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Centro civico, ci siamo (dopo oltre un anno senza ... - Il Reporter

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30 Dicembre 2009<br />

TABÙ/1. Antiche leggende dipingono alc<strong>un</strong>e zone della <strong>ci</strong>ttà come foriere di sventure<br />

Viaggio nei luoghi della superstizione<br />

<strong>Il</strong> campanile nuoce ai laureandi, il Ponte Vecchio fa bene<br />

agli innamorati, mentre è meglio diffi dare del l<strong>un</strong>garno della<br />

Zecca e dell’incro<strong>ci</strong>o tra viale Grams<strong>ci</strong> e piazza Beccaria.<br />

Ecco <strong>un</strong>a mappa delle credenze <strong>ci</strong>ttadine<br />

Francesca Puliti<br />

Vietato salire sul campanile di Giotto se ti stai per<br />

laureare. Passare con tutta cautela dalla piazzetta<br />

della Croce al Trebbio, <strong>un</strong> trivio prediletto in<br />

passato dal demonio. E se invece vuoi che il tuo<br />

amore duri in eterno recati nel luogo più romantico della <strong>ci</strong>ttà,<br />

Ponte Vecchio, fi ssa <strong>un</strong> lucchetto alla ringhiera e getta in<br />

Arno la chiave. Nossignore, non si tratta di <strong>un</strong>a moda lan<strong>ci</strong>ata<br />

da Moc<strong>ci</strong>a, ma di <strong>un</strong>a leggenda testata nei secoli dai fi orentini.<br />

<strong>Il</strong> “brevetto” è proprio nostro, anzi di <strong>un</strong> fabbro che, prima<br />

dell’avvento delle costose vetrine degli orafi , aveva la bottega<br />

proprio ai piedi del ponte e pubbli<strong>ci</strong>zzava la sua attività<br />

narrando questa storia. Credevate forse che la superstizione<br />

fosse roba da nonni, rintrac<strong>ci</strong>abile solo nelle aspre campagne<br />

del Mugello o della Lucchesia? Vi sbagliavate di grosso. <strong>Il</strong> 30<br />

per cento dei fi orentini non ha problemi nel dichiararsi scaramantico,<br />

come emerge da <strong>un</strong>a recente ricerca svolta da <strong>un</strong>a<br />

compagnia di assicurazioni. E dal tardo medioevo ad oggi<br />

avremmo pure abbandonato il cavallo in favore di agili scooteroni<br />

e il pic<strong>ci</strong>one viaggiatore per <strong>un</strong>o o più cellulari, ma le<br />

credenze popolari ce le <strong>siamo</strong> portate dietro e custodite con<br />

<strong>un</strong> certo riguardo. Altro che anziani, sono proprio i giovani a<br />

tramandare la leggenda del campanile di Giotto. Credenza,<br />

questa, che il nostro campanile condivide con altre celebri distese<br />

di scalini, come la Mole Antonelliana di Torino o le due<br />

torri di Bologna, quasi che l’ascesa venga interpretata come<br />

atto di superbia e p<strong>un</strong>ita con il mancato raggi<strong>un</strong>gimento del<br />

più alto obiettivo del percorso di studi. Certo anche questa<br />

credenza andrebbe aggiornata all’epoca dei master di primo e<br />

secondo livello. Tornando invece ai sentimenti, pare che piazza<br />

Santa Trinita sia <strong>un</strong> luogo propizio all’amore. “E’ qui che<br />

si svolgevano i ‘balli tondi’ delle donne in epoca medievale e<br />

rinas<strong>ci</strong>mentale – racconta Luigi Pr<strong>un</strong>eti, autore di diversi libri<br />

in tema di storie e curiosità sotto il Cupolone, come “Firenze<br />

dei misteri” – e che gli uomini venivano a spiare, al “Cantar<br />

di Maggio”, che poi sarebbe l’antenato delle moderne notti<br />

bianche. Alzi poi la mano il fi orentino che non ha mai espresso<br />

<strong>un</strong> desiderio di fronte al Porcellino, il bronzo dell’omonima<br />

Loggia. Leggenda vuole che se la monetina, appoggiata<br />

Pare che anche piazza S. Trinita<br />

sia <strong>un</strong> posto propizio all’amore: è<br />

qui che si svolgevano i “balli tondi”<br />

sulla bocca aperta dell’animale, cade direttamente dentro la<br />

grata il desiderio si avveri. <strong>Il</strong> trucco è noto, la valenza simbolica<br />

rimane: solo gli spic<strong>ci</strong>oli più pesanti centrano l’apertura<br />

al primo colpo. Insomma realizzare i propri sogni può costare<br />

caro. Infi ne <strong>ci</strong> sono quei luoghi, forieri di sventura, che sarebbe<br />

meglio evitare. Come il L<strong>un</strong>garno della Zecca o il p<strong>un</strong>to<br />

in cui viale Grams<strong>ci</strong> si innesta in piazza Beccaria, strade percorse<br />

nei secoli addietro dai condannati a morte. Anche se al<br />

massimo, oggigiorno, potremmo essere condannati a pagare<br />

<strong>un</strong> salato conto al parcheggio interrato lì sotto.<br />

Piazza Santa Trinita<br />

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