />

e del Vescovo, non solo per la realizzazione della missione, ma anche<br />

e soprattutto per dare una svolta decisiva alla nostra idea ed esperienza<br />

di Chiesa, di evangelizzazione e di testimonianza.<br />

Il 23 maggio prossimo, solennità di Pentecoste, i sacerdoti presenteranno<br />

al Vescovo gli elenchi dei missionari.<br />

Il 17 ottobre di quest’anno, Giornata Missionaria Mondiale, i missionari<br />

saranno chiamati dal Vescovo e inizieranno il cammino di preparazione<br />

personale.<br />

L’11 marzo 2000 i missionari riceveranno il mandato e si inaugurerà<br />

ufficialmente la missione.<br />

Cominciamo da oggi ad elevare al Signore una corale, incessante<br />

supplica, perché faccia di questa Chiesa diocesana, un regno di sacerdoti<br />

per il nostro Dio e Padre, e perché i sacerdoti si facciano “fratelli<br />

degli uomini nell’atto stesso che vogliono essere loro pastori, padri e<br />

maestri” (Paolo VI, Ecclesiam suam n.56).<br />

74


OMELIA<br />

PER L’ORDINAZIONE PRESBITERALE<br />

DI DON ALESSANDRO AMAPANI<br />

<strong>Acquaviva</strong>, Parrocchia S. Francesco, 29 maggio 1999<br />

Solennità della SS. Trinità<br />

(Schema)<br />

75<br />

Es 34, 4-6.89<br />

Sal cf. Dn3, 52-56<br />

2Cor 13, 11-13<br />

Gv 3, 16-18<br />

1. Nella liturgia della solennità odierna domina l’icona di Mosè,<br />

che sale sul Sinai con le due tavole.<br />

• apparentemente porta un peso<br />

• in realtà, quelle due tavole danno senso e forza alla sua ascesa<br />

• sull’una il Signore scriverà le regole per amare Dio<br />

• sull’altra le regole per amare gli uomini<br />

• l’amore di Dio e l’amore al popolo fanno di Mosé un capo, una<br />

guida<br />

• l’amore a Dio e al popolo danno senso alla sua missione e forza<br />

nelle prove<br />

2. La chiamata a partecipare al sacerdozio di Cristo è:<br />

- chiamata ad entrare nel mistero.<br />

• L’imposizione delle mani è: una immersione dell’ordinando presbitero<br />

nella santità di Dio, nella santità del sacerdozio di Cristo.<br />

• Il sommo sacerdote Gesù:<br />

- è il Figlio di Dio, generato dall’amore eterno del Padre,<br />

- che entrando nel mondo diventa sacerdote eterno, unico ed universale.<br />

• Il sacerdozio di Gesù:


- ha inizio nella Trinità<br />

- si attua nell’incarnazione (nell’incontro con l’uomo)<br />

- si consuma nel sacrificio di se stesso sulla croce.<br />

• Tre sono le dimensioni, le componenti del sacerdozio di Cristo:<br />

- la Comunione Trinitaria<br />

- la solidarietà con gli uomini: l’incarnazione<br />

- l’offerta di sé.<br />

3. Il sacerdozio di Cristo non avrebbe avuto senso, efficacia senza<br />

l’opera delle tre persone divine.<br />

• L’incarnazione è frutto del disegno di amore del Padre, dell’obbedienza<br />

del Figlio, della potenza creatrice dello Spirito che rende<br />

fecondo il grembo di Maria.<br />

• La preparazione e lo svolgimento del ministero sacerdotale di Gesù<br />

sono caratterizzati da:<br />

- notti di preghiera<br />

- ricerca della volontà del Padre<br />

- desiderio di vivere la “sua ora”<br />

• Nella Passione:<br />

- il Padre è l’amante che consegna il Figlio<br />

- il Figlio è l’amato che si lascia consegnare<br />

- lo Spirito è il dono del Figlio che si offre per santificare<br />

• Da questa comunione Trinitaria sgorga l’amore assoluto e gratuito<br />

di Gesù per gli uomini.<br />

4. Noi siamo chiamati ad essere sacerdoti come Lui e in Lui:<br />

- questa è la nostra identità<br />

- questo è il senso della nostra esistenza.<br />

Come Lui e in Lui: nella ricerca di una pienezza di comunione con<br />

Dio e di una totale comunione con gli uomini.<br />

• Apparteniamo alla Trinità e agli uomini: non possiamo separarci<br />

né da Dio né dai fratelli.<br />

5. Il sacerdote è l’uomo della Trinità: gli uomini cercano in lui<br />

- i segni di una presenza – il profumo di un contatto – la profondità<br />

del mistero<br />

- la pienezza della gioia, della speranza, della vita: tutto questo<br />

non è frutto né di doti né di esami fatti.<br />

76


• Il luogo del sacerdote è in Dio:<br />

- lì attinge e lì va – lì rimane e di lì parte<br />

• Egli deve essere come Mosé, che esce dalla tenda del convegno o<br />

che scende dal monte.<br />

• Egli, come Cristo, porta l’impronta della divina sostanza; irradia<br />

la sua gloria.<br />

• La preghiera per il sacerdote è una ipostasi che mantiene in Dio il<br />

vaso di argilla e lo rende rivelatore della Trinità.<br />

• Giovanni Paolo II (XXX – P.O): “La preghiera, in un certo senso,<br />

crea sacerdote specialmente come pastore. E, allo stesso modo,<br />

ogni sacerdote crea se stesso costantemente, grazie alla preghiera”.<br />

• Il ministero della parola deve essere il rigurgito di ciò che si è<br />

ascoltato.<br />

• L’Eucarestia quotidiana, per celebrarla “in persona Christi”, ha<br />

bisogno di consapevolezza.<br />

- deve essere frutto di contemplazione.<br />

• La vitalità apostolica e la comunione fraterna sgorgano dal dialogo<br />

interiore con la Trinità:<br />

• Giovanni Paolo II (XXX – P.O): “Davanti a un sacerdote così è<br />

più facile per i credenti inginocchiarsi e confessare i propri peccati,<br />

è più facile, per loro quando partecipano alla santa Messa,<br />

prendere coscienza dell’unzione dello Spirito Santo, concessa<br />

alle mani e al cuore del sacerdote mediante il sacramento dell’ordine”<br />

• Con un sacerdote così:<br />

- il Signore scende e cammina in mezzo al suo popolo e gli uomini<br />

diventano “Sua eredità”.<br />

• La Grazia del Signore Nostro Gesu’Cristo, l’amore di Dio e la comunione<br />

dello Spirito Santo sono con noi.<br />

• E noi sperimentiamo l’amore del Padre, che manda il suo figlio,<br />

perché il mondo si salvi.<br />

77


OMELIA<br />

AL TERMINE DEL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO<br />

IN TERRA SANTA (14 – 21 luglio 1999)<br />

Basilica del Santo Sepolcro, 20 luglio 1999<br />

Le due Guide del nostro pellegrinaggio, don Franco e don Natale, si<br />

sono impegnate al massimo per rendere vivi i luoghi che abbiamo visitato<br />

e per farci diventare quasi parte dei personaggi e delle folle che circondavano<br />

Gesù in quei posti.<br />

In questa settimana abbiamo ascoltato la storia di Israele, da Abramo<br />

ai giorni nostri; abbiamo conosciuti situazioni sociali, avvenimenti politici,<br />

tensioni di razze, di religione; abbiamo visto modi di vivere, di<br />

pensare, di pregare; attraverso l’osservazione dei monumenti e dei reperti<br />

archeologici, siamo stati aiutati a risalire ai luoghi dove certamente<br />

Gesù è stato presente e ha realizzato il progetto e la missione che il<br />

Padre gli aveva affidati.<br />

Tutti abbiamo cercato di fissare nella memoria immagini e notizie,<br />

luoghi e avvenimenti da essi richiamati.<br />

Tutti, col passare dei giorni, abbiamo visto crescere la simpatia verso<br />

le due Guide, e ora sentiamo il bisogno di esprimere loro tutta la nostra<br />

gratitudine offrendo per loro questa Eucaristia.<br />

Ma, volendo fare sintesi, mettere a fuoco gli elementi essenziali di<br />

tutto ciò che abbiamo visto e udito, fare quasi una graduatoria o una selezione<br />

dei luoghi e degli avvenimenti più importanti, perché, tornando<br />

a casa, non svanisca l’esperienza profonda del pellegrinaggio, cosa dobbiamo<br />

estrarre dal “cestino” dei ricordi?<br />

Credo che sette luoghi dovrebbero restare stampati in modo indelebile<br />

nella memoria e nella vita di ognuno di noi.<br />

1. La Casa di Nazareth: lì Dio ha cercato l’uomo, è entrato in comunione<br />

piena, indissolubile con la natura degli uomini.<br />

I grandiosi e misteriosi sponsali del Figlio di Dio incarnato per volontà<br />

del Padre nella potenza dello Spirito, si sono celebrati in Maria,<br />

nella povertà e nel silenzio di quelle piccole pareti di roccia.<br />

78


Lì, la vita semplice, la quotidianità ordinaria, la piccolezza di una<br />

creatura sono diventate opere e strumenti di salvezza, fucina della<br />

redenzione del mondo.<br />

2. Betlemme: segno dell’abbassamento di Dio; misura del salto incommensurabile<br />

fatto dall’amore del Padre per entrare, per mezzo<br />

del Figlio, nella piccolezza dell’uomo; luogo del nascondimento<br />

di Dio e prova della Sua umiltà.<br />

3. Il Deserto: ambiente dove Gesù ha cercato la solitudine, per incontrarsi<br />

col Padre; luogo privilegiato per la preghiera.<br />

4. I villaggi intorno al lago: l’ambiente dove Gesù ha annunziato il<br />

Regno di Dio, il terreno nel quale Gesù, come si descrive nella parabola<br />

del seminatore, ha gettato il seme della Parola.<br />

5. Il Cenacolo: in esso Gesù ha dato se stesso nell’Eucaristia: ha<br />

sintetizzato e ha rivelato la regola fondamentale del Vangelo: l’amore;<br />

ha donato ai discepoli e a noi, per mezzo di essi, il suo stesso<br />

sacerdozio.<br />

6. Il Getsemani: luogo dell’obbedienza, della ricerca della Volontà<br />

di Dio, della comunione piena di Gesù col Padre, del Suo pieno<br />

consenso al suo progetto di salvezza.<br />

7. Il Santo Sepolcro: luogo della passione e della risurrezione; luogo<br />

del compimento, dove la redenzione del mondo ha raggiunto il<br />

culmine; il grande podio sul quale Gesù ha testimoniato il suo<br />

amore per noi fino alla pienezza , e dove è rifulsa l’infinita grandezza<br />

della sua dignità di uomo, nella morte, e di figlio di Dio,<br />

nella risurrezione.<br />

Perché dobbiamo ricordare questi luoghi? Che significa imprimerli<br />

in mente? Dobbiamo non solo riuscire a rivedere nella memoria visiva<br />

ciò che abbiamo visto con gli occhi: questi luoghi devono imprimersi<br />

nella mente e nel cuore in modo vivo.<br />

a) Nazareth deve spingerci a mettere Dio al primo posto nella nostra<br />

vita, a cercarlo, come Lui ha cercato noi, come lo ha cercato Maria.<br />

Nella graduatoria delle cose che riteniamo necessarie e importanti,<br />

forse dobbiamo fare una seria rivoluzione: Dio al primo posto!<br />

Ricorderemo Nazareth, se quell’umile villaggio ci insegnerà che<br />

la vita, per quanto insignificante, inutile, amara, insoddisfacente<br />

possa sembrarci, ha un grande valore davanti a Dio.<br />

79


Maria è una creatura eccezionale, non soltanto perché Dio l’ha fatta<br />

immacolata, l’ha voluta tutta santa, vergine nella divina maternità,<br />

assunta in cielo in anima e corpo subito dopo la sua morte,<br />

perché senza peccato originale; Maria è grande perché ha capito la<br />

verità fondamentale per ogni essere umano: lei, piccola fanciulla<br />

di un villaggio sconosciuto e insignificante, era importante per<br />

Dio; la sua piccola vita era indispensabile, serviva per un piano<br />

eterno di amore di Dio e di salvezza di tutta l’umanità: lei, pur non<br />

essendo di natura divina, era necessaria a Gesù e come Gesù.<br />

b) Betlemme deve essere per noi un monito incessante a sentirci piccoli<br />

dentro, migliori di nessuno, ultimi della società, qualunque sia<br />

il nostro posto, il ruolo o la condizione sociale.<br />

Non è facile ritenere gli altri migliori di noi, sentirsi servi inutili,<br />

mettersi all’ultimo posto: Betlemme ne dà le ragioni e la forza.<br />

c) Il deserto resterà impresso nel ricordo se ci porterà a cercare ogni<br />

giorno uno spazio di silenzio, di solitudine per pregare. Sarebbe<br />

una illusoria velleità il desiderio di mettere Dio al primo posto nella<br />

nostra vita se, ogni giorno, non trovassimo il tempo di pregare,<br />

di fare silenzio, di far tacere tutto, anche le preoccupazioni, gli affanni,<br />

la stanchezza: senza un quotidiano incontro con Dio non c’è<br />

né fede, né possibilità di vita cristiana.<br />

d) Il lago, col deserto, è una delle poche immagini che gli occhi di<br />

Gesù hanno contemplato e che sono rimaste quasi intatte fino ai<br />

giorni nostri. Rivedere nella mente le rive del lago significa sentire<br />

il bisogno, come le folle della Galilea, di mettersi in ascolto di<br />

Gesù, con la lettura quotidiana e metodica del Suo Vangelo e delle<br />

Scritture: senza l’ascolto della Parola la fede non nasce e non<br />

cresce.<br />

e) Il Cenacolo è presente sempre e dovunque siamo chiamati da Gesù<br />

a sederci a mensa con Lui, per partecipare alla Sua Pasqua e riceverne<br />

i doni: la comunione col Suo Corpo, con la Sua Verità, col<br />

Suo amore. Senza cenacolo, luogo della cena, dell’esperienza del<br />

Risorto, della Pentecoste, non esisterebbe la Chiesa: chi si dice cri-<br />

80


stiano e non sente la necessità di entrare nel cenacolo, per celebrare<br />

la Pasqua settimanale, per ricevere i doni che in esso Gesù<br />

ha dato alla Sua Chiesa e per incontrare i fratelli, si illude e la sua<br />

fede è vana, inutile: non serve e non salva.<br />

f) Il Getsemani è il luogo che ogni giorno frequentiamo, ma non con<br />

i sentimenti di Gesù. Abbiamo fatto l’esperienza della veglia notturna<br />

nell’Orto degli Ulivi, per capire quanto è necessario ed efficace<br />

leggere tutti gli avvenimenti e le prove della vita alla luce<br />

della Volontà di Dio, per viverli con lo spirito di fede, di obbedienza<br />

e di amore con cui Gesù ha accettato il progetto del Padre.<br />

Beati noi se sapremo vivere con atteggiamenti evangelici tutte la<br />

prove che la vita ci riserva.<br />

g) Il Calvario. È l’invito costante a non porre limiti all’amore e al<br />

perdono; a riflettere sulla gravità e sulle conseguenze delle nostre<br />

scelte di peccato; a farci purificare frequentemente da quel sangue<br />

versato per noi, per fare con Cristo e in Cristo l’esperienza dell’ingresso<br />

in una nuova condizione di vita.<br />

Come vedete, il pellegrinaggio in Terra Santa è un inestimabile dono<br />

di grazia, una forte spinta a cambiare mentalità e vita, a dare inizio a un<br />

più serio cammino di fede, nella speranza e nella carità: le tre virtù che<br />

ci immergono in Dio.<br />

Così visto, il pellegrinaggio appare per ciò che realmente è: la celebrazione<br />

di un vero e proprio Giubileo.<br />

Se ora vi chiedete perché il Signore ha permesso che foste qui, la risposta<br />

la conoscete: vuole rendere peregrinante tutta la vostra vita.<br />

A Lui la gloria e l’onore; alle nostre due Guide, la preghiera e la gratitudine<br />

di tutti noi.<br />

81


I VERI NARRATORI DI DIO<br />

82<br />

Articoli<br />

Il volto di una madre, che stringe al petto il dono ricevuto, frutto dell’amore<br />

di Dio e del suo amore per lo sposo, è come un cielo sereno e<br />

dorato, che rapidamente si rabbuia, e di nuovo si rasserena; su di esso,<br />

infatti , affiorano i sogni vagheggiati, le speranze nascoste, i progetti segreti,<br />

le paure temute, che si agitano nel cuore.<br />

Chi ama vuole tutto il bene possibile per la persona amata; e l’amato,<br />

quando prende coscienza dell’amore ricevuto, desidera con tutte le<br />

sue forze che i progetti, le aspirazioni, con una gioiosa risposta di amore,<br />

si compiano in pienezza.<br />

Dio, che ha cuore di padre e amore di madre, vuole che i suoi figli<br />

partecipino alla pienezza della sua vita, della sua gioia, della sua grazia.<br />

La creatura umana, che per dono divino, prende coscienza di essere<br />

amata da Dio, altro non desidera che narrare all’universo le opere meravigliose<br />

del Padre. Gesù ci ha insegnato a farlo, suggerendoci di pregare<br />

così: “Padre, sia santificato il tuo nome”.<br />

Quante volte ripetiamo “sia santificato il tuo nome”. Ma forse mai<br />

ci siamo chiesti che senso hanno queste parole.<br />

Come è possibile “rendere santo” il nome di Dio? Non è assurdo<br />

“santificare” Dio? Non è come pretendere di dare profondità allo spazio<br />

infinito, calore al sole, lucore alle stelle; aggiungere briciole di tempo<br />

all’eternità, o gocce di acqua all’oceano immenso? Come può l’uomo<br />

“rendere santo” Dio? Non è un’espressione blasfema?<br />

L’ovvietà, la naturalezza con cui usiamo questa invocazione è segno<br />

evidente che non ci rendiamo conto di ciò che affermiamo. Non così<br />

Maria di Nazareth, la quale, salutata e interpellata come “piena di grazia”,<br />

“rimase turbata” e si chiedeva che senso avessero quelle parole.<br />

Evidentemente non pregava con frasi fatte e non dava nulla per scontato<br />

nel suo dialogo con Dio.<br />

Se c’è da “scandalizzarsi”, non è per la bestemmia, perché è Gesù<br />

stesso che ha messo sulle nostre labbra questa domanda; ma per la “gratuità”<br />

alquanto irresponsabile con cui ci rivolgiamo al Padre, senza renderci<br />

conto di ciò che diciamo.


È indispensabile, allora, mettere bene a fuoco la verità profonda di<br />

una simile invocazione.<br />

Due piccoli esempi possono aiutarci a una migliore comprensione.<br />

Quando si incontra una persona interessante, man mano che, attraverso<br />

il dialogo, si approfondisce la conoscenza, la sua figura si ingigantisce<br />

ai propri occhi. Tutto ciò che si va scoprendo era già nell’altra persona,<br />

ma come custodito da un mistero.<br />

Così, quando il volto di un “personaggio” è sulla prima pagina di copertina,<br />

e le sue gesta sono sulla bocca di tutti, la sua fama, cioè il suo<br />

“nome” cresce <strong>insieme</strong> alla conoscenza.<br />

Il “nome” di Dio, nella Bibbia, indica Dio stesso, la Sua persona. Egli<br />

si è rivelato con un nome; è un “Tu” al quale si ha l’onore di parlare.<br />

Quando preghiamo: “sia santificato il tuo nome”, diciamo: “Signore,<br />

tu sei padre, creatore, onnipotente, misericordioso, santo, amabile,<br />

fa’ che la tua grandezza e le tue perfezioni siano conosciute in tutto l’universo;<br />

la tua santità sia proclamata, annunciata, testimoniata.<br />

Come si vede, Gesù non ci ha insegnato a pregare perché Dio sia santo:<br />

nessuna preghiera può aggiungere, e nessuna azione può togliere, a<br />

Dio la sua santità personale. “Io sono il Signore, il vostro Santo” (Is 43,<br />

15); “In occidente vedranno il nome del Signore e in oriente la sua gloria”<br />

(Is 59, 19).<br />

L’immenso palcoscenico su cui si celebra il nome di Dio è il creato<br />

meraviglioso, e la grande orchestra che ne canta la gloria sono i nostri<br />

inni di lode, la liturgia, il canto dei salmi, la contemplazione estasiata<br />

delle sue opere.<br />

“O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra”<br />

(Sal 8, 2).<br />

Ma il primo violino di questa orchestra, quello che dà prestigio e verità<br />

agli altri strumenti di lode, è l’obbedienza, il timore di Dio, l’imitazione<br />

della sua santità. Dire “Sia santificato il tuo nome” è chiedere che<br />

la santità di Dio si rifletta nella santità dell’uomo, seguendo l’esempio<br />

del Divino Artista della santificazione del nome di Dio: Gesù.<br />

Egli poteva dire con verità: “Padre, …io ti ho glorificato sopra la<br />

terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare…Io ho fatto conoscere<br />

il tuo nome” (Gv 17, 4.26).<br />

L’unico anelito di Gesù, tutto il suo desiderio è stato compiere l’opera<br />

del Padre suo, perché noi imparassimo da lui come si santifica il nome<br />

di Dio.<br />

83


Un’interpretazione autentica della prima invocazione del Padre Nostro,<br />

mi sembra di coglierla nella raccomandazione di Gesù ai discepoli<br />

di camminare come figli della luce: “Così risplenda la vostra luce davanti<br />

agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria<br />

al Padre vostro che è nei cieli”(Mt 5, 16).<br />

“Padre, col tuo aiuto, voglio essere santo, per diventare un raggio<br />

della tua santità”: questo affermiamo nella prima proposizione della<br />

preghiera del Signore. Una richiesta impegnativa, che non ammette<br />

smentite.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 10 gennaio 1999)<br />

84<br />

✠ Mario, Vescovo<br />

CHI PUÒ DIRE: “VENGA IL TUO REGNO”?<br />

Troppe rivoluzioni, invasioni, dominazioni sanguinarie, guerre fratricide,<br />

persecuzioni di razze e di religioni, esecuzioni sommarie, distruzioni<br />

e deportazioni; troppi tributi ingiusti, sfruttamento di popoli e<br />

di beni, disumane condizioni di miseria e di schiavitù, ha registrato la<br />

storiografia universale per poter avere ancora oggi un’idea positiva di<br />

“regno”.<br />

Anche se la Chiesa, tra i suoi santi, annovera schiere di re, regine,<br />

gran cancellieri, ministri, conti, duchesse e principesse, non sempre coloro<br />

che hanno il privilegio di sedere sul trono, si fanno raccontare come<br />

campioni di virtù, di rettitudine, di fedeltà a Dio e al popolo; spesso<br />

queste figure sono sinonimo di mondanità, di vita licenziosa se non di<br />

ferocia sanguinaria, anche verso i propri congiunti.<br />

Forse proprio per questo, negli scritti del profeta Daniele e nell’Apocalisse<br />

i regni di questo mondo sono paragonati ad una bestia. Evidentemente,<br />

come in tutte le cose degli uomini, ci si è allontanati molto dal<br />

progetto di Dio.<br />

Nei bassorilievi dell’Antico Egitto, il re è incoronato dagli dei, mentre<br />

scocca frecce verso i quattro punti cardinali per significare che la sovranità<br />

viene dagli dei, si estende su tutto il mondo, è un riflesso della<br />

regalità celeste.


