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02.06.2013 Views

Michael Gaismair e Andreas Hofer: incontri a distanza di Pietro Fogale, Tangram, Merano In un immaginario confronto a distanza tra i due principali personaggi della storia tirolese, Michael Gaismair e Andreas Hofer, si possono rilevare alcuni elementi che accomunano entrambi i personaggi e le rispettive rivolte, nonché elementi che li mettono in netto contrasto. Entrambi hanno capeggiato una rivolta, ma Gaismair ha agito all’interno di un vasto movimento riformatore, mentre Hofer si è ispirato a quel movimento conservatore che ha cercato di opporsi agli sconvolgimenti portati dalla Rivoluzione francese. Entrambi sono stati dei grandi comunicatori in grado di mobilitare le masse per mettersi contro grandi potenze. La rivoluzione contadina tirolese non è un episodio isolato che avviene solo in Tirolo ma si lega ad una serie di avvenimenti rivoluzionari che riguardano tutta la Germania meridionale per arrivare fi no quasi a Berlino. Il Cinquecento, è stato un’epoca di profonda trasformazione, che ha veramente cambiato la vita degli uomini e la percezione del mondo degli stessi. Anche da un punto di vista politico sono cambiate molte cose: si affacciano nella vita politica europea i primi stati moderni che sono la Spagna, la Francia, l’Inghilterra. La nascita dello stato moderno è resa possibile dalla riscoperta del diritto romano. Mentre per tutta la durata del Medioevo la formula con cui venivano approvate le leggi è stata alla presenza e con il consenso dei baroni, con il diritto romano la formula con cui vengono approvate le leggi è “il re ha deciso e così è proclamato”. La riscoperta del diritto romano non è assolutamente secondaria, anzi è fondamentale per capire quello che succede anche a livello locale che porta migliaia di persone a ribellarsi, a prendere le armi e comunque a combattere contro il principe e contro il suo esercito. La rivoluzione si svolge principalmente tra il 1524 e il 1526 e spazia dal Tirolo all’Austria, sino alla Svizzera e buona parte della Germania. La guerra non fu indolore, fu un evento confl ittivo molto sanguinoso: sul terreno rimasero circa 100 mila morti, tra contadini e arruolati negli eserciti dei principi. La rivoluzione di Michael Gaismair è dunque la guerra dei contadini e dei minatori, allora costretti a vivere nella miseria, alla ricerca dell’emancipazione dai potenti oppressori. La loro rivolta rappresenta l’ultima grande rivoluzione contro l’affermazione dello stato protoassolutista che poi si trasformerà in Stato assolutista. Il passaggio dal Medioevo all’età moderna è convenzionalmente datato 1492 con la scoperta da parte di Cristoforo Colombo dell’America, ma in realtà è tutto il periodo tra la fi ne del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento a rappresentare un punto di svolta della storia europea, caratterizzato dall’affermarsi degli stati assoluti. La rivolta di Andreas Hofer si colloca nel periodo in cui si diffondono le idee della rivoluzione francese che cambiano nuovamente la visione del mondo in tutta Europa. Gaismair combatte per un’idea più democratica di Stato e di relazioni sociali tra persone diverse rispetto a quelle che fi no ad allora si erano create; la rivoluzione di Hofer è invece più conservatrice, è volta al mantenimento di uno status quo di fronte all’occupazione francese. Un chiaro esempio è dato dall’atteggiamento di fronte all’imposizione delle servitù: mentre sia i contadini di Gaismair che i contadini della rivoluzione francese prendono d’assalto gli archivi statali per distruggere i documenti riportanti le servitù medievali che da secoli e secoli li obbligavano a prestare servizio gratuitamente nei confronti dei loro padroni, Andreas Hofer e i suoi seguaci lottano proprio contro questo movimento rivoluzionario che le ha distrutte, lottano contro quella borghesia che, già in possesso del potere economico, era alla ricerca del raggiungimento del potere politico. Un altro importante elemento di distinzione può essere offerto dal binomio rivolta-rivoluzione. La rivoluzione è sempre un avvenimento violento scatenato da una serie di fattori quali ad esempio la pressione economica e sociale, le carestie. Alla base però è sempre presente un progetto politico in cui qualcuno è già stato in grado di prefi gurarsi e di prevedere quello che accadrà dopo i combattimenti, quando grandi cambiamenti incideranno sugli assetti politici, economici e sociali. Le rivolte invece, sono caratterizzate da una mancanza di un solido progetto politico, sono spesso state completamente dimenticate dalla storia. Questo è ciò che è accaduto anche al personaggio di Gaismair che per moltissimo tempo è stato cancellato dalla storia, dalla storiografi a e dalla memoria collettiva tirolese. Con Hofer, invece, è accaduto l’opposto: l’eroe dell’insorgenza napoleonica è stato osannato, la sua memoria esasperata e strumentalizzata anche 200 anni dopo la sua morte quale emblema del conservatorismo, protettore della patria e della religione. 10

