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Gli affreschi di Alessandro Dal Prato - la Notizia

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Con il patrocinio<br />

Comune <strong>di</strong> Gui<strong>di</strong>zzolo<br />

Comune <strong>di</strong> Mantova<br />

Provincia <strong>di</strong> Mantova<br />

Gruppo “Amici <strong>di</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>”<br />

Ringraziamenti<br />

L’E<strong>di</strong>tore intende ringraziare quanti hanno agevo<strong>la</strong>to con piena<br />

<strong>di</strong>sponibilità il suo compito, fornendo utili in<strong>di</strong>cazioni e suggerimenti,<br />

in partico<strong>la</strong>re mons. Roberto Brunelli autore del<strong>la</strong> presentazione,<br />

Dott.ssa Patrizia Zanotti autrice del<strong>la</strong> biografia, Prof. Enzo Caval<strong>la</strong>ra,<br />

Prof. Mario Gero<strong>la</strong>, Prof. Giovanni Zangobbi, Prof. Franco Bassignani,<br />

Cesare Ghizzoni, Prof. Raffaele Agostini, Baroni Renata, Prof. Franco<br />

Mondadori, per i testi <strong>di</strong> presentazione delle chiese; Dott.ssa Lara<br />

Bel<strong>la</strong>n<strong>di</strong> per le <strong>di</strong>dascalie degli <strong>affreschi</strong>; i parroci: don Tarcisio Taccuso,<br />

don Libero Ziliani, don Dino Mezzani, don Nelson Furghieri, don<br />

Egi<strong>di</strong>o Faglioni, don Gianni Alessandria, padre <strong>Alessandro</strong> ...<br />

inoltre: Graziano Pelizzaro, Gabriele Cardaci, Boscaini Alberto,<br />

Cristina Delmenico, don Bruno Toniato, don Alberto Buoli per <strong>la</strong> loro<br />

<strong>di</strong>sponibilità nelle ricerche storiche, d’archivio e controllo dei testi.<br />

Curatore del volume: Andrea dal <strong>Prato</strong><br />

Progetto grafico: CDP Design Stu<strong>di</strong>o<br />

Fotografie <strong>di</strong> Andrea <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> e Toni Lo<strong>di</strong>giani


<strong>Gli</strong> <strong>affreschi</strong><br />

E<strong>di</strong>zioni Centro Culturale San Lorenzo<br />

DI ALESSANDRO DAL PRATO


presentazione BAM<br />

5


<strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> frescante<br />

Arte come poesia nei <strong>di</strong>pinti parietali delle chiese mantovane<br />

La lunga vita <strong>di</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> (1909-2002), che percorre<br />

come un filo conduttore tutto il Novecento artistico mantovano,<br />

manifesta un sodalizio con l’arte <strong>di</strong> un’intensità singo<strong>la</strong>re: attivo<br />

dall’adolescenza sino agli ultimi giorni, egli non si è limitato a<br />

creare, ma si è pro<strong>di</strong>gato sempre a trasmettere quanto più poteva<br />

il gusto del bello, sia con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, da lui ideata, realizzata e<br />

guidata a Gui<strong>di</strong>zzolo, sia con i tanti libri e articoli <strong>di</strong> giornale,<br />

magistrali per originalità, acutezza <strong>di</strong> concetti e chiarezza espositiva.<br />

Anche in ambito creativo egli ha <strong>di</strong>spiegato una gamma <strong>di</strong><br />

interessi quale è raro vedere riuniti in uno stesso artista, passando,<br />

sempre sorretto da una tecnica esperta, dalle tele agli <strong>affreschi</strong>,<br />

dalle incisioni alle medaglie, con felici incursioni nel<strong>la</strong> scultura<br />

e persino nell’architettura; e quanto ai temi, sempre attentamene<br />

approfon<strong>di</strong>ti, svariando dalle celebrazioni storiche al<strong>la</strong><br />

realtà quoti<strong>di</strong>ana, dai soggetti religiosi alle problematiche sociali.<br />

L’artista, il pubblicista e il pedagogo hanno giustamente ricevuto<br />

in varia forma riconoscimenti ben al <strong>di</strong> là dell’ambito locale,<br />

per certi aspetti culminati, nel 1972, quando il Presidente del<strong>la</strong><br />

Repubblica gli ha conferito <strong>la</strong> medaglia d’oro dei Benemeriti<br />

del<strong>la</strong> cultura e dell’arte. Non pare fuor <strong>di</strong> luogo tuttavia, conoscendo<br />

il Maestro, ritenere che egli, più dei riconoscimenti ufficiali,<br />

abbia gra<strong>di</strong>to gli apprezzamenti spontanei del <strong>la</strong>rgo pubblico<br />

a cui le numerose mostre personali hanno consentito <strong>di</strong><br />

avvicinare le sue opere, guadagnandogli <strong>la</strong> fama che meritatamente<br />

accompagna il suo ricordo.<br />

Esiste però, dell’attività <strong>di</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, un ambito meno noto e<br />

quin<strong>di</strong> non adeguatamente considerato pur se non certo marginale:<br />

esso infatti, almeno sul piano quantitativo, pareggia e forse<br />

supera gli altri insieme. E’ quello delle opere <strong>di</strong> natura loro inamovibili,<br />

dunque escluse dalle mostre e fruite soltanto da pochi<br />

fortunati: i <strong>di</strong>pinti a fresco, eseguiti in e<strong>di</strong>fici pubblici e soprattutto<br />

chiese. Basterà elencarli, per intuire quanto impegno l’artista<br />

abbia profuso proprio nell’ambito meno noto del<strong>la</strong> sua attività.<br />

7


8<br />

L’impegno è cominciato con <strong>la</strong> parrocchiale <strong>di</strong> Canicossa dove,<br />

nel 1933, affrescò il martirio del patrono San Mariano, vari temi<br />

cristologici e medaglioni con santi. Nel 1935, raffigurò a Mi<strong>la</strong>no<br />

una marcia <strong>di</strong> giovani alpini, purtroppo per eventi bellici andata<br />

perduta come pure gli sport femminili illustrati due anni dopo a<br />

Dizzasco d’Intelvi. Intanto, nel 1936, aveva operato nel<strong>la</strong> parrocchiale<br />

<strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> Savio<strong>la</strong>, <strong>la</strong>sciandovi un San Michele che trafigge<br />

Lucifero, e negli anni seguenti decorò tante altre chiese parrocchiali<br />

mantovane. Eseguì un tema eucaristico, nel 1939, a Vil<strong>la</strong><br />

Cappel<strong>la</strong>; l’anno dopo, l’Immaco<strong>la</strong>ta a Casalmoro e a Sermide il<br />

Battesimo <strong>di</strong> Gesù (insieme con <strong>la</strong> struttura architettonica, in cui<br />

l’affresco è inserito, e una scultura che lo orna). Nel 1944 intervenne<br />

a Cavriana, l’anno seguente a Birbesi, a Cerlongo e nel<strong>la</strong><br />

parrocchiale citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Santa Apollonia. Nel 1953 avviò l’impegno<br />

nel<strong>la</strong> chiesa dell’Immaco<strong>la</strong>ta a Suzzara, completato due anni<br />

dopo insieme con una realizzazione tra le sue più significative:<br />

lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine nel<strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong> Santa Croce F<strong>la</strong>minia<br />

in Roma. In seguito coltivò <strong>la</strong> tecnica dell’affresco in modo singo<strong>la</strong>re:<br />

per sod<strong>di</strong>sfare le richieste in tal senso, realizzò soggetti<br />

sacri nel proprio stu<strong>di</strong>o, per poi staccarli e cederli a collezionisti<br />

ed estimatori.<br />

A parte questi ultimi, e perduti gli iniziali soggetti profani, gli<br />

<strong>affreschi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> si possono dunque tutti ammirare entro le<br />

chiese: una romana, le altre mantovane.<br />

Sono chiese <strong>di</strong> varia epoca, <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso stile: un primo ammirevole<br />

aspetto degli <strong>affreschi</strong> <strong>di</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> è dato dall’“umiltà” con cui<br />

essi vi si inseriscono, sempre rispettando le preesistenti membrature<br />

e partizioni degli spazi, e anche nelle forme e nei colori<br />

mai imponendosi <strong>di</strong> prepotenza, ma proponendosi con <strong>di</strong>screzione,<br />

rispettosi dell’esistente.<br />

Sono chiese parrocchiali, dunque frequentate da fedeli <strong>di</strong> varia<br />

estrazione culturale: e l’artista, da credente qual era, ha <strong>di</strong>mostrato<br />

<strong>di</strong> percepire bene le finalità del suo operato in tale campo,<br />

rifuggendo da e<strong>la</strong>borazioni intellettualistiche per proporre invece<br />

immagini <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata leggibilità, accessibili anche ai più


umili, d’altro canto non <strong>di</strong>menticando i più avvertiti, ai quali ha<br />

destinato <strong>la</strong> fruibilità <strong>di</strong> un’elegante raffinatezza.<br />

Dato il contesto sacro, i soggetti non possono prescindere dal<strong>la</strong><br />

tra<strong>di</strong>zione, si tratti del santo, o del mistero cui <strong>la</strong> singo<strong>la</strong> chiesa è<br />

intito<strong>la</strong>ta, o in genere del<strong>la</strong> vita <strong>di</strong> Gesù e delle verità del<strong>la</strong> fede<br />

cattolica; ma stupisce come <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, riprendendo gli stessi soggetti<br />

da una chiesa all’altra, abbia saputo variarne le modalità<br />

d’espressione. Si veda, ad esempio, come ha reso <strong>la</strong> scena del<strong>la</strong><br />

crocifissione, sia nell’ambiente sia nel<strong>la</strong> stessa figura del<br />

Crocifisso, a Suzzara e a Cavriana; o il battesimo <strong>di</strong> Gesù a<br />

Sermide, a Cavriana, a Birbesi e in Santa Apollonia; o gli evangelisti<br />

a Cerlongo e a Suzzara; o l’esaltazione dell’Eucaristia a<br />

Cavriana, a Birbesi, a Vil<strong>la</strong> Cappel<strong>la</strong> e a Casalmoro; o <strong>la</strong> Trinità a<br />

Canicossa, a Birbesi e a Casalmoro.<br />

Stupisce, anche, il modo in cui egli ha saputo filtrare <strong>la</strong> lezione<br />

del passato, dei gran<strong>di</strong> maestri che hanno reso incomparabile <strong>la</strong><br />

nostra storia dell’arte. Le composizioni religiose, meglio sarebbe<br />

<strong>di</strong>re sacre, <strong>di</strong> questo grande frescante dei tempi moderni, evocano<br />

sempre questo o quello stile del passato, questo o quel maestro<br />

con le sue peculiarità: i corposi volumi <strong>di</strong> Giotto, l’artico<strong>la</strong>to<br />

p<strong>la</strong>sticismo <strong>di</strong> Masaccio e quello <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> Miche<strong>la</strong>ngelo; il<br />

rigore <strong>di</strong> Piero del<strong>la</strong> Francesca e l’armonica misura<br />

dell’Angelico; le e<strong>la</strong>borate, eppure equilibrate, scenografie <strong>di</strong><br />

Raffaello, come nel catino absidale <strong>di</strong> Suzzara. L’arcangelo<br />

Michele <strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> Savio<strong>la</strong> richiama imme<strong>di</strong>atamente Guido Reni,<br />

mentre si vedono Tiziano <strong>di</strong>etro il Risorto <strong>di</strong> Birbesi e Tiepolo<br />

<strong>di</strong>etro l’Immaco<strong>la</strong>ta <strong>di</strong> Casalmoro o gli audaci scorci delle scenografie<br />

celesti <strong>di</strong> Canicossa. E si potrebbe continuare, spaziando<br />

da suggestioni bizantine al realismo ottocentesco <strong>di</strong> certi ritratti<br />

<strong>di</strong> santi.<br />

E’ persino ovvio che, come tutti i veri artisti, anche <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong><br />

abbia guardato ai suoi predecessori: è segno <strong>di</strong> cultura e consapevolezza,<br />

è segno dell’intelligente volontà <strong>di</strong> non chiudersi<br />

orgogliosamente in uno stagno privato, ma <strong>di</strong> porsi nell’alveo <strong>di</strong><br />

un maestoso fiume vitale. Lasciarsi ispirare da chi ha già creato<br />

9


10<br />

è quasi imperativo per un artista (quanto deve al sommo<br />

Miche<strong>la</strong>ngelo il non meno grande Caravaggio!): l’importante è<br />

non banalmente ripetere, ma e<strong>la</strong>borare dalle suggestioni un proprio<br />

stile. <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> l’ha fatto, impegnando una me<strong>di</strong>tata cultura<br />

quale emerge dalle opere realizzate in altri campi e una tecnica<br />

scaltrita che non arretra <strong>di</strong> fronte alle temibili superfici curve,<br />

agli spazi costretti, alle prospettive da vertigine, non per l’affermazione<br />

