'La ballata del brigante' di Leandro Castellani - Fondazione Cassa ...
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<strong>Leandro</strong> <strong>Castellani</strong><br />
LA BALLATA<br />
DEL BRIGANTE<br />
Il Robin Hood<br />
<strong>di</strong> Montemaggiore
<strong>Leandro</strong> <strong>Castellani</strong><br />
LA BALLATA<br />
DEL BRIGANTE<br />
Il Robin Hood<br />
<strong>di</strong> Montemaggiore
Copyright © 2010 <strong>Fondazione</strong> <strong>Cassa</strong> <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Fano<br />
Il presente volume è fuori commercio
Sempre sensibile alle vicende storiche e alle tra<strong>di</strong>zioni popolari<br />
<strong>del</strong> suo territorio <strong>di</strong> riferimento, la <strong>Fondazione</strong> ha realizzato<br />
la stampa <strong>di</strong> questo breve romanzo che <strong>Leandro</strong> <strong>Castellani</strong> –<br />
regista, romanziere, onore <strong>del</strong>la città – ha voluto de<strong>di</strong>care ad<br />
un personaggio <strong>di</strong> Montemaggiore che è rimasto a lungo e resta<br />
ancora nell’immaginario <strong>del</strong>la gente <strong>del</strong>la vallata <strong>del</strong> Metauro.<br />
Le imprese <strong>di</strong> Mason, la sua spavalderia e anche la sua generosità<br />
sono state <strong>di</strong>segnate dall’autore con l’abilità <strong>di</strong> un maestro<br />
<strong>del</strong>la cinepresa e con la essenzialità <strong>di</strong> uno scrittore efficace e<br />
senza retorica.<br />
Buona lettura a tutti!<br />
Fano, <strong>di</strong>cembre 2010<br />
Fabio Tombari<br />
Presidente<br />
5
Nota<br />
6<br />
“…su per un’altura rocciosa, in vetta alla quale<br />
era appollaiato un villaggio con la sua Chiesa<br />
(Montemaggiore)… Dai parapetti secolari si<br />
godeva una vista davvero magnifica…”<br />
Winston Churchill<br />
Il mio racconto <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>le gesta <strong>di</strong> Mason dla Blona è un<br />
pastiche <strong>di</strong> verità storica e <strong>di</strong> fantasia. Alcuni dettagli anche<br />
importanti – la nascita illegittima, il personaggio <strong>del</strong>la Blona,<br />
eccetera – sono invenzioni o forse illazioni basate sui pochi<br />
dati <strong>di</strong>sponibili.<br />
Debbo la mia riconoscenza alla documentata ricostruzione <strong>di</strong><br />
Nevio Matteini (Mason dla Blona, E<strong>di</strong>z. <strong>del</strong> Girasole, Ravenna<br />
1984), che è stato anche il primo a in<strong>di</strong>viduare nella Biblioteca<br />
civica Gambalunga <strong>di</strong> Rimini e a pubblicare integralmente<br />
il poema <strong>di</strong> frate Mariano Minghetti. Se i versi <strong>del</strong> poemetto,<br />
quelli citati fra virgolette, sono rigorose trascrizioni, tutti i<br />
versi <strong>del</strong>la “<strong>ballata</strong> <strong>del</strong> brigante” sono… apocrifi. Altre utili<br />
notizie su Mason notizie sono state attinte da Alfio Cavoli (“I<br />
briganti italiani”, Scipioni, Valentano 1991).<br />
De<strong>di</strong>co il mio racconto a Montemaggiore al Metauro, patria <strong>di</strong><br />
questo pittoresco, affascinante quanto ignorato personaggio, e<br />
a Maria Grazia Giovanelli <strong>Castellani</strong> che con amore e sapienza<br />
ha restaurato e dato nuova vita al suo nobile borgo.
La Blona e le leggende<br />
“Grassezza fa bellezza”, <strong>di</strong>cevano in paese. La donna ha da<br />
essere grassa per essere bella, fattrice <strong>di</strong> figli e <strong>di</strong> fatica. E<br />
Isabella grassa lo era davvero, più che grassa imponente,<br />
circondata dall’aura <strong>di</strong> bonaria fattucchiera nonché novelliera<br />
<strong>di</strong> santi e demoni. Se magra, sarebbe stata una strega.<br />
S’intendeva <strong>di</strong> pozioni e <strong>di</strong> erbe, <strong>di</strong> leggende e bevande<br />
amatorie. E non <strong>di</strong>sdegnava riservati convegni erotici, quanto<br />
venali fossero nessuno poteva o voleva <strong>di</strong>re. Isabellona, la<br />
bella, la “blona” come riducevano il suo nome entro le mura<br />
<strong>del</strong> Monte Maggiore.<br />
Isabellona che stava sul colle<br />
aveva labbra come corolle,<br />
aveva occhi color turchino<br />
e profumava <strong>di</strong> gelsomino,<br />
aveva zinne come melloni,<br />
curava i sani e dannava i buoni.<br />
La Blona aveva nutrito suo figlio, nato illegittimo come l’altra<br />
figliola, con il latte <strong>del</strong>le sue gran<strong>di</strong> mammelle pallide e con<br />
le leggende. Quella <strong>di</strong> Guerrino, detto il Meschino, era la più<br />
bella: parlava <strong>di</strong> un giovane intrepido cavaliere alla ricerca<br />
<strong>del</strong>le sue origini regali, confermategli dalla Sibilla prima che<br />
questa si tramutasse in serpe, l’ar<strong>di</strong>mentoso pala<strong>di</strong>no che<br />
aveva bagnato la propria spada, per renderla invincibile, nelle<br />
acque magiche <strong>del</strong> lago <strong>di</strong> Pilato.<br />
E quel suo figlio, che si chiamava Tommaso, cresceva grande<br />
e grosso. Un autentico Tommasone, maggiorativo che negli<br />
uomini non allude alla grassezza ma alla robustezza, alla<br />
gagliar<strong>di</strong>a. Dunque Mason, figlio <strong>del</strong>la grande Isabella,<br />
fattucchiera, strega e un po’ bagascia, Mason dla Blona.<br />
Come Guerrino detto il Meschino, Mason voleva muovere alla<br />
ricerca <strong>del</strong>le sue origini regali. Anche se il suo genitore, che<br />
7
in paese aveva moglie e figli legittimi, non gli aveva negato il<br />
povero casato, Rinal<strong>di</strong>ni.<br />
Quel suo presumibile padre naturale <strong>di</strong> grande aveva solo il<br />
nome, Michelangelo. Nome <strong>di</strong> un antico artista che a Roma<br />
aveva scolpito un Mosè robusto come una quercia e a Firenze<br />
un giovane David alto come una montagna: così riportavano i<br />
conta<strong>di</strong>ni che si spingevano sino al lontano Lazio quando c’era<br />
bisogno <strong>di</strong> manodopera stagionale nei paesi <strong>del</strong> Papa.<br />
Suo padre. Michel Angelo Rinal<strong>di</strong>ni, gli aveva insegnato a<br />
stemperare l’estro <strong>del</strong>le leggende materne nella pratica <strong>del</strong><br />
più concreto mestiere <strong>di</strong> falegname; a suo figlio non raccontava<br />
frottole fantasiose ma lo stimolava al <strong>di</strong>uturno impegnarsi nel<br />
lavoro <strong>del</strong> legno, manici <strong>di</strong> zappe e vanghe per i conta<strong>di</strong>ni,<br />
qualche tavolo da cucina, qualche cassapanca nuziale e, perché<br />
no, qualche bara d’abete. Per i morti più ragguardevoli. Per gli<br />
altri c’era la nuda terra.<br />
Da falegname suo padre operava,<br />
con legno e pialla la vita campava;<br />
sia i figli veri che i figli creduti<br />
con pochi mezzi li aveva cresciuti,<br />
ma li cresceva con pane e onore:<br />
che bell’esempio <strong>di</strong> genitore!<br />
Il giovane Mason con il legno ci si era fabbricato una spada.<br />
Non gli bastava l’esercizio <strong>di</strong> quel modesto lavoro nel quale<br />
peraltro era <strong>di</strong>ventato assai abile. Ma non gli piaceva neppure<br />
il mestiere <strong>del</strong>le armi. Gli armigeri, o meglio i birri <strong>del</strong> Papa,<br />
erano giovanotti infingar<strong>di</strong> che dalla guarnigione, ospitata<br />
nell’antico palazzo al centro <strong>del</strong> paese, sciamavano per le<br />
campagne a rubare le frutta acerba dagli alberi e l’uva matura<br />
dalle viti, ad angariare qualche villano, a toccare il culo alle<br />
conta<strong>di</strong>notte. Tutta qui la loro forza, la loro alterigia, E girava<br />
un proverbio: “soldati <strong>del</strong> Papa ce ne vol cento a cavà ‘na rapa.”<br />
No, niente a che vedere con Guerrino detto il Meschino.<br />
Semmai al biondo eroe, amico <strong>del</strong>la Sibilla, somigliavano più i<br />
8
due masna<strong>di</strong>eri che taccheggiavano i signorotti dei <strong>di</strong>ntorni e<br />
imponevano il terrore più a nord, nei territori <strong>del</strong>la Legazione<br />
<strong>di</strong> Urbino, <strong>del</strong> Montefeltro e <strong>del</strong>la Legazione <strong>di</strong> Romagna:<br />
Pujena, cioè Poiana, il rapace pronto ad avventarsi dall’alto<br />
sulla preda – un coniglio, un lepre o magari un ratto – e a<br />
straziarla con il rostro e gli artigli. E l’altro, lo Zolini, “e fiol<br />
d’Zulien”, il figlio <strong>di</strong> Giuliano, come lui in<strong>di</strong>viduato da una<br />
<strong>di</strong>scendenza.<br />
9
L’arresto<br />
Mason era poco più <strong>di</strong> un ragazzo e già si pavoneggiava per le<br />
viuzze <strong>del</strong> Monte Maggiore con la sua robusta spada <strong>di</strong> legno.<br />
Ma le armi degne <strong>di</strong> Guerrino sarebbero state altre, quelle<br />
che il Pujena e ‘l fiol d’Zulien cacciavano fuori dalla cappa nei<br />
loro agguati agli angoli recon<strong>di</strong>ti <strong>del</strong>le strade <strong>di</strong> campagna,<br />
per estorcere denaro ai possedenti e ai fattori che rientravano<br />
dal mercato <strong>del</strong>le bestie: l’archibugione sparava più fumo e<br />
polvere che piombo, e il coltello lungo e affilato, “alla genovese”,<br />
poteva sventrare chi si fosse imprudentemente fatto avanti.<br />
Tutte armi proibite, anzi proibitissime, “al bando”.<br />
A farne spora<strong>di</strong>co sfoggio in paese non succedeva granché: i<br />
pavi<strong>di</strong> birri facevano finta <strong>di</strong> non vedere, anche quando ad<br />
esibirle più o meno <strong>di</strong> soppiatto era quel giovanotto irrequieto,<br />
il figlio <strong>del</strong>l’Isabellona.<br />
C’era più merito a ostentarle altrove quelle armi, per esempio<br />
a Fano, una città non molto lontana, rasentata dal mare e<br />
<strong>di</strong>sposta oltre il grande arco <strong>di</strong> pietra che <strong>di</strong>cevano risalire agli<br />
antichi romani.<br />
Ma a Fano i birri erano più vigili e agguerriti. Là i “forestieri”<br />
erano tenuti d’occhio, anche quelli che giungevano dalle colline<br />
oltre il Metauro, pochi chilometri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza.<br />
E infatti lo fermarono dentro l’osteria, appena fuori <strong>del</strong><br />
massiccio bastione pontificio, mentre si sciacquava la bocca con<br />
un sorso <strong>di</strong> vino. Perché a Mason piaceva parlare, imitare sua<br />
madre nel raccontare storie e farsi protagonisti <strong>di</strong> impossibili<br />
avventure. E parlare fa venir sete!<br />
Chi sei? Fatti riconoscere? Cosa porti sotto il mantello?<br />
Mason si mise in guar<strong>di</strong>a e tirò fuori la lama. Ma era da solo<br />
e quelli erano tanti, un intero drappello. Prima che potesse<br />
reagire si sentì bloccare alle spalle da due paia <strong>di</strong> mani robuste.<br />
Via, dal bargello! Armi proibite!<br />
Il bargello non ha tempo da perdere con i campagnoli. La<br />
condanna arriva subito. E sbrigativa! In prigione. Galera a vita.<br />
10
Tienlo nascosto il tuo archibugio,<br />
cela il coltello dentro un pertugio,<br />
se così armato ti vedon passare<br />
tosto in prigione ti devon portare.<br />
Se lasci il colle e scen<strong>di</strong> giù al piano?<br />
Nella fortezza starai <strong>di</strong> Fano!<br />
Lo rinchiusero nella fortezza: mura spesse un metro e più, un<br />
grande fossato tutto attorno, pesanti sbarre alle finestre <strong>del</strong>la<br />
cella, birri <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a nel cortile a controllare <strong>di</strong> giorno e <strong>di</strong><br />
notte, un tozzo <strong>di</strong> pane e una brocca d’acqua.<br />
Era già finita la sua avventura? E pensare che Fano doveva<br />
essere soltanto la prima tappa nel viaggio avventuroso <strong>di</strong><br />
Guerrino il Meschino alla ricerca <strong>del</strong>le origini regali!<br />
11
Contrabban<strong>di</strong>ere!<br />
Passarono i giorni, passarono i mesi. E un bel mattino l’eco<br />
gioiosa <strong>del</strong>le campane penetrò fin dentro le mura massicce <strong>del</strong>la<br />
fortezza <strong>di</strong> Fano, uno scampanio a festa che faceva rintronare<br />
le case e le torri, dentro e fuori l’antico arco <strong>del</strong>l’imperatore<br />
romano.<br />
Con il nuovo anno iniziava un nuovo quarto <strong>di</strong> secolo: il 1775.<br />
Annus Domini, Anno santo, aveva annunciato papa Clemente<br />