Nella Bibbia Dio vuole che Israele abbia un re perché, in una visione<br />

sublimata, sia simbolo e annuncio del regno messianico: allora “non<br />

agiranno più iniquamente… perché la saggezza del Signore riempirà il<br />

paese” (Is 11, 9) e il “Figlio dell’uomo” avrà gloria, potere e regno su<br />

ogni nazione (Dn 7, 14).<br />

L’annuncio del regno è stato il tema centrale della Buona Novella<br />

proclamata da Gesù. La realizzazione del regno di Dio è talmente importante,<br />

che anche al centro delle tre grandi aspirazioni del “Padre nostro”,<br />

Gesù ha messo: “venga il tuo regno”.<br />

“Venga il tuo regno” è un desiderio immenso quanto i pensieri di<br />

Dio; è un’aspirazione degna di menti illuminate; è un’espressione che<br />

abbraccia tutta la storia della salvezza: dal progetto eterno alla realizzazione<br />

nel tempo, al compimento escatologico; è una filiale petizione che<br />

solo un cuore animato dallo Spirito può osare di fare.<br />

Il regno di Dio, infatti è universale ed eterno; affonda le radici nel<br />

tempo, ma è stato progettato nel dialogo di amore del Padre, del Figlio<br />

e dello Spirito Santo. Ha una fase terrena, temporale, è offerto a tutti gli<br />

uomini, ma è opera di Dio.<br />

Il regno portato da Gesù è il Suo rendersi contemporaneo ad ogni<br />

persona: è Cristo morto e risorto che, lungo i millenni, cammina accanto<br />

ai discepoli di Emmaus, finché non lo riconoscano nell’ascolto, nello<br />

spezzare il pane, nello stare con Lui, nella conversione interiore, nell’aprirsi<br />

alla speranza e alla gioia, nell’andare ad annunciare la sua risurrezione.<br />

Il regno di Dio è “grazia”: è un dono conoscerlo, entrarvi, possederlo,<br />

viverlo. È una condizione di grazia che non si può acquistare con le<br />

proprie risorse, ma per la quale vale la pena spendere tutto per non perderla;<br />

bisogna fare perfino violenza a se stessi pur di assicurarsela.<br />

Le vie per raggiungere il Regno non sono le vie consolari di Roma,<br />

dalle quali partivano i conquistatori e sulle quali tornavano trionfatori<br />

con un interminabile strascico di schiavi e di bottino; e non sono nemmeno<br />

le piazze sterminate dei moderni totalitarismi; con il loro formicaio<br />

di carri armati, missili e arsenale atomico; ma la via stretta del dominio<br />

di sé, della fatica di liberarsi di tutte le catene che imprigionano la<br />

mente e il cuore.<br />

Il regno di Dio è “verità”: è il privilegio di vedere con gli occhi della<br />

mente e del cuore ciò che occhio non vide né orecchie udirono; è una<br />

conoscenza esclusiva dei segreti di Dio (Lc 8, 10); è la possibilità, of-<br />

85


ferta dal Padre, di salire su ali di aquila per vedere la terra e il suo ciarpame<br />

dallo spazio di Dio. Unica condizione: essere discepoli a vita per<br />

giungere alla pienezza della verità.<br />

In questo regno non c’è bisogno né di luce di lampada né di sole, perché<br />

Cristo stesso lo illumina. Solo alla Sua luce prendiamo coscienza<br />

che, senza di Lui, siamo nelle tenebre, schiavi delle passioni, respiriamo<br />

inconsapevolmente una soffocante atmosfera di materialismo che brucia<br />

ogni alito di spiritualità, cancella ogni parola di verità, incenerisce<br />

ogni gesto di bontà.<br />

Purtroppo, proprio noi, chiamati per filiale appartenenza, ad allargare<br />

i confini del regno con la forza della verità e della carità, siamo, chi<br />

per pigrizia, chi per egoismo, chi per spirito di divisione e di individualismo,<br />

i più validi cooperatori del grande nemico del regno di Dio.<br />

Chi può dire “venga il tuo regno”? Chi è consapevole che nel battesimo<br />

lo spirito ha messo in lui un lievito che deve fermentare; chi ha<br />

compreso di essere il campo e l’agricoltore a cui il Signore ha affidato il<br />

seme e il vitigno da coltivare; chi è disposto a perdere anche un occhio,<br />

una mano, un piede (cf. Mc 9, 43-47) qualora questi doni si trasformino<br />

in ostacoli per entrare nel regno.<br />

Dire “venga il tuo regno” significa:<br />

- Padre, voglio vigilare perché il nemico non semini zizzania nel<br />

campo arato con la tua croce, seminato con il tuo sangue, fecondato<br />

dal tuo amore.<br />

- Padre, eccomi! Manda me per la mietitura o per annunciare per<br />

città e villaggi, “convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1, 15).<br />

Per pregare come ci ha insegnato Gesù; bisogna aver fatto una scelta<br />

di vita: Padre, voglio, ogni giorno, cercare te, che cerchi me. Voglio<br />

vivere di te, in te e con te, per farti conoscere da coloro che saranno pienamente<br />

miei amici e fratelli solo quando conosceranno te.<br />

Voglio incontrarti glorioso, non da solo, ma come piccola scintilla di<br />

un universo di luce acceso da te, come umile voce della moltitudine incalcolabile<br />

che “proclamerà che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio<br />

Padre” (Fil 2, 11).<br />

“Marana tha”: “Vieni, Signore Gesù” (1Cor 16, 22; Ap 22, 20): è tutta<br />

l’avventura cristiana.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 24 gennaio 1999)<br />

86<br />

✠ Mario, vescovo


LA “CONDUTTRICE” MAI VISTA IN TV<br />

Le icone della Madre di Dio, chi le può enumerare? La loro incalcolabile<br />

molteplicità e varietà è segno del posto importante che Maria occupa<br />

nel dogma, nella liturgia e nella pietà dei cristiani.<br />

Una delle raffigurazioni più diffuse, sin dai primordi dell’iconografia<br />

cristiana orientale è la Vergine “ODIGHITRIA”, la Vergine che conduce,<br />

che guida, che cammina accanto, che porta a Gesù.<br />

Secondo la tradizione orientale, il primo a dipingere la Vergine “conduttrice”<br />

fu l’evangelista Luca. In tutte le Icone dell’Odighitria, la Madre<br />

di Dio porta il Figlio con il braccio sinistro, con la mano destra lo indica<br />

agli uomini.<br />

I grandi occhi di Maria, velati di malinconia, sono rivolti a chi la<br />

guarda. Il Bambino con la destra benedice, nell’altra mano tiene il rotolo<br />

delle Scritture.<br />

Il senso teologico è immediato: Maria indica la Via, cioè Gesù.<br />

Il Bambino mostra come e dove incontrarlo: nell’ascolto e nell’accoglienza<br />

della Parola.<br />

Gli occhi della Madre di Dio sono rivolti all’umanità, il cui peccato<br />

proietta su di essi un’ombra di mestizia. Quello sguardo sorriderà,<br />

quando ogni uomo avrà trovato il buon cammino.<br />

Uno dei luoghi mariani più amati della nostra <strong>Diocesi</strong>, meta di pellegrinaggi<br />

e oggetto di devozione, è il Santuario della Madonna del Buoncammino:<br />

una meta da valorizzare e un titolo tutto da riscoprire in questa<br />

grande vigilia del Giubileo del 2000.<br />

Dio nel suo amore di Padre, ci ha dato Maria, perché ci indichi la via<br />

per andare a Gesù; i cristiani talvolta vivono la devozione a Maria in<br />

modo talmente improprio, da far allontanare dalla chiesa cattolica i fratelli<br />

delle altre Confessioni Cristiane.<br />

I cattolici di questo fine millennio hanno un grande modello di vera<br />

devozione alla Madre di Dio nel Santo Padre Giovanni Paolo II.<br />

Tra i figli devoti di Maria SS. del Buoncammino, certamente il più<br />

caro su tutta la terra è proprio il Papa.<br />

Egli vive per camminare e far camminare, per rendere “buono”, il<br />

cammino dell’umanità con l’annuncio coraggioso, schietto, libero, fedele<br />

della Buona Novella.<br />

Il Papa è figlio devoto di Maria, non solo perché ne è filialmente innamorato,<br />

ma perché ne vive in pienezza la missione: portare al mondo<br />

87


Gesù e portare il mondo a Gesù. Solo in lui, infatti, e per mezzo suo,<br />

possiamo avere la speranza, la vita, la giustizia, l’amore, la pace, la salvezza.<br />

Solo lui ci ha dato la possibilità di essere figli del suo stesso Padre e<br />

della sua stessa Madre.<br />

Maria del Buon Cammino è colei che chiede di “camminare bene”<br />

nella vita, e ci insegna col suo esempio a farlo.<br />

Maria del Buon Cammino non vuole che siamo “buoni” ma che siamo<br />

“cristiani veri”, persone che vivono la Buona Novella del Suo Figlio:<br />

il Vangelo; che obbediscono al Padre che è nei cieli; che amano la<br />

Chiesa e sanno essere una cosa sola nella docile accoglienza del magistero<br />

dei pastori.<br />

Ogni volta che saliamo il piccolo colle del santuario, ad ogni passo,<br />

dovremmo sentire nel cuore un invito sempre più forte a cambiare vita,<br />

a migliorare il comportamento a pregare di più, a vivere in grazia di Dio,<br />

a fare gesti di amore.<br />

Maria è madre di Dio, madre di Gesù, madre della Chiesa, madre<br />

della famiglia, madre degli uomini: non può permettere che qualcuno si<br />

dica suo devoto, se non ama Dio, la Chiesa, la Famiglia, il prossimo più<br />

di quanto ama lei.<br />

L’amore a Maria non è separabile dall’amore a Dio e alla Chiesa: per<br />

dimostrare amore alla Vergine del Buon Cammino, non basta farsi custodi<br />

e cultori di una statua; bisogna essere come Gesù ci vuole.<br />

Nei secoli la pietà popolare è andata rivestendosi di espressioni più<br />

affettive che religiose, di tradizioni dettate dal sentimento ma non sempre<br />

consone alla migliore devozione.<br />

Si potrebbe correre il rischio di dare più importanza e rilievo a ciò<br />

che è secondario, non essenziale, insignificante agli occhi della Vergine,<br />

dimenticando il contenuto genuino di ogni vera devozione.<br />

Compito del Vescovo, dei presbiteri è aiutare i “devoti della statua”<br />

a essere devoti della Madre di Dio, cioè suoi figli docili, che, per amor<br />

suo, si impegnano a vivere secondo il Vangelo. La vera devozione, infatti,<br />

è amore che imita, che vuole accontentare i desideri della persona<br />

amata, che vuol essere simile a lei.<br />

Ecco perché Maria porta i veri devoti a fare un “buon Cammino”,<br />

porta, cioè, alla confessione, alla Messa, alla Comunione, alla carità fraterna,<br />

alla vita secondo la legge di Dio: li porta a Gesù.<br />

Nel “Buon Cammino” verso il grande Giubileo, il 1999 è l’anno del-<br />

88


l’universale invito per tornare a gustare il caldo e amorevole abbraccio<br />

del Padre; è l’anno in cui ogni cristiano deve sentire risuonare forte nel<br />

cuore la decisione: “Mi alzerò e andrò da mio padre” (Lc 15, 18).<br />

Quest’anno, più che mai, il Santuario del Buon Cammino deve essere<br />

Oasi di riconciliazione, luogo di rinascita spirituale e di restaurazione<br />

della vita cristiana; meta di pellegrinaggio penitenziale di tutte le comunità,<br />

confraternite, associazioni , gruppi ecclesiali e comunità.<br />

Il forte spirito associazionistico che caratterizza la nostra Chiesa locale<br />

spinge molti a entrare in una delle tante associazioni laicali.<br />

Priori, Assistenti e responsabili devono rivedere i criteri con cui si<br />

accolgono le iscrizioni, le prerogative che si richiedono per l’ammissione,<br />

i doveri di vita cristiana e di carità che gli associati si impegnano ad<br />

osservare.<br />

Il rinnovamento interiore esigito e inculcato dalla vigilia giubilare<br />

che stiamo vivendo, è un favorevole momento di grazia, per fare questo<br />

indispensabile salto di qualità, perché tutti coloro che , per libera scelta<br />

personale, fanno parte di una aggregazione ecclesiale devono sentirsi<br />

chiamati a farsi esempio agli altri.<br />

Di tutti sia materna accompagnatrice e saggia educatrice la Vergine<br />

Maria, maestra del vero cammino cristiano.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 7 febbraio 1999)<br />

89<br />

✠ Mario, Vescovo<br />

DOVE ANDARE LONTANO DAL TUO SPIRITO (Sal 138)?<br />

In quanti modi e con quante sfumature di significato si può dire: “Signore,<br />

sia fatta la tua volontà!”.<br />

Il tono, il gesto, l’atteggiamento, il contesto possono esprimere rassegnazione,<br />

sconfitta, resa, sottomissione forzata, ammissione di impotenza,<br />

riconoscimento del più forte, impossibilità di fare diversamente.<br />

“Vorrei voler, Signor, quel ch’io non voglio” scriveva Michelangelo<br />

nelle “Rime”.<br />

Quando Gesù ci insegnava a pregare “sia fatta la Tua Volontà” non<br />

intendeva dare l’avvio a una umanità di rassegnati.


La rassegnazione non è una virtù, o se lo è, è molto imperfetta, e non<br />

degna di creature chiamate a vivere un intimo rapporto di amore filiale<br />

con Dio.<br />

Disporsi a fare la volontà di Dio non significa subire cose spiacevoli,<br />

senza ribellarsi.<br />

E non vuol dire nemmeno: eseguire degli ordini senza discutere.<br />

È diverso il modo di ubbidire del figlio da quello del servo o del suddito.<br />

Il figlio, poiché il progetto del padre riguarda direttamente lui e il suo<br />

destino, prima di fare ciò che gli compete, deve conoscere, capire, condividere<br />

l’idea paterna.<br />

Il suo impegno sarà tanto più fedele e gioioso, quanto più egli sente<br />

come “proprio” il progetto del padre.<br />

Ciò che il figlio fa, in un certo senso, non c’è bisogno nemmeno che<br />

gli venga comandato, perché scaturisce dal desiderio di realizzare la volontà<br />

del padre.<br />

Il servo, invece, a cui non interessano i progetti del padrone, né è tenuto<br />

a condividerli, basta che esegua ciò che gli viene ordinato, per non<br />

essere trovato manchevole.<br />

Usciamo fuori metafora, entriamo nella casa di Nazareth e ascoltiamo<br />

la risposta che Maria sta dando all’Angelo: “Eccomi! Sono la serva<br />

del Signore: si compia in me quello che hai detto”.<br />

- A che cosa dai il tuo consenso, Maria?… a tutto ciò che ti capiterà?…<br />

il sospetto di Giuseppe, la fuga, la croce?…<br />

- Il Signore non ha mandato il Suo Angelo ad annunziarmi sciagure.<br />

Dio soffre per il male e non lo vuole.<br />

Ho detto “si” al suo progetto di salvezza: mi sono abbandonata a Lui<br />

e gli ho dichiarato la mia obbedienza, perché condivido, pur non conoscendolo,<br />

il suo progetto di salvezza. Voglio collaborare con Lui, e compiere<br />

alla perfezione ciò che mi spetta, costi quello che costi. Se avrò da<br />

soffrire, soffrirò con amore; ma ciò che io voglio è ciò che Egli vuole.<br />

E ora portiamoci sul pendio del Monte degli Ulivi.<br />

Il pallido chiarore della prima luna piena di primavera mostra Gesù<br />

prostrato sulla nuda roccia che ripete: “Non la mia, ma la Tua Volontà<br />

sia fatta”. Sembra che, nella solitudine silenziosa della notte, il ricercatore<br />

assetato della Volontà del Padre, l’esploratore instancabile del Suo<br />

Disegno di salvezza, colui che della Volontà paterna faceva il Suo cibo,<br />

la Sua gioia, la Sua luce, il Suo piacere, la Sua verità, la Sua forza, il fon-<br />

90


damento della Sua fiducia, ora manifesta un modo di sentire discorde,<br />

rassegnato.<br />

Niente affatto! Anzi, la perfetta sintonia con la Volontà del Padre,<br />

l’indiscutibile priorità del suo disegno, gli dà la forza di accettare l’inevitabile<br />

cruore della redenzione.<br />

La sua umanità avverte tutto il tedio del tradimento perpetrato e della<br />

passione imminente; ma questo non basta a scalfire la sua scelta fondamentale:<br />

la Volontà del Padre di portare gli uomini nella comunione<br />

trinitaria.<br />

Sulla croce, il culmine del dolore diventa il podio più elevato per gridare<br />

al Padre e agli uomini l’amore infinito, e l’altare per celebrare la<br />

perfezione della comunione di volontà realizzata in pienezza: “tutto è<br />

compiuto”.<br />

È questo il maestro che ci ha insegnato a pregare dicendo: “Padre, si<br />

faccia la Tua Volontà”. E perché non interpretassimo male l’espressione,<br />

col suo esempio, ci ha dato l’esegesi più esatta.<br />

Ma Dio che cosa vuole? Perché, perfino nei salmi, leggiamo che i<br />

Suoi voleri sono incomprensibili e misteriose le Sue vie?<br />

Il Signore, che è semplicità infinita, vuole una cosa sola: dare Se<br />

stesso all’uomo; vuole metterlo in comunione di vita con la beatitudine<br />

eterna che si vive e si gode nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito.<br />

La Volontà di Dio non è un “chiedere”, ma un offrire. Non la comprendiamo<br />

e ci riesce misteriosa perché siamo convinti del contrario.<br />

Che senso hanno allora le leggi, i precetti, i divieti?<br />

Un esempio può dare la risposta in modo immediato e intuitivo.<br />

Quando dalla cabina di comando di un aereo giunge l’ordine di allacciare<br />

le cinture, perché l’aereo deve decollare, atterrare, o attraversare<br />

una forte turbolenza, tutti lo eseguono, perché tutti, dal pilota all’ultimo<br />

passeggero salito a bordo, desiderano la stessa e unica cosa: giungere a<br />

destinazione sani e felici.<br />

La condivisione del fine rende saggiamente e liberamente obbedienti<br />

tutti. È compito del pilota e dei suoi collaboratori portare l’aereo all’aeroporto<br />

desiderato; ma è dovere di tutti ubbidire agli ordini della cabina<br />

di comando.<br />

Lungo il viaggio dobbiamo ripetere col salmista “fammi conoscere<br />

la strada da percorrere… insegnami a compiere il tuo volere” (Sal<br />

142); ma dobbiamo rinunciare a capire il perché di tutto ciò che avviene<br />

lungo il tragitto, se non lo leggiamo in prospettiva del traguardo.<br />

91


La volontà di Dio, infatti, è tutto l’amore del Padre che si fa dono ai<br />

suoi figli;<br />

è un piano di salvezza che Egli ha fatto sull’uomo e che spetta a Lui<br />

attuare in Cristo Gesù.<br />

Fare la volontà di Dio significa essere chiamati dal Padre ad entrare<br />

da protagonisti nella realizzazione del suo progetto.<br />

“Sia fatta la tua volontà” è la risposta di amore di chi ha preso coscienza<br />

di essere amato.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 21 febbraio 1999)<br />

92<br />

✠ Mario, Vescovo<br />

LE VITTIME NON CHIEDONO PERDONO: LO DANNO<br />

I martiri per la fede di tutte le persecuzioni e rivoluzioni, sull’esempio<br />

del martire del Golgota, sono spirati pregando per i loro assassini e<br />

chiedendo perdono a Dio per i loro carnefici.<br />

Il fiume di sangue che ha tinto di rosso le tristi pagine della rivoluzione<br />

francese è stato disseccato dall’accecante testimonianza di amore,<br />

di coraggio, di fedeltà, di libertà e di perdono di tutti gli uomini e le<br />

donne di Chiesa, ingiustamente privati della dignità e della vita.<br />

Si fa un gran parlare in questi giorni del saccheggio di <strong>Altamura</strong>, ad<br />

opera delle bande del Cardinale Ruffo, le cui gesta, oltre che nei documenti<br />

ufficiali, sono crudamente descritte in un manoscritto di un anonimo<br />

napoletano conservato nella Biblioteca Richelieu della capitale<br />

francese.<br />

Parigi non è solo l’approdo ultimo dell’anonimo manoscritto, che<br />

descrive ciò che avvenne in <strong>Altamura</strong> agli inizi del 1799, ma anche la<br />

fonte, l’ispiratrice, e la maestra dei delitti perpetrati nella città murgiana.<br />

Chi ricorda gli orrori, i massacri, le stragi e le efferatezze della rivoluzione<br />

francese e le miriadi di gloriosissime pagine di eroismi pagati<br />

col sangue da migliaia di preti, monache e vescovi, vede nel saccheggio<br />

di <strong>Altamura</strong>, un doloroso e vergognoso strascico di violenza, di sregolatezza,<br />

di vendetta e di odio contro la Chiesa, immancabile primo bersa-


glio di rivoluzionari di sinistra, di restauratori di destra, di invasori di<br />

ogni parte.<br />

Anche in <strong>Altamura</strong> la Chiesa ha pagato un pesante tributo di umiliazioni<br />

e di sangue per mano di soldataglie, di avanzi di galera, racimolati<br />

da un condottiero che di ecclesiastico aveva solo un titolo e delle prebende,<br />

acquistati non certo per santità di vita.<br />

Il saccheggio di <strong>Altamura</strong> e le violenze su cristiani, preti e monache<br />

non li perpetrò un “cardinale di Santa Romana Chiesa”, a nome della<br />

Chiesa, ma un personaggio venduto alla causa dei Borboni, per restituire<br />

al Regno di Napoli città e terre in cui spirava il vento delle libertà repubblicane.<br />

Egli non poteva dare assoluzioni, sia perché non era prete, sia perché<br />

i delitti non si perdonano prima di commetterli, sia perché i suoi banditi<br />

non erano penitenti assetati di conversione.<br />

Ecco perché non si comprende come si possa sostenere la richiesta di<br />

una pubblica ammenda fatta dalla massima autorità della Chiesa Cattolica.<br />

Che senso ha proporre al Santo Padre di domandare perdono, visto<br />

che i martiri sono dei cristiani, delle religiose, dei preti, e i massacratori<br />

degli uomini corrotti, guidati da una ambigua figura?<br />

Mi chiedo se questa proposta ha il sapore dell’umile petizione a un<br />

pastore dal cuore grande e dalla mente aperta, o il tono dell’accusa ingiustificata,<br />

del giudizio di colpevolezza nei confronti della Chiesa, alla<br />

quale Ruffo recò il danno, e noi aggiungiamo la beffa.<br />

Gli storici sanno bene che la storia non ha nulla a che vedere con<br />

l’enfasi, né con la retorica; non è una saga desiderosa di suscitare nei posteri<br />

coinvolgimenti psicologici e forti emozioni; non è un’orazione forense,<br />

che fa ricorso a tutte le forme letterarie per strappare benevoli<br />

consensi, né un’arringa tesa ad accendere furenti indignazioni.<br />

La storia, se non può contare su uno spirito critico, unicamente attento<br />

a far emergere la verità e a dare giudizi distaccati, oggettivi, liberi<br />

da posizioni di parte e da preletture politiche, preferisce non essere raccontata.<br />

Questo non significa scelta di chiusura alla cultura, paura della verità,<br />

seppellimento di temi che scottano, mancanza di attenzione verso chi ha<br />

pagato con l’umiliazione e la morte, l’orgia di sangue degli invasori.<br />

A me sembra che la storia, specialmente quando ha attraversato periodi<br />

torbidi, debba e voglia essere per i posteri solo maestra e non anche<br />

suggeritrice di opposte posizioni.<br />

93


Forse due secoli non sono bastati per dare una lettura univoca e serena<br />

di quel momento storico.<br />

Quanto si scrive sui giornali, la costituzione di più di un comitato, l’animosità<br />

con cui si discute del tristissimo evento bicentenario e della<br />

eroica resistenza, sono segni abbastanza chiari per consigliare alla Chiesa<br />

che è oggi in <strong>Altamura</strong>, di non correre il rischio di fare scelte di parte<br />

e di essere fraintesa, se non proprio strumentalizzata.<br />

A un comitato che mi invitava a celebrare una Messa, ho risposto:<br />

“Se si ritiene opportuno celebrare una Messa, bisognerebbe celebrarla<br />

con la partecipazione della cittadinanza, per pregare per gli uccisi e<br />

per gli uccisori, per chi è morto per la fede e per chi è stato eliminato per<br />

idee politiche o per appartenenza a società segrete, per le monache umiliate<br />

e uccise e per chi le ha disonorate e offese, per i Borbonici e i Repubblicani,<br />

per clero e laici, per le vittime inermi e innocenti e per la soldataglia<br />

corrotta, in una sorta di perdonanza giubilare”.<br />

Ma non dovremmo dimenticare di pregare per i “vivi”, perché gli orrori<br />

della storia ci insegnino a essere oggi veramente liberi, a rischiare<br />

anche la testa e la posizione per amore della verità, della giustizia, del rispetto<br />

della persona, della salvaguardia del bene comune.<br />

Non serve esaltare gli uomini e le donne che hanno rischiato la vita<br />

per la libertà, se oggi noi non siamo liberi, rispettosi di persone e idee,<br />

attenti alla formazione sociale, culturale e religiosa della Comunità,<br />

convinti ricercatori di unità, di progresso culturale e morale.<br />

Non potendo e non dovendo far pagare a coloro che non sono più i loro<br />

misfatti, cerchiamo seriamente di indagare su documenti di provata<br />

autenticità quale è stata la causa e la filosofia del loro comportamento,<br />

per essere saggi alunni di una storia, che, alla società del III millennio, ci<br />

proporrà come maestri.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 28 febbraio 1999)<br />