<strong>di</strong> sé, ma per <strong>la</strong> più convincente esposizione del soggetto<br />

come lui lo vedeva: una rinnovata “biblia pauperum” per<br />

<strong>la</strong> trasmissione del<strong>la</strong> fede. Ecco fiorire per estese superfici una<br />

sacralità non imposta, ma sempre <strong>di</strong>scretamente proposta, affermata<br />

con sicurezza eppure mai <strong>di</strong>sgiunta da un’inconfon<strong>di</strong>bile<br />

dolcezza; una sacralità in cui l’intuibile travaglio creativo si <strong>di</strong>ssolve<br />

in composizioni <strong>di</strong> esemp<strong>la</strong>re limpidezza; una sacralità dai<br />

temi solenni, ravvivati e resi accessibili, quasi familiari, dai<br />

costanti riferimenti all’umana quoti<strong>di</strong>anità; una sacralità che si fa<br />

misura <strong>di</strong> un più armonico vivere terreno e, nel contempo, veicolo<br />

per intuire <strong>la</strong> trascendenza, <strong>la</strong> speranza che <strong>la</strong> fede prospetta.<br />

Ne risulta un’arte dai riferimenti tematici e stilistici fortemente<br />

ra<strong>di</strong>cati nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione e dunque non effimera come le tante<br />

sperimentazioni del Novecento. Ra<strong>di</strong>cata nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione, eppure<br />

nuova, per quanto l’autore vi ha impresso <strong>di</strong> sé, per come il<br />

suo pennello ha filtrato il cumulo <strong>di</strong> suggestioni che urgevano<br />

alle porte del<strong>la</strong> mente e del cuore. Se si volesse ricercare una<br />

paro<strong>la</strong> per qualificare quel filtro, per contrassegnare l’arte <strong>di</strong><br />

<strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, forse non se ne troverebbe una migliore <strong>di</strong><br />

quel<strong>la</strong> che, in lui, dell’arte appare quasi un sinonimo: poesia.<br />

Roberto Brunelli


I DIPINTI<br />

11


CHIESA PARROCCHIALE SAN MARIANO MARTIRE<br />

Canicossa<br />

L'attuale parrocchiale intito<strong>la</strong>ta al martire Mariano, in stile barocco,<br />

mitigato nelle fattezze settecentesche del<strong>la</strong> facciata, è costituita<br />

da una so<strong>la</strong> navata, interrotta <strong>la</strong>teralmente da cappelle poco<br />

profonde e segnata da eleganti lesene. La volta è a botte, scavata<br />

da ampie vele che catturano <strong>la</strong> luce dalle quattro finestre <strong>la</strong>terali.<br />

Al centro dell’abside semicirco<strong>la</strong>re, appena allungata, primeggia<br />

<strong>la</strong> pa<strong>la</strong> del Martirio <strong>di</strong> San Mariano, su cui incombono dal catino<br />

absidale gli <strong>affreschi</strong> del<strong>la</strong> stessa tematica.<br />

Le origini del<strong>la</strong> parrocchiale sono sconosciute,<br />

ma certo antichissime, e ce ne fornisce<br />

conferma <strong>la</strong> torre campanaria, <strong>di</strong> fattezze<br />

romaniche nelle sua parte superiore, già rifacimento<br />

o sopraelevazione del tozzo corpo<br />

sottostante. Verosimilmente <strong>la</strong> chiesa era già<br />

esistente nel me<strong>di</strong>oevo e certamente sottoposta<br />

come altre del<strong>la</strong> zona, per quanto attiene<br />

gli spiritualia, al<strong>la</strong> pievania <strong>di</strong> Campitello,<br />

menzionata già dal lontano 1045.<br />

Le prime notizie certe risalgono al<strong>la</strong> metà del<br />

'500 con l'effettuazione delle prime visite<br />

pastorali al<strong>la</strong> Diocesi che, a partire dal 1544 si<br />

succedono quasi ininterrottamente ogni anno<br />

fino al 1550. La chiesa compare priva <strong>di</strong> rettore<br />

e vi supplisce tale Don Pietro Francesco<br />

de Maroni, che officia su mandato dei nobili locali, percependo<br />

quale sa<strong>la</strong>rio nove sacchi <strong>di</strong> frumento e un p<strong>la</strong>ustro <strong>di</strong> vino. Dai<br />

medesimi verbali si ricavano anche le scarne notizie sull'e<strong>di</strong>ficio e<br />

sul suo stato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>genza: il fabbricato, che pur era munito <strong>di</strong> un<br />

tetto <strong>di</strong> assi nuove e <strong>di</strong> pavimento, ed era all'interno imbiancato,<br />

necessitava <strong>di</strong> urgenti restauri e <strong>di</strong> altri interventi minori sulle<br />

suppellettili. Nel<strong>la</strong> visita del 16 settembre 1546, ad<strong>di</strong>rittura si prospetta<br />

<strong>la</strong> minaccia <strong>di</strong> non permetter più <strong>la</strong> celebrazione dei sacri<br />

offici, facendo trasportare il Santissimo Sacramento nel<strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong><br />

Campitello, se le migliorie richieste non fossero state apportate<br />

entro il mese citato. La chiesa dunque non godeva <strong>di</strong> beni auto-<br />

13


CANICOSSA<br />

14<br />

nomi per il proprio sostentamento né per quello del cappel<strong>la</strong>no, i<br />

cui proventi <strong>di</strong>pendevano dalle "honoranze", "secondo che già da<br />

molti e molti anni si è servato" da parte dei "patroni delli terreni<br />

in quel territorio", come ancora riba<strong>di</strong>scono una supplica in<strong>di</strong>rizzata<br />

al Duca <strong>di</strong> Mantova il 27 febbraio del 1588 e varie re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong><br />

ulteriori visite pastorali che, a partire dal 16 maggio del 1660 fino<br />

al 12 luglio del 1813, elencano ad<strong>di</strong>rittura le "primizie" che i signori<br />

dovevano corrispondere annualmente.<br />

Non risparmiata dal passaggio delle soldataglie alemanne <strong>di</strong>rette<br />

al Sacco <strong>di</strong> Mantova del 1630 (lo attesta, come per le parrocchie<br />

circonvicine, <strong>la</strong> totale <strong>di</strong>spersione dei registri dei "morti, battezzati<br />

e matrimoni", quelli rimasti sono tutti successivi a quel<strong>la</strong> data),<br />

finalmente <strong>la</strong> chiesa nel 1751 fu completamente rifatta in stile<br />

barocco, secondo le attuali fattezze, per intervento del marchese<br />

Lorenzo Antonio Ramesini Luzzara. Il marchese, come attesta<br />

un'antica <strong>la</strong>pide, ne riceveva imme<strong>di</strong>atamente il giuspatronato da<br />

Papa Benedetto XIV, col <strong>di</strong>ritto per sé ed i suoi successori <strong>di</strong> elezione<br />

del parroco.<br />

Quel benefattore si rese munifico anche in tempi successivi,<br />

donando al<strong>la</strong> parrocchiale, tra le altre cose, anche un pregevole<br />

calice d'argento sbalzato ("ornato <strong>di</strong> cartigli, sostenuto da tre teste<br />

<strong>di</strong> cherubini a<strong>la</strong>ti con mazzetti <strong>di</strong> fiori e teste <strong>di</strong> angeli nel nodo")<br />

che sotto il piede reca <strong>la</strong> data 1765, un ostensorio d'argento e quel<br />

bel crocefisso, ancora oggi conservato nel<strong>la</strong> prima cappel<strong>la</strong> a sinistra,<br />

entrando, che come attesta una singo<strong>la</strong>re iscrizione del 1901<br />

collocata nel muro, è custode d'indulgenza per chi lo baci, recitando<br />

il Padre Nostro.<br />

Piccoli interventi e so<strong>la</strong>mente recenti restauri <strong>di</strong> superficie sono<br />

intervenuti sull'e<strong>di</strong>ficio in data successiva, senza comunque alterarne<br />

le originarie fattezze sia all'esterno che all'interno.<br />

Di notevole interesse è l'intervento pittorico, operato nel 1933, dal<br />

maestro <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> che, negli <strong>affreschi</strong> dell'abside, del<strong>la</strong><br />

volta, nel<strong>la</strong> controfacciata e nei medaglioni, bene integra per<br />

movimento e colori l'animata architettura del complesso.<br />

Catino absidale,<br />

“Martirio <strong>di</strong> San Mariano”;<br />

Cavallo del messaggero, partico<strong>la</strong>re, 1933.


CANICOSSA<br />

15


CANICOSSA<br />

16<br />

In alto:<br />

Catino absidale,<br />

“Trittico <strong>di</strong> San Mariano”,<br />

veduta d’insieme, 1933.<br />

Sotto:<br />

Lato del presbiterio,<br />

“Melchisedek offre il pane e il vino”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1933.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Trittico <strong>di</strong> San Mariano”;<br />

San Mariano torturato, partico<strong>la</strong>ri, 1933.


CANICOSSA<br />

17


CANICOSSA<br />

18<br />

Catino absidale,<br />

“Trittico <strong>di</strong> San Mariano”;<br />

Martirio <strong>di</strong> San Mariano, veduta d’insieme e<br />

partico<strong>la</strong>ri, 1933.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Trittico <strong>di</strong> San Mariano”;<br />

San Mariano in gloria, partico<strong>la</strong>re, 1933.


CANICOSSA<br />

19


CANICOSSA<br />

20<br />

Controfacciata d’ingresso,<br />

“Annunciazione”;<br />

La Vergine, partico<strong>la</strong>re, 1935.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Facciata d’ingresso,<br />

“Annunciazione”;<br />

La Vergine e l’angelo annunciante,<br />

insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1935.


CANICOSSA<br />

21


CANICOSSA<br />

22<br />

Lato del presbiterio,<br />

“Ultima Cena”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1933.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Lato del presbiterio,<br />

“Melchisedek offre il pane e il vino”,<br />

veduta d’insieme, 1933.<br />

Lato del presbiterio,<br />

“Ultima Cena”,<br />

veduta d’insieme, 1933.


CANICOSSA<br />

23


CANICOSSA<br />

24<br />

Seconda campata a sinistra, tondo,<br />

“Santa Caterina da Siena”,<br />

veduta d’insieme, 1933.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Seconda campata a sinistra, ton<strong>di</strong>,<br />

“Santo Curato d’Ars”, “Santa Cecilia”,<br />

“San Gaetano”,<br />

veduta d’insieme, 1933.<br />

Terza campata a destra, ton<strong>di</strong>,<br />

“Santa Gemma Galgani”, “San Francesco<br />

d’Assisi”,<br />

veduta d’insieme, 1933.


CANICOSSA<br />

25


CANICOSSA<br />

26<br />

Terza campata a destra, ton<strong>di</strong>,<br />

“San Giovanni Bosco”,<br />

veduta d’insieme, 1933.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Gloria <strong>di</strong> San Lorenzo”,<br />

“Gloria <strong>di</strong> San Mariano”,<br />

“Assunzione del<strong>la</strong> Madonna”,<br />

“Ascensione <strong>di</strong> Cristo”,<br />

vedute d’insieme e partico<strong>la</strong>re, 1933.


CANICOSSA<br />

27


CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MICHELE ARCANGELO<br />

Vil<strong>la</strong> Savio<strong>la</strong><br />

La chiesa parrocchiale, de<strong>di</strong>cata a San Michele Arcangelo, fu<br />

eretta nel 1555 e ampliata nel 1723. Fu istituita (secondo fonti<br />

atten<strong>di</strong>bili) in esecuzione <strong>di</strong> un decreto del Concilio Tridentino.<br />

I libri canonici più antichi del<strong>la</strong> parrocchia datano dal 1557, le<br />

visite pastorali dal 1727. Savio<strong>la</strong> è nominata in un rogito del<br />

1248, ma già nel 774, in epoca longobarda, sul luogo dove ora<br />

sorge <strong>la</strong> chiesa, c’era un sacello de<strong>di</strong>cato a San Michele. Si crede<br />

che il nome <strong>di</strong> Savio<strong>la</strong> sia venuto al paese dal nome <strong>di</strong> un’illustre<br />

famiglia.<br />

Il primitivo abitato era presso l’argine del<br />

Po, ma per i danni causati dalle acque, gli<br />

abitanti dovettero allontanarsene e fabbricare<br />

le nuove case su <strong>di</strong> una zona rialzata. A<br />

questo proposito c’è una supplica del console<br />

del Comune <strong>di</strong> Savio<strong>la</strong> al duca <strong>di</strong><br />

Mantova, nell’anno 1559.<br />

Fino al 1881 fu sede <strong>di</strong> vicariato foraneo, e<br />

Portiolo, San Prospero, Sailetto e<br />

Motteggiana erano parrocchie <strong>di</strong>pendenti.<br />

La chiesa godeva del titolo <strong>di</strong> Matrice.<br />

Le tele ai <strong>la</strong>ti dell’altar maggiore, “Il ritorno<br />

del figliuol pro<strong>di</strong>go” e “Il sacrificio <strong>di</strong><br />

Abramo”, sono del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> del Carracci,<br />

restaurate <strong>di</strong> recente. Altri <strong>di</strong>pinti sono attribuibili<br />

al pittore Maccari e datati 1817.<br />

Una suggestiva cappel<strong>la</strong> e grotta, de<strong>di</strong>cata al<strong>la</strong> Madonna <strong>di</strong><br />

Lourdes, eretta nel 1924, ne ha fatto per molti anni un santuario.<br />

Una bel<strong>la</strong> immagine del<strong>la</strong> Beata Vergine del Rosario, scolpita in<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara, è <strong>di</strong> origine ignota.<br />

Nel <strong>di</strong>cembre 1928, parroco don Cesare Testoni, si volle onorare<br />

<strong>la</strong> Vergine “Savio<strong>la</strong>e honor et decus” con feste degne delle tra<strong>di</strong>zioni<br />

religiose del<strong>la</strong> parrocchia, con consacrazione e solenne<br />

pontificale <strong>di</strong> Sua Eccellenza Mons. Gian Battista Franzini,<br />

29


VILLA SAVIOLA<br />

30<br />

vescovo <strong>di</strong> Carpi e amministratore apostolico del<strong>la</strong> <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />

Mantova.<br />

La reliquia <strong>di</strong> S. Magno martire, compatrono, fu rega<strong>la</strong>ta al<strong>la</strong> parrocchia<br />

dal marchese Generale Gazzini <strong>di</strong> Mantova il 22 luglio<br />

1714. Da quel giorno i Saviolesi nutrono verso il Santo speciale<br />

devozione.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Facciata del<strong>la</strong> chiesa parrocchiale,<br />

“San Michele Arcangelo trafigge Lucifero”,<br />

veduta d’insieme, 1936.