XIV, Anno Santo aveva confermato Pio VI, eletto in febbraio,<br />
dopo la morte <strong>del</strong> predecessore. La pace ai popoli, il pane agli<br />
umili, la grazia ai prigionieri.<br />
La Compagnia <strong>del</strong>la buona morte, quei fratelli incappucciati<br />
che nei giorni <strong>di</strong> festa accompagnavano il prete a portare i<br />
conforti <strong>del</strong>la religione ai carcerati o la bene<strong>di</strong>zione ai morenti,<br />
avevano caldeggiato la grazia per quel giovanotto mite, che<br />
sembrava così pentito <strong>del</strong>la sua spavalderia.<br />
Anno Santo, Anno Santo!<br />
Anno Santo <strong>del</strong> perdono!<br />
Anno <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a:<br />
fuori il tristo e dentro il buono!<br />
E Mason viene liberato. Senza la sua sputafuoco, senza il suo<br />
coltello acuminato. Ricominciare. Ma intanto aveva imparato<br />
la lezione: la prepotenza <strong>di</strong> quei birri pontifici stava tutta e<br />
soltanto nelle loro armi, nella dovizia <strong>di</strong> piombo e <strong>di</strong> polveri <strong>di</strong><br />
cui potevano <strong>di</strong>sporre.<br />
Nella fortezza in cui l’avevano rinchiuso per qualche mese<br />
c’era una sorta <strong>di</strong> deposito, piantonato giorno e notte, in<br />
cui erano rinchiuse armi e polveri da sparo, in abbondanza.<br />
Chissà cos’avrebbero pagato il Poiana e lo Zolini per tutta<br />
quella grazia <strong>di</strong> Dio!<br />
S’inventò un mestiere. Se era impossibile forzare il magazzino<br />
dei birri poteva andarsele a procurare, armi e polvere, fuori<br />
12
dai fragili confini <strong>del</strong>le terre <strong>del</strong> Papa. Conosceva le vie dei<br />
monti, a nord oltre la Legazione <strong>di</strong> Romagna, a sud oltre il<br />
Piceno, al <strong>di</strong> là dei luoghi <strong>del</strong>la Sibilla e <strong>di</strong> Guerrin Meschino.<br />
Sarebbe <strong>di</strong>ventato il suo mestiere. Non il brigantaggio attivo<br />
ma il rifornimento <strong>di</strong> polveri e mezzi d’offesa a chi “ne aveva<br />
necessità”.<br />
Si associò altri tre giovanotti, scaltri come lui e come lui<br />
desiderosi <strong>di</strong> farsi strada in poco tempo. Contrabban<strong>di</strong>eri.<br />
Ci son briganti che voglion colpire:<br />
tu polve e piombo gli puoi fornire.<br />
Di là dai monti, <strong>di</strong> là dal mare<br />
le munizioni dovrai trovare<br />
che se le porti ai due ladroni<br />
ti pagheranno con bei dobloni.<br />
Or l’hai capito il tuo mestiere:<br />
sei <strong>di</strong>ventato contrabban<strong>di</strong>ere!<br />
13
“Quell’uom dal fiero aspetto…”<br />
Ai primi <strong>di</strong> giugno <strong>del</strong> 1781 Mason aveva già imparato tutto<br />
quello che c’era da imparare. Esercitava il suo mestiere con<br />
impegno e profitto.<br />
Pesaro sembrava un mercato promettente. E poi a Fano era<br />
meglio non si facesse vedere: ormai lo riconoscevano a vista.<br />
Cominciarono dalle osterie, terreno <strong>di</strong> briganti, lestofanti e<br />
puttane. Due <strong>di</strong> loro – il Piereta e lo Zampica – alla taverna<br />
fuori porta, lui e il terzo amico dentro la città a procacciar<br />
clienti tra i facinorosi <strong>del</strong>la zona.<br />
L’osteria <strong>di</strong> Porta Fano. Fumo spesso che si sprigiona dal<br />
grande camino dove ardono i ciocchi <strong>di</strong> quercia. La quercia<br />
non arde bene! No, è quel camino che non tira, non ha mai<br />
tirato, brontolano gli avventori affumicati e avvinazzati. Ci<br />
vogliono gli specialisti per far tirare un camino, e quello chissà<br />
chi l’ha costruito! Forse l’oste in persona!<br />
Il fumo degli arrosti ha annerito le pareti <strong>di</strong> calce e il soffitto<br />
<strong>di</strong> vecchie travi tarlate. Banchi e tavolacci malconci, un po’<br />
sgangherati. Due fantesche bellocce - una bellezza in boccio ed<br />
una già sfiorita - servono gran<strong>di</strong> boccali <strong>di</strong> peltro da cui il vino<br />
trabocca. Il loro passaggio è salutato da appellativi maliziosi<br />
e gran<strong>di</strong> pacche sui culi che non <strong>di</strong>sdegnano simili attenzioni.<br />
Lo si capisce dalle risate falsamente scandalizzate ma<br />
compiaciute con cui le donne accolgono le manesche premure.<br />
Oste, ancora un boccale! E l’oste giù a mescere il sangiovese<br />
spumeggiante. La ragazza più giovane lo afferra quasi al<br />
volo quel boccale, facendo svolazzare per aria un po’ <strong>di</strong> rossa<br />
schiuma. Servito!<br />
La scena <strong>di</strong> un melodramma. Uno <strong>di</strong> quelli che cent’anni più<br />
tar<strong>di</strong> scriverà Giuseppe Ver<strong>di</strong>, il Rigoletto o il Trovatore.<br />
Dal buio <strong>del</strong>l’ingresso – perché fuori è già notte – si fanno avanti<br />
tre gendarmi pontifici e un graduato. Si guardano attorno,<br />
prima <strong>di</strong> recarsi a riscuotere la rituale bevuta gratuita.<br />
Che ci fanno quei due ragazzotti seduti al tavolino là in<br />
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fondo? Che brutti ceffi! Mai visti in giro. Che siano <strong>del</strong>la<br />
banda <strong>del</strong> Pujena?<br />
I due ragazzotti si sentono osservati. Vorrebbero andarsene<br />
alla chetichella. Ma c’è da attraversare il corridoio ostruito dai<br />
bevitori e chiuso dagli sbirracci.<br />
Ehi voi! Chi siete? Da dove venite?<br />
I contrabban<strong>di</strong>eri non rispondono – vatti a fidare dei Birri! - e<br />
accennano verso l’uscita.<br />
Non ce l’abbiamo con voi, vogliamo solo sapere chi siete e da<br />
dove venite!<br />
Per prudenza, il Piereta pone la mano alla cintura dove,<br />
nascosto da una falda <strong>del</strong>la capparella, cela la sua lama<br />
genovese. Ma lo sbirro ha visto la mossa. E ha capito.<br />
Fermo là!<br />
Lo Zampica svicola, tenta la fuga. Lo sbirro spara, a bruciapelo.<br />
Il contrabban<strong>di</strong>ere è a terra.<br />
Così si colpisce un poveretto che non vi ha fatto niente?<br />
E il Piereta si getta sull’assassino con tutta la furia. Convinti<br />
d’averla fatta grossa i quattro armati preferiscono levarsi <strong>di</strong><br />
torno, inseguiti dagli improperi <strong>del</strong>l’infuriato contrabban<strong>di</strong>ere<br />
che vorrebbe la strage. Eccoli, i soldati <strong>del</strong> papa, quattro contro<br />
uno e preferiscono scappare!<br />
Quando Mason torna in<strong>di</strong>etro a riprendersi i due amici, trova<br />
un’altra scena da melodramma ver<strong>di</strong>ano ante-litteram. Al<br />
povero Zampica l’hanno adagiato su una panca e il compare<br />
sta cercando <strong>di</strong> turargli la ferita sanguinante con un lembo<br />
<strong>del</strong>la camicia. Le due donzelle tirano appena il fiato dalla<br />
paura e c’è chi, approfittando <strong>del</strong>l’occasione, con la scusa <strong>di</strong><br />
far loro coraggio, le brancica con affetto esagerato.<br />
Appresa la vicenda, Mason caricò il povero ferito sul suo<br />
cavallo e giurò vendetta. Gliela avrebbe fatta pagare cara a<br />
quel Tenente. Per il suo amico straziato, ma anche per tutti i<br />
mesi passati in prigione, per le soverchierie sugli inermi, per<br />
quella continua violenza autorizzata. E per la viltà mostrata<br />
nel darsi alla fuga senza affrontare le conseguenze <strong>di</strong> un<br />
gesto.<br />
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Vede l’amico lungo per terra:<br />
chi l’ha ferito, chi vuole guerra?<br />
Chi se la prende con l’innocente<br />
è un animale e anche un fetente!<br />
Anche se un anno dovesse passare<br />
certo a quei birri la faccio pagare!<br />
Giurò o<strong>di</strong>o agli sbirri, o<strong>di</strong>o a quei soldati <strong>del</strong> Papa buoni solo a<br />
sparare a tra<strong>di</strong>mento e far <strong>del</strong>la legge la loro legge. L’avrebbero<br />
pagata cara!<br />
16
Vendetta!<br />
L’occasione gli si presentò prima <strong>del</strong> previsto. A San Costanzo,<br />
un paese vicino al suo e come il suo circondato da antiche mura<br />
e <strong>di</strong>feso da una rocca.<br />
Tutti uguali quei paesi: una spessa cinta <strong>di</strong> pietra o mattoni<br />
per racchiudere le case, quasi imprigionarle, onde <strong>di</strong>videre<br />
la miseria <strong>del</strong>le campagne dalla povertà urbana. E dominati<br />
o vessati dal rappresentante <strong>del</strong> governo pontificio, dai<br />
signorotti arroganti, dai birri imbelli.<br />
Il caso lo aiuta. Gli passano la notizia: in paese c’è un drappello<br />
<strong>di</strong> gendarmi in perlustrazione. Vengono da Pesaro.<br />
E’ la volta buona. Mason sguinzaglia i suoi cani da preda. Il<br />
mastino più affidabile fiuta l’osteria: sente puzza <strong>di</strong> sbirro e<br />
vuole farsi un boccale anche lui?<br />
La solita osteria, come tutte le osterie terreno d’incontri, borsa<br />
d’affari, club per gentiluomini e bor<strong>del</strong>lo.<br />
Oste, un boccale!<br />
Vale come saluto e come presentazione.<br />
Il Piereta dà <strong>di</strong> gomito a Mason: eccolo lì, è uno <strong>di</strong> quelli!<br />
Gli saltano addosso, lo <strong>di</strong>sarmano, lo prendono a pugni. Il naso<br />
<strong>del</strong> birro comincia a sanguinare. Il sangue gli cola sui baffoni e<br />
sul mento, gli insozza la <strong>di</strong>visa.<br />
T’ammazzo!<br />
No, non sono io quello che ha sparato, io non c’entro niente?<br />
E io t’ammazzo lo stesso!<br />
Lascialo perdere, – interviene l’oste – quello lì non ha mai<br />
fatto male a nessuno. Non è neanche capace <strong>di</strong> sparare! Pensa<br />
solo a bere e a portarsi la sua puttana in cima alle scale…<br />
E allora parla! Dove sono gli altri, dov’è il Tenente?<br />
Il birro balbetta mentre si strofina naso baffi e mento con la<br />
manica <strong>del</strong>la <strong>di</strong>visa, finendo d’insu<strong>di</strong>ciarla.<br />
E’ in piazza, all’altra osteria. Dove vendono il vino migliore!<br />
Questo lo <strong>di</strong>ci te! – impreca l’oste – Migliore un corno! Dovevate<br />
ammazzarlo quest’ingrato che mi viene qui a bere a sbafo!<br />
17
Ma Mason non lo sta a sentire, è già fuori che corre verso la<br />
piazza, preceduto dai cani e seguito dai suoi uomini.<br />
Sale l’angusta scala <strong>di</strong> postierla ricavata dentro le mura, <strong>di</strong>vora<br />
l’acciottolato gridando il nome <strong>del</strong> suo nemico: Trevisani!<br />
E il Tenente, messo in guar<strong>di</strong>a dalle grida, lo aspetta in pie<strong>di</strong>,<br />
sbruffone e protervo, fuori dalla porta <strong>del</strong>l’osteria dei signori.<br />
Stai cercando me? Cosa vuoi? Se vuoi bere accomodati pure,<br />
siete padroni! Servo suo!<br />
E si scappella con posa teatrale. Lo schioppo gli scivola giù<br />
dalla spalla: è un gesto casuale o una manovra?<br />
Mason capisce al volo l’intenzione e la precede. Imbracciato<br />
l’archibugio fa partire due colpi. Il Tenente stramazza. La<br />
prima pallottola lo ha trapassato da parte a parte, la seconda<br />
ha ferito il birro accanto a lui. Gli altri pontifici, come loro<br />
costume, si danno precipitosamente alla fuga.<br />
Quando si <strong>di</strong>rada il fumo <strong>del</strong>la doppia fucilata, a terra<br />
restano il cadavere <strong>del</strong> Trevisani e il milite ferito ad invocare<br />
misericor<strong>di</strong>a nonché un prete per confessarsi da tutti i<br />
peccatacci. I mastini ringhiano smaniosi, Il vino continua a<br />
scendere giù dal cocchiume senza che l’oste se ne accorga.<br />
E Mason, ricaricato l’archibugio, lo punta sul ferito e spara!<br />
Udì che singhiozzando Confessione<br />
il semivivo Birro domandava.<br />
Di Confessione invece il tra<strong>di</strong>tore<br />
un colpo gli scagliò con gran furore!<br />
Ecco, ora Mason dla Blona è <strong>di</strong>ventato un ban<strong>di</strong>to!<br />
Il podestà <strong>di</strong> San Costanzo lo cita a costituirsi entro cinque<br />
giorni. Il bando viene ripetuto anche al suo paese, a Monte<br />
Maggiore. Cinque giorni <strong>di</strong> tempo.<br />
Il podestà lo ha <strong>di</strong>chiarato:<br />
o si consegna o venga arrestato!<br />
Ditelo forte, <strong>di</strong>telo in giro,<br />
che non vi sfugga se viene a tiro!<br />
18
Questo Mason non lo ha ancora capito:<br />
se non si arrende <strong>di</strong>venta un ban<strong>di</strong>to!<br />
Trascorrono i cinque giorni. La legge proclama Mason suo<br />