94<br />

✠ Mario, Vescovo


CHI DEI DUE?<br />

“Un uomo aveva due figli…”: dunque era un padre.<br />

Aveva due figli, non uno; non uno bianco e uno nero, uno buono e<br />

uno cattivo: soltanto due figli. Due come tanti altri, oggetto del suo<br />

amore. Suo tormento e sua delizia.<br />

Il più giovane, dopo aver recato indicibili dispiaceri al padre, ne scopre<br />

l’amore e trova in esso la ragione e la forza, la necessità e il desiderio<br />

di tornare a casa.<br />

Da quando Gesù ha raccontato la sua storia, tutti conosciamo questo<br />

piccolo scapestrato. Lo troviamo ovunque: sulle strade, in discoteca, in<br />

spiaggia, nei luoghi di divertimento e di perdizione. Tuttavia, ogni volta<br />

che qualcuno lo aiuta a sentir battere il proprio cuore all’unisono col<br />

cuore del padre, egli prende la salvifica decisione: “Mi alzerò e andrò da<br />

mio padre”.<br />

Sono millenni che il padre vive dolore immenso e felicità infinita per<br />

il figlio minore, <strong>insieme</strong> a un’incalcolabile pena per il primogenito, che<br />

è sempre in casa, ma da estraneo, come se il padre non ci fosse.<br />

“Un uomo aveva due figli…”: il più grande non era meno problematico<br />

del piccolo.<br />

Sembra che egli intervenga imprevedibilmente nell’ultima scena; in<br />

realtà il suo atteggiamento è per il padre un dramma che lo affligge da<br />

sempre.<br />

Poiché, nonostante le giustificazioni e gli inviti del padre, egli non si<br />

decide ad entrare in casa per far festa, tento di parlare al suo cuore, nella<br />

speranza che prenda coscienza della assurdità della sua resistenza.<br />

Ma è bene che mi prepari a non meravigliarmi se, quanto gli scrivo,<br />

giungerà proprio a me come destinatario.<br />

Caro fratello maggiore,<br />

l’umanità non è metà buona e metà cattiva. E tu, anche se non ne sei<br />

convinto, non sei nel numero dei buoni.<br />

Ti senti in diritto di giudicare tuo fratello che ha sbagliato e tuo padre<br />

che lo ha perdonato.<br />

Sei risentito con chi ha dilapidato e con colui che non ti ha dato mai<br />

nulla.<br />

Tuo fratello è rientrato in se stesso al semplice ricordo del volto del<br />

padre; tu fai resistenza ai suoi tentativi di portarti a pensieri ed atteggiamenti<br />

più saggi.<br />

95


Il piccolo si è reso consapevole del torto fatto al padre, sa di avere<br />

sbagliato sbattendogli la porta in faccia. Tu ti senti a posto; anzi, ritieni<br />

che tuo padre è stato cattivo con te, perché non ti ha fatto mai un regalo;<br />

ti sembra giusto rinfacciargli il tuo risentimento.<br />

Ti senti “buono”, anzi, più buono di tuo padre, perché, pur pensando<br />

che egli non merita la tua fedeltà, hai continuato a servirlo in silenzio. E<br />

non ti sei mai reso conto di offenderlo ogni giorno con il tuo atteggiamento<br />

servile, con la tua obbedienza da salariato, con il tuo lavoro senza<br />

amore.<br />

Tutto ciò che è del padre, è tuo, ma tu ti senti un sacrificato da interessi<br />

che non ti appartengono. Il lavoro, che dovrebbe essere il modo come<br />

realizzare te stesso, espressione della tua felicità di figlio, è causa dei<br />

tuoi malumori e dei tuoi mugugni.<br />

Vivi all’ombra del padre, abiti nella sua casa, ti interessi delle sue cose,<br />

sai che tutto ti appartiene, eppure sei insoddisfatto, irrealizzato, frustrato,<br />

scontento.<br />

Hai degli amici, ma quando stai con loro non gioisci, perché non condividi<br />

con essi i beni di tuo padre. Hai bisogno di dimenticarti del padre, di distrarti,<br />

di cercare diversamente sollievo; ma non lo fai, perché non osi chiedere<br />

ciò che il padre non si farebbe nemmeno domandare, perché tutto è tuo.<br />

Il rapporto con tuo padre è legalistico, contrattuale: ti interessa solo<br />

che egli non abbia nulla da rimproverarti.<br />

Verso gli altri, al di fuori della tua piccola cerchia di amici, provi disistima,<br />

distanza interiore, disprezzo: “questo tuo figlio!”<br />

Era necessario che tuo fratello sbagliasse, perché ti si rivelasse quell’aspetto<br />

di tuo padre che non conoscevi. Bisognava che egli peccasse,<br />

perché tu fossi esortato a convertirti.<br />

Tuo fratello sapeva che i beni di vostro padre erano anche i suoi; ne<br />

era tanto certo che ha osato sperperarli e farne scempio, usandoli anche<br />

contro se stesso. Tu non ne sei stato mai convinto.<br />

Ci vuole un bel coraggio per dire con tanta sicurezza “io ti ho sempre<br />

servito”. La tua tranquillità di coscienza non è per caso frutto di presunzione,<br />

segno di orgoglio, conseguenza di un rifiuto aprioristico di guardarti<br />

dentro? Non credo che quel groviglio di giudizi e risentimenti che<br />

da sempre ti porti dentro siano espressione di un cuore pieno di amore!<br />

Se dovessimo adottare il tuo metro di giudizio, forse dovrei chiederti:<br />

chi, fra te e tuo fratello, avrebbe avuto una ragione per non entrare, tu<br />

o lui?<br />

96


Credo che reagisci così perché non vuoi riconoscere che tuo fratello<br />

è dentro di te, sei tu. Sei tu che fai il suo e il tuo errore. La tua sottile, luciferina<br />

presunzione non ti fa sperimentare l’amore del padre, il bisogno<br />

e la gioia della riconciliazione con Lui.<br />

Ti sei sempre vergognato di buttarti fra le sue braccia e di abbandonarti<br />

al suo amore infinito, eterno e incomprensibile di padre. Deciditi ad entrare,<br />

altrimenti lasci tuo padre nel dolore immenso come il suo amore, e<br />

tu resti privo dei suoi beni come tuo fratello che li ha dilapidati.<br />

I tuoi amici sono altrove. Non ti sei mai sentito amico di tuo padre, di<br />

tuo fratello. Non ti sei mai chiesto se per caso tuo fratello si è allontanato<br />

da casa perché non gli hai mai fatto sentire il tuo affetto, il tuo calore<br />

di fratello; forse lo hai guardato sempre con l’autorità del fratello maggiore<br />

che incute timore, soggezione, e non con sentimenti di amicizia.<br />

Da come ti sei espresso con tuo padre, “questo tuo figlio”, si comprende<br />

come lo hai sempre trattato.<br />

Ha fatto bene tuo padre, in tutta la sua tenerezza e umiltà, a ricordarti<br />

che quel suo figlio che era tornato era anche “tuo fratello”. Chissà<br />

quante volte aveva cercato di fartelo capire; ma probabilmente non lo<br />

hai accettato sin da quando è venuto al mondo. Chissà se “tuo fratello”<br />

non si è deciso ad evadere, perché non riusciva a comunicare e gioire<br />

con te! Perché, quando egli era lontano, ha pensato solo al padre e ai salariati,<br />

e non a te? Perché, al pensiero di tornare, si riproponeva di chiedergli<br />

di stare fra i servi? Forse già sapeva che il fratello maggiore non<br />

avrebbe mai accettato la sua reintegrazione!<br />

Così, colui che doveva essere giudice severo si è fatto amore misericordioso;<br />

e tu che dovevi essere mediatore, ti sei fatto giustiziere, punendo,<br />

col tuo rifiuto di entrare e con i tuoi rimproveri, non solo tuo fratello,<br />

ma anche tuo padre.<br />

Nel profondo baratro dell’umiliazione e della colpa, tuo fratello ha<br />

sperimentato l’amore del padre; tu, sotto lo stesso tetto, non hai mai incontrato<br />

il cuore di lui.<br />

Tuo padre vorrebbe che anche tu dicessi “mi alzo e vado da mio padre<br />

e da mio fratello”. Fino a quando starà lì ad attendere di poter abbracciare<br />

anche te ?<br />

(Pubblicato in Avvenire - 28 marzo 1999)<br />

97<br />

✠ Mario, Vescovo


PERCHÈ DIO NON MANDA I SUOI ANGELI<br />

Dopo aver cercato di entrare nel significato profondo della terza petizione<br />

del Padre Nostro: “Sia fatta la Tua Volontà”, riprendendo il tema<br />

misterioso e affascinante della Volontà di Dio, riflettiamo sul rapporto<br />

tra il piano di amore di Dio e il male presente nel mondo.<br />

In uno delle migliaia di stupri che hanno reso ulteriormente bestiale,<br />

animalesca la “pulizia” etnica nel Kosovo, una ragazza, mentre viene<br />

schiaffeggiata, violentata, “passata”, sotto gli occhi dei familiari inchiodati<br />

dalle armi puntate e dall’assurda incredibilità della scena, grida<br />

in cuor suo: “Dio non c’è”.<br />

Chi pensa che Dio possa volere l’abbrutimento di alcuni e l’annientamento<br />

della dignità e della libertà di altri, o che, nonostante la Sua onnipotenza,<br />

se ne stia inerte e indifferente, davanti all’oppressione del<br />

giusto, non può non convincersi che un essere simile non esiste o non è<br />

Dio.<br />

In realtà, dove si dissacra la persona umana e si umiliano i deboli; dove<br />

l’istinto brutale e l’odio senza limiti imperversano, Dio non è dalla<br />

parte dell’aguzzino, perché è accanto a coloro che sono vilipesi e annientati,<br />

per piangere con loro e condividere l’umiliazione.<br />

Dio non può volere il male, perché è Amore: il male lo vuole l’uomo<br />

schiavo dell’Antico Avversario.<br />

E quando menti perverse generano il male, Dio cosa fa?… rispetta il<br />

dono della libertà fatto all’uomo, anche se questi se ne serve per operare<br />

malvagiamente; a chi subisce le conseguenze della malizia altrui, insegna<br />

come affrontarle e dà la grazia di poterle sopportare; aiuta chi è<br />

messo alla prova, a crescere nella virtù, a valorizzare per la vita eterna<br />

l’esperienza della croce; chiede a chi è schiacciato di farsi modello di<br />

fortezza e di perdono.<br />

Purtroppo, è molto diffusa la convinzione che Dio vuole la nostra tribolazione.<br />

Inconsciamente forse tutti pensiamo che sia proprio Lui a<br />

procurarci il dolore, chiedendoci, per giunta, di essere d’accordo con<br />

Lui che ci fa soffrire.<br />

La sofferenza, di qualunque genere sia, fisica o morale; da chiunque<br />

venga provocata: dalla natura, dalla cattiveria altrui, dalle nostre stesse<br />

mani, non ha mai Dio come autore.<br />

La Sapienza infinita, l’Amore eterno non può volere né ciò che è intrinsecamente<br />

cattivo né ciò che è oggettivamente sbagliato; ma deside-<br />

98


a ardentemente che, quando i suoi figli sono messi alla prova, da qualunque<br />

causa o persona, accettino la tribolazione evangelicamente, cioè<br />

con interiore atteggiamento di fede e di obbedienza. Solo nella prova,<br />

infatti, si può sviluppare e testimoniare la virtù acquisita.<br />

Sofferenze, malattie, angosce, umiliazioni, dolori, non servono a<br />

Dio, ma a noi: senza questa catena di montaggio non avremmo santi nella<br />

Chiesa, né campioni di virtù tra gli uomini; non brillerebbero i tesori<br />

di grazia nascosti nella vita dei piccoli e dei poveri.<br />

I mali non vengono da Dio, ma, ben accettati, ci portano a Lui. Quando<br />

siamo nell’afflizione, prima di chiedere di essere liberati, domandiamoci<br />

cosa Dio vuole che comprendiamo, che scopriamo, cosa vuole rivelarci.<br />

Soprattutto stiamo attenti a non farci un’immagine falsata di<br />

Dio.<br />

Il Signore non è un capo magazziniere con in mano una nota di carico<br />

e scarico di penitenze; il suo primo impegno non è dire a ogni persona,<br />

istante per istante, ciò che deve e ciò che non deve fare; non fa sue le<br />

decisioni discutibili dei capi, gli ordini talvolta inopportuni di chi ha responsabilità;<br />

non ha mai pensato di far passare per Volontà Sua le cose<br />

poco sagge e non sensate degli uomini.<br />

Tuttavia, con amore eterno e personale, vuole che ogni sua creatura,<br />

credendo nel Figlio Suo, “abbia la vita eterna”, (Gv 6, 40), e che “il<br />

mondo si salvi per mezzo di Lui” (Gv 3, 17).<br />

La conformità alla Volontà di Dio insegnata da Teresa d’Avila, Ignazio<br />

di Loiola, Alfonso de’ Liguori e da tanti altri maestri di spirito, non<br />

è obbligata sottomissione alle prove che Dio manda, ma perfetta, amorosa,<br />

filiale condivisione del Suo disegno di salvezza.<br />

Quanto più forte è il bisogno di piacere a Dio, di obbedirgli, di vivere<br />

la Sua Parola, tanto più pronta è la disponibilità a considerare momenti<br />

preziosi di grazia tutte le circostanze e gli avvenimenti della giornata,<br />

e a viverli nel modo più perfetto.<br />

Solo in questa prospettiva acquistano senso le amarezze dell’esistenza;<br />

solo in questa luce trova logicità l’accettazione serena e consenziente<br />

della croce.<br />

L’assillo, la sete, la sazietà, il godimento di Gesù era entrare in sintonia<br />

con il Padre, cantare lo stesso canto, amare con lo stesso cuore: da<br />

questa comunione intima scaturiva l’accettazione gioiosa di Betlemme,<br />

di Nazaret, del Cenacolo, del Calvario.<br />

Imitare il Figlio nella sua ricerca appassionata di perfetta comunione<br />

99


col Padre, ed entrare nel circuito di amore trinitario è un valore tanto<br />

grande, che né morte, né vita, né persecuzione, né spada possono far desistere<br />

il credente dal conquistarlo.<br />

Per questo è importante e necessario che Egli chieda incessantemente:<br />

“Padre mio, si compia in me il tuo volere”.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 18 aprile 1999)<br />

100<br />

✠ Mario, Vescovo<br />

IL PADRINO:<br />

“UNO CHE FA VENIRE LA VOGLIA DI GESÙ CRISTO”<br />

In primavera, come per incanto, gli alberi si rivestono di gemme, di<br />

foglie, di fiori; gli scarni, francescani declivi della Murgia austera e fascinosa<br />

si ammantano di tutte le tonalità del verde: il tormento nascosto<br />

dell’autunno e dell’inverno, sfocia nell’estasi primaverile dei frutti.<br />

Anche per le Comunità cristiane la primavera è la stagione del raccolto,<br />

dopo mesi e anni di intenso lavoro: prime Confessioni, prime Comunioni,<br />

Cresime.<br />

Ma non è raro che inutili tensioni, incomprensioni e minacce di ricorsi,<br />

come inattesi temporali estivi, turbino ed amareggino la gioia del<br />

cammino cristiano che cresce e si sviluppa.<br />

In questo periodo, più che in altri momenti dell’anno, affiorano questioni<br />

a causa dei vestiti, dei fotografi, delle date prescelte, dei luoghi,<br />

dei padrini e delle madrine.<br />

Mi pare opportuno fermarmi a fare qualche considerazione su un fenomeno<br />

che, a lungo andare, potrebbe svilire completamente la bellezza<br />

e l’importanza dei padrini di Battesimo e di Cresima. Infatti, il calo<br />

di sensibilità religiosa; l’identificazione del padrino con il compagno di<br />

svago o di lavoro, con la persona importante o facoltosa; la non conoscenza<br />

delle qualità che deve avere il padrino; l’ignoranza del significato<br />

del sacramento, spesso portano i cresimandi e i genitori a fare scelte<br />

inopportune. E quando il parroco, suo malgrado, è costretto a far rilevare<br />

a qualcuno la sua non idoneità a fare da padrino, si ricorre al Vescovo,<br />

presumendo o pretendendo che egli per primo, con la sua autorità,


cancelli la norma e renda possibile e lecito ciò che non lo è: quanti cristiani,<br />

infatti, pensano che il Vescovo è colui che annulla la legge.<br />

Non è raro che dei candidati padrini, non riconosciuti idonei dal Codice<br />

di Diritto Canonico, si sentano offesi e discriminati, rifiutati ed<br />

emarginati da una Chiesa retrograda e incapace di comprendere le ragioni<br />

dell’uomo. La verità è che la Chiesa, per essere fedele all’uomo,<br />

deve essere innanzitutto fedele a Dio; e quando con rammarico deve<br />

prendere atto che un fedele laico non è in grado di assolvere a un compito<br />

o di accostarsi a un sacramento, non giudica la persona, non la<br />

emargina, non la invita ad allontanarsi.<br />

Se nel sentire collettivo c’è la tendenza a banalizzare, svuotare la figura<br />

e il ruolo del padrino, i pastori devono moltiplicare l’impegno per<br />

riportarla nella sua giusta luce, e per aiutare i cresimandi e le famiglie a<br />

fare le scelte migliori.<br />

Chi è il padrino?…un modello di vita cristiana; uno “che fa venire<br />

la voglia di Gesù Cristo”; uno che, in fatto di vita e di esperienza<br />

cristiana, è e ha più di colui che vuole nutrire nella fede; uno che si<br />

assume il compito di “riportare” alla casa del Padre il figlioccio<br />

(can. 872).<br />

Perché ci riesca, deve conoscere la via ed essere istruito sulle proprie<br />

responsabilità (can. 851).<br />

Chi è il padrino ideale, o per lo meno, qual è la soglia al disotto della<br />

quale non può scendere chi è chiamato a fare da padrino? Il Codice è<br />

esplicito e preciso nella risposta:<br />

1. il prescelto a fare da padrino deve avere più di sedici anni; l’età è<br />

importante per garantire la necessaria maturità. Il vescovo può fare<br />

qualche eccezione a riguardo, ma certamente non quando chi la<br />

chiede non riesce a capire le ragioni della norma.<br />

2. Il padrino deve essere un “cristiano”, non solo per il battesimo ricevuto,<br />

ma anche nel pensiero, nelle scelte e nella vita. Chi non si<br />

è sposato in chiesa, il divorziato, il convivente, l’ateo, il materialista<br />

notorio, non sono in condizioni di poter essere padrini. Il padrino,<br />

infatti, è chiamato dalla Chiesa ad affiancare i genitori nell’educazione<br />

del cresimato, specie quando costoro trascurano i<br />

doveri cristiani o vengono meno.<br />

3. Il terzo elemento di idoneità sembra ovvio, ma in realtà non è facilmente<br />

accettato: l’aspirante padrino deve essere cresimato e vivere<br />

una vita conforme alla fede.<br />

101


4. Sul piano dei legami di sangue, tutti possono fare da padrino o<br />

madrina, eccetto il padre o la madre del cresimando.<br />

5. Non può fare da padrino chi è incorso in una pena canonica (scomunica)<br />

dalla quale non è stato assolto.<br />

Forse non tutti sanno che non è assolutamente obbligatorio un padrino;<br />

che è consigliabile che il padrino di cresima sia la stessa persona che<br />

è stata scelta per il battesimo (can. 893); che non è necessario che il padrino<br />

sia dello stesso sesso del figlioccio, ma è preferibile che sia così,<br />

specie fra coetanei. Mettere la mano sulla spalla del cresimando non è<br />

essenziale per la validità del legame spirituale, ma è bene farlo, perché<br />

così si distingue il padrino dal genitore o dal testimone.<br />

Qualche consiglio:<br />

I catechisti parlino dei padrini sin dai primi incontri del cammino di<br />

preparazione, perché i cresimandi scelgano rettamente, e chi è prescelto,<br />

in qualche modo, si prepari al compito e sia coinvolto nel cammino.<br />

I parroci, anche se la dichiarazione di idoneità deve essere fatta e sottoscritta<br />

dal candidato padrino, cerchino di verificare, con un sereno e<br />

discreto colloquio, la fondatezza della dichiarazione. Questo compito è<br />

del parroco del padrino e non del parroco del cresimando.<br />

I padrini colgano l’invito a svolgere il ruolo di educatori alla fede,<br />

come un’occasione offerta dal Signore, per ripensare il proprio modo di<br />

essere cristiani, e dare una svolta decisiva verso un impegno maggiormente<br />

fedele e coerente.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 9 maggio 1999)<br />

IL PANE CHE MANGI SIA L’ALTRA METÀ<br />

DI QUELLO CHE DONI<br />

102<br />

✠ Mario, Vescovo<br />

L’eterno progetto del Padre, di manifestare nei suoi figli la gloria della<br />

Sua santità, di instaurare il Suo Regno nel cuore di ogni persona, di<br />

coinvolgere ogni uomo nel Suo universale disegno di salvezza, supera<br />

in modo incolmabile le capacità della creatura umana.<br />

Ecco perché Gesù, insegnandoci a pregare, ci fa chiedere al Padre


l’aiuto, il sostegno, la forza necessari, perché il Suo disegno di salvezza<br />

giunga a compimento.<br />

Nella seconda parte del “Padre nostro” chiediamo al Padre di nutrirci,<br />

per essere santi; di perdonarci e di renderci capaci di perdono, per essere<br />

degni cittadini del Suo Regno; di difenderci contro colui che vuole<br />

il nostro male.<br />

Ma esaminiamo la prima delle tre richieste; e, per coglierne tutta la<br />

profondità e i molteplici significati, analizziamo, parola per parola, il testo<br />

di Matteo: “Il pane nostro quotidiano dacci oggi”.<br />

“Il pane”: nella Bibbia il pane indica innanzitutto il cibo, il nutrimento,<br />

il pasto. Infatti, dopo che Giobbe riebbe dal Signore beni e salute<br />

“tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero<br />

a trovarlo e mangiarono pane in casa sua” (Gb 42, 11), cioè banchettarono<br />

per far festa. Gesù svela il traditore a Giovanni, indicando, tra i<br />

commensali “colui che mangia il pane con me” (Gv 13, 18).<br />

Il pane biblico può essere anche una realtà spirituale, che , analogamente<br />

al cibo, nutre il cuore dell’uomo. Mosè spiega al popolo di<br />

Israele che Dio lo ha nutrito di manna, per far capire “che l’uomo non<br />

vive soltanto di pane, ma… di quanto esce dalla bocca del Signore”<br />

(Dt 8, 3). La “Manna”, infatti, pur essendo un vero nutrimento, sia nell’Antico<br />

che nel Nuovo Testamento è richiamata come “pane degli angeli”<br />

(Sal 78, 25), “pane dei cieli” “cibo degli angeli”, “frumento dei<br />

cieli” (Sal 78, 24). Quando Paolo ricorda che gli Israeliti, nel deserto,<br />

“tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale” (1Cor 10, 3), pensa alla<br />

manna. E certamente alla manna, come cibo materiale e spirituale,<br />

pensa Gesù, quando insegna a chiedere solo il pane per la giornata (cf.<br />

Es 16, 4).<br />

Come la manna ha nutrito il corpo e la fede del popolo di Dio in cammino<br />

verso la terra promessa, così il pane che il Padre dà ai suoi figli è<br />

pane del corpo e dello spirito.<br />

Gesù, nel dialogo con la donna cananea, paragona al pane la salvezza<br />

(cf. Mc 7, 27); chiama “lievito” la malvagità di Erode e l’ipocrisia dei<br />

farisei (Mt 16, 5-12); si serve dell’immagine del pane per parlare della<br />

propria persona, della sua parola e del Suo corpo eucaristico (cf. Gv 6).<br />

“Nostro” - Chiedendo il pane “nostro”, non lo distinguiamo da quello<br />

altrui, ma riconosciamo che è un nutrimento che conviene alla natu-<br />

103


a, adatto per noi, necessario, essenziale per la sussistenza, come lo è il<br />

nettare per le api.<br />

Il pane è “nostro”, perché è il cibo materiale e spirituale di cui non<br />

possiamo fare a meno; ci appartiene; non può esserci tolto.<br />

“Quotidiano” - Il “pane quotidiano” non è la razione che ci serve<br />

oggi; ma è il pane necessario ogni giorno.<br />

Ogni giorno il figlio si abbandona al Padre, alla Sua munificenza,<br />

senza affannarsi per il giorno dopo, né per cosa mangerà, né per cosa indosserà<br />