VILLA SAVIOLA<br />

31


VILLA SAVIOLA<br />

32<br />

Facciata del<strong>la</strong> chiesa parrocchiale,<br />

“San Michele Arcangelo trafigge Lucifero”,<br />

partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> Lucifero, 1936.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Facciata del<strong>la</strong> chiesa parrocchiale,<br />

“San Michele Arcangelo trafigge Lucifero”,<br />

partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> San Michele, 1936.


VILLA SAVIOLA<br />

33


CHIESA PARROCCHIALE DI SANT’ANTONIO ABATE<br />

Castelgrimaldo<br />

Nei primi anni del '700 <strong>la</strong> guerra <strong>di</strong> successione po<strong>la</strong>cca coinvolse<br />

gran parte del Ducato gonzaghesco. A Castelgrimaldo, probabilmente<br />

a causa <strong>di</strong> quegli avvenimenti bellici, fu gravemente<br />

danneggiata <strong>la</strong> chiesa me<strong>di</strong>oevale che, intorno agli anni ‘20 dello<br />

stesso secolo, fu ricostruita quasi ex novo, ma utilizzando qualche<br />

parte rimasta del<strong>la</strong> vecchia chiesa. Il campanile, <strong>di</strong> struttura<br />

romanica, venne inglobato nel<strong>la</strong> nuova parrocchiale e costituisce<br />

il pilone d'attacco del presbiterio.<br />

Una ricevuta del 1724 permette <strong>di</strong> attribuire<br />

<strong>la</strong> nuova chiesa a Giovanni Maria Borsotti e<br />

<strong>di</strong> ritener<strong>la</strong> finita in tale data.<br />

L'architetto luganese abbellì l'alto mantovano<br />

e Mantova città <strong>di</strong> chiese dal<strong>la</strong> linea<br />

armonica: seppe interpretare lo stile barocco<br />

senza tra<strong>di</strong>re l'ere<strong>di</strong>tà c<strong>la</strong>ssica del<br />

Rinascimento. Così fu anche a<br />

Castelgrimaldo dove <strong>la</strong> facciata del<strong>la</strong> chiesa<br />

è semplicissima e scarna, a due or<strong>di</strong>ni, tripartiti<br />

da quattro lesene, separati da un cornicione<br />

molto basso; al culmine un timpano<br />

triango<strong>la</strong>re.<br />

Nell'asse centrale, superiormente al portone<br />

d'ingresso, si apre una finestra rettango<strong>la</strong>re.<br />

La struttura interna è a una navata con due<br />

cappelle <strong>la</strong>terali. La lunghezza del presbiterio risulta uguale al<strong>la</strong><br />

metà del<strong>la</strong> lunghezza del<strong>la</strong> navata. Tale sproporzione avvalora<br />

l'ipotesi che questa parte <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio corrisponda all'antica chiesa.<br />

A sinistra e a destra, partendo dall’ingresso, entro arconi ciechi<br />

tra cornici a stucco, sono <strong>di</strong>pinti, nel 1939, ad affresco da<br />

<strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> <strong>la</strong> “Crocifissione” e il “Presepio”.<br />

Nel<strong>la</strong> controfacciata le statue lignee, entro nicchie, <strong>di</strong><br />

Sant’Antonio Abate e <strong>di</strong> San Giuseppe.<br />

35


CASTELGRIMALDO<br />

36<br />

Parete destra,<br />

“Il Presepio”,<br />

insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1939.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Parete sinistra,<br />

“Crocifissione”,<br />

partico<strong>la</strong>ri, 1939.


CASTELGRIMALDO<br />

37


CASTELGRIMALDO<br />

38<br />

Parete sinistra,<br />

“Crocifissione”,<br />

partico<strong>la</strong>ri, 1939.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Parete sinistra,<br />

“Crocifissione”,<br />

insieme, 1939.


CASTELGRIMALDO<br />

39


CHIESA PARROCCHIALE DELLA VISITAZIONE<br />

Vil<strong>la</strong> Cappel<strong>la</strong><br />

La picco<strong>la</strong> parrocchia <strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> Cappel<strong>la</strong> fa parte del territorio del<br />

Comune <strong>di</strong> Ceresara e comprende anche cascine sparse dei<br />

Comuni limitrofi <strong>di</strong> Goito e Gazoldo degli Ippoliti.<br />

In origine esisteva un piccolo luogo <strong>di</strong> culto: secondo l’etimo<br />

“Vil<strong>la</strong>” era un raggruppamento <strong>di</strong> case; "Cappel<strong>la</strong>" un piccolo<br />

ambiente consacrato al culto.<br />

Un documento, datato 1246, riporta “in loco que <strong>di</strong>citur de<br />

Cape<strong>la</strong>”, per cui si può ipotizzare l'esistenza <strong>di</strong> un oratorio già<br />

dal basso Me<strong>di</strong>oevo. Infatti sono evidenti i<br />

resti <strong>di</strong> una preesistente struttura originaria<br />

(muratura sul <strong>la</strong>to destro) con caratteristiche<br />

dell'epoca.<br />

Nel XV secolo si iniziò l'ampliamento e nel<br />

1521 <strong>la</strong> chiesa è consacrata e tito<strong>la</strong>ta al<strong>la</strong><br />

"Visitazione del<strong>la</strong> Beata Vergine".<br />

L'intervento ra<strong>di</strong>cale più complesso risale al<br />

1750 e si riferisce all'innalzamento del<strong>la</strong> facciata,<br />

alle murature <strong>la</strong>terali ed all'aggiunta<br />

del presbiterio. Sul <strong>la</strong>to destro è accorpato il<br />

basso e quadrato campanile cinquecentesco.<br />

Sul <strong>la</strong>to sinistro, staccato dal<strong>la</strong> chiesa, sorge<br />

il campanile più alto, iniziato nel 1933 e<br />

completato nel 1960. Nel 1963 il vescovo <strong>di</strong><br />

Mantova, mons. Antonio Poma, bene<strong>di</strong>ce le<br />

campane. L'innalzamento del campanile sembra sottolineare<br />

quanto il piccolo borgo sia cresciuto accanto al<strong>la</strong> sua chiesa.<br />

L'interno, ad unica navata, è separato, me<strong>di</strong>ante due lesene abbinate,<br />

dal presbiterio sopraelevato e cintato dal<strong>la</strong> ba<strong>la</strong>ustra. Al<br />

centro del presbiterio sorge un grande altare marmoreo de<strong>di</strong>cato<br />

al<strong>la</strong> Madonna. Alcuni <strong>di</strong>pinti settecenteschi adornano le pareti.<br />

Il catino absidale, decorato da un affresco realizzato nel 1939 da<br />

<strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, rappresenta l'Adorazione dell’Eucaristia.<br />

41


VILLA CAPPELLA<br />

42<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Adorazione dell’Eucaristia”;<br />

Fedele in preghiera, partico<strong>la</strong>re, 1939.


VILLA CAPPELLA<br />

43


VILLA CAPPELLA<br />

44<br />

Catino absidale,<br />

“Adorazione dell’Eucaristia”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>ri <strong>di</strong> Cristo<br />

e Dio Padre, 1939.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Adorazione dell’Eucaristia”;<br />

Fedeli in preghiera, partico<strong>la</strong>ri, 1939.


VILLA CAPPELLA<br />

45


VILLA CAPPELLA<br />

46<br />

Catino absidale,<br />

“Adorazione dell’Eucaristia”;<br />

Fedeli in preghiera, partico<strong>la</strong>ri, 1939.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Adorazione dell’Eucaristia”;<br />

Fedeli in preghiera, partico<strong>la</strong>ri, 1939.


VILLA CAPPELLA<br />

47


CHIESA PARROCCHIALE DI SANTO STEFANO<br />

Casalmoro<br />

Il vasto complesso monumentale <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici sacri locali è contenuto<br />

in una lunga re<strong>la</strong>zione fatta dall'allora arciprete, don<br />

Giuseppe Luzzago, nel 1674, al Vescovo <strong>di</strong> Brescia, nel<strong>la</strong> cui <strong>di</strong>ocesi<br />

era incluso in quel tempo Casalmoro (Archivio del<strong>la</strong><br />

Parrocchia). I luoghi <strong>di</strong> culto erano ben cinque: <strong>la</strong> chiesa parrocchiale,<br />

de<strong>di</strong>cata a Santo Stefano Protomartire; il convento dei<br />

Cappuccini; <strong>la</strong> chiesa dei Disciplini, a<strong>di</strong>acente al<strong>la</strong> parrocchiale e<br />

tenuta dai frati del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> <strong>di</strong> S. Carlo; <strong>la</strong> chiesa campestre <strong>di</strong> S.<br />

Faustino; <strong>la</strong> chiesa del<strong>la</strong> Madonna del<br />

Dosso.<br />

Oggi il riferimento del culto e del<strong>la</strong> religiosità<br />

del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione è <strong>la</strong> parrocchiale <strong>di</strong><br />

Santo Stefano. L'e<strong>di</strong>ficazione del<strong>la</strong> chiesa, in<br />

queste forme, risale al 1744 ad opera progettuale<br />

<strong>di</strong> Antonio Cucchi <strong>di</strong> Aso<strong>la</strong>, che si uniforma<br />

al<strong>la</strong> tipologia stilistica del "mastro<br />

muraro" ticinese Giovanni Maria Borsotti,<br />

su preesistente struttura del XII secolo.<br />

La facciata imponente, con basamento <strong>di</strong><br />

marmo bianco, si eleva su due livelli: il<br />

primo, riquadrato da paraste - alcune binate<br />

sino al<strong>la</strong> cornice -, <strong>di</strong>segna il vasto ingresso;<br />

il secondo, più esile, riquadra <strong>la</strong> grande finestra<br />

barocca e, con il raccordo mosso, chiude<br />

<strong>la</strong> facciata.<br />

Il portale in marmo è sovrastato da un cartiglio con volute, che<br />

porta scolpito il simbolo dello Spirito Santo.<br />

Il portone, in noce massiccia, è <strong>di</strong>viso in 12 riquadri, con motivi<br />

<strong>di</strong> calicanto, intagliati ad opera <strong>di</strong> maestri bresciani.<br />

Originale, sul <strong>la</strong>to destro, il campanile a torre mer<strong>la</strong>ta, in mattoni<br />

a vista, con orologio.<br />

L'interno del<strong>la</strong> chiesa, a navata unica, è sobrio ed elegante, con<br />

un'artico<strong>la</strong>zione volumetrica manieristica; è a pianta rettango<strong>la</strong>re,<br />

con il presbiterio rialzato a chiusura rettilinea e lo spazio che<br />

si <strong>di</strong><strong>la</strong>ta con una serie <strong>di</strong> cappelle <strong>la</strong>terali, quattro sul <strong>la</strong>to sinistro<br />

49


CASALMORO<br />

50<br />

e tre su quello destro. Pregevole e maestoso è l'organo ligneo del<br />

‘600, recentemente restaurato. L'altare maggiore, in struttura<br />

marmorea policroma, è finemente intarsiato con un bellissimo<br />

ovale rappresentante Santo Stefano. Le cappelle <strong>la</strong>terali de<strong>di</strong>cate:<br />

al<strong>la</strong> Madonna del Rosario, al Battistero, San Faustino, San<br />

Francesco e San Luigi sono tutte realizzate in epoca barocca con<br />

eleganti ancone lignee <strong>di</strong> maestri bresciani, altari e strutture<br />

decorative in stucco e marmo intarsiati. Ben conservate le decorazioni<br />

e <strong>la</strong> quadreria; <strong>la</strong> grande pa<strong>la</strong> d'altare rappresentante<br />

Santo Stefano, San Giovanni e San Francesco, opera <strong>di</strong> Giovanni<br />

Zadei.<br />

A <strong>la</strong>to dell'ingresso principale sono murate due acquasantiere<br />

esagonali piccole, d'epoca tardo-paleocristiana, delle quali mancano<br />

riferimenti d’archivio.<br />

Altre pitture sono realizzate nel secolo scorso: due gran<strong>di</strong> medaglioni<br />

sul<strong>la</strong> volta a botte con "Il Cielo <strong>di</strong> Dio" e "L'incoronazione<br />

del<strong>la</strong> Madonna", opera <strong>di</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, a fresco; le quattro<br />

vele con gli Evangelisti, San Pietro e Paolo nel presbiterio, in<br />

affresco, <strong>di</strong> Antonio Margoni.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Adorazione dell’Eucaristia”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1940.


CASALMORO<br />

51


CASALMORO<br />

52<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Adorazione dell’Eucaristia”,<br />

partico<strong>la</strong>re,1940.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Adorazione dell’Eucaristia”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1940.