nemico. Nemico <strong>del</strong>la polizia, nemico degli sbirri che hanno<br />
ferito il suo compagno senza motivo.<br />
Ma la gente è dalla sua parte: le o<strong>di</strong>ose soldatesche pontificie<br />
hanno trovato finalmente chi può far loro paura, La gente non<br />
lo tra<strong>di</strong>rà mai, non gli faranno mai mancare un tozzo <strong>di</strong> pane<br />
e un bicchiere <strong>di</strong> vino, o qualche scudo.<br />
Bello d’aspetto, facile <strong>di</strong> parola, leale con gli amici, terribile<br />
con i birri, i podestà e i bargelli, Mason <strong>di</strong>venta simbolo ed<br />
esempio per tutti i ricercati, i fuorusciti, i ribelli. Da ban<strong>di</strong>to<br />
a capobanda. Una banda che continua ad ingrossarsi. Erano<br />
quattro, <strong>di</strong>ventano venti e più. Si <strong>di</strong>stinguono fra loro il cru<strong>del</strong>e<br />
Tremone, quasi un luogotenente, e poi Franceschino <strong>del</strong><br />
Cesenatico, il Moro, il Gobbo, il Calzolaio, Meleto, il Fagotto,<br />
il Tamburino, il Brutto, il Rosso, il Cappuccino, lo Zoppo…<br />
Son tutta gente dal fiero aspetto,<br />
tengono l’arme sotto il corsetto.<br />
Sono feroci, son prepotenti:<br />
che bella banda <strong>di</strong> <strong>del</strong>inquenti!<br />
Non c’è estorsione, violenza, minaccia, inganno, omici<strong>di</strong>o che<br />
non rechi la firma <strong>del</strong> fuorilegge <strong>di</strong> Monte Maggiore. Con la sua<br />
fiorita parlantina Mason millanta le sue vittorie, amplifica il<br />
terrore. Nasce la leggenda.<br />
Un giorno sulla strada catturò un capitano<br />
ed una letterina gli scrisse <strong>di</strong> sua mano:<br />
qui <strong>di</strong>ce il buon Masone che per lasciarti andare<br />
subito cento scu<strong>di</strong> gli dovete mandare.<br />
Ma guarda che drittata, che bella invenzione<br />
quella che t’ ha inventato il nostro Tommasone!<br />
19
Così il brigante, armato sino ai denti,<br />
arrotondava coi rapimenti.<br />
Rapisce un ricco, dritto a cavallo,<br />
e lo fa smettere <strong>di</strong> fare il gallo,<br />
Blocca un bargello, nobile e altero:<br />
quando riparte è più leggero.<br />
Ferma una dama coperta <strong>di</strong> gioielli,<br />
quando la lascia pare che saltelli.<br />
Tutto il contante che al ricco ha rubato<br />
al poverello viene donato.<br />
Detto fra noi non proprio tutto<br />
perché sennò restava all’asciutto.<br />
E’ un buon brigante il nostro Masone<br />
ma certamente non è un minchione!<br />
20
L’amore d’Orlando<br />
L’aveva ammirato da lontano, amato a prima vista, lo aveva<br />
sognato, alto bello e forte come un antico cavaliere <strong>di</strong> ventura.<br />
E quando Mason fu da lei a parlarle d’amore sentì parole<br />
che non aveva mai u<strong>di</strong>to. Dunque così dolce e romantico<br />
poteva essere l’uomo audace temuto da tutti, il terrore <strong>del</strong>le<br />
soldataglie, il castigo dei potenti? E a lei, solo a lei aveva<br />
riservato il suo cuore?<br />
La bocca rossa<br />
e gli occhi a stella:<br />
quant’era bella,<br />
com’era bella!<br />
Li sposò, nell’antica chiesetta <strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong> Soccorso, ma<br />
alla sola presenza <strong>di</strong> quei ceffi irsuti, un frate forestiero che<br />
amava poetare e nutriva umili sogni <strong>di</strong> gloria. Era <strong>di</strong> ritorno<br />
da San Servagio, dove aveva attinto dalla fonte miracolosa<br />
l’acqua che guarisce la rogna.<br />
Non hai paura <strong>di</strong> me? gli aveva chiesto Maso.<br />
Non mi risulta che tu abbia fatto mai <strong>del</strong> male ai poverelli,<br />
anzi li hai soccorsi, hai <strong>di</strong>viso con loro il tuo pane, ti sei opposto<br />
a quanti praticavano soprusi nei loro confronti. Un giorno – gli<br />
<strong>di</strong>sse il frate - ti de<strong>di</strong>cherò un poema, come uno <strong>di</strong> quei poemi<br />
che i nostri antichi de<strong>di</strong>carono a Orlando e a Rinaldo. Ho già<br />
composto l’inizio:<br />
“Musa, cantiam le memorande imprese<br />
Di Rinal<strong>di</strong>n, <strong>del</strong>l’immortal Tremone,<br />
ai quali Marte il cor d’ar<strong>di</strong>re accese<br />
<strong>di</strong> Rinaldo e d’Orlando al paragone.<br />
E sempre invitti, e vincitor li rese<br />
in ogni audace bellica tenzone,<br />
onde la vil sbirraglia infame e sciocca<br />
21
morde per rabbia ancor la lingua in bocca.”<br />
Ti piace? Maso sorrise. Non sapeva chi fosse questo Rinaldo.<br />
Ma Orlando lo conosceva bene. Gliene aveva raccontato la<br />
Blona. Orlando era un pala<strong>di</strong>no. Combatteva i pirati saracini<br />
che avevano preso terra a Marotta. E Orlando li aveva catturati<br />
presso il Cesano e rinchiusi nella rocca <strong>di</strong> Mondolfo. Poi, vicino<br />
alla fonte <strong>di</strong> Montefiore, aveva legato il cavallo per andare a<br />
<strong>di</strong>ssetarsi. Non prima <strong>di</strong> appendere ai rami <strong>di</strong> un olmo gli<br />
elmi e le spade dei turchi che aveva sconfitto. E quell’olmo era<br />
<strong>di</strong>ventato l’olmo d’Orlando, il più grande <strong>di</strong> tutte le terre <strong>del</strong>la<br />
Chiesa.<br />
Un poema come quello <strong>di</strong> Orlando? Quel frate era un po’ strano,<br />
o<strong>di</strong>ava la porpora, i monsignori ben pasciuti, i bargelli <strong>del</strong><br />
papa, gli sgherri <strong>del</strong>la Legazione <strong>di</strong> Romagna o <strong>del</strong>l’ex-ducato<br />
<strong>di</strong> Urbino, che cent’anni prima la Chiesa aveva ere<strong>di</strong>tato dalla<br />
nobile <strong>di</strong>nastia Della Rovere. Amava e invocava una chiesa<br />
povera e dei poveri, evangelica ma non imbelle: ven<strong>di</strong> l’aratro<br />
e compra la spada, lo <strong>di</strong>ceva anche il Vangelo. Anche Mason<br />
aveva fatto così… Il suo nome era padre Mariano Minghetti<br />
<strong>di</strong> Forlì.<br />
22
Alla ventura!<br />
“Del Rinal<strong>di</strong>ni vi voglio narrare<br />
che il Natal trasse da Monte maggiore…”<br />
narrano i cantastorie al mercato <strong>del</strong> sabato.<br />
I fuorilegge sono <strong>di</strong>ventati una banda <strong>di</strong> Briganti, e che banda!<br />
Il capo in<strong>di</strong>scusso è lui, luogotenente Tremone, cupo terribile e<br />
maligno quanto il principale è solare allegro e generoso, e poi<br />
fuorusciti romagnoli e feltreschi, e due parenti, <strong>del</strong> suo sangue<br />
e <strong>del</strong> suo paese, Pasquale, cugino carnale, e Pietro Tomasini,<br />
nipote. C’è pure una mascotte, il fratellino <strong>del</strong>la sua sposa, che<br />
ha solo un<strong>di</strong>ci anni. Lo chiamano il Moschino.<br />
Dopo i fatti <strong>di</strong> San Costanzo i ban<strong>di</strong>ti avevano preso il<br />
largo. A Orciano erano stati costretti a svendere, a prezzi <strong>di</strong><br />
liquidazione, buona parte <strong>del</strong> loro carico <strong>di</strong> polvere da sparo,<br />
proponendone, anzi imponendone, l’acquisto ai locali. Il tutto<br />
per procacciarsi qualche scudo. E poi via, alla ventura!<br />
Alla ventura, alla ventura!<br />
Birri e bargelli non fanno paura.<br />
Di giorno e notte in mezzo alle piante:<br />
che bel mestiere fare il brigante!<br />
Vettovagliato e ben nutrito:<br />
che bel mestiere fare il ban<strong>di</strong>to!<br />
Le malefatte si aggiungono alle malefatte, i <strong>del</strong>itti ai <strong>del</strong>itti.<br />
Una pacchia per i facinorosi, i violenti, gli autori <strong>di</strong> vendette<br />
private che possono accre<strong>di</strong>tare al Mason ogni loro nefandezza.<br />
Tutte bugie, calunnie, commentano gli estimatori <strong>del</strong> nostro<br />
fuorilegge. Maso ce l’ha solo con gli sbirri, è un <strong>di</strong>fensore per<br />
i poveri.<br />
E <strong>di</strong> quei siti i miseri abitanti<br />
Spesso chiedevan cibo al Rinal<strong>di</strong>no<br />
che avea razziato vin, grano e contanti<br />
23
<strong>di</strong>cendo a lui: giacchè questo è il destino<br />
per carità non vi mostrate avari<br />
verso <strong>di</strong> noi, o brigantucci cari!<br />
Il metodo seguito per far quattrini é abbastanza originale,<br />
anche se non l’ha inventato Mason: si piomba nel mezzo <strong>di</strong><br />
un pingue mercato, come quello <strong>di</strong> Morciano ad esempio, e<br />
si consegnano ai mercanti più <strong>di</strong>sonesti e ai possidenti più<br />
facoltosi <strong>del</strong>le lettere minatorie, accompagnate dalla mostra<br />
<strong>di</strong> uno schioppo o <strong>di</strong> uno spiedo per infilzar cristiani: tot denari<br />
per stare al sicuro e non incorrere in incresciosi sequestri o in<br />
amare rappresaglie. I più pagano, e zitti! Chi va a lamentarsi<br />
dagli sbirri rischia grosso.<br />
Poi ci sono i colpi <strong>di</strong> mano più temerari, le incursioni a cielo<br />
aperto, quasi una sfida ai pubblici poteri gridata ai quattro<br />
venti.<br />
Con la città <strong>di</strong> Fano ha un vecchio conto da saldare: lo<br />
imprigionarono a suo tempo perché aveva ostentato le sue<br />
armi per la pubblica via? Ora gliele farà vedere <strong>di</strong> nuovo<br />
quelle armi. E da vicino!<br />
Un colpo <strong>di</strong> mano, un’irruzione! Si piantona la piazza maggiore,<br />
dove si erge il Palazzo <strong>del</strong>la Ragione: ad ogni angolo briganti<br />
che spaventano la gente e chiedono denari. Senza riguar<strong>di</strong> per<br />
nessuno!<br />
La bronzea giovinetta ignuda che chiamano Fortuna o Santa<br />
Fortuna assiste allibita dall’alto <strong>del</strong>la sua fontana, piantonata<br />
a sua volta da quattro leoni.<br />
Fuori dalla porta che conduce al teatro costruito cent’anni<br />
prima da Jacopo Torelli, fanese benemerito che aveva fatto i<br />
sol<strong>di</strong> in Francia, ci sono altri briganti a controllare il traffico.<br />
E i birri? Dove si sono nascosti?<br />
A colpo fatto, tutti via, alla faccia <strong>del</strong>la cosiddetta forza<br />
pubblica!<br />
A Fano c’era una grande piazza:<br />
sulla fontana sta una ragazza<br />
24
fatta <strong>di</strong> bronzo, ignuda e bruna,<br />
viene chiamata Santa Fortuna,<br />
Santa Fortuna, aiuta i ban<strong>di</strong>ti!<br />
Sono feroci, sono agguerriti<br />
contro il potere sono ribelli<br />
ma son pietosi coi poverelli!<br />
Santa Fortuna, aiutali tu<br />
sennò vedrai che ti tiran giù!<br />
Ma una sfida come questa è <strong>di</strong>fficile da <strong>di</strong>gerire. Occhio per<br />
occhio, dente per dente! Se Mason se la prende con Fano –<br />
sentenzia il bargello - noi ce la prenderemo col suo paese,<br />
Monte Maggiore!<br />
Ventotto uomini in arme, agli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> un nobile locale,<br />
piantonano la città <strong>del</strong>la Fortuna per impe<strong>di</strong>re nuove incursioni<br />
da parte <strong>di</strong> quei bifolchi <strong>del</strong> Monte e intanto partono in trenta<br />
per la spe<strong>di</strong>zione punitiva.<br />
Sbuffano i militi <strong>del</strong> Papa scalando le gibbosità che dalla valle<br />
<strong>del</strong> Metauro conducono al Castello, un tempo <strong>di</strong>mora dei Della<br />
Rovere. S’inoltrano al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>la grande porta che chiude la<br />
cinta muraria e circondano l’abitato.<br />
Stavolta Mason non sarebbe riuscito a sottrarsi alla cattura. I<br />
birri fanno irruzione: fermi tutti!<br />
Ma in paese non c’è nemmeno l’ombra <strong>di</strong> un brigante. E non ci<br />
sono nemmeno i borghigiani, nascosti negli intricati cunicoli<br />
<strong>di</strong> grotte che si espandono a ragnatela sotto le viuzze e le<br />
case <strong>del</strong> Castello. La Blona le conosceva bene quelle grotte. I<br />
mal<strong>di</strong>centi <strong>di</strong>cevano che una <strong>di</strong> esse fosse la tana <strong>del</strong>la grande<br />
lupa per i suoi congressi carnali.<br />
Il paese sembra vuoto ma i fanesi non si arrendono<br />
all’evidenza: in <strong>di</strong>ciotto tornano a Fano con le pive nel sacco<br />
ma do<strong>di</strong>ci restano a presi<strong>di</strong>are il borgo per un mese intero.<br />
Non se ne vanno finchè non vengono sostituiti dalla soldatesca<br />
<strong>di</strong> Mondolfo.<br />
25
La beffa <strong>di</strong> Monte Maggiore<br />
Il suo amato paese natale <strong>di</strong>venuto ostaggio degli sbirri<br />
