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Guida all’ascolto 30 I pini di Roma poema sinfonico per orchestra P 141 edizione Ricordi composizione 1924 Movimenti I pini di villa Borghese - Allegretto vivace. Vivace I pini presso una catacomba - Lento I pini del Gianicolo - Lento I pini della Via Appia - Tempo di marcia Organico: 3 flauti (uno ottavino), 3 oboi (uno corno inglese), 3 clarinetti (uno clarinetto basso), 3 fagotti (uno controfagotto); 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, 6 buccine (2 trombe, 4 bombardini); timpani, percussioni: glockenspiel, tam tam, triangolo, piatti, basco, grancassa, registrazione (usignolo), raganella; arpa, celesta, pianoforte, organo; 14 violini primi, 12 violini secondi, 10 viole, 8 violoncelli, 7 contrabbassi Prima esecuzione Roma, Teatro Augusteo, 14 dicembre 1924, direttore Bernardino Molinari durata 23’ ca. Ottorino Respighi (Bologna, 1879 – Roma, 1936) Compiuti gli studi al Conservatorio di Bologna sotto la guida di Giuseppe Martucci e Luigi Torchi, fra il 1900 e il 1903 Respighi fu ingaggiato come prima viola al Teatro di San Pietroburgo, dove seguì i corsi di orchestrazione di Rimski-Korsakov, e in seguito a Mosca. Trasferitosi a Berlino si perfezionò alla Hochschule con Max Bruch, entrando a far parte dell’ambiente di Richard Strauss. Rientrato in Italia, divenne nel 1924 direttore del Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, scegliendo però l’anno dopo di dedicarsi esclusivamente alla composizione. Nella sua produzione si richiamò particolarmente alle tradizioni popolari italiane e alle antiche forme liturgiche del canto gregoriano, rilette alla luce della musica europea contemporanea. È questo il contesto culturale dei suoi Poemi sinfonici romani, nei quali Respighi dimostrò straordinarie doti di orchestratore.
31 Per quanto riguarda i richiami alla musica europea del tempo, si possono citare le assonanze dell’evocazione della Fontana di Valle Giulia con il ruscello della Moldava di Smetana, della fontana di Trevi con La mer di Claude Debussy, dei pini del Gianicolo con le fiabe di Ma Mère l’oye di Maurice Ravel. Petruska, la Sagra e la Primavera di Stravinskij campeggiano nei quadri di “Piazza Navona”, “Villa Borghese”, dei “Circenses” della ”Ottobrata” (come, qualche anno più tardi, il Bolero di Ravel richiamerà il ritmo ossessivo e lo spettacolare crescendo orchestrale della Marcia nei Pini della via Appia). i pini di Villa Borghese “Giuocano i bimbi nella pineta di Villa Borghese: ballano a giro tondo, fingono marce soldatesche e battaglie, s’inebriano di strilli come rondini a sera, e sciamano via”. Così, sulla partitura, Respighi descrive questo primo quadro del Poema, come farà per ognuno. La gioiosa scena evocata dal testo rivive in un brano brillante e scanzonato, percorso dai due motivi infantili italiani dell’epoca, Madama Dorè e Girotondo, continuamente ripresi e incorniciati da un’orchestrazione squillante e magistrale, che prepara il passaggio al secondo quadro. i pini presso una catacomba “Improvvisamente la scena si tramuta ed ecco l’ombra dei pini che coronano l’ingresso di una catacomba: sale dal profondo una salmodia accorata, si diffonde solenne come un inno e dilegua misteriosa” (Respighi). Il quadro è avvolto da un’aura di mistero oscuro e sacrale. L’esordio è sommesso e inquietante, finché emerge la voce di una tromba interna, che si diffonde solenne come un inno, declamato ora dai tromboni. Infine si dissolve misteriosa. i pini del Gianicolo “Trascorre nell’aria un fremito: nel plenilunio sereno si profilano i pini del Gianicolo. Un usignolo canta” (Respighi). Il quadro è aperto dal pianoforte, che segna la transizione dall’episodio precedente, rivestendo di un chiarore soffuso la tenue melodia del clarinetto. Lo chiude il canto dell’usignolo, che Respighi affidò a un suono registrato, inserendo nell’organico orchestrale un azionatore di grammofono. i pini della via Appia “Alba nebbiosa sulla via Appia. La campagna tragica è vigilata da pini solitari. Indistinto, incessante, il ritmo di un passo innumerevole. Alla fantasia del poeta appare una visione di antiche glorie: squillano le buccine ed un esercito consolare irrompe, nel fulgore del nuovo sole, verso la via Sacra, per ascendere al trionfo del Campidoglio” (Respighi). Timpani, pianoforte ed archi gravi nel registro più basso, evocano la situazione descritta nella didascalia. Si alza quindi, dapprima confuso poi sempre più distinto, un ritmo di passi che marciano. Lo squillo delle buccine esprime la “visione di antiche glorie” sull’Appia, la Via Sacra che l’esercito dell’antica Roma percorre verso il trionfo al Campidoglio. Guida all’ascolto
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