L’alba della democrazia nella rivolta contadina di Giorgio Politi, Tangram, Merano Quando si parla di Gaismair è necessario scindere la sua fi gura in due personaggi: il Gaismair della storia e il Gaismair del mito. Il Gaismair della storia lo conosciamo attra-verso le sue gesta di ideologo e capo della rivolta contadina in Tirolo e nel Salisburghese del 1525-26. Il suo profi lo politico e ideologico è ricostruibile in minima parte grazie ai pochi scritti autografi che ci ha lasciato (alcune lettere inviate al Consiglio aulico di Innsbruck) e a una brevissima lettera inviata alla moglie. Il Gaismair del mito, invece, è stato letto alla luce della cosiddetta Landesordnung, il famoso documento, a lui attribuito, che si è creduto contenesse degli statuti rivoluzionari per il Tirolo e le rivendicazioni dei ceti più umili nei confronti del potere. Il testo di questa presunta Landesordnung ci è giunto attraverso tre testimoni dei quali uno conservato nell’Archivio diocesano di Bressanone, uno allo Haus-, Hof- und Staa-tsarchiv di Vienna e uno all’Archivio di Stato di Bolzano; l’originale di quest’ultimo, però, é sparito durante la seconda guerra mondiale e oggi esso ci è noto solo attraverso una trascrizione fattane durante l’Ottocento. Di recente però è stato possibile dimostrare che questo testo non può essere attribuito a Gai-smair. L’esame delle fi ligrane infatti ha dimostrato che solo il testimone di Vienna risale con certezza agli anni della rivolta “contadina” del 1525-26, mentre quello di Bressanone è molto più tardo (1595-1600); l’analisi fi lologica dimostra inoltre che sia il testimone di Bressanone che quello di Bolzano, pure risalente alla fi ne del Cinquecento, altro non sono che copie di quello di Vienna, che però non fa alcun cenno alla fi gura di Gaismair. È chiaro allora che il collegamento fra il testo e la fi gura del celebre Bauernführer è stata fatta dai due tardi copisti cinquecenteschi sulla base non di dati di fatto, ma di una leggenda, in anni nei quali le rivolte contadine riprendevano in tutta Europa. Inoltre anche l’analisi dei contenuti del documento mostra come non di un manifesto fi locontadino si tratti ma, al contrario, di un testo fi lo-urbano. Per ricostruire il ruolo e il pensiero di Gaismair, dunque, non dobbiamo guardare a questo misterioso scritto, ma soprattutto a quanto Gaismair ci ha detto con le sue azioni e, sotto questo profi lo, la fi gura che emerge è assolutamente univoca: i suoi pochi scritti autentici ce lo mostrano come un avversario irriducibile del potere politico della Chiesa, quale si manifestava, nel Tirolo di allora, attraverso la presenza di due Principati vescovili, Trento e Bressanone; le sue azioni ce lo mostrano sempre coerentemente schierato dalla parte dei ceti rurali non privilegiati, del “povero uomo comune”, fedele al patto stretto con quelle di-ciotto giudicature sull’Isarco che rappresenteranno sempre la sua solida base di massa nel Tirolo meridionale. Anche nel momento più drammatico della sua vita, nella riunione tenuta con i suoi seguaci a Lüsen dopo l’epica ritirata da Salisburgo attraverso gli Alti Tauri innevati, l’alternativa che presenterà ai suoi fedeli sarà chiara: o Venezia o la Svizzera, “questi due lodevoli comuni” — come si esprimerà qualche anno dopo l’ambasciatore zurighese Collinus di fronte al doge Andrea Gritti — che “sono esempio al mondo intero di come si possano avere e difendere una notevole libertà e una comune legge civile” e proprio perciò “hanno patito molto odio e offesa da parte degli imperatori” i quali invece “aspirano alla monarchia”. Fin dai primi secoli del basso medioevo europeo i comuni, novum ac pessimum nomen, avevano cominciato a ergersi in Europa come unica alternativa al sistema feudale dominante; a una concezione che considerava il potere come di origine divina, conferito dall’alto, eternamente immutabile, se ne contrapponeva un’altra, che faceva nascere il potere dall’unione volontaria e giurata di coloro che si trovavano alla base della piramide sociale. Lo scontro fra queste due concezioni proseguirà per secoli, attraverso le rivolte medievali e le rivoluzioni moderne, fi no alle soglie dell’epoca contemporanea, quando la titolarità del pote-re sarà attribuita non più a gruppi, come ancora avveniva nella società corporativa, medievale e moderna appunto, ma ai singoli individui. Se dunque quella del 1525 non è stata una guerra contadina, ma una rivoluzione di tutti i ceti esclusi dal comando, Gaismair ne ha rappresentato un esponente integrale; assumendo fi no in fondo su di sé la causa degli insorti in nome di uno stato non più feudale o aristocratico, ma federale-corporativo, egli si è collocato in pieno entro il lungo e diffi cile cammino che ha condotto il terzo e poi il quarto stato, fatte salve le debite differenze fra epoca ed epoca, alla conquista dell’uguaglianza davanti alla legge e della sovranità politica. 11