CASALMORO<br />

53


CASALMORO<br />

54<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“L’Immaco<strong>la</strong>ta Concezione”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1940.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“L’Immaco<strong>la</strong>ta Concezione”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>re, 1940.


CASALMORO<br />

55


CASALMORO<br />

56<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“L’Immaco<strong>la</strong>ta Concezione”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1940.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“L’Immaco<strong>la</strong>ta Concezione”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1940.


CASALMORO<br />

57


CHIESA PARROCCHIALE DEI SANTI PIETRO E PAOLO<br />

Sermide<br />

Sermide è una fiorente citta<strong>di</strong>na posta sul<strong>la</strong> sponda destra del<br />

Po, al limitare del<strong>la</strong> provincia <strong>di</strong> Mantova con <strong>la</strong> Regione Veneto<br />

e con <strong>la</strong> Regione Emilia Romagna.<br />

Il territorio sermidese, nel lontano me<strong>di</strong>oevo, fu donato dai vari<br />

imperatori del Sacro Romano Impero al<strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong> Mantova;<br />

passò poi al<strong>la</strong> Signoria dei Gonzaga e, al<strong>la</strong> caduta <strong>di</strong> questi nel<br />

1707, agli Austriaci; fu unito al Regno d'Italia solo nel 1866.<br />

La chiesa parrocchiale è <strong>di</strong> recente costruzione ed è de<strong>di</strong>cata ai<br />

Santi Pietro e Paolo apostoli. II 28 maggio<br />

1865 mons. Giovanni Corti, vescovo <strong>di</strong><br />

Mantova, pose <strong>la</strong> prima pietra sullo stesso<br />

luogo dove esisteva <strong>la</strong> chiesa precedente,<br />

rovinata al suolo, nel 1840, “per balordaggine<br />

<strong>di</strong> chi aveva creduto <strong>di</strong> poter senza pericolo<br />

levare certe pietre delle tombe sottostanti<br />

ai pi<strong>la</strong>stri”. Architetti del nuovo e<strong>di</strong>ficio<br />

furono Luigi Arienti e Giovanni Brocca<br />

<strong>di</strong> Mi<strong>la</strong>no. Riuscì un vasto, bello e maestoso<br />

tempio <strong>di</strong> stile longobardo-misto. I <strong>la</strong>vori<br />

terminarono nel 1871 e il 9 settembre dello<br />

stesso anno <strong>la</strong> chiesa fu consacrata da mons.<br />

Pietro Rota, vescovo <strong>di</strong> Guastal<strong>la</strong>.<br />

Nel 1940 <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> <strong>di</strong>segnò <strong>la</strong><br />

parte architettonica del Battistero ed eseguì<br />

l’affresco del battesimo <strong>di</strong> Cristo.<br />

59


SERMIDE<br />

60<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Battesimo <strong>di</strong> Cristo”;<br />

Cristo battezzato, partico<strong>la</strong>re, 1940.


SERMIDE<br />

61


SERMIDE<br />

62<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Battesimo <strong>di</strong> Cristo”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>re, 1940.<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Agnello”;<br />

scultura in marmo a tutto tondo, antistante<br />

l’affresco, eseguita dallo stesso <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, 1940.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Battesimo <strong>di</strong> Cristo”;<br />

San Giovanni Battista e Cristo, partico<strong>la</strong>re,1940.


SERMIDE<br />

63


CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIORGIO MARTIRE<br />

Birbesi<br />

La chiesa parrocchiale, de<strong>di</strong>cata a San Giorgio martire, si innalza<br />

maestosa con orientamento absidale a mattina, in posizione piuttosto<br />

iso<strong>la</strong>ta rispetto all'abitato.<br />

L'attuale costruzione, in stile barocco, ha sostituito il precedente<br />

e<strong>di</strong>ficio sacro, risalente al XV secolo. Non si conosce il nome del<br />

progettista, ma i precisi riscontri stilistici con <strong>la</strong> Parrocchiale <strong>di</strong><br />

Cavriana <strong>la</strong> inseriscono tra le opere del ticinese Giovanni Maria<br />

Borsotti.<br />

L'inizio del<strong>la</strong> costruzione si può far risalire<br />

al 1738; infatti, l’11 agosto dello stesso anno,<br />

don Leandro Chizzo<strong>la</strong>, vicario generale<br />

del<strong>la</strong> <strong>di</strong>ocesi bresciana, approvava il <strong>di</strong>segno<br />

progettuale del<strong>la</strong> fabbrica.<br />

Va detto che l'attuale e<strong>di</strong>ficio (m. 28 x 7,80,<br />

alto m. 13) non venne e<strong>di</strong>ficato secondo il<br />

progetto conservato nell'archivio vescovile<br />

<strong>di</strong> Brescia, <strong>di</strong>ocesi a cui apparteneva <strong>la</strong> parrocchia<br />

<strong>di</strong> Birbesi, ma vennero apportate<br />

mo<strong>di</strong>fiche riguardo al<strong>la</strong> posizione del pulpito,<br />

il numero dei confessionali, le uscite <strong>la</strong>terali.<br />

La facciata, coronata da cimasa, presenta un<br />

doppio or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> lesene, sei nel<strong>la</strong> parte inferiore<br />

e quattro in quel<strong>la</strong> superiore. Quattro<br />

nicchie movimentano <strong>la</strong> facciata. Rimaste vuote per secoli, ospitano<br />

le statue de<strong>di</strong>cate al<strong>la</strong> Madonna, a Sant'Anselmo, a San<br />

Francesco d'Assisi e a San Luigi Gonzaga.<br />

L'interno consiste in un'unica navata, illuminata da finestre a<br />

ve<strong>la</strong>.<br />

Sei gli altari. Quello maggiore, de<strong>di</strong>cato a San Giorgio martire, si<br />

impone per <strong>la</strong> monumentalità: si tratta <strong>di</strong> opera insigne del XVIII<br />

secolo, in tarsie policrome marmoree, attribuibile al<strong>la</strong> bottega dei<br />

Baroncini. A destra, entrando, è collocato il moderno altare in<br />

marmo de<strong>di</strong>cato al Crocifisso. Segue quello, del 1947, <strong>di</strong> San<br />

Luigi Gonzaga, Sant’Eurosia ed alle Anime Purganti. Conclude<br />

65


BIRBESI<br />

66<br />

il <strong>la</strong>to destro l'altare del<strong>la</strong> Madonna del Rosario. Realizzato tra il<br />

1749 e il 1750, colpisce il devoto per il fasto barocco. L'attuale statua<br />

del<strong>la</strong> Madonna risale al 1999.<br />

A sinistra, entrando, dopo il Battistero troviamo l'altare del<strong>la</strong><br />

Conversione <strong>di</strong> San Paolo, in pietra, risalente al 1764 e infine<br />

quello <strong>di</strong> Sant'Antonio <strong>di</strong> Padova, dell'anno 1748 circa. Questo<br />

altare era <strong>di</strong> jus patronatus del<strong>la</strong> nobile famiglia Rizzini. A destra<br />

del presbiterio si accede al<strong>la</strong> sagrestia, dalle <strong>di</strong>mensioni ridotte<br />

(m. 4,50 <strong>di</strong> <strong>la</strong>to per m. 7 <strong>di</strong> altezza), ma gioiello <strong>di</strong> architettura,<br />

impreziosita da stucchi raffiguranti San Giorgio martire e i quattro<br />

Evangelisti.<br />

<strong>Dal</strong> <strong>la</strong>to opposto, invece, si ha l'accesso al campanile, alto 27<br />

metri, nel<strong>la</strong> cui cel<strong>la</strong> alloggiano cinque campane. La cupoletta è<br />

stata rifatta nel 1961, essendo rimasta, <strong>la</strong> precedente, danneggiata<br />

da un fulmine.<br />

La chiesa parrocchiale è impreziosita da mobili, arre<strong>di</strong>, vetrate,<br />

quadri e pale d'altare risalenti, in gran parte, al XVIII secolo.<br />

Tra il 1942 e il 1945, il prof. <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> <strong>di</strong>resse i <strong>la</strong>vori<br />

<strong>di</strong> restauro e abbellimento del<strong>la</strong> chiesa, realizzando, sul<strong>la</strong> volta,<br />

gli <strong>affreschi</strong> sui temi dell'Eucaristia, dell'Impetrazione del<strong>la</strong> Pace<br />

e del<strong>la</strong> Risurrezione. Nel<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> del Battistero <strong>di</strong>pinse <strong>la</strong><br />

scena del Battesimo <strong>di</strong> Gesù.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Il Battesimo <strong>di</strong> Gesù”,<br />

partico<strong>la</strong>re del volto <strong>di</strong> Gesù, 1943.


BIRBESI<br />

67


BIRBESI<br />

68<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Il Battesimo <strong>di</strong> Gesù”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1943.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“La Risurrezione”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1945.


BIRBESI<br />

69


BIRBESI<br />

70<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“La Risurrezione”,<br />

insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Impetrazione del<strong>la</strong> Pace”,<br />

insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1945.


BIRBESI<br />

71


BIRBESI<br />

72<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Impetrazione del<strong>la</strong> Pace”,<br />

partico<strong>la</strong>re degli Angeli, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Eucaristia”,<br />

insieme, 1945.


BIRBESI<br />

73


BIRBESI<br />

74<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Eucaristia”,<br />

partico<strong>la</strong>re degli Angeli<br />

adoranti l’Eucaristia, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Eucaristia”,<br />

partico<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> cacciata degli Angeli ribelli<br />

e <strong>di</strong> Angeli adoranti l’Eucaristia, 1945.


BIRBESI<br />

75


CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA NOVA<br />

Cavriana<br />

L’attuale e<strong>di</strong>ficio sacro è stato e<strong>di</strong>ficato nel 1700 su <strong>di</strong> uno precedente<br />

del XV-XVI secolo. Del<strong>la</strong> costruzione originale quattrocentesca,<br />

più picco<strong>la</strong> dell’attuale, a tre navate, è rimasta soltanto<br />

l’abside, tuttora visibile dall’esterno.<br />

Nel XVIII secolo, come sopra accennato, si decise l’ampliamento<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio sacro preesistente e a tale scopo venne incaricato il<br />

“mastro muraro” Giovanni Maria Borsotti.<br />

Il progettista ideò una costruzione più ampia ed anche più luminosa<br />

e stilisticamente allineata ai nuovi dettami<br />

estetici del tempo (tardo Barocco lombardo).<br />

I <strong>la</strong>vori iniziarono il 16 novembre 1716 e nel<br />

1719, anche se non completata, <strong>la</strong> chiesa fu<br />

aperta al culto con de<strong>di</strong>cazione al<strong>la</strong><br />

Madonna Assunta. L’e<strong>di</strong>ficio è ad unica<br />

navata, con volta a botte, presbiterio absidato<br />

e con piano <strong>di</strong> calpestio rialzato. Nei due<br />

<strong>la</strong>ti longitu<strong>di</strong>nali sono inserite sei cappelle,<br />

non molto profonde, ma eleganti e leggere<br />

se pure ricercate nei model<strong>la</strong>ti. Completa <strong>la</strong><br />

struttura il raffinatissimo e funzionale<br />

Battistero.<br />

La facciata principale, anch’essa concepita a<br />

pronunciato sviluppo verticale, è <strong>la</strong> risultante<br />

del<strong>la</strong> sovrapposizione <strong>di</strong> tre or<strong>di</strong>ni, formati da paraste, trabeazione<br />

e capitelli in alleggerimento verso l’alto.<br />

L’alta qualità degli ornati a stucco presenti nei timpani, sovraporte<br />

e finestrone, impreziosisce ulteriormente un insieme ripartito<br />

con grande equilibrio fra pieni e vuoti, rientranze e sporgenze.<br />

Anche all’interno sono presenti model<strong>la</strong>ti a stucco <strong>di</strong> ottima fattura,<br />

eseguiti negli anni successivi al<strong>la</strong> de<strong>di</strong>cazione, da valenti<br />

artisti, quali: Gian Battista Galli, Paolo Boma, Carlo Costa, Pietro<br />

Vassalli, Marcantonio Perini e Vittorio Bol<strong>la</strong>.<br />

Costituiscono vere e proprie opere <strong>di</strong> scultura lignea i confessio-<br />

77


CAVRIANA<br />

78<br />

nali (Gian Battista Sperin<strong>di</strong>o), il ciborio sovrastante l’altare maggiore,<br />

il coro e i mobili del<strong>la</strong> sacrestia (Pietro Bonomi). Questi<br />

ultimi, costituiti da arma<strong>di</strong> e cassettoni costruiti su misura, formano<br />

un’opera tanto massiccia quanto maestosa.<br />

Di grande qualità sono le opere <strong>la</strong>pidee: cappelle, altari e ba<strong>la</strong>ustra<br />

sono stati realizzati con preziosi marmi trattati a tarsie. Si<br />

segna<strong>la</strong>no in partico<strong>la</strong>re l’altare maggiore e <strong>la</strong> ba<strong>la</strong>ustra che delimita<br />

il presbiterio, realizzati dall’opificio <strong>di</strong> Carlo Giuseppe<br />

Bollina dal 1722 al 1724; è, questa, un’opera maestosa, sicuramente<br />

un esemp<strong>la</strong>re unico e non solo per l’alto mantovano,<br />

soprattutto se analizziamo <strong>la</strong> figurazione del<strong>la</strong> Cena in Emmaus,<br />

collocata al centro del paliotto.<br />

Significativa è pure <strong>la</strong> quadreria: dal trittico realizzato nel 1512<br />

da Zenone da Verona al<strong>la</strong> pa<strong>la</strong> ovale dell’altare maggiore, opera<br />

<strong>di</strong> Antonio Accar<strong>di</strong> (XVIII secolo), artista dell’area romana; dai<br />

Misteri del Rosario (cappel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> B.V.M.), attribuiti al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

del Bazzani, all’Ultima Cena del Brusasorci, collocata nel presbiterio<br />

sopra <strong>la</strong> porta d’accesso al<strong>la</strong> sagrestia. Di fronte si può notare<br />

l’importantissimo <strong>di</strong>pinto con il ritratto <strong>di</strong> Pietro Lancetti, parroco<br />

in Cavriana (datato 1671). La valenza <strong>di</strong> tale opera è dovuta<br />

al<strong>la</strong> raffigurazione, in basso a sinistra, del<strong>la</strong> rocca fortezza <strong>di</strong><br />

Cavriana, con all’interno l’oratorio <strong>di</strong> S. Biagio in castello. Altre<br />

opere sono <strong>di</strong> Bernardo da Mussoline (Cappel<strong>la</strong> delle anime purganti)<br />

e <strong>di</strong> artisti del XIX-XX secolo, fra i quali <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong><br />

<strong>Prato</strong> (1909-2002) con numerose figurazioni a fresco eseguite<br />

sul<strong>la</strong> volta, nel<strong>la</strong> Cappel<strong>la</strong> del Rosario e nel Battistero.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

”La Crocifissione”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1944.


