Россини Паганини Верди Респиги

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02.06.2013 Views

Guida all’ascolto Eugène Delacroix, Paganini jouant du violon, 1831, . “Questi signori mi hanno raffigurato in prigione - scrisse Paganini - ma non sanno ciò che mi vi ha condotto, e in questo ne sanno pressappoco quanto me”. 18 Il Concerto n.1 venne composto dopo un periodo di disavventure giudiziarie (un processo per il rapimento e seduzione di una minorenne, la condanna a Venezia per debiti di gioco), che però non avevano impedito a Paganini di svolgere una frenetica attività concertistica in tutta Europa, accolta sempre con entusiasmo che confinava con il fanatismo). Una volta completata la partitura, si stabilì a lungo a Roma, trasferendosi poi a Vienna su invito del Principe Metternich. Fin dall’apertura presenta un’affinità con il timbro orchestrale di Rossini, di cui Paganini era diventato amico nel 1813, e l’Adagio mostra del resto un’evidente influenza del melodramma, richiamando l’introduzione orchestrale a un’aria d’opera affidata allo strumento anziché alla voce. Nel Rondò spiritoso predomina poi la “cantabilità” della melodia eseguita sulla sola quarta corda. Secondo l’indicazione dell’autore, il Concerto andrebbe eseguito con un violino cosiddetto scordato cioè iperaccordato, regolato un semitono sopra, ottenendone in questo modo una maggiore tensione delle corde e quindi brillantezza del suono. Allegro maestoso Il primo tempo, il più ampio dei tre e in 4/4, è costruito in forma-sonata, ovvero sulla presentazione, sviluppo e ripresa di due temi affidati in apertura all’orchestra: marziale, incisivamente ritmico il primo, delicato, impregnato di caldo lirismo il secondo. Adagio espressivo Noto come “Aria di prigione”, il tempo centrale, in tonalità minore e ancora in 4/4, è aperto da una pagina orchestrale nella quale si avverte una tensione drammatica di carattere “teatrale”. La melodia si dispiega in un andamento cantabile, che dopo un ampio percorso sfocia in una sezione maggiore di spiegata felicità emotiva. Rondò. Allegro spiritoso Il virtuosismo spinto del solista, che caratterizzava il primo movimento ritorna nell’ultimo, un Rondò costruito in 2/4 attorno a un tema principale particolarmente trascinante, che il violino espone in “staccato” e viene concluso dall’orchestra. Vi predomina poi la “cantabilità” della melodia eseguita sulla sola quarta corda, di cui è un esempio, nella seconda strofa, un’eco del duetto Là ci darem la mano del Don Giovanni di Mozart.

Франческо Хайес, «Сицилийская вечерня», первый вариант, 1822 год. На картине изображен выход из церкви Санто Спирито в Палермо в пасхальный понедельник 1282 года в момент, предшествующий началу народного восстания против Анжуйской династии. 19 Сицилийская вечерня, Симфония Написана в 1855 г. Издание Kalmus Джузеппе Верди (Ронколе ди Буссето, Парма, 1813 – Милан, 1901) Премьера (по-французски, Les Vêpres siciliennes) Théâtre de l’Opéra, Париж, 15 июня 1855 г.; (по-итальянски) Венеция, Театр Ла Фениче, 26 декабря 1855 г. состав 2 флейты (одна флейта-пикколо), 2 гобоя, 2 кларнета, 2 фагота; 4 валторны, 4 трубы 3 тромбона, 1 маршевая труба; литавры, большой барабан, тарелки, барабан; 14 первых скрипок, 12 вторых скрипок, 10 виол, 8 виолончелей, 7 контрабасов. Продолжительность около 9 мин. Верди получает заказ на оперу в связи с Парижской Всемирной выставкой в 1855 году, поэтому изначально опера была написана на французском языке (исполняемый сегодня итальянский вариант относится к 1861 году). Это были самые напряженные и драматические годы итальянского Рисорджименто, годы Содержание

Guida all’ascolto<br />

Eugène Delacroix,<br />

Paganini jouant<br />

du violon, 1831, .<br />

“Questi signori mi<br />

hanno raffigurato<br />

in prigione - scrisse<br />

Paganini - ma non<br />

sanno ciò che mi vi<br />

ha condotto, e in questo<br />

ne sanno pressappoco<br />

quanto me”.<br />

18<br />

Il Concerto n.1 venne composto dopo un<br />

periodo di disavventure giudiziarie (un<br />

processo per il rapimento e seduzione di<br />

una minorenne, la condanna a Venezia<br />

per debiti di gioco), che però non<br />

avevano impedito a Paganini di svolgere<br />

una frenetica attività concertistica in tutta<br />

Europa, accolta sempre con entusiasmo<br />

che confinava con il fanatismo). Una<br />

volta completata la partitura, si stabilì a<br />

lungo a Roma, trasferendosi poi a Vienna<br />

su invito del Principe Metternich.<br />

Fin dall’apertura presenta un’affinità con<br />

il timbro orchestrale di Rossini, di cui<br />

Paganini era diventato amico nel 1813,<br />

e l’Adagio mostra del resto un’evidente<br />

influenza del melodramma, richiamando<br />

l’introduzione orchestrale a un’aria<br />

d’opera affidata allo strumento anziché<br />

alla voce. Nel Rondò spiritoso predomina<br />

poi la “cantabilità” della melodia eseguita sulla sola quarta corda. Secondo<br />

l’indicazione dell’autore, il Concerto andrebbe eseguito con un violino cosiddetto<br />

scordato cioè iperaccordato, regolato un semitono sopra, ottenendone in questo<br />

modo una maggiore tensione delle corde e quindi brillantezza del suono.<br />

Allegro maestoso<br />

Il primo tempo, il più ampio dei tre e in 4/4, è costruito in forma-sonata, ovvero sulla<br />

presentazione, sviluppo e ripresa di due temi affidati in apertura all’orchestra: marziale,<br />

incisivamente ritmico il primo, delicato, impregnato di caldo lirismo il secondo.<br />

Adagio espressivo<br />

Noto come “Aria di prigione”, il tempo centrale, in tonalità minore e ancora in 4/4,<br />

è aperto da una pagina orchestrale nella quale si avverte una tensione drammatica<br />

di carattere “teatrale”. La melodia si dispiega in un andamento cantabile, che dopo<br />

un ampio percorso sfocia in una sezione maggiore di spiegata felicità emotiva.<br />

Rondò. Allegro spiritoso<br />

Il virtuosismo spinto del solista, che caratterizzava il primo movimento ritorna<br />

nell’ultimo, un Rondò costruito in 2/4 attorno a un tema principale particolarmente<br />

trascinante, che il violino espone in “staccato” e viene concluso dall’orchestra. Vi<br />

predomina poi la “cantabilità” della melodia eseguita sulla sola quarta corda, di cui<br />

è un esempio, nella seconda strofa, un’eco del duetto Là ci darem la mano del Don<br />

Giovanni di Mozart.

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