(cf. Mt 6, 31-32).<br />

Preoccuparsi oggi per domani è da pagani, perché è segno di poca fede<br />

in Colui che sa di che cosa abbiamo bisogno (cf. Mt 6, 32); è bisogno<br />

di sicurezza che distoglie dalla ricerca del regno di Dio.<br />

Il nostro domani è il presente di Dio: è da stolti affannarsi: noi siamo<br />

il piccolo gregge a cui il Padre, dando il Regno, ha già dato molto più del<br />

pane (cf. Lc 12, 32).<br />

Chi crede veramente a questo divino impegno, non fa fatica a dare<br />

ciò che ha per avere un tesoro in cielo (cf. Lc 12, 33-34).<br />

“Tutti possiamo dire dacci il pane quotidiano”; ma solo il piccolo<br />

gregge, che lascia padre, madre, famiglia, professione, carriera, beni, e<br />

si abbandona all’amore del Padre, per annunciare il Suo Regno, può dire<br />

in senso pieno: “dacci il pane per oggi”. I figli di Dio, pregando il Padre<br />

di dare il pane quotidiano, gli chiedono il dono di non preoccuparsi<br />

per il domani, e lo supplicano che ci siano sempre coloro che lasciano<br />

tutto per il Regno. Ma il termine greco (epiousios), che noi traduciamo<br />

“quotidiano”, significa anche “supersostanziale”. In questo senso il pane<br />

quotidiano è il Pane Eucaristico, il Pane del banchetto celeste, il Pane<br />

del domani escatologico.<br />

Del pane materiale e del Pane soprasostanziale tutti i figli di Dio hanno<br />

bisogno. È dovere di ognuno, non solo cercarlo per sé, ma anche essere<br />

attento verso coloro che ne sono privi.<br />

Parafrasando e sviluppando l’insegnamento del Signore, possiamo<br />

esprimerci così:<br />

“Padre, dacci uno stile di vita sobrio, fiducioso, libero dall’assillo del<br />

domani.<br />

Rendici sempre gioiosi e grati per i tuoi doni.<br />

104


Fa che cerchiamo innanzitutto il pane della Tua Parola e del Tuo<br />

Corpo, e che il pane che mangiamo sia sempre l’altra metà di quello<br />

che diamo.<br />

Fa che i poveri gioiscano della Tua liberalità testimoniata dalla nostra<br />

carità, e mandaci coloro che, lasciando tutto, ci offrano il Pane di<br />

Vita Eterna”.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 23 maggio 1999)<br />

105<br />

✠ Mario, Vescovo<br />

DEBITI IMPAGABILI E CONDONO RIFIUTATO<br />

La perfezione divina è una sorgente saltellante e vivace di grazia, che<br />

disseta l’arsura spirituale dell’orante, purifica e rinfresca le sue lacere e<br />

polverose energie interiori, lo “costringe” a chiamare con gioia i compagni<br />

di cammino, per godere della sua inesauribile freschezza, del tonificante<br />

balsamo della sua misericordia.<br />

Davanti allo splendore della santità di Dio, è inevitabile che si avverta<br />

lo stridente contrasto con l’opaca fragilità umana e la caliginosa<br />

gravità del proprio peccato.<br />

Un esempio: quando gli Israeliti tornarono a Gerusalemme, dopo<br />

mezzo secolo di esilio in Babilonia, si trovarono davanti a una città morta,<br />

desolata, e a ruderi senza senso. Solo chi da bambino o da giovane<br />

aveva conosciuto lo splendore della città, la grandiosa magnificenza del<br />

tempio, la ricchezza dei suoi ori, marmi e legni pregiati, poteva cogliere<br />

la gravità dello scempio sacrilego che la città santa aveva subìto col<br />

saccheggio, la distruzione e l’incendio. Così noi, solo nella scoperta o<br />

nella contemplazione della santità e della infinita tenerezza con la quale<br />

il Padre ci ama, possiamo prendere coscienza dell’assurdità e della<br />

gravità del peccato. Da questa presa di coscienza scaturisce l’invocazione<br />

“Rimetti a noi i nostri debiti”.<br />

Nel “Padre nostro” i peccati sono chiamati “debiti”, e “debitori” i<br />

peccatori. Non è riduttivo dell’intima malizia del peccato, chiamarlo<br />

“debito”? Dopo aver invocato la santità di Dio e chiesto di fare la Sua<br />

Volontà, non sarebbe più opportuno chiamare il peccato con i termini<br />

della tradizione biblica: “ribellione”, “disobbedienza”, “offesa di Dio”,


“ingratitudine”, “allontanamento”, “sbandamento”, “rifiuto di amare<br />

Dio”, “rivendicazione di autonomia morale”?<br />

Ma anche l’idea di peccato come “debito” è biblica: il peccato è luce<br />

che, invece di splendere, si è spenta; è amore non ricambiato; è risposta<br />

“non data” al Vangelo; è un “Amen” che volutamente non si è voluto<br />

pronunciare; è un talento non trafficato; è un frutto non maturato; è un<br />

amore non dato con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze<br />

(Mc 12, 30);<br />

Nell’ambiente giudaico il peccato era già considerato come debito;<br />

ma si pensava di poterlo risanare compiendo opere meritorie. La novità<br />

dell’insegnamento di Gesù è nell’affermazione che il peccatore è radicalmente<br />

incapace e impossibilitato di saldare il debito. L’unica via di<br />

uscita e di liberazione dalla condizione debitoria è il condono da parte<br />

del Padre misericordioso.<br />

È questa la rivelazione della parabola del debitore di diecimila talenti<br />

(cf. Mt 18, 24): l’uomo, peccando, contrae debiti elevatissimi e talmente<br />

gravi, da mettersi nella radicale incapacità di restituire. L’unico<br />

modo per non essere condannati è la domanda di condono al Padre misericordioso.<br />

Infatti, sull’abisso, per noi invalicabile, tra la santità di Dio e il nostro<br />

peccato, Cristo ha gettato il ponte della misericordia del Padre: tutti possiamo<br />

attraversarlo, ma non da soli e senza escludere gli altri.<br />

La Misericordia divina non può invadere il nostro cuore, se questo è<br />

ingombrato da spirito di rancore, odio, divisione, vendetta, così come la<br />

luce non può illuminare gli occhi se le palpebre restano chiuse, come<br />

una fonte non può dissetare chi si accosta all’acqua con labbra serrate.<br />

Ecco perché Gesù ci ha insegnato ad aggiungere una seconda parte<br />

alla domanda di perdono: “come anche noi abbiamo rimesso ai nostri<br />

debitori”.<br />

Il rapporto diretto tra perdono da chiedere e perdono da dare era già<br />

insegnato dai Saggi dell’Antico Testamento e dai Profeti. Nel libro del<br />

Siracide (28, 2-4) leggiamo: “Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora<br />

per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Se qualcuno conserva la<br />

collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore?<br />

Egli non ha misericordia per l’uomo suo simile, e osa pregare<br />

per i suoi peccati?” Il perdono dobbiamo prima darlo, poi chiederlo;<br />

mettendoci in preghiera, dobbiamo esaminarci se la porta del cuore è<br />

aperta per accogliere, col Padre celeste, i suoi figli.<br />

106


La saggezza di Israele, in Gesù, diventa molto più esigente: siate perfetti,<br />

come è perfetto il Padre Vostro celeste, che fa piovere e sorgere il<br />

sole su giusti e ingiusti (cf. Mt 5, 45); “Beati i misericordiosi, perché<br />

troveranno misericordia” (Mt 5, 7); “Non giudicate, per non essere giudicati”<br />

(Mt 7, 1); “Se presenti la tua offerta… va’ prima a riconciliarti<br />

con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5, 23-24).<br />

Questo non significa che il perdono divino è condizionato dal nostro<br />

perdono, o che noi possiamo perdonare il prossimo senza prima essere<br />

stati perdonati da Dio.<br />

È possibile perdonare e amare i nemici quando ci si è riconciliati con<br />

Dio: lo afferma chiaramente Paolo (Col 3, 13) “Come il Signore vi ha<br />

perdonato, così fate anche voi”. Il nostro perdono non può precedere il<br />

perdono di Dio, ma deve precedere la nostra preghiera, perché il rifiuto<br />

di perdonare i nostri debiti non condiziona Dio, ma la sincerità e la credibilità<br />

della nostra preghiera.<br />

Il servo della parabola, liberato da un debito impagabile, è punito<br />

quando il padrone scopre che la sua preghiera era stata falsa: la misericordia<br />

per il servo era solo un atteggiamento da invocare, ma non da<br />

condividere.<br />

I sentimenti di amore e di misericordia del Padre non mutano mai: la<br />

creatura, quanto più scopre e sperimenta l’amore del Padre, tanto più<br />

ama; “invece, quello a cui si perdona poco, ama poco” (Lc 7, 47).<br />

Simone il lebbroso, scandalizzato per il comportamento di Gesù verso<br />

la donna peccatrice, riceve una risposta da Gesù, che non spiega soltanto<br />

il perché di tanta accoglienza verso la donna, ma mette in luce l’atteggiamento<br />

interiore del fariseo: la donna ha scoperto l’infinita misericordia<br />

con la quale è amata da Dio, è stata sovrabbondantemente perdonata<br />

e ha perdonato a quanti l’hanno umiliata; il fariseo, chiuso all’amore<br />

di Dio, è inceppato mentalmente ed incapace di comprendere e di<br />

perdonare.<br />

Quando la sapienza dell’amore senza barriere riempie il cuore e guida<br />

i pensieri e i passi degli uomini, ogni persona è onorata nella sua dignità,<br />

e Dio, padre di tutti, passeggia tra i suoi figli.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 6 giugno 1999)<br />

107<br />

✠ Mario, Vescovo


UN FACCIAA FACCIA CHE SALVA<br />

“Non ci indurre in tentazione” è una domanda molto strana, incomprensibile,<br />

quasi offensiva. “Non tentarmi” lo si dice a un seduttore, a<br />

chi cerca di far desistere da un proposito, a chi tenta di insidiare la propria<br />

fedeltà.<br />

In tono confidenziale, “non tentarmi” lo si dice alla persona cara,<br />

che, facendo leva sulla forza del legame affettivo, è sicura che vincerà<br />

sulla debolezza della persona amata.<br />

“Non ci indurre in tentazione”, detto a Dio, che senso ha? Tenta chi è<br />

votato al male… e Dio è il Santo. Tenta chi vuole il male o non ha interesse<br />

al vero bene dell’altro… e Dio è Amore, che ha tanto amato il<br />

mondo da dare il proprio Figlio come vittima di espiazione per i peccati<br />

( cf. Gv 3, 16).<br />

Se Gesù avesse parlato in italiano o se gli evangelisti non fossero stati<br />

costretti a esprimere in lingua greca concetti propri della cultura<br />

ebraica, noi saremmo stati esortati a pregare così: “il Maligno, con le<br />

sue allettanti insidie, vuole che siamo infedeli e rinneghiamo Gesù Cristo;<br />

tu con la tua grazia, fa che la prova ci porti ad essere più santi ai Tuoi<br />

occhi.<br />

Diversamente, come si concilierebbe la petizione del Padre Nostro<br />

col Salmo che dice: “Scrutami, Signore, mettimi alla prova; raffina al<br />

fuoco il cuore e la mente” (Sal 26, 2)? “Mettimi alla prova” non è una<br />

provocazione di chi sa di poter sfidare Dio; ma l’umile richiesta di<br />

grazia, perché la prova si risolva in un salto di qualità della mente e del<br />

cuore.<br />

La tentazione è parte integrante e costitutiva della vita cristiana: è un<br />

aspetto caratteristico della ferialità del discepolo; è un’atmosfera ostile<br />

che sovrasta e circonda il cammino di fede; è una trappola sempre pronta<br />

a scattare; è una mina che non aspetta altro che di essere sfiorata; è<br />

una rete sempre pronta per ingoiare e intrappolare chi ci casca dentro.<br />

Come Cristo, entrando nel deserto e nel Getsemani , entra in conflitto<br />

con il Tentatore, così il cristiano ogni giorno lotta contro il Maligno:<br />

è necessario che il Padre celeste, col suo aiuto, eviti al discepolo di cadere<br />

nell’infedeltà, di rimangiarsi il credo che professa, di comportarsi<br />

in modo incoerente, di perdere la faccia.<br />

La tentazione, infatti, di qualunque genere sia, tende sempre a far abbandonare<br />

Cristo e a rinnegare il Vangelo.<br />

108


Di qui il senso e la ragione della richiesta: Padre, consolida la fede<br />

che ci hai messo nel cuore, perché non cadiamo nell’incoerenza; dacci<br />

sempre una via di uscita; strappaci, tiraci via dalle mani del Maligno.<br />

Questo domanda Gesù quando prega per i suoi discepoli: “Non chiedo<br />

che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno” (Gv 17, 15).<br />

Ma, in concreto, cosa vogliamo che Dio faccia, perché non cadiamo<br />

nella tentazione? Togliere l’ostacolo?… è impossibile e controproducente.<br />

Renderci come “morti” davanti alla seduzione della tentazione?…<br />

Paolo dice che questo dipende da noi. Darci superpoteri?… nemmeno<br />

Gesù li ha voluti per liberarsi da Satana, dai soldati e dalla Croce.<br />

Con l’ultima invocazione chiediamo al Padre di farci collaborare con la<br />

Sua grazia per restare fedeli e testimoniargli amore.<br />

“Liberaci dal male” è una conclusione di intenso contenuto teologico<br />

e spirituale, perché è una confessione di debolezza innata, una professione<br />

di fede nella potenza della grazia e una formale promessa di<br />

lottare contro il peccato e il Maligno.<br />

Infatti, a che servirebbe chiedere aiuto, se non si volesse lottare? Che<br />

senso avrebbe domandare luce, chiarezza e fedeltà, se poi si trascura di<br />

attingere alla fonte della Parola la conoscenza della Volontà del Padre, e<br />

nei sacramenti la forza di metterla in pratica?<br />

Affidare a Dio il compito di difendere e liberare, e non far nulla per<br />

non cadere, è uno stolto e presuntuoso buttarsi giù, pretendendo che il<br />

Signore impedisca che inciampi il nostro piede.<br />

Senza avvedercene, questo grave errore lo facciamo tutti: basta pensare<br />

quante volte e in quanti modi noi siamo causa di tentazione per gli<br />

altri, con i cattivi esempi e gli scandali, la mancata testimonianza e l’incoerenza<br />

di vita; con l’opera di dissuasione a far mantenere un impegno<br />

e la svalutazione della norma; con il parlare bene e comportarsi in modo<br />

incoerente, trascurando di assimilare il pensiero di Cristo e di incarnarne<br />

l’esempio.<br />

Non possiamo continuare a recitare il “Padre nostro”, ripetere “ non<br />

ci indurre in tentazione – liberaci dal male” senza preoccuparci di mettere<br />

in discussione l’impostazione materialistica della vita, la mentalità<br />

edonistica che emerge dal nostro vivere quotidiano.<br />

Come si fa a dire con sincerità “liberaci dal male”, se siamo in sintonia<br />

più con lo spirito del mondo, che con lo Spirito del Padre?, se non<br />

siamo affatto dispiaciuti di essere soggiogati dalla ingordigia degli occhi,<br />

della carne e dalla superbia della vita?<br />

109


Proprio per questo, quando insegna ai discepoli a pregare, Gesù raccomanda<br />

innanzitutto la “Verità” della preghiera.<br />

Entrare nella stanza e chiudere la porta significa mettersi davanti al<br />

Signore nella condizione della più radicale nudità, della più trasparente<br />

sincerità, della più incondizionata umiltà, per trovarsi in un faccia a faccia<br />

col Padre, che legge nel segreto del cuore, rinnova la vita e fa entrare<br />

nel Suo Regno.<br />

(Pubblicato in Avvenire - 20 giugno 1999)<br />

110<br />

✠ Mario, Vescovo


111<br />

Ai Presbiteri<br />

Diocesani e Religiosi<br />

Lettere<br />

Carissimi Confratelli,<br />

con l’annuncio dato nella Messa Crismale, la Missione Diocesana<br />

del 2000 è entrata nel cammino della nostra Chiesa locale.<br />

Il gradimento e la condivisione della proposta della Missione, che,<br />

nei mesi precedenti, avevo rilevato negli incontri con le comunità presbiterali<br />

dei singoli paesi, mi hanno incoraggiato a trasformare l’idea<br />

nel progetto.<br />

Celebreremo il Giubileo del 2000 vestendo l’abito penitenziale dell’ascolto<br />

umile, “coprendo il capo” con l’abbondanza della Parola, condividendo<br />

il pane dell’aiuto reciproco e fraterno.<br />

I frutti che speriamo di raccogliere sono molteplici:<br />

1 - un generale invito di tornare al Padre Misericordioso col sacramento<br />

della Riconciliazione;<br />

2 - la riscoperta del Giorno del Signore come fulcro della settimana<br />

della famiglia cristiana;<br />

3 - l’elevazione di tono nella vita spirituale e morale di chiunque si<br />

riconosce cristiano;<br />

4 - l’esperienza del modo autentico di essere Chiesa;<br />

5 - la presa di coscienza del dovere, per ogni battezzato, dell’annuncio<br />

e della missione;<br />

6 - la sperimentazione di una nuova concezione della pastorale per<br />

il terzo millennio.<br />

Una Missione, perché dia i frutti desiderati, ha bisogno di una lunga,<br />

meticolosa e puntuale preparazione, per informare, organizzare, sensibilizzare,<br />

formare.<br />

Per questo motivo, è quanto mai necessario che i Parroci e tutti i Sacerdoti<br />

che guidano Associazioni, Movimenti, Comunità, Gruppi e altri<br />

Organismi ecclesiali si mettano tempestivamente alla ricerca dei Missionari<br />

e, dopo averli interpellati, darne comunicazione al Vicario generale,<br />

mediante l’apposita scheda, entro la prossima Pentecoste.


Per una saggia e appropriata valorizzazione dei Missionari, è indispensabile<br />

compilare le schede in ogni loro parte.<br />

L’entusiasmo, la prontezza e l’interesse con cui i Sacerdoti faranno<br />

questo primo passo, è la migliore premessa per una risposta gioiosa, generosa<br />

e convinta da parte dei laici.<br />

Ogni Presbitero avrà cura di fotocopiare la scheda allegata, secondo<br />

il numero dei Missionari da presentare.<br />

Affidandovi all’intercessione di Maria e alla forza dello Spirito Santo,<br />

Vi saluto fraternamente.<br />

<strong>Altamura</strong>, 11 aprile 1999, Domenica in albis<br />

DATE DA RICORDARE<br />

112<br />

✠ Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Annuncio ufficiale: 31 marzo 1999, Messa Crismale<br />

Consegna scheda: entro il 23 maggio 1999, Pentecoste<br />

Elezione dei Missionari: 17 ottobre 1999, Giornata Missionaria<br />

Mondiale<br />

Mandato ai Missionari: 11 marzo 2000, I sabato di Quaresima<br />

Svolgimento: 4 momenti: 12-25 marzo<br />

2-15 aprile<br />

30 aprile - 13 maggio<br />

21 maggio - 3 giugno<br />

Chiusura: 11 giugno 2000, Pentecoste


ACQUAVIVA S. Erasmo Sacro Cuore (Santeramo) Sacro Cuore (<strong>Acquaviva</strong>) S. Agostino<br />

SANTERAMO SS. Crocifisso S. Domenico S. Eustachio<br />

S. Maria Maggiore S. Francesco<br />

S. Lucia<br />

GRAVINA Mater Ecclesiae Gesù Buon Pastore S. Francesco Maria SS. Annunziata<br />

SPINAZZOLA Madonna della Grazia S. Domenico S. Giovanni Battista S. Pietro Apostolo<br />

POGGIORSINI SS. Nome di Gesù SS. Crocifisso S. Giovanni Evangelista<br />

Spirito Santo Maria SS. Addolorata S.S. Nicola e Cecilia<br />

S.S. Pietro e Paolo<br />

113<br />

ALTAMURA S. Agostino S.M. Assunta S. Anna Sacro Cuore<br />

S. Michele S.M. della Consolazione S. Giovanni Bosco S.M. del Carmine<br />

S. Teresa S. Nicola S. Sabino<br />

SS. Rosario S. Sepolcro<br />

SS. Trinità<br />

I MOMENTO II MOMENTO III MOMENTO IV MOMENTO<br />

12 - 25 marzo 2 - 15 aprile 30 aprile - 13 maggio 21 maggio - 3 giugno<br />

SVOLGIMENTO DELLA MISSIONE


MISSIONE DIOCESANA<br />

11 marzo - 11 giugno 2000<br />

SCHEDA PERSONALE DEL MISSIONARIO<br />

Cognome: ……………………………………………………………………………………………………………………………<br />

Nome: ……………………………………………………………………………………………………………………………………<br />

Luogo e data di nascita: ……………………………………………………………………………………………<br />

Stato civile: ❏ Celibe ❏ Nubile ❏ Coniugato/a<br />

Stato religioso: ❏ Diacono ❏ Religioso/a ❏ Consacrato/a<br />

Titolo di studio: ……………………………………………………………………………………………………………….<br />

Professione …………………………………………………………………………………………………………………………<br />

Residenza: Città: ……………………………………………………………………………………………………………..<br />

Via: ……………………………………………………………………….……Tel.: …………………………………………………<br />

Parrocchia: ………………………………………………………………………………………………………………………..<br />

Ministero: ❏ Accolito ❏ Lettore ❏ Min. str. Comunione<br />

Attività pastorale:<br />

❏ Insegnante di Religione<br />

❏ Catechesi ❏ Liturgia ❏ Carità<br />

Associazione: ……………………………………………………………………………………………………………..………<br />

Gruppo: ……………………………………………………………………………………………………………..…………………..<br />

Movimento: ……………………………………………………………………………………………………………..………….<br />

114


Ambito di missione:<br />

a) Settori: b) Destinatari: ❏ Ragazzi<br />

❏ Catechesi nei centri di ascolto ❏ Adolescenti<br />

❏ Animazione liturgica ❏ Giovani<br />

❏ Attività culturale ❏ Adulti<br />

❏ Visita alle famiglie ❏ Anziani<br />

❏ Visita agli infermi ❏ Malati<br />

❏ Attività ricreative ❏ Famiglie<br />

❏ Animazione dei bambini ❏ Lavoratori<br />

❏ Collaborazione tecnica ❏ Professionisti<br />

❏ Trasporto anziani-malati ❏ Scuola<br />

Disponibilità: ❏ mattina ❏ pomeriggio ❏ sera ❏ sempre<br />

dalle ore ………… alle ore …………<br />

115


Ai Presbiteri<br />

Diocesani e Religiosi<br />

e ai Diaconi<br />

della <strong>Diocesi</strong><br />

Carissimi,<br />

il mese di maggio, mese del raccolto per il cammino di iniziazione cristiana,<br />

ci ha trovati spettatori impotenti di una guerra assurda e protagonisti<br />

di una generosa solidarietà verso i profughi del Kosovo.<br />

A Maria, Regina della pace, affidiamo non solo la fine del conflitto,<br />

ma anche le popolazioni inermi, esposte a tutti i mali e le umiliazioni che<br />

una persona umana possa sopportare.<br />

Su questo tragico scenario di distruzione, di dolore e di morte, il 2<br />

maggio è apparsa la luce, piena di speranza per il mondo cristiano, della<br />

beatificazione di Padre Pio.<br />

Nei prossimi giorni, nell’intenso lavoro pastorale per le prime Comunioni,<br />

le Cresime e la celebrazione del mese mariano, dovremo inserire<br />

alcuni appuntamenti necessari alla cura della nostra vita spirituale e<br />

alla crescita della comunione presbiterale e diocesana.<br />

- Il 14 maggio è la Giornata Mariana Sacerdotale: ci incontreremo,<br />

alle ore 9,30, al Santuario del Buoncammino per la meditazione<br />

e l’adorazione comunitaria.<br />

- Il 22 maggio è la vigilia di Pentecoste: propongo una veglia cittadina,<br />

nei sei paesi della <strong>Diocesi</strong>, dopo la celebrazione della Messa<br />

prefestiva, con la partecipazione specialmente dei giovani e degli<br />

operatori pastorali di tutte le parrocchie del paese. Scopo specifico<br />

della Veglia di quest’anno sia la riflessione e la preghiera<br />

per la pace e per l’unità dei Cristiani. La Curia appronterà un sussidio;<br />

i reverendi Coordinatori organizzino la Veglia, possibilmente<br />

con la partecipazione di fratelli evangelici.<br />

- Il 29 maggio, con l’ordinazione presbiterale del diacono D.<br />

Alessandro Amapani, il Signore darà un altro sacerdote alla nostra<br />

Chiesa e un nuovo fratello al nostro presbiterio. L’ordinazione si<br />

farà nella parrocchia di S. Francesco in <strong>Acquaviva</strong> alle ore 18,00:<br />

invito tutti i sacerdoti che possono partecipare ad essere presenti,<br />

per accogliere il confratello, ringraziare <strong>insieme</strong> il Signore, rivi-<br />