CAVRIANA<br />

79


CAVRIANA<br />

80<br />

Cappel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Madonna del Rosario,<br />

“Fanciulle che cantano le lo<strong>di</strong> al<strong>la</strong> Madonna”;<br />

partico<strong>la</strong>ri dell’affresco al centro del quale vi è<br />

una nicchia con <strong>la</strong> statua del<strong>la</strong> Vergine col<br />

Bambino, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“<strong>Gli</strong> Angeli ribelli scacciati dal Para<strong>di</strong>so”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> un <strong>di</strong>avolo,<br />

1944.


CAVRIANA<br />

81


CAVRIANA<br />

82<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“La Crocifissione”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>ri; Maria madre <strong>di</strong><br />

Gesù e un <strong>la</strong>drone, partico<strong>la</strong>ri, 1944.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“Cristo in gloria tra Santi e Angeli<br />

in adorazione”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>re, 1944.


CAVRIANA<br />

83


CAVRIANA<br />

84<br />

Medaglione sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“L’adorazione dell’Eucarestia”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1944.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Dipinto sul<strong>la</strong> parete del Battistero,<br />

“L’Angelo custode”,<br />

insieme e partico<strong>la</strong>ri dell’Angelo e del bimbo,<br />

1946.


CAVRIANA<br />

85


CAVRIANA<br />

86<br />

Dipinto sul<strong>la</strong> parete del Battistero,<br />

“San Giovanni Battista”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1946.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Dipinto sul<strong>la</strong> parete del Battistero,<br />

“San Giovanni Battista”,<br />

insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1946.


CAVRIANA<br />

87


CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIORGIO MARTIRE<br />

Cerlongo<br />

La Chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Cerlongo fu iniziata il 23 aprile 1723,<br />

come risulta dall'inventario del 1738, redatto dall'allora rettore<br />

don Antonio Reggiani.<br />

La struttura, abbastanza semplice e lineare, è opera progettata<br />

dal “mastro muraro” Giovanni Maria Borsotti all'inizio del 1700<br />

ed ora è accompagnata da un transetto, realizzato nel 1945, che<br />

si affaccia sul presbiterio.<br />

La facciata richiama lo schema pal<strong>la</strong><strong>di</strong>ano e presenta quattro<br />

semicolonne poggianti su <strong>di</strong> un basamento e<br />

sormontate da un capitello ionico, che<br />

sostengono l'architrave terminante con il<br />

frontone triango<strong>la</strong>re.<br />

Internamente <strong>la</strong> navata presenta, su entrambi<br />

i <strong>la</strong>ti, due cappelle del<strong>la</strong> stessa altezza e<br />

termina con il presbiterio e l'abside semicirco<strong>la</strong>re.<br />

La volta, in corrispondenza delle cappelle<br />

<strong>la</strong>terali, è a crociera, con le profi<strong>la</strong>ture che<br />

convergono, centralmente, verso due ovali<br />

nei quali sono state <strong>di</strong> recente <strong>di</strong>pinte le<br />

immagini dei Profeti. Il tutto prende luce da<br />

quattro gran<strong>di</strong> finestre situate al <strong>di</strong> sopra del<br />

cornicione, nel centro <strong>di</strong> ogni cappel<strong>la</strong> <strong>la</strong>terale.<br />

E’ presente una cospicua quadreria che<br />

raffigura soggetti vari, prevalentemente eseguiti nel XVIII secolo.<br />

Sono presenti opere <strong>la</strong>pidee, specialmente tarsie marmoree, <strong>di</strong><br />

grande interesse decorativo. In partico<strong>la</strong>re si segna<strong>la</strong>no gli altari<br />

con i re<strong>la</strong>tivi paliotti.<br />

Di recente realizzazione (1945) gli <strong>affreschi</strong> <strong>di</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong><br />

<strong>Prato</strong> visibili nel<strong>la</strong> volta, nel presbiterio e nel Battistero.<br />

89


CERLONGO<br />

90<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Presbiterio, arco del transetto,<br />

“L’Evangelista Luca”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1945.


CERLONGO<br />

91


CERLONGO<br />

92<br />

Presbiterio, arco del transetto,<br />

“I quattro Evangelisti”,<br />

veduta d’insieme del <strong>la</strong>to destro e sinistro, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Presbiterio, arco del transetto,<br />

“I quattro Evangelisti”;<br />

l’Evangelista Matteo, partico<strong>la</strong>ri, 1945.


CERLONGO<br />

93


CERLONGO<br />

94<br />

Presbiterio, arco del transetto,<br />

“I quattro Evangelisti”;<br />

gli Evangelisti Luca e Marco, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Presbiterio, arco del transetto,<br />

“I quattro Evangelisti”;<br />

l’Evangelista Giovanni, insieme<br />

e partico<strong>la</strong>re, 1945.


CERLONGO<br />

95


CERLONGO<br />

96<br />

Medaglioni sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“I profeti Isaia e Geremia”,<br />

partico<strong>la</strong>ri, 1945.<br />

Battistero, “Aqui<strong>la</strong>”;<br />

attributo iconografico <strong>di</strong> San Giovanni, 1945.<br />

Battistero, “Bue”;<br />

attributo iconografico <strong>di</strong> San Luca, 1945.<br />

Battistero, “Angelo”;<br />

attributo iconografico <strong>di</strong> San Matteo, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Medaglioni sul<strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> navata,<br />

“I profeti Isaia e Geremia”,<br />

veduta d’insieme, 1945.


CERLONGO<br />

97


CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA APOLLONIA<br />

Mantova<br />

Come parrocchia S. Apollonia esiste sin dal 1500; <strong>la</strong> ristrutturazione<br />

dell'e<strong>di</strong>ficio sacro è avvenuta nel 1858 in forme neo-c<strong>la</strong>ssiche.<br />

Nel basso Me<strong>di</strong>o Evo sorgeva qui una chiesa intito<strong>la</strong>ta a Santa<br />

Maria in Betlem. Non è noto quando il titolo fu mutato in quello<br />

del<strong>la</strong> vergine che nel 249, ad Alessandria d'Egitto, subì il martirio<br />

in una forma per cui fu poi invocata contro il mal <strong>di</strong> denti.<br />

La chiesa attuale è frutto <strong>di</strong> una ricostruzione del 1781, nell'ambito<br />

del rinnovamento artistico promosso<br />

dagli austriaci (e parzialmente proseguito<br />

dai francesi), i quali lo affidarono all'architetto<br />

Paolo Pozzo e al<strong>la</strong> sua scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong> pittori<br />

e decoratori. La facciata (aggiunta nel 1834)<br />

è neoc<strong>la</strong>ssica; l'interno si ispira invece al<strong>la</strong><br />

basilica pa<strong>la</strong>tina <strong>di</strong> Santa Barbara, componendo<br />

in unità <strong>la</strong> pianta longitu<strong>di</strong>nale con<br />

quel<strong>la</strong> centrale.<br />

Essa accoglie, per lo più provenienti da chiese<br />

soppresse, un considerevole numero <strong>di</strong><br />

notevoli <strong>di</strong>pinti: <strong>di</strong> Gian Francesco Tura<br />

(inizi Cinquecento), “Madonna col Bambino<br />

tra le sante Marta e Maria”; <strong>di</strong> Francesco<br />

Borgani (primo Seicento), “Madonna del<strong>la</strong><br />

Chiara”; <strong>di</strong> Giuseppe Bazzani, “Santa Teresa<br />

e San Giovanni del<strong>la</strong> Croce” (metà Settecento). Nell'abside un<br />

capo<strong>la</strong>voro agli esor<strong>di</strong> del neoc<strong>la</strong>ssicismo: <strong>di</strong> Giuseppe Bottani il<br />

<strong>di</strong>pinto da lui donato, nel 1779, al<strong>la</strong> poi soppressa parrocchiale <strong>di</strong><br />

San Zenone, raffigurante “La sacra Famiglia” con i santi Zenone<br />

e Stefano.<br />

All'interno si possono ammirare altri quadri <strong>di</strong> pregevole fattura.<br />

Nel 1945 il pittore <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> eseguì gli <strong>affreschi</strong> nel<br />

Battistero.<br />

99


MANTOVA<br />

100<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero, tondo,<br />

“Ezechiele”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1945.


MANTOVA<br />

101


MANTOVA<br />

102<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Il profeta Daniele”,<br />

veduta d’insieme, 1945.<br />

“Colomba dello Spirito Santo”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Adamo ed Eva cacciati dal Para<strong>di</strong>so terrestre”,<br />

insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1945.


MANTOVA<br />

103


MANTOVA<br />

104<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Il Battesimo <strong>di</strong> Cristo”;<br />

Cristo battezzato, partico<strong>la</strong>re, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero,<br />

“Il Battesimo <strong>di</strong> Cristo”;<br />

“San Bernar<strong>di</strong>no”;<br />

“San Domenico”,<br />

vedute d’insieme, 1945.


MANTOVA<br />

105


MANTOVA<br />

106<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero, cupo<strong>la</strong>,<br />

”Gesù Cristo”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1945.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Cappel<strong>la</strong> del Battistero, cupo<strong>la</strong>,<br />

“Il Padre Eterno”,<br />

veduta d’insieme e partico<strong>la</strong>ri, 1945.


MANTOVA<br />

107


108


CHIESA PARROCCHIALE DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE<br />

Suzzara<br />

La facciata, <strong>di</strong> un tardo neoc<strong>la</strong>ssicismo, prospetta sul<strong>la</strong> porticata<br />

piazza Garibal<strong>di</strong>. La costruzione del<strong>la</strong> chiesa, progettata dall'ingegnere<br />

mantovano Antonio Arrivabene, risulta conclusa nel<br />

1854, dopo che era stata demolita <strong>la</strong> quattrocentesca chiesa <strong>di</strong><br />

San Biagio, <strong>la</strong> prima parrocchiale “fuori castello”. Nel 1956 è<br />

stato attuato un ampliamento nel<strong>la</strong> zona del presbiterio; tra il<br />

1953 e il 1955, il pittore <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> ha <strong>di</strong>pinto nel catino<br />

absidale scene imperniate soprattutto sul sacrificio <strong>di</strong> Cristo<br />

e sul<strong>la</strong> Chiesa orante e militante. Anche i<br />

quattro evangelisti nelle vele del<strong>la</strong> cupo<strong>la</strong> e<br />

le vetrate ai <strong>la</strong>ti dell'altare maggiore sono<br />

opera <strong>di</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>.<br />

Nell'interno del<strong>la</strong> chiesa un ex voto in re<strong>la</strong>zione<br />

al<strong>la</strong> peste del 1576 (proveniente dal<strong>la</strong><br />

demolita chiesa domenicana del<strong>la</strong> Beata<br />

Vergine del<strong>la</strong> Misericor<strong>di</strong>a), attribuibile a<br />

Teodoro Ghisi, ricorda <strong>la</strong> riconoscenza del<strong>la</strong><br />

città (visibile sullo sfondo), salvata dal<strong>la</strong><br />

peste per intercessione <strong>di</strong> San Sebastiano.<br />

Un Crocifisso ligneo, <strong>di</strong> autore ignoto, denota<br />

caratteristiche lombarde e venete del<strong>la</strong><br />

prima metà del Cinquecento; fra alcune statue<br />

lignee collocate al<strong>la</strong> parete, nel transetto<br />

sinistro, si <strong>di</strong>stingue quel<strong>la</strong> rappresentante<br />

San Biagio, per note stilistiche ascrivibile al<strong>la</strong> prima metà del<br />

secolo XV. Nel<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> grande, a sinistra del presbiterio, “La<br />

Madonna del<strong>la</strong> Cherubina” è una magnifica terracotta con tracce<br />

del<strong>la</strong> coloritura originale, ascrivibile al secolo XVI.<br />

Opera <strong>di</strong> Francesco van Den Dick e <strong>di</strong> poco antecedente <strong>la</strong> fine<br />

del Seicento è una te<strong>la</strong> con l'effigie <strong>di</strong> San Longino con il Sacro<br />

Vaso; il soldato, legato al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione mantovana del<br />

Preziosissimo Sangue <strong>di</strong> Cristo, è raffigurato con una ricerca<br />

<strong>di</strong>namica e scenografica. Nel<strong>la</strong> chiesa dell'Immaco<strong>la</strong>ta non<br />

manca un <strong>di</strong>screto numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti settecenteschi. Fra gli altri,<br />

meritano <strong>di</strong> essere segna<strong>la</strong>ti: il “Miracolo <strong>di</strong> San Biagio” <strong>di</strong><br />

109


SUZZARA<br />

110<br />

Giuseppe Bazzani; <strong>la</strong> te<strong>la</strong> <strong>di</strong> Felice Campi con i Santi Lucio,<br />

Apollonio, Vincenzo Ferrer e Carlo Borromeo; quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> Pietro<br />

Fabbri, già nel<strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> Savio<strong>la</strong> e datata 1738, che raffigura<br />

<strong>la</strong> Madonna del Rosario con i Santi Giovanni Battista e<br />

Domenico.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina seguente:<br />

Catino absidale,<br />

“La chiesa militante; Christus Me<strong>di</strong>ator;<br />

Sicut cervi”;<br />

Anime esprimenti vari momenti interiori,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1953.