Michael Gaismair e Andreas Hofer: incontri a distanza<br />

di Pietro Fogale, Tangram, Merano<br />

In un immaginario confronto a distanza tra i due principali personaggi della storia<br />

tirolese, Michael Gaismair e Andreas Hofer, si possono rilevare alcuni elementi che accom<strong>una</strong>no<br />

entrambi i personaggi e le rispettive rivolte, nonché elementi che li mettono<br />

in netto contrasto. Entrambi hanno capeggiato <strong>una</strong> rivolta, ma Gaismair ha agito all’interno<br />

di un vasto movimento riformatore, mentre Hofer si è ispirato a quel movimento<br />

conservatore che ha cercato di opporsi agli sconvolgimenti portati dalla Rivoluzione<br />

francese. Entrambi sono stati dei grandi comunicatori in grado di mobilitare le masse<br />

per mettersi contro grandi potenze. La rivoluzione contadina tirolese non è un episodio<br />

isolato che avviene solo in Tirolo ma si lega ad <strong>una</strong> serie di avvenimenti rivoluzionari<br />

che riguardano tutta la Germania meridionale per arrivare fi no quasi a Berlino. Il<br />

Cinquecento, è stato un’epoca di profonda trasformazione, che ha veramente cambiato<br />

la vita degli uomini e la percezione del mondo degli stessi.<br />

Anche da un punto di vista politico sono cambiate molte cose: si affacciano nella vita<br />

politica europea i primi stati moderni che sono la Spagna, la Francia, l’Inghilterra. La<br />

nascita dello stato moderno è resa possibile dalla riscoperta del diritto romano. Mentre<br />

per tutta la durata del Medioevo la formula con cui venivano approvate le leggi è<br />

stata alla presenza e con il consenso dei baroni, con il diritto romano la formula con<br />

cui vengono approvate le leggi è “il re ha deciso e così è proclamato”. La riscoperta<br />

del diritto romano non è assolutamente secondaria, anzi è fondamentale per capire quello che succede<br />

anche a livello locale che porta migliaia di persone a ribellarsi, a prendere le armi e comunque a combattere<br />

contro il principe e contro il suo esercito. La rivoluzione si svolge principalmente tra il 1524 e il 1526<br />

e spazia dal Tirolo all’Austria, sino alla Svizzera e buona parte della Germania. La guerra non fu indolore,<br />

fu un evento confl ittivo molto sanguinoso: sul terreno rimasero circa 100 mila morti, tra contadini e arruolati<br />

negli eserciti dei principi. La rivoluzione di Michael Gaismair è dunque la guerra dei contadini e<br />

dei minatori, allora costretti a vivere nella miseria, alla ricerca dell’emancipazione dai potenti oppressori.<br />

La loro rivolta rappresenta l’ultima grande rivoluzione contro l’affermazione dello stato protoassolutista<br />