116


vere la nostra ordinazione sacerdotale, partecipare col Vescovo all’imposizione<br />

delle mani.<br />

Permettetemi di ricordarvi che è ora di presentare alla Curia l’elenco<br />

dei Chiamati alla Missione Diocesana.<br />

Vi comunico, infine, che la celebrazione “Diocesana” della solennità<br />

del Corpus Domini, per ora, non si farà; per cui tutto si svolgerà nel modo<br />

consueto.<br />

Nell’attesa dell’incontro, vi saluto cordialmente affidandovi ogni<br />

giorno all’amore del Cristo sommo ed eterno Sacerdote.<br />

Dall’episcopio, 7 maggio 1999<br />

117<br />

✠ Mario, Vescovo


Prot. n. 3/99<br />

Decreti<br />

- Preso atto delle dimissioni del Consiglio Direttivo del Capitolo Cattedrale<br />

di <strong>Altamura</strong> in data 19 ottobre 1998, essendosi esaurito già dal<br />

25 giugno il mandato quinquennale;<br />

- Visto il risultato delle elezioni avvenute nello stesso giorno;<br />

- Vista la domanda presentata in data 13 gennaio 1999 dal Presidente<br />

eletto del medesimo Capitolo Cattedrale, Sac. Antonio Lorusso, di<br />

confermare l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo;<br />

- A norma del can. 509 § 1 del Codice di diritto canonico e dell’art. 10<br />

dello Statuto del Capitolo Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, approvato dal mio<br />

venerato predecessore Mons. Agostino Superbo in data 1 ottobre<br />

1997,<br />

CONFERMO<br />

L’ELEZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO<br />

DEL CAPITOLO CATTEDRALE DI ALTAMURA<br />

che risulta così composto:<br />

- Presidente e Rappresentante legale: Sac. Antonio LORUSSO (junior)<br />

- Archivista - Bibliotecario: Sac. Oronzo SIMONE<br />

- Procuratore: Sac. Nicola DILEO,<br />

Parroco della Cattedrale<br />

- Revisori dei conti: Sac. Orazio TRANI<br />

Sac. Francesco SIMONE<br />

- Segretario: Sac. Giuseppe CHIRONNA<br />

- Cerimoniere: Sac. Giuseppe CHIRONNA<br />

118


Il Consiglio Direttivo, così composto, resterà in carica per un quinquennio,<br />

a norma del suddetto Statuto.<br />

Su tutti invoco la mia paterna Benedizione.<br />

Dalla Curia Diocesana, 18 gennaio 1999<br />

Il Vice Cancelliere ✠ Mario Paciello<br />

Sac. Tommaso Lerario Vescovo<br />

119


Prot. n. 11/99<br />

- Visto il mio decreto, in data 25 ottobre 1997, di conferma, ad nutum<br />

Episcopi, di tutte le nomine stabilite dai miei predecessori;<br />

- Visto il decreto di Sua Ecc.za Mons. Agostino Superbo, del 26 luglio<br />

1997, col quale si nominava, don Diego Carlucci rettore e legale<br />

rappresentante della Chiesa di San Lorenzo, Ente Ecclesiastico<br />

civilmente riconosciuto e iscritto al N. 46 del registro delle persone<br />

giuridiche del Tribunale di Bari;<br />

- Preso atto che il patrimonio della Chiesa di San Lorenzo si è accresciuto<br />

notevolmente per effetto della donazione del rev. do<br />

Mons. Giovanni Frangipane, di venerata memoria, il quale ha donato<br />

alla stessa tutto quanto possedeva “allo scopo di potenziare<br />

ed incrementare il Culto della Religione”;<br />

- Poiché, in conformità alla normativa canonica circa l’amministrazione<br />

dei beni temporali della chiesa, è mio desiderio nominare un<br />

consiglio di amministrazione a reggere l’Ente suddetto;<br />

- Riconfermando per un triennio don Diego Carlucci, nell’ufficio di<br />

rettore e di legale rappresentante dell’Ente Chiesa di San Lorenzo,<br />

DECRETO<br />

LA COSTITUZIONE, AD TRIENNIUM,<br />

DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE<br />

DELLA CHIESA DI SAN LORENZO IN ALTAMURA.<br />

Del suddetto Consiglio, chiamo a far parte e nomino membri:<br />

- il rev. do Mons. Diego CARLUCCI rettore e legale<br />

rappresentante;<br />

- il rev. do Sac. don Vito COLONNA vicario generale;<br />

- il rev. do Sac. don Luigi DIMARNO vicario episcopale<br />

per il settore<br />

tecnico-amministrativo;<br />

120


- il rev. do Mons. Venturo LORUSSO delegato diocesano<br />

per la formazione<br />

permanente del clero;<br />

- Dott. Donato COLONNA ragioniere contabile.<br />

Poiché è opportuno che l’ufficio di legale rappresentante e di presidente<br />

del Consiglio di amministrazione siano ricoperti dalla stessa persona,<br />

affido a don Diego Carlucci il ruolo di presidente del suddetto<br />

Consiglio.<br />

Le rimanenti cariche siano attribuite dallo stesso Consiglio nel corso<br />

della prima riunione che sarà convocata dal Presidente entro 15 giorni<br />

dall’entrata in vigore del presente provvedimento.<br />

Questo decreto entra in vigore a partire dal 4 aprile 1999, Pasqua di<br />

Risurrezione del Signore.<br />

Con la mia benedizione.<br />

<strong>Altamura</strong>, 19 marzo 1999<br />

Il Cancelliere ✠ Mario Paciello<br />

Mons. Diego Carlucci Vescovo<br />

121


Prot. n. 15/99<br />

- Visto il mio decreto in data 1 ottobre 1998 prot. N. 66/98, con il<br />

quale ho costituito il Consiglio Presbiterale;<br />

- Visto il decreto vescovile di S.E. Mons. Tarcisio Pisani, di venerata<br />

memoria, con il quale venivano nominati i componenti del Collegio<br />

dei Consultori per il quinquennio 1994 - 1999;<br />

- Preso atto che il suddetto Collegio dei Consultori è da considerarsi<br />

decaduto dallo scorso 22 febbraio c.a.;<br />

- Visto il canone 502 del Codice di Diritto Canonico;<br />

DECRETO<br />

LA COSTITUZIONE DEL COLLEGIO DEI CONSULTORI<br />

PER IL QUINQUENNIO 1999 - 2004<br />

il quale risulta composto dai seguenti membri, che formalmente nomino<br />

Consultori:<br />

Rev.do Sac. Nicola DILEO<br />

Rev.do Sac. Giuseppe CICCARONE<br />

Rev.do Sac. Vito INCAMPO<br />

Rev.do Sac. Nicola LATERZA<br />

Rev.do Sac. Nicola LORUSSO<br />

Rev.do Sac. Giuseppe MANFREDI<br />

Rev.do Sac. Saverio PATERNOSTER<br />

Rev.do P. Pasquale CENCIARELLI, cmf<br />

Lo Spirito Santo li illumini e li fortifichi, perché aiutino il Vescovo a servire<br />

e ad amministrare nel miglior modo la Chiesa locale che è in <strong>Altamura</strong> -<br />

<strong>Gravina</strong> - <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti.<br />

Dal palazzo vescovile, 27 marzo 1999<br />

Il Vice Cancelliere ✠ Mario Paciello<br />

Sac. Tommaso Lerario Vescovo<br />

122


Prot. 18/99<br />

- Visto il mio decreto in data 25 ottobre 1997, con il quale appena<br />

giunto in <strong>Diocesi</strong> ho confermato provvisoriamente tutte le nomine<br />

stabilite dai miei predecessori;<br />

- Visto il decreto in data 8 settembre 1998, con il quale ho ridato alla<br />

Curia Diocesana un nuovo assetto;<br />

- Visti i canoni 492 e 493 del Codice di Diritto Canonico;<br />

- Visti i numeri 21 e 22 dell’Istruzione in materia amministrativa<br />

della Conferenza Episcopale Italiana;<br />

COSTITUISCO<br />

IL CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI<br />

DELLA DIOCESI<br />

per il quinquennio 1999 - 2004<br />

il quale risulta composto dai seguenti membri, che formalmente nomino:<br />

Dott. Nunzio LANGIULLI avvocato, di <strong>Gravina</strong>;<br />

Dott. Vito LILLO avvocato, di Santeramo;<br />

Dott. Giuseppe SUSCA notaio, di <strong>Acquaviva</strong>;<br />

Sig. Domenico MONTEPELOSO geometra, di <strong>Gravina</strong><br />

Sig. Giuseppe DINICOLAMARIA ragioniere, di <strong>Gravina</strong>;<br />

Sac. Luigi DIMARNO vicario episcopale sett. tecnicoamministrativo;<br />

Sac. Giuseppe PIETROFORTE vicario episcopale sett. testimonianza<br />

cristiana e carità.<br />

Nomino segretario del suddetto Consiglio il Sac. Domenico Laddaga.<br />

Alle riunioni del Consiglio parteciperanno il Sac. Vito Antonio Cassano,<br />

economo diocesano, e il Sac. Vito Colonna, vicario generale.<br />

123


Lo Spirito Santo li illumini e li fortifichi perché aiutino il Vescovo a servire<br />

nel miglior modo la Chiesa locale che è in <strong>Altamura</strong> - <strong>Gravina</strong> - <strong>Acquaviva</strong><br />

delle Fonti.<br />

Dal palazzo vescovile, 13 aprile 1999<br />

Il Cancelliere ✠ Mario Paciello<br />

Mons. Diego Carlucci Vescovo<br />

124


Mons. Vescovo ha nominato:<br />

Nomine<br />

13 marzo 1999: la Signora Anna Maria QUATRARO, Presidente<br />

Diocesana del Movimento di Impegno<br />

Educativo di Azione Cattolica.<br />

27 marzo 1999: il Sac. Vito Antonio CASSANO, Economo<br />

diocesano per cinque anni.<br />

24 aprile 1999: il Sac. Giovanni MONITILLO, Amministratore<br />

e Legale Rappresentante della Confraternita<br />

“Opera Pia S. Biagio” di <strong>Altamura</strong>.<br />

3 maggio 1999: il Mons. Venturo LORUSSO, Delegato episcopale<br />

per la formazione dei familiari del<br />

Clero.<br />

5 maggio 1999: il Sac. Giuseppe CHIRONNA, Assistente Spirituale<br />

dell’Associazione Italiana Guide e Scouts<br />

d’Europa Cattolici con sede in <strong>Altamura</strong>.<br />

il Sac. Michele LORUSSO, Assistente Spirituale<br />

del Gruppo Scouts “<strong>Altamura</strong> 2”.<br />

25 maggio 1999: il Sac. Nicola SCARCELLA, Incaricato del<br />

Servizio diocesano per la promozione del sostegno<br />

economico alla Chiesa.<br />

31 maggio 1999: il Sac. Luciano CHAGAS COSTA, Oblato<br />

del Divino Amore, Vice Rettore della Chiesa-<br />

Santuario Madonna del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>.<br />

125


Con lettera in data 11 febbraio 1999, S.E. Mons. Benigno Luigi Papa,<br />

Presidente della Conferenza Episcopale Pugliese, ha nominato il Sac.<br />

Domenico CORNACCHIA, Incaricato Regionale della Pastorale Vocazionale<br />

per cinque anni.<br />

126


127<br />

Ordinazione<br />

Il 29 maggio 1999, nella Parrocchia di S. Francesco in <strong>Acquaviva</strong><br />

delle Fonti, Mons. Vescovo ha conferito l’Ordine del Presbiterato al<br />

Diacono Don Alessandro AMAPANI, della Parrocchia di S. Eustachio<br />

in <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti.<br />

Ministeri<br />

Il 1 aprile 1999, durante la Messa In Coena Domini nella Cattedrale<br />

di <strong>Altamura</strong>, Mons. Vescovo ha istituito Ministri straordinari della<br />

Comunione i Signori.:<br />

ALTAMURA<br />

- Parrocchia S. Maria Assunta<br />

Fiore Giovanni - Giorgio Maria Paola Anna - Simone Ubaldo<br />

- Parrocchia S. Agostino<br />

Mercadante Teresa - Petronella Anna Teresa<br />

- Parrocchia S. Michele Arcangelo<br />

Cananzi Antonio - Colamonaco Michele - Lucariello Carmela - Pignolo<br />

Carmela - Pupillo Aldo Antonio<br />

- Suore Figlie della Madonna del Divino Amore<br />

Sr. Mantichecchia Maria Rosa<br />

GRAVINA<br />

- Parrocchia S. Domenico<br />

Abbattista Antonietta<br />

- Parrocchia Gesù Buon Pastore<br />

Angiulli Elisabetta - Digiesi Maria Ciriaca - Lovito Antonia Maria -<br />

Lucatuorto Maria Teresa - Trotta Nicola


ACQUAVIVA<br />

- Parrocchia S. Maria Maggiore<br />

Ciriello Vincenzo - Giorgio Giovanni<br />

- Suore di Carità dell’Immacolata Concezione (Suore d’Ivrea)<br />

Sr. Cuonzo Rosaria<br />

- Suore di S. Teresa di Gesù Bambino (c/o Colonia Hanseniana)<br />

Sr. Patrycja Krystyna - Sr. Regina Ewa Brigida - Sr. Daniela Elzbieto<br />

SANTERAMO<br />

- Monfortani<br />

Giani Fabio<br />

POGGIORSINI<br />

- Suore Missionarie del Sacro Costato<br />

Sr. Montemurro Giovanna<br />

Il 4 aprile 1999, Domenica di Pasqua, nella Parrocchia di S. Agostino<br />

in <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti, Mons. Vescovo ha ammesso tra i candidati<br />

agli Ordini Sacri il seminarista Rocco SCALERA, della Parrocchia<br />

di S. Eustachio in <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti.<br />

Il 10 aprile 1999, nella Parrocchia Madonna della Grazia in <strong>Gravina</strong>,<br />

Mons. Vescovo ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il seminarista<br />

Michele LOMBARDI, della medesima Comunità parrocchiale.<br />

128


Atti della Curia


Oggetto: Triduo pasquale<br />

VICARIO GENERALE<br />

Ai Rev. mi Sacerdoti<br />

Diocesani e Religiosi<br />

Carissimi,<br />

il cammino quaresimale è prossimo alla meta del “Triduo Sacro pasquale”,<br />

culmine di tutto l’Anno liturgico.<br />

“I nostri fedeli hanno in grande considerazione questi riti, ai quali<br />

prendono parte con vero frutto spirituale” (CONGREGAZIONE PER IL CUL-<br />

TO DIVINO, Lettera Circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste<br />

pasquali, 1988, n. 3).<br />

La Guida liturgico-pastorale del 1998-99, a p. 162, ci ricorda:<br />

- n. 2: “La celebrazione delle azioni liturgiche del Triduo pasquale<br />

nelle chiese non parrocchiali, sia limitata ai soli casi di vera necessità<br />

riconosciuta dall’Ordinario…”;<br />

- n. 3: “Nelle chiese non parrocchiali limitrofe alla Cattedrale, si abbia<br />

l’avvertenza di non celebrare le solenni azioni liturgiche del Triduo<br />

pasquale negli stessi orari in cui le celebra il Vescovo” (cf. CON-<br />

GREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Lettera Circolare sulla preparazione<br />

e celebrazione delle feste pasquali, 1988, nn. 38-43).<br />

Pur riaffermando questo principio, il nostro Vescovo propone:<br />

1. Il Triduo Sacro (ha inizio con la Messa vespertina della Cena del<br />

Signore, ha il suo centro nella Veglia pasquale): sarà celebrato<br />

nelle Parrocchie, nei Monasteri, nelle Comunità religiose maschili,<br />

al Santuario del Buoncammino e negli Ospedali.<br />

2. Nelle Rettorie sarà possibile celebrare il Giovedì Santo (Messa<br />

“In Coena Domini” e adorazione) e il Venerdì Santo (Passione del<br />

Signore), solo se il Parroco del territorio, di intesa con il Rettore,<br />

ne ravviserà l’opportunità pastorale e l’effettiva necessità.<br />

Con l’augurio che il Signore Gesù ci conduca sempre sulla strada della<br />

gioia, vi saluto cordialmente.<br />

<strong>Altamura</strong>, 13 marzo 1999<br />

131<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Vicario Generale


Ai Rev.mi Parroci<br />

Ai Sacerdoti e Religiosi<br />

della zona pastorale di ALTAMURA<br />

e p. c. Alle Agenzie funebri di <strong>Altamura</strong><br />

Oggetto: Messa esequiale nelle Domeniche e Festività<br />

Carissimi,<br />

nell’incontro con i Sacerdoti di <strong>Altamura</strong>, l’8 gennaio 1999 in Curia,<br />

il nostro Vescovo Mario chiese di confrontarci ed esprimerci circa l’opportunità<br />

pastorale di celebrare la Santa Messa esequiale nel giorno di<br />

Domenica e nelle Festività.<br />

Tutti abbiamo espresso parere favorevole.<br />

Il Vescovo, pertanto, preso atto di questa unanimità di intenti, e soprattutto<br />

avendo a cuore il bene spirituale e pastorale dei fedeli,<br />

CONCEDE L’AUTORIZZAZIONE<br />

perché si possa celebrare la Santa Messa esequiale nel giorno di Domenica<br />

e nelle Festività, o durante le Messe di orario, o in altro momento,<br />

quando il Parroco riterrà più opportuno.<br />

Chiedo, pertanto, alle Agenzie funebri interessate di concordare in<br />

anticipo con il Parroco l’orario delle esequie.<br />

Con l’augurio che la presente venga incontro alle esigenze di tutti,<br />

cordialmente Vi saluto.<br />

<strong>Altamura</strong>, 14 marzo 1999<br />

132<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Vicario Generale


RELAZIONE<br />

A CONCLUSIONE DEGLI<br />

ESERCIZI SPIRITUALI DIOCESANI DEL CLERO<br />

Montecalvo Irpino (AV), 21-25 giugno 1999<br />

Carissimi Presbiteri,<br />

a nome degli altri Confratelli, che hanno partecipato al corso di esercizi<br />

spirituali, organizzati dalla <strong>Diocesi</strong> nei giorni 21-25 giugno 1999,<br />

presso l’Oasi “Maria Immacolata” in Montecalvo Irpino (AV), desidero<br />

condividere con ciascuno di voi:<br />

a) l’esperienza di fede vissuta;<br />

b) le riflessioni conclusive proposte da S.E. Mons. Mario Paciello,<br />

durante l’omelia dell’ultimo giorno, venerdì 25 giugno;<br />

c) conclusione e augurio.<br />

a) I 22 partecipanti al Corso degli Esercizi Spirituali (il Vescovo, 18<br />

sacerdoti, 2 diaconi permanenti e 1 giovane in ricerca vocazionale,<br />

valido aiuto a un sacerdote anziano) sono stati guidati con competenza<br />

e passione da Mons. Michele Lenoci, docente di Sacra<br />

Scrittura presso il Pontificio Seminario Regionale di Molfetta.<br />

Il predicatore, presentando nella forma di “Lectio Divina” la I Lettera<br />

di S. Paolo ai Corinzi, è partito dalla chiamata vocazionale,<br />

“Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di<br />

Dio” (1Cor 1, 2), per poi proseguire sviluppando i seguenti temi:<br />

• Il Sacerdote ministro della Parola (1Cor 1, 10-2, 1);<br />

• Il Sacerdote ministro della Croce (1Cor 1, 17);<br />

• Il Sacerdote ministro dell’Eucaristia (1Cor 10, 16-17; 11, 17-<br />

34);<br />

• Il Sacerdote ministro della Riconciliazione (2Cor 5, 14-21);<br />

• Il Sacerdote ministro della edificazione della Chiesa (1Cor 12,<br />

1-12);<br />

• Il Sacerdote ministro della carità (1Cor 13);<br />

• Il Sacerdote e Maria (Gv 2, 1-12).<br />

133


) Nell’omelia della Messa, che ha concluso il corso degli Esercizi,<br />

il nostro Vescovo ha messo in rapporto il brano dell’Esodo (Es 19,<br />

3-8), con il Vangelo di Giovanni (Gv 2, 1-12, già magistralmente<br />

evidenziato da Mons. Lenoci) e ha ripercorso, alla luce dei passi<br />

biblici, il cammino degli Esercizi Spirituali:<br />

“Come Mosè siamo saliti sul monte, non per nostra decisione, ma<br />

rispondendo alla chiamata del Signore.<br />

A conclusione dell’incontro, il Signore ci dice: “Vi ho sollevati su<br />

ali di aquile e vi ho fatti venire fino a Me. Ora, se vorrete ascoltare<br />

la mia voce e custodirete la mia alleanza …voi sarete per me un<br />

regno di sacerdoti e una nazione santa”(Cf. Es 19, 4-6).<br />

Certamente nel nostro cuore c’è già ciò che il popolo rispose:<br />

“Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!” (Es 19, 8).<br />

In questi giorni anche noi siamo stati al banchetto di Cana e, come<br />

ai servi di quella festa nuziale, Maria, sommessamente, ogni<br />

giorno ci ha detto: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5).<br />