SUZZARA<br />

111


SUZZARA<br />

112<br />

Catino absidale,<br />

“La chiesa militante; Christus Me<strong>di</strong>ator;<br />

Sicut cervi”,<br />

veduta d’insieme, 1953.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina seguente:<br />

Catino absidale,<br />

“Christus Me<strong>di</strong>ator”;<br />

<strong>la</strong> croce piantata sul<strong>la</strong> terra, al centro del<strong>la</strong> storia<br />

antica e moderna, sostiene il Divino Me<strong>di</strong>atore,<br />

il cui olocausto è gra<strong>di</strong>to al Padre, veduta<br />

d’insieme, 1953.


SUZZARA<br />

113


SUZZARA<br />

114<br />

Catino absidale,<br />

“Sicut cervi”;<br />

Le anime si abbeverano ai sette rivoli del<strong>la</strong><br />

Grazia; veduta d’insieme, 1953.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Sicut cervi”,<br />

partico<strong>la</strong>ri, 1953.<br />

“Christus Me<strong>di</strong>ator”;<br />

Pietro dall’atteggiamento possente <strong>di</strong> fede;<br />

il Padre Eterno; partico<strong>la</strong>ri, 1953.


SUZZARA<br />

115


SUZZARA<br />

116<br />

Catino absidale,<br />

“La chiesa militante”,<br />

veduta d’insieme, 1953.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“La terra, espressa nel<strong>la</strong> storia antica<br />

e moderna”,<br />

partico<strong>la</strong>ri, 1953.


SUZZARA<br />

117


SUZZARA<br />

118<br />

Pennacchi del<strong>la</strong> cupo<strong>la</strong>, gli Evangelisti:<br />

“San Giovanni”, “San Matteo”, “San Luca”<br />

e “San Marco”,<br />

vedute d’insieme, 1955.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Pennacchi del<strong>la</strong> cupo<strong>la</strong>,<br />

“San Luca”, “Il Bue”,<br />

simbolo iconografico del Santo;<br />

“San Marco”, “Il Leone”,<br />

simbolo iconografico del Santo, partico<strong>la</strong>ri, 1955.


SUZZARA<br />

119


SUZZARA<br />

120<br />

Pennacchi del<strong>la</strong> cupo<strong>la</strong>,<br />

“San Giovanni Evangelista”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1953.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Pennacchi del<strong>la</strong> cupo<strong>la</strong>,<br />

“L’Aqui<strong>la</strong>”,<br />

simbolo iconografico <strong>di</strong> San Giovanni<br />

Evangelista, partico<strong>la</strong>re, 1953.


SUZZARA<br />

121


SUZZARA<br />

122<br />

Pennacchi del<strong>la</strong> cupo<strong>la</strong>,<br />

“San Matteo”,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1953.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Pennacchi del<strong>la</strong> cupo<strong>la</strong>,<br />

“L’Angelo”,<br />

simbolo iconografico <strong>di</strong> San Matteo,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1953.


SUZZARA<br />

123


124


CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA CROCE FLAMINIA<br />

Roma<br />

Il Consiglio Superiore per <strong>la</strong> celebrazione del XVI centenario<br />

dell’E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Mi<strong>la</strong>no (313), col quale l’imperatore Costantino<br />

<strong>di</strong>ede pace e libertà al<strong>la</strong> Chiesa, invitò i fedeli dell’Urbe a concorrere<br />

per l’erezione presso il ponte Milvio <strong>di</strong> un monumento<br />

sacro de<strong>di</strong>cato al<strong>la</strong> Croce. La chiesa, che per espresso desiderio<br />

del papa Pio X avrà stile romano basilicale, doveva innalzarsi in<br />

un’area <strong>di</strong> proprietà del<strong>la</strong> Santa Sede.<br />

Il 17 ottobre 1912 il car<strong>di</strong>nale Francesco Paolo Cassetta bene<strong>di</strong>ce<br />

<strong>la</strong> prima pietra del nuovo tempio, eseguito<br />

su <strong>di</strong>segno dell’architetto padre Aristide<br />

Leonari, <strong>di</strong> Roma, poi <strong>di</strong>chiarato servo <strong>di</strong><br />

Dio. Il 29 <strong>di</strong>cembre 1913 il medesimo porporato<br />

apre al culto il sacro e<strong>di</strong>ficio.<br />

La facciata è a cortina <strong>di</strong> mattoni, basamenti<br />

e scorniciature in travertino, portico con sei<br />

colonne in granito Baveno, pronao a tre<br />

porte: <strong>la</strong> maggiore sormontata dallo stemma<br />

<strong>di</strong> Pio X in marmo bianco. Sopra i cinque<br />

finestroni sono collocati altrettanti musaici:<br />

Vittoria <strong>di</strong> Costantino; Trionfo del<strong>la</strong> Croce;<br />

E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Mi<strong>la</strong>no; Il serpente <strong>di</strong> bronzo <strong>di</strong><br />

Mosè; Àncora cruciforme. Il campanile (alto<br />

47 metri), in stile romanico, a sette piani con<br />

decorazioni a smalto, contiene cinque campane.<br />

All’interno, vetrate policrome, soffitto ligneo in travatura<br />

scoperta, con incaval<strong>la</strong>tura su mensoloni nel<strong>la</strong> navata me<strong>di</strong>ana;<br />

più basso e ad un solo spiovente in quelle minori.<br />

Nel 1955, una cappel<strong>la</strong> è stata <strong>di</strong>pinta dal pittore <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>.<br />

Riportiamo alcuni brani da “L’Osservatore Romano” del 5 febbraio<br />

1956:<br />

...“il grande affresco rappresentante lo Sposalizio <strong>di</strong> Maria Vergine con<br />

San Giuseppe, opera d’arte progettata ed eseguita dal chiaro prof.<br />

<strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, il quale riempie tutta <strong>la</strong> parete semicirco<strong>la</strong>re dell’abside<br />

del<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong>. Chi entra, già sul<strong>la</strong> porta resta vivamente colpi-<br />

125


ROMA<br />

126<br />

to dai vivi<strong>di</strong> colori dei molti personaggi in grandezza naturale dello<br />

splen<strong>di</strong>do affresco dello Sposalizio. Con lunga e tenace preparazione e<br />

con rara competenza, dopo aver affrescato varie chiese e, nello scorso<br />

anno, il duomo <strong>di</strong> Suzzara, il chiaro prof. <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, mantovano,<br />

stimato <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> una Scuo<strong>la</strong> d’Arte, volle rega<strong>la</strong>rci l’affresco<br />

dello Sposalizio dei nostri Santi Protettori... Il <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> è pittore<br />

moderno che sente e <strong>di</strong>pinge intonato perfettamente al secolo novecento<br />

in cui vive. I suoi paesaggi e le sue figure che talvolta presentano<br />

qualche durezza non si staccano però, specialmente nei soggetti religiosi,<br />

dalle memorie c<strong>la</strong>ssiche... Un’ideale piramide, costituita dagli Sposi<br />

e dal Sacerdote, domina il centro del<strong>la</strong> composizione figurativa; sullo<br />

sfondo <strong>di</strong> un tempio che strutturalmente ricorda <strong>la</strong> nostra chiesa parrocchiale.<br />

Il severo e maestoso Sacerdote, dai lineamenti duri e ieratici,<br />

è nell’atto <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re le destre degli Sposi che si stringono nel<strong>la</strong> promessa<br />

<strong>di</strong> fedeltà. Maria, bel<strong>la</strong>, <strong>di</strong> bellezza vereconda ed austera, rivolge<br />

lo sguardo modesto alle mani, col velo trasparente posato come un soffio<br />

sui capelli e il manto azzurro, riflesso <strong>di</strong> cielo. Ci colpisce lo sguardo<br />

leale <strong>di</strong> Giuseppe rivolto al<strong>la</strong> dolce Sposa, sguardo <strong>di</strong> uomo consapevole<br />

e fedele esecutore dei <strong>di</strong>vini coman<strong>di</strong>. Dietro le spalle <strong>di</strong> Giuseppe<br />

sta <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> dei giovani pretendenti delusi; ogni volto un tipo: l’ebreo, il<br />

greco e il romano; ogni volto uno stato d’animo. Per tutti, in primo<br />

piano, il giovinetto che spezza il ramoscello secco... Sullo sfondo un<br />

ampio ondeggiare <strong>di</strong> ari<strong>di</strong> colli palestinesi che verso destra gradualmente<br />

inver<strong>di</strong>scono e si popo<strong>la</strong>no <strong>di</strong> acque, <strong>di</strong> alberi e <strong>di</strong> cose fino a<br />

ricordare il nostro bel paesaggio romano che fa da sfondo al seguito femminile...”<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine”;<br />

La Vergine, partico<strong>la</strong>re, 1955.


ROMA<br />

127


ROMA<br />

128<br />

Catino absidale,<br />

“Lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine”,<br />

veduta d’insieme, 1955.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine”;<br />

il sacerdote nell’atto <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re le destre degli<br />

Sposi; il manto fiorito del pavimento,<br />

partico<strong>la</strong>ri, 1955.


ROMA<br />

129


ROMA<br />

130<br />

Catino absidale,<br />

“Lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine”;<br />

San Giuseppe, partico<strong>la</strong>re, 1955.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine”;<br />

il sacerdote nell’atto <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re le destre degli<br />

Sposi, partico<strong>la</strong>re, 1955.


ROMA<br />

131


ROMA<br />

132<br />

Catino absidale,<br />

“Lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine”;<br />

Seguito maschile, partico<strong>la</strong>re, 1955.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine”<br />

Seguito femminile, partico<strong>la</strong>re, 1955.<br />

La fol<strong>la</strong> dei giovani pretendenti delusi,<br />

partico<strong>la</strong>re, 1955.


ROMA<br />

133


ROMA<br />

134<br />

Catino absidale,<br />

“Lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine”;<br />

volti <strong>di</strong> giovani pretendenti delusi e <strong>di</strong> donne al<br />

seguito, partico<strong>la</strong>ri, 1955.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

Catino absidale,<br />

“Lo Sposalizio del<strong>la</strong> Vergine”;<br />

il giovinetto che spezza il ramoscello secco; volto<br />

<strong>di</strong> una donna pensierosa; <strong>la</strong> mano sul fianco;<br />

libretto dove è apposta <strong>la</strong> firma dell’autore,<br />

partico<strong>la</strong>ri, 1955.