che poi si trasformerà in Stato assolutista. Il passaggio dal Medioevo all’età moderna è convenzionalmente<br />

datato 1492 con la scoperta da parte di Cristoforo Colombo dell’America, ma in realtà è tutto il<br />

periodo tra la fi ne del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento a rappresentare un punto di svolta della<br />

storia europea, caratterizzato dall’affermarsi degli stati assoluti. La rivolta di Andreas Hofer si colloca nel<br />

periodo in cui si diffondono le idee della rivoluzione francese che cambiano nuovamente la visione del<br />

mondo in tutta Europa. Gaismair combatte per un’idea più democratica di Stato e di relazioni sociali tra<br />

persone diverse rispetto a quelle che fi no ad allora si erano create; la rivoluzione di Hofer è invece più<br />

conservatrice, è volta al mantenimento di uno status quo di fronte all’occupazione francese.<br />

Un chiaro esempio è dato dall’atteggiamento di fronte all’imposizione delle servitù: mentre sia i contadini<br />

di Gaismair che i contadini della rivoluzione francese prendono d’assalto gli archivi statali per distruggere<br />

i documenti riportanti le servitù medievali che da secoli e secoli li obbligavano a prestare servizio gratuitamente<br />

nei confronti dei loro padroni, Andreas Hofer e i suoi seguaci lottano proprio contro questo<br />

movimento rivoluzionario che le ha distrutte, lottano contro quella borghesia che, già in possesso del<br />

potere economico, era alla ricerca del raggiungimento del potere politico. Un altro importante elemento<br />

di distinzione può essere offerto dal binomio rivolta-rivoluzione.<br />

La rivoluzione è sempre un avvenimento violento scatenato da <strong>una</strong> serie di fattori quali ad esempio la<br />

pressione economica e sociale, le carestie. Alla base però è sempre presente un progetto politico in cui<br />

qualcuno è già stato in grado di prefi gurarsi e di prevedere quello che accadrà dopo i combattimenti,<br />

quando grandi cambiamenti incideranno sugli assetti politici, economici e sociali. Le rivolte invece, sono<br />

caratterizzate da <strong>una</strong> mancanza di un solido progetto politico, sono spesso state completamente dimenticate<br />

dalla storia. Questo è ciò che è accaduto anche al personaggio di Gaismair che per moltissimo tempo<br />

è stato cancellato dalla storia, dalla storiografi a e dalla memoria collettiva tirolese. Con Hofer, invece,<br />

è accaduto l’opposto: l’eroe dell’insorgenza napoleonica è stato osannato, la sua memoria esasperata e<br />

strumentalizzata anche 200 anni dopo la sua morte quale emblema del conservatorismo, protettore della<br />

patria e della religione.<br />

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