Noi ci siamo posti in ascolto del Cristo. Come i primi discepoli abbiamo<br />

creduto in Lui e alla Sua Parola; abbiamo concepito la Parola<br />

dentro di noi; ora dobbiamo partorirla. Ora torniamo alle<br />

nostre comunità purificati dalla Parola, ma non confermati in<br />

Grazia; illuminati, ma ancora capaci di spegnere la luce; rinnovati<br />

nella mente e nel cuore, ma con la fragilità e i difetti di sempre.<br />

Tuttavia Cristo e fratelli aspettano da noi il vino buono, migliore<br />

di quello che abbiamo dato finora. Vino che potremo dare solo se<br />

ogni giorno attingeremo da Cristo, se gli Esercizi non finiscono<br />

qui, poiché sarebbe “immorale” (parafrasando il pensiero di don<br />

Lorenzo Milani) che mons. Lenoci si sia impegnato a pensare per<br />

noi…che invece torniamo ora a fare gli “indaffaratissimi” preti<br />

nelle nostre parrocchie. Come ci ricordava mons. Lenoci, nella<br />

conversazione introduttiva, secondo la “Pastores Dabo Vobis”,<br />

sono quattro gli elementi che caratterizzano un corso di esercizi<br />

spirituali:<br />

◊ Una preghiera calma e prolungata;<br />

◊ Un dono di crescita spirituale e pastorale;<br />

◊ La riscoperta delle proprie radici;<br />

◊ Il rilancio del proprio impegno di vita.<br />

134


In questi giorni, noi abbiamo fatto preghiera calma e prolungata,<br />

abbiamo ricevuto in dono una crescita spirituale e pastorale, siamo<br />

andati alla scoperta delle radici della nostra vocazione, ora ci<br />

resta da attuare il rilancio della vita spirituale: dobbiamo cominciare<br />

oggi stesso.<br />

Innamoriamoci della “Lectio”; formiamo gli altri a gustarla e<br />

facciamola assaporare nelle nostre comunità.<br />

A questo punto il Vescovo, ha ripercorso le tappe salienti delle<br />

meditazioni degli Esercizi:<br />

Il sacerdote è consacrato a Cristo: gli appartiene, è Suo. Cristo<br />

deve essere al centro del pensiero, degli atteggiamenti, dei giudizi,<br />

degli interessi del sacerdote.<br />

Il prete è tutto relativo a Cristo: deve assimilarlo senza. Senza<br />

questo impegno, il prete non è prete. Se in ogni cosa mettiamo al<br />

primo posto i nostri interessi, le nostre vedute meschine, le nostre<br />

rivendicazioni nascoste, siamo da compiangere.<br />

Il sacerdote è ministro della Parola: sull’esempio di San Paolo,<br />

egli deve valutare la realtà e ragionare alla luce del “Kerigma”.<br />

Deve alimentarsi alla mensa della Parola e offrirla educando ad<br />

accostarsi alla Bibbia, preparando le omelie, formando i “lettori”.<br />

Come il Figlio e lo Spirito Santo non hanno parola propria,<br />

ma comunicano quella del Padre, così il presbitero si forma, con<br />

lo studio e l’assimilazione, a dipendere dalla Parola e a donarla<br />

nella fedeltà a Dio e agli uomini.<br />

Il sacerdote è ministro di un Dio Crocifisso: il Dio in cui crede<br />

apparentemente è un perdente. Come Cristo, deve rinnegare se<br />

stesso, le proprie sicurezze, le vedute, i giudizi, e accettare fallimenti,<br />

distacchi, trasferimenti in spirito di obbedienza e di sacrificio.<br />

Il sacerdote è ministro dell’Eucaristia: non è questo il momento<br />

di mettere in evidenza i molti aspetti da correggere nelle celebrazioni<br />

liturgiche delle nostre comunità.<br />

Mi limito a far osservare che celebrare ogni giorno in contesti poco<br />

favorevoli a liturgie degne di questo nome, e non far nulla per<br />

135


correggerli, o migliorarli, è segno di assuefazione, di prestazione<br />

puramente rituale e strumentale, senza partecipazione interiore<br />

al mistero.<br />

In ogni messa dobbiamo chiederci cosa si sviluppa in interiorizzazione<br />

del mistero, in comunione con Cristo. In ogni celebrazione<br />

dobbiamo chiederci se ci stiamo comunicando al Cristo totale,<br />

Gesù e la Chiesa, o a un Corpo disarticolato da divisioni, esclusioni,<br />

distanze, rifiuti, silenzi, emarginazioni pastorali. Mettere<br />

<strong>insieme</strong> consumismo di Messe e una vita sacerdotale che non risplende<br />

per spirito di comunione e unità, è un pericolo in agguato<br />

per tutti.<br />

Il sacerdote è ministro di riconciliazione: dobbiamo guardare<br />

con occhi nuovi al Sacramento della Riconciliazione, sia per<br />

riceverlo più frequentemente e fruttuosamente, sia per celebrarlo<br />

con maggiore disponibilità verso coloro che ci sono stati<br />

affidati.<br />

Il sacerdote è ministro di comunione e di unità: principio, fondamento<br />

e modello della Chiesa è la SS. Trinità, che invita a non<br />

aver paura di discernere i carismi dello Spirito, a promuovere la<br />

diaconia del Cristo e formare ai ministeri, di far operare l’Amore<br />

del Padre attraverso la sua Chiesa.<br />

Accettiamo la molteplicità che costruisce l’unità del Corpo di<br />

Cristo, che è la Chiesa; guardiamo con fede, fiducia e amore<br />

fraterno coloro che sono chiamati ad essere apostoli, profeti,<br />

maestri, accanto a noi e <strong>insieme</strong> con noi. I ministeri non sono<br />

toppe o emergenze o supplenze; sono invece chiamate che i battezzati<br />

scoprono in una comunità viva e in ascolto di Dio e degli<br />

uomini.<br />

Il sacerdote è testimone dell’amore: sulla carità abbiamo ascoltato<br />

la splendida lectio del predicatore su I Corinzi 13: non c’è bisogno<br />

che aggiunga altro, anche per non diluire l’intensità e non<br />

ridurre la profondità dell’insegnamento già ricevuto.<br />

Il sacerdote è figlio di Maria: Ella è la sposa dello Spirito, la<br />

madre di Dio, l’educatrice del Figlio, il modello della Chiesa.<br />

136


Che sia Lei a guidare i nostri passi e il cammino delle comunità<br />

che ci sono state affidate, verso la comunione piena col Padre in<br />

Cristo per mezzo dello Spirito.<br />

c) Spero che questi Esercizi Spirituali possano diventare un importante<br />

appuntamento biennale ricercato e vissuto <strong>insieme</strong> da tutti i<br />

sacerdoti della <strong>Diocesi</strong> in comunione con il Vescovo e tutta la<br />

Chiesa.<br />

<strong>Altamura</strong>, 4 luglio 1999<br />

137<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Vicario generale


138<br />

UFFICIO CATECHISTICO<br />

Ai Rev.mi Parroci<br />

A tutti i Catechisti della <strong>Diocesi</strong><br />

Obiettivo dichiarato dalla Conferenza Episcopale Italiana, in merito<br />

alla evangelizzazione, è quello di intensificare la formazione specifica<br />

degli operatori della Catechesi, perché l’annuncio del Vangelo risuoni<br />

più fedelmente e sia efficacemente testimoniato.<br />

A questo riguardo, l’Ufficio Catechistico Diocesano ritiene indispensabile<br />

per il prossimo futuro attivare degli incontri zonali per tutti<br />

i Catechisti della <strong>Diocesi</strong>, per procedere a una verifica del lavoro di base<br />

e aggiornare sui diversi percorsi catechistici, in vista di un adeguato<br />

futuro cammino di formazione.<br />

Gli incontri, a cui sono invitati tutti i sacerdoti e tutti i catechisti, saranno<br />

guidati dall’equipe diocesana dell’Ufficio Catechistico. Terrà le<br />

relazioni don Vito Angiuli, direttore dell’UCD della diocesi di Bari.<br />

Gli incontri seguiranno questo calendario:<br />

* <strong>Acquaviva</strong>-Santeramo: lunedì 3 maggio, ore 19.00-21.00<br />

Parrocchia S.Cuore <strong>Acquaviva</strong><br />

* <strong>Altamura</strong>: lunedì 17 maggio, ore 19.00-21.00<br />

Curia Vescovile<br />

* <strong>Gravina</strong>-Spinazzola-<br />

Poggiorsini: lunedì 24 maggio, ore 19.00-21.00<br />

Episcopio di <strong>Gravina</strong><br />

Ai Rev. Parroci l’impegno di:<br />

- pubblicizzare questi incontri (p. es. fotocopiando questo foglio e<br />

distribuendolo come invito);<br />

- far partecipare tutti i catechisti;<br />

- indicare un referente-animatore parrocchiale dei catechisti.<br />

<strong>Altamura</strong>, 27 marzo 1999<br />

L’equipe diocesana dell’UCD


139<br />

UFFICIO CULTURA<br />

Ai membri dell’Ufficio Cultura<br />

Ai Rev.mi Parroci della <strong>Diocesi</strong><br />

Ai referenti parrocchiali per la cultura<br />

e p.c. Al Vescovo, Mons. Mario Paciello<br />

Carissimi,<br />

dopo l’incontro del 28 gennaio scorso con don Antonio Staglianò del<br />

Servizio nazionale CEI per il Progetto Culturale – incontro promosso da<br />

questo Ufficio Diocesano in collaborazione con la Scuola Teologica di<br />

formazione pastorale sul tema: “Il progetto culturale della Chiesa italiana<br />

nel contesto del progetto pastorale diocesano” – i membri dell’Ufficio<br />

Diocesano per la Cultura si sono incontrati altre due volte:<br />

- lunedì 22 febbraio 1999, con questo ordine del giorno: 1 – verifica<br />

della conferenza di don Antonio Staglianò; 2 – scambio di<br />

informazione sulle iniziative culturali che si stanno svolgendo in<br />

diocesi; 3 – proposta di un incontro promosso dal Servizio nazionale<br />

CEI per il Progetto Culturale dei referenti diocesani e dei responsabili<br />

dei Centri culturali cattolici della Puglia; 4 – la Giornata<br />

dell’Università Cattolica il 18 aprile 1999.<br />

- Lunedì 22 marzo 1999, con questo ordine del giorno: 1 – relazione<br />

sull’incontro regionale dei referenti diocesani e dei responsabili<br />

dei Centri culturali cattolici della Puglia svoltosi a Molfetta<br />

il 20 marzo; 2 – la celebrazione della Giornata dell’Università<br />

Cattolica; 3 – proposte per il Giubileo del 2000 da celebrare in<br />

diocesi; 4 – proposte per il Convegno diocesano sulla Famiglia<br />

che si svolgerà nel prossimo mese di settembre.<br />

A questi incontri dell’Ufficio Cultura avevo sollecitato i parroci<br />

(nel ritiro spirituale del 19 febbraio) ad inviare uno o due delegati,<br />

come referenti parrocchiali per la cultura. Vi hanno partecipato in<br />

quanto tali: la prof.ssa Rocca Lentini della parrocchia SS. Rosario<br />

di Pompei e l’arch. Michele Centoducati della parrocchia S. Maria<br />

del Carmine di <strong>Altamura</strong>. Mi sono stati segnalati inoltre i coniugi<br />

Laddaga-Moliterni della parrocchia Buon Pastore di <strong>Gravina</strong>.


Conclusioni scaturite dai due incontri:<br />

1. Sulla conferenza del 28 gennaio di don Antonio Staglianò, è stata<br />

rilevata una impressione positiva e stimolante, tanto che il Centro<br />

culturale “Igino Giordani per un mondo unito”, animato dal dr.<br />

Antonio Tocci dei Medici cattolici di <strong>Acquaviva</strong>, ha invitato lo<br />

stesso relatore per una conferenza, che si terrà in <strong>Acquaviva</strong> il<br />

prossimo 27 maggio sul tema: “L’impegno della fede e la crisi veritativa<br />

della ragione”, in vista di un dialogo diretto con il mondo<br />

“laico”. Dalla scheda informativa, compilata da 77 partecipanti, è<br />

risultata la presenza alla conferenza delle diverse associazioni ecclesiali<br />

presenti in diocesi. Si è calcolata la partecipazione di circa<br />

150 persone. Franco Vitucci, che aveva registrato la relazione<br />

di don Staglianò, la sta trascrivendo per poterla diffondere in diocesi,<br />

dopo l’approvazione del relatore.<br />

2. Circa le iniziative culturali che si stanno svolgendo in diocesi, sono<br />

da segnalare le seguenti:<br />

◊ Seminario di studio su “Fede e Ragione”, promosso dal Centro<br />

Cattolico di Informazione e Cultura “D. Paradiso in collaborazione<br />

con il Centro Studi “A. Moro” di <strong>Altamura</strong>, che intende<br />

far conoscere attraverso 4 incontri l’enciclica del Papa “Fides<br />

et Ratio” nei suoi contenuti teologici, filosofici e pastorali, dal<br />

punto di vista storico e attuale, in riferimento alla vita della<br />

Chiesa e della Società civile.<br />

◊ Una serie di conferenze su Papa Innocenzo XII – Papa Pignatelli<br />

– promosso da un Comitato cittadino di Spinazzola, di cui<br />

fanno parte alcuni membri dell’Ufficio Diocesano per la Cultura,<br />

per commemorare il Terzo Centenario della sua morte<br />

collegando questa iniziativa con i temi del Giubileo del 2000.<br />

◊ Corso di formazione all’affettività e alla sessualità (febbraio –<br />

maggio), organizzato dall’Associazione “La Bottega dell’Orefice”<br />

in collaborazione con la Commissione diocesana per la<br />

pastorale della Famiglia e con l’Ufficio diocesano di Pastorale<br />

Giovanile.<br />

◊ Conferenza di don Antonio Staglianò organizzata dal Centro culturale<br />

“Igino Giordani” di <strong>Acquaviva</strong> sul tema sopra indicato.<br />

◊ Costituzione di un Comitato cittadino a <strong>Gravina</strong> per commemorare<br />

Papa Benedetto XIII – Papa Orsini – collegando tale<br />

iniziativa con il prossimo Giubileo.<br />

140


3. All’incontro regionale dei referenti regionali e dei Centri culturali<br />

della Puglia, svoltosi nel Seminario Regionale di Molfetta il 20<br />

marzo scorso, hanno partecipato: il Sac. Vito Incampo come referente<br />

diocesano per la cultura, il diacono Gaetano Lenoci per il<br />

Centro Studi “Miulli”, Nicola Mele dell’Associazione “Nuova<br />

Costruttività”, Antonio Tocci, tutti membri dell’Ufficio Cultura<br />

della nostra <strong>Diocesi</strong>. Dall’incontro, molto ricco di esperienze culturali<br />

e di spunti di riflessione sulla situazione culturale e religiosa<br />

della nostra regione, è emersa l’esigenza di darsi un minimo di<br />

coordinamento regionale dei referenti diocesani per il progetto<br />

culturale e dei Centri culturali cattolici della Puglia; di continuare<br />

il lavoro di presentazione del progetto culturale alle aggregazioni<br />

ecclesiali laicali; di valorizzare in tale direzione il sussidio del<br />

Servizio nazionale CEI per il Progetto Culturale dal titolo: “Tre<br />

proposte per la ricerca”, che offre i temi e lo sfondo attorno a cui<br />

organizzare l’animazione culturale sul territorio (i temi della libertà,<br />

della identità, della verità); di sostenere il progetto editoriale<br />

delle Paoline, pensato in collaborazione con il Servizio nazionale<br />

CEI, che ha come titolo: “Scrittori di Dio: l’eredità spirituale<br />

dell’Europa. Le parole delle donne e degli uomini che hanno fatto<br />

la storia della nostra cultura”.<br />

4. Circa la Giornata dell’Università Cattolica, che quest’anno ha per<br />

tema: “75 anni, guardando al futuro”, il Vescovo ha nominato nei<br />

mesi scorsi la nuova delegata diocesana per l’Università Cattolica<br />

nella persona dell’Ins. Maria Lorusso, membro del Consiglio diocesano<br />

di A.C. e dell’Ufficio diocesano per la Cultura, nonché direttrice<br />

del Centro Cattolico “D. Paradiso”, in quale Centro da<br />

tempo si è costituito con i suoi soci il “Gruppo di Operatori dell’Università<br />

Cattolica”. La nuova delegata si è preoccupata di far<br />

pervenire in tutte le parrocchie il materiale informativo sulla Giornata<br />

e cercherà di sviluppare maggiormente i rapporti di amicizia<br />

e di collaborazione culturale della nostra <strong>Diocesi</strong> con la stessa<br />

Università.<br />

5. Sulle proposte per il Giubileo del 2000 e per il Convegno diocesano<br />

sulla Famiglia, i membri dell’Ufficio diocesano per la Cultura<br />

hanno avvertito il bisogno di ritrovarsi ancora e riflettere in maniera<br />

più approfondita. Ciò che faremo nei prossimi 2 incontri del<br />

26 aprile e del 7 giugno.<br />

141


Con questa lettera-relazione, invito i membri dell’Ufficio Diocesano<br />

per la Cultura all’incontro che si svolgerà presso la Curia Vescovile<br />

di <strong>Altamura</strong> lunedì 26 aprile 1999, alle ore 18.30, con il seguente<br />

ordine del giorno:<br />

1. la “Missione diocesana del 2000”: aspetti culturali della Missione;<br />

2. il Convegno diocesano di studio sulla Famiglia: profilo culturale.<br />

A tale incontro sono invitati anche i referenti parrocchiali per la<br />

cultura. Prego, pertanto, i confratelli parroci di indicare uno o due referenti<br />

culturali per la propria comunità parrocchiale e di mandarli all’incontro<br />

del 26 aprile.<br />

Nella convinzione di stare a svolgere un umile servizio a favore della<br />

nostra Chiesa locale, in attesa di incontrarvi, vi porgo fraterni e cordiali<br />

saluti nel Signore Gesù.<br />

<strong>Altamura</strong>, 18 aprile 1999<br />

L’Incaricato dell’Ufficio Cultura<br />

Sac. Vito Incampo<br />

142


UFFICIO LITURGICO<br />

UFFICIO FORMAZIONE PERMANENTE<br />

Ai referenti di zona<br />

per il ministero straordinario della Comunione<br />

e p. c. Ai Rev.mi Parroci<br />

A S.E. Mons. Mario Paciello<br />

Carissimi,<br />

anche quest’anno, durante la Celebrazione eucaristica In Coena Domini<br />

del Giovedì Santo nella Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, il nostro Vescovo<br />

istituirà i nuovi ministri straordinari della Comunione.<br />

A riguardo, Vi indichiamo le date e i temi degli incontri di formazione<br />

per la preparazione dei suddetti nuovi ministri:<br />

A - A livello diocesano (presso la Curia Diocesana di <strong>Altamura</strong>):<br />

1. Culto a Dio e santificazione degli uomini: nozioni generali di liturgia<br />

e sacramentaria (8 marzo, ore 18.30. Relatore: Don Vincenzo<br />

Panaro);<br />

2. Rito della distribuzione della Comunione: formule e gesti esplicativi<br />

(22 marzo, ore 18.30. Relatore: Don Vincenzo Panaro).<br />

B - A livello zonale (in date e orari che stabiliranno e comunicheranno<br />

gli stessi referenti di zona):<br />

1. La Messa, fonte e culmine della vita cristiana: Liturgia della Parola<br />

e Liturgia Eucaristica;<br />

2. La Comunione: incontro con il Signore e con i fratelli;<br />

3. Valore della sofferenza e Comunione del malato.<br />

Si consigliano come testi: le Premesse del Messale Romano<br />

(I.G.M.R.), il Catechismo della Chiesa Cattolica, il Catechismo degli<br />

adulti, e altri testi di scuola che avete tra le mani. Potreste anche chiedere<br />

la collaborazione di qualche sacerdote disponibile.<br />

La preparazione immediata si completerà con il Ritiro spirituale, te-<br />

143


nuto da Don Venturino Lorusso, presso i Salesiani di Santeramo dalle<br />

ore 16.30 alle ore 20.00 del Lunedì Santo, 29 marzo.<br />

Sarebbe opportuno che agli incontri, o almeno al Ritiro spirituale,<br />

partecipassero anche i ministri straordinari della Comunione già istituiti.<br />

Confidando nella collaborazione di tutti, Vi salutiamo fraternamente.<br />

<strong>Altamura</strong>, 25 febbraio 1999<br />

Don Vincenzo Panaro<br />

Direttore dell’Ufficio Liturgico<br />

Don Venturo Lorusso<br />

Direttore dell’Ufficio Formazione Permanente<br />

144


UFFICIO FORMAZIONE PERMANENTE<br />

Ai Rev.mi Sacerdoti<br />

e ai Diaconi della <strong>Diocesi</strong><br />

Carissimo,<br />

ti chiedo un aiuto per riuscire ad attuare il desiderio del Vescovo di ridare<br />

vita alla “Associazione Familiari del Clero”.<br />

Lo Statuto, approvato dalla C.E.I. e allegato alla presente, ci da modo<br />

di conoscere quali scopi si prefigge l’Associazione e quanti possono<br />

aderire, praticamente tutti coloro che abitualmente o saltuariamente si<br />

dedicano all’assistenza domestica dei sacerdoti (nn. 1 e 18).<br />

Il Vescovo, nell’affidare l’incarico a me, quale Direttore dell’Ufficio<br />

per la formazione permanente del Clero, ha scritto che “mettere in relazione<br />

e in comunione tutte le famiglie dei preti e far sentire a tutti noi il<br />

calore e l’affetto, la preghiera e lo spirito di servizio di quanti amano stare<br />

accanto ai Sacerdoti”, sia quanto mai importante per la vita sacerdotale<br />

che scorre tra le mura domestiche.<br />

Se, tenendo conto dei valori in gioco, prendi personalmente a cuore<br />

la proposta e incoraggi i tuoi “familiari” a iscriversi, il tuo stesso ministero<br />

apostolico ne beneficerà.<br />

Nel colloquio avuto con l’Assistente Regionale, Don Ubaldo Aruanno<br />

di Bari, ho compreso l’importanza dell’Associazione, al fine di superare<br />

le incomunicabilità e le incomprensioni talvolta esistenti tra i problemi<br />

pastorali sacerdotali e la cura domestica da parte dei familiari.<br />

Una maggiore conoscenza degli ambiti specifici di ognuno, aiuterà a vivere<br />

in maniera più serena e amichevole.<br />

Il primo incontro si terrà con il nostro Vescovo il giorno 28 maggio<br />

alle ore 17,30 presso il Centro “Benedetto XIII” – <strong>Gravina</strong>.<br />