ROMA<br />

135


136


L’UOMO<br />

L’EDUCATORE<br />

L’ARTISTA<br />

137


138


L’UOMO<br />

Un frugoletto <strong>di</strong> appena tre anni ed il suo mondo meraviglioso<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>segni fatti con il gessetto.<br />

Un giovane tre<strong>di</strong>cenne con l’arte nel sangue ed una grande<br />

voglia <strong>di</strong> conoscere.<br />

Un uomo che ha raggiunto appieno <strong>la</strong> propria maturità artistica<br />

ed ha saputo trasmettere, attraverso il <strong>la</strong>voro, il gusto del bello a<br />

quanti si soffermano ammirati a guardare le sue opere.<br />

1924<br />

E’ <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, il<br />

poeta del<strong>la</strong> tavolozza. Artista<br />

poliedrico, istintivo ed amante<br />

<strong>di</strong> tutto ciò che è arte, <strong>Dal</strong><br />

<strong>Prato</strong> rappresenta <strong>la</strong> massima<br />

espressione del<strong>la</strong> cultura pittorica,<br />

l’essenza dell’immagine,<br />

<strong>la</strong> sapienza delle geometrie.<br />

Il suo approccio ai colori<br />

nasce da anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e <strong>la</strong> sua<br />

passione per <strong>la</strong> pittura lo ha<br />

reso famoso anche fuori dai<br />

confini nazionali.<br />

Pittore <strong>di</strong> tele e <strong>di</strong> <strong>affreschi</strong>,<br />

scultore <strong>di</strong> figure e <strong>di</strong> medaglie,<br />

incisore e xilografo, pubblicista<br />

e grande educatore,<br />

tutto questo, e molto <strong>di</strong> più, è<br />

<strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>.<br />

139


140<br />

L’EDUCATORE<br />

Eccoci <strong>di</strong> fronte ad un grande educatore.<br />

Una <strong>di</strong> quelle persone il cui destino è quello <strong>di</strong> prendere per<br />

mano giovani intelligenze e <strong>di</strong> condurle nei meandri del sapere<br />

al<strong>la</strong> scoperta dell’incognito.<br />

Chi ha avuto modo <strong>di</strong> ascoltare una lezione <strong>di</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong><br />

<strong>Prato</strong> <strong>di</strong>fficilmente è riuscito a trovare un altro insegnante in<br />

grado <strong>di</strong> reggere il paragone.<br />

La sua storia <strong>di</strong> professore nasce quasi per caso. Un impiego<br />

nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> festiva <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Gui<strong>di</strong>zzolo, i primi entusiasmi,<br />

i desideri, <strong>la</strong> tenace volontà <strong>di</strong> chi intravede <strong>la</strong> giusta strada da<br />

seguire e ne fa una ragione <strong>di</strong> vita.<br />

Metodologia, <strong>di</strong>dattica, orientamenti, concetti che prima non esistevano,<br />

iniziarono a prendere corpo grazie all’intuito e all’applicazione<br />

<strong>di</strong> quel giovane insegnante con in mente un progetto<br />

che non sapeva nemmeno lui quanto grande sarebbe <strong>di</strong>ventato.<br />

A fare da sfondo a quell’incre<strong>di</strong>bile mole <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro da svolgere,<br />

un grande dono che era possibile percepire quando lo si incontrava<br />

anche solo per strada: <strong>la</strong> sua grande umanità.<br />

Fu proprio quel<strong>la</strong> a consentirgli <strong>di</strong> ottenere gran<strong>di</strong> risultati da<br />

una picco<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, ospitata in angusti locali ed in<br />

grado <strong>di</strong> fornire ben poco materiale ai propri allievi.<br />

Quel<strong>la</strong> stessa umanità che gli aprì le porte dei <strong>la</strong>boratori artigianali<br />

gui<strong>di</strong>zzolesi e che gli permise <strong>di</strong> apprendere, con l’entusiasmo<br />

del neofita e l’occhio dell’artista, tutto ciò che <strong>di</strong> buono poteva<br />

essere trasformato in materia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

A <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> va riconosciuto il merito <strong>di</strong> aver contribuito ad affinare<br />

il prodotto dell’artigianato locale, attraverso lo stu<strong>di</strong>o ed il<br />

perfezionamento <strong>di</strong> quanto già esisteva. Fu lui ad in<strong>di</strong>viduare<br />

nei quattro mestieri del muratore, falegname, fabbro e decoratore<br />

le potenzialità <strong>di</strong> un artigianato in crescita che andava aiutato<br />

e, contemporaneamente, dal quale attingere quel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

al<strong>la</strong> manualità tanto cara agli artisti. Quattro anni <strong>di</strong> duro <strong>la</strong>voro<br />

ed ecco nascere una vera scuo<strong>la</strong> d’Arte. E’ il 1935.<br />

<strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, però, non si crogio<strong>la</strong> sugli allori: c’è ancora tanta<br />

strada da percorrere.


I suoi ragazzi andavano istruiti, dovevano respirare <strong>la</strong> cultura,<br />

nutrirsi delle ultime innovazioni, bisognava dar loro ciò che era<br />

considerato il meglio.<br />

Le visite ai musei, ai cantieri, alle aziende, alle officine, così come<br />

un buon brano <strong>di</strong> musica sinfonica da ascoltare dopo una giornata<br />

<strong>di</strong> duro <strong>la</strong>voro, costituivano nuova linfa per quelle giovani<br />

menti.<br />

Con il passare degli anni <strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> assunse<br />

sempre più i connotati <strong>di</strong> un<br />

vero e proprio Istituto d’Arte<br />

e Mestieri che abbisognava<br />

<strong>di</strong> sempre nuovi programmi,<br />

ma che, d’altra parte, era in<br />

grado <strong>di</strong> fornire a quanti lo<br />

frequentavano un <strong>di</strong>ploma<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>.<br />

Lo stesso don Primo<br />

Mazzo<strong>la</strong>ri, allora parroco <strong>di</strong><br />

1991<br />

Bozzolo, nel 1949 lodò l’iniziativa<br />

sco<strong>la</strong>stica <strong>di</strong> <strong>Dal</strong><br />

<strong>Prato</strong> ed il suo impegno<br />

affinché molti ragazzi potessero avere un futuro.<br />

Una scuo<strong>la</strong> che assolveva ad un ruolo umano e sociale e che nel<br />

1953 ottenne il riconoscimento legale e nel 1959 fu statalizzata.<br />

L’educatore <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> aveva così raggiunto il proprio obiettivo:<br />

non una scuo<strong>la</strong> lontana dal<strong>la</strong> realtà e legata a certi schemi rigi<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> sco<strong>la</strong>sticismo accademico, ma un istituto che fosse in grado <strong>di</strong><br />

offrire una seria possibilità <strong>la</strong>vorativa ai ragazzi che in esso avevano<br />

trovato un sano equilibrio tra l’insegnamento teorico e<br />

quello pratico.<br />

Ed è proprio grazie al sistema, istintivamente positivo, per<br />

mezzo del quale <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> creò l’Istituto d’Arte <strong>di</strong><br />

Gui<strong>di</strong>zzolo, che educatori e pedagogisti rivolgono tutt’oggi <strong>la</strong><br />

loro attenzione al<strong>la</strong> sua opera <strong>di</strong> “uomo <strong>di</strong> scuo<strong>la</strong>”.<br />

141


142<br />

L’ARTISTA<br />

<strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> è l’“Uomo Rinascimentale” del Duemi<strong>la</strong>,<br />

per <strong>la</strong> versatilità, <strong>la</strong> molteplicità <strong>di</strong> interessi, <strong>la</strong> concretezza del<strong>la</strong><br />

sua arte, il c<strong>la</strong>ssicismo del suo pensiero, <strong>la</strong> profon<strong>di</strong>tà del<strong>la</strong> sua<br />

fede. <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> è un grande conoscitore <strong>di</strong> tutte le singole tecniche<br />

dell’arte per mezzo delle quali può esprimere appieno il proprio<br />

io, le senzazioni, le emozioni, i sentimenti.<br />

Di animo semplice e sensibile, attento, ingegnoso, esteta e positivamente<br />

istintivo, l’artista mantovano per eccellenza lega <strong>la</strong><br />

propria capacità artistica ad una incre<strong>di</strong>bile umanità.<br />

Anche a novantatre anni <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> conservava immutata <strong>la</strong> freschezza<br />

del suo tratto, <strong>la</strong> luminosità interiore dei suoi soggetti,<br />

l’attenzione per i partico<strong>la</strong>ri.<br />

Il pennello accarezza <strong>la</strong> te<strong>la</strong> e subito questa si anima. Le rughe <strong>di</strong><br />

un viso raccontano <strong>di</strong> una sofferenza, l’espressione degli occhi<br />

par<strong>la</strong> <strong>di</strong> voce propria, l’espressione <strong>di</strong> un gesto rende vivo il protagonista<br />

<strong>di</strong> un quadro.<br />

Nul<strong>la</strong> è <strong>la</strong>sciato al caso, nul<strong>la</strong> è statico.<br />

Un vero maestro del colore il cui genio ebbe già modo <strong>di</strong> manifestarsi<br />

all’età del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> materna, quando le maestre guardavano<br />

estasiate quei piccoli capo<strong>la</strong>vori che un bimbetto, <strong>di</strong> soli tre<br />

anni, riusciva a <strong>di</strong>segnare sul<strong>la</strong> sua tavolina.<br />

A tre<strong>di</strong>ci anni <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> entra nel <strong>la</strong>boratorio <strong>di</strong> scultura in legno<br />

<strong>di</strong> Tullio Mistrorigo a Mantova e lì <strong>la</strong> sua arte, ancora acerba, ma<br />

presente in tutta <strong>la</strong> sua forza <strong>di</strong>rompente, inizia un lento processo<br />

<strong>di</strong> perfezionamento.<br />

Il giovane non sa darsi pace: vuole <strong>la</strong>vorare, stu<strong>di</strong>are, ci sono<br />

tanti progetti da realizzare, troppi per starsene a gozzovigliare<br />

come tanti ragazzi del<strong>la</strong> sua età.<br />

La sua tenacia, il suo temperamento forte, <strong>la</strong> sua indole testarda<br />

ed al contempo instancabile, lo ripagano <strong>di</strong> tutti i sacrifici compiuti.<br />

Cosicchè arrivano, dopo <strong>la</strong> maturità conseguita al Regio Liceo<br />

Artistico <strong>di</strong> Brera, i tanto agognati <strong>di</strong>plomi <strong>di</strong> pittura presso<br />

l’Accademia “Cignaroli” <strong>di</strong> Verona e <strong>di</strong> specializzazione in


Decorazione pittorica e p<strong>la</strong>stica presso il Regio Istituto d’Arte <strong>di</strong><br />

Parma.<br />

La tecnica pittorica dell’affresco lo affascina, <strong>la</strong> xilografia lo entusiasma<br />

così come l’opera scultorea, ma è <strong>la</strong> pittura ad olio quel<strong>la</strong><br />

che egli ama maggiormente.<br />

I soggetti scelti da <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> per i suoi quadri non hanno segreti.<br />

Per l’occhio attento dell’artista ogni cosa, anche <strong>la</strong> più minuta,<br />

acquisisce valore,<br />

rinasce a nuova<br />

vita, bril<strong>la</strong> <strong>di</strong> nuova<br />

luce. Se rimane in<br />

<strong>di</strong>sparte, semice<strong>la</strong>ta,<br />

talvolta mortificata<br />

nel<strong>la</strong> sua rappresentazione,<br />

è<br />

perché l’artista ha<br />

deciso così.<br />

L’arte <strong>di</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong><br />

subisce, attraverso<br />

gli anni, una costante<br />

evoluzione. E’ <strong>la</strong><br />

1981<br />

luce, <strong>la</strong> luminosità<br />

che il pittore “rega<strong>la</strong>”<br />

alle sue creature<br />

a farne le spese,<br />

cosicchè si passa dalle nature morte degli anni Venti alle luminosità<br />

interiori dei ritratti degli anni Trenta.<br />

La sua è una pittura vera che non fatica a trovare estimatori. Lo<br />

stesso re d’Italia Vittorio Emanuele III, nel 1929, acquistò il quadro<br />

<strong>di</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> “Madre e figlio”.<br />

Da allora <strong>la</strong> vita dell’artista mantovano è un incalzare frenetico<br />

<strong>di</strong> mostre e partecipazioni a commissioni, sino a quando nel suo<br />

mondo entra a far parte una nuova realtà: l’Istituto d’Arte <strong>di</strong><br />

Gui<strong>di</strong>zzolo.<br />

143


144<br />

Da quel momento il <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> educatore prende il sopravvento<br />

sull’artista e nasce una nuova scommessa <strong>di</strong> vita: quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> riuscire<br />

a fare arte attraverso un mestiere.<br />

Gui<strong>di</strong>zzolo ringrazia e p<strong>la</strong>ude all’iniziativa <strong>di</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, al suo<br />

incre<strong>di</strong>bile ingegno e anche oggi continua a sentirsi, ininterrotto,<br />

l’eco <strong>di</strong> quell’app<strong>la</strong>uso.<br />

<strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> medaglista nasce re<strong>la</strong>tivamente tar<strong>di</strong>, ma il suo animo<br />

ed il suo tratto d’artista non faticano a rendere le sue medaglie<br />

dei piccoli gran<strong>di</strong> capo<strong>la</strong>vori. Nello spazio ristrettissimo <strong>di</strong> una<br />

moneta l’artista deve riuscire a comunicare un messaggio: <strong>la</strong> sua<br />

bravura sta in questa sua capacità <strong>di</strong> sintesi.<br />

<strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> medaglista non tra<strong>di</strong>sce le sue origini: <strong>la</strong> purezza del<strong>la</strong><br />

forma, l’eleganza del tratto, <strong>la</strong> minuziosa attenzione per i partico<strong>la</strong>ri,<br />

<strong>la</strong> perfezione dell’opera nel suo insieme.<br />

Al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zionalità dell’impostazione grafica fa da contraltare<br />

l’imme<strong>di</strong>atezza del messaggio che il bassorilievo <strong>di</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong><br />

riesce ad esprimere nel migliore dei mo<strong>di</strong>.<br />

Patrizia Zanotti


APPARATI DOCUMENTARI<br />

145


146<br />

MOSTRE PERSONALI<br />

1925 Mantova, <strong>di</strong>cembre, Circolo Citta<strong>di</strong>no.<br />

1929 Mantova, 12 - 30 maggio, Circolo Citta<strong>di</strong>no.<br />

1975 Mantova, 15 marzo - 3 aprile, Galleria Mantegna.<br />

1981 Mantova, 5 - 20 <strong>di</strong>cembre, Circolo Ufficiali.<br />

1982 Medole, 25 settembre - 5 ottobre, Pa<strong>la</strong>zzo Minelli, a cura del<br />

Comune e del<strong>la</strong> Pro Loco.<br />

1986 Mantova, 17 settembre - 16 ottobre, Museo Civico <strong>di</strong> Pa<strong>la</strong>zzo Te.<br />

1989 Mantova, 5 - 18 <strong>di</strong>cembre, Circolo Ufficiali.<br />

1990 Gonzaga, 1 - 9 settembre, ex Convento S. Maria.<br />

1994 Gui<strong>di</strong>zzolo, 11 - 30 settembre, Istituto Statale d'Arte.<br />

1996 Sabbioneta, 7 aprile - 5 maggio - Galleria <strong>di</strong> Pa<strong>la</strong>zzo Giar<strong>di</strong>no.<br />

1999 Mantova, 15 maggio - 6 giugno - Pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Ragione<br />

MOSTRE COLLETTIVE<br />

1927 Mantova, 21 aprile - 21 maggio, Pa<strong>la</strong>zzo Ducale, IV mostra d'arte<br />

del Sindacato artisti mantovani.<br />

1928 Mantova, aprile, Camera <strong>di</strong> Commercio, Mostra d'Artisti<br />

Mantovani.<br />

1929 Mi<strong>la</strong>no, 16 novembre - 30 <strong>di</strong>cembre, Pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Permanente,<br />

Biennale <strong>di</strong> Brera e Mostra del Sindacato Regio Belle Arti.<br />

1930 Mantova, giugno, "Ridotto" del Teatro Sociale, Mostra provinciale<br />

degli artisti mantovani.<br />

1931 Mantova, giugno, "Ridotto" del Teatro Sociale, Mostra provinciale<br />

degli artisti.<br />

Padova, giugno - ottobre, Pa<strong>la</strong>zzo delle Esposizioni, Internazionale<br />

d'Arte Sacra Moderna.


Mi<strong>la</strong>no, 14 novembre - 27 <strong>di</strong>cembre, Pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Permanente,<br />

Raccolta internazionale d'arte cristiana.<br />

1932 Mi<strong>la</strong>no, febbraio, Pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Permanente, Mostra del Sindacato<br />

regionale Belle Arti <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a.<br />

<strong>Prato</strong>, 22 maggio - 12 giugno, Episcopio, Mostra d'Arte fra i<br />

cattolici del<strong>la</strong> regione.<br />

1933 Mantova, maggio, Pa<strong>la</strong>zzo Ducale, Mostra provinciale d'arte<br />

moderna e Regionale <strong>di</strong> bianco e nero.<br />

1934 Mantova, ottobre, Pa<strong>la</strong>zzo Aldegatti, Terza mostra <strong>di</strong> pittura,<br />

scultura e bianco e nero.<br />

1935 Mantova, marzo, V Gruppo Rionale Sale <strong>di</strong> via Scarsellini, Mostra<br />

d'Arte Moderna.<br />

1936 Venezia, febbraio - marzo, Pa<strong>di</strong>glione del<strong>la</strong> Biennale, Mostra dei<br />

Littoriali dell'Arte.<br />

Mantova, settembre - ottobre, Pa<strong>la</strong>zzo Te, Mostra sindacale d'arte<br />

"Settimana Mantovana".<br />

1937 Mantova, settembre - ottobre, Pa<strong>la</strong>zzo Te, Mostra sindacale d'arte<br />

"Settimana Mantovana".<br />

1939 Mantova, 14 maggio - 30 giugno, Pa<strong>la</strong>zzo Te, Mostra dei Pittori,<br />

Scultori e Incisori Mantovani ‘800 e ‘900.<br />

1940 Mi<strong>la</strong>no, maggio - giugno, Pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Permanente, Mostra del<br />

Sindacato interprovinciale Belle Arti.<br />

1941 Mantova, maggio - giugno, "Ridotto" del Teatro Sociale, Mostra<br />

sindacale degli artisti mantovani.<br />

1942 Mantova, 6 - 21 giugno, "Ridotto" del Teatro Sociale, Mostra<br />

sindacale degli artisti mantovani.<br />

Mi<strong>la</strong>no, ottobre, Pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Permanente, Mostra interprovinciale<br />

d'arte.<br />

1943 Cremona, aprile - maggio, Pa<strong>la</strong>zzo Affaitati, Mostra del Sindacato<br />

Belle Arti <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a.<br />

147


148<br />

1944 Mantova, aprile - maggio, “Ridotto" del Teatro Sociale, Mostra sindacale<br />

d'arte.<br />

1950 Mi<strong>la</strong>no, aprile - maggio, Angelicum, VI Mostra Italiana d'Arte<br />

Sacra.<br />

Cremona, 15 ottobre - 14 novembre, Pa<strong>la</strong>zzo dell'Arte, Mostra<br />

d'Arte Sacra contemporanea.<br />

1955 Mi<strong>la</strong>no, maggio, Angelicum, II Biennale d'Arte Sacra per <strong>la</strong> casa.<br />

1973 Padova, luglio, Pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Ragione, L'incisione artistica italiana<br />

d'oggi.<br />

1982 Aso<strong>la</strong>, 3 - 18 aprile, Pa<strong>la</strong>zzo del Municipio, Una <strong>di</strong>mensione per<br />

otto artisti.<br />

Gazoldo degli Ippoliti, 2 - 30 ottobre, Museo d'Arte Moderna<br />

dell'Alto Mantovano, <strong>Dal</strong> Mincio al Naviglio e ritorno, dal 1900<br />

al 1930.<br />

1983 Gazoldo degli Ippoliti, marzo - aprile, Museo d'Arte Moderna<br />

dell'Alto Mantovano, <strong>Dal</strong> Mincio al Naviglio e ritorno dal 1930<br />

al 1950.<br />

Mi<strong>la</strong>no, 6 - 30 settembre, Pa<strong>la</strong>zzo Bagutti-Valsecchi, <strong>Dal</strong> Mincio al<br />

Naviglio e ritorno.<br />

1987 Mantova, 6 - 30 giugno, Pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Ragione, mostra degli artisti<br />

mantovani.<br />

1999 Mantova, 26 settembre 1999 - 16 giugno 2000, Pa<strong>la</strong>zzo Te, Arte a<br />

Mantova 1900 - 1950, a cura <strong>di</strong> Zeno Biroli.<br />

2000 Mantova, 8 aprile - 12 giugno, Pa<strong>la</strong>zzo Te, Casa del Mantegna,<br />

Pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Ragione, Museo Diocesano, Pa<strong>la</strong>zzo Ducale, Arte a<br />

Mantova 1950 - 1999, a cura <strong>di</strong> C<strong>la</strong>u<strong>di</strong>o Cerretelli.<br />

2002 Mantova, Camera <strong>di</strong> Commercio, Esposizione permanente.


INCARICHI<br />

1932 - Or<strong>di</strong>natore del<strong>la</strong> Rassegna dell'istruzione tecnico-artistica del<strong>la</strong><br />

Provincia <strong>di</strong> Mantova.<br />

1935/1943 - Redattore <strong>di</strong> "Mantus", perio<strong>di</strong>co dell'Unione provinciale<br />

dei professionisti e degli artisti <strong>di</strong> Mantova.<br />

1938/1943 - Fiduciario provinciale del Sindacato Belle Arti <strong>di</strong><br />

Lombar<strong>di</strong>a.<br />

1939 - Ideatore e realizzatore del<strong>la</strong> mostra <strong>di</strong> pittura e incisione<br />

“1800-1900” a Pa<strong>la</strong>zzo Te (mostra che contribuì a dare il via a ricerche<br />

sistematiche sugli artisti mantovani del secolo scorso).<br />

1953/1972 - Ispettore onorario del<strong>la</strong> Soprintendenza ai Monumenti <strong>di</strong><br />

Verona, Mantova e Cremona. Membro del<strong>la</strong> Commissione per <strong>la</strong> tute<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong> Mantova monumentale.<br />

1970/1974 - Assolve funzioni <strong>di</strong> ispettore del Ministero del<strong>la</strong> P.I.<br />

1975/1977 - Fa parte del<strong>la</strong> Commissione Tecnica del Museo Civico <strong>di</strong><br />

Pa<strong>la</strong>zzo Te e Galleria d'arte moderna.<br />

1977/1985 - Membro del<strong>la</strong> Commissione Diocesana per l'Arte Sacra <strong>di</strong><br />

Mantova.<br />

1984/1986 - Presidente del<strong>la</strong> Sezione <strong>di</strong> Mantova <strong>di</strong> "Italia Nostra".<br />

1994/2001 - Ispettore Onorario per <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> delle Opere Mobili <strong>di</strong><br />

Brescia, Cremona e Mantova.<br />

RICONOSCIMENTI<br />

Dei molti riconoscimenti, qui ricor<strong>di</strong>amo soltanto i tre più significativi:<br />

<strong>la</strong> medaglia d'oro dei benemeriti del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> e del<strong>la</strong> Cultura e dell'Arte<br />

<strong>di</strong> cui è stato insignito dal Presidente del<strong>la</strong> Repubblica, Giovanni<br />

Leone, con suo decreto in data 2 giugno 1972; <strong>la</strong> Camera <strong>di</strong> Commercio<br />

Industria Artigianato e Agricoltura <strong>di</strong> Mantova gli ha conferito, nel<br />

149


150<br />

1988, <strong>la</strong> medaglia d'oro con <strong>la</strong> seguente motivazione: "Per aver concorso<br />

in modo rilevante al progresso culturale e sociale del<strong>la</strong> provincia"; il Ministro<br />

per i beni Culturali e Ambientali, Antonio Paolucci, con suo decreto del<br />

29 luglio 1996, lo ha nominato Accademico or<strong>di</strong>nario del<strong>la</strong> C<strong>la</strong>sse<br />

Lettere ed Arti dell'Accademia nazionale Virgiliana.<br />

ATTIVITA' DI GIORNALISTA, PUBBLICISTA, SCRITTORE<br />

<strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> è stato giornalista pubblicista, ha col<strong>la</strong>borato con<br />

scritti e <strong>di</strong>segni a riviste professionali e letterarie, al<strong>la</strong> stampa quoti<strong>di</strong>ana<br />

e perio<strong>di</strong>ca locale; è dal<strong>la</strong> fine degli anni cinquanta che in tale settore<br />

<strong>la</strong> sua attività si era fatta partico<strong>la</strong>rmente intensa, con <strong>la</strong> pubblicazione<br />

<strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> articoli in cui trattava <strong>di</strong> educazione artistica, <strong>di</strong><br />

critica d'arte e <strong>di</strong> storia dell'arte.<br />

<strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> ha scritto i seguenti libri che sono stati e<strong>di</strong>ti dal<strong>la</strong> casa<br />

E<strong>di</strong>trice La Scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong> Brescia: Tecniche d'espressione figurativa (1962),<br />

manuale tecnico per l'insegnante (8 e<strong>di</strong>zioni); Didattica dell'educazione<br />

artistica (1965), guide <strong>di</strong>dattiche per <strong>la</strong> nuova scuo<strong>la</strong> me<strong>di</strong>a in col<strong>la</strong>borazione<br />

con Cesare Golfari; Arti figurative (1967), corso <strong>di</strong> Educazione<br />

artistica per <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> me<strong>di</strong>a, 3 volumi (8 e<strong>di</strong>zioni); Corso <strong>di</strong> educazione<br />

artistica (1972), Corso <strong>di</strong> educazione artistica per <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> me<strong>di</strong>a, 3<br />

volumi; Didattica dell'educazione artistica (1981), testo per gli insegnanti<br />

del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> me<strong>di</strong>a (5 e<strong>di</strong>zioni). E' stato inoltre l'autore dei seguenti<br />

libri: Les Activités créatrices de l'enfant (1970); Artes P<strong>la</strong>sticas (1981);<br />

Galleria del Novecento, a cura <strong>di</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, inserita nel<strong>la</strong><br />

Letteratura italiana del Novecento <strong>di</strong> G. De Rienzo; Quaranta vedute <strong>di</strong><br />

Mantova e del Mantovano (1981), (due ristampe); Una Scuo<strong>la</strong> (1986) R&S<br />

E<strong>di</strong>trice, Gui<strong>di</strong>zzolo; Storie vere -Ricor<strong>di</strong> autobiografici, prima e<strong>di</strong>zione La<br />

Cittadel<strong>la</strong> (1999), seconda e<strong>di</strong>zione Centro Culturale San Lorenzo,<br />

Gui<strong>di</strong>zzolo(2004); L’opera medaglistica <strong>di</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, Centro<br />

Culturale San Lorenzo, Gui<strong>di</strong>zzolo (2003).


<strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, Autoritratto, olio su tavo<strong>la</strong>, cm 30x40, 1947.<br />

Opera donata dall’artista all’Accademia Nazionale Virgiliana.<br />

151


152


INDICE<br />

Presentazione 5<br />

<strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> frescante 7<br />

I <strong>di</strong>pinti 11<br />

Chiesa parrocchiale <strong>di</strong>:<br />

Canicossa 13<br />

Vil<strong>la</strong> Savio<strong>la</strong> 29<br />

Castelgrimaldo 35<br />

Vil<strong>la</strong> Cappel<strong>la</strong> 41<br />

Casalmoro 49<br />

Sermide 59<br />

Birbesi 65<br />

Cavriana 77<br />

Cerlongo 89<br />

Santa Apollonia (Mantova) 99<br />

Suzzara 109<br />

Santa Croce F<strong>la</strong>minia (Roma) 125<br />

L’uomo L’educatore L’artista 139<br />

Apparati documentari 145<br />

153


Finito <strong>di</strong> stampare<br />

nel mese <strong>di</strong> settembre 2004<br />

dal<strong>la</strong> GVM Tipo-litografia<br />

VOLTA MANTOVANA (Mn)

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