papalini? Per Mason era troppo, un affronto da ven<strong>di</strong>care,<br />
magari col sangue.<br />
Si faccia vedere se ha coraggio! – berciava in pubblico il<br />
protervo comandante <strong>del</strong>la guarnigione occupante – Si faccia<br />
vedere questo Mason dla Blona, che gli taglio la testa e gli<br />
mangio il fegato!<br />
Una smargiassata gettata in faccia ai compaesani! Un insulto<br />
che valeva una ferita a morte ed esigeva vendetta!<br />
Monte Maggiore è il paese mio,<br />
qui ci son nato, comando io.<br />
Dolce paese, sano, ridente<br />
pieno <strong>di</strong> fiori e <strong>di</strong> brava gente.<br />
Ma non vogliamo che il militare<br />
venga qui solo per comandare.<br />
Sono soldati <strong>di</strong> cartapesta,<br />
ci vuol Mason per fargli la festa!<br />
In una taverna a valle, due miglia dal paese, si tiene il gran<br />
consiglio: Mason vi ha convocato anche due donne - la madre<br />
<strong>del</strong> nipote e la sorella <strong>del</strong> cugino - perché possano riferirgli<br />
ogni mossa <strong>del</strong>la guarnigione, ragguagliarlo sulle abitu<strong>di</strong>ni<br />
dei soldati e sui loro spostamenti.<br />
L’intelligence femminile si è messa al lavoro da qualche giorno<br />
e al consiglio può seguire l’azione.<br />
Per scalare le mura serve una scala, una <strong>di</strong> quelle a pioli,<br />
lunghe e sottili usate per salire su a rifinire il pagliaio.<br />
La trasportano in loco reggendola in due, uno in cima e l’altro<br />
in fondo. Poi l’addossano alle mura, in uno spicchio che <strong>di</strong><br />
notte resterebbe al buio, se non ci fosse un’impertinente luna<br />
piena a scan<strong>di</strong>re le ombre e rendere spettrali le sagome.<br />
Salgono veloci come scoiattoli. Sono in quattro. Disarmate le<br />
26
sentinelle raggiungono il quartiere <strong>del</strong>la guarnigione, I soldati<br />
dormicchiano, sbevazzano o giocano a carte. Vengono <strong>di</strong>sarmati<br />
prima che se ne accorgano. Ma è solo la bassa truppa.<br />
Dov’è il comandante?<br />
A casa sua, a cena, con gli amici.<br />
Il paese non ha segreti per Mason, è tutto casa sua. Irrompono<br />
nell’abitazione <strong>del</strong> capoguarnigione. Un’allegra brigata sta<br />
terminando <strong>di</strong> scarnire un cinghialetto arrostito sul camino,<br />
quello classico <strong>del</strong>le nature morte, dorato, scrocchiarello e con<br />
la mela in bocca. E lo annaffiano con generosi bicchieri <strong>di</strong> vino.<br />
Mason affronta l’avversario.<br />
Come, non mi hai mai visto in faccia e vai <strong>di</strong>cendo in giro che<br />
vuoi tagliarmi la testa e mangiare il fegato? Avanti!<br />
Pietà, invoca il capo! Pietà, gli fanno eco gli amici terrorizzati,<br />
col boccone nella strozza. Era solo uno scherzo, non l’avevi<br />
capito?<br />
Bene, allora fateci bere anche a noi e dateci le chiavi <strong>del</strong>la<br />
caserma! E perché no? anche quelle <strong>del</strong> paese!<br />
In quattro non fecero troppa fatica a <strong>di</strong>sarmare l’intera<br />
guarnigione. Le chiavi vennero consegnate ai paesani perché<br />
facessero buona guar<strong>di</strong>a. Derisi e privati <strong>del</strong>le armi, parte<br />
dei soldati vennero rispe<strong>di</strong>ti in Ancona. Gli altri, comandante<br />
compreso, in galera! Nella cella <strong>del</strong>la guarnigione!<br />
Carneval fuori stagione<br />
per volere <strong>di</strong> Masone.<br />
Chi vuol esser lieto sia,<br />
festeggiamo in allegria<br />
la sconfitta dei tiranni<br />
buoni solo a fare danni.<br />
C’è da bere e da mangiare,<br />
l’orchestrina per ballare,<br />
sullo spiedo un porcellino,<br />
nella botte <strong>del</strong> buon vino.<br />
Baci e amore in quantità,<br />
poi domani si vedrà!<br />
27
Un Carnevale fuori stagione, una festa! Pane e vino per tutti!<br />
E balli, e giochi, e pegni d’amore. E la Blona a tener banco con<br />
i suoi filtri e le sue favole!<br />
Narrava <strong>di</strong> un monte chiamato il monte <strong>del</strong>l’Ascensione,<br />
monte d’amore ed erbe rare, mecca <strong>del</strong>la gente ascolana che,<br />
almeno una volta nella vita, è tenuta a recarvisi in singolare<br />
pellegrinaggio, pena la trasmutazione in ciammarica, come<br />
<strong>di</strong>cono loro, cioè in lumaca. Con un sasso sulle spalle – più<br />
pesante maggiore l’espiazione – si deve salire sino alla vetta,<br />
per poi gettare la pietra nel <strong>di</strong>rupo: l’eco rimandata <strong>di</strong> balza in<br />
balza racconta <strong>di</strong> Santa Polisia che, in fondo all’abisso, tesse<br />
le lo<strong>di</strong> <strong>di</strong> Dio su un telaio tutto d’oro.<br />
Narrava <strong>del</strong> Monte Vettore e <strong>del</strong> lago <strong>di</strong> Pilato da cui escono<br />
le streghe in forma <strong>di</strong> faterelle, con il volto <strong>di</strong> bellezza e le<br />
zampe <strong>di</strong> capra, per sedurre i più prestanti giovanotti <strong>del</strong>la<br />
valle ed esercitare fatture e malie grazie al libro <strong>del</strong> comando<br />
consacrato nelle acque infernali.<br />
Esaurite le storie <strong>del</strong>la Blona, al termine <strong>del</strong> Carnevale<br />
<strong>di</strong> Monte Maggiore, i soldati chiusi in cella, comandante<br />
compreso, furono lasciati liberi. Mason restituì loro anche<br />
le armi, ma senza munizioni, dopo averle rese inservibili<br />
asportandone i tamburi. Per sè tenne un fucile, il migliore!<br />
28
La spada <strong>di</strong> Asdrualdo<br />
Un giorno, quand’era ancora un ragazzo, sul greto <strong>del</strong> fiume,<br />
proprio in fondo al viottolo <strong>del</strong>la Cerbara, Maso aveva trovato<br />
una spada. Non era una spada come quella <strong>del</strong> Tenente dei<br />
birri, serrata dentro il suo guscio bulinato, una spada da<br />
sguainare che non si era mai vista fuori dal fodero e che forse<br />
nel fodero neanche c’era. Era una spada <strong>di</strong>ritta, <strong>di</strong> un ferro<br />
così forte da sfidare la ruggine.<br />
Allora sua madre gli aveva raccontato <strong>di</strong> Asdrualdo, venuto <strong>di</strong><br />
lontano con pochi uomini a bordo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> animali, alti come<br />
due buoi uno sull’altro, per liberare gli oppressi. Ma sul greto<br />
<strong>del</strong> fiume Metauro gli sbirri <strong>di</strong> Roma li avevano sorpresi. C’era<br />
stata grande battaglia.<br />
Nonostante il loro valore, i forestieri erano stati sommersi<br />
dalla marea <strong>del</strong>la soldataglia romana e avevano dovuto<br />
soccombere. Il loro principe, il grande e fiero Asdrualdo, era<br />
stato catturato a tra<strong>di</strong>mento e ucciso. Il capo dei birri gli<br />
aveva spiccato la testa dal busto e quella testa era <strong>di</strong>ventata<br />
un trofeo, da mostrare in giro per paesi e campagne, come si<br />
usava fare con la testa <strong>di</strong> un orso o <strong>di</strong> un lupo particolarmente<br />
feroci, al fine <strong>di</strong> ottenere l’obolo dei villici liberata dal pericolo.<br />
Tutto questo era avvenuto al tempo dei tempi, quando le acque<br />
<strong>del</strong> Metauro ruggivano e sulla costa <strong>del</strong>le balze <strong>di</strong> Feriano<br />
ululavano i lupi.<br />
Il piccolo Maso aveva ascoltato la storia e conservato quella<br />
spada come un cimelio prezioso.<br />
29
Le memorande imprese<br />
Il Carnevale fuori stagione <strong>di</strong> Monte Maggiore era stata<br />
l’estrema sfida all’or<strong>di</strong>ne costituito, alla Legazione, al Papa.<br />
Roma ne fu subito informata.<br />
Alla sede pontificia erano giunte da tempo molte segnalazioni<br />
<strong>di</strong> gravi episo<strong>di</strong> addebitabili al ban<strong>di</strong>to Mason dla Blona:<br />
l’uccisione <strong>di</strong> un piazzaro a San Costanzo, le minacce a un<br />
tale <strong>di</strong> Fossombrone ritenuto una spia ma rilasciato perché<br />
innocente, l’omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un Tenente <strong>di</strong> Pesaro avvenuto<br />
durante uno scontro con gli sbirri a Monte Birroccio… Ma la<br />
beffa <strong>di</strong> Monte Maggiore aggiungeva alla <strong>di</strong>sfatta lo scorno.<br />
Il Papa si è stancato<br />
<strong>di</strong> tanta prepotenza,<br />
vuole che sia fermato<br />
quel mostro <strong>di</strong> violenza<br />
e anche la Giustizia ha tutta l’intenzione<br />
<strong>di</strong> farla finita col nostro Tommasone!<br />
Nuove milizie furono inviate da Roma per rioccupare Monte<br />
Maggiore ed estendere la vigilanza ai castelli vicini, i più<br />
esposti alla furia dei Briganti.<br />
Ma Tommaso, che sa fiutare il pericolo, non è più fra la sua<br />
gente. Mentre le milizie setacciano i <strong>di</strong>ntorni, il capobrigante<br />
ha risalito le alture al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>l’antica Flaminia, oltre il colle<br />
che chiamano la tomba <strong>di</strong> Asdrualdo, ha fatto tappa alla<br />
taverna dei frati, accanto alla Chiesa <strong>di</strong> San Vincenzo, ha<br />
traversato la “pietra pertusa” <strong>del</strong> Furlo e si è <strong>di</strong>retto verso<br />
Urbino.<br />
Lo cercano a destra e lui è andato a sinistra.<br />
Urbino sfida i venti e le nuvole con gli audaci torricini <strong>del</strong> suo<br />
Palazzo ducale. Ma a Tommaso non fanno paura né i venti<br />
né le tempeste. E neppure la guarnigione. Dopo una nutrita<br />
sparatoria, con quattor<strong>di</strong>ci dei suoi, mette sotto asse<strong>di</strong>o la<br />
30
stessa casa <strong>del</strong> bargello. Arraffa dove può e se ne riparte<br />
in<strong>di</strong>sturbato.<br />
Ma che ci stanno a fare le soldataglie papaline?<br />
Nel novembre <strong>di</strong> quel 1785 i rinforzi spe<strong>di</strong>ti da Roma<br />
riescono finalmente a salvare una reputazione, gravemente<br />
compromessa, catturando un ban<strong>di</strong>to nei pressi <strong>di</strong> Verucchio.<br />
L’ennesima spiata. Purtroppo non si tratta <strong>di</strong> Mason ma solo<br />
<strong>di</strong> un suo affiliato, tale Fabbri da Coriano.<br />
Tagliategli la testa ed esponetela a perenne monito sulle mura<br />
<strong>del</strong> paese, si intima. Che tutti vedano!<br />
La testa viene puntualmente spiccata dal relativo corpo ed<br />
esposta a generale e<strong>di</strong>ficazione. Ma la carne è debole, ed<br />
anche deperibile. E se il monito ha da essere perenne sembra<br />
più opportuno fare <strong>di</strong> quella testa feroce una sommaria<br />
riproduzione in pietra, aggiungendovi una lapide per narrarne<br />
la storia, le iniquità e l’avventurosa cattura, a perenne gloria<br />
<strong>del</strong>le milizie romane.<br />
Come sempre, Mason non accetta lo smacco. Informato<br />
<strong>del</strong>l’accaduto – le notizie volano più veloci <strong>del</strong>le ron<strong>di</strong>ni - si è<br />
precipitato a Verucchio, dove uno dei suoi cani, il solito cane<br />
dall’odorato a tutta prova, riesce a fiutare la spia. Si tratta <strong>di</strong><br />
un fabbro birocciaio. Che viene subito preso e minacciato <strong>di</strong><br />
morte. Ma la truppa pontificia è ancora sul sentiero <strong>di</strong> guerra<br />
e potrebbe rientrare. Meglio sgombrare in fretta.<br />
Mason vuol mettersi al sicuro ma non rinuncia al prigioniero,<br />
che porta con sé nelle terre <strong>del</strong>la Repubblica <strong>di</strong> San Marino,<br />
<strong>di</strong>venute suo rifugio <strong>di</strong> riferimento dopo i fatti <strong>di</strong> Monte<br />
Maggiore e Urbino.<br />
Per tre giorni il fabbro birocciaio, legato come un salame,<br />
viene minacciato e torturato. Parla! Sei tu l’o<strong>di</strong>oso <strong>del</strong>atore?<br />
Il fabbro resiste.<br />
Ammazziamolo, propone spiccio il luogotenente Tremone.<br />
No, - intercede il solito frate Mariano, ricomparso inaspettato<br />
accanto al suo brigante preferito - no, lasciatelo, ha famiglia.<br />
Che allora si compri la libertà! Cento<strong>di</strong>eci scu<strong>di</strong> e torna a casa!<br />
Ma è un povero cristo. Quanto volete che guadagni a sistemare<br />
31
le ruote dei birocci?<br />
Comincia la trattativa. Per venire incontro al frate intercessore<br />
ci accontenteremo degli anelli che porta al <strong>di</strong>to sua moglie.<br />
Quanto valgono? Dieci scu<strong>di</strong>. Affare fatto.<br />
Lo slegano e lo riportano al paese. Se l’è cavata a buon mercato!<br />
32
San Marino e la libertà<br />