Poiché si tratta di motivare l’importanza dell’Associazione, ti chiedo<br />

di far venire il maggior numero possibile di parenti e di collaboratori<br />

domestici.<br />

Si è voluto dare la presente comunicazione nella “Giornata mariana<br />

sacerdotale” e lo stesso avvio all’Associazione nel mese di maggio, per-<br />

145


ché essa “si affida alla particolare protezione di Maria Santissima, modello<br />

perfetto di collaborazione all’apostolato sacerdotale” (Statuto, 3).<br />

Con la speranza di potermi rendere utile, ti saluto fraternamente.<br />

<strong>Altamura</strong>, 13 maggio 1999, Festa della Madonna di Fatima<br />

146<br />

Il Direttore<br />

Sac. Venturo Lorusso


UFFICIO VITA CONSACRATA<br />

Ai Religiosi, alle Religiose e<br />

agli Istituti Secolari<br />

Ai Sacerdoti e ai Parroci<br />

Agli Organismi ecclesiali della <strong>Diocesi</strong><br />

e p.c. A S.E. Mons. Mario Paciello<br />

Al Vicario Ep. per la Vita Consacrata<br />

Carissimi/e,<br />

il 2 febbraio u.s., celebrazione della Presentazione del Signore e festa<br />

della Vita Consacrata, la Conferenza Episcopale Pugliese ha pubblicato<br />

la Nota Pastorale “Consacrati, Profeti nelle Chiese di Puglia”.<br />

La Nota rappresenta l’esito conclusivo del Convegno ecclesiale tenuto<br />

l’anno scorso a Martina Franca e promosso dai Vescovi pugliesi<br />

nella consapevolezza che “la Vita Consacrata appartiene vitalmente alla<br />

Chiesa, è parte costitutiva del suo Mistero e della sua missione”.<br />

Le fonti che hanno ispirato la stesura della Nota sono il Convegno stesso,<br />

con le iniziative che lo hanno preceduto; l’Esortazione Apostolica “Vita<br />

Consecrata”, della quale si è recepita la struttura espositiva e si è data una<br />

lettura in chiave pugliese; i suggerimenti espressi a più livelli (Organismi<br />

ecclesiali, Superiori Religiosi Maggiori, Istituto Pastorale Pugliese); le interpellanze<br />

provenienti dai vari settori della Chiesa e della società pugliese.<br />

La Nota si articola in forma lineare. C’è una introduzione, seguita da<br />

tre parti:<br />

1. Chiese centrate nella comunione della Trinità<br />

2. Chiese promotrici di comunione<br />

3. Chiese aperte alla missione.<br />

I Vescovi esortano le varie componenti della Vita Consacrata a “riprendere<br />

il ruolo di maestri e maestre della vita spirituale”, a fomentare<br />

la comunione del Popolo santo di Dio che risulta efficace “quando si<br />

realizza nel rispetto delle diverse vocazioni”, a rivelare Dio agli uomini<br />

facendo loro capire “che Dio non è una ipotesi inutile per la costruzione<br />

della vita personale e comunitaria”.<br />

147


Il genere letterario che caratterizza la Nota è propositivo. L’atteggiamento<br />

spirituale di fondo è improntato alla fiducia e alla speranza.<br />

Destinatari del Documento sono le Chiese locali di Puglia nelle loro<br />

molteplici componenti. Oltre ai Religiosi, alle Religiose, agli Istituti Secolari,<br />

i Vescovi si rivolgono ai Presbiteri perché responsabilmente<br />

coinvolgano le realtà ecclesiali affidate alla loro cura pastorale (Consigli<br />

pastorali, Catechisti, Gruppi caritativi, Fedeli…) in una riflessione<br />

sulla Vita Consacrata per una visione più armonica della realtà ecclesiale<br />

e per la maturazione di una coscienza più viva circa la ricchezza di vocazioni,<br />

di carismi, di ministeri di cui Dio arricchisce la sua Chiesa.<br />

I Vescovi pugliesi si attendono che la Nota sia presa da tutti sul serio,<br />

poiché il Convegno ecclesiale che l’ha ispirata è stata una cosa seria.<br />

Vi saluto con fraterna cordialità. Buon lavoro.<br />

<strong>Altamura</strong>, 9 febbraio 1999<br />

148<br />

Il Direttore<br />

P. Pasquale Cenciarelli, cmf


UFFICIO CONFRATERNITE<br />

Ai Rev.mi Padri Spirituali delle Confraternite<br />

Ai Rev.mi Assistenti delle Associazioni<br />

e p. c. A S.E. Mons. Mario Paciello<br />

Carissimi,<br />

avendo ricevuto l’incarico dal Vescovo di seguire le Confraternite e<br />

le Associazioni della nostra <strong>Diocesi</strong>, sento innanzitutto il dovere di ringraziare<br />

don Diego, mio predecessore, per il lavoro svolto, che intendo<br />

proseguire in un campo tanto importante della nostra attività pastorale.<br />

Si rende necessaria, in questo momento, la Vostra collaborazione, per<br />

un fruttuoso lavoro a vantaggio dei nostri laici.<br />

Il primo passo da compiere è la conoscenza oggettiva delle diverse situazioni.<br />

Pertanto, Vi chiedo di far pervenire quanto prima presso la Curia Diocesana<br />

le seguenti notizie:<br />

1. Se la Confraternita o Associazione risulta ancora attiva, e se ha solo<br />

lo scopo religioso oppure anche quello caritativo (Ipab);<br />

2. il numero dei Confratelli o degli Associati; il cognome e il nome<br />

del Priore o del Presidente, con il relativo recapito e numero di telefono;<br />

3. da quanto tempo è in carica il Consiglio direttivo, e se si rende necessario<br />

il rinnovo;<br />

4. se vengono redatti regolarmente i Verbali delle riunioni e se viene<br />

presentato il bilancio consuntivo annuale;<br />

5. se la Confraternita o l’Associazione segue un proprio Statuto, oppure<br />

quello diocesano.<br />

Poiché tali notizie sono preliminari per il futuro lavoro, chiedo benevolmente<br />

a tutti una fattiva collaborazione, rispondendo ai suddetti quesiti.<br />

Colgo l’occasione per porgere a ciascuno gli auguri di una Santa Pasqua.<br />

<strong>Altamura</strong>, 27 marzo 1999<br />

149<br />

Il Direttore<br />

Sac. Giovanni Monitillo


150<br />

UFFICIO CARITAS<br />

Ai Reverendi Sacerdoti<br />

Ai Responsabili delle Comunità Religiose<br />

Ai Coordinatori Cittadini Caritas<br />

Ai Coordinatori dei Centri d’Ascolto Caritas<br />

Agli Animatori Caritas Parrocchiali<br />

e p.c. A S.E. Mons. Mario Paciello<br />

Carissimi,<br />

da più parti stanno pervenendo a questa Caritas Diocesana richieste<br />

circa iniziative di intervento a favore dei profughi del Kosovo.<br />

Dopo aver ascoltato le indicazioni del Vescovo e della Caritas Nazionale,<br />

e considerato che gli interventi in Albania ed in altre zone che attualmente<br />

ospitano i profughi sono curati direttamente dalla Caritas Nazionale,<br />

che in maniera ordinata e razionale si sta sforzando di fornire il<br />

necessario in stretta collaborazione con le altre forme di volontariato<br />

coordinate dalle Istituzioni Pubbliche e non; visto che nella Regione si<br />

stanno predisponendo opportuni campi attrezzati nel Foggiano, nel Leccese,<br />

nel Brindisino, nel Barese e che la nostra <strong>Diocesi</strong> non ha attualmente<br />

strutture e/o spazi idonei all’accoglienza dei Profughi; suggerisco,<br />

per il momento, di intervenire mandando offerte direttamente a:<br />

C.C.P. n. 347013<br />

CARITAS ITALIANA<br />

Viale Baldelli, 141<br />

00146 ROMA<br />

causale del versamento: EMERGENZA KOSOVO<br />

Se in un prossimo futuro si verificheranno altre emergenze sul nostro<br />

territorio, Vi informeremo tempestivamente sul da farsi.<br />

Con cordiali ossequi<br />

<strong>Altamura</strong>, 8 aprile 1999<br />

Sempre a totale servizio<br />

Il Direttore<br />

Diac. Pinuccio Angelillo


SEGRETARIATO PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO<br />

Ai Rev.mi Parroci, Sacerdoti,<br />

Delegati parrocchiali per l’ecumenismo<br />

e altri collaboratori pastorali<br />

Alle Comunità religiose<br />

e p.c. Al Vescovo, Mons. Mario Paciello<br />

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,<br />

1. mentre sostiamo ancora a contemplare con stupore, accanto a Maria<br />

“prima discepola di suo Figlio e immagine della Chiesa”, il mistero<br />

dell’Emmanuele, Dio-con-noi, nel quale l’infinita lontananza<br />

di Dio si è fatta infinita vicinanza per noi, desidero ricordarvi<br />

sia il 50° anniversario della nascita del Consiglio Ecumenico delle<br />

Chiese, che si è celebrato nello scorso mese di dicembre (1948-<br />

1998) con la sua VII Assemblea mondiale svoltasi ad Harare<br />

(Zimbabwe) sul tema “Convertirsi a Dio, gioire nella speranza”;<br />

sia l’approssimarsi della Settimana di Preghiera per l’unità dei<br />

Cristiani (18-25 gennaio), preceduta da una Giornata per lo<br />

sviluppo e l’approfondimento del dialogo tra cattolici ed ebrei,<br />

detta anche Giornata del dialogo ebraico-cristiano (7 gennaio).<br />

Il tema della Settimana di Preghiera di quest’anno, terza tappa della<br />

preparazione immediata al Giubileo del Duemila, è ispirato al<br />

libro dell’Apocalisse 21, 1-7: “Essi saranno suo popolo ed egli<br />

sarà «Dio con loro»”; mentre il tema della Giornata del dialogo<br />

ebraico-cristiano è ispirato al libro del Levitico 25, 10 ss.: “L’anno<br />

giubilare nella Sacra Scrittura”.<br />

2. È compito del Segretariato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo<br />

sollecitare ogni comunità parrocchiale, ogni comunità religiosa<br />

e ogni associazione di laici credenti a valorizzare in modo sempre<br />

più capillare questa occasione della settimana di preghiera,<br />

quale premessa ad un impegno personale e comunitario più co-<br />

151


stante, per crescere nella sensibilità ecumenica, che Giovanni<br />

Paolo II non si stanca di indicare a tutti i fedeli quale dimensione<br />

essenziale della vita della Chiesa.<br />

3. Per aiutarvi a vivere più in profondità i contenuti biblici e spirituali<br />

della giornata del dialogo ebraico-cristiano e della Settimana<br />

di Preghiera per l’unità dei Cristiani, il Segretariato si è impegnato<br />

anche quest’anno a preparare dei Sussidi e a programmare a livello<br />

diocesano alcuni Incontri ecumenici di dialogo, di preghiera<br />

e di riflessione biblica, che richiedono la partecipazione<br />

dei pastori e dei fedeli. Tali iniziative non restino le uniche, ma<br />

siano arricchite da altri momenti particolari, di tipo liturgico e catechetico,<br />

per ravvivare l’interesse e l’attenzione all’ecumenismo.<br />

4. Pertanto, nella busta dei sussidi troverete:<br />

a) il manifesto della Settimana di Preghiera, alcune pagelline e<br />

il libretto-guida per le celebrazioni comunitarie della parola di<br />

Dio e dell’eucaristia, con il testo biblico, i temi e le letture per<br />

ogni giorno e una breve raccolta di preghiere ecumeniche e di<br />

canti;<br />

b) il programma diocesano degli incontri ecumenici di dialogo,<br />

di preghiera e di riflessione biblica; delle locandine da affiggere<br />

alle porte delle chiese <strong>insieme</strong> al manifesto della Settimana.<br />

5. Domenica 10 gennaio 1999, si informino i fedeli sull’incontro<br />

che si terrà sabato 16 gennaio nell’auditorium della Parrocchia<br />

S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong> sul significato della<br />

Giornata del dialogo ebraico-cristiano e sul tema proposto per tale<br />

occasione; e si invitino a partecipare.<br />

Domenica 17 gennaio 1999, si informino i fedeli sulla Settimana<br />

di Preghiera per l’unità dei Cristiani e sulle iniziative ecumeniche<br />

diocesane, invitandoli a partecipare.<br />

Domenica 24 gennaio 1999, si prevedano invocazioni specifiche<br />

per l’unità dei cristiani durante la Preghiera dei Fedeli; nella Preghiera<br />

Eucaristica si consiglia di scegliere il formulario V/D “La<br />

Chiesa in cammino verso l’unità”.<br />

152


6. Anche quest’anno, infine, vi chiedo con semplicità e con umiltà di<br />

collaborare fraternamente alle spese, occorse per preparare<br />

questo servizio pastorale, voluto dal Vescovo per la crescita ecumenica<br />

della nostra Chiesa particolare, e per le iniziative programmate.<br />

La somma richiesta ad ogni comunità non copre tutte<br />

le spese sopportate o che si renderanno necessarie. Perciò, facciamo<br />

affidamento sulla vostra sensibilità e sulla provvidenza del Signore,<br />

che si manifesta attraverso la generosità dei fedeli.<br />

Mentre affidiamo all’intercessione della Vergine Maria, “Theotokos”,<br />

Madre dell’Emmanuele, il cammino dei cristiani e delle Chiese<br />

verso l’unità, per la quale Cristo Gesù ha pregato e offerto se stesso sul<br />

legno della Croce, vi saluto con fraterna amicizia, anche a nome degli altri<br />

membri del Segretariato diocesano.<br />

<strong>Altamura</strong>, 6 gennaio 1999<br />

L’Incaricato diocesano per l’ecumenismo<br />

Sac. Vito Incampo<br />

Ai Rev.mi Parroci<br />

e p.c. A S.E. Mons. Mario Paciello<br />

Cari Confratelli,<br />

in seguito alla proposta del nostro Vescovo di celebrare per sabato 22<br />

maggio p.v., Vigilia di Pentecoste, “una Veglia cittadina, nei sei paesi della<br />

<strong>Diocesi</strong>, con la partecipazione specialmente dei giovani e degli operatori<br />

pastorali di tutte le parrocchie del paese”, Vi comunico che i luoghi<br />

dove si svolgerà la Solenne Veglia di Pentecoste sono i seguenti:<br />

- <strong>Altamura</strong>: Parrocchia Sacro Cuore ore 20.30<br />

- <strong>Gravina</strong>: Parrocchia Mater Ecclesiae ore 21.00<br />

- <strong>Acquaviva</strong>: Parrocchia Sacro Cuore ore 21.00<br />

153


- Santeramo: Parrocchia SS. Crocifisso ore 20.30<br />

- Spinazzola: Parrocchia Maria SS. Annunziata ore 20.00<br />

- Poggiorsini: Parrocchia Maria SS. Addolorata ore 21.00<br />

Lo stesso Vescovo indicava, come scopo specifico della Veglia di<br />

quest’anno, “la riflessione e la preghiera per la pace e per l’unità dei Cristiani”,<br />

invitando i Rev.mi Coordinatori ad “organizzare la Veglia, possibilmente<br />

con la partecipazione di fratelli Evangelici”.<br />

Tale proposta è stata accolta con entusiasmo dai nostri fratelli Evangelici,<br />

Battisti e Avventisti, presenti sul territorio della nostra <strong>Diocesi</strong>, e<br />

dalle loro Chiese.<br />

Perciò, questo Segretariato ha curato, in collaborazione con i loro Pastori,<br />

un Sussidio per la Veglia di Pentecoste, dal titolo Diamo voce alla<br />

Pace, che viene inviato a tutte le parrocchie per essere usato come preghiera<br />

ecumenica per la pace durante la suddetta Veglia.<br />

Si chiede, pertanto, ad ogni parrocchia di moltiplicare questo Sussidio<br />

per i propri parrocchiani che parteciperanno alla Veglia cittadina (almeno<br />

30 copie per parrocchia).<br />

RingraziandoVi per la fraterna collaborazione che vorrete prestare,<br />

nella fiducia che lo Spirito del Signore metta nei nostri cuori e nel cuore<br />

dei Responsabili delle Nazioni pensieri di pace affinché cessi quanto<br />

prima ogni forma di conflitto in atto nei Balcani e in altre parti del mondo,<br />

porgo fraterni saluti in Cristo Gesù.<br />

<strong>Altamura</strong>, 15 maggio 1999<br />

L’incaricato diocesano<br />

per l’Ecumenismo e il Dialogo<br />

Sac. Vito Incampo<br />

154


UFFICIO PELLEGRINAGGI<br />

Ai Gent.mi Pellegrini<br />

Pellegrinaggio in Terra Santa<br />

Carissimi,<br />

il numero dei partecipanti al Pellegrinaggio diocesano in Terra Santa,<br />

che si svolgerà dal 14 al 21 luglio p.v., si è chiuso definitivamente il 4<br />

giugno scorso: in tutto 96 persone, compreso il Vescovo.<br />

Si partirà alle ore 24.00 del 13 luglio, con 2 pullman:<br />

- da <strong>Altamura</strong>, Piazza Zanardelli;<br />

- da <strong>Gravina</strong>, Piazza Scacchi.<br />

Nella prima mattinata del 14 si raggiungerà l’aeroporto “Leonardo<br />

da Vinci” di Fiumicino, partenze internazionali, Terminal C, banco<br />

accettazione del volo LY 386 per Tel Aviv. Il ritrovo, per le operazioni<br />

di imbarco, è fissato alle ore 10.00 (precise!): sarà presente un incaricato<br />

dell’Opera Romana Pellegrinaggi per il disbrigo delle formalità.<br />

Il primo pullman sarà guidato dal Vescovo; il secondo dal Vicario Generale.<br />

Durante tutto il Pellegrinaggio, i responsabili per la logistica e gli<br />

aspetti pratici saranno Don Tommaso Lerario (per il primo pullman) e<br />

Don Giovanni Bruno (per il secondo pullman).<br />

Sarà possibile effettuare acquisti e pagamenti in Lire italiane, oppure<br />

in Dollari USA.<br />

Si consigliano scarpe comode, un copricapo di colore chiaro, abbigliamento<br />

pratico (senza dimenticare che si partecipa ad un Pellegrinaggio!)<br />

e qualche indumento più pesante per la sera. Fare attenzione, negli<br />

alberghi e specialmente per le strade, a furti o scippi, soprattutto nei momenti<br />

affollati. Per quanto attiene il vitto, le bevande sono a carico personale.<br />

Il rientro è fissato per il 21 luglio, con partenza alle ore 13.00 dall’aeroporto<br />

di Tel Aviv (volo LY 385) ed arrivo a Roma all’aeroporto “L.<br />

155


Da Vinci” alle ore 15.35. L’arrivo ad <strong>Altamura</strong> e <strong>Gravina</strong>, in pullman, è<br />

previsto in serata.<br />

Ricordo ancora che è necessario il Passaporto individuale valido: non<br />

sono accettati altri documenti. L’aumento di £. 10.000 sulla quota di partecipazione<br />

(£. 1.650.000) è stata necessaria per coprire le spese di assicurazione<br />

personale.<br />

Augurando a tutti un buon Pellegrinaggio, Vi saluto cordialmente.<br />

<strong>Altamura</strong>, 9 giugno 1999<br />

156<br />

Il Responsabile Diocesano<br />

Sac. Luigi Dimarno


Diario<br />

del Vescovo<br />

dal 1° gennaio<br />

al 30 giugno 1999


GENNAIO 1999<br />

1 Celebrazione S. Messa “Giornata Mondiale della Pace” – Concattedrale<br />

– <strong>Gravina</strong><br />

2 Incontro con i preti giovani e i seminaristi (SEM-PRE)<br />

Celebrazione S. Messa – Suore del Sacro Costato – S. Emidio – <strong>Gravina</strong><br />

3 Celebrazione S. Messa per le coppie – S. Giovanni Evangelista –<br />

<strong>Gravina</strong><br />

4 Visita cantiere S. S. Pietro e Paolo – <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

5 Predicazione Ritiro Presbiteri di Acerenza<br />

Visita studio prof. Cirilli – <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con i responsabili dell’Ufficio Catechistico – Episcopio<br />

6 Celebrazione della Parola per Esequie di giovani morti in incidente –<br />

Concattedrale – <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

7 Visita ad un sacerdote ricoverato nell’Ospedale di Casamassima<br />

8 Incontro con i Presbiteri di <strong>Altamura</strong> – Curia Diocesana<br />

Incontro col Consiglio Pastorale e vari responsabili – SS. Rosario –<br />

<strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione S. Messa per un Centenario – S. Michele – <strong>Altamura</strong><br />

Udienze in Curia<br />

9 Udienze in Curia ed in Episcopio<br />

Celebrazione S. Messa Esequie Salvatore Gramegna – Mater Ecclesiae<br />

– <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con il Sindaco di <strong>Gravina</strong><br />

10 Giornata del Giovane Adulto di AC – Centro Giovanile Benedetto<br />

XIII – <strong>Gravina</strong><br />

11 Udienze<br />

12 Giornata di studio e preghiera<br />

Incontro con i ragazzi del Seminario Diocesano<br />

Udienze<br />

13 Udienze<br />

14 Celebrazione S. Messa – S. Nicola – <strong>Gravina</strong><br />

15 Ritiro del Clero – Benedetto XIII<br />

159


Incontro con i responsabili del Cammino Neocatecumenale della<br />

Parrocchia di S. Michele di <strong>Altamura</strong><br />

16 Curia<br />

Udienza<br />

17 Celebrazione S. Messa festa ringraziamento Coldiretti – Concattedrale<br />

– <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con il Delegato Vescovile – Ospedale “Miulli”<br />

Incontro Associazione “Gioia e Amore”<br />

18 Consiglio Episcopale – Curia Diocesana<br />

Incontro col Capitolo di <strong>Altamura</strong><br />

Incontro di preghiera ecumenica – S. Domenico – <strong>Acquaviva</strong><br />

19 Curia<br />

Udienze<br />

Celebrazione S. Messa – Parrocchia S. Francesco di Paola – Bari<br />

20 Celebrazione S. Messa Vigili Urbani – Madonna della Grazia – <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione S. Messa Festa Patronale S. Sebastiano – Spinazzola<br />

Udienze<br />

Incontro con l’Ispettore dei Salesiani<br />

21 Giornata di studio e preghiera<br />

22 Udienze<br />

Incontro con i Presbiteri di <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con il Comitato per le celebrazioni di Benedetto XIII<br />

23 Consiglio Affari Economici “Miulli”<br />

Celebrazione Cresime – S. Erasmo – Santeramo<br />

24 Incontro diocesano Coppie Giovani: “Dalla sorgente di ogni relazione<br />

l’armonia della coppia” – Benedetto XIII<br />

Udienza<br />

25 Visita al cantiere della Concattedrale di <strong>Acquaviva</strong><br />

Incontro di preghiera per l’unità dei cristiani – S. Michele – <strong>Altamura</strong><br />

26 Incontro con i Superiori del Seminario Diocesano<br />

Conferenza di Don Cesare Bissoli per la Scuola di Formazione Teologico<br />

- Pastorale – Benedetto XIII<br />

Visita al cantiere S. S. Pietro e Paolo – <strong>Gravina</strong><br />

Udienza<br />

27 Udienze<br />

Celebrazione S. Messa in preparazione alla Festa di S. Ciro – S. Benedetto<br />

– <strong>Acquaviva</strong><br />

160


28 Udienze<br />

Conferenza di Don Antonio Staglianò per i Centri culturali cattolici –<br />

Benedetto XIII<br />

29 Incontro di aggiornamento dei Presbiteri: “Il progetto pastorale diocesano<br />

nel progetto culturale della Chiesa in Italia” – Benedetto XIII<br />

(Don Antonio Staglianò)<br />

Visita a Ponte Landolfo e Puglianello per banchi Concattedrale di<br />

<strong>Gravina</strong><br />

FEBBRAIO 1999<br />

1 Celebrazione S. Messa Monastero Domenicane - elezione Priora –<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Pranzo presso le Domenicane<br />

2 Una grande nevicata non ha permesso di celebrare la Giornata della<br />

Vita Consacrata<br />

3 Giornata di studio e preghiera<br />

Celebrazione S. Messa a Durazzano per la festa di S. Biagio<br />

4 Udienze<br />

Visita a un sacerdote infermo<br />

5 Incontro con i Gruppi parrocchiali – SS. Annunziata – Spinazzola<br />

6 Incontro con gli alunni della Scuola Media “T. Fiore” – <strong>Altamura</strong><br />

Incontro con gli Obiettori di coscienza – Curia Diocesana<br />

Celebrazione Cresime – S. Erasmo – Santeramo<br />

7 S. Messa Giornata Nazionale per la Vita – Buon Pastore – <strong>Gravina</strong><br />

8 Conferenza Episcopale Pugliese – Oasi “S. Maria” – Cassano<br />

Incontro con i Presbiteri di <strong>Gravina</strong> – Seminario Diocesano<br />

9 Conferenza Episcopale Pugliese – Oasi “S. Maria” – Cassano<br />

Incontro con i Neocatecumenali – S. Michele – <strong>Altamura</strong><br />

10 Conferenza Episcopale Pugliese – Oasi “S. Maria” – Cassano<br />

Incontro con Don Vito Cassese e l’equipe dell’Ufficio catechistico –<br />

Episcopio<br />

Incontro con la Pia Unione – Buon Pastore – <strong>Gravina</strong><br />

11 Visita all’Ospedale “Miulli” e Celebrazione S. Messa per la Giornata<br />

del Malato<br />

Celebrazione S. Messa – S. Felice – <strong>Gravina</strong><br />

161


Visita a S. Emidio<br />

12 Aggiornamento Presbiteri: “Gli adolescenti e la sessualità” – Benedetto<br />

XIII<br />

Incontro con il Consiglio della Coldiretti – <strong>Gravina</strong><br />

13 Udienze<br />

15 Incontro con i Presbiteri di <strong>Acquaviva</strong> – Episcopio di <strong>Acquaviva</strong><br />

Udienze<br />

16 Ritiro Presbiteri di Acerenza<br />

Esequie cognata di Mons. Donato Squicciarini<br />

17 Celebrazione S. Messa e Benedizione delle Ceneri – Concattedrale –<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Firma atto notarile per S. Sabino presso lo Studio del Notaio Speranza<br />

