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Per quanto riguarda i richiami alla musica europea del tempo, si possono citare<br />
le assonanze dell’evocazione della Fontana di Valle Giulia con il ruscello della<br />
Moldava di Smetana, della fontana di Trevi con La mer di Claude Debussy, dei pini<br />
del Gianicolo con le fiabe di Ma Mère l’oye di Maurice Ravel.<br />
Petruska, la Sagra e la Primavera di Stravinskij campeggiano nei quadri di “Piazza<br />
Navona”, “Villa Borghese”, dei “Circenses” della ”Ottobrata” (come, qualche<br />
anno più tardi, il Bolero di Ravel richiamerà il ritmo ossessivo e lo spettacolare<br />
crescendo orchestrale della Marcia nei Pini della via Appia).<br />
i pini di Villa Borghese<br />
“Giuocano i bimbi nella pineta di Villa Borghese: ballano a giro tondo, fingono<br />
marce soldatesche e battaglie, s’inebriano di strilli come rondini a sera, e sciamano<br />
via”. Così, sulla partitura, Respighi descrive questo primo quadro del Poema, come<br />
farà per ognuno.<br />
La gioiosa scena evocata dal testo rivive in un brano brillante e scanzonato,<br />
percorso dai due motivi infantili italiani dell’epoca, Madama Dorè e Girotondo,<br />
continuamente ripresi e incorniciati da un’orchestrazione squillante e magistrale,<br />
che prepara il passaggio al secondo quadro.<br />
i pini presso una catacomba<br />
“Improvvisamente la scena si tramuta ed ecco l’ombra dei pini che coronano<br />
l’ingresso di una catacomba: sale dal profondo una salmodia accorata, si diffonde<br />
solenne come un inno e dilegua misteriosa” (Respighi).<br />
Il quadro è avvolto da un’aura di mistero oscuro e sacrale. L’esordio è sommesso<br />
e inquietante, finché emerge la voce di una tromba interna, che si diffonde solenne<br />
come un inno, declamato ora dai tromboni. Infine si dissolve misteriosa.<br />
i pini del Gianicolo<br />
“Trascorre nell’aria un fremito: nel plenilunio sereno si profilano i pini del<br />
Gianicolo. Un usignolo canta” (Respighi).<br />
Il quadro è aperto dal pianoforte, che segna la transizione dall’episodio precedente,<br />
rivestendo di un chiarore soffuso la tenue melodia del clarinetto. Lo chiude il canto<br />
dell’usignolo, che Respighi affidò a un suono registrato, inserendo nell’organico<br />
orchestrale un azionatore di grammofono.<br />
i pini della via Appia<br />
“Alba nebbiosa sulla via Appia. La campagna tragica è vigilata da pini solitari.<br />
Indistinto, incessante, il ritmo di un passo innumerevole. Alla fantasia del poeta<br />
appare una visione di antiche glorie: squillano le buccine ed un esercito consolare<br />
irrompe, nel fulgore del nuovo sole, verso la via Sacra, per ascendere al trionfo del<br />
Campidoglio” (Respighi).<br />
Timpani, pianoforte ed archi gravi nel registro più basso, evocano la situazione<br />
descritta nella didascalia. Si alza quindi, dapprima confuso poi sempre più distinto,<br />
un ritmo di passi che marciano. Lo squillo delle buccine esprime la “visione di<br />
antiche glorie” sull’Appia, la Via Sacra che l’esercito dell’antica Roma percorre<br />
verso il trionfo al Campidoglio.<br />
Guida all’ascolto