Oltre le nostre plaghe, oltre la vasta pianura <strong>del</strong> Metauro,<br />
lontano dalla gola <strong>del</strong> Furlo, a nord, ci sono le terre aride<br />
e montagnose <strong>del</strong> Montefeltro – gli aveva raccontato il<br />
cantastorie che, ad ogni vendemmia, frequentava le ricche<br />
vigne <strong>di</strong> San Liberio – e là, sul monte più alto c’è un paese<br />
che non appartiene al Papa, dove tutti gli uomini sono liberi<br />
e uguali.<br />
Come si chiama questo paese benedetto? aveva chiesto il<br />
ragazzo. Si chiama San Marino perché è stato fondato da<br />
un monaco santo, venuto dal <strong>di</strong> là <strong>del</strong> mare. Vuoi saperne la<br />
storia?<br />
Arrivarono in due dalla Schiavonia, dove facevano i<br />
tagliapietre, e si rifugiarono sui picchi <strong>del</strong> Montefeltro per<br />
sfuggire alla persecuzione <strong>del</strong>l’imperatore che aveva in o<strong>di</strong>o<br />
i cristiani. Dormivano all’ad<strong>di</strong>accio e si nutrivano <strong>di</strong> erbe e<br />
carità. Unico loro bene un somarello con cui trasportavano le<br />
pietre da scolpire. Ma un giorno un orso feroce <strong>di</strong>vorò l’asino.<br />
Allora i due santi uomini ammansirono la belva per farle<br />
prendere il posto <strong>del</strong>l’animale ucciso.<br />
Qualche tempo dopo conobbero una pia pulzella, che si<br />
chiamava Agata. La fanciulla era casta e pura e i due<br />
scalpellini se ne innamorarono. Ma per non subire le tentazioni<br />
<strong>del</strong>la carne e guastare l’amicizia decisero <strong>di</strong> separarsi e starle<br />
lontano. Divennero santi, tutti e due, anzi tutti e tre compresa<br />
la ragazza: San Leo, San Marino e Sant’Agata.<br />
Marino, che era il tagliapietre più abile ed esperto, forò la<br />
montagna <strong>del</strong> Titano e vi ricavò la grotta in cui rifugiarsi. E<br />
così, a forza <strong>di</strong> scalpellare e me<strong>di</strong>tare e pregare, gli venne<br />
l’idea <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> quel monte la sua patria. Una repubblica dove<br />
non comandassero né duchi né papi, ma solo il popolo, che<br />
ogni anno doveva eleggere due <strong>di</strong> loro a reggere il governo.<br />
Reggere non regnare.<br />
33
San Marino, San Marino,<br />
un paese a noi vicino<br />
dove vige libertà,<br />
pace amore e carità.<br />
Qui i ban<strong>di</strong>ti son fratelli<br />
se non cacciano i coltelli,<br />
se stan calmi, se stan buoni<br />
e non rompono i coglioni!<br />
Mentre il cantastorie aveva ripreso la sua strada strimpellando<br />
l’organetto, il ragazzo – che poi era Mason - aveva deciso in<br />
cuor suo: un giorno ci andrò a San Marino! Libero dai birri e<br />
dai padroni!<br />
34
Ban<strong>di</strong>ti, reggenti e car<strong>di</strong>nali<br />
Ma dagli anni evocati dal cantastorie, anche a San Marino<br />
le cose erano cambiate. La democrazia <strong>del</strong> Santo si stava<br />
trasformando in un regime più o meno oligarchico, messo<br />
sottoaccusa per <strong>di</strong>versi affarucci poco puliti: per esempio<br />
una brutta faccenda <strong>di</strong> conio e spaccio <strong>di</strong> monete false, per<br />
esempio la misteriosa uccisione <strong>di</strong> un vecchio danaroso e<br />
<strong>del</strong>la sua governante, per esempio – fatto ancor più grave – lo<br />
smarrimento <strong>di</strong> uno dei Sigilli <strong>del</strong> Governo.<br />
Nel territorio <strong>del</strong>la repubblica continuavano a trovar asilo<br />
numerosi ricercati, fuorusciti e contrabban<strong>di</strong>eri. Specialmente<br />
questi ultimi <strong>di</strong>sturbavano l’andamento regolare <strong>di</strong> fiere e<br />
mercati. Prima o poi i reggenti avrebbero dovuto adottare<br />
qualche misura restrittiva. Ma quale?<br />
A Mason avevano concesso <strong>di</strong> prender casa in Borgo grande<br />
e <strong>di</strong> portarvi moglie e figli. Era il nido <strong>del</strong> falco da cui partire<br />
per le incursioni nel Montefeltro e nella valle <strong>del</strong> Marecchia,<br />
campo e base <strong>del</strong>le sue azioni <strong>del</strong>ittuose.<br />
La benevolenza <strong>di</strong> San Marino verso il brigante e i suoi<br />
compari irritava non poco il Car<strong>di</strong>nal Legato <strong>di</strong> Romagna,<br />
Valenti Gonzaga, che tempestava i reggenti <strong>del</strong>la repubblica<br />
<strong>di</strong> missive zeppe <strong>di</strong> intimidazioni e minacce: che una buona<br />
volta trovassero il coraggio <strong>di</strong> arrestarli tutti quei malviventi!<br />
Bastava che glieli consegnassero su un piatto d’argento e ci<br />
avrebbe pensato lui a dar loro il meritato castigo: la forca! San<br />
Marino era una repubblica o la caverna dei Quaranta ladroni?<br />
Tutto vero per quanto riguarda la pericolosità dei soggetti –<br />
rispondevano i reggenti – ma la soluzione non è praticabile.<br />
Dove vanno a finire la libertà e l’in<strong>di</strong>pendenza tanto care al<br />
nostro santo fondatore? E poi – motivazione aggiuntiva ma non<br />
trascurabile – si dà il fatto che Mason abbia fornito un grosso<br />
prestito in denaro a un nostro possidente, insomma ha depositato<br />
da noi un sacco <strong>di</strong> quattrini, quin<strong>di</strong> può vantare dei cre<strong>di</strong>ti. A<br />
restituirglieli <strong>di</strong> colpo, e tutti insieme, facciamo bancarotta.<br />
35
Il Car<strong>di</strong>nal legato non si accontentava <strong>del</strong>le scuse: volete che<br />
ci pensiamo noi? Che veniamo noi ad acchiappare il Mason?<br />
Un po’ <strong>di</strong> pazienza. – replicavano i reggenti - Vedremo <strong>di</strong><br />
anticipargli l’ammontare <strong>di</strong> quei prestiti e chiudere la faccenda<br />
pacificamente. O quasi.<br />
Quanto all’altra richiesta <strong>del</strong> Car<strong>di</strong>nal Legato, neanche a<br />
parlarne: e la nostra sovranità? E la libertà?<br />
Il carteggio continuava ostinato, con intimazioni da un lato e<br />
fragili scuse dall’altro.<br />
36
Accerchiati!<br />
Giunto a un punto morto, il Car<strong>di</strong>nal Valenti Gonzaga rompe<br />
gli indugi: le truppe papaline accerchiano il monte Titano per<br />
farla finita col Mason e la sua banda. Centinaia <strong>di</strong> uomini in<br />
arme si spargono fra San Marino, il Marecchia e Verucchio al<br />
comando <strong>di</strong> Giuseppe Dal Pozzo, bargello <strong>di</strong> Viterbo.<br />
Prevedendo l’imminente fine <strong>del</strong>l’immunità e fiutata la<br />
trappola, Mason vuol precedere l’accerchiamento e la cattura.<br />
Da condottiero <strong>di</strong> razza si sposta <strong>di</strong> non molti chilometri,<br />
supera il Marecchia e assale il castello <strong>di</strong> Montebello, nel quale<br />
potrà comodamente asserragliarsi. Sono gli ultimi giorni <strong>del</strong><br />
1785.<br />
Roma è al massimo <strong>del</strong>l’irritazione: come può essere riuscito<br />
quel fuorilegge a darsi alla fuga sotto gli occhi dei birri e dei<br />
soldati nascosti in ogni cantone?<br />
Partono rigide ed inequivocabili <strong>di</strong>sposizioni per il Car<strong>di</strong>nal<br />
Valenti Gonzaga. E questi, a sua volta, se la prende con i<br />
reggenti <strong>di</strong> San Marino: basta scuse, basta temporeggiare!<br />
Dovranno piegarsi alla paterna violenza <strong>del</strong> Pontefice e<br />
accettare un presi<strong>di</strong>o entro i confini <strong>del</strong>la repubblica.<br />
I trentasei militi pontifici arrivano in Borgo il 2 febbraio 1786:<br />
è tempo <strong>di</strong> Carnevale, quello canonico legato al calendario!<br />
Vietate le maschere! Proibito qualsivoglia aiuto a fuorusciti e<br />
ban<strong>di</strong>ti sotto pena <strong>di</strong> vita e confisca <strong>di</strong> beni.<br />
E’ il terrore! Ai reggenti non resta che tentar d’ingraziarsi<br />
il Papa e le sue truppe facendo celebrare trenta Messe in<br />
suffragio <strong>del</strong>le Anime Sante <strong>del</strong> Purgatorio, onde impetrare<br />
l’assistenza <strong>di</strong>vina in una situazione tanto incresciosa.<br />
37
Montebello<br />
Non avevano fatto troppa fatica a conquistare quel castelluccio<br />
ar<strong>di</strong>to, situato su un cucuzzolo simile a uno scoglio. Come<br />
al solito i <strong>di</strong>fensori erano spariti, si erano arresi o dati alla<br />
fuga. Eppure l’armeria era piena zeppa <strong>di</strong> spingarde, pezzi<br />
d’artiglieria e polvere da sparo.<br />
In tre - Mason dla Blona, il fido Tremone e Franceschino dal<br />
Cesenatico - conquistarono l’armeria, ma anche la fortezza e<br />
persino la casa pretoriale. E poi arrivarono gli altri: quattor<strong>di</strong>ci<br />
in tutto, a tenere in pugno il paese, un gruzzoletto <strong>di</strong> case<br />
attorno alla rocca.<br />
Montebello: a Mason il nome <strong>di</strong> quel castello gliene ricordava<br />
un altro, vicino a casa sua, dove cent’anni prima - narrava<br />
la leggenda - una nobile dama, una marchesa, era stata<br />
imprigionata dal cru<strong>del</strong>e fratello, duca <strong>di</strong> Urbino. Montebello<br />
anche quello là, come il castello che aveva appena occupato<br />
in quel <strong>di</strong> Romagna. Dalla rocca si dominava tutta la vallata<br />
<strong>del</strong> Marecchia, con le sue genghe, le sue castella, i suoi ar<strong>di</strong>ti<br />
spuntoni <strong>di</strong> roccia. Il fiume come un mare <strong>di</strong> sassi.<br />
Mason vi aveva fatto arrivare moglie e figli, da cui non<br />
riusciva a stare separato per lungo tempo. Aveva in animo<br />
<strong>di</strong> trasformare Montebello in un’oasi <strong>di</strong> pace. Niente omici<strong>di</strong>,<br />
niente reati <strong>di</strong> sangue. Doveva essere il suo dominio e lui se<br />
ne era proclamato nuovo marchese. Trattava i suoi uomini<br />
militarmente e passava loro il vitto. La paga mensile era <strong>di</strong><br />
uno scudo.<br />
Fece alzare il ponte levatoio, pose sentinelle <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a, piazzò<br />
le spingarde nei punti strategici. Ecco, ora Montebello era una<br />
anche una fortezza, da cui effettuare facili sortite e razzie nei<br />
luoghi circostanti.<br />
Così, perio<strong>di</strong>camente gli inviati <strong>di</strong> Mason partono da<br />
Montebello per consegnare in giro i biglietti che il capobanda<br />
provvede a compilare <strong>di</strong> persona. Messaggi, intimidazioni ai<br />
paesani più facoltosi, ai grassi possidenti, ai mercanti ingor<strong>di</strong>,<br />
38
con formali inviti a salire al castello per consegnare sol<strong>di</strong> o<br />
cibarie. Una forma elegante <strong>di</strong> estorsione. Se l’invito viene<br />
<strong>di</strong>satteso, si reitera la richiesta con maggior insistenza. Ed è<br />
giocoforza o convenienza accettare.<br />
Qualche volta, come già avvenuto per il birocciaio <strong>di</strong> Verucchio,<br />
il saldo avviene al termine <strong>di</strong> estenuanti trattative, con forti<br />
sconti sulla richiesta iniziale, com’è d’uso nei mercatini <strong>di</strong><br />
campagna. E’ il caso <strong>di</strong> un ricco possidente <strong>di</strong> Pietracuta,<br />
accusato ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> essersi spacciato per emissario <strong>di</strong><br />
Mason e <strong>di</strong> aver sfruttato quella fama e quel nome per vessare<br />
fittavoli e conta<strong>di</strong>ni. Sei giannizzeri gli consegnano l’invito<br />
a presentarsi al “marchese” facendogli ad<strong>di</strong>rittura firmare,<br />
a scanso <strong>di</strong> equivoci, la ricevuta <strong>di</strong> avvenuta consegna. La<br />
somma richiesta è <strong>di</strong> quattrocento scu<strong>di</strong>.<br />
Il possidente sale al castello e si profonde in gemiti, lacrime e<br />
guaiti: non ce li ho quattrocento scu<strong>di</strong>, come faccio?<br />
A forza <strong>di</strong> contrattare, piangere e ridurre si arriva a<br />
trentacinque. All’atto <strong>di</strong> saldare in moneta sonante i<br />
trentacinque <strong>di</strong>ventano ventotto. La forza <strong>del</strong> contante!<br />
Ma il <strong>di</strong>letto maggiore <strong>del</strong> nuovo marchese è quello <strong>di</strong> sfidare<br />
soldataglie e birri dall’alto <strong>del</strong> castello, con pernacchie, gesti<br />
osceni e frasi ingiuriose. Dagli spalti fa sparare ogni tanto<br />
qualche colpo <strong>di</strong> cannone verso Verucchio per avvertire i suoi<br />