– <strong>Altamura</strong><br />

18 Udienze<br />

Incontro con i Presbiteri di <strong>Altamura</strong><br />

Catechesi: “La paternità di Dio creatore” – SS. Trinità – <strong>Altamura</strong><br />

19 Ritiro del Clero – Benedetto XIII<br />

Incontro con il gruppo “Bambini per Saraievo” – S. Giovanni Bosco<br />

– <strong>Altamura</strong><br />

20 Udienze<br />

Intervento al Convegno del Rinnovamento – Fiera di Bari<br />

Incontro con le Suore Ospedaliere della Misericordia<br />

21 Presentazione ai giovani del Progetto Pastorale – Oasi “S. Maria” –<br />

Cassano<br />

Celebrazione Cresime – S. Nicola – <strong>Altamura</strong><br />

22 Udienze<br />

Visita al Santuario del Buoncammino<br />

Celebrazione S. Messa con le Virgines Consecratae – Cappella dell’Episcopio<br />

23 Giornata di studio e di preghiera<br />

Incontro con il Sovrintendente BB. CC., Arch. Iacobitti – Episcopio<br />

25 Udienze<br />

Visita all’Archivio Capitolare di <strong>Altamura</strong><br />

26 Riunione di Curia<br />

Udienze<br />

Incontro con gli Scouts “<strong>Gravina</strong> 3”<br />

27 Udienze<br />

Incontro con il Sindaco di <strong>Gravina</strong><br />

162


Incontro con giornalisti per intervista<br />

28 Ritiro sul Padre Nostro al gruppo delle Samaritane e dei Volontari –<br />

Santuario Buoncammino<br />

Celebrazione S. Messa – Santuario Buoncammino<br />

Incontro Equipe settore Giovani di AC<br />

Manifestazione e Veglia di preghiera per la morte di Maria Pia Labianca<br />

MARZO 1999<br />

1 Celebrazione S. Messa Esequie di P. Bernardino Nonni, OFM Conv.<br />

– SS. Annunziata – Spinazzola<br />

2 Celebrazione S. Messa Festa Madonna di Costantinopoli – S. Agostino<br />

– <strong>Acquaviva</strong><br />

Celebrazione S. Messa Esequie Maria Pia Labianca – Concattedrale<br />

– <strong>Gravina</strong><br />

4 Conferenza Prof.ssa Chiara Vasciaveo alla Scuola di Formazione<br />

Teoligico-Pastorale – Benedetto XIII<br />

7 Lectio Divina sull’episodio della Samaritana per il Ritiro delle famiglie<br />

– Benedetto XIII<br />

Assemblea Diocesana di AC – Benedetto XIII<br />

Benedizione di uno studio di geometri<br />

8 Udienze<br />

Visita per lavori Parrocchia S. Cuore – <strong>Altamura</strong><br />

Incontro con i Presbiteri di Santeramo – Casa PP. Monfortani<br />

9 Ritiro Presbiteri di Acerenza<br />

Incontro con gli Insegnanti di Religione – Episcopio<br />

Udienza sacerdoti<br />

Incontro con i Seminaristi delle Scuole Superiori e Celebrazione S.<br />

Messa – Seminario Diocesano<br />

10 Udienze<br />

Incontro con le Vincenziane – Istitituto “Cirielli” – <strong>Acquaviva</strong><br />

Incontro con l’ANED – Ospedale “Miulli”<br />

11 Incontro con il Presidente e l’Assessore alla Sanità della Regione<br />

Puglia – Bari<br />

163


11 Incontro con il Presidente dell’Istituto Diocesano Sostentamento<br />

Clero<br />

Incontro con l’Economo Diocesano<br />

Incontro con il Direttore Caritas Diocesana<br />

Incontro con i Capi Scouts di “<strong>Gravina</strong> 1-2-3”<br />

12 Ritiro del Clero e Celebrazione S. Messa per Mons. Pisani<br />

13 Incontro con la Presidente del MIEAC<br />

Saluto ai partecipanti del week-end sull’affettività – Benedetto XIII<br />

Celebrazione Cresime – S. Sepolcro – <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

14 Saluto ai giovani del Raduno annuale del Rinnovamento – Palasport<br />

– Santeramo<br />

Celebrazione Cresime – S. Sepolcro – <strong>Altamura</strong><br />

Pranzo con le famiglie della Parrocchia Spirito Santo – Parco Domingo<br />

– <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con Scouts “<strong>Gravina</strong> 1” – Palazzo Gramegna<br />

15 Celebrazione S. Messa per Mons. Pisani – Concattedrale – <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con il CPP e i Cresimandi – S. Maria della Consolazione –<br />

<strong>Altamura</strong><br />

16 Giornata di studio e preghiera<br />

Visita agli infermi<br />

17 Lezione alla Scuola di Formazione Teologico-Pastorale – Benedetto<br />

XIII<br />

Celebrazione S. Messa – Basilica di S. Martino – Martina Franca<br />

18 Udienze<br />

Incontro con la Comunità di S. Pietro Apostolo – Spinazzola<br />

Incontro con l’Incaricata Regionale Sperimentazione Sostegno Economico<br />

alla Chiesa<br />

19 Celebrazione S. Messa – Cattedrale – <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione S. Messa – Seminario Diocesano<br />

Pranzo in Seminario<br />

20 Intervista Radio Regio – <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

Via Crucis Diocesana dei Giovani – <strong>Acquaviva</strong> delle Fonti<br />

21 Celebrazione Cresime – S. Maria della Consolazione – <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione S. Messa per commemorare Mons. Pisani – Fiera del<br />

Levante – Bari<br />

22 Impegni a Foggia<br />

164


23 Giornata di studio e di preghiera<br />

Incontro con coppie di fidanzati – SS. Rosario – <strong>Altamura</strong><br />

24 Udienze<br />

Lezione alla Scuola di Formazione Teologico-Pastorale – Benedetto<br />

XIII<br />

Celebrazione S. Messa per Maria Pia Labianca – Concattedrale –<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Incontro con le Virgines Consecratae<br />

25 Udienze<br />

Incontro con il Sindaco e i Consiglieri comunali di <strong>Acquaviva</strong> – Municipio<br />

di <strong>Acquaviva</strong><br />

Celebrazione S. Messa per IV Anniversario consacrazione Parrocchia<br />

S. Cuore – <strong>Acquaviva</strong><br />

26 Consiglio Presbiterale – Benedetto XIII<br />

Memoria Quaresimale Maria SS. Addolorata – S. Sepolcro – <strong>Altamura</strong><br />

27 Udienze<br />

Celebrazione Cresime – S. S. Pietro e Paolo – <strong>Gravina</strong><br />

28 Benedizione delle Palme e Celebrazione S. Messa – Concattedrale –<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione S. Messa - Battesimo e Cresima di ragazza Albanese –<br />

Murgetta – <strong>Gravina</strong><br />

29 Celebrazione S. Messa per Precetto Pasquale – Ospedale “Miulli”<br />

Partecipazione incontro culturale dei Lions – Benedetto XIII<br />

30 Giornata di studio e di preghiera<br />

Visita agli infermi<br />

31 Celebrazione S. Messa Crismale – Cattedrale – <strong>Altamura</strong><br />

APRILE 1999<br />

1 Visita sacerdoti infermi<br />

Visita Monasteri<br />

Celebrazione S. Messa In Coena Domini – Cattedrale – <strong>Altamura</strong><br />

2 Ufficio delle Letture e Lodi – Concattedrale – <strong>Gravina</strong><br />

Liturgia della Croce – <strong>Acquaviva</strong><br />

Processione del Legno Santo – <strong>Gravina</strong><br />

165


3 Ufficio delle Letture e Lodi – Concattedrale – <strong>Gravina</strong><br />

Udienze per scambio degli auguri<br />

Veglia Pasquale – Cattedrale – <strong>Altamura</strong><br />

4 Celebrazione S. Messa di Pasqua – Concattedrale – <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione S. Messa e Rito di Ammissione fra i candidati agli Ordini<br />

Sacri del seminarista Rocco Scalera – S. Agostino – <strong>Acquaviva</strong><br />

Udienze e auguri pasquali<br />

5 Udienze<br />

6 Celebrazione S. Messa – Santuario Madonna del Bosco – Spinazzola<br />

Incontro SEM-PRE presso Madonna del Bosco<br />

Celebrazione S. Messa per XXV Consacrazione nuova chiesa – S.<br />

Sepolcro – <strong>Altamura</strong><br />

9 Udienze<br />

Incontro con l’Economo Diocesano<br />

10 Udienze<br />

Celebrazione S. Messa e Rito di Ammissione fra i candidati agli Ordini<br />

Sacri del seminarista Michele Lombardi – Madonna della Grazia<br />

– <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con gli Scouts di “<strong>Gravina</strong> 3”<br />

11 Celebrazione Cresime – S. Sepolcro – <strong>Altamura</strong><br />

Incontro con i Ministri Istituiti e Ordinati – Oasi “S. Giovanni” – <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Cresime –Madonna del Bosco – Spinazzola<br />

12 Udienze<br />

Intervista – Radio Amicizia<br />

Incontro con il CPP e i Cresimandi adulti e adolescenti – S. Cuore –<br />

<strong>Altamura</strong><br />

13 Udienze<br />

Incontro per il Museo diocesano di <strong>Altamura</strong><br />

Conferenza del Prof. Guzmán Carriquiry per la Scuola di Formazione<br />

Teologico-Pastorale: “Cristo centro della famiglia” – Benedetto<br />

XIII<br />

14 Udienze<br />

15 Visita ad Limina e pranzo col S. Padre in Vaticano<br />

16 Udienze<br />

Partecipazione alla Conferenza di P. Manna per il III Centenario della<br />

morte di Papa Innocenzo XII – Spinazzola<br />

166


17 Udienze<br />

Celebrazione Cresime – S. Francesco – <strong>Gravina</strong><br />

Partecipazione alla manifestazione PASTAGRI – Benedetto XIII<br />

18 Celebrazione Cresime – SS. Crocifisso – Santeramo<br />

Celebrazione Cresime – SS. Crocifisso – <strong>Gravina</strong><br />

19 Udienze<br />

Incontro con gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza per Seminario<br />

sul debito estero e la Carta di Sant’Agata dei Goti – Università<br />

di Bari<br />

20 Giornata di studio e di preghiera<br />

Incontro dell’Ufficio diocesano dei Beni Culturali<br />

Consiglio Affari Economici del Buoncammino presso Parrocchia S.<br />

Anna – <strong>Altamura</strong><br />

21 Incontro con l’Associazione Madonna del Bosco – Spinazzola<br />

Udienze<br />

Celebrazione Cresime – S. Francesco – <strong>Gravina</strong><br />

22 Incontro con gli alunni dell’Istituto Tecnico per Geometri – <strong>Altamura</strong><br />

Benedizione della 705ª Fiera “S. Giorgio” – <strong>Gravina</strong><br />

Incontro col parroco e i tecnici dell’erigenda chiesa dello Spirito<br />

Santo di <strong>Gravina</strong><br />

23 Consiglio Episcopale – Curia Diocesana<br />

Incontro con Direttori Didattici – Curia Diocesana<br />

Preparazione Convegno sulla Famiglia<br />

Incontro con le Virgines Consecratae<br />

24 Udienze<br />

25 Partecipazione al III Incontro diocesano dei Giovani – Santeramo<br />

Celebrazione Cresime – Buon Pastore – <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione S. Messa per la Giornata della Gioventù – Santeramo<br />

Incontro con i Presbiteri di <strong>Gravina</strong><br />

26 Accoglienza di un gruppo di Sant’Agata dei Goti in visita a <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione nella Concattedrale di <strong>Gravina</strong><br />

27-29 Predicazione Esercizi Spirituali ai Seminaristi di Scuola Media<br />

– S. Giovanni Rotondo<br />

30 Collegio dei Consultori – Curia Diocesana<br />

Celebrazione Cresime Parrocchia Spirito Santo – Cappella del Seminario<br />

Diocesano<br />

167


MAGGIO 1999<br />

1 Celebrazione Cresime – S. Sabino – Fornello<br />

Celebrazione Cresime – S. Giovanni Evangelista – <strong>Gravina</strong><br />

Benedizione statua Don Saverio Valerio – Piazza S. Domenico –<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Visita ai partecipanti agli Esercizi Spirituali di Azione Cattolica<br />

–Oasi “S. Maria” – Cassano<br />

2 Celebrazione Cresime – S. Anna – <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione S. Messa nel bosco per 500 Scouts di <strong>Gravina</strong> nel 75°<br />

di fondazione<br />

3 Udienze<br />

Incontro con le Missionarie Secolari Comboniane – Chiesa S. Croce<br />

– <strong>Altamura</strong><br />

Presentazione: “Operai dell’ultima Ora” – S. Michele – <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

4 Predicazione Ritiro Presbiteri Acerenza<br />

5 Celebrazione S. Messa e Cresime per la Solennità di Sant’Irene –<br />

Cattedrale – <strong>Altamura</strong><br />

Processione di Sant’Irene – <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

6 Udienze<br />

Incontro con l’Economo Diocesano<br />

Celebrazione S. Messa e incontro con tutti i Gruppi di preghiera per<br />

la beatificazione di Padre Pio – Cattedrale – <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

7 Incontro con una scolaresca – Episcopio<br />

Udienze<br />

Incontro con gli Amministratori di Spinazzola per la consegna della<br />

Chiesa del Purgatorio<br />

Incontro con il Gruppo famiglie di S. Agostino – <strong>Altamura</strong>: “La castità<br />

matrimoniale”<br />

8 Celebrazione S. Messa – S. Michele delle Grotte – <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Cresime – SS. Rosario – <strong>Altamura</strong><br />

9 Celebrazione Cresime – S. Nicola – <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Cresime – Madonna della Grazia – <strong>Gravina</strong><br />

10 Udienze<br />

168


10 Incontro con i Cresimandi – S. Agostino – <strong>Altamura</strong><br />

11 Incontro della Caritas Regionale – Seminario Regionale – Molfetta<br />

Partecipazione al Convegno su Psiche e Cancro – Poggiorsini<br />

12 Conferenza sulla Giornata Nazionale dell’Infermiere – Ospedale<br />

“Miulli”<br />

Udienze<br />

13 Celebrazione S. Messa in preparazione alla Festa di S. Pasquale –<br />

Ospedale – <strong>Altamura</strong><br />

Incontro con la Scuola Elementare e Materna “G. Mazzini” – Spinazzola<br />

Incontro con una scolaresca di Matera – Concattedrale – <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con l’OR di <strong>Altamura</strong> – Suore Ancelle del S. Cuore – <strong>Altamura</strong><br />

14 Giornata Mariana Sacerdotale – Santuario Buoncammino – <strong>Altamura</strong><br />

Incontro con la Madre Generale delle Suore Oblate del Sacro Cuore<br />

Catechesi: “L’acqua che disseta” – Mater Ecclesiae – <strong>Gravina</strong><br />

15 Celebrazione Cresime – S. Michele – <strong>Altamura</strong><br />

Udienza<br />

Consiglio Diocesano Affari Economici – Curia Diocesana<br />

16 Celebrazione Cresime – S. Francesco – <strong>Acquaviva</strong><br />

Celebrazione Cresime – Maria SS. Addolorata – Poggiorsini<br />

17-21 Assemblea Generale CEI – Roma<br />

22 Celebrazione S. Messa – S. Agostino – <strong>Altamura</strong><br />

Incontro con alcune famiglie<br />

Celebrazione Cresime – S. Erasmo – Santeramo<br />

23 Celebrazione Cresime – S. Nicola – <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Cresime – S. Agostino – <strong>Acquaviva</strong><br />

Saluto Archeo-Club di Foggia – Concattedrale – <strong>Gravina</strong><br />

Visita Festa di Primavera MASCI Regionale – Fiera di <strong>Gravina</strong><br />

Udienza<br />

24 Udienze<br />

Incontro con i genitori degli alunni della Scuola Media “T. Fiore” di<br />

<strong>Altamura</strong>: “Famiglia agenzia primaria di formazione”.<br />

Incontro con i Cresimandi e famiglie – S. Maria della Consolazione<br />

– <strong>Altamura</strong><br />

169


25 Udienze<br />

Visita cantiere Convento – Santeramo<br />

Partecipazione Conferenza di Don Luigi Negri per la Scuola di Formazione<br />

Teologico Pastorale – Benedetto XIII<br />

26 Celebrazione S. Messa per XXV di Ordinazione Sacerdotale di Don<br />

Giuseppe Nuzzi – Cappella del Seminario Diocesano<br />

Udienze<br />

27 Udienze<br />

Incontro col Delegato regionale Caritas<br />

Scoprimento lapide Salvatore Gramegna – <strong>Gravina</strong><br />

28 Consiglio Episcopale – Curia Diocesana<br />

Celebrazione Cresime – S. Maria della Consolazione – <strong>Altamura</strong><br />

Incontro con i familiari del clero – Benedetto XIII<br />

Partecipazione alla Conferenza del Proc. De Bari – Bari<br />

29 Ordinazione Presbiterale di Don Alessandro Amapani – S. Francesco<br />

– <strong>Acquaviva</strong><br />

Udienze<br />

Partecipazione manifestazione sportiva dei bambini – <strong>Gravina</strong><br />

30 Celebrazione S. Messa – SS. Crocifisso – <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Cresime – SS. Trinità – <strong>Altamura</strong><br />

31 Pellegrinaggio e S. Messa per la chiusura del mese mariano – Santuario<br />

Buoncammino<br />

Incontro con il nuovo Consiglio Associazione “Buoncammino” –<br />

Santuario Buoncammino<br />

Incontro con i Cresimandi – S. Teresa – <strong>Altamura</strong><br />

GIUGNO 1999<br />

1 Celebrazione S. Messa nell’anniversario della beatificazione di Annibale<br />

Maria Di Francia – Chiesa Immacolata (S. Antonio) – <strong>Altamura</strong><br />

Incontro di preghiera per le Vocazioni – Chiesa Immacolata – (S. Antonio)<br />

– <strong>Altamura</strong><br />

2 Celebrazione S. Messa Festa Patronale – S. Erasmo – Santeramo<br />

Processione di S. Erasmo<br />

Accoglienza di alcune coppie da Foggia<br />

170


3 Udienze<br />

Lavoro di Curia<br />

Celebrazione S. Messa e Processione Corpus Domini – <strong>Acquaviva</strong><br />

4 Udienze<br />

Visita cantiere Concattedrale di <strong>Acquaviva</strong><br />

Celebrazione S. Messa e vestizione nuovi Confratelli e Consorelle<br />

Confraternita “S. Francesco di Paola – <strong>Altamura</strong><br />

5 Celebrazione Cresime – S. Cuore – <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

Colloquio con Don Alessandro Amapani per la facoltà di confessare<br />

6 Celebrazione Cresime e chiusura anno catechistico – S. Teresa – <strong>Altamura</strong><br />

Messa e Processione Corpus Domini – <strong>Gravina</strong><br />

7 Celebrazione S. Messa per III Centenario di fondazione – Monastero<br />

Carmelitane – <strong>Gravina</strong><br />

Mattinata in Seminario<br />

Incontro Delegazione regionale Caritas – S. Fara – Bari<br />

8 Conferenza Episcopale Pugliese – Seminario Regionale – Molfetta<br />

9 Incontro per preparare la Missione diocesana del 2000 – Curia Diocesana<br />

Celebrazione S. Messa per la conclusione dell’anno scolastico – Seminario<br />

Diocesano<br />

Pranzo in Seminario<br />

Incontro con i Cresimandi – S. Giovanni Bosco – <strong>Altamura</strong><br />

10 Giornata di Santificazione sacerdotale ad Acerenza<br />

Udienze<br />

11 Celebrazione S. Messa – S. Cuore – <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione S. Messa – S. Cuore –<strong>Acquaviva</strong><br />

Partecipazione alla Conferenza di P. Manna sul Giubileo 1725 – Benedetto<br />

XIII<br />

Adorazione Eucaristica – Chiesa Madre – Santeramo<br />

12 Celebrazione S. Messa in suffragio del dott. Fazio – Ospedale<br />

“Miulli”<br />

Consiglio Affari Economici – Ospedale “Miulli”<br />

Celebrazione Cresime – S. Giovanni Bosco – <strong>Altamura</strong><br />

13 Celebrazione S. Messa – Suore del Divino Zelo – <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Cresime – S. Giovanni Bosco – <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Cresime – S. Agostino – <strong>Altamura</strong><br />

171


14 Riunione di Curia – <strong>Altamura</strong><br />

Assemblea Caritas – Fornello<br />

15 Impegni a Foggia<br />

16 Incontro con gli Obiettori di coscienza – Oasi “S. Giovanni” – <strong>Altamura</strong><br />

Manifestazione per il decennale dell’Università Popolare della Terza<br />

età – <strong>Altamura</strong><br />

17 Udienze<br />

18 Giornata di Santificazione dei Sacerdoti – Santuario di Picciano<br />

Celebrazione S. Messa – Santuario di Picciano<br />

Riunione di Curia per il Convegno sulla Famiglia<br />

Celebrazione S. Messa per il SERRA Club – Suore del Divino Zelo<br />

– <strong>Altamura</strong><br />

Liturgia della Parola –S. Sabino – Fornello<br />

19 Celebrazione Cresime – S. Agostino – <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Matrimonio – Foggia<br />

20 Celebrazione Cresime – S. Maria Maggiore – <strong>Acquaviva</strong><br />

Celebrazione Cresime – S. Cuore – <strong>Acquaviva</strong><br />

21-25 Esercizi Spirituali Diocesani del Clero – Oasi “Maria Immacolata”<br />

– Montecalvo Irpino (AV)<br />

26 Incontro per preparare la settimana estiva del SEM-PRE – Curia<br />

Diocesana<br />

Celebrazione Cresime – S.S. Pietro e Paolo – <strong>Gravina</strong><br />

27 Celebrazione S. Messa - Battesimo - Cresima - Matrimonio – S.<br />

Agostino – <strong>Altamura</strong><br />

Concelebrazione S. Messa, presieduta dal Cardinale Michele Giordano,<br />

per la chiusura del 90° di fondazione Suore S. Costato – Concattedrale<br />

– <strong>Gravina</strong><br />

28-2/7 Predicazione Esercizi Spirituali a Sacerdoti e persone consacrate<br />

– Istituto Suore Ancelle di Cristo RE – Roma<br />

172


SANTA SEDE 3<br />

VISITA AD LIMINA 9<br />

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA 15<br />

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE 31<br />

ATTI DEL VESCOVO 47<br />

Messaggi 49<br />

Omelie 56<br />

Articoli 82<br />

Lettere 111<br />

Decreti 118<br />

Nomine 125<br />

Ordinazione 127<br />

Ministeri 127<br />

ATTI DELLA CURIA 129<br />

Vicario Generale 131<br />

Ufficio Catechistico 138<br />

Ufficio Cultura 139<br />

Ufficio Liturgico - Ufficio Formazione Permanente 143<br />

Ufficio Formazione Permanente 145<br />

Ufficio Vita Consacrata 147<br />

Ufficio Confraternite 149<br />

Ufficio Caritas 150<br />

Segretariato per l’Ecumenismo e il dialogo 151<br />

Ufficio Pellegrinaggi 155<br />

DIARIO DEL VESCOVO<br />

dal 1° gennaio al 30 giugno 1999 157<br />

173


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Messa Crismale. Processione di ingresso<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Messa Crismale. Presentazione degli Oli<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Messa Crismale. Consacrazione del Crisma<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Messa Crismale<br />

In copertina:<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Messa Crismale. La processione di ingresso<br />

Finito di stampare<br />

nel mese di settembre 1999<br />

con i tipi delle<br />

GRAFICHE GRILLI - Foggia<br />

162

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