nemici che lui sta sempre là, ad attenderli: ecco, venite a<br />
prendermi, se potete! E grida le sue provocazioni da sopra le<br />
mura, usando una “tromba marina” per amplificare la voce:<br />
“Se mai co’ Birri a noi verrà il Bargello<br />
<strong>di</strong> Viterbo che è birbo, ed è furfante<br />
due palle scaricar gli vo’ nel gozzo,<br />
e poscia sepellirlo entro <strong>di</strong> un pozzo.<br />
Che fai colà, che fai stirpe <strong>di</strong> becco,<br />
Bargello malaccorto e mammalucco?”<br />
sono alcuni dei versi che frate Mariano de<strong>di</strong>cherà all’epopea<br />
<strong>di</strong> Montebello.<br />
39
Sì, ma così si può andare avanti all’infinito. E al papa chi lo<br />
sente? L’u<strong>di</strong>tore criminale Bassani, che affianca il bargello Dal<br />
Pozzo nelle operazioni repressive, trova il modo per far sapere<br />
a Mason che desidera incontrarlo segretamente in una casa<br />
ai confini <strong>del</strong> territorio <strong>di</strong> San Marino. Lo scopo <strong>del</strong> convegno,<br />
evidentemente suggerito da Roma, è quello <strong>di</strong> convincerlo a<br />
cedere con le buone, visto che con le cattive non c’è nulla da<br />
fare. Una ennesima trappola? Forse. Ma il ban<strong>di</strong>to-marchese<br />
accetta la sfida.<br />
La proposta <strong>del</strong> Bassani è quanto mai allettante: impunità<br />
totale, grazia completa. A una sola con<strong>di</strong>zione: la consegna<br />
<strong>di</strong> alcuni fra i suoi uomini più facinorosi, gli stessi che Mason<br />
fatica a tenere a bada nel suo piccolo regno relativamente<br />
pacifico.<br />
Consegnare gli amici! Guerrino il Meschino non avrebbe mai<br />
tra<strong>di</strong>to, e neppure Asdrualdo, braccato sulle rive <strong>del</strong> Metauro<br />
dai birri <strong>di</strong> Roma. E neppure Mason dla Blona tra<strong>di</strong>rà mai,<br />
“per quanto cara possa essergli la vita.”<br />
Le insistenze <strong>del</strong> Bassani non approdano a nulla. Si lasciano<br />
così, su questo fiero <strong>di</strong>niego, e l’u<strong>di</strong>tore non può fare a meno <strong>di</strong><br />
apprezzare la lealtà <strong>del</strong> nemico e renderle omaggio.<br />
40
Il tra<strong>di</strong>mento<br />
Passano i giorni e le settimane e Mason non molla. La<br />
situazione resta stazionaria, anzi immobile. Dagli spalti i<br />
ban<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>leggiano i birri e a questi non resta che abbozzare,<br />
impotenti come sono a scalare il castello.<br />
Dove non può la forza potrà l’astuzia, dove l’astuzia non basta<br />
potranno l’inganno e il tra<strong>di</strong>mento, pensano i tre uomini che<br />
con<strong>di</strong>vidono lo smacco: il car<strong>di</strong>nal legato Valenti Gonzaga,<br />
l’u<strong>di</strong>tore criminale Bassani e il bargello Dal Pozzo.<br />
Dei due “padri nobili” <strong>del</strong> ban<strong>di</strong>tismo feltresco, catturato e<br />
giustiziato già da due anni il Pujena, resta vivo e vegeto e’fiol<br />
d’Zulien, lo Zolini, che, stanco <strong>di</strong> rubare e uccidere, carico <strong>di</strong><br />
debiti e misfatti, si è ritirato dagli affari, decidendo <strong>di</strong> pentirsi<br />
e <strong>di</strong> pensionarsi nel suo paese natale, Montetiffi, centro<br />
famoso per la fabbricazione <strong>di</strong> nitri e polveri, antico privilegio<br />
dei conti Gui<strong>di</strong>.<br />
La volpe avrà perso sicuramente il pelo ma speriamo non abbia<br />
perso anche il vizio, - si augurano le tre autorità pontificie<br />
scornate da Mason - ve<strong>di</strong>amo se questo Zolini può darci una<br />
mano. Lui che ha frequentato Mason in gioventù, quando il<br />
ragazzo <strong>di</strong> Monte Maggiore faceva il contrabban<strong>di</strong>ere e gli<br />
procurava armi e polveri.<br />
Così i tre responsabili <strong>del</strong> fiasco convocano a congresso notturno<br />
l’ex-brigante con altri sei avanzi <strong>di</strong> galera, suoi compari. Loro<br />
Mason lo conoscono bene. Se riusciranno a tirar fuori Mason e<br />
compagni da Montebello avranno la piena assoluzione da ogni<br />
colpa e condanna. E anche qualche soldarello.<br />
“… a un mascalzon fece costui ricorso<br />
che a tra<strong>di</strong>r Cristo non avria rimorso.”<br />
Zolini accetta. Chiede un mese <strong>di</strong> tempo e un salvacondotto<br />
per i territori pontifici.<br />
E inizia la sua lenta manovra <strong>di</strong> avvicinamento. Cominciando<br />
41
con lo spe<strong>di</strong>re a Montebello due amici <strong>del</strong>la congrega che<br />
portano a Mason calorosi saluti da parte <strong>del</strong>l’antico acquirente.<br />
Zolini, come sta? Mi piacerebbe tanto rivederlo!<br />
Rinfrescato il buon ricordo, è lui stesso a farsi vivo, accolto e<br />
rifocillato come un fratello. Ringrazia <strong>del</strong>l’accoglienza, baci e<br />
abbracci con quel brutto ceffo <strong>di</strong> Tremone. E finalmente saluta<br />
tutti e se ne parte.<br />
Per “<strong>di</strong>strazione” si è portato <strong>di</strong>etro l’orologio <strong>di</strong> Mason che,<br />
accortosi <strong>del</strong> furtarello, fa rincorrere l’amico sulla via <strong>del</strong><br />
ritorno. Il fiol d’Zulien si scusa, aveva preso quell’oggetto come<br />
promemoria, per ricordarsi la promessa <strong>di</strong> ritornare presto.<br />
Chi può dubitare che non l’avrebbe restituito? Neanche a<br />
pensarci!<br />
E riparte <strong>di</strong> nuovo. Ma, a notte, fa silenziosa marcia in<strong>di</strong>etro<br />
e riesce ad infilarsi a Montebello insieme a tre o quattro<br />
compari.<br />
“Stende la notte intanto il bruno manto,<br />
e adorno il Ciel <strong>di</strong> chiare stelle fassi:<br />
non più s’ ascolta degli augelli il canto,<br />
ogni animal cheto in riposo stassi,<br />
tace il mar, tace il vento, e sembra il mondo<br />
muto, e sepolto in un oblio profondo.”<br />
42
La caduta <strong>di</strong> Montebello<br />
Il mattino dopo è domenica. I bravi ban<strong>di</strong>ti timorati <strong>di</strong> Dio,<br />
a cominciare da Mason e famiglia, vanno a Messa. Chi non<br />
frequenta la Chiesa è solo quel miscredente <strong>di</strong> Tremone che,<br />
guarda caso, non tarda ad imbattersi nello Zolini, a zonzo<br />
presso la porta <strong>del</strong> castello.<br />
Ancora qui? Ma non eri partito? Cosa ci fai?<br />
Ho perduto la mia borsa <strong>di</strong> denari. L’ho persa per strada. O<br />
forse qualcuno me l’ha rubata.<br />
Ci hai preso per ladri? - protesta Tremone - Dài, cerchiamola<br />
insieme!<br />
E il ban<strong>di</strong>to si mette a fiutare il terreno come un cane da<br />
tartufi, lì nei pressi <strong>del</strong>la porta. Ma da un tratto la canna <strong>di</strong><br />
una pistola gli solletica la nuca.<br />
Alza il ponte, svelto!<br />
Con Zolini c’è poco da scherzare. Il fiero Tremone obbe<strong>di</strong>sce.<br />
Aperto il varco, la bandaccia dei compari penetra nel castello<br />
<strong>di</strong> cui fa presto ad occupare le posizioni-chiave,<br />
Quando Mason esce <strong>di</strong> chiesa, dopo la sacra funzione, è troppo<br />
tar<strong>di</strong>.<br />
Infame, tra<strong>di</strong>tore, carogna, grida al fiol d’Zulien e questi gli<br />
risponde beffardo ponendo la mano sinistra sull’avambraccio<br />
destro. Insomma la classica manichetta!<br />
Vattene in fretta, te lo consiglio, - gli strilla addosso Zolini -<br />
stanno arrivando i Birri che voglion la tua testa! E tu, suona<br />
la campana! – intima poi ad uno dei suoi uomini – E’ il segnale<br />
che attendono i soldati.<br />
Come faccio a scampanare? Quel <strong>di</strong>avolo <strong>di</strong> Mason ha fatto in<br />
tempo a tagliare la fune!<br />
Allora spara un colpo <strong>di</strong> cannone che farà lo stesso.<br />
Eh no, che non è lo stesso! I militi pontifici ne deducono<br />
che l’imboscata è fallita e che Mason ha iniziato un attacco<br />
<strong>di</strong>fensivo. E invece <strong>di</strong> accorrere si ritirano per mettersi al<br />
riparo!<br />
43
“… i codar<strong>di</strong> Birri non lontani<br />
siccome sono stoli<strong>di</strong>, e minchioni<br />
tremar senton lo schioppo nelle mani,<br />
e se la fanno quasi nei calzoni…”<br />
44
La fuga<br />
Il castello è ormai in mano agli uomini <strong>di</strong> Zolini che ne tengono<br />
i punti chiave. Temendo l’annunciato arrivo <strong>del</strong>le soldatesche,<br />
Mason saluta in fretta la moglie, un bacio ai figli e si dà<br />
alla fuga gettandosi da un basso torricino, seguito dai suoi.<br />
Scavalca fossati, corre per le balze rocciose e per i calanchi.<br />
E irrompe in una casa isolata, a due miglia da Montebello,<br />
sempre seguito dalla sua banda.<br />
Nella casa ci sono soltanto le donne, tre povere massaie che<br />
si ritraggono terrorizzate <strong>di</strong> fronte a quelle furie scatenate.<br />
Ma non c’è tempo per i convenevoli, la casa va trasformata<br />
subito in fortezza. Letti, arma<strong>di</strong>, cassapanche e tutte le povere<br />
suppellettili a barricare porta e finestre. Con i ferri <strong>del</strong>l’aratro<br />
trovato nella stalla si praticano ventisei feritoie nei muri,<br />
<strong>di</strong>etro le quali i nove uomini potranno alternarsi per saettare<br />
fuoco e piombo e così confondere gli assalitori sul loro numero.<br />
Ecco, arrivino pure i nemici, siamo pronti!<br />
E’ nostro!, grida eccitato Dal Pozzo.<br />
Non gli è stato troppo <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduare la nuova tana. In<br />
duecento si preparano ad assaltare il precario fortilizio e, a<br />
scanso <strong>di</strong> rischi, una sentinella viene inviata a Verucchio per<br />
chiedere altri rinforzi. Non si sa mai!<br />
Piombo e schioppettate crivellano i muri <strong>del</strong>la casa sino<br />
all’imbrunire e per tutta la nottata. Se i soldati fanno fuoco<br />
a volontà, gli asse<strong>di</strong>ati centellinano i colpi per risparmiare<br />
le munizioni in via d’esaurimento. Ma nessun birro trova il<br />
coraggio <strong>di</strong> avvicinarsi alla casa maledetta. Mason fa troppa<br />
paura!<br />
Solo alle prime luci <strong>del</strong> mattino seguente il Dal Pozzo or<strong>di</strong>na<br />
la carica. Intanto da Verucchio sono giunti i rinforzi: ora sono<br />
in trecento contro nove!<br />
Si fa irruzione! La porta viene abbattuta, i soldati si fanno<br />
largo fra le posticce barricate. Pistole, schioppi, sciaboloni! Tre<br />
donne terrorizzate strette in un angolo e, a terra, un ban<strong>di</strong>to<br />
45
ferito: Mason e gli altri sette si sono come volatilizzati!<br />
Approfittando <strong>del</strong> frastuono <strong>del</strong>le fucilate, i ban<strong>di</strong>ti hanno<br />
aperto una falla con una vanga, nel muro posteriore <strong>del</strong>la<br />
casa, quello lasciato in<strong>di</strong>feso perché senza porte né finestre, e<br />
si sono calati nel fosso.<br />
Svelti, scappate, briganti belli,<br />
sennò i soldati vi cacciano i bu<strong>del</strong>li!<br />
Con i soldati sapete come usa:<br />
prima ti fanno fuori e poi chiedono scusa.<br />
Sono fuggiti! Rimangono le tre donne, che strepitano e si<br />
lamentano perché sono state derubate <strong>di</strong> vestiti, camicie,<br />
collane d’oro e quaranta paoli <strong>di</strong> moneta, oltre a reclamare il<br />
conto per il festino a base <strong>di</strong> pane e salame. E a terra, in una<br />
pozza <strong>di</strong> sangue, è restato un ban<strong>di</strong>to, con una ferita <strong>di</strong> palle<br />
in mezzo al petto.<br />
Ben gli sta! Era proprio quello che ci prendeva in giro agitando<br />
da lontano il suo coltellaccio per farci paura!<br />
Lo smacco è grave, anzi atroce. Dal Pozzo deve salvarsi la<br />
faccia. Trecento uomini in arme non possono certo rientrare<br />
a mani vuote. C’è soltanto una soluzione: troncare la testa al<br />
morto ed esibirla come trofeo.<br />
Così il capo mozzato <strong>del</strong> brigante verrà fatto circolare sino a<br />
Rimini, come macabra prova <strong>di</strong> valore!<br />
Ma l’esibizione non raggiunge l’effetto sperato. Anzi! Il popolo<br />
piange il decapitato e si fa beffe <strong>del</strong>le smargiassate <strong>del</strong> bargello.<br />
L’ostentazione non convince neppure il Car<strong>di</strong>nal legato che<br />
rimuove bruscamente il Dal Pozzo dal comando sostituendolo<br />
con il sottobargello <strong>di</strong> Bologna, Domenico Piccoli.<br />
C’è poco da scherzare col Mason! Ma c’è poco da scherzare<br />
anche col Car<strong>di</strong>nale! Il sottobargello <strong>di</strong> Bologna dovrà darsi<br />
da fare. E in fretta!<br />
Sono passati appena una ventina <strong>di</strong> giorni dall’eroico assalto alla<br />
casa colonica quando il Piccoli riceve la spiata buona. Cinque<br />
ban<strong>di</strong>ti si sono rifugiati in un certo sito, vicino al fiume Conca.<br />
46
I soldati circondano il casolare. I fuorilegge, che stanno<br />
mangiando allegramente, sospendono il pasto in fretta e furia<br />
e, ancora con l’ultimo boccone in bocca, iniziano a sparare.<br />
Si ricomincia? E’ il caso <strong>di</strong> adottare mezzi più spicci! Piccoli<br />
fa appiccare il fuoco alla casa. E ai briganti non resta che la<br />
resa: gettano le armi e, uno ad uno, si calano dalla finestra.<br />
Ma Mason non è fra loro. Nessun ferito in casa. Due vittime<br />
nella stalla: una vacca e un vitello!<br />
I cinque uomini catturati, stretti in catene e con il cappio al<br />
collo, verranno fatti sfilare in processione, da Montescudo<br />
sino a Rimini, ed esposti alla curiosità popolare “come bestie<br />
africane”, scrive un cronista. E finalmente condotti a Ravenna<br />
per essere giu<strong>di</strong>cati.<br />
47
Carpegna<br />
Ancora in fuga, come un animale braccato, per selve e<br />
calanchi, spostandosi <strong>di</strong> notte, nascosto durante il giorno in<br />
un qualche casolare. La sua banda si è ridotta a tre uomini, il<br />
Franceschino, il Rosso e il cugino Pasquale.<br />
La sua strategia sarebbe quella <strong>di</strong> scomparire per qualche<br />
tempo, facendo credere <strong>di</strong> aver abbandonato la zona. Non<br />
sentendo più parlare <strong>del</strong>la banda le milizie pontificie<br />
verrebbero probabilmente <strong>di</strong>smesse. E allora, arruolati nuovi<br />
adepti, per Tommaso sarebbe facile riconquistare Montebello<br />
e ven<strong>di</strong>carsi <strong>del</strong> tra<strong>di</strong>tore Zolini.<br />
Lungo la fuga, nei pressi <strong>di</strong> San Marino, Mason ha operato<br />
una deviazione per poter riabbracciare la moglie:<br />
“Amata sposa ad<strong>di</strong>o; rimanti in pace,<br />
sospirando le <strong>di</strong>ce, io vado altrove…<br />
Non lice a te seguir mia triste sorte,<br />
dunque rimanti in pace, ad<strong>di</strong>o Consorte.”<br />
Ma non c’è solo la piccola repubblica, ormai vietata per lui, che<br />
possa assicurargli l’impunità. Esiste un altro porto franco, la<br />
contea <strong>di</strong> Carpegna. Un dominio in<strong>di</strong>pendente, con autonomi<br />
poteri <strong>di</strong> tener milizie e amministrare giustizia per antico e<br />
riconosciuto privilegio.<br />
Là, in quel piccolo paese, arroccato ai pie<strong>di</strong> <strong>del</strong> massiccio da<br />
cui prende il nome, si erge il bel palazzo dei principi, la gemma<br />
<strong>del</strong> Montefeltro, un e<strong>di</strong>ficio arioso, senza le stimmate ferrigne<br />
<strong>del</strong>la fortezza, aperto su un lussureggiante giar<strong>di</strong>no.<br />
A <strong>di</strong>fferenza dei reggenti sammarinesi, il conte <strong>di</strong> Carpegna,<br />
residente a Roma, aveva più volte dato assicurazione al<br />
pontefice <strong>di</strong> non prestarsi ad alcuna connivenza con i ban<strong>di</strong>ti<br />
che frequentavano il suo feudo. Ma da sempre il governatore<br />
<strong>del</strong>la Contea e il ministro <strong>del</strong> casato, residenti in Carpegna,<br />
avevano interpretato con una certa larghezza gli or<strong>di</strong>ni <strong>del</strong><br />
48
loro principe, stabilendo con Mason e la sua banda un regime<br />
<strong>di</strong> reciproco rispetto.<br />
Dunque Mason poteva contare su un rifugio abbastanza<br />
sicuro. Ci servirà solo per poco, - si era affrettato a precisare al<br />
governatore <strong>di</strong> Carpegna - perché, grazie a un salvacondotto <strong>del</strong><br />
Granduca <strong>di</strong> Toscana, arriveremo a Genova e ci imbarcheremo<br />
per li<strong>di</strong> lontani.<br />
Di buona o cattiva voglia il governatore acconsente alla<br />
permanenza dei ban<strong>di</strong>ti, anzi deve ospitarli: per prudenza,<br />
per timore o per interesse? Comunque viene loro riba<strong>di</strong>ta<br />
l’assicurazione che nell’intero feudo nessun soldato o gente<br />
d’arme potrà entrare senza l’esplicito permesso <strong>del</strong> conte<br />
Antonio:<br />
“Giunge in Carpegna, e senza far schiamazzo<br />
s’inoltra in un magnifico Palazzo…<br />
La Fabbrica è assai vasta, e bene intesa<br />
<strong>di</strong> stucchi ornata e tutti messi ad oro<br />
pitture, arazzi, e in sì reale impresa<br />
è vinta la materia dal lavoro…<br />
Qui giunto il gran Tommaso s’appresenta<br />
a quel ministro e a quel governatore<br />
ed al secondo chiede se consenta<br />
che coi suoi tre compagni ivi <strong>di</strong>more,<br />
…resta pur, gli risponde, se lo vuoi<br />
qui sei sicuro da nemici tuoi.”<br />
I quattro briganti si vedono assegnate due camere nel<br />
mezzanino: dormono due per letto. E vengono rifocillati ad<br />
abundantiam. Un’oasi tranquilla dopo tanto patire?<br />
49
Braccato!<br />
Tempo <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ti e <strong>di</strong> sgherri, <strong>di</strong> potenti e <strong>di</strong> poveri. Ma<br />
soprattutto tempo <strong>di</strong> spie. Si ricomincia? Stavolta si tratta<br />
<strong>di</strong> un vecchio ed avido giar<strong>di</strong>niere <strong>del</strong> Palazzo che si affretta<br />
a recarsi a Verucchio, dove risiedono il tenente Piccoli e il<br />
criminalista Bassani, per offrire la sua zelante <strong>del</strong>azione.<br />
Se m’insegni ove sono i malandrini<br />
Io ti regalerò cento zecchini!<br />
Fuori i cento zecchini e vi <strong>di</strong>co tutto: Mason è a palazzo<br />
Carpegna!<br />
Sporco vigliacco chi l’ha venduto:<br />
possa cecarmi se lo saluto!<br />
Dunque ci siamo, è fatta! Non proprio, perché è vietato a una<br />
milizia “straniera” introdursi <strong>di</strong>sinvoltamente nella contea<br />
senza violarne l’autonomia. Bisogna ricorrere a Roma.<br />
A Roma il Pontefice Pio VI, seccato per l’imprevista empasse,<br />
rivolge benevole e paterne minacce al conte <strong>di</strong> Carpegna,<br />
insistendo perché si <strong>di</strong>a da fare, onde stornare dal suo<br />
capo il legittimo sospetto <strong>di</strong> connivenza col feroce ban<strong>di</strong>to.<br />
Altrimenti…<br />
Come faccio? - piagnucola il Conte - Chi me lo acchiappa ‘sto<br />
Mason? Non ho bastante gente armata per poterlo arrestare.<br />
E allora non si opponga all’ingresso <strong>del</strong>le forze pontificie nel<br />
suo feudo, visto che il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> far comunella coi briganti, già<br />
da tempo impartito ai suoi <strong>di</strong>pendenti, è stato palesemente<br />
ignorato!<br />
Al conte non resta che cedere alla benigna quanto arcigna<br />
violenza <strong>del</strong> Papa. E sia! Via libera alle truppe!<br />
Quando la soldataglia, al comando <strong>del</strong> tenente Piccoli, varca<br />
i confini <strong>di</strong> Carpegna, Mason e i suoi stanno rilassandosi a<br />
50
Palazzo già da ventitré giorni.<br />
“Il Piccoli frattanto fa ritorno<br />
e incoraggia i Birri alla battaglia,<br />
pone i men vili a quel Palagio intorno<br />
per veder quanto la lor forza vaglia…”<br />
Per rinfrancare i soldati, in preda al terrore per l’imminente<br />
incontro con la belva <strong>del</strong> Montefeltro, Piccoli comincia col far<br />
rastrellare il paese. Ma a spasso per i vicoli non c’è neanche<br />
l’ombra <strong>di</strong> un ban<strong>di</strong>to, e neanche fra le tonache dei frati <strong>del</strong><br />
locale convento…<br />
Invece al tavolo <strong>del</strong>l’ennesima osteria i birri s’imbattono in un<br />
pregiu<strong>di</strong>cato: non ha nulla a che vedere con la banda <strong>di</strong> Mason<br />
ma, tanto per gra<strong>di</strong>re, lo arrestano insieme all’oste.<br />
Dunque non ci sono alternative: se si vuol acchiappare Mason e<br />
compagni è giocoforza dare l’assalto al Palazzo, in cui peraltro,<br />
sino a quel momento, non è dato avvertire alcun segno <strong>di</strong> vita.<br />
Forza e coraggio!<br />
I birri paventano lo scontro <strong>di</strong>retto ma il giar<strong>di</strong>niere-spione<br />
facilita loro l’ingresso al Palazzo <strong>di</strong>sserrando il portoncino <strong>di</strong><br />
ferro sul retro. Sono all’interno ma fanno poco strada: tutti gli<br />
altri usci sono bloccati. Del governatore, <strong>del</strong> ministro, dei vari<br />
famigli nessuna traccia. Li chiamano a gran voce. Silenzio. Il<br />
palazzo sembra completamente deserto.<br />
Debbono farsi strada abbattendo una porta <strong>di</strong>etro l’altra.<br />
Mistero! E’ il Palazzo dei fantasmi! Ma dove sono andati a<br />
cacciarsi i numerosi occupanti? Abbattono una porta, un’altra,<br />
un’altra ancora… Finalmente, al mezzanino, un primo in<strong>di</strong>zio:<br />
due letti <strong>di</strong>sfatti. Ci siamo!<br />
I coman<strong>di</strong> impartiti dal Piccoli si fanno concitati, convulsi. Una<br />
scaletta a chiocciola conduce da quelle stanze al lucernario e<br />
sino al tetto. Un milite si affaccia dal basso e guarda in su verso<br />
la fuga dei gra<strong>di</strong>ni, scorge un volto fare cucù dall’abbaino: è<br />
lui, è Mason! Correte!<br />
Mancandogli il coraggio d’affrontarlo gli aizza contro il mastino<br />
51
còrso che è accanto a lui.<br />
“… ed aizza a lui contro un can da caccia,<br />
che apporta a Rinal<strong>di</strong>n non lieve angoscia<br />
perché lo afferra tosto in una coscia.”<br />
Il cane vola e addenta la coscia <strong>del</strong> ban<strong>di</strong>to prima che questi<br />
abbia il tempo <strong>di</strong> scaricargli contro la pistola.<br />
E’ sul tetto, non può sfuggirci!<br />
Ma chi se la sente d’inseguire quella belva feroce, più feroce<br />
<strong>del</strong> mastino che lo ha azzannato?<br />
I soldati sono impauriti, troppo scarso il salario che gli passa il<br />
bargello per affrontare la morte! Meglio l’asse<strong>di</strong>o, tanto ormai<br />
Mason non ha scampo. Che fretta c’è? E intanto si facciano<br />
affluire nuovi rinforzi: sessanta militi dai paesi vicini, da<br />
Macerata Feltria, da Montefortino, da San Clemente, e anche<br />
<strong>di</strong>ciannove soldati <strong>di</strong> stanza a San Marino.<br />
Intanto, al piano nobile <strong>del</strong> Palazzo, il tenente Piccoli,<br />
forzando l’ennesima porta, ha scoperto il rifugio dove si è<br />
nascosto tremante il governatore con moglie, figli e serva.<br />
Tutti impauriti e poco loquaci.<br />
Chi ha fatto entrare in Carpegna Mason dla Blona? Chi gli ha<br />
dato ospitalità?<br />
Mason, e chi è? Non ne sappiamo niente. Nel Palazzo ci sono<br />
soltanto alcuni contumaci. Vi confondete, vi sbagliate?<br />
Ma poi il governatore, vinta la paura e forte <strong>del</strong>la sua carica,<br />
cambia tattica e prova a fare la voce grossa:<br />
Sono io a chiedervi: come avete osato violare la nostra<br />
autonomia e invadere le nostre terre? Chi ve ne ha dato<br />
licenza? Andatevene!<br />
Fa la voce grossa ma non spaventa nessuno.<br />
Con i pochi uomini forniti <strong>di</strong> sufficiente coraggio, scelti fra i<br />
trecento in assetto <strong>di</strong> guerra, Piccoli si appresta a dare l’ultimo<br />
assalto. Fioccano le fucilate da ambo le parti. Dal tetto i<br />
ban<strong>di</strong>ti oppongono fiera resistenza, non ci pensano neppure<br />
ad arrendersi. Una situazione <strong>di</strong> stallo che potrebbe protrarsi<br />
52
indefinitamente.<br />
Bisogna ricorrere a estremi rime<strong>di</strong>. Piccoli fa ammassare<br />
mobilio, porte, letti e quant’altro ci sia <strong>di</strong> combustibile, ai<br />
pie<strong>di</strong> <strong>del</strong>la scaletta da cui è apparso e scomparso Mason. E poi<br />
legna, fascine, paglia. Incen<strong>di</strong>amoli!<br />
“Paglia, e legna raccoglie, in<strong>di</strong> a quel loco<br />
torna, e pieno d’ar<strong>di</strong>r v’appiccia il foco.”<br />
Per i fuggiaschi sul tetto trascorre una lunga nottata fra<br />
fumo e fiamme, a cui si aggiungono fame, sete e stanchezza,<br />
una notte illuminata da un incen<strong>di</strong>o che neppure la pioggia<br />
battente riesce a domare. Preclusa ormai ogni via <strong>di</strong> fuga:<br />
inutilizzabili le ampie canne dei camini invase dal fumo, un<br />
canapo calato dal tetto è stato intercettato da un birro. E’ la<br />
fine!<br />
All’irriducibile Mason resta ancora una speranza: fare appello<br />
all’amor patrio dei carpegnoli per indurli a ribellarsi contro le<br />
truppe che hanno invaso il paese violandone l’autonomia.<br />
Dall’alto <strong>del</strong> tetto, sfidando il fioccar <strong>del</strong>le pallottole, il brigante<br />
si mette a gridare a per<strong>di</strong>fiato ai paesani che sono accorsi nella<br />
piccola piazza, attirati dalle fiamme <strong>del</strong>l’incen<strong>di</strong>o: il feudo <strong>di</strong><br />
Carpegna è stato invaso, il conte è oltraggiato, i vostri <strong>di</strong>ritti<br />
negati!<br />
“Perché non ven<strong>di</strong>cate il grave oltraggio,<br />
che vi si fa così palesemente?”<br />
Nessuno gli dà retta.<br />
Tre giorni d’asse<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> sparatorie. In preda alla fame e allo<br />
sfinimento i quattro resistono. La morte ormai è un passo.<br />
53
La resa<br />
Ripensava ad Asdrualdo, braccato dai birri <strong>di</strong> Roma, là sul greto<br />
<strong>del</strong> fiume, fra<strong>di</strong>cio nelle ossa, così com’è lui, flagellato da una<br />
pioggia furiosa. Si sarebbe arreso? I gran<strong>di</strong> pachidermi erano<br />
stati atterrati dalle frecce e finiti a colpi <strong>di</strong> daga. Restavano in<br />
pochi, restava quell’indomito Asdrualdo venuto <strong>di</strong> lontano, dai<br />
li<strong>di</strong> d’Africa, dalla costa <strong>di</strong> un altro continente, a portare un<br />
raggio <strong>di</strong> speranza, fulgido eroe come Guerrino, come Orlando,<br />
come i tanti <strong>di</strong> cui narrava la Blona. Ma era stato vinto, la<br />
testa fiera e superba spiccata dal busto. Arrendersi allora?<br />
Fine <strong>del</strong>le speranze. Uno dei suoi compagni, il Franceschino,<br />
ha estratto il suo coltellaccio e si è colpito due volte al petto,<br />
prima che il compagno potesse impe<strong>di</strong>rglielo: meglio la morte<br />
che la resa.<br />
Mason è accorso a tamponare la ferita <strong>del</strong>l’aspirante suicida.<br />
Piange accanto a lui.<br />
Arrendersi? Dopo essere stato il re <strong>del</strong> Montefeltro, il sovrano<br />
<strong>del</strong>la Marca, il marchese <strong>di</strong> Montebello? Arrendersi ora,<br />
vinto dalle intemperie e dalla fame, sul tetto <strong>del</strong> palazzo <strong>di</strong><br />
Carpegna?<br />
Un coraggioso sergente, che è riuscito a salire la scaletta<br />
nascosto dal fumo <strong>del</strong>l’incen<strong>di</strong>o, gli propone un ultimatum. E<br />
Mason, chino sul suo amico morente, potrebbe anche dargli<br />
ascolto, arrendersi, purchè si accettino le sue con<strong>di</strong>zioni:<br />
riabbracciare la moglie innanzi tutto, e poi restare tre giorni<br />
in Carpegna per riacquistare le forze debilitate dai <strong>di</strong>sagi e<br />
dal lungo <strong>di</strong>giuno, non essere <strong>di</strong>leggiato né deriso dai soldati<br />
papalini, non subire l’onta <strong>del</strong>le manette e <strong>del</strong>le catene. Se<br />
non accoglieranno queste con<strong>di</strong>zioni preferirà togliersi la vita,<br />
come ha tentato <strong>di</strong> fare il suo amico.<br />
“Se vuoi ch’io ceda, gli rispose allora<br />
l’invitto eroe, questi saranno i patti<br />
se tu li accetti, e se mi giuri ancora,<br />
54
che non sian violati, e non <strong>di</strong>sfatti,<br />
io l’armi deporrò senza <strong>di</strong>mora<br />
e porrò fine a sanguinosi fatti,<br />
ma se ricusi quanto ti propongo<br />
a fuggire, o a morire, io mi <strong>di</strong>spongo.”<br />
Il sergente promette sul suo onore.<br />
I tre ban<strong>di</strong>ti cedono le armi nelle mani <strong>del</strong> loro capo, che a sua<br />
volta le consegna al militare.<br />
Disarmati lo seguono in silenzio. Sono le sette <strong>di</strong> sera <strong>del</strong> 21<br />
maggio 1786.<br />
55
Il lu<strong>di</strong>brio<br />
Non avevano toccato cibo da quattro giorni. Li fecero mangiare.<br />
Era ora!<br />
“…pane, vino, frittate e morta<strong>del</strong>le,<br />
uova, più <strong>di</strong> un cappone, torta in buon dato,<br />
e <strong>del</strong>le preziosissime fritelle,<br />
un pasticcio odoroso, e regalato,<br />
due salami, un prosciutto, e cento offelle,<br />
e una ministra infin <strong>di</strong> gusto strano<br />
con<strong>di</strong>ta col formaggio lo<strong>di</strong>giano.”<br />
Poi il tenente Piccoli permise che i ban<strong>di</strong>ti si coricassero su un<br />
giaciglio, ebbri <strong>di</strong> sonno e <strong>di</strong> stanchezza.<br />
Si svegliarono in catene: e le promesse?<br />
Ebbe inizio il triste rito <strong>del</strong>l’esposizione dei prigionieri, una<br />
gogna dolorosa. Una sorta <strong>di</strong> trionfo da antica Roma. In testa<br />
l’eroico Piccoli e <strong>di</strong>etro le prede.<br />
Furono esibiti a Urbino, a Fano, a Pesaro, mentre il Tenente<br />
Piccoli si affrettava a riscuotere le vistose taglie poste sul<br />
capo dei ban<strong>di</strong>ti.<br />
Mason venne rinchiuso a Pesaro, nella Rocca Costanza, gli<br />
altri tradotti a Ravenna. In carcere il Robin Hood <strong>di</strong> Monte<br />
Maggiore attese invano la visita <strong>del</strong>la moglie e dei figli: altra<br />
promessa tra<strong>di</strong>ta.<br />
“Ma ohimè! che riveder la mia consorte<br />
dal barbaro destin non m’è concesso;<br />
non mi negasse almen l’iniqua sorte<br />
che io dessi a Figli miei l’ultimo amplesso,<br />
felice allora incontrerei la morte,<br />
né sarei tanto dalle pene oppresso;<br />
ma ohimè! che il Ciel contro <strong>di</strong> me sdegnato<br />
vuol, che io mora tra<strong>di</strong>to, e sconsolato.”<br />
56
Quin<strong>di</strong>ci giorni dopo la sua cattura, fu fatto salire, con il volto<br />
coperto da un fazzoletto, sulla vettura che l’avrebbe portato<br />
a Rimini. Un ennesimo triste corteo preceduto dal vincitore.<br />
Lo ospitarono in una locanda dove la gente poteva venire a<br />
vedere il leone in catene. E fu una processione <strong>di</strong> popolo.<br />
Accorrevano non solo per vederlo, ma per ascoltarlo e per<br />
parlargli. Era l’eroe popolare che si era opposto al potere, alle<br />
angherie, ai soprusi, al governo <strong>del</strong> Legato e dei Birri e che era<br />
stato vinto solo col tra<strong>di</strong>mento.<br />
I cantastorie avevano iniziato a cantarne le gesta, non le<br />
grassazioni, i ricatti, i furti, le razzie ma lo sprezzo <strong>del</strong>le<br />
convenzioni, le vittorie sulla soldataglia pusillanime e<br />
infingarda, sulle tassazioni o<strong>di</strong>ose, sulle soperchierie. Aveva<br />
rubato ai ricchi per dare ai poveri, fe<strong>del</strong>e ai valori <strong>del</strong>la gente<br />
umile, a quelli <strong>del</strong>la famiglia innanzi tutto, e poi a quella sua<br />
strana moralità fatta <strong>di</strong> lealtà e coraggio.<br />
Ne ammiravano la prestanza fisica, la parlantina sciolta,<br />
il senso <strong>del</strong>l’ironia con cui si beffava <strong>di</strong> Birri e potenti, lo<br />
celebravano “a nessuno secondo per umanità, intelligenza,<br />
eccellenza su altri”. Così <strong>di</strong>ceva un’iscrizione comparsa<br />
improvvisamente sulle mura <strong>del</strong>la città. Chi l’aveva composta?<br />
La mattina <strong>del</strong> 9 giugno lo portarono a Ravenna, ultima tappa<br />
<strong>del</strong> suo lugubre pellegrinaggio. Alla partenza tutta Rimini<br />
fece ala al suo passaggio. Mason sorrideva alla folla. Il popolo<br />
pianse.<br />
57
In catene<br />
La carrozza che trasportava Mason in catene giunse a Ravenna<br />
sotto una pioggia battente: sunt lacrimae rerum!<br />
L’istruttoria <strong>del</strong> processo criminale contro il ban<strong>di</strong>to e se<strong>di</strong>ci<br />
dei suoi compagni, catturati in varie riprese, durò cinque<br />
mesi. Fra le accuse infamanti quella <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>sertato la Messa<br />
durante i ventiquattro giorni <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>mento nel palazzo <strong>di</strong><br />
Carpegna.<br />
Mentre si teneva il processo, il solito zelante frate Mariano<br />
da Forlì compose e fece circolare il suo poema sulle gesta <strong>di</strong><br />
Mason. Adempiva così alla promessa fattagli il giorno in cui<br />
aveva benedetto il suo legame nuziale.<br />
Un poema come quello che gli antichi de<strong>di</strong>carono a Orlando e<br />
a Rinaldo. Ed era la definitiva consacrazione <strong>del</strong> ban<strong>di</strong>to ad<br />
eroe popolare:<br />
“Sì Tommasin d’eterna lode degno<br />
reggeva Montebel come sovrano,<br />
e se non era un tra<strong>di</strong>tore indegno,<br />
che lo cacciasse <strong>di</strong> colà lontano,<br />
il Bargel col suo bislacco ingegno<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>scacciarlo avria tentato invano,<br />
ma a un mascalzon fece costui ricorso,<br />
che a tra<strong>di</strong>r Cristo non avria rimorso.<br />
Ecco che in Montebello ei viene accolto,<br />
E bacia nell’entrar Tommaso in volto.”<br />
Non era più il tempo degli eroi, era il tempo <strong>del</strong>le lacrime.<br />
Eppure – scriveva un cronista – “tutti bramavano che a lui si<br />
salvasse la vita.”<br />
Ma la sentenza fu inesorabile: Mason, il mancato suicida<br />
“Franceschino” e il truce luogotenente Tremone, catturato a<br />
Montebello, quali facinorosi, ribelli al sovrano e rei <strong>di</strong> <strong>del</strong>itti <strong>di</strong><br />
lesa maestà, vennero condannati “alla Forca con taglio <strong>del</strong>la<br />
58
Testa d’ognuno <strong>di</strong> loro rispettivamente, da porsi con Ferrate,<br />
Lapi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Marmo ai Confini <strong>del</strong>la Legazione <strong>di</strong> Roma come<br />
Capi, e Conduttori <strong>di</strong> Conventicola.” Galera a vita per altri<br />
do<strong>di</strong>ci. Unico graziato il tre<strong>di</strong>cenne Moschino, la mascotte.<br />
Il 14 ottobre dalle città e dalle castella <strong>di</strong> Romagna e <strong>del</strong><br />
Montefeltro, dalla contea <strong>di</strong> Carpegna e dalla presidenza<br />
<strong>di</strong> Urbino, la gente affluì numerosa nella piazza grande <strong>di</strong><br />
Ravenna in cui si ergeva il patibolo. I posti in pie<strong>di</strong> e tutti<br />
gli spazi <strong>di</strong>sponibili vennero occupati con molte ore d’anticipo<br />
sull’orario presumibile. Le impalcature <strong>di</strong> una fabbrica lì<br />
accanto, con ampia visuale sull’imminente spettacolo, affittate<br />
a costi proibitivi. Ma si trattava soltanto <strong>di</strong> una falsa notizia.<br />
Messa in giro da chi? Il giorno <strong>del</strong> supplizio non era quello.<br />
Stessa ressa anche il 18 per un ulteriore falso allarme. E<br />
finalmente la comunicazione ufficiale <strong>del</strong>la data: il 21 ottobre!<br />
59
Il patibolo<br />
Mason s’incamminò verso il patibolo fra due fila <strong>di</strong> sbirri.<br />
Chiese perdono <strong>del</strong>le sua colpe al confessore. Rivolse un<br />
appello al popolo, invocando la misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong> Maria<br />
e provocando nuovi fiumi <strong>di</strong> lacrime. Finalmente, rivolto al<br />
boia un po’ impacciato e arrugginito dato che da venticinque<br />
anni non veniva più impiccato nessuno, <strong>di</strong>sse con voce alta e<br />
serena: “Se si ha da morire, si muoia!”<br />
Nel pomeriggio ai tre cadaveri venne tagliata la testa. I corpi<br />
furono affidati alla “Compagnia <strong>del</strong>la Buona Morte”, che<br />
provvide a <strong>di</strong>sporli nelle bare e tumularli.<br />
Le teste <strong>di</strong> Mason, <strong>del</strong> Tremone e <strong>del</strong> Franceschino vennero<br />
sistemate in una sporta e portate a Cattolica, ai confini <strong>del</strong>la<br />
Legazione. Qui esposte sul frontone <strong>del</strong>l’arco <strong>del</strong>la città che<br />
da allora assunse la denominazione <strong>di</strong> “Porta degli Impiccati”.<br />
“Musa t’accheta: volgi il guardo altrove,<br />
E versa su Tommaso amaro pianto:<br />
Tu narrasti <strong>di</strong> lui le eccelse prove,<br />
Ora il plettro deponi, e lascia il canto.”<br />
60<br />
Fine
Finito <strong>di</strong> stampare<br />
nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre 2010<br />
presso Grapho